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ITINERARIO NATURALISTICO - Grotta di Ispinigoli

Onifai > Ispinigoli: in auto 25 min.+ visita della grotta 1 ora. Difficoltà: nessuna. Periodo: la grotta è aperta al pubblico da aprile ad ottobre. Acqua: no.

 Da Onifai si prende la ss 129 verso Galtellì. Si esce dal paese di Galtellì e si volta a sinistra al bivio per Dorgali, proseguendo fino all’incrocio con la ss 125 e si svolta a sinistra, in direzione Orosei. A circa 1 Km dall’incrocio, s’imboc­ca la deviazione sulla destra, asfaltata e segnalata, per la grotta; dopo circa 1 Km, un’ulteriore deviazione a destra conduce all’ingresso e alla bigliettèria (apertura: da aprile ad ottobre), nel posteggio presso il ristorante. La piazzola di sosta consente di ammirare il panorama dell’altopiano basaltico di Margalidargiu, originatosi da eruzioni vulcaniche oltre 2 milioni di anni or sono. Testimonianza di questa fenomenologia sono le terme di S. Giovanni Su Anzu, con casottino, vasche e rustici spogliatoi (acqua a 30°), raggiungibili proseguendo per poco più di 1 Km sulla strada principale. Nei pressi, la chiesetta campestre di S. Giovanni, proprio davanti alla grotta Su Anzu, con risorgenza captata per l’acquedotto. Supramonte isolato fra antiche colate di roccia vulcanica, a destra (est) della strada per Orosei. Illuminata ed attrezzata dalla Pro Loco di Dorgali nel 1974, è famosa per la grandiosità dello spettacolo che offre. Si visita con un’ardita scala di ferro e muratura di dimensioni dell’antro, e comprendere subito anche il significato del suo nome: “Spina nella grotta” è la più facile e diretta interpretazione. Proprio un’enorme stalattite-stalagmite è quella che domina al centro l’immensa sala, dalla sommità della volta fino al pavimento, 38 metri più in basso. Fra le formazioni del genere sembra essere la più alta d’Europa e forse la seconda del mondo per dimensioni, considerando quelle finora scoperte. Questa spettacolare visione è accompagnata da una serie d’altri gruppi di splendide concrezioni di tutte le forme, numerose soprattut­to presso la scala che, ripida, scende verso il fondo della grotta.  Il gioco delle luci aumenta il suggestivo contrasto tra le stalattiti e le stalagmiti, di colore chiaro, e le pareti scure ed altissime.

Giungendo sul fondo, si possono apprezzare ancora le dimensioni della grotta e dell’enorme colonna stalattitica, che sembra sorreggere la lontanissima volta. Accanto, si vedono delle stalagmiti che appaiono quasi “nane” al suo confronto, nonostante l’altezza di vari metri. Tutte si formarono in periodi geologici più piovosi dell’attuale: infatti, la percolazione, cioè la circolazione dell’acqua all’interno della grotta, è cessata quasi del tutto, e l’antro è detto “fossile”dagli studiosi, in quanto, per le circostanze climatiche esterne viene a mancare la circolazione dell’acqua, lenta artefice di que­sto ambiente, e dunque la possibilità che possano conti-nuare a formarsi e a modificarsi le concrezioni al suo interno. In tal modo rimarran­no invariati nei secoli tutti gli strani “disegni” di stalattiti, stalagmiti, comprese quelle a struttura lamellare come strani drappeggi della grande stalattite, che per raggiungere l’altezza attuale avrebbe impiegato 40.000-400.000 anni, ma poiché il suo diametro non è di pochi mm ma di circa due metri, si può retrodatare la sua formazione ad un periodo geologico di poco successivo a quello della stessa montagna, che emerse dal mare circa 180 milioni d’anni or sono. In una spaccatura delle rocce calcaree dove l’acqua percolava in grande abbondanza iniziò subito la formazione di una grotta, poi parzialmente crollata. Un altro aspetto suggestivo di lspinigoli, è dato dalla presenza di un grande inghiottitoio, sul lato nord-est, detto Abisso del Vergini, e costituito da un verticale e stretta fenditura profonda 60 m e comunicante con l’importante grotta di San Giovanni Su Anzu, la cui risorgenza si trova sul lato settentrionale del M. S’Ospile. La voragine è così chiamata perché fu utilizzata per compiere sacrifici umani dai fenici e dai punici, che conoscevano la grotta e probabilmente adoravano come un dio fallico la grande stalattite: essi scaraventarono con un crudele rito alcune giovinette nell’inghiottitoio. Durante le prime esplorazioni si rinvennero alcuni scheletri ed i loro monili nelle sporgen­ze della roccia. Ma gli studiosi ritengono che la grotta fosse conosciuta e frequentata anche dai nuragici, sempre per il culto della grande sta­lattite, simbolo fallico della fertilità maschile fecondatrice, disposto dalle misteriose forze della natura ad unire il cielo e la terra, rappresentati dalle oscure volte e dal pavi­mento della grotta.

 

 

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Aggiornato il: 24 maggio 2001