Aguglie settembrine

Molo Sud di Ortona (CH) detto anche molo 'Saraceni'

A tal fine abbiamo elaborato un brumeggio a base di pane francese bagnato con acqua di mare ed olio di sarda a cui abbiamo aggiunto tre pugni di bigattini e due di disgregante. Abbiamo quindi lanciato i "mandarini" ad una ventina di metri dal molo grazie all'uso della fionda col bicchiere. Probabilmente gli esperti storceranno il naso per il tipo di pastura utilizzato (normalmente si usa una pastura a base di sarde e sale) ma garantiamo personalmente, e per noi le fotografie allegate, che i risultati sono stati più che soddisfacenti. Il brumeggio vero e proprio era costituito dai bigattini (quando è possibile cerchiamo di pasturare con ciò che usiamo come esca) che per restare a galla ma ad una certa distanza dal molo necessitavano di un appesantimento non incollante che si disgregasse naturalmente a contatto con l'acqua: ecco spiegato il ricorso al pane francese bagnato ed impastato a consistenza molle con l'aggiunta di disgregante.


Il ventre argenteo ed il muso allungato caratterizzano questo belonide


Le aguglie infatti erano svogliate e pertanto non intente ad inseguire i roteanti bigattini delle bombarde ed inoltre la macchia oleosa del brumeggio tendeva lentamente a prendere il largo e con se le aguglie: bisognava lanciare lontano e solo un galleggiante piombato da 35 gr. avrebbe svolto egregiamente la funzione di trascinare gli scodinzolanti inganni ad oltre quaranta metri dal molo. La tecnica è chiamata del "doppio galleggiante" perchè la segnalazione d'abboccata è svolta da un galleggiantino di soli 4 grammi sferico (io personalmente uso uno sferico fisso 4 gr. con asticella piombata e testa rossa tipo starlite) posto ad una quarantina di centimetri dal più pesante. Il terminale di un metro e sessanta libero di fluttuare conclude la paratura.
Lancio per primo e, attento, controllo la frenata del filo in bobina con l'indice della mano destra in modo da consentire una naturale distensione del terminale in acqua per scongiurare il pericolo garbugli.

Paniere e carniere


Più lenta l'operazione di slamatura: l'aguglia tende infatti ad ingoiare i bigattini ed inoltre presenta un apparato branchiale delicato al punto tale da dover spendere più tempo per la slamatura che per la pesca in se (per quanto possibile cerco sempre di far sopravvivere la preda).
In due ore i nostri carnieri hanno sfiorato i trenta esemplari destinati a tutt'oggi a dar sapore a sughetti e brodetti di pesce.
L'aguglia è un pesce di superficie dalla particolare forma allungata con muso sporgente, dorso verdastro e ventre argenteo.
Quest'anno ad Ortona (in provincia di Chieti) le aguglie hanno accostato i primi di settembre: di taglia medio-piccola ma numerose, hanno spinto i pescatori locali ad affollare i massi della diga sud del porto di Ortona (molo "Saraceni").
Diverse le tecniche adottate: bombarda, derivato e doppio galleggiante ma tutte in grado di regalare entusiasmanti ore di pesca a questo vorace belonide.
Tra i citati pescatori settembrini c'eravamo anch'io e il compare Luca e quanto segue è il nostro report di pesca all'aguglia.
Caricata l'attrezzatura in macchina e dopo l'obbligatoria tappa al bar per cornetto e cappuccino, le prime ore dell'alba ci hanno visto intenti a preparare la pastura per l'imminente azione di pesca. Due gli obiettivi prefissati: avvicinare il più possibile il branco e pescare il maggior numero di aguglie.


Evidente il dorso verdastro dell'aguglia


L'olio di sarda infine ha creato una bella chiazza oleosa che ci ha permesso di tenere sempre sott'occhio l'area "attiva" di pesca eccitando al tempo stesso le aguglie intente a "beccare" le scodinzolanti larvette.
L'azione di pesca ci ha visto cominciare a bombarda: canne da 4,20 metri con potenza 10-20 gr., filo in bobbina dello 0,16, bombarde trasparenti da 20 gr. del tipo semiaffondante statico, salvanodo, tripla girella, terminale dello 0,14 di metri 2 con amo del 15 nichelato a gambo corto e come esca due bigattini (il primo a calzare il gambo ed il secondo appuntato in modo tale da roteare durante l'azione di recupero).
Cinque-sei lanci con recuperi lenti senza aguglie al seguito ci hanno fatto propendere per la tecnica del "doppio galleggiante" che si è dimostrata ben presto la tecnica vincente.


Compare Luca


La coppia di galleggianti sosta nel bel mezzo della macchia oleosa ed ecco l'inequivocabile segnale di abboccata dell'aguglia: una bollata ad un metro dal galleggiante segnalatore che sparisce rapidamente sotto il pelo dell'acqua imprimendo un movimento trasversale al piombato grande.
La prima aguglia ha abboccato e viene salpata dopo un guizzante recupero.


Il bottino di pesca

Schema esemplificativo della tecnica del "doppio galleggiante"