N.B. La seguente pagina vuole essere una breve descrizione (con cenni storici) degli strumenti che usiamo la Centro di Pratica Musicale, più qualche curiosità su altri, e non una rassegna di tutti gli strumenti esistenti!!!
Viella: strumento ad arco a fondo piatto
del periodo medievale, costruita in varie forme e dimensioni; il
numero delle corde varia da tre a cinque. Molto usata dai
trovatori per accompagnare il canto e la danza
viella da gamba
viella XIII secolo
viella XIV secolo
Viola da gamba: Strumento ad arco che deriva il
nome dalla posizione dello strumento rispetto al suonatore. Ne esistono esemplari
di varie dimensioni: dal soprano al basso. Si sviluppa nel XV secolo, quando
l'evoluzione musicale esige esemplari ad arco di più grandi dimensioni.
Dalla viola da gamba deriva il moderno contrabasso.
Viola da brazzo: si sviluppò dalla viella verso la fine del '400. da questo strumento si svilupperà in seguito la famiglia degli strumenti ad arco dei nostri giorni: violino, viola, violoncello.
Violino barocco Viola barocca Violoncello
flauti
e cromorno
Così
come per gli strumenti a corda, è oggi assai difficile, per la
moderna ricerca musicologica, stabilire con precisione la data
esatta in cui apparvero gli strumenti a fiato. Le informazioni
oggi in nostro possesso lasciano supporre che la gran parte degli
strumenti appartenenti a questa famiglia fossero già presenti
alla fine del XV secolo, ma senza un'articolazione sistematica di
ciascuno strumento che coprisse tutte le possibili estensioni.
Tuttavia quest'idea dovette in qualche modo nascere proprio alla
fine del Quattrocento, visto che venne chiaramente perfezionata
alla fine del XVI secolo. Allo stesso modo è altrettanto
difficile assegnare una nazionalità ai vari strumenti, in
quanto essi, molto spesso, si trovano in tutte le nazioni
europee. Questo costituisce un problema delicato ai finim
dell'organologia, dal momento che il nome di uno strumento poteva
facilmente cambiare da una nazione all'altra, creando così
confusione.
Il flauto
diritto (o dolce) è probabilmente da collegare alle origini
della musica stessa. Il suo tubo è quasi cilindrico e la sua
estensione copre circa due ottave. Il trattato di Sylvestro
Ganassi del 1535 assegna per la prima volta la nobiltà che
gli compete; nessun altro strumento a fiato avrebbe ricevuto una
simile difesa e pubblicità lungo tutto il Rinascimento. Ganassi
fornisce un'eccellente e dettagliata descrizione dell'arte di
suonare il flauto durante il XVI secolo, della tecnica e dei vari
tipi di diteggiatura attraverso i quali è possibile estendere il
raggio delle due ottave. I moderni flauti dolci definiti
"modello Ganassi" sono costruiti secondo le istruzioni
di questo trattato. Sarà Praetorius a coniare la nomenclatura
europea.
Il suono del flauto
dolce si ottiene indirizzando una colonna d'aria verso un orlo
tagliente collocato sulla parte superiore dello strumento,
esattamente come avviene per una canna d'organo. Fra tutti gli
strumenti a fiato il flauto è quello che più di ogni altro si
è sviluppato in una vera e propria famiglia. Va ricordato che il
flauto dolce suona un'ottava più alta rispetto alla sua
notazione e perciò il tenore suona nel registro del soprano. Il
quartetto di flauti (soprano, contralto, tenore e basso) suona
anch'esso un'ottava più alta, o all'altezza dei quattro piedi,
per usare una terminologia organistica. Sono stati, però,
costruiti anche strumenti che, essendo di dimensioni più
grandi,suonano nel registro reale, un'ottava sotto i flauti di
normali dimensioni; il più grave di questi, in do, è alto due
metri e mezzo. Data la grande distanza che c'è tra i fori, i
costruttori hanno dovuto escogitare dei congegni di chiavi per
poter permettere all'esecutore di raggiungere tutti i fori.
Questo meccanismo veniva protetto e nascosto da un ulteriore
pezzo di legno, chiamato "fontanella". Accanto a questi
grandi flauti ce n'erano di molto più piccoli, chiamati
"klein Flötlein", che aggiungevano alla famiglia il
registro dei due piedi. Va detto però che un'esatta terminologia
che identifichi precisamente tutti gli strumenti della famiglia
non esiste, dato l'elevato numero di strumenti tra soprani,
contralti, tenori, bassi, doppi bassi e contrabbassi e visto che
a rendere più complessa l'articolazione ognuna di queste
estensioni poteva avere diversi "tagli", ovvero diverse
tonalità, quali flauti in sol o fa, oppure in do o re.
(testo estratto
dall'articolo "Gli srumenti musicali del Rinascimento"
di J.Lejeune)
cromorno
Strumento a fiato ad ancia
doppia incapsulata. Il cromorno ha una canna ricurva,
un'estensione piuttosto limitata e fu, tra gli strumenti ad ancia
incapsulata, senz'altro il più popolare.
Gli strumenti a
testiera del Rinascimento sono basati sui consueti principi di
funzionamento, ovvero strumenti a corde pizzicate, a corde
percosse o in cui una colonna daria prodotta da un mantice
viene sospinta nelle canne. La loro invenzione si può far
risalire al Medio Evo, periodo durante il quale si possono
rintracciare testimonianze dellesistenza di tutti questi
strumenti. Quelli costruiti prima del XVI sec erano di dimensioni
ridotte e potevano essere trasportati. Il loro uso era, in ogni
caso, piuttosto limitato, stando ai principi polifonici che
caratterizzavano la musica di quel periodo, ma le cose
cominciarono a cambiare durante il XV sec, epoca in cui
cominciarono ad apparire i primi strumenti a tastiera di tre
ottave.
Le corde che
venivano utilizz per gli strumenti a tastiera erano, nella gran
parte dei casi, di metallo anche se non era esclusa la
possibilità di strumenti dotati di corde di budello.
Tanto gli strumenti
a corde pizzicate quanto quelli a corde percosse mantennero
dimensioni relativamente ridotte e conseguentemente erano
piuttosto leggeri. La loro forma poteva essere rettangolare o, in
base alla lunghezza delle corde che montavano, la tipica forma
triangolare che avrebbero in seguito avuto i clavicembali.
Nessuno di questi strumenti possedeva dei supporti o delle gambe,
caratteristiche che si ritrovano dal XVI secolo, insieme alle
ricche decorazioni che siamo abituati a vedere sui clavicembali,
ma venivano appoggiati su un tavolo. In seguito, con l'aggiunta
delle gambe e delle decorazioni ornamentali, gli strumenti a
tastiera divennero anche preziosi oggetti d'arredamento.
Fonti risalenti
al 1440 circa descrivono il meccanismo del clavicembalo in tutta
la sua complessità.
Le corde venivano
pizzicate da piccoli plettri a forma di pennino. Quando il dito
schiacciava un tasto, il sostegno a cui il plettro era fissato si
sollevava, facendo im modo che il plettro pizzicasse la corda. Le
caratteristiche strutturali del clavicembalo furono sviluppate in
Italia nel corso del XVI secolo; si trattava di uno strumento
piuttosto leggero, con un'estensione di quattro ottave e un'unica
tastiera con un registro di otto piedi. La prima ottava non
conteneva, di regola, i tasti delle note cromatiche, dato che
esse non venivano ancora utilizzate nel registro inferiore. Fu
solo in seguito, probabilmente per un'esigenza avvertita dagli
stessi musicisti, che si cominciarono a costruire clavicembali la
cui ottava inferiore includeva anche le note cromatiche. Nella
seconda metà del XVI secolo vennero aggiunti un secondo registro
di otto piedi e un nuovo registro di quattro piedi, anche se
quest'ultimo non sempre veniva realizzato. La manifattura dei
clavicembali subì un notevole sviluppo nei paesi europei, in
particolare nelle Fiandre, durante la metà del XVI secolo. Gli
strumenti italiani e fiamminghi erano tra quelli maggiormente
apprezzati dai contemporanei e venivano venduti in tutto il
mondo. In ogni caso durante il Rinascimento lo strumento a
tastiera più diffuso fu la spinetta, o virginale, e non il
clavicembalo, che ebbe il periodo di maggiore diffudione fra la
fine del XVI secolo e la fine del XVII, in coincidenza con il
grande sviluppo del repertorio virtuosistico per tastiera.
la spinetta
A
differenza del clavicembalo, nella spinetta, un piccolo strumento
a tastiera dotato di corde, la tastiera è parallela ad esse. La
cassa ha una forma rettangolare o trapezoidale; per il resto si
tratta di un clavicembalo di piccole dimensioni che veniva
utilizzato soprattutto ad uso domestico. Alcune spinette erano
molto piccole ed accordate un'ottava sopra il registro consueto,
ovvero nel registro di quattro piedi; di qui la denominazione di
ottavino. Spesso la tastiera stessa era molto piccola, lasciando
così supporre che si trattasse di strumenti destinati alle
piccole mani dei bambini.
Mentre il
clavicembalo si diffuse assai rapidamente, acquistando una
posizione preminente in Italia e in Inghilterra, la spinetta
godette di vasta popolarità in Francia.
(testo estratto
dall'articolo "Gli srumenti musicali del Rinascimento"
di J.Lejeune)
In principio era
l'UD (al-ùd= la tavola, nel senso di tavola armonica).
L'UD è ancora il
più nobile fra gli strumenti tradizionali arabi e possiede
sorprendenti analogie organologiche con i liuti, utilizzati in
occidente per la musica d'uso e la musica colta, sino al
tardo XVIII, o , addirittura, secondo alcuni, sine agli inizi del
XIX sec.; del resto il concetto di strumento antico è labile, se
è vero che Giuseppe Verdi faceva i suoi primi passi
servendosi... di una spinetta.
Per tornare
al papà del Liuto, l'UD è formato da una cassa ovale costruita
in carpenteria, un piano armonico a forma di mandorla, un manico
nettamente distinto dalla cassa, un cavigliere quasi
ortogonale al manico sul quale, sagittalmente, sono infitti i
cavicchi che regolano la tensione e la accordatura delle corde.
La forte inclinazione del cavigliere serve a scaricare in misura
maggiore la tensione provocata dalle corde, impedendo vizi al
corpo dello strumento.
Nel Ud, come
nel liuto, a differenza delle chitarre, nessun osso solleva
le corde legate al ponticello, che quindi trasmettono le
vibrazioni direttamente al piano armonico: il risultato è una
sonorità dalla durata più breve e più flebile di quella della
chitarra, ma molto più ricca, per le armoniche generate.
Le corde sono nell'Ud in numero di cinque o sei coppie unisone.
L'Ud non possiede tasti, cosa vantaggiosa nell'esecuzione dei
modi arabi, dove la divisione dell'ottava è
notevolmente più
complessa che nei modi occidentali, per non parlare del sistema
temperato. La mancanza di tasti permette agevolmente
all'esecutore di seguire, anticipare, imitare le movenze del
canto ed i melismi proposti dal cantore.
Passato
attraverso la Spagna - che lo rifiuterà a favore della Viuhela
(de mano e de arco), per non avere in
nessuna cosa
contatti con l'odiato invasore - il Liuto si diffonde in tutto il
resto d'Europa.
liuto a cinque
cori
La forma della
cassa si allunga leggermente e vengono aggiunti dei tasti di
minugia legati al manico che, togliendo flessibilità alla
esecuzione su di una sola corda, permettono però all'esecutore
stabilità di intonazione nel caso in cui la nota del tenor non
sia toccata a vuoto, ma abbisogni di un dito della mano sinistra
per essere raggiunta. Ben presto si abbandona la penna per
percuotere le corde, e si evolve la tecnica della mano destra
schiudendo la possibilità di esecuzione di tutte le voci
contemporaneamente sullo strumento.
Il Liuto scalza
così il ribechino, ad arco, quale strumento di accompagnamento
del canto. Non è un caso che le coppie di corde - ad esclusione
di quella più acuta che nel liuto è singola - vengano dette in
generale cori e che la loro denominazione sia derivata
dalle voci dei cantanti (all'inizio è il canto e gli strumenti
sono servi del canto) - basso, bordone, tenore, mezzana, sottana,
canto.
Il Liuto è
uno strumento portatile, di piccole dimensioni, di sufficiente
estensione, polifonico, preciso nell'intonazione, relativamente
semplice nella tecnica: il Liuto si afferma rapidamente quale
strumento non solo di uso domestico e di uso nobile, ma anche
utile nella ricerca e nella composizione.
Alla
fine del XV sec. fra le prime edizioni a stampa di musica
fanno la loro comparsa le intavolature per liuto, che escono
dalle stamperie di Petrucci in Italia, di Attignant in Francia,
in genere precedute da 'regole per quelli che non sanno cantare',
per permettere agli esecutori di decifrare la musica messa 'in
tabula' .
la Regula
pro illis qui canere nesciunt
Francesco Spinacino
intabulatura
de lauto - libro primo
Venezia Petrucci
1507
Sono canzoni e brani
sacri dei polifonisti ultramontani, sono danze, sono tastar del
corde, fantasie e ricercari.
Questi ultimi sono
fra i primi esempi di musica scritta di sicura ed esclusiva
destinazione alla esecuzione strumentale, sullo strumento e per
lo strumento in cui a partire da un tenor, da una sequenza
melodica, da un nodo armonico, si sviluppano sequenze, in qualche
caso a carattere rigorosamente contrappuntistico, in altri,
liberamente improvvisativo. Originariamente questi brani
venivano utilizzati per accordare lo strumento e per preludiare
permettendo l'intonazione dei cantanti. Anche i brani
polifonici intavolati, posti a confronto con gli originali a più
voci, mostrano sensibili differenze, sia nelle fioriture sia
nell'articolazione polifonica sono adattati alle possibilità
tecniche dello strumento. L'intavolatura è una particolare forma
di semiografia musicale che descrive l'andamento ritmico e,
fisicamente, le posizioni della mano sulla tastiera dello
strumento, utilizzando numeri (in Italia e Spagna, per la
Vihuela), lettere (in Francia), adagiate, nei casi suddetti, su
di un esagramma che rappresenta le corde, soltanto lettere
e simboli speciali (in Germania).
frottole de
Misser Bartolomio Troboncino et de Misser Marchetto Carra
....coi
tenori e bassi tabulati e coi soprani in canto figurato per
cantar e sonar col lauto
Andrea Antico
Venezia 1520.
Nel
consort continentale il Liuto accompagna le famiglie di
strumenti riproducendo e rinforzando il il tessuto
armonico, producendosi, in alcuni casi, nel sonar diminuito,
arricchendo i canovacci scritti delle partiture.
In
Inghilterra, nel 'broken consort' con strumenti appartenenti a
varie famiglie mescolati insieme, il liuto avrà
maggiore rilievo,
mentre il sostegno armonico sarà assicurato da strumenti a
pizzico più gravi, come la pandora,
la cetera, il
penorcon.
Durante
il cinquecento lo strumento si affina, diminuiscono gli spessori
delle tavole, a vantaggio della resa in termini di purezza di
voce e volume, tendono a stabilizzarsi i diapason ( il liuto
tenore in sol e liuto grosso in re sono gli strumenti più
comunemente usati).
L'esigenza di avere
più estensione verso il basso e più volume
nell'accompagnamento, farà prima aumentare il numero dei cori a
disposizione. Poi occorrerà ripensare lo strumento.
Con le 'nove
musiche', la pratica del cantare sopra il basso fa del liuto e
dei suoi derivati, alcuni degli strumenti di fondamentale
importanza per la realizzazione del basso continuo.
Non è chiaro
il confine fra le Tiorbe (vedi sotto) e gli arciliuti. Di certo i
diapason si allungano e si aggiungono corde sostenute da una
tratta lunga sulla quale sono tese corde di lunghezza doppia di
quella al manico, singole o accoppiate, per le quali è
possibile mantenere spessori contenuti a fronte di un suono
eccezionalmente grave.
Queste corde sono
suonate a vuoto ed accordate diatonicamente; molti liuti
rinascimentali vengono rimanicati in tal modo.
arciliuto
La aumentata
portata del diapason, in certi casi a più di 80 centimetri,
rende impossibile la realizzazione di corde acute tanto
sottili da conservare accordature soddisfacenti su quelle
lunghezze. Con le maggiori tensioni che si ottengono, il lungo
diapason costringe ad abbassare di una ottava la
sottana ed il canto, mentre si preferiscono cori singoli ai
tradizionali cori doppi del liuto per smorzare la tensione
complessiva e facilitare l'esecuzione.
La tiorba è
tradizionale strumento del Continuo: l'accordatura particolare,
rientrante, permette la esecuzione di accordi spezzati e
saltellanti, arpeggi rapidi con inusuali sequenze delle note via
via impegnate, scale eseguite in velocità grazie alla
possibilità di lavorare su corde distanziate, ma di registro
simile (le cosiddette campanelle). La lunghezza del diapason da'
la possibilità di eseguire altri particolari abbellimenti, gli
strascini (il moderno strisciato chitarristico). La potenza degli
extrabassi viene utilizzata nelle sbordonate (passaggi solo di
bassi). Le corde singole possono poi essere
picchiate
a taccone', senza provocare rumori indesiderati. D'altro
canto, rimane intatta la possibilità di accenti e affetti più
delicati nei quali nulla ha da invidiare al liuto. La
versatilità è tutta a vantaggio della rappresentazione del
repertorio di 'affetti' che impongono le parole e le movenze del
canto.
Per l'arciliuto e
la tiorba nasce un importante repertorio solistico estremamente
sofisticato (basti pensare a Kapsberger), e deve essere
ancora condotta a termine una esplorazione sistematica di
quest'ultimo.
Dalla seconda
metà del settecento (tralasciando la stagione aurea del
liuto con 'les accords nouveaux', la stagione dei virtuosi
francesi e quella di Weiss e Bach, per intenderci) le
possibilità strumentali dei liuti divengono insufficienti:
alcune tonalità sono troppo difficili da raggiungere; non è
possibile modulare coi bassi (dato che occorre riaccordarli se si
cambia tonalità); l'arricchirsi degli organici strumentali ne
soffocano la funzione di sostegno al basso.
I componenti
della famiglia saranno soppiantati dal Cembalo prima e dal
pianoforte poi, che si avvia a prenderne il posto nelle case
nobili e borghesi. Nelle strade e nelle osterie, invece, il
liuto subirà la concorrenza spietata della chitarra che
risulterà essere più pratica, più semplice da suonare,
meno delicata e fragile del liuto e in grado di produrre nel
contempo un più ricco volume di suono.
Nell'ottocento
il liuto tacerà, così come taceranno le centinaia e centinaia
di intavolature a stampa e manoscritte (in questo secondo caso il
repertamento è ancora in corso e lungi dal concludersi).
Fu la
'biblioteca di rarità musicali' di Oscar Chilesotti, pubblicata
fra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento, a
riscoprire l'interesse se non per il liuto, quanto meno per la
sua letteratura, che si comincia ad eseguire sulle chitarre
torres (le moderne chitarre classiche).
Si deve a
Diana Poulton, negli anni trenta di questo secolo la riscoperta e
la ricostruzione di liuti (prima approssimativamente come il
cembalo della Landowska, poi in misura sempre più fedele agli
originali) . Fu lei ad
eseguire per prima,
assieme a Dolmetsch, sul liuto le musiche per liuto.
In fondo il
silenzio del liuto è durato poco, solo un secolo, commisurato
alla vita dello strumento che è di 1100
anni.
(il testo è di Giuliano Leoni)
Timpani e Tamburi
Strumenti a percussione; hanno una sola
membrana tesa su di un vaso o su di una cassa a forma di vaso.
Noti già nell'antico Egitto, ne esistono di varie dimensioni:
dalle piccole naqãrat del Medio Oriente, alla tabla di
origine indiana, ad esemplari ancora più grandi.
Sonagli
Idiofoni a scuotimento che per migliaia di
anni hanno svolto un ruolo importante nella musica e nei riti
magicidei popoli di tutto il mondo. Tra i materiali usati per la
costruzione di sonagli figurano pelli di animali, legno, argilla,
metallo.
Cimbali
Sono costruiti in metallo e vengono
percossi tra di loro. Hanno una lunga tradizione storica in Asia
come pure in Medio Oriente e in Europa. Le loro dimensioni vanno
dai grandi cimbali, tenuti uno per mano, ai piccoli cimbali che
si possono fissare alle dita.
GHIRONDA
Nota in Europa fin dal Medioevo, la
ghironda è una sorta di violino meccanico in cui le corde sono
messe in vibrazione, anziché da un arco, da una ruota azionata
da una manovella e in cui il tocco delle dita è sostituito da un
meccanismo a tastiera. E' dotata di una o più corde di bordone
che suonano in continuazione. All'inizio del X secolo questo
strumento era usato nei monasteri; nel XV secolo perse la sua
posizione di preminenza e dal XVII secolo divenne uno strumento
decisamente folclorico.
musicantica@infinito.it
via
delle Carrozze 3
c/o Arcoiris
Roma
Il Gruppo rinascimentale:
Il gruppo da camera barocco:
Il gruppo medievale:
L'orchestra barocca:
Il laboratorio di basso continuo:
Il laboratorio di stile ed
interpretazione solistica:
il coro da camera:
gli incontri:
i concerti:
i partecipanti:
il filo musicale: brevi
estratti da documentazione coeva alla musica eseguita (1997)
La pagina è
stata curata da Simone Notargiacomo