Quando muore
il gatto di casa, muore anche una piccola parte dei suoi padroni.
E’ quel che succede a una coppia di Jefferson City, Missouri.
Il figlio si offre di dare all’animale una sepoltura degna
dell’affetto che i suoi padroni nutrivano per lui, lo infila
in un sacchetto del supermercato, sale sulla sua spider e
si avvia verso la campagna. Cercando di pensare dove potrebbe
seppellire l’animale, si ricorda che deve fare alcune compere
e si ferma al centro commerciale lungo la strada. Lascia la
macchina aperta; il sacchetto col gatto è sul sedile del passeggero.
La spesa gli porta via pochi minuti. Quando ritorna al parcheggio,
nota una ragazza che con aria circospetta guarda dentro la
sua decappottabile, poi con un guizzo da professionista afferra
il sacchetto che stava sul sedile, salta sul suo fuoristrada
e parte sgommando prima che il ragazzo possa dire ba. Contenta
del colpo, la ragazza guida veloce per mettere la maggiore
distanza possibile dal centro commerciale. Poi si rilassa
e decide di dare un'occhiata alla refurtiva. Cercando di non
distrarsi troppo nella guida, sbircia dentro al sacchetto
e quel che vede non le piace per niente: il povero Pussy,
stecchito, con gli occhi sbarrati e la lingua di fuori. La
ragazza perde il controllo del fuoristrada e va fragorosamente
a sbattere contro un albero. Gli infermieri del 911 chiamati
da un autista di passaggio, premurosamente mettono quello
che credono il sacchetto della spesa della ragazza sulla sua
pancia, dopo averla sdraiata sulla barella. Arrivata
al pronto soccorso della cittadina, la ragazza si sveglia,
vede il sacchetto sulla pancia, caccia un urlo che richiama
l’attenzione della caposala la quale, incuriosita, guarda
anche lei nel sacchetto. Svengono entrambe. Nel cadere, l'infermiera
batte la testa contro un pezzo di ferro del lettino. Vengono
entrambe ricoverate per trauma cranico e stato di agitazione
psicomotoria. Il sacchetto è lì su una poltroncina della camera
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La
segnalazione arriva al capostazione di una piccola località
montana del Friuli. Viene dalla stazione successiva. Un macchinista
avverte di aver travolto nella notte un grosso animale, forse
un caprisquadretta di quattro ferrovieri tra cui un pensionato
si mette in movimento e arriva sul luogo dell’investimento.
I quattro armati di grossi sacchi di plastica battono la campagna
con cura, seguendo un rituale collaudato: si dispongo a raggiera
e con un bastone spazzano l’erba alta e i cespugli che trovano
lungo il loro cammino per uno spazio di circa venti metri
a destra e venti a sinistra della strada ferrata. Già pregustano
il salmì di capriolo con polenta, annaffiato dall’ottimo merlot
della cantina sociale, che il ferroviere pensionato, cuoco
sopraffino, cucinerà per i soci del circolo ferroviario. La
ricerca è difficile, ma deve essere meticolosa e quel che
c’è in palio vale la pena. Scende la sera e il quartetto tira
fuori le torce elettriche.Finalmente la prima segnalazione:
"Ehi, qui ho trovato un fegato!" "Sì, qui c’è
un altro pezzo!" "Ehi, ma questa è una gamba!"
"E qui c’è una testa!" "Ma è un uomo!"
In preda all’orrore e alla paura, vuotano i sacchi e si danno
precipitosamente alla fuga. Ovvii i titoli sui giornali locali
del giorno successivo: "Treno investe viandante, il macchinista
neanche se ne accorge."
Estate, tempo
di vacanze. Mentre è in villeggiatura coi nipoti in un paesino
sul mare, la povera d(n)onna -la protagonista di questa storia-
muore improvvisamente. I congiunti, per evitare le lungaggini
burocratiche e spese di traslazione della salma in città ,
decidono di provvedere da soli al trasporto funebre. Senza
denunciare l’avvenuto decesso alle autorità competenti, nottetempo
adagiano la congiunta avvolta in alcune coperte nel gommone
sistemato sul tetto della auto, e via verso casa. Ormai in
vista del traguardo, distrutti dalla stanchezza si fermano
ad un motel per un caffé. All’uscita la macchina non c'é più.
E’ stata rubata. Insieme al gommone, e alla nonna.
Questa
storia la conoscete di sicuro, essendo ormai di dominio pubblico.
Tutto comincia in un condominio. Al piano terra, con giardino,
vivono due anziani coniugi. Un bel giorno arriva una coppia
più giovane che si stabilisce al quarto piano. Si sa come
vanno queste cose: una parola tira l'altra, e tra le due famigliole
nasce una buona amicizia. Entrambe non hanno figli, ma qualcosa
di più: i coniugi del quarto sono fieri del loro cane, un
meticcio di taglia media. Gli altri due possiedono invece
uno splendido coniglietto dal pelo lungo, sempre perfettamente
pettinato e infiocchettato. Vive in giardino, nel quale si
muove liberamente, ed ha a disposizione una luminosa gabbietta
pluriaccessoriata. Un sabato mattina, la coppia del quarto
piano sta caricando l'auto per il fine settimana. Le persiane
del piano terra sono abbassate: devono essere partiti anche
loro. Prendi il cane, dov'è il cane, ecco che quel bastardo
sguscia fuori dal giardinetto tenendo delicatamente in bocca
un fagottino bianco sporco di terriccio: il coniglio dei vicini,
morto stecchito. Emergenza, problema, soluzione. Lei sale
di corsa a casa, lava la povera bestiola, ne asciuga il pelo
col phon (il vero protagonista di questa storia: compare in
tutte le versioni, che sono centinaia). Poi, col marito, lo
infila nella gabbia. L’istante dopo, partenza. Per fortuna,
sembra che nessuno li abbia visti. Il lunedì mattina, ritorno
in città. Il set è lo stesso. Stavolta però davanti al giardinetto
dei vicini c’è un sacco di gente. I due cercano di guadagnare
il portone, ma vengono intercettati. "E' successa una
cosa incredibile. Venerdì pomeriggio, mentre stavamo per andar
via, ci siamo accorti che il nostro Foggy era morto. Potete
immaginare il dolore. Ma siamo voluti andar via lo stesso,
per non deprimerci ancora di più. Così, prima di partire lo
abbiamo sotterrato in giardino, in quell’angolo là. Stamattina
siamo rientrati, e…è pazzesco. Lui era là, nella sua gabbia.
Come se ci aspettasse."
L’ultimo
dell’anno è stato festeggiato come si conviene. Finita la
festa e andati via gli ospiti, il padrone di casa è così ubriaco
da addormentarsi sul tappeto del salone. La moglie invece
ce la fa a salirsene in camera da letto, al piano di sopra.
Poco più tardi tornano a casa, da un'analoga festa, i figli
adolescenti. Vedendo il padre che dorme beato per terra, i
due decidono di fargli uno scherzo: gli aprono delicatamente
la lampo dei pantaloni, e vi sistemano, mezzo dentro e mezzo
fuori, il collo del tacchino (il piatto forte del tradizionale
cenone in USA, in Germania sarà un wurstel, in Italia una
salsiccia). All'alba la moglie si sveglia, e non trovando
il marito al suo fianco decide di scendere a cercarlo. Ancora
mezzo addormentata, si affaccia alla balaustra: proprio in
tempo (quando si dice il caso!) per vedere il cane di casa
intento a divorare l'appendice carnosa che sporge dai calzoni
del marito. Con un grido, la donna sviene, rotolando per le
scale. Per lei, il nuovo anno inizierà in ospedale.
Questa
storia si apre con una tranquilla scena domestica: la mamma
(spesso è un’amica della moglie del ripetitore) stira, mentre
i bambini (cinque e due anni) giocano nella stanza accanto.
A un tratto, un urlo seguito da un pianto disperato. La donna
accorre, e trova la figlia con un paio di forbici insanguinate
tra la mani. "Mamma, hai visto come sono stata brava?
Tu lo dici sempre: se continui a fare i capricci, ti taglio
il pisellino. Lui non smetteva, e allora gliel'ho tagliato
io."
Un'altra
storia nera, un po’ datata, dev'essere grata del proprio successo
alla medesima. Cioè alla grata. Di ritorno, come ogni fine
settimana, nella loro casa di campagna, i proprietari - quasi
sempre vicini di casa (in città) di chi la racconta - avvertono
un odore nauseabondo: forse un animale vi si è introdotto,
chissà come. Frugano dappertutto, ma invano: tutto è in ordine.
Quando più tardi accendono il camino, un fumo acre invade
la stanza, e un puzzo di carne bruciata comincia a farsi sentire.
Saliti sul tetto, i due scoprono che nella cappa del camino
c’è un cadavere: qualcuno aveva cercato di penetrare nell'appartamento
usando quella via. Ma non aveva fatto i conti con una grata
sistemata a metà della canna fumaria per impedire l’accesso
agli animali, e vi era rimasto incastrato.
Mai portare
ricchezza ai Paesi poveri: si prendono il dito con tutta la
mano. E la mano con tutto il braccio. E’ l’opinione di chi
vi racconta una storia accaduta, sostiene lui, in uno Stato
del Sudamerica (uno qualsiasi: sono tutti in uno stato miserevole).
Quando non arriva a dichiararsene testimone oculare, il raccontatore
ci va comunque vicino: "ero rimasto accanto ai bagagli,
ma Michele era là, e ha visto tutto". Nella stazione
di una piccola città, un turista yankee (come non riconoscerlo?)
è affacciato al finestrino di un treno in partenza. Sulla
banchina (ma lui non può vederlo: è girato dall’altra parte,
e sta sbracciandosi per richiamare l’attenzione di un venditore
di bibite) un indio gli si sta avvicinando con un machete
sollevato. Giunto alla sua altezza, con un sol colpo gli taglia
di netto, a livello del gomito, il braccio destro, completo
di Rolex. Un attimo dopo, tra le urla terrorizzate dei presenti
(tra i quali i dodici amici che, in tempi diversi, ve l’hanno
raccontato) afferra il braccio grondante sangue e si dilegua.
Le varianti più recenti ospitano l’urlo disperato e grottesco
dell’americano mutilato, che prima di perdere i sensi grida
verso il ladro: "E’ falso! E’ falso!"
Rimini,
esterno giorno. Le sette di un giorno d'estate che si preannuncia
caldissimo. Il rettangolo trasparente della piscina di un
albergo. Una ragazza sottile compare sulla piattaforma dello
scivolo: a quest'ora l'immobile acqua azzurra é tutta per
lei. Il fruscio del corpo adolescente lungo lo scivolo, un
gemito, l'acqua che si tinge lentamente di rosso. Dissolvenza.
Più tardi -dopo il fragore dell'ambulanza e il pungente odore
dell'anestetico- leggeremo il bollettino medico: "ferita
da taglio di cm. 45 in regione dorsale mediana: 78 punti di
sutura". L'arma micidiale é ancora là: sulla parte finale
dello scivolo c'é una lametta tenuta in posizione verticale
da una potente colla a presa rapida.
C’è una
storia che va in letargo tutti gli inverni, e si risveglia
d'estate. E' probabile che, mentre ve ne state sdraiati sotto
l'ombrellone in una torrida mattina d'agosto, all'apparire
di un elicottero che cala il suo secchio in mare per andare
a spegnere il solito incendio, qualcuno ne approfitti per
raccontarvi la storia dello straordinario rinvenimento di
qualche estate fa. Sui rami anneriti di un albero, in un bosco
semidistrutto da un incendio, i vigili del fuoco hanno trovato
il cadavere carbonizzato di un uomo in muta da sub, completo
di pinne e di maschera. Come era arrivato lassù? Ce l'aveva
portato -suo malgrado- l'elicottero spegni-incendi, che lo
aveva "raccolto" col suo cucchiaione dal mare, mentre
faceva pesca subacquea. Terminata la stagione estiva, il "subacqueo
arrosto" si inabisserà, per essere ripescato l’anno dopo.
Un amico vi
racconta di aver visto una sciatrice nuda sfrecciare sulle
piste, a sci perfettamente uniti, in maglione, cappellino
e pantaloni abbassati alle caviglie. Questa inaspettata e
magica apparizione, a un metro da lui, gli ha fatto perdere
l’equilibrio ed è finito con gli sci contro un albero, con
conseguente frattura di una gamba. Il peggio arriva alla sala
gessi dove l’ortopedico, dopo che ha ascoltato il suo dettagliato
racconto, in dubbio sulle sue facoltà mentali, lo invia in
neurologia per un eeg; più insiste che le cose sono andate
proprio così e più aggrava la sua posizione.Come la maggior
parte delle leggende anche questa ha un finale a sorpresa;
in questo caso coincide con la spiegazione. Mentre, immobilizzato,
esce dall’ospedale riconosce la stupenda sciatrice che su
una barella viene portata al pronto soccorso. La poveretta
colta da un improvviso bisogno fisiologico si era fermata
in un posto appartato e si era già abbassata i pantaloni,
quando piano piano aveva cominciato a scivolare fino a perdere
totalmente il controllo degli sci. Ora è lì anche lei, per
una radiografia.
Una giovane
coppia lo aveva lasciato il figlioletto di un anno alle cure
di una giovane baby-sitter nordafricana. Dopo il bagnetto,
per asciugarlo la ragazza (poveretta, con scarsissime cognizioni
sulle attrezzature moderne) aveva pensato di dargli una "passatina"
nel forno a microonde. Potete immaginare cosa avessero trovato
i genitori, di ritorno dal teatro
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