il restauro della Ceramica

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Il Restauro


E' mia intenzione ringraziare Fabrizio Scottoni per la concessione che ha fatto al sito dando l'autorizzazione alla pubblicazione di questa preziosa dispensa che viene usualmente fornita solo in occasione dei corsi tenuti dall'associazione

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Sommario della Sezione:

Principi di Restauro

Il Laboratorio

Schede  tecniche

Ricettario

Glossario

IL RESTAURO DELLA CERAMICA
 
di Fabrizio Scottoni

Indice

   

   Premessa

1. Introduzione al restauro

2. Cos'è la ceramica

3. Il laboratorio

4. L'attrezzatura

5. La pulitura

6. L'assemblaggio e l'incollaggio

7. La stuccatura e la ricostruzione

8. La decorazione

9. La conservazione e la documentazione

 

8. La decorazione

La "ripresa" pittorica dei colori superficiali della ceramica è l'ultima fase del restauro e, come si è detto, dalla mediocre, buona o ottima qualità del lavoro svolto in precedenza dipende la qualità mediocre, buona o ottima delle decorazioni. Se le incollature e le stuccature non sono state eseguite perfettamente, la decorazione pittorica porterà inevitabilmente ad evidenziare ed amplificare quelle stesse imperfezioni. Viceversa, se l'incollaggio e le successive stuccature e ricostruzioni sono state ben eseguite, ci sono tutte le premesse per un'applicazione pittorica che restituisca la ceramica alla sua originale integrità estetica.

Già in precedenza, nel capitolo riguardante il concetto e la pratica di restauro, si faceva notare come le rotture, le fratture, le lacune facciano parte della stessa storia dell'oggetto e di conseguenza il problema principale - da un punto di vista del cosiddetto restauro conservativo - consiste nel ritorno alla forma originale, all'unità, all'armonia. Si tratta del restauro del pezzo archeologico e medievale, del pezzo di alto antiquariato e di elevato valore storico artistico. Non è infatti pensabile - per esempio in un vaso greco del V sec. A.C. - una ricostruzione delle decorazioni mancanti che non si diversifichi dalle parti originali. Le lacune ci sono e devono poter essere subito individuate. Le parti originali vanno ben separate da quelle ricostruite. Contrariamente, la linea di demarcazione tra ciò che è autentico e ciò che non lo è, produce arbitrio, inganno, falsità. E' bene comunque ricordare che le nuove integrazioni siano in armonia con il contesto originale.

Questo elemento storico-culturale, da tenere sempre ben presente per le ceramiche antiche e di valore, va però in urto con l'esigenza - ovviamente molto più diffusa - di dover procedere ad un restauro che mimetizzi o nasconda le rotture consentendo il ritorno in tutto e per tutto all'estetica originale. 
In altre parole, la committenza dei restauratori di ceramiche si rivolge a costoro per "riparare" l'oggetto rotto o logoro in modo "che non si veda nulla". Nel 90% dei casi, se non si lavora per musei o collezionisti, il privato "pretende" dal restauratore di ceramiche che il suo oggetto torni perfettamente integro per poter essere di nuovo esposto nella vetrina di casa come se nessun danno fosse accaduto. 
In questo capitolo è preso in considerazione quest'ultimo caso. 

Il restauro della ceramica è concluso con la ripresa pittorica della decorazione e la smaltatura.
Infinite sono le qualità di vernici in commercio che si possono utilizzare (dopo l'impermeabilizzazione delle stuccature) e le tonalità di colore che si possono realizzare. Ciascun restauratore deve dedicare parecchio tempo nello studio e sperimentazione di colori, smalti, vernici, nella loro miscelazione, fino a che non si ottengono gli obiettivi voluti.
In generale bisogna dire che nel campo dell'utilizzo delle vernici non si finisce mai di imparare, perché le esigenze sono le più diversificate.
La ripresa pittorica delle decorazioni, dal piccolo ritocco all'intervento su superfici più ampie, implica un'analisi preliminare del colore da realizzare, il suo tono, l'intensità, la sua corposità, la sua trasparenza, la sua brillantezza o opacità.
Ad ogni genere di esigenza bisogna essere in grado di rispondere in modo adeguato e diversificato.
E' necessario inoltre tenere presente che ogni smalto, lacca, vernice tende ad ingiallire, scurire già dal momento dell'asciugatura e quindi bisogna prevedere ogni piccola modificazione di colore per determinare le soluzioni idonee. 
C'è infine da tenere sempre presente il problema della compatibilità reciproca dei solventi utilizzati, nitro, acqua ragia, acqua, ecc. E' il caso in cui la ripresa pittorica avviene per velature, sovrapposizioni di colore a partire da quello di fondo.

Un capitolo a sé riguarda l'individuazione dei colori e la capacità di ciascuno di pervenire più o meno velocemente a riprodurre i colori esatti. Bisogna da questo punto di vista dire (non essendo questa la sede appropriata per approfondire il vastissimo argomento della teoria del colore) che:

L'uso del pennello. 
La scelta del pennello da utilizzare è di grande importanza. E' impossibile - data la casistica infinita - indicare consigli universali o generalizzabili.

Forma, larghezza, misura (a volte ne occorrono di finissimi) e durezza sono in relazione al lavoro che si deve eseguire e alla superficie da coprire. 

Per il restauro delle ceramiche è da preferire l'utilizzo di pennelli di ottima qualità. La qualità dei pennelli è in relazione alle diverse morbidezze, ma soprattutto alla capacità di contenere e rilasciare progressivamente le vernici. Si consigliano pertanto, anche se costosi, i pennelli di martora (Kolinski, ecc), di diverse misure, piatti o tondi. 

Particolare cura deve essere prestata alla perfetta pulizia e manutenzione dei pennelli. Questi al termine di ciascun lavoro devono essere perfettamente puliti (utilizzando lo stesso solvente con cui si è diluita la vernice), asciugati e insaponati con del sapone di Marsiglia.

La difficoltà nell'uso del pennello consiste nella capacità di ciascuno di impedire o ridurre alla minima visibilità delle pennellate (soprattutto degli attacchi e stacchi di colore del pennello).

L'uso dell'aerografo. 
Nel restauro della ceramica, soprattutto in quello professionale, è utile se non indispensabile l'utilizzo di un apparecchio in grado di nebulizzare le vernici: l'aerografo completo di compressore.
L'utilizzo di questo strumento consente senz'altro risultati migliori rispetto al pennello per quando riguarda la verniciatura degli sfondi e delle grandi superfici. 

Si tratta di una mini-pistola a spruzzo che evita la visione delle pennellate e offre una grande possibilità di omogeneizzare e sfumare il colore.

L'uso dell'aerografo (come quello delle bombolette di smalto spray) ha però l'inconveniente di non poter essere mirato: è inevitabile andare a "colpire" indiscriminatamente con lo spruzzo parti delle decorazioni originali che non necessitano di essere sovradipinte. E' pertanto spesso necessario ed anche noioso, dopo aver usato l'A., dover togliere, dalle parti che lo necessitano, lo strato di smalto indesiderato. Si possono a tal fine utilizzare batuffoli di cotone imbevuti nel solvente e ben strizzati o strumenti ancora più piccoli e mirati in grado di togliere in modo mirato la vernice.

La vernice da utilizzare con l'aerografo, deve essere diluita un 10-20% in più (ogni vernice ha il suo diluente) rispetto a quella da pennellare. Lo spruzzo dell'aerografo deve essere indirizzato orizzontalmente in modo uniforme e per piccole quantità per volta. Da evitarsi assolutamente sono le sgocciolature di colore che compromettono l'esito dell'intero lavoro.

Particolare cura deve essere dedicata alla sua pulizia. Dopo l'utilizzazione a vernice non deve avere il tempo di asciugarsi all'interno dei piccolissimi e delicati meccanismi dell'A., per non pregiudicare successivamente il suo uso ottimale. La pulizia dello dello strumento implica una certa perdita di tempo, ma è fondamentale.

Le vernici
Come detto, moltissime sono le varietà di vernici che si trovano in commercio ed in questa sede ne indicheremo solo alcune.

Gli smalti sintetici all'acqua ragia sono le vernici da preferirsi.
Di facile reperibilità e disponibili in vaste gamme di colori, esistono di diverse qualità. Tanto migliore è la qualità degli smalti utilizzati, tanto più resistente risulterà il colore ottenuto. In questa direzione bisogna senz'altro indirizzarsi. 
Ottimi risultati si possono ottenere utilizzando per esempio i piccoli smalti da modellismo (marche consigliate: Humbrol, Raimbow, ecc.) disponibili in molte tonalità di colore, lucidi e opachi, e di ottima qualità. Sono diluibili in acqua ragia.

I trasparenti all'acqua
Buoni risultati si ottengono utilizzando delle resine all'acqua lucidi o sintetici (marche consigliate: SudWest,). La realizzazione dei colori desiderati utilizzando vernici trasparenti ad acqua implica l'aggiunta di quantità di pigmenti colorati o colori a tempera.

Le vernici protettive o finali
Dopo aver dato alla ceramica il colore di fondo, realizzato la ripresa delle decorazioni, è necessario generalmente stendere un film protettivo, più o meno lucido, più o meno opaco, che insieme fissi e irrobustisca e protegga l'intervento pittorico eseguito e riproduca il livello di brillantezza o opacità della ceramica originale.
A questo fine e solo quando i sottostanti strati di colore siano ben asciugati, si consiglia l'uso di bombolette spray (marche consigliate: Lukas, lucido, semilucido e opaco, Maimeri, lucido e opaco).
L'uso delle bombolette va sempre eseguito in posizione verticale, spostando ritmicamente lo spruzzo della vernice in maniera uniforme su tutta la superficie, evitando accuratamente di produrre sgocciolature, che comprometterebbero l'esito del lavoro e obbligherebbero un lavoro di "smontaggio" dell'intero intervento pittorico.

La ripresa pittorica delle decorazioni dorate
E' frequente dover restaurare ceramiche (soprattutto porcellane) che presentano parti decorative in oro zecchino di terza cottura (vedi cap.2.5). Riprodurre parti decorate ad oro è particolarmente complesso:

Per quanto riguarda la fase dell'intervento pittorico, bisogna inoltre tener presente che:

Il presente capitolo dedicato alla ripresa pittorica è per forza di cose, più di altri, limitato e parziale. D'altra parte risulta impossibile esaurire una materia così vasta, data la quantità di prodotti e possibilità che il mercato offre.
In generale si può dire che, fatti salvi i principi generali e la ricerca di un buon livello di resistenza dei vari prodotti, il fine, quello di restituire alla ceramica la sua integrità, giustifica i mezzi che possono essere usati.
La sperimentazione, l'applicazione, la disponibilità a "provare", il cimentarsi senza timore e persino gli errori, le imperfezioni, i risultati insoddisfacenti, per farne tesoro, costituiscono il pane quotidiano su cui crescere e perfezionarsi.


9. La conservazione e la documentazione

La presente dispensa arriva al suo l'ultimo capitolo.
Della filosofia e le linee guida per chi intende dedicarsi alla materia se ne già parlato inizialmente: il restauro deve essere inteso in senso conservativo che tende, si, al recupero estetico e formale dell'oggetto, ma anche alla salvaguardia nel tempo della sua struttura. 
Ciò vuol dire che l'oggetto, caratterizzato dalla sua forma nello spazio, possiede un valore estetico in sè, ma, accanto, esistono valori, contenuti artistici, storici e culturali e individuali (per chi lo ha materialmente realizzato) e collettivi (per chi ne ha goduto). E' espressione della società che lo ha espresso.
Pertanto è un dovere civile adoperarsi per una sua conservazione la più duratura possibile.
Tanto più per la nostra specifica storia, perché da noi il percorso di produzione della ceramica è strettamente connesso con la storia dell'arte: le tombe etrusche che ci hanno consentito di conoscere artisti come il grande Eufronio, e poi il Rinascimento italiano (che ha espresso i vari Luca Della Robbia) che costituisce, oltre all'arte greca del V sec a.C., l'apice mai più raggiunto nella storia dell'arte e nella storia dell'arte ceramica dell'intera umanità.
Il restauro è dunque finalizzato alla conservazione e tutela di un bene. E anche se è difficile ipotizzare di trovarsi a restaurare un Mastro Giorgio o un Ezechias, è importante valorizzare gli oggetti in restauro sempre con responsabilità, mai con interventi "accroccati", con sistemazioni "alla meglio", ottenute magari persino danneggiando parti originali.
Non deve essere accettabile l'idea di una committenza che si rivolge al restauratore per "riparare", "nascondere bene", "mimetizzare", mistificare le lacune.
Secondo certi testi, scritti in GB, dove il restauro della ceramica coincide con il restauro della porcellana, se presi per "oro colato", la filosofia che ne emergerebbe sarebbe quella del restauratore inteso come un riparatore di rotture che a tutti i costi deve impedirne la visione.
Sarebbe ben riduttivo.

L'intervento di restauro, quando non si tratti di oggetti dozzinali, di uso comune, palesemente senza alcun valore, prevede la necessità di documentarne le fasi.

La realizzazione di un "giornale di restauro" che descriva l'intervento eseguito nelle varie fasi e le quantità di tempo occorso, consente:
a) di memorizzare le singole operazioni eseguite (è importante per il restauratore stesso e per il proprietario-committente);
b) di verificare la congruità o la sotto/sopravalutazione del lavoro in termini economici (le ore di intervento svolte). 
E' cosa utile fornire un modello che puoi scaricare 

Avere a disposizione in laboratorio una macchina fotografica (meglio se fornita di flash e cavalletto) arricchisce la documentazione dell'intervento perché da la possibilità di descrivere visivamente tre o più fasi di lavoro.
Fotografare l'oggetto prima, durante e a restauro ultimato, arricchisce ancor più l'intervento stesso ed è apprezzato dal committente.
Nel settore dei beni culturali, un'immagine fotografica deve riprodurre fedelmente l'opera d'arte nelle sue caratteristiche di forma e colore.
Per ottenere una buona documentazione fotografica è necessario disporre di fotocamera 35 mm con almeno 3 obiettivi intercambiabili ( un 28 mm per le riprese di soggetti di grandi dimensioni, un 50 mm. per le riprese standard e un medio tele con posizione macro di 90 - 135 mm. per le riprese di dettagli e a distanza ravvicinata.
L'illuminazione riveste un ruolo fondamentale nella costruzione della composizione fotografica e nella corretta rappresentazione dei colori del soggetto. Quando si fotografa in ambienti chiusi è indispensabile usare lampade per uso fotografico (le più comuni sono le photoflood da 500 W, con portalampada a pinza Janiro, con alcuni indispensabili accessori come le alette, i filtri diffusori, gli ombrellini e gli stativi). Per ottenere una giusta riproduzione dei colori si devono scegliere le pellicole per luce artificiale o Tungsteno (Kodak Ektachrome 64 o 160 iso e fuji 64 iso per le diapositive - Kodak 100 iso per le negative colore), tarate quindi per la temperatura colore di 3200° K. Quando si fotografa in queste condizioni si deve fare attenzione che il soggetto non sia colpito da nessuna luce di tipo solare o comunque con temperatura colore diversa da quella delle lampade photoflood perchè questo provocherebbe un' alterazione cromatica con decisa dominante bluastra.
Può accadere di trovarsi a fotografare in esterni. In questo caso le pellicole da usare sono quelle definite dayligth, praticamente tutte tranne quelle sopra elencate; in ogni caso si deve optare per le pellicole di bassa/media sensibilità ( 50 e 100 iso) con caratteristiche di dettaglio e contrasto maggiore, due qualità importanti in questo genere di foto.
Alto accessorio fondamentale per effettuare riprese prive dell'effetto mosso è il treppiede, robusto e con la possibilità di invertire la testa fotografica per riprendere soggetti anche in pianta.
Molto importante è la costruzione del set fotografico e la scelta del fondale sul quale posizionare il soggetto. Solitamente si consigliano fondali di colori neutri (grigi , tonalità neutre di bianco o neri) e una illuminazione che favorisca l'attenuazione delle ombre. 


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Ultimo Aggiornamento: 29/11/05.