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Duefisso      di Kammamuri

4 - E' il momento di crescere

Un crumiro. Ecco come mi sento. Solamente un crumiro lavora invece di andare a Udine. Inutile nasconderlo. Solamente un crumiro si sente alla radio Udinese-Roma palleggiando con le schermate di un monitor. Se lo sapesse Maria penserebbe che finalmente sono maturato. In fondo domenica per qualche istante anche io ho accarezzato questa immagine. L'immagine di Kammamuri che finalmente mette in soffitta il poster di Peter Pan travestito da Bruno Conti. L'immagine di Kammamuri che mette il lavoro davanti alla Roma. Anzi a dire il vero ho pure pensato di telefonarle. Maria sicuramente si sarebbe meravigliata di sentirmi a lavoro invece che allo stadio, e magari avrebbe potuto rivedere la sua posizione. Mamma mia, le sorciate sono come le ciliegie, una tira l'altra. Non ho fatto in tempo a squittire mollando Gecko e Fausto da soli a Udine che già penso a battere cassa con l'amore infranto della mia vita. Il fatto è che ai tempi per fare una trasferta mi toccava litigare sonoro ed ora ecco il risultato. La prima volta nella vita che lavoro di domenica già penso di essere diventato un uomo modello. E pensare che qualcuno pensa ancora che i divieti siano educativi. Dal punto di vista di Maria già l'abbonamento era un problema. Non ne parliamo le trasferte. Era completamente fuori pista. Attaccava col falso storico che l'abbonamento ti condiziona una domenica si e una no. Quanto mi incazzavo. Sono diciassette partite. Se l'anno fosse di trentaquattro settimane allora l'abbonamento condizionerebbe una domenica si e una no. Ma l'anno non è composto da trentaquattro partite... ops... volevo dire settimane. Insomma le settimane in un anno sono cinquantadue quindi basta con questa storia per cortesia. Per lei quindi le domeniche in cui la Roma giocava in trasferta erano sacre. Hai voglia a travestire uno strano viaggio ad Empoli come visita culturale, poi finisci a diventare ridicolo quando ti trovi per caso i biglietti in tasca. Il vero problema è che non ha senso essere costretti a litigare per la propria passione. E pensare che la cosa che più piace di Kammamuri alle ragazze è la passione. La passione che anima ogni suo sguardo. Il vero problema è allora non riuscire a far capire che cuori appassionati e appassionabili non possono non posare la loro attenzione sulla Roma. Uno sguardo appassionato lo è sempre. Lo è di fronte al profilo dolce di Maria come di fronte ad un pischello in calzoncini che corre verso la curva saltando i cartelloni pubblicitari, che come dice Fausto sono la vera frontiera, il confine tra il calcio della passione e il calcio della professione. Lo è di fronte ad un sorriso come di fronte ad un tiro che si dirige dritto dritto verso la rete. Se poi è il famoso tiro radente l'erba da fuori area di Totti come fai a incazzarti. Eppure per queste cose ho litigato. E anche piuttosto spesso. Talmente tanto che la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho saputo che la scorsa settimana avrei dovuto lavorare anche di domenica, è stata quella di millantare il miracolo della avvenuta maturazione. Di dire... "Maria... sono cambiato... sono al lavoro invece che a Udine nel giorno in cui la Roma vola in testa alla classifica".

E invece no. Io pensavo, o forse speravo di poter comunicare di essere diventato una persona affidabile. Che quando deve lavorare la domenica accetta di buon grado in cambio degli straordinari. Che casomai si preoccupa perché lascia a casa da sola la sua ragazza. Che magari tutto sommato comincia a preferire la televisione al disagio del viaggio. Che insomma si comporta come ogni adulto civile e maturo. E invece no. Mi rode il culo come un motorino di avviamento per essermi perso una trasferta di quelle che lasciano una cicatrice sul cuore, la data e il risultato come un marchio a fuoco. Anzi ho addirittura addosso la sensazione di essere un crumiro e i maledetti settanta sacchi di straordinari vorrei buttarli in faccia al capo a spregio. Mi preoccupo di non poter vedere Roma-Udinese e di fronte a questo perdo talmente la testa da non riuscire a sapere se lascio a casa qualcuno o meno. Non mi venite mai a trovare di Domenica. O mi mettete in difficoltà a me o vi troverete in difficoltà voi. Altro che il viaggio, in questa giornata di fine novembre, preceduta da un overdose di calcio come solo un derby stravinto in mezz’ora può dare, il disagio francamente non è quello dei chilometri o del freddo, ma è quello di vedermi davanti ad un monitor con la radio nelle orecchie o peggio a vedere quelli che il calcio. Che vita del cazzo che fanno quelli che non seguono il calcio. Mamma mia. Tipo il collega che oltre tutto mi ha perseguitato per tutto il pomeriggio sparando a casaccio frasi da fila di macdonald. Va bene è un sottosistema sociale che rappresenta vita. Ok allora non mi rompere le palle. Io mi sono scelto questo sottosistema sociale. Problemi? Si... si... si... lo so che guadagnano miliardi ma in questo momento il mio problema non è quello di trovare una forma di redistribuzione del reddito. In questo momento io ho solo bisogno di sapere che cazzo sta facendo la Roma ad Udine, e per questo sto con l'orecchio puntato verso la cassa della radio. Problemi? Certo che mi cambia la giornata. Me la cambia e come, vorrei vedere. Se vinciamo siamo soli in testa fino a stasera. La cosa è rilevante. E' rilevante per il sottosistema. Tu sei fuori dal sottosistema e non ti cambia niente. Io ci sto dentro fino al collo e mi cambia. Pure un collega agnostico mi doveva capitare. Meno male che pontificava sullo zero a zero e io sullo zero a zero sono abbastanza tollerante altrimenti non lo so come andava a finire. Si... si... si... immagino... immagino che non capisci quelli che si fanno cinquecento chilometri per una partita. Ah... certo... se è per questo all'olimpico ce ne sta sempre una di partita ma non è esattamente la stessa cosa. Si... si... si... ma tu non hai una passione...? Ah... ecco gli aquiloni... bello... bello... certo per quelli si che vale la pena... immagino. Insomma, io mica mi metto a rompere le palle a quelli che fanno correre i modellini di macchine la domenica alle otto in campagna. Oppure a quelli che si mettono in fila di domenica ai musei vaticani perché è gratis. Oppure a quelli che portano il cane a sfilare con le mollette sulla capoccia. La condizione del crumiro è peggio di quanto mi sarei potuto immaginare. Un vero e proprio inferno con tanto di torture personificate dal mostruoso collega. Non c'è niente da fare. Il fuoco o ce l'hai o non ce l'hai, e se non ce l'hai posso descrivertela ma non posso fartela capire la mia emozione. Come spiegare quello che è successo in campo e sugli spalti il giorno del derby. Anzi più il collega da noia più mi passa la voglia di fargli capire quello che si perde. Mi sa che se lo perde perché non se lo merita per cui meglio lasciarlo nel suo sottosistema “superiore”. La passione o ce l'hai o non ce l'hai e una domenica passata a lavorare, in mezzo a quelli che non ce l'hanno è veramente dura. Talmente dura che piano piano svanisce anche il vantaggio di poter millantare la maturazione agli occhi di Maria. Sotto i colpi dell’odiato collega.

Ma no, Maria cosa c’entra. In fondo è normale che non approvasse questo modo francamente eccessivo di seguire la Roma. Uno lavora tutta la settimana e almeno la domenica sarebbe il caso che la passasse insieme. Certo poteva venire lei allo stadio. Seeee… lei che mette piede allo stadio. Allora però lo vedi che siamo vittime di un pregiudizio e di un complesso di superiorità. La gente si bomba con trasmissioni inguardabili che ormai hanno preso il sopravvento del palinsesto televisivo e poi il tossico sono io che seguo live l’avvenimento. Boh… valli a capire. Comunque a questo punto vale la pena di mettere la testa a posto. Ho lavorato di domenica. Durante Udinese-Roma. Con un collega accanto più seccante di un laziale appollaiato sul trespolo. In pratica ho superato l’iniziazione. Il passaggio tanto atteso dall’inaffidabilità alla piena maturità. D’ora in poi seguirò le partite in casa e basta. Come avrebbe voluto Maria. In realtà lei avrebbe voluto che accannassi anche l’abbonamento ma ora mi sembra un passo un po’ avventato. Penso che possa ritenersi soddisfatta di questo primo passo. In fondo apprezzerà lo sforzo. Mi pare proprio la quadratura del cerchio. D’altra parte la partita ha dimostrato che la Roma può vincere anche se scendo sugli spalti o davanti alla televisione o alla radio poco concentrato. Diciamo che in questo momento è in grado di reggere un mio piccolo passo in dietro, che si badi bene non è un segno di debolezza bensì semplicemente un momento di maturazione per recuperare Maria, l’altro amore della mia vita. Oddio, speriamo che Fausto e Gecko non se ne escano che sto “a diventè daalazzio…”. Penso che saranno in grado di capire quando vedranno che la moderazione e la serietà mi hanno permesso di stabilizzare il lavoro e di recuperare Maria. Almeno lo spero. Vabbè. Mi pare sia arrivato il momento di telefonare. Ho finito il lavoro e tra quaranta minuti comincia novantesimo minuto. Almeno li i due fischioni di supermarco me li voglio vedere. "Pronto sono Kammamuri... c'è Maria... ah... è fuori col ragazzo... va bene... grazie". Tatatlac dellen cornetta che chiude. "mavvaffanculo". Oddio no. Mi sono perso un Udinese-Roma epico. Altro che storie. Con la roma in queste condizioni io vado sia a Bologna che a Parma. Poi cresco l’anno prossimo. Mica scappo.

 

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