"Fra i personaggi famosi
che hanno dato gloria e lustro al nostro paese spetta uno dei primi posti all'abate
Prospero Dell'Aquila, scrittore di notevole pregio, che dette anche un contributo notevole
alla teologia dogmatica e biblica.
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In pieno Illuminismo visse questo grande santandreano, l'abate Prospero Dell'Aquila, nato
appunto a S. Andrea di Conza l'11 aprile 1715, da Nicola e Rosalia Natale. Fin da piccolo
mostrò una bravura eccezionale e soprattutto una vera fede che aveva coltivato nel nostro
Seminario dove aveva compiuto i suoi primi studi.
Però ben presto lasciò il Seminario e il paese, attratto dalla regola dei Benedettini,
che basavano la loro esistenza sulla preghiera e sul lavoro. Egli ripeteva a se stesso
ogni giorno la famosa frase "Ora et labora" che è il motto dei
Benedettini.
Infatti dedicò l'intera sua vita alla preghiera e al lavoro. Nell'aprile del 1731
diventava monaco a Montevergine, promettendo che sarebbe stato fedele alla regola, anche a
costo della propria vita. Egli scelse il convento di Montevergine perché aveva una
particolare devozione alla Madonna e i monaci di Montevergine sono detti appunto
Benedettini Virginiani perché consacrati a Maria Santissima Vergine e Madre.
Da studente si distingueva per la sua intelligenza e per la sua bravura, tanto da essere
sempre al primo posto nell'albo di onore che allora si affiggeva nell'atrio della scuola.
Egli frequentò gli studi di teologia a Napoli, ad Aversa, a Montevergine, al Goleto, a
Capua, facendosi ben volere da professori e colleghi. Dopo aver terminato gli studi
teologici, seguì a Napoli alcuni corsi di retorica, una nuova disciplina, istituita dalla
Congregazione Verginiana nel 1733, riservata solo ad alcuni alunni di capacità ottime.
Dopo aver frequentato un anno di studi, egli stupì i professori per la sua bravura.
Addirittura superò i suoi insegnanti. E così nel 1740 divenne professore di retorica,
ottenendo l'incarico nel monastero di Capua. Nel 1742 ebbe la cattedra di teologia ancora
nel monastero di Capua, allora molto importante. Dopo due anni fu trasferito in
Casamarciano, dove insegnò filosofia e dal 1745 al 1748 insegnò nel monastero di Roma e
poi a Napoli, dove rimase per 15 anni.
Egli, all'amore per la teologia e per la filosofia, aggiunse quello per le arti e
soprattutto per la musica, infatti fu ufficiale organista in una famosa chiesa di Napoli,
quella di Monteverginella. Insegnò anche all'Università di Napoli che allora si chiamava
Ginnasio e fu considerato professore di incomparabile pregio. Gli alunni lo stimavano e lo
amavano perché egli li trattava con amore.
Egli era convinto che un insegnamento, per essere efficace, doveva essere basato non sulla
severità e sui rimproveri, ma sulla comprensione reciproca tra professori ed alunni e
sull'affetto e l'interesse. Allora la scuola era molto severa ed i professori sedevano in
cattedra e imponevano ordini e rimproveri. Egli fu il primo a sentire il bisogno di una
riforma della scuola, che doveva essere resa più democratica e più rispondente ai
bisogni dell'alunno. La sua prima opera fu in latino e gli procurò la fama di scrittore.
Si trattava di un discorso molto significativo: "ORATIO PRO INSTAURANDI GYMNASII
NEAPOLITANI STUDIIS a P. D. Prospero De Aquila Congregationis Montis Virginis regio
professore, habita nonis novembris anni AERAE VULGARIS MDCCLVII" (Discorso per
il rinnovamento degli studi del Ginnasio Napoletano; tenuto da P. D. Prospero Dell'Aquila,
della Congregazione di Montevergine, regio professore, il 5 novembre 1757).
La sua fama di dotto si diffuse ancora di più quando egli pubblicò due dizionari: uno di
teologia biblica e l'altro di teologia dogmatica. Anche se si trattava di una traduzione
dal francese, non è poco il merito del Dell'Aquila, in quanto egli diede alle opere una
sua impronta personale, rivedendole, completandole, arricchendole, migliorandole, tanto da
farle sembrare originali e da mettere in luce la sua profonda cultura. Era la prima
traduzione in italiano di opere a carattere teologico, per le quali veniva usata
esclusivamente la lingua latina. I due dizionari sono intitolati:
1) "Dizionario portatile della Bibbia, tradotto dal Francese nell'Italiano
idioma, ed arricchito di note, di articoli e di tre carte topografiche dal P. D. Prospero
Dell'Aquila della Congregazione di Monte Vergine, regio professore. Dedicato alla Maestà
del re delle Due Sicilie Carlo Borbone" in 4 volumi.
2) "Dizionario portatile della teologia, tradotto dal Francese
nell'Italiano e accresciuto di note e di articoli dal P. D. Prospero Dell'Aquila, della
Congregazione di Monte Vergine regio professore. Dedicato a Sua Eccellenza D. Giambattista
De Marini, principe di San Gervasio" in 3 volumi.
I critici espressero un giudizio molto favorevole su questa opera, che consideravano vero
capolavoro, frutto di una cultura e di una mente eccezionale. Era la prima volta che
venivano espressi in lingua italiana profondi concetti filosofico-teologici e ciò in
maniera che non aveva niente da invidiare neppure ai più grandi teologi latini. Questa
critica lusinghiera si diffuse in tutta Europa ed oltre, e spinse gli stranieri, studiosi
di teologia, a studiare la lingua italiana. I due dizionari ebbero subito grande successo
e ancora oggi si trovano nelle migliori biblioteche. Uno studioso lo definì: "dotto
in tutte le scienze e nelle belle arti". Egli non si montò la testa di fronte a
tanto successo, ma fu sempre riservato ed umile, modesto e buono. Aiutava volentieri i
bisognosi, a costo anche di duri sacrifici. Correva al capezzale dei malati, ai quali
prestava assistenza e aiuto. Per essi e per i peccatori pregava particolarmente, passando
intere notti sul pavimento. Non mancò di fare visita a S. Gerardo Maiella, quando una
brutta malattia lo teneva immobile a letto, tra atroci sofferenze. Il Santo gioì nel
vederlo, considerandosi, nella sua profonda umiltà, indegno di tale visita. Alla presenza
del Dell'Aquila, alla fine di settembre del 1755, avvenne un miracolo dove giaceva il
Santo. Padre prospero aveva condotto con sé un giovane di Ripacandida, contadino
analfabeta, portatore di una lettera a S. Gerardo, da parte di alcune suore del suo paese.
Ebbene, quando S. Gerardo lesse lo scritto, invitò il povero messo a comporre la risposta
in musica. Il giovane rimase umiliato, non conoscendo né l'alfabeto né le note musicali
e padre Dell'Aquila credette che la malattia cominciasse a far sragionare il Santo. Ma
quale fu la meraviglia? All'invito di S. Gerardo, l'umile contadino cominciò a premere i
tasti e, miracolosamente, una dolce musica si diffuse per tutto il convento. Poco dopo S.
Gerardo morì. Don Prospero, esterrefatto, raccontò quanto aveva visto ai suoi
confratelli e da allora provò una grande devozione per S. Gerardo Maiella, di cui volle
seguire le orme per il resto della sua vita.
Lasciò l'insegnamento all'Università di Napoli nel 1763, quando fu eletto abate del
Goleto, carica che tenne per soli 13 mesi, in quanto l'8 ottobre del 1764 lo colse la
morte a soli 49 anni di età [....]" |
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Il miracolo di S. Gerardo (2)
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