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La storia e la leggenda

 
"SEZZE, TERRACINA E PRIVERNO"

di Carlo Luigi Abbenda

Tra Leggenda e Storia

Setia, Anxur, Privernum, nomi fascinosi che evocano antiche città di tempi lontani, legati alla favola ed al mito, quando ancora 1'uomo priniitivo non aveva ancora dimestichezza con la parola scritta e con il libro: nel riflesso evidente della leggenda e del mito si scorge la figura di Enea cosi come stata tramandata dal poeta Virgilio («Canto l'armi e 1'uomo che per primo dalle terre di Troia raggiunse esule l'Italia... e le sponde lavinie... e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe latina... »).

Era quello il territorio del Latium Vetus che Enea venne a dominare, sottomettendo con Latino molti capi e re locali legati alle nostre città. Siamo qui a circa 1200 anni prima di Cristo e già tali racconti sono registrati quasi come storia. Nel racconto favolistico e mitico invece le origini di quel territorio e di quelle tre antiche città sorelle e rivali si agganciano a figure ancor più mitiche ed a deità pagane. Il nome Latium sembra derivare dal suo aspetto prevalentemente pianeggiante ( dal latino "latus" = ampio, spazioso), ma l'epica e la poesia di Virgilio e di Ovidio lo vogliono far derivare da Saturno profugo, ossia Sabazio Saga, che ivi si nascose (Saturnus profugus Latuit, unde Latium nomen habuit) quando fuggì da Giove suo figlio, ricoverandosi sotto la protezione di Noè o Giano, primo re dei Latini.

Proprio la vetusta Setia si gloria di essere stata l'ospitale asilo di Saturno e di Ercole, da cui si vanta di essere stata fondata, e di aver preso il nome etimologico da «setis», cioè dalle setole del mantello del leone Nemeo indossato da Ercole stesso: «Setia Plena Bonis Gerit Albi Signa Leonis» recita lo stemma cittadino.Una lapide rinvenuta nel 1657 fra le rovine del tenipio di Ercole (sopra il quale si costruì il Seminario) ricorda e tramanda: «Herculi fundatori S.P.Q.S».

Al tempo di Latino, re dei Latini, la città era di stirpe volsca e nel mito setino si racconta dei favolosi intrecci d'amore e di odio che videro protagonisti il setino Ufente e la privernate Camilla. Le origini di Privernum invece, secondo l'epopea virgiliana, si debbono al popolo latino ma il toponimo è da ricondursi a Priverio, re del popolo Osco, che l'avrebbe strappata ai Latini. Le vicende guerresche continuano con Metabo il figlio di Priverio che, sconfitto da Latino, dovette fuggire da Privernum insieme con la vergine Camilla, sua figlia. Costei, alleatasi con Turno, re dei Rutuli, ritorna in patria e riconquista la sua città natale e quindi va a contrastare lo sbarco di Enea nel Lazio.

Camilla morì in battaglia nel 1170 a.C. sotto i colpi di Arunte, mentre Turno si immolò in duello contro Enea, che soggiogò tutto il territorio laziale. La terza città del nostro mito Terracina, l'antica Anxur, è legata anch'essa al mito delle popolazioni volsche, cui fa pensare il nome stesso volsco di Anxur. Il dio Giove, invaghitosi della bella Ninfa Feronia, per vincere la sua ritrosia ricorre ad una delle sue trasformazioni e le si presenta come un ragazzo imberbe, cioè "Aneu xuru" (o anxur), senza rasoio, che del rasoio non ha ancora bisogno, cioè "sbarbatello": è questo il Giove fanciullo adorato nel famoso tempio terracinese.

Qualcuno ha anche immaginato per lei una precedente ma non documentata presenza etrusca e non mancano ipotesi su una sua origine spartana. Nel racconto mitico omerico Anxur è legata a Circei, alla maga Circe ed a Ulisse che in questi lidi venne ammaliato dalle arti di quella mitica maga. Da menzionare è anche l'appellativo di Lucus Feroniae ad indicare la fonte di Feronia posta presso la stessa Anxur ( «Jupiter Anxurus arvis praesidet et viridi gaudens Feronia luco» recita Virgilio nell'Eneide, mentre Orazio, nelle Satire, enuncia «Ora manusque tua lavimus, Feronia lympha» ).

Le tre città sorelle e rivali accolsero il seme del cristianesimo già dalla venuta dei primi apostoli in Italia. Gli Atti degli Apostoli (28,15) ci tramandano l'arrivo di San Paolo e di San Luca al Foro di Appio ed alle Tre Taberne, in cui vennero loro incontro i primi proseliti romani. San Paolo, partito da Pozzuoli alla volta di Roma, sbarcò molto probabilmente a Terracina (Anxur), in cui propagò la nuova dottrina. Una pia tradizione vuole che sant'Epafrodito, amico di San Paolo, sia stato il primo vescovo della città.

Anche il nome di San Pietro appare pur indirettamente legato a Terracina: un'altra leggenda dice, difatti, che Simon Mago, autore della disputa con l'apostolo, non morì ad Ariccia ma a Terracina, dove si era rifugiato presso amici. Da Foro Appio, San Paolo, secondo l’usanza comune tra gli Apostoli, ordinò e mandò un vescovo a Sezze, città sede dei Flamini, e forse anche a Priverno. Un'antica tradizione, ripresa dal cardinale Corradini, vuole infatti San Luca come primo evangelizzatore di Sezze che portò come dote dell'episcopato la «Rus Caeponiae familiae».

Monsignor Palombella, vescovo di Sezze verso il 1750, in una storia della diocesi di Sezze, era riuscito a dimostrare che lo stesso sant'Epafrodito era stato il primo vescovo di Sezze: secondo questa affermazione Sezze e Terracina sarebbero state veramente unite tra loro sin dalla fondazione delle prime loro diocesi. Meno sicure sono le notizie sul vescovado di Privernum, città andata distrutta in età barbarica e che ha perso molti documenti della sua antichità. Comunque Priverno era come le sue sorelle «Civitas Latii primaria et antiqua» e non poteva essere dimenticata dai primi apostoli che, secondo le ricordate tradizioni, vi costituirono un vescovo, , a confermare l'importanza sociale e religiosa del paese.

La prima notizia sicura di un vescovo privernate la si trova nel Liber Pontificalis che menziona il vescovo Bonifacio, cioè colui che nel 769 aveva sottoscritto gli atti del Concilio Lateranense. A prescindere dalla questione della sede vescovile le tre nostre città di Sezze, Terracina e Priverno, offrirono il loro tributo di martirio sin dalle prime persecuzioni cristiane di Roma. A Terracina rifulse l'esempio coraggioso di Cesareo, un diacono africano che fu martirizzato verso il 250 insieme al presbitero Giuliano per essersi opposto all'uso pagano di sacrificare il giovane più bello della città agli dei durante le feste di inizio dell'anno, ad uso propiziatorio. Il suo culto di diffuse subito anche a Roma e soppiantò il culto dell'imperatore: al «Divino Cesare» si sostituì il «Divino Cesareo».

Non meno fervido fu , a Sezze, il martirio della vergine setina Parasceve, che sotto il regno di Antonino Pio si fece immolare serenamente agli dei pagani pur di non tradire la propria fede cristiana. Ad essa seguirono, più tardi, i martirii dei beati Crescenzio e Crescentino, rimasti pet molto tempo patroni del paese stesso ( Sezze). Rimangono ancora lacunose notizie circa eventuali martiri in Priverno ma probabilmente anche questa città avrà pagato il suo prezzo di sangue cristiano pet la diffusione del cristianesimo.

Tornando alle prime notizie storiche sui vescovadi cittadini la cattedralità di Sezze, secondo il Ciammarucone , è storicamente datata all'anno 649, epoca in cui si trovano intervenuti nei Concilii i vescovi setini. Al X secolo risale la costruzione dell'attuale cattedrale di Santa Maria che, andata completamente distrutta in un furioso incendio, fu riedificata e riconsacrata il 18 agosto 1364.La chiesa ha subito rimaneggiamenti sul finire del XVI secolo e nel 1968.L'antica cattedrale di San Cesareo a Terracina, invece, fu consacrata nel 1704 e si è mantenuta in ottimo stato fino ai nostri giorni.

La cattedrale di Priverno risulta infine consacrata nel 1183 da Lucio III. Il tempio è stato restaurato nel 1792.Pur con tutta questa comunanza di storia e di vita di fede cristiana le tre diocesi pontine, sin dall'inizio del secondo millennio, spinte da rivalità e da sentimenti di odio cittadino, trovarono purtroppo il modo di rivalegggiare tra loro per la supremazia del proprio vescovado.

Nel 1217 papa Onofrio III, con la bolla «Ortatur Nos», confermando l'antichità e lo stato di unione tra le tre diocesi sorelle di Terracina, Sezze e Priverno, stabilì che le stesse restassero unite in perpetuo tra loro anche per ragioni di patrimonio di Mensa. Siccome Terracina si vantava fieramente di essere stata la prima diocesi in terra pontina, e di dover pet questo avere una preminenza sulle altre vicine, insorse Sezze a rivendicare pari antichità e dignità giuridica.Più tardi infatti, nel 1702, insorse una controversia tra le due diocesi per la sede di consacrazione degli olii santi.La popolazione setina postulò tale cerimonia nella sua chiesa cattedrale non in forza di un privilegio consuetudinario ma in qualità di cattedra vescovile «ab immemori constituta».Portando la decisione alla Sacra Rota il ricorso dei Setini fu ritenuto non probativo per un vizio formale.Insorse a questo punto il cardinale Corradini a sanare l'errore e nello stesso tempo scrisse il «De Ecclesia et Civitate Setina» per provare la causa della cattedrale setina.

A sostegno del Corradini, e ad emendare alcuni errori formali della sua opera , l'amico Domenico Giorgi scrisse la famosa «De Cathedra episcopali Setiae civitatis in Latio» per affrontare il giudizio risolutivo del papa Benedetto XIII . Ci vollero ben tre documenti pontifici per risolvere l'intricata questione dei vescovadi ma alla fine di tutto lo stesso papa, con la bolla «Super Universas» del 10 settembre 1725, riconfermè 1'unione delle due diocesi ed unì «aeque principaliter» la chiesa privernate, di cui enumerò gli antichi vescovi.

Anche la Sacra Rota, annullando le precedenti decisioni, confermò il giudizio del papa con proprio decreto «Coram Olivatio» del 1768 . Da quella data le tre diocesi pontine rimasero sempre unite tra di loro con un solo vescovo, anche se con tre curie diverse nelle tre sedi.

Nel 1957, dietro richiesta del vescovo mons. Emilio Pizzoni, recentemente scomparso, con apposito decreto concistoriale, furono riunite le tre curie in una sola, con facoltà di nominare un solo vicario generale. Il 12 settembre 1967 un successivo decreto concistoriale rimodifica il volto della diocesi e, sotto la guida di mons. Pintonello, alle tre diocesi pontine fu annessa Latina ( proveniente dalla diocesi di Velletri ) per farla divenire sede centrale di una nuova diocesi chiamata Terracina, Latina, Priverno e Sezze.

Tra i dati statistici della Diocesi, da una rivelazione abbastanza recente, possiamo notare che il territorio diocesano insiste su 1369 kmq. ed abbraccia ben 17 comuni (distinti in 5 foranie che raggruppano a loro volta ben 84 parrocchie).I sacerdoti diocesani residenti sono circa 80, i catechisti circa 800 (1 su ogni 332 abitanti).È una realtà confortante che a tutt'oggi non esista più una frammentarietà di diocesi, ma un'unica realtà ecclesiale, che col tempo va sempre più fondendosi e si rende omogenea nella nuova realtà della gente pontina.Questa nuova realtà non è nata da un improvviso colpo di spugna sulla storia, ma dal rispetto delle persone e delle singole realtà locali che restano ancorate alle proprie radici: ognuna con originali ricchezze spirituali , senza alcun spirito campanilistico .  


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