Il POR Sardegna per individuare le
proprie strategie di sviluppo, secondo quanto viene
richiesto dall’articolo 41 del Regolamento 1260/1999,
prende in considerazione i principali risultati
dell’analisi di valutazione ex ante predisposta, a cura
dal Centro Regionale di Programmazione della Regione sarda,
sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero del
Tesoro. L’analisi ha riguardato, in particolare:
§
il quadro conoscitivo del fabbisogno,
settoriale e territoriale, espresso in sede di concertazione
dalle Parti economiche e sociali ed istituzionali;
§
i risultati emersi dalla valutazione dei nodi
e dei problemi, nonché delle opportunità da valorizzare
che caratterizzano l’attuale contesto socioeconomico ed
ambientale della Sardegna (analisi SWOT) e il relativo
impatto della strategia in termini di sviluppo sostenibile;
§
le indicazioni emerse dall’analisi dei
risultati conseguiti nel precedente periodo di
programmazione ed evidenziati dai rapporti predisposti dal
Valutatore indipendente del POP Sardegna 1994 - 1999.
§
le tendenze del mercato del lavoro;
§
la situazione, in termini di parità, tra
donne e uomini;
§
l’impatto previsto sul contesto
socioeconomico del miglioramento delle condizioni dal lato
dell’offerta e della domanda;
§
la verifica in termini di coerenza interna del
programma tra le indicazioni emerse dall’analisi SWOT e
gli obiettivi specifici prescelti.
La nuova strategia di
programmazione del POR Sardegna è stata definita e
concordata in sede di partenariato istituzionale ed
economico e sociale e del Terzo settore nel corso di
riunioni periodiche del Tavolo Regionale.
Il partenariato ha
riguardato tutte le fasi che hanno preceduto la stesura dei
documenti programmatici della Regione preliminari al POR.
Nell’ambito del partenariato, un ruolo importante è
svolto dalle Province che, oltre a concorrere alla
programmazione di livello regionale, hanno svolto una
propria concertazione con soggetti di livello subregionale.
Questa complessa attività
ha consentito di effettuare un’analisi conoscitiva delle
diverse aree dell’Isola e del territorio regionale nel suo
complesso sulla cui base è stato possibile elaborare
proposte programmatiche orientate a soddisfare le istanze
espresse, anche in ambito locale, dagli operatori pubblici e
privati.
Particolarmente preziosi
sono stati i contributi forniti, dalle Province, dai Comuni
e dalle Parti economiche e sociali. Da essi è stato
possibile desumere una sostanziale condivisione delle
analisi, degli obiettivi di sviluppo e delle azioni previste
per il loro conseguimento. In alcuni casi sono state fornite
puntuali indicazioni di intervento che costituiscono un
utile riferimento per la formulazione del Complemento di
Programmazione che darà attuazione al Programma Operativo
della Regione Sardegna.
La difficile situazione socio
economica evidenziata dagli indicatori sulla disparità
regionale richiede una strategia di “rottura” con il
passato che sarà perseguita attraverso l’azione
concertata delle politiche complementari a livello
regionale, nazionale e comunitario.
In linea con le indicazioni
del QCS e dei documenti di programmazione regionale,
l’intervento pubblico nell’economia sarda viene
considerato come un unico ciclo di programmazione
che comprenda, in un unicum organico, tutti gli
strumenti programmatici finalizzati allo sviluppo
dell’isola: il Quadro Comunitario di Sostegno 2000/2006,
l’Intesa Istituzionale di Programma, i fondi CIPE per le
aree depresse, le politiche regionali di bilancio, il nuovo
e specifico strumento per l’attuazione dell’art.13 dello
Statuto e, appena ciò diventi praticabile, gli stanziamenti
e gli interventi del bilancio dello Stato territorializzato
su base regionale. Sarà così possibile stimare l’aggiuntività
delle risorse derivanti dall’Unione Europea.
La nuova metodologia di
programmazione che si sta realizzando in modo coordinato a
livello regionale, nazionale e comunitario implica un
modello di crescita fondato non su politiche di
compensazione ma sulle convenienze alle localizzazioni
produttive determinate sia dalle risorse mobili, capitale e
lavoro specializzato ed imprenditoriale, sia sulle risorse
immobili, patrimonio naturale e culturale, specificità
della posizione geografica, radicamento del capitale umano
in sistemi produttivi locali.
È una strategia di
sviluppo che sposta l’accento dal potenziamento della
domanda al potenziamento dell’offerta: offerta di lavoro
qualificato, di servizi competitivi e qualità della vita,
di localizzazioni convenienti, quale precondizione per
attivare la domanda. La sfida della competitività, che
emerge dalle politiche sopra richiamate, chiama in causa
l’efficienza complessiva del sistema, e quindi la
modernizzazione delle istituzioni e della pubblica
amministrazione che dovrà realizzarsi contestualmente
all’evoluzione del ciclo. Da ciò dovrebbe conseguire un
miglioramento permanente del contesto economico, sociale e
ambientale e generare una discontinuità nei comportamenti e
negli atteggiamenti degli operatori economici.
Per evidenziare la dinamica
dei cambiamenti che si realizzeranno nel sistema
socioeconomico regionale sono state utilizzate le
“variabili di rottura” e i relativi indicatori, già
adottati dal QCS e richiamati al paragrafo 1.2 di questo
programma..
Coerentemente con quanto
previsto dal QCS, la strategia e tutte le azioni attivate
dal POR saranno finalizzate al raggiungimento di un
obiettivo generale prioritario consistente nell’assicurare
alla Sardegna un tasso di crescita superiore a quello medio
dell’Unione Europea, entro il quarto anno del settennio
2000 - 2006, nonché, il perseguimento della coesione
economica e sociale delle aree interne dell’isola
che si dovrà realizzare, soprattutto, attraverso una
valorizzazione delle risorse locali in chiave produttiva, un
forte aumento dell’occupazione e della dotazione
infrastrutturale.
Per conseguire
l’obiettivo primario del POR si tenderà a sviluppare la
competitività del sistema economico dell’isola,
potenziando sia la base produttiva regionale, sia la capacità
di attrazione di iniziative imprenditoriali e risorse
esterne. In quest’ottica, un obiettivo cruciale è quello
di sviluppare la capacità di innovazione delle imprese
isolane, favorendo l’ingresso in nuovi mercati,
l’esportazione dei beni prodotti, attraverso la
concessione di aiuti, privilegiando settori e iniziative con
elevato contenuto tecnologico, e riorientando le produzioni
verso segmenti di mercato meno minacciati dalla concorrenza
dei nuovi paesi europei. Parallelamente occorrerà rimuovere
gli ostacoli che scoraggiano la localizzazione di iniziative
produttive nell’Isola, agendo sia su fattori materiali
(infrastrutture di supporto, aree di insediamento
industriale) sia immateriali (disponibilità di capitale
umano qualificato, servizi alle imprese, innovazione
tecnologica, procedure amministrative semplificate). Nel
perseguimento di questo obiettivo, un ruolo determinante è
offerto dal potenziamento delle reti di comunicazione
fisiche e immateriali, volte da un lato a garantire la
continuità territoriale dell’isola con il continente e
una maggior accessibilità delle aree interne, e
dall’altro a cogliere le opportunità offerte dalla società
dell’informazione per abbattere le distanze fisiche legate
alla condizione di insularità.
Il conseguimento di tale
obiettivo non potrà comunque prescindere da politiche di
accompagnamento a livello nazionale, tese da un lato a
calmierare le tariffe ed incrementare l’operatività dei
vettori aerei, e dall’altro ad abbattere i costi
energetici, attraverso eventuali provvedimenti di
defiscalizzazione di combustibili alternativi, in assenza di
una rete di distribuzione del metano sull’isola.
La realizzazione di tale
obiettivo può essere conseguita in maniera efficace
attivando i valori propri della Sardegna, come la qualità
ambientale e culturale, e gli aspetti positivi della natura
insulare. È evidente l’influenza positiva di queste
componenti in particolare sul settore turistico, le cui
potenzialità non sono state ancora sufficientemente
esplorate in termini di diversificazione del prodotto e di
allungamento della stagione. L’insularità, in questa
ottica, è intesa come opportunità da sviluppare, non più
quale penalizzazione, riconosciuta nell’art.130a del
Trattato di Amsterdam, ma anche come prospettiva di
sviluppo.
Il secondo obiettivo della
riduzione del disagio delle aree interne dell’isola sarà
perseguito attraverso la valorizzazione delle risorse
locali, principalmente legate all’agricoltura, alla
pastorizia e all’ambiente, alla forestazione e al turismo,
nonché col miglioramento della dotazione infrastrutturale e
di servizi del territorio. Una funzione preminente nel
perseguimento di questo obiettivo è legata alla
valorizzazione delle risorse umane, specialmente della
componente femminile, delle risorse culturali, alla
promozione del lavoro e dell’imprenditorialità e alla
riqualificazione delle strutture urbane.
Il POR, pertanto, tende a
conseguire gli obiettivi prioritari attraverso la
valorizzazione delle risorse naturali, culturali ed umane,
nonché, dei sistemi di sviluppo locale, delle città e
delle reti e nodi di servizio, concentrando le iniziative in
quelle aree che possono attivare un processo di sviluppo
accelerato, senza peraltro penalizzare le aree interne
dell’isola.
Per quanto attiene, infine,
la metodologia adottata, il POR, in coerenza col QCS, assume
i seguenti principi base: la concentrazione,
con l’attivazione di un numero limitato di obiettivi
specifici e di misure; l’integrazione,
con l’attivazione di azioni integrate nel territorio; il
decentramento e l’individuazione delle responsabilità di attuazione degli
interventi; la verificabilità
dei risultati, attraverso una sistematica attività di
monitoraggio strettamente raccordata alla valutazione in
itinere.
In stretto raccordo con la
strategia e gli obiettivi generali del QCS, la strategia si
organizza intorno a sei assi prioritari:
I)
Valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali
II)
Valorizzazione delle risorse culturali
III)
Valorizzazione delle risorse umane
IV)
Sistemi locali di sviluppo
V)
Miglioramento della qualità delle città, delle
istituzioni locali e della vita associata
VI)
Reti e nodi di servizio
Ad ognuno degli assi prioritari
sopra richiamati sono associati gli “obiettivi globali”
prescelti dalla programmazione regionale che sono
sostanzialmente coincidenti, per finalità e struttura, con
quelli identificati nel QCS e con la batteria di indicatori
capace di misurare l’impatto degli interventi su tali
obiettivi e di poter effettuare una comparazione tra i
Programmi Operativi Regionali e Nazionali ex ante, in
itinere ed ex post.
Ovviamente, nel predisporre
il P.O.R. sono stati individuati, tra i possibili, gli
obiettivi specifici e sono stati selezionati quelli che con
maggior intensità consentono di incidere sulle variabili di
rottura più significative per lo sviluppo socio-economico
dell’isola.
Il POR Sardegna tiene conto delle
priorità e delle indicazioni contenute negli orientamenti
formulati dalla Commissione UE per i programmi relativi al
periodo 2000-2006.
Con riferimento alle indicazioni
di carattere generale contenute nel mandato del QCS, nel POR
sono stati ulteriormente rafforzati i collegamenti tra la
strategia, le misure e sono state individuate le azioni
prioritarie. Nell’impostazione del documento un ruolo
notevole è stato assunto, in particolare dall’Autorità
ambientale regionale che ha contribuito alla predisposizione
del programma.
Nell’individuazione delle
opzioni di carattere strategico del POR, volte a migliorare
la competitività regionale, sono state recepite le priorità
e le indicazioni operative di attuazione indicate
nell’allegato tecnico del mandato del QCS. Ciò è stato
fatto, in particolare, per le scelte in materia di
infrastrutture di trasporto, di infrastrutture ambientali,
della società dell’informazione, della ricerca, sviluppo
e innovazione tecnologica, del rafforzamento delle piccole e
medie imprese e del turismo.
Per i regimi di aiuto è stata
prevista una graduale riduzione delle quote contributive e
criteri di accesso che tengono conto della componente
ambientale e dell’azione integrata, per territori
delimitanti con altre tipologie d’intervento.
Con riferimento alla “Società
dell’informazione” il POR affronta le problematiche
connesse in varie parti del documento; gli interventi più
significativi, peraltro, sono ricompresi nell’Asse VI con
l’individuazione di due misure in favore del settore
telematico e della formazione finalizzata alla diffusione
della “new economy”.
Infine, per quanto riguarda il
principio “chi inquina paga”, le disposizioni attuative
contenute nel QCS sono ovviamente di applicazione per il
P.O.R. Sardegna.
Sulla base delle indicazioni
contenute nelle linee guida per la valutazione ambientale
strategica dei piani di sviluppo regionale e dei programmi
dei fondi comunitari, predisposte dal Ministero
dell’Ambiente – Direzione Generale VIA – l’Autorità
Ambientale della Regione Sardegna, avvalendosi dei
funzionari dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente,
ha proceduto alla redazione
di una valutazione ex ante ambientale a partire dai
dati più aggiornati disponibili. Tali dati, seppure talora
limitati o incompleti, consentono comunque di costituire un
primo riferimento sul quale ipotizzare e i potenziali
impatti derivanti dagli interventi che verranno programmati.
La migliore individuazione
degli impatti ed una prima stima sarà possibile con il
progredire della programmazione, quando, in fasi successive,
verranno approfonditi i contenuti delle misure,
esplicitandone le linee di intervento e le azioni. Ulteriore
e decisivo contributo verrà inoltre dall’attivazione
delle varie reti di monitoraggio, previste nelle misure del
POR, le quali avranno la funzione di colmare le carenza dei
dati e di aggiornare altresì i dati comunque presenti
all’attualità. Sarà
in quel momento possibile anche completare e definire in
maniera migliore il set di indicatori ambientali, con i
quali poter poi formulare compiutamente la valutazione
intermedia e la valutazione ex-post.
Fin da ora, comunque, in accordo
con quanto previsto nel QCS, è stato possibile compiere una
prima stima dell’integrazione ambientale delle misure, in
particolare riferendosi prioritariamente agli Assi I, IV, V
e VI. Dalle analisi effettuate, risulta immediatamente
evidente, come d’altronde ampiamente prevedibile, la forte
integrazione e la forte vocazione ambientale di tutte le
misure contenute nell’Asse I. Anche nelle analisi svolte per gli Assi IV, V e VI, però, è
notevolmente evidente il tentativo di integrazione
ambientale delle politiche di sostegno delle attività
produttive. Le misure relative, infatti,
in linea di massima, partono dal concetto basilare di
minimizzare gli impatti sulle componenti ambientali
interessate, anche adottando i migliori sistemi e
tecnologie disponibili al fine di uno sviluppo
sostenibile. Ulteriore attenzione è stata posta nel
favorire le azioni di formazione, quali presupposto
soprattutto delle azioni volte alla produzione o al turismo.
Questa componente diventa fondamentale in quanto nella
nozione di formazione si intende anche e soprattutto quella
di tipo ambientale, con il conseguente accrescimento della
dovuta sensibilità alle problematiche relative.
È stato inoltre possibile
redigere una matrice
delle stime delle interazioni delle misure del Programma
Operativo Regionale con le componenti ambientali.
La matrice rappresenta i possibili impatti delle misure del programma operativo,
intesi come opportunità migliorative
o eventuali
rischi ai quali l’ambiente può essere esposto. La
graduazione delle interazioni, espressa con uno, due o tre
segni circolari in caso di positività e con il segno “r” in caso di rischio, inoltre, esprime allo stato
attuale della fase programmatoria, essenzialmente
l’andamento ipotizzabile, senza avere in ogni caso la
pretesa di misurarlo rigorosamente. Tale impostazione è il
presupposto per il successivo lavoro di approfondimento e di
analisi che dovrà essere fatto nel momento in cui le misure
verranno maggiormente dettagliate tramite l’esplicitazione
progressiva delle linee di intervento e delle azioni. In
tale fase, che coinciderà con l’elaborazione del
complemento di programmazione, potranno essere stimate con
un maggiore rigore analitico e con il supporto di maggiori
elementi di valutazione, le possibili ricadute sulle
tematiche ambientali al fine di massimizzare le opportunità
ambientali nonché di eliminare o attenuare i possibili
rischi.
Dalla matrice delle
interazioni si rileva, in particolare, come nelle misure
dell’Asse I - Risorse Naturali sia presente la maggiore
concentrazione di opportunità ambientali, e che la maggior
parte delle misure tenga in positiva considerazione la
tematica “risorse umane”. Tale risultato, come
d’altronde quello della già accennata grande integrazione
ambientale delle
misure dell’Asse I, era ampiamente ipotizzabile e la
matrice proposta ne da conferma.
In generale sono state stimate molte
opportunità ambientali e pochi rischi anche per le attività
produttive. Tale conclusione, anche essa concorde con quanto
evidenziato nella analisi dell’integrazione ambientale
degli Assi IV, V e VI, è coerente con le considerazioni
precedentemente svolte, in quanto dovranno essere
essenzialmente promossi interventi che raccordino la
salvaguardia ambientale con le attività economiche e
l’occupazione, nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
In tali interventi, pertanto, la tutela dell’ambiente
nell’ottica dello sviluppo sostenibile sarà assunta quale
criterio irrinunciabile.
La matrice delle
prevedibili interazioni delle misure del POR sulle
componenti ambientali evidenzia in sintesi:
§
che la maggior parte delle interazioni sono
interpretabili come opportunità ambientali, con una bassa
frequenza complessiva dei rischi;
§
la significativa incidenza delle opportunità
sulla tematica “Risorse umane”;
§
che le tematiche relative alla qualità delle
acque e dell’ambiente marino e costiero sono quelle più
interessate a possibili rischi.
Le politiche in materia di
occupazione del POR si inseriscono nella prospettiva generale
definita dal Piano di Azione Nazionale per l’Occupazione
(PAN) e dai quattro pilastri scaturiti dal (processo di
Lussemburgo): occupabilità, imprenditorialità, adattabilità,
pari opportunità. Queste politiche proseguono la strategia già
avviata a livello nazionale con il DPEF 2000-2003 e a livello
regionale con il Piano Regionale per il Lavoro. Le linee
d’intervento attivate dal POR sono ampiamente riprese
nell’Asse III – Risorse Umane.
Per quanto, attiene, in
particolare le politiche in favore della promozione delle pari
opportunità tra uomini e donne, le stesse sono state
delineate sulla base di una lettura della situazione
socio-economica della Regione fatta utilizzando statistiche
disaggregate per genere.
L’assenza, in passato, di
una sistematica valutazione di impatto equitativo di genere
degli orientamenti e degli atti di governo, nonché degli
investimenti e delle risorse finanziarie impiegate, non ha
consentito di fare delle valutazioni significative sulle
politiche adottate.
Tuttavia, in questi ultimi
anni, sono state promosse ricerche che hanno permesso di
descrivere un quadro della realtà femminile sufficientemente
rappresentativo.
Sulla base di queste
conoscenze, si è ritenuto di dover orientare gli interventi,
da una parte sulla promozione della formazione mirata e di
alta qualificazione per favorire l’occupazione, in
particolare nel lavoro autonomo e nell’impresa, e
dall’altra sulla incentivazione e creazione di strutture e
servizi sociali, per favorire la conciliazione della vita
professionale e familiare, per l’accesso delle donne alle
carriere e ai vertici decisionali.
Misure, in tal senso, fanno
parte integrante dell’Asse Risorse Umane e dell’Asse Città.
Ciò che ancora appare carente in particolare in coloro che
rappresentano le Istituzioni regionali e locali, è la
consapevolezza diffusa che la valorizzazione delle risorse
femminili attraverso politiche mirate sul territorio,
costituisce un elemento forte di sviluppo e di modernità.
Si interverrà, pertanto,
sulla formazione di competenze ed esperienze negli organismi
istituzionali e in tutti gli incarichi di responsabilità
dell’amministrazione pubblica affinché adottino
sistematicamente il metodo della valutazione di impatto sulle
strutture e le relazioni di genere, prima di predisporre
qualsiasi programma ed azione di governo.