Il
POR Sardegna, nel perseguire la propria strategia di
sviluppo, adotta lo schema ordinatore del QCS, secondo uno
schema di programmazione “a cascata”, nel quale:
§
gli obiettivi globali descrivono la modalità
con cui la strategia, attraverso la “rottura” dei
parametri individuati, consegue l’obiettivo generale;
§
gli obiettivi specifici descrivono il
contributo di ciascun settore di intervento, all’interno
degli assi prioritari, al conseguimento degli obiettivi
globali, secondo criteri di coerenza, convergenza e
misurabilità.
Analogamente
al QCS, la strategia si articola in sei Assi prioritari di
intervento, che corrispondono alle seguenti aree tematiche:
I)
Valorizzazione delle risorse naturali;
II)
Valorizzazione delle risorse cultural;
III)
Valorizzazione delle risorse umane;
IV)
Sistemi locali di sviluppo;
V)
Miglioramento della qualità delle città, delle
istituzioni locali e della vita associata;
VI)
Reti e nodi di servizio.
Ad
ognuno di questi assi sono associati “obiettivi globali”
della programmazione regionale, sostanzialmente coincidenti,
per finalità e struttura, con quelli indicati nel QCS.
Agli obiettivi globali così individuati, corrispondono
puntuali indicatori capaci di misurare il POR ex ante, in
itinere ed ex post.
All’interno di questo schema, viene data particolare
evidenza ai collegamenti materiali e immateriali (Asse
“Reti e nodi di servizio”).
Non
tutti i nodi più importanti per lo sviluppo dell’isola
(es. costi dell’energia e delle tariffe dei vettori aerei
e marittimi) vengono affrontati con programmi cofinanziati,
ma, nel rispetto della programmazione intesa unitariamente,
sono allocati su programmi finanziati con altre fonti o
fanno oggetto di politiche di accompagnamento.
3.2.1. Asse
I – “Risorse naturali”
Ciclo
integrato dell’acqua
Infrastrutture
idriche. La capacità di regolazione dei 45 invasi
artificiali è di circa 2.250 milioni di mc, prevalentemente
destinati ad uso promiscuo (agricolo, civile, industriale).
I
fabbisogni complessivi individuati dal Piano Acque del 1998
sono pari 2.708
Mmc, così suddivisi: settore civile 417 Mmc; settore
irriguo 1.805 Mmc; settore industriale 376 Mmc; perdite nel
sistema di trasporto 109 Mmc. Risultano attrezzati per
l’irrigazione circa 130.000 ettari, serviti da sistemi di
adduzione consortile, e sono in attività circa 20 zone
industriali, anche se con attività fortemente ridotta.
Per
quanto riguarda l’evoluzione delle precipitazioni, nei 50
anni compresi tra il 1925 e il 1975 sono stati registrati
mediamente 750 mm di pioggia, con un deflusso di circa 250
mm, per una perdita media (soprattutto evapotraspirazione)
di circa 500 mm ed un coefficiente di deflusso pari a circa
0,30.
A
partire dal 1975, ma soprattutto negli ultimi 10 anni, si é
registrata una variazione negativa del regime delle
precipitazioni; tale situazione ha portato ad una ben più
drastica riduzione dei corrispondenti deflussi nei corsi
d’acqua che hanno raggiunto, a seconda della zona
idrografica, valori pari al 45-65% del deflusso registrato
nei 50 anni 1925-1975.
Le
caratteristiche geomorfologiche dei terreni e la situazione
climatica determinata dalle condizioni di insularità, con i
rilievi posti a breve distanza dalle coste, determinano un
regime idrologico contrassegnato da elementi di estrema
variabilità interannuale, ma anche di persistenza
pluriennale, con prolungati periodi di siccità.
Inoltre,
il regime dei corsi d’acqua è di tipo torrentizio, con
deflussi veloci in tempi brevi di ingenti quantitativi
d’acqua. Si registra, anche, la prevalenza di terreni a
bassa permeabilità e sono praticamente assenti estese falde
sotterranee che, oltre a rappresentare degli ottimi serbatoi
naturali di raccolta, assumerebbero un ruolo di regimazione,
ritardando il deflusso a mare delle acque meteoriche.
Per
quanto riguarda le infrastrutture per gli usi idropotabili
– che rivestono, come noto, una priorità d’intervento
ai sensi della L.36/94 -, sono in corso di realizzazione
parte delle infrastrutture previste dal Nuovo Piano
Regolatore Generale Acquedotti, in corso di revisione.
Tale
piano, che risulta realizzato per circa 2/3, riguarda i
principali schemi acquedottistici (n.48) a servizio degli
agglomerati urbani, turistici ed industriali dell’intera
isola.
Rilevanti
problemi si riscontrano nella gestione delle infrastrutture
e del servizio, attribuita a numerosi soggetti (n.33),
spesso portatori di interessi settoriali, con conseguente
frammentazione, disordine e sperequazione fra le varie zone
dell’Isola. Solo gli invasi sono gestiti da 8 Consorzi di
Bonifica, 1 Consorzio acquedottistico (Govossai) e 2 Enti
regionali (Ente Autonomo Flumendosa, Ente Sardo Acquedotti e
Fognature).
Si
evidenzia, inoltre, che nel settore irriguo si registrano
alti consumi dovuti soprattutto al sistema di determinazione
delle tariffe. L’acqua, infatti, viene pagata sulla base
della superficie irrigata e non dei volumi idrici consumati.
Di conseguenza, tale situazione determina comportamenti poco
attenti nell’utilizzo della risorsa da parte degli
operatori agricoli, disincentiva l’adozione di tecniche
irrigue a basso consumo idrico e la modifica di alcuni
ordinamenti colturali.
La
domanda di infrastrutture
fognario-depurative, pur avendo registrato negli ultimi
anni un’evoluzione positiva, è ancora elevata; infatti,
solo l’85% della popolazione è servita da fognature e
solo il 68% è servita da impianti di depurazione.
Su
22 agglomerati industriali, 3 sono privi di impianti di
trattamento delle acque reflue; gli altri, oltre ai reflui
industriali, trattano anche quelli civili.
Non
vi sono impianti di depurazione di reflui conformi alla
Direttiva 271/91/CEE; solo di recente i progetti per la
realizzazione di 10 schemi fognario-depurativi, attualmente
in corso di appalto, sono stati predisposti nel rispetto di
tale direttiva.
La
qualità delle acque destinate ad uso potabile è preoccupante; la totalità delle
stazioni di campionamento si trova, infatti, nelle classi
A2, A3 e Sub A3 e nessuna nella classe A1, anche perché 23
laghi artificiali, a destinazione idropotabile, sono
eutrofici e ipertrofici.
Le
cause sono dovute alle caratteristiche dei terreni dove sono
state invasate le acque e, soprattutto, allo sversamento
diretto o indiretto di reflui non trattati in maniera
ottimale.
La
situazione è di sostanziale “buono stato” per quanto
riguarda le acque destinate alla balneazione (DPR 470/82),
in quanto su un totale di 1.849 km di costa: 981 Km circa
risultano balneabili; 57 Km circa risultano permanentemente
vietati per inquinamento; 550 Km circa non risultano
controllabili, perché inaccessibili con i mezzi a
disposizione; 260 Km circa risultano interdetti
permanentemente per motivi indipendenti all’inquinamento
(es.:zone militari).
Sul
piano degli adempimenti normativi, la L.36/94 è stata
recepita con L.R. n. 29/97, che all'art. 3 individua un
unico Ambito Territoriale Ottimale, coincidente con l'intero
territorio regionale. Tale legge lascia aperta la possibilità
di modificare la delimitazione territoriale e di istituire
nuovi ATO su istanza degli Enti locali interessati. Inoltre,
l’art. 5 prevede che i comuni e le province istituiscano
entro sei mesi dall'approvazione della L.R. il servizio
idrico integrato e costituiscano un consorzio obbligatorio.
Al
momento tale L.R. non risulta attuata.
Difesa
del suolo
Suolo.
I bacini idrografici della Sardegna sono caratterizzati da
corsi d’acqua a regime torrentizio ed alimentati quasi
esclusivamente dalle piogge. Brevi ed intensi periodi
piovosi si alternano a lunghi periodi di siccità. Tale
situazione, che fino a poco tempo fa era peculiare della
Sardegna sud-orientale e meridionale, attualmente è diffusa
su tutto il territorio regionale. I nubifragi si ripetono
con maggiore frequenza e sono sempre più violenti e
concentrati, presentando contributi di piena alquanto
elevati.
Si
rileva, pertanto, un preoccupante incremento della
situazione di dissesto idrogeologico, dovuta essenzialmente
all’erosione legata allo scorrimento superficiale delle
acque. Le aree più danneggiate sono quelle che presentano i
maggiori affioramenti di rocce tenere o incoerenti o di
rocce profondamente alterate, fratturate, poco o affatto
permeabili. Le frane più gravi sono dovute, nella maggior
parte dei casi, all’opera di scalzamento al piede delle
acque incanalate su versanti a media ed alta pendenza e
caratterizzati dalla presenza di litotipi tendenti al
dissesto (area centro-orientale). Le fenomenologie franose,
caratterizzate da crolli di porzioni rocciose di varie
dimensioni, sono limitate ad aree dove affiorano termini
litoidi (graniti, basalti e vulcaniti compatte)
I
fenomeni di erosione intensa lungo le linee di flusso
superficiali sono gravemente accentuati dalla scarsità o
assenza di vegetazione a causa degli incendi, assai
frequenti nel periodo estivo, degli eccessivi sovraccarichi
pascolativi e dell’abbandono dei territori, soprattutto in
aree montane o collinari. Ciò ha determinato negli ultimi
anni anche l’accentuarsi del fenomeno della
desertificazione in alcune zone dell’Isola.
La
situazione idrogeologica è caratterizzata da 7 bacini
idrografici nei quali sono stati individuati 227 bacini
montani. Di questi: 115 (circa 222.000 ha, 74 comuni, pari
al 25% del territorio) sono classificati a rischio di
erosione da medio a forte; 11 (circa 14.000 ha) a rischio
forte e 104 (circa 208.000 ha) a basso rischio.
Il
territorio interessato da media o alta vulnerabilità per
frana, raggiunge nell’isola circa il 25% della sua
estensione. Sono stati dichiarati da consolidare circa 58
comuni (18% dei comuni sardi), mentre per 5 è necessario il
trasferimento.
L’accentuarsi,
nel corso dell’ultimo quinquennio, della già precaria
situazione meteoclimatica ha contribuito al peggioramento
delle condizioni generali di rischio nelle aree storicamente
“degradate”. Tale situazione negativa si è estesa ad
altre realtà che sinora risultavano escluse.
Un
dato positivo è quello relativo alla superficie boscata,
pari a complessivi 899.287 ettari, di cui 309.598 di boschi
di alto fusto (fustaie) e 223.892 ettari di cedui. Tra le
fustaie di latifoglie la sughera occupa una superficie pari
a 116.665 ettari.
L’ambiente
costiero con i suoi 981 Km di spiagge, su uno sviluppo
complessivo di circa 1.850 Km di costa, costituisce una
risorsa di inestimabile valore per la Sardegna. Studi sulle
dinamiche marine hanno, comunque, evidenziato processi di
arretramento della linea di spiaggia. Interventi di
ripascimento e di contenimento dei processi in atto
rappresentano, pertanto, una irrinunciabile necessità a
fronte dell’importanza, anche economica, di tale risorsa
per l’Isola.
Sul
piano organizzativo-istituzionale, è stato individuato un
unico Bacino regionale, articolato in 7 sub-Bacini
idrografici. La funzione di autorità di bacino è svolta
dalla Giunta regionale, nelle more dell'approvazione del
Disegno di Legge “Recepimento della L.183/89 e successive
modifiche e integrazione della L.297/1998”. Attualmente la
bozza del ddl è all'esame del gruppo di lavoro
interassessorile incaricato della redazione di tutti gli
atti relativi agli adempimenti di cui alla L.183/89.
Inoltre
si sta predisponendo il “Piano Stralcio di Bacino per
l'assetto idrogeologico”, che dovrà essere approvato
entro il 30.6.2001. Nell'ambito di tale “Piano Stralcio”
è stato completato e approvato con delibera di Giunta
29.10.99 n. 41/32 il “Piano Straordinario per le aree ad
altissimo rischio idrogeologico”.
Nelle
more della redazione del Piano di Bacino o dei relativi
Piani Stralcio ai sensi della L.183/1989 e successive
modifiche e integrazioni e della L.267/1998, gli interventi
nel campo della difesa del suolo vengono attuati secondo le
previsioni contenute negli “Schemi Previsionali e
Programmatici” di cui all'art. 31 della L.183/89.
Gli
“Schemi”, approvati con delibera di Giunta Regionale
35/9 del 31.10.1990 e aggiornati con delibera 16/1 del
10.4.98, prevedono interventi prioritari di sistemazione di
pendici franose, di difesa del rischio idraulico, di
sistemazione dei bacini montani.
Sulla
base delle previsioni degli “Schemi” finora sono stati
realizzati gli interventi in attuazione dei programmi
triennali finanziati dal Ministero dei LL.PP.
Zone
umide. Nell’ambito costiero rivestono grande importanza le zone
umide, molte delle quali inserite nella convenzione di
Ramsar del 1971. Esse costituiscono il naturale sistema di
espansione idraulica dei corsi d’acqua, rifugio di specie
di avifauna di interesse internazionale, sede di attività
produttive compatibili.
La
superficie complessiva è attualmente stimata in circa
14.400 ettari, ripartita in 59 lagune e stagni costieri; in
19 di questi, concessi dalla Regione ad altrettanti soggetti
e pari a circa 8.500 ettari, vengono svolte attività di
pesca estensiva. Attualmente la produzione ittica annua di
specie eurialine è stimabile in 1.250 tonnellate, valore al
di sotto delle reali potenzialità delle zone umide in
concessione. La pesca lagunare ha, infatti, fortemente
risentito delle modifiche avvenute negli ultimi anni nei
bacini idrografici a causa dello sviluppo urbanistico, delle
pratiche agricole e delle attività produttive non
particolarmente sostenibili dal punto di vista ambientale.
In particolare, il degrado qualitativo degli apporti idrici
continentali veicolati negli stagni, dovuti all’aumento
del carico dei nutrienti, ha inciso negativamente sugli
ambienti lagunari. Infatti, si è verificata una profonda
modificazione della struttura trofica, con processi di
accelerata eutrofizzazione soprattutto nelle stagioni più
calde (temperature elevate, assenza di vento, scarso
ricambio idrico). Le conseguenze negative hanno spesso
riguardato singoli ecosistemi stagnali e lagunari nella loro
interezza comportando in alcuni casi, la totale perdita
della produzione ittica. I problemi sono anche determinati:
dalle ingenti quantità di materiale solido trasportato dai
tributari dei sistemi lagunari, a causa dell’eccessiva
erosione dei terreni attraversati dai corsi d’acqua; dal
minor apporto - nella maggior parte dell’anno - di acque
dolci nelle lagune e stagni costieri, conseguente alla
realizzazione di dighe di ritenuta, ma anche alla scarsa
piovosità; dalle piene improvvise che, oltre ad addolcire
eccessivamente le acque, divelgono gli impianti di cattura
delle peschiere e determinano la perdita di tutta la
produzione ittica. Inoltre, è mancato il coordinamento
degli interventi per il risanamento delle zone umide con
quelli relativi alla tutela del suolo e delle acque del
bacino idrografico di riferimento. Le azioni fino ad oggi
intraprese dalla Regione si sono concretizzate in una serie
di intervento diretti, nella maggior parte dei casi, a far
fronte ad emergenze igienico-sanitarie consentendo, almeno
in parte, la salvaguardia ambientale e il ripristino delle
condizioni di produttività.
Incendi.
Dai dati del 1998 risulta che la superficie forestale
percorsa dal fuoco in Sardegna è stata pari al 2,69% del
totale, mentre la percentuale italiana è stata dello 0,96%.
Nel periodo 1971-1999 si è calcolata una media annua di
3.510 incendi e di 45.702 ettari di superficie totale e
8.536 ettari di superficie forestale percorse dal fuoco. Al
coordinamento operativo della difesa dagli incendi dei
boschi e delle campagne, alle azioni finalizzate alla
prevenzione e repressione degli incendi, alla raccolta ed
elaborazione dei dati, alla individuazione e perseguimento
dei responsabili, provvede il Corpo Forestale e di Vigilanza
Ambientale della Sardegna (CFVA). La struttura è
organizzata nel modo seguente: n.1
Centro Operativo Regionale (C.O.R.);n. 7 Sale Operative
dipartimentali (S.O.);n. 80 Centri Operativi di Comparto (C.O.C.);n.10
Basi Operative (B.O.). Il personale del CFVA è
complessivamente di circa 1000 unità. La situazione dei
mezzi e delle strutture è caratterizzata da prevalente
inadeguatezza o disponibilità limitata ai soli mesi estivi
(es.: elicotteri, a causa degli elevati costi di noleggio),
nonostante il pericolo d’insorgenza degli incendi si stia
sempre più estendendo ai mesi primaverili e autunnali.
Gestione
dei rifiuti
In
attuazione del Piano di Smaltimento del 1992, la Sardegna è
stata suddivisa in 15 bacini di conferimento e sono stati
realizzati i seguenti interventi:
§
n° 2 impianti di termodistruzione con
recupero energetico (Aree Industriali di Cagliari e di
Macomer);
§
n° 2 impianti di stabilizzazione/compostaggio
della sostanza organica (Aree Industriali di Macomer e di
Tempio);
§
n° 14 discariche controllate consortili;
§
n° 2 impianti di stabilizzazione e
valorizzazione energetica (impianto di digestione anaerobica
nell’Area Industriale di Villacidro e impianto di
produzione CDR a Olbia) in fase avanzata di realizzazione.
La
produzione attuale dei rifiuti urbani è stata quantificata
in circa 730.000 tonnellate/anno (dati 1990-1997) che
vengono trattati nel modo seguente:
§
il 18% in impianti di termodistruzione;
§
il 3% in impianti di stabilizzazione/compostaggio;
§
il 70% smaltiti in discariche controllate
consortili;
§
il 9% smaltiti in discariche mono-comunali.
La
gestione degli impianti e delle discariche è assicurata
principalmente dai Consorzi Industriali e dalle Comunità
Montane.
La
raccolta
indifferenziata viene affidata, in genere, ad un
concessionario, ma è ancora significativo il numero dei
Comuni (20%) che gestisce il servizio in economia.
La
raccolta differenziata
riguarda solo lo 0,6% del totale dei rifiuti (soprattutto,
carta, plastica, ex RUP, vetro) e il 15% dei Comuni. La
raccolta del vetro è la più diffusa (50% dei Comuni), ma i
gettiti sono molto modesti e mancano, sia per questo che per
gli altri materiali, gli utilizzatori.
Per
quanto riguarda la produzione
di rifiuti speciali,
sono prevalenti quelli provenienti da attività industriali
(83%). I rifiuti speciali da attività di servizio
provengono, in genere, da impianti termoelettrici (ceneri
leggere e pesanti derivanti dalla combustione di oli e
carbone). Le attività di recupero
dei rifiuti speciali sono per lo più riferibili alle
ceneri e gessi (destinati ai cementifici) derivanti dagli
impianti di produzione di energia alimentati a carbone
(circa 40.000 t/a) ed ai residui derivanti dalle attività
di lavorazione del granito (60.000 t/a, destinati a impianti
per la produzione di manufatti per l’edilizia). Altre
attività di recupero significative sono legate ai rifiuti
dell’agroindustria, in particolare derivanti dalle attività
lattiero-casearie, che vengono utilizzati per la produzione
di mangimi per animali.
Per
quanto riguarda gli adempimenti normativi e lo stato della
pianificazione, in attuazione del Decreto Legislativo n.
22/97 (decreto Ronchi) la Regione ha predisposto il Piano di
gestione dei rifiuti - sezione rifiuti urbani - approvato
con delibera della Giunta regionale N. 57/2 del 17/12/98. A
breve termine il Piano verrà notificato alla Commissione
per il giudizio di conformità alle direttive comunitarie.
La sezione relativa ai “rifiuti speciali” e alla
“bonifica siti inquinati” è in corso di redazione. È
inoltre in corso di avanzata definizione un d.d.l. regionale
“Disciplina della gestione dei rifiuti, degli imballaggi e
della bonifica dei siti inquinati” attuativo del Decreto
Ronchi.
Il
nuovo Piano di gestione dei rifiuti prevede l'organizzazione
in Ambiti Territoriali Ottimali, coincidenti con le
province. Il Piano tiene conto della realtà operativa
consolidatasi nell'ultimo decennio e fornisce le linee-guida
per l'integrazione dell’esistente con la nuova
pianificazione. La delimitazione provinciale degli Ambiti
Territoriali, oltre ad essere espressamente prevista dal
D.Lgs. 22/97, è risultata anche dall'analisi, sviluppata
nel Piano, delle diverse caratteristiche del territorio
regionale, esaminate sia negli aspetti socio-economici e
urbanistico-ambientali che in quelli prettamente
impiantistici ed organizzativo-gestionali.
Il Piano Regionale stabilisce che le Province devono predisporre
i Piani provinciali di gestione ed articolare gli Ambiti
Provinciali in sub-ambiti. Al momento non risulta
predisposto alcun Piano provinciale.
Siti
inquinati ed aree ad elevato rischio ambientale
Con
il Piano regionale di bonifica dei siti inquinati del 1993,
attualmente in fase di revisione, sono stati censiti 410
siti contaminati da attività di scarico incontrollato di
rifiuti solidi urbani (367), da attività industriali (12),
da attività minerarie dismesse (30) e da attività
industriali dismesse (1).
L’area
del Sulcis–Iglesiente-Guspinese, pari a circa 2.455 Kmq e
al il 65% dell’istituendo Parco geominerario, è
sicuramente quella più compromessa dal punto di vista
ambientale.
Nelle
aree minerarie dismesse sono attualmente presenti grandi
scavi a cielo aperto, imponenti discariche, bacini di
decantazione, trincee di coltivazione, infrastrutture e
impianti in completo stato di abbandono. Di conseguenza, si
sono verificati gravi fenomeni di contaminazione ambientale
e, in particolare, di inquinamento chimico superficiale e
profondo.
Di
recente la Regione ha chiesto che la bonifica e la messa in
sicurezza delle aree minerarie dismesse del
Sulcis-Iglesiente venissero ricomprese negli interventi a
carattere nazionale di cui all’art.1 della legge 9
Dicembre 1998, n°426.
Inoltre,
nel Sulcis-Iglesiente, già dichiarata “area ad elevato
rischio di crisi ambientale” (DPCM 23.4.1993), si registra
la più alta produzione di rifiuti speciali dell’Isola
(circa il 65%).
Rete
ecologica
Di
recente sono state approvate le leggi istitutive dei parchi
di Molentargius (circa 1.622 ha) e di Porto Conte, e
istituiti 16 monumenti naturali previsti dalla L.R. 31/1989.
Sono
stati istituiti anche i parchi nazionali geomarini
dell’Asinara (circa 4.800 ha) e dell’Arcipelago di La
Maddalena (circa 4.937 ha); quest’ultimo rientra
nell’istituendo parco marino internazionale delle Bocche
di Bonifacio. Attualmente la loro gestione provvisoria, in
attesa della costituzione dell’Ente parco, è affidata ai
rispettivi Comitati di gestione. È stato, invece, sospeso
il decreto relativo all’istituzione del parco del
Gennargentu-Golfo di Orosei.
Risulta,
inoltre, di prossima istituzione l’area marina protetta di
Capo Caccia-Isola Piana, mentre sono già state istituite
quelle di: Sinis-Isola di Mal di Ventre, Capo Carbonara e
Tavolara-Capo Coda Cavallo.
Attraverso
il progetto Bioitaly e in attuazione della direttiva
Habitat, sono stati individuati ben 114 Siti di Interesse
Comunitario (SIC) per un totale di circa 460.000 ha, molti
dei quali ricadenti in aree parco. Inoltre, sono state
designate 9 Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della
direttiva 79/409 CEE.
Va,
infine, evidenziato:
§
il riconoscimento, con atto ufficiale
sottoscritto dall’UNESCO il 30.7.1998, del Parco
Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, inserito
ufficialmente nella rete mondiale dei Geositi/Geoparchi
istituita dall’ONU;
§
l’istituzione, da parte del Ministero
dell’Ambiente (L.426/1998), d’intesa con lo Stato
francese, del “santuario dei cetacei”, nella zona
tirrenica compresa tra l’arcipelago de La Maddalena,
l’Argentaria in Toscana, la Liguria, la costa francese
fino a Marsiglia e l’isola dell’Asinara.
Energia
Il
problema dell’energia in Sardegna si inserisce in un
quadro generale articolato e complesso, in rapida e continua
evoluzione, caratterizzato da esigenze e condizionamenti
locali, nazionali e sovranazionali talora contrastanti.
A
livello locale incidono soprattutto i grandi programmi di
sviluppo in atto e previsti nel breve termine quali la
realizzazione degli impianti termoelettrici basati sulla
gassificazione dei residui della raffinazione del petrolio
della raffineria Saras e del carbone Sulcis e il programma
di metanizzazione della Sardegna con la realizzazione di un
sistema di approvvigionamento, accumulo, trasporto e
distribuzione del gas naturale.
A
livello nazionale e internazionale incidono soprattutto la
nuova politica energetico ambientale e le inerenti linee di
indirizzo diffusamente sviluppate e dibattute, con ampio
risalto e consenso, nel corso della “Conferenza Nazionale
Energia e Ambiente” del novembre 1998 e dei numerosi
precedenti convegni, dibatti e seminari ad essa collegati.
In particolare i processi di liberalizzazione del mercato
europeo dell’energia elettrica e del gas; l’accordo di
Kyoto del dicembre 1997 nel quale l’Italia ha assunto
l’impegno per il conseguimento di ambiziosi obiettivi in
tema di riduzione delle immissioni di gas serra
nell’atmosfera, basati su un consistente sviluppo e una
rapida diffusione delle fonti energetiche rinnovabili; il
decentramento amministrativo avviato dalle cosiddette
“Leggi Bassanini”, che sanciscono, tra l’altro, il
trasferimento dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali di
competenze, funzioni e compiti amministrativi in materia
energetica.
Il
processo di liberalizzazione del mercato dell’energia,
tuttavia, non comporterà, almeno nel breve periodo,
apprezzabili benefici per la Sardegna in relazione alla sua
condizione di insularità, al limitato territorio, alle
ridotte possibilità di integrazione con il resto del
sistema nazionale e, quindi, alle scarse potenzialità di
sviluppo della concorrenza nel settore energetico.
Mentre
per le altre regioni in condizioni di continuità
territoriale, inoltre, non riveste più particolare
rilevanza la situazione di deficit o surplus energetico, in
riferimento ad un sistema basato su reti energetiche
integrate a livello nazionale e transnazionale, per la
Sardegna è viceversa richiesta una maggiore autonomia, che
diviene pressoché totale per quanto riguarda l’energia
elettrica. Perciò vanno considerati diversamente e
autonomamente i problemi di disponibilità, sicurezza degli
approvvigionamenti e diversificazione delle fonti di energia
primaria.
Punti di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
Ciclo
integrato delle acque
n
45 laghi artificiali già realizzati,
con una capacità di regolazione di circa 2.250
milioni di mc.
n
Attrezzati per l’irrigazione circa
130.000 ettari e servite circa venti zone industriali,
anche se con attività fortemente ridotta.
n
Approvata la LR 29/1997, attuativa della
legge Galli.
n
Sostanziale “buono stato” delle
acque di balneazione.
|
Ciclo
integrato delle acque
n
Scarsa disponibilità di risorse idriche
a causa dei cambiamenti climatici e di carenze nella
gestione delle risorse e degli impianti.
n
Gestione
del settore acqua ripartita tra 33 enti ed organismi.
n
Mancata
attuaz. LR 29/97, attuativa della legge Galli, e
conseguente mancato avvio del sistema idrico
integrato.
n
Nel settore agricolo, limitata
diffusione dei nuovi sistemi di risparmio idrico,
mancata modifica di alcuni ordinamenti colturali e
tariffazione basata sul numero di ettari irrigui.
n
Scarsa qualità delle acque e in
particolare di quelle ad uso potabile soprattutto a
causa dello sversamento nei laghi artificiali di
reflui non adeguatamente trattati.
n
Falde compromesse dalla salinizzazione
in prossimità delle coste o dalla presenza di siti
inquinati.
|
Difesa
del suolo e protezione civile
n
Rischio sismico quasi nullo.
n
Superficie boscata pari a circa un terzo
del territorio regionale.
n
Zone umide di particolare pregio
ambientale, spesso utilizzate per attività di pesca
tradizionali.
|
Difesa
del suolo e protezione civile
n
Processi di degrado esteso delle
coperture vegetali da incendi, sovraccarichi
pascolativi, ecc., che accelerano il fenomeno della
desertificazione e, a valle, l’interrimento delle
zone umide;
n
Elevato rischio di incendi boschivi
dipendente dal comportamento umano e da fattori
climatici.
n
Erosione delle coste da carico
antropico.
n
Assenza di Piani di Bacino, scarsa
integrazione degli interventi e prevalere della logica
del “cantiere di forestazione” e dell’emergenza
nelle attività di recupero e risanamento.
|
segue
Rifiuti
e siti inquinati
n
Piano di gestione dei rifiuti,
predisposto nel rispetto del D.lgs.22/97.
n
Piano di disinquinamento per il
risanamento del Sulcis-Iglesiente (DPCM 23.4.1993).
|
Rifiuti
e siti inquinati
n
Mancata attivazione del sistema di
gestione integrata dei rifiuti.
n
Raccolta differenziata limitata allo
0,6% dei rifiuti.
n
Limitati interventi di bonifica dei siti
inquinati nonostante il 16% del territorio regionale (Sulcis-Iglesiente)
sia stato dichiarato nel 1990 “area di elevato
rischio di crisi ambientale” e la disponibilità di
finanziamenti.
|
Rete
ecologica
n
Vocazione del territorio regionale alla
creazione di aree naturali protette terrestri e
marine.
|
Rete
ecologica
n
Scarso consenso delle comunità locali
alla istituzione di aree naturali protette, già
individuate dal legislatore nazionale e regionale.
|
Energia
n
Presenza di centrali di produzione
idroelettrica;
n
Condizioni ottimali per la
diversificazione delle fonti di energia (clima,
risorse endogene quali il carbone del Sulcis).
|
Energia
n
Elevati costi nella produzione di
energia, nell’adozione di strumenti per la
protezione dell’ambiente e scarsa innovazione
tecnologica degli impianti esistenti.
n
Scarsa diffusione della produzione di
energia da fonti rinnovabili e da risorse endogene.
n
Eccessiva dipendenza dal petrolio.
n
Scarsa
diffusione tecnologie per risparmio energetico.
n
Indisponibilità del gas naturale.
|
|
Monitoraggio
n
Sistemi di monitoraggio ambientale e
territoriale carenti e poco integrati.
|
|
Formazione
n
Quasi totale assenza di una classe
manageriale pubblica e privata consona alle nuove
strategie e scarse azioni di formazione/informazione
finalizzate alla crescita della coscienza ambientale.
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
Migliore qualità dei reflui depurati a
seguito dell’applicazione della direttiva 271/91/CEE
n
Attivazione della finanza di progetto
mediante l’apporto di capitali esterni.
n
Aumento degli investimenti esterni.
n
Aumento della domanda di turismo
ambientale.
n
Rapida diffusione delle fonti
energetiche rinnovabili a seguito delle risultanze
della Conferenza di Kyoto.
n
Liberalizzazione
del mercato europeo dell’energia elettrica.
|
n
Scarichi provenienti da imbarcazioni in
transito lungo le coste dell’Isola.
n
Presenze
turistiche concentrate nel tempo e nello spazio.
n
Variazioni climatiche da inquinamento.
n
Scarse
azioni per ridurre la quantità e pericolosità dei
rifiuti nel processo produttivo di beni di
importazione.
n
Nuovi “shock” petroliferi.
|
Obiettivo
globale dell’asse è quello di “Creare nuove
opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile;
rimuovere le condizioni di emergenza ambientale; assicurare
l’uso efficiente e razionale e la fruibilità di risorse
naturali, riservando particolare attenzione alla tutela
delle coste; adeguare e razionalizzare reti di servizio per
acqua e rifiuti; garantire il presidio del territorio, a
partire da quello montano, anche attraverso le attività
agricole; preservare le possibilità di sviluppo nel lungo
periodo e accrescere la qualità della vita”.
Strategia.
La programmazione regionale, sulla base delle risultanze
dell’analisi SWOT, individua come priorità strategica
comune a tutto l’asse, l’uso corretto e razionale delle
risorse naturali, al fine di garantirne l’adeguata
disponibilità nel tempo e conseguire una migliore qualità
della vita. Ciò comporta, da un lato, la realizzazione di
azioni di conservazione, manutenzione, risanamento
ambientale; dall’altra, la costruzione di efficienti
sistemi di gestione che permettano di massimizzare i
benefici economici e sociali che le risorse sono in grado di
produrre in rapporto ai costi di investimento e di gestione.
Alla strategia generale identificata si affiancano quelle più
specifiche per settori.
Per l’acqua,
coerentemente con gli indirizzi illustrati nel
QCS, si punta a realizzare sensibili incrementi di
efficienza nei sistemi di approvvigionamento, distribuzione
e depurazione, anche mediante il coinvolgimento dei privati
e ad incoraggiare il risparmio e il riuso della risorsa
idrica. A tal fine è necessario procedere attraverso il
compimento dell’opera di organizzazione territoriale del
servizio idrico integrato e del governo unico delle risorse,
avviata con l’approvazione della LR 29/97. Nella strategia
assumono, pertanto, una rilevanza centrale la rimozione dei
limiti e delle carenze di carattere normativo,
organizzativo, programmatico che finora hanno ostacolato il
superamento della frammentazione della gestione e il
conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, come
previsto dalla legge Galli. In particolare, è necessaria la
chiara definizione di un quadro programmatico integrato, in
grado di mettere gli operatori privati nelle condizioni di
valutare la convenienza economica alla gestione dei servizi
e all’investimento di propri capitali.
Per la difesa
del suolo si
punta essenzialmente a garantire un adeguato livello di
sicurezza e a perseguire il recupero delle funzioni
idrogeologiche mediante la realizzazione: delle azioni
necessarie per la messa in sicurezza di aree e
infrastrutture di primaria rilevanza per la vita civile e lo
sviluppo delle attività economiche; degli interventi di
recupero e manutenzione, in un quadro di programmazione
attenta al rispetto e al ripristino degli equilibri naturali
di difesa del suolo. Per questo si vuole dare impulso alla
pianificazione di bacino, tuttora assente, fondamentale per
conseguire un’adeguata gestione del territorio e risultati
significativi rispetto al passato. Nel contempo, si vuole
incoraggiare la realizzazione o l’adeguamento degli
strumenti di pianificazione territoriale di qualsiasi
livello, rendendoli compatibili con le esigenze di tutela
delle risorse naturali e coerenti tra di loro.
Nel settore dei rifiuti
si vuole migliorare il sistema di gestione e a tal fine
è necessario: rendere operativo il Piano regionale- sezione
rifiuti urbani, predisposto nel rispetto delle disposizioni
del decreto Ronchi, rimuovendo gli ostacoli che ne
impediscono l’attuazione e organizzando il territorio in
ATO; approvare ed attuare la “sezione rifiuti speciali”
del Piano; creare le condizioni per favorire il
coinvolgimento degli operatori e capitali privati; garantire
lo smaltimento in condizioni di sicurezza per la salute
pubblica e per l’ambiente.
Con il risanamento
dei siti inquinati
si punta a ridurre l’impatto sulla salute pubblica e a
recuperare, a condizioni di salubrità ambientale, numerose
aree del territorio regionale, per renderle disponibili
ad usi economici e/o naturalistici (es.: aree
minerarie dismesse destinate a far parte dell’istituendo
parco geominerario). Tale strategia richiede: un Piano di
bonifica conforme alle disposizioni del Dlgs 22/97, in grado
di indirizzare gli interventi verso metodi e tecniche
avanzate di recupero e rendere possibile il conseguimento di
risultati positivi; un piano che consenta di realizzare, in
modo integrato, lo sviluppo dei territori; la realizzazione,
in funzione della prevenzione sanitaria, di adeguati sistemi
di controllo, correlando la mappatura dei siti inquinati con
i dati epidemiologici rilevati sullo stesso territorio.
La strategia relativa al patrimonio naturalistico riguarda essenzialmente le aree protette
istituite ai sensi della L.394/91 e della LR 31/89 e le aree
SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS (Zone di
Protezione Speciale) della istituenda rete Natura 2000; essa
consiste nella costruzione di sistemi di gestione che a
livello locale colleghino le attività di tutela,
manutenzione, recupero ambientale con le attività
produttive (agricole, artigianali, turistiche), e generino
al tempo stesso sia conservazione e qualità, sia reddito e
occupazione. Strumentale a tale strategia è la
predisposizione di progetti integrati attraverso i quali
individuare le modalità per combinare in modo ottimale le
esigenze di conservazione con la corretta valorizzazione
dell’ambiente e per attivare nuovi processi produttivi,
partendo dalle vocazioni del territorio di riferimento;
definire gli interventi per migliorare la qualità della
vita delle popolazioni più direttamente interessate. Nella
realizzazione della strategia assume un’importanza
fondamentale l’attivo coinvolgimento delle comunità
locali nella definizione e attuazione delle azioni dirette
al conseguimento di risultati economici e sociali più
significativi rispetto al passato; in tal modo si vogliono
rendere le comunità più consapevoli dei vantaggi che
possono derivare dall’adeguata gestione delle aree
sensibili, anche al fine di allargare il consenso e
conseguire l’ampliamento della rete ecologica regionale.
Per quanto riguarda l’energia, l’impegno dovrà essere teso a riequilibrare il sistema
energetico sardo, ora eccessivamente sbilanciato verso
l’utilizzo di combustibili fossili, verso una maggiore
valorizzazione delle fonti rinnovabili, nel rispetto dei
dettami della Conferenza di Kyoto e del successivo impegno
nazionale scaturito dalla Conferenza Nazionale
dell’Energia e dell’Ambiente. L’obiettivo del
potenziamento delle reti urbane di gas e di una loro
estensione anche ai comuni non capoluogo non sarà
normalmente perseguito con il P.O.R. tranne in casi
debitamente motivati, conformemente alle indicazioni
strategiche del QCS.
Infine, nelle strategie
illustrate, al fine di garantire la sostenibilità
ambientale e la corretta realizzazione degli interventi,
assumono rilevanza trasversale: il potenziamento e lo
sviluppo di sistemi informativi integrati che permettano di
conoscere e di monitorare la sensibilità degli ecosistemi,
lo stato dell’ambiente, i principali fattori di pressione
sulle risorse naturali, lo stato delle infrastrutture
funzionali alla gestione delle risorse. A tale riguardo si
provvederà all’avvio dell’Agenzia Regionale di
Protezione dell’Ambiente Sardegna (ARPAS), la cui legge
istitutiva è in corso di approvazione da parte degli organi
regionali competenti. Assumono carattere trasversale anche:
il potenziamento della ricerca e dell’applicazione di
tecnologie avanzate, in una logica di sviluppo della società
dell’informazione; il coinvolgimento delle competenze
femminili nella definizione operativa e nell’attuazione
delle strategie dell’asse; la formazione di una classe
manageriale pubblica e privata consona a queste strategie.
Gli obiettivi specifici che
concorrono alla realizzazione della strategia suddetta sono:
§
Garantire disponibilità idriche adeguate
(quantità, qualità, costi) per la popolazione civile e le
attività produttive, in accordo con le priorità definite
dalla politica comunitaria in materia di acque, creando le
condizioni per aumentare l’efficienza di acquedotti,
fognature e depuratori, in un’ottica di tutela della
risorsa idrica e di economicità di gestione; favorire un più
ampio ingresso di imprese e capitali nel settore e un più
esteso ruolo dei meccanismi di mercato; dare compiuta
applicazione alla legge Galli e al Dlgs 152/99.
§
Migliorare le condizioni di fornitura delle
infrastrutture incoraggiando il risparmio, il risanamento e
il riuso della risorsa idrica, introducendo e sviluppando
tecnologie appropriate e migliorando le tecniche di gestione
nel settore. Promuovere la tutela e il risanamento delle
acque marine e salmastre.
§
Migliorare il livello di competitività
territoriale garantendo un adeguato livello di sicurezza
‘fisica’ delle funzioni insediative, produttive,
turistiche e infrastrutturali esistenti, attraverso la
realizzazione della pianificazione di bacino, di un sistema
di governo e presidio idrogeologico diffuso ed efficiente e
di una pianificazione territoriale compatibile con la tutela
delle risorse naturali.
§
Perseguire il recupero delle funzioni
idrogeologiche dei sistemi naturali, forestali e delle aree
agricole, a scala di bacino, anche attraverso
l’individuazione di fasce fluviali, promuovendo la
manutenzione programmatica del suolo e ricercando condizioni
di equilibrio tra ambienti fluviali e ambiti urbani.
§
Accrescere la sicurezza attraverso la
previsione e la prevenzione degli eventi calamitosi nelle
aree soggette a rischio idrogeologico incombente ed elevato
(con prioritaria attenzione per i centri urbani, le
infrastrutture e le aree produttive) e
nelle aree soggette a rischio sismico.
Settore:
|
Rifiuti e siti
inquinati
|
§
Migliorare il sistema di gestione dei rifiuti,
promuovendo la raccolta differenziata, il riciclaggio, il
recupero, nonché elevando la sicurezza dei siti per lo
smaltimento e favorendo lo sviluppo di un efficiente sistema
di imprese; dare attuazione alle normative di settore
attraverso la pianificazione integrata della gestione dei
rifiuti su scala di Ambiti Territoriali Ottimali.
§
Risanare le aree contaminate, rendendole
disponibili a nuovi utilizzi economici, residenziali o
naturalistici, e migliorare le conoscenze, le tecnologie, le
capacità di intervento dei soggetti pubblici e privati,
nonché la capacità di valutazione e controllo della
Pubblica amministrazione per la bonifica dei siti inquinati.
§
Promuovere la riduzione della quantità e
della pericolosità dei rifiuti prodotti, anche mediante
campagne informative, favorendo il riutilizzo, il
riciclaggio e il recupero e introducendo innovazioni di
processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.
§
Negli ambiti marginali con sottoutilizzazione
delle risorse: migliorare la qualità del patrimonio
naturalistico e culturale, riducendone il degrado/abbandono
ed accrescendone l’integrazione con le comunità locali in
un’ottica di tutela, sviluppo compatibile, migliore
fruizione e sviluppo di attività connesse come fattore di
mobilitazione e stimolo allo sviluppo locale.
§
Negli ambiti con sovrautilizzo delle risorse:
recuperare gli ambiti compromessi a seguito di usi impropri
e conflittuali; regolare gli usi e la pressione sulle
risorse (anche attraverso sistemi di certificazione
dell’equilibrio nell’uso delle risorse stesse);
accrescere l’offerta di beni e servizi finalizzati alla
qualità ambientale e alla corretta fruizione ambientale
delle risorse, in un’ottica di promozione dello sviluppo.
§
In generale: promuovere la capacità della
Pubblica amministrazione di intervenire per la conservazione
e lo sviluppo; promuovere la rete ecologica come
infrastruttura di sostegno dello sviluppo compatibile e come
sistema di offerta di beni, risorse e valori.
§
Stimolare la produzione e l’impiego di fonti
rinnovabili, promuovere il risparmio energetico e il
miglioramento dell’efficienza gestionale.
§
Sviluppare sistemi di monitoraggio e
prevenzione dell’inquinamento.
§
Disporre di un’adeguata base informativa sullo
stato dell’ambiente, sui fattori che esercitano pressione
sulle risorse e sulla diffusione e funzionalità delle infrastrutture
nei settori del ciclo integrato dell’acqua e dei rifiuti.
Oltre
agli obiettivi specifici dell’Asse I, si richiamano i
seguenti obiettivi dell’Asse III:
Policy Field D
Promozione di
una forza lavoro competente, qualificata e adattabile,
dell’innovazione e dell’adattabilità
nell’organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello
spirito imprenditoriale, di condizioni che agevolino la
creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione
e del rafforzamento del potenziale umano nella ricerca,
nella scienza e nella tecnologia
D.1 Sostenere le
politiche di rimodulazione degli orari e di
flessibilizzazione del MdL e sviluppare la formazione
continua con priorità alle PMI;
D.2 Sostenere
l’imprenditorialità in particolare nei nuovi bacini di impiego
e l’emersione del lavoro regolare.
vedi
tabella
I criteri e gli indirizzi di
attuazione previsti dal QCS per ogni settore sono di
applicazione per il P.O.R. Sardegna. Fatta salva questa
premessa, si illustrano di seguito le principali linee di
intervento che potranno essere finanziate.
Ciclo integrato dell’acqua
a)
linee di intervento per il periodo 2000-2002, da
attuare nel rispetto dei requisiti stabiliti, per lo stesso
periodo, dal QCS:
l
Azioni di supporto all’attuazione della legge
Galli e della LR 29/97, istitutiva del servizio idrico
integrato, tra cui in particolare la formazione, altamente
qualificata, finalizzata alla creazione di nuove figure
professionali e alla riqualificazione del personale pubblico,
e la formazione/informazione diretta alle popolazioni,
funzionale al perseguimento degli obiettivi dell’asse (v.
misura 1.7.).
l
Completamento e riqualificazione di
infrastrutture fognario-depurative e realizzazione,
finalizzata alla razionalizzazione del sistema, di nuove
infrastrutture coerenti con il “Piano Straordinario di
completamento e razionalizzazione dei sistemi di collettamento
e depurazione delle acque” (L.135/1997, DM 244 del
29.7.1997) Tale Piano è stato predisposto nel rispetto degli
obiettivi di tutela ambientale della Direttiva 91/271/CEE,
recepita con Dlgs 152/99.
l
Completamento e riqualificazione di
infrastrutture idriche e fognario-depurative e realizzazione,
finalizzata alla razionalizzazione del sistema, di nuove
infrastrutture fognario-depurative, nel rispetto degli
obiettivi di tutela ambientale del Dlgs 152/99, con il fine di
aumentare la disponibilità di risorse idriche convenzionali e
non convenzionali. Saranno finanziati gli interventi previsti,
nell'ambito dell'Intesa Istituzionale di Programma
Stato-Regione Sardegna firmata il 21.4.99, nell'Accordo di
Programma Quadro “Risorse idriche-opere depurative
fognarie” in corso di definizione. Nelle more
dell'approvazione dell'Accordo, gli interventi devono essere
approvati dall'Autorità di Bacino istituita, in attuazione
della L.183/89, con delibera di Giunta regionale 30.10.1990 n.
45/57.
l
Riqualificazione, nei centri urbani, delle reti
idriche per regolarizzare l’erogazione dell’acqua,
eliminare le perdite e conseguire più elevati livelli di
efficienza, previa valutazione analitica e quantificazione
delle perdite in rete.
l
Interventi di adeguamento e razionalizzazione
delle reti di adduzione per scopi irrigui.
b)
linee di intervento per il periodo 2003/2006, da
attuare nel rispetto dei requisiti, stabiliti per lo stesso
periodo, dal QCS:
l
Completamento e riqualificazione delle
infrastrutture, realizzazione di interconnessioni tra invasi
esistenti e, ove necessario, di nuove infrastrutture idriche e
fognario-depurative, in attuazione delle previsioni del Piano
d’Ambito.
l
Risanamento delle acque invasate da attuare
anche mediante l’integrazione con gli interventi relativi
alla difesa del suolo (misura 1.2.) e a quelli funzionali al
sostegno e allo sviluppo dei territori rurali (Asse IV).
Difesa del suolo
§
Predisposizione dei Piani di Bacino o dei Piani
Stralcio, ai sensi della L.183/1989 e successive
modificazioni, del DPR 18 luglio 1995, recante criteri per la
pianificazione di bacino, e della L 267/1998.
§
Attività di formazione, altamente qualificata,
finalizzata alla creazione di nuove figure professionali e
alla riqualificazione del personale pubblico, e attività di
formazione/informazione diretta alle popolazioni, funzionale
al perseguimento degli obiettivi dell’asse (v. misura 1.7.).
Nelle more dell’approvazione dei
Piani di bacino o dei Piani Stralcio, saranno attivate, con
riferimento alle previsioni contenute negli Schemi
previsionali e programmatici, elaborati secondo le indicazioni
della L.183/1989 e successive modificazioni, le seguenti linee
di intervento:
§
Interventi di messa in sicurezza delle aree a
rischio a partire da quelle riconosciute a più elevata
priorità.
§
Completamento di interventi già avviati.
§
Interventi di difesa del suolo correlati alla
tutela idrogeologica delle aree interessate dalla captazione.
§
Recupero e miglioramento della funzionalità
idraulica e idrogeologica dei sistemi naturali e delle aree
agricole e pastorali compromesse (consolidamento dei versanti,
rimboschimento a fini idrogeologici con essenze idonee,
rinaturalizzazione delle fasce fluviali, riqualificazione
paesaggistica, ecc.), integrando gli interventi con quelli
funzionali al sostegno allo sviluppo dei territori rurali
(Asse IV).
Saranno, inoltre, attivate le
seguenti linee di intervento:
§
Salvaguardia e risanamento dei litorali
degradati, previa predisposizione di adeguati studi e piani di
intervento, nelle more dell’approvazione dei Piani di bacino
o dei Piani stralcio.
§
Salvaguardia e risanamento delle zone umide,
coerentemente con quanto previsto dai programmi di settore
vigenti, nelle more dell’approvazione dei Piani di bacino o
dei Piani stralcio.
§
Realizzazione di interventi di prevenzione degli
incendi e di vigilanza ambientale.
Le linee di intervento elencate
saranno integrate con quelle degli altri Assi che risultano
funzionali e complementari al perseguimento degli obiettivi su
indicati.
Gestione dei rifiuti e siti inquinati
§
Assistenza tecnica alle Province per
l’attivazione degli ATO e per la predisposizione dei
relativi Piani di gestione.
§
Sviluppo del sistema di raccolta differenziata e
delle attività di prevenzione e riduzione della produzione di
rifiuti e del riciclo e riutilizzo.
§
Realizzazione delle infrastrutture di
trattamento e smaltimento in linea con i criteri del decreto
Ronchi e del “Piano regionale di gestione dei rifiuti”.
§
Azioni di supporto all’adeguamento del Piano
regionale di bonifica dei siti inquinati, da produrre – ai
sensi del D.Lgs.22/97 – quale parte integrante del Piano
regionale di gestione dei rifiuti.
§
Interventi di messa in sicurezza, bonifica e
ripristino ambientale dei siti inquinati, in linea con i
criteri previsti dal DM 471/99 e, a partire dal 31.12.2002,
col Piano regionale, in corso di adeguamento alle disposizioni
di cui agli artt. 14 e 22 del D.Lgs.22/1997.
§
Attività di formazione, altamente qualificata,
finalizzata alla creazione di nuove figure professionali e
alla riqualificazione del personale pubblico, e attività di
formazione/informazione diretta alle popolazioni, funzionale
al perseguimento degli obiettivi dell’asse (v. misura 1.7.).
Nelle more del giudizio di conformità
del “Piano regionale di gestione dei rifiuti” alle
direttive comunitarie da parte della Commissione, potranno
essere attivati gli interventi previsti al paragrafo “Criteri
e indirizzi per l'attuazione – Gestione dei rifiuti”
del QCS.
Rete ecologica regionale
§
Azioni di supporto ai soggetti competenti per la
predisposizione dei piani di gestione e dei programmi/progetti
organici.
§
Interventi di conservazione del patrimonio
naturalistico, di valorizzazione mediante l’organizzazione
dell’accessibilità e fruibilità dello stesso e la
dotazione di servizi adeguati, di manutenzione del paesaggio e
del territorio, di recupero di ambiti degradati..
§
Interventi di promozione di iniziative
economiche, di tutela, restauro e recupero delle risorse
immobili, di potenziamento dei servizi, ecc.
§
Nelle aree protette, nei SIC e nelle ZPS:
interventi di ambientalizzazione delle reti elettriche AT/MT
volti a ridurre il loro impatto ambientale.
§
Promozione della rete ecologica regionale
§
Attività di formazione, altamente qualificata,
finalizzata alla creazione di nuove figure professionali e
alla riqualificazione del personale pubblico, promozione di
nuova imprenditorialità e attività di
formazione/informazione diretta alle popolazioni, funzionale
al perseguimento degli obiettivi dell’asse (v.misura 1.7.).
Energia
§
Riattivazione di impianti idroelettrici
esistenti, attualmente non in esercizio per ragioni
esclusivamente tecniche.
§
Realizzazione di impianti idroelettrici in
corrispondenza dei nuovi invasi e di quelli esistenti connessi
con i sistemi di irrigazione e acquedottistici (“mini” e
“micro”, cioè inferiori a 10 megawatt) ove le analisi di
fattibilità indichino la possibilità di una produzione
energetica certa su un arco temporale sufficientemente ampio.
§
Interventi di coibentazione di edifici pubblici
volti al risparmio energetico.
§
Incentivazione alla realizzazione di impianti
che utilizzino le fonti rinnovabili
disponibili in Sardegna; in particolare dovrà essere
sfruttato il potenziale eolico e solare, ma anche quello delle
biomasse sia di origine animale che vegetale.
Gli interventi di completamento
delle reti urbane di distribuzione di gas, da esercire
provvisoriamente ad aria propanata fino alla realizzazione
della metanizzazione della Sardegna, non saranno normalmente
perseguiti con il P.O.R, tranne in casi debitamente motivati,
conformemente alle indicazioni strategiche del QCS, e previa
modifica del POR.
Monitoraggio
§
Monitoraggio delle infrastrutture idriche e
fognario-depurative, delle acque superficiali (pure e
invasate), delle acque sotterranee e marine e delle acque
reflue depurate.
§
Realizzazione della rete di monitoraggio
territoriale ed ambientale.
§
Censimento dei siti inquinati e monitoraggio di
quelli oggetto di interventi di bonifica.
§
Censimento dei siti inquinati da amianto e
creazione della rete di monitoraggio.
§
Ampliamento e adeguamento della rete di
rilevamento della qualità dell’aria.
§
Attività di formazione, altamente qualificata,
finalizzata alla creazione di nuove figure professionali e
alla riqualificazione del personale pubblico, e attività di
formazione/informazione funzionale
al perseguimento degli obiettivi dell’asse (v.misura 1.7.).
Formazione per le misure dell’Asse I
§
Formazione e riqualificazione, altamente
qualificata, del personale pubblico addetto alle attività
relative alle “risorse naturali”.
§
Formazione, altamente qualificata, di nuove
figure professionali per la gestione delle “risorse
naturali”.
§
Formazione/informazione finalizzata alla
crescita della coscienza ambientale ed alla diffusione di
comportamenti meno impattanti sull’ambiente, alla diffusione
di nuovi metodi e tecniche d’uso delle risorse, ecc..
§
Promozione di nuova imprenditorialità e della
diffusione della cultura d’impresa nei settori dell’asse.
3.2.2. - Asse
II – “Risorse culturali”
3.2.2.1. – Analisi
dei bisogni e delle potenzialità
Il
patrimonio culturale dell’Isola, di rilevante valore storico
e archeologico, è contrassegnato da un carattere di forte
diffusività nel territorio, dall’inserimento di molte
emergenze in ambiti paesistici di particolare pregio,
dall’unicità di alcuni elementi tipologici.
Nella regione sono stati
censiti ben 236 siti archeologici di una certa rilevanza,
numero che colloca la Sardegna al terzo posto, in una
graduatoria regionale, dopo il Lazio, con 457 siti e la
Campania, con 250 (Dati della Fondazione Rosselli, 1995). Sul
territorio regionale sono stati censiti, inoltre, circa 8000
nuraghi.
Al carattere diffuso delle
emergenze storico-archeologiche si lega una presenza capillare
delle istituzioni museali: i musei locali e le aree
archeologiche costituiscono in Sardegna un binomio
inscindibile, secondo una logica di forte territorializzazione
del patrimonio e di stretta interrelazione fra ruralità e
centri abitati.
Le istituzioni museali,
compresi i 6 musei statali, sono attualmente 139 (Dati ISTAT,
1996) un valore piuttosto elevato, in rapporto alla densità
abitativa, se confrontato con quelli delle altre regioni
meridionali.
Anche per quanto riguarda la
dotazione di strutture bibliotecarie, il dato relativo alla
Sardegna evidenzia una diffusione capillare del servizio di
pubblica lettura, con 365 biblioteche di ente locale istituite
(funzionanti 293), 53 tra istituzioni di enti diversi
(privati, religiosi ecc.) e 130 biblioteche delle Università
(dati dell’Assessorato della Pubblica Istruzione).
Nel settore dello spettacolo,
invece, emergono elementi di debolezza della situazione
regionale già a partire dal dato relativo alla quantità di
strutture disponibili per questo genere di attività.
Quanto alle strutture
teatrali propriamente dette, l’offerta attuale è assai
limitata e concentrata nei due capoluoghi di Cagliari e
Sassari, , mentre esiste un certo numero (all’incirca 20) di
sale e spazi minimamente attrezzati per l’allestimento di
spettacoli dal vivo.
Dal lato della domanda, vanno
sottolineate significative indicazioni di sviluppo e di
crescita.
Nel settore dei beni
storico-artistici, il numero dei visitatori degli istituti
statali di antichità e d’arte, è passato da 243.872 unità
nel 1990 (Dati ISTAT) a 444.376 unità nel 1997 (Annuario
ISTAT 1998). Di particolare interesse, i dati che si
riferiscono ai siti archeologici di Barumini, Tharros e Nora,
in grado di attrarre, da soli, complessivamente 196.193
visitatori, con una rilevante concentrazione delle presenze
durante la stagione turistica (Rilevazione diretta 1997).
Nell’ambito dello
spettacolo (attività teatrali e musicali), si rileva la
tendenza ad un aumento costante dei consumi, a fronte di una
crescita della quantità dell’offerta (numero di
rappresentazioni): tra il 1990 e il 1996, il totale dei
biglietti venduti è passato da 173.934 a 685.000 (Dati
ISTAT).
Alla
capillare diffusione di istituzioni museali e bibliotecarie
non fa riscontro una qualità diffusa del servizio offerto da
tali istituti. Solo 75 dei 139 musei censiti risultano aperti
e funzionanti. In generale, a parte alcuni punti di eccellenza
riscontrabili nelle principali aree urbane e nelle zone a
rilevante vocazione turistica, le carenze dei servizi
culturali si riferiscono alla quantità e alla qualità degli
spazi a disposizione, alla dotazione di beni disponibili, alle
attrezzature, alla scarsità di risorse umane e finanziarie.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
n
Patrimonio culturale fortemente diffuso
nel territorio.
n
Carattere di unicità di alcune tipologie
storico-archeologiche, come i monumenti e le
testimonianze d’epoca nuragica.
n
Inserimento di numerose emergenze in
ambiti paesistici di particolare valore.
n
Musealizzazione diffusa.
n
Patrimonio librario e documentale di
particolare interesse e valenza conoscitiva in rapporto
alla storia della regione e dell’area mediterranea.
n
Diffusione capillare degli istituti
bibliotecari nel territorio.
n
Sviluppo di un bacino d’impiego, con
buone potenzialità nel settore della valorizzazione e
della gestione del patrimonio e di esperienze di
imprenditoria giovanile.
n
Partecipazione del sistema bibliotecario
regionale alla rete telematica e multimediale nazionale.
n
Collegamento tra aree di valenza
storico-archeologica e paesaggistica e eventi di
spettacolo.
n
Crescita della domanda culturale interna
ed esterna nel settore del patrimonio e delle attività
teatrali e musicali.
|
n
Stato di conservazione dei monumenti e
preoccupante degrado e abbandono di molti siti
culturali.
n
Fenomeni di saccheggio in aree non
custodite.
n
Carenze di vario tipo nello standard dei
servizi culturali (strutture, attrezzature, personale,
consistenza del patrimonio).
n
Gravi problemi gestionali in numerosi siti
e istituti culturali.
n
Insufficiente livello di
infrastrutturazione e valorizzazione di alcune aree di
rilevante valore culturale (punti di accoglienza e di
informazione per i visitatori, parcheggi, …).
n
Organizzazione sistemica dei servizi
bibliotecari e museali ancora incompiuta.
n
Inadeguatezza delle strutture e dei
servizi per attività teatrali e musicali, sotto il
profilo qualitativo e quantitativo.
n
Carenze sul piano dell’innovazione
tecnologica dei servizi, legate anche ad una debolezza
delle reti infrastrutturali di base;
n
Scarsa integrazione dell’offerta
culturale con quella turistica.
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
Attrattività turistica della Regione.
n
Evoluzione degli stili di vita e dei
modelli di consumo e di spesa verso una maggiore domanda
di servizi ad elevato contenuto culturale.
|
n
Concorrenza esercitata da altri poli di
attrazione turistica nel bacino mediterraneo.
n
Possibilità di conflitti di competenza
tra amministrazioni locali.
n
Assenza di progetti integrati.
|
Obiettivo globale dell’asse è “Stabilire le condizioni per
nuove opportunità imprenditoriali nel settore della cultura e
delle attività culturali, accrescere la qualità della vita
dei cittadini, la fiducia e il benessere sociale; valorizzare,
tutelare e rendere maggiormente fruibili le risorse culturali”.
Le politiche regionali nel settore
del patrimonio e delle attività di spettacolo hanno
contribuito ad un incremento della domanda culturale, dell’attrattività
turistica di alcune aree e allo sviluppo di un bacino di
impiego dotato di buone potenzialità.
È necessario, pertanto,
procedere secondo una strategia che punti in maniera più
incisiva sulla riqualificazione dell’offerta nel suo
complesso e sul sostegno a progetti integrati di
valorizzazione del patrimonio in chiave turistica e
imprenditoriale e di sviluppo equilibrato di un territorio.
L’obiettivo delle politiche
regionali, coerentemente con l’obiettivo generale del POR,
ha un carattere duplice. Per un verso, esso coincide col
miglioramento della qualità della vita, della crescita della
fiducia dei cittadini, del capitale umano locale e, in
generale, con la creazione di un ambiente sociale favorevole
allo sviluppo. Per altro verso, esso si identifica con la
creazione delle condizioni di base perché possa svilupparsi
un’imprenditorialità legata alla valorizzazione del
patrimonio e con la realizzazione di circuiti e poli culturali
in grado di attrarre una domanda turistica qualificata e più
estesa nel tempo e nello spazio.
L’analisi SWOT in questo
settore ha evidenziato i principali punti di forza e di
debolezza sui quali è necessario incidere.
Nell’ambito del patrimonio,
lo stato di avanzato degrado e l’insufficiente livello di
infrastrutturazione di siti e aree di notevole valore storico
e artistico rende prioritari e urgenti interventi di
salvaguardia e di valorizzazione da attuarsi in stretta
connessione con azioni di tutela ambientale e finalizzati alla
creazione di un paesaggio culturale regionale in cui siano
visibili e accessibili per i visitatori le testimonianze più
significative della storia urbana e rurale.
Questo obiettivo sarà
perseguito nel quadro di un programma di valorizzazione e
gestione delle risorse recuperate, per evitare interventi fini
a se stessi, privi dei necessari presupposti gestionali o di
collegamento con l’imprenditorialità turistica.
Inoltre, la presenza di carenze di
vario tipo (anche sul piano dell’innovazione tecnologica)
nello standard dei servizi offerti da musei e aree
archeologiche, rende necessario un complesso di interventi per
la riqualificazione e il potenziamento dei servizi esistenti
per la fruizione (adeguamento strutturale, innovazione
tecnologica, didattica, comunicazione, animazione..) e
l’accoglienza e il comfort dei visitatori (punti ristoro,
punti vendita, parcheggi). Gli interventi relativi al
patrimonio bibliotecario-archivistico saranno realizzati
secondo le condizioni previste nel QCS, mentre le iniziative
concernenti più specificamente lo sviluppo della Società
dell’ informazione (Mediateca 2000, SBN, ecc.), finalizzate
a migliorare ed estendere le condizioni di accesso al sapere e
alla conoscenza, saranno attuate nell’ambito dell’asse VI
“Reti e nodi di servizio”.
Per quanto riguarda lo
spettacolo, in relazione alla forte criticità determinata
dall’inadeguatezza delle strutture e dei servizi, le
politiche regionali sosterranno un’azione incisiva
prioritariamente volta al recupero di edifici e strutture di
valore storico, privilegiando quelli inseriti in contesti con
forte valenza paesaggistica e culturale e funzionali alla
realizzazione di reti e circuiti territoriali, al fine di
accrescere l’attrattività turistica del territorio,
soprattutto in periodi dell’anno di minor richiamo.
Lo sviluppo di un bacino di
impiego con buone potenzialità nel campo delle attività
legate alla gestione e alla valorizzazione del patrimonio,
allo spettacolo, alla produzione di materiali multimediali,
evidenziato come uno dei punti di forza dell’analisi SWOT, e
che costituisce un’importante opportunità per
l’occupazione femminile, verrà sostenuto attraverso
interventi di tipo formativo, incentivi, servizi alle imprese
e alle organizzazioni operanti nel settore, anche
nell’ambito delle azioni previste nell’asse III “Risorse
Umane”.
Al fine di rendere sempre più
legati al territorio gli effetti positivi determinati dagli
intereventi di salvaguardia, valorizzazione e gestione, la
strategia dell’Asse adotta un approccio integrato (tra le
molteplici risorse e opportunità di cui un territorio dispone
e tra diversi soggetti istituzionali), evitando in ogni caso
di intervenire su singole risorse puntuali. Si tratta dunque
di creare un’offerta integrata, a livello territoriale,
legando insieme attività e beni diversi, attivando
interazioni con le risorse naturalistiche e ambientali, con le
filiere della produzione artigianale, col sistema
dell’accoglienza e della promozione turistica.
§
Consolidare, estendere e qualificare le azioni
di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico,
architettonico, storico artistico e paesaggistico, nonché
quelle relative alle attività di spettacolo e di animazione
culturale, quale strumento di sviluppo economico del
territorio.
§
Sviluppare l’imprenditorialità e la crescita
delle organizzazioni legate alla valorizzazione e alla
diffusione della conoscenza del patrimonio culturale. Creare
le condizioni e favorire la creazione di strutture ad alta
specializzazione per la gestione di interventi di restauro e
valorizzazione. Sviluppare attività di formazione per la
riqualificazione e la creazione di competenze legate al
patrimonio e alle attività culturali.
§
Migliorare la qualità dei servizi culturali e
dei servizi per la valorizzazione del patrimonio, compresa la
promozione della conoscenza e della divulgazione, anche ai
fini dell’innalzamento della qualità della vita.
§
Coerentemente con il QCS, l’asse viene
attuato attraverso progetti integrati intorno o a un’area
territoriale o a una o più aree tematiche, coniugando gli
aspetti di valorizzazione delle risorse culturali allo
sviluppo del territorio al fine di raggiungere un’adeguata
“massa critica” (in termini di mobilitazione della
domanda). La definizione dei criteri di selezione dei
progetti e delle aree su cui concentrare l’intervento sarà
quindi ispirata da:
l
impatto sullo sviluppo locale e in particolare
su quello turistico della regione;
l
miglioramento del capitale umano locale;
l
partenariato e cofinanziamento privato, tanto
nella fase di realizzazione che di gestione;
l
piano di gestione, che preveda un’analisi di
fattibilità operativa del progetto, in termini di
economicità di gestione e di capacità di stare sul
mercato.
Le tipologie di intervento
finanziabili sono:
§
Recupero, valorizzazione e gestione del
patrimonio archeologico, architettonico e culturale:
l
interventi di restauro, dotazione di servizi e
piani di gestione delle aree e dei parchi archeologici;
l
restauro e ristrutturazione funzionale di
contenitori museali, degli edifici storici sedi di archivi,
di biblioteche e di servizi culturali diversi (secondo i
criteri previsti dal QCS);
l
interventi conservativi e di ristrutturazione
funzionale dei complessi architettonici e dei complessi
industriali dismessi per lo svolgimento di attività
culturali e di spettacolo;
l
recupero di edifici già adibiti a sedi
teatrali;
l
recupero di emergenze architettoniche e
archeologiche in accompagnamento a processi di
riqualificazione dei centri storici.
Gli interventi verranno realizzati
attraverso progetti, dove l’attività di recupero di beni
e strutture sarà strettamente connessa con la messa a punto
di un sistema di servizi di qualità, secondo standard
minimi di efficienza, in parte affidabili a soggetti privati
(cooperative e società giovanili), con l’offerta di
formazione mirata e qualificata per i tecnici e i
responsabili di gestione, con il sostegno ad iniziative di
raccordo con attività culturali diverse (parchi culturali,
ecc.), con interventi di valorizzazione del patrimonio
ambientale e di riqualificazione dei servizi per
l’accoglienza turistica.
§
Servizi per l’accesso e la fruizione del
patrimonio culturale:
l
sviluppo dei servizi museali e delle aree
archeologiche che comprende l’attivazione di sistemi
territoriali di gestione avanzati e il miglioramento dei
servizi di fruizione;
l
potenziamento dei servizi archeologici,
museali, teatrali, musicali, bibliotecari e documentari.
l
attivazione di interventi mirati allo sviluppo
e all’approfondimento delle attività di inventariazione,
catalogazione, diffusione della
conoscenza del patrimonio culturale;
l
attività formative finalizzate sia alla
creazione di nuova occupazione, che alla riqualificazione
delle professionalità esistenti.
I progetti nell’ambito di questo
obiettivo saranno di tipo trasversale, con interventi
formativi mirati, poiché dovranno rispondere alle nuove
esigenze, in termini di offerta di servizi qualificati e di
aumento della domanda culturale, che scaturiranno
dall’attuazione delle altre linee di intervento.
§
Sostegno alle iniziative imprenditoriali
nel settore culturale:
l
promuovere e sviluppare una maggiore
integrazione tra l’imprenditorialità turistica di un
determinato territorio e le relative risorse culturali;
l
sostenere l’integrazione fra l’attività
di spettacolo e quelle più genericamente culturali espresse
dal territorio, al fine di sostenere le infrastrutture
teatrali e musicali nei centri minori;
l
sviluppare l’impresa culturale, anche quelle
appartenenti al terzo settore, anche attraverso le linee di
intervento ad hoc previste nell’asse III “Risorse
umane”
l
sviluppo dei servizi teatrali e musicali su
basi territoriali e di eventi culturali innovativi capaci di
attivare flussi turistici allungando la stagione;
l
sviluppo di attività di conservazione,
restauro e produzione di strumenti e oggetti della cultura
locale e della valorizzazione di prodotti dell’artigianato
artistico, in collegamento con le specifiche linee di
intervento previste negli assi III “Risorse umane” e IV
“Sistemi locali”.
3.2.3. - Asse
III – “Risorse Umane”
3.2.3.1. - Analisi
dei bisogni e delle potenzialità
I livelli di istruzione della
popolazione regionale sono sensibilmente cresciuti,
particolarmente tra le nuove generazioni. L’innalzamento
dei livelli di scolarità è riscontrabile soprattutto tra
le giovani donne. Tra il 1981 e il 1991, la percentuale
delle laureate passa dal 5,5% al 6,7% nella classe d’età
25-44 anni, mentre si registra un lieve decremento maschile.
Nel caso dei diplomati, in riferimento alla stessa classe
d’età, l’incremento maschile è pari al 5,9%, mentre
quello femminile raggiunge l’8,8%. Il maggiore dinamismo
della popolazione femminile trova conferma anche nei dati
relativi ai tassi di scolarità medio-superiore. Nell’anno
1995/96, il tasso di scolarità femminile, pari al 91,8%
contro l’87,3% maschile, si rivela tra quelli più alti
riscontrati nelle regioni italiane ed è superiore di oltre
10 punti rispetto al valore medio nazionale, pari
all’80,0% (Dati ISTAT). Tuttavia, accanto a queste
dinamiche positive rilevabili tra le ultime generazioni e
che costituiscono sicuramente un
fattore di forza permane una situazione di profondo
disagio.
Occorre evidenziare,
innanzitutto, l’incompiutezza del processo di
scolarizzazione di massa. Il 16,7% (2.190 maschi e 1.091
donne) delle forze di lavoro non dispone di alcun titolo o
al massimo della licenza elementare, un valore preoccupante
e più elevato rispetto al dato nazionale, pari al 14,2%
(Dati ISTAT, media 1998).
Sempre in riferimento alle
forze di lavoro la quota di diplomati è, in Sardegna,
uguale al 25,9% (12,4% donne e 13,5% uomini), mentre la
quota nazionale è pari al 29,5%.
Per quanto riguarda i
livelli più alti dell’istruzione (laurea breve, laurea e
dottorato) il dato regionale si attesta all’8,9%, con
uguali percentuali per le donne e gli uomini, mentre il dato
nazionale è pari all’11,7% e quello meridionale
all’11,0% (Dati ISTAT, media 1998).
Si rilevano percentuali
elevate anche relativamente anche a irregolarità e
interruzioni dei percorsi scolastici.
Un primo indicatore è dato
dai tassi di ripetenza. Nella scuola media superiore, essi
raggiungono il 10,8% (il 3,3 per le ragazze e il 7,5% per i
ragazzi), un valore assai elevato in rapporto a quelli del
Mezzogiorno, dove si rileva il 5,4% di ripetenze e
dell’Italia, col 4,76%. Anche nella scuola media superiore
le differenze rispetto al Mezzogiorno e all’Italia sono
assai marcate. Il tasso di ripetenza per questa fascia di
istruzione, in Sardegna è pari al 14,9% (6,3% per le
ragazze e 8,6% per i ragazzi), mentre nel Mezzogiorno è del
6,9% e in Italia del 7,1% (Dati ISTAT, 1997). Il tasso di
interruzione di frequenza nella scuola media secondaria è
pari al 7,9% con una media particolarmente elevata, pari al
12,1%, relativamente agli studenti maschi.
Per quanto riguarda la
dispersione scolastica, secondo i dati del Ministero per la
Pubblica Istruzione, le quattro province sarde si collocano
tutte agli ultimi posti in una graduatoria fra le province
italiane. Secondo un indicatore sintetico di dispersione
(100=valore minimo; 0=valore massimo), in particolare le
province di Sassari (20,44) e di Cagliari (18,99) si trovano
rispettivamente nella quintultima e quartultima posizione.
Per quanto attiene infine
la presenza di gravi carenze nel sistema delle
infrastrutture scolastiche si rileva che, in base a un
indicatore sintetico per l’edilizia scolastica
(100=situazione migliore; 0=situazione peggiore), è
soprattutto la provincia di Cagliari a esibire la situazione
più disagiata, con un valore di appena 4,6, in fondo ad una
graduatoria che la vede agli ultimi posti, seguita solo
dalla provincia di Napoli, con 2,17 e di Reggio Calabria con
0 (Dati del Ministero per la Pubblica Istruzione 1999).
Il tasso di disoccupazione
per titolo di studio per i laureati cresce dal 7,1% del 95
al 10,4% del 1997 mentre diminuisce quello di coloro che
hanno al più la licenza media dell’obbligo.
La domanda di laureati o
diplomati universitari in Sardegna rappresenta il 3,7% delle
assunzioni previste nei prossimi due anni (15 mila) quasi 3
punti percentuali in meno della media nazionale (6,6%).
Il dato per certi versi più
problematico comunque riguarda la domanda di capitale umano
qualificato nel settore dei servizi che sommando la domanda
di laureati e quella di diplomati raggiunge il 37% delle
nuove assunzioni il 5% in meno della media nazionale. La
scarsa valorizzazione del capitale umano qualificato
costituisce proprio nel settore dei servizi uno dei
principali fattori di debolezza del sistema socio economico
sardo.
Per quanto attiene il mercato del
lavoro regionale, l’indicatore più significativo,
rappresentato dal tasso di attività, cioè dal rapporto tra
le forze di lavoro e la popolazione totale da 15 anni in su,
i valori riscontrati si mantengono relativamente stabili nel
tempo. Questo indicatore, che può essere interpretato come
una misura sintetica dell’offerta di lavoro, relativamente
alla popolazione residente, oscilla in Sardegna intorno a
valori compresi tra il 45-46% sin dalla seconda metà degli
anni ‘70. Esso ha raggiunto la punta massima del 50% nel
1992, per poi ridiscendere ai suoi livelli abituali al di
sotto del 47%. Negli ultimi anni, la punta massima è stata
toccata nell’aprile 1999, con un valore del 46,9%, ma nel
gennaio di quest’anno il suo valore è ridisceso al 45,8%.
In valore assoluto, le forze di lavoro rilevate nell’Isola
a gennaio di quest’anno sono risultate pari a 640 mila
unità, con una netta tendenza verso la diminuzione rispetto
al valore medio registrato nel 1997.
Il tasso di occupazione,
invece, può essere considerato come un indicatore sintetico
della domanda di lavoro, sempre in relazione alla
popolazione potenzialmente attiva, cioè a quella compresa
tra i 15-64 anni. Il tasso di occupazione in Sardegna è
diminuito dal 46,5% nel 1977 al 42,2% nel 1998, in ciò
assecondando una tendenza generale verso la diminuzione
presente in questo periodo anche in Italia. L’attuale
tasso di occupazione in Sardegna implica che su quattro
persone in età compresa tra 15-64 anni, lavorano solo 1,7
persone, mentre lo stesso dato in Italia è pari a 2.
Rispetto al totale della popolazione, includendo quindi
anche i minori di 14 anni e gli anziani, il tasso di
occupazione in Sardegna nel 1999 è risultato pari al 36,9%,
il che significa che mediamente ogni lavoratore sardo ha a
carico altre due persone.
La maggiore evidenza delle
debolissime condizioni del mercato del lavoro regionale sono
sintetizzate da questo indicatore ancora meglio di quanto
non faccia il tasso di disoccupazione, anche se le sue più
recenti evoluzioni mostrano una leggera tendenza al rialzo.
Nel 1999, infatti, il tasso di occupazione regionale si è
attestato sul 43,9%, con un recupero di 1,7 punti
percentuali sul 1998, che rispecchia un recupero analogo
verificatosi anche a livello nazionale (dal 50,8 nel 1998 al
52,5% nel 1999). Tale incremento riguarda essenzialmente le
classi di età mature, dai 25 anni in su, mentre per le
classi giovanili il tasso in questione è diminuito dal
15,8% nel 1998 al 15,4% nel 1999.
Peraltro, la scomposizione
di questo indicatore per genere e classi di età conferma
che anche in Sardegna il problema occupazionale riguarda
essenzialmente i giovani e le donne, mentre per quanto
riguarda i maschi della fascia principale di età (30-64
anni) il problema si presenta relativamente meno drammatico.
Il corrispondente tasso di occupazione regionale di questa
classe di età, infatti, nel 1999 si è attestato sul 73%,
contro un livello di poco superiore nella media nazionale
(76,5%). Le differenze, anche molto consistenti, sorgono
invece con riferimento all’occupazione giovanile e
femminile. Per quanto riguarda i giovani, ovvero la classe
di età compresa tra 15-24 anni, il tasso di occupazione
medio in Sardegna nel 1999 è risultato del 15,4%, di molto
inferiore al corrispondente tasso nazionale (25,2%).
Per le donne, poi, anche se il
tasso di occupazione complessivo è leggermente migliorato
passando dal 26,4% nel 1998 al 28,2% nell’anno successivo,
la situazione del mercato del lavoro resta molto debole. Di
fatto, mediamente solo una donna su quattro lavora in
Sardegna, mentre in Italia il tasso di occupazione femminile
è superiore di dieci punti percentuali a quello regionale
(38,3%). Tra le giovani donne (classe di età 15-24 anni),
infine, solo il 10,6% risultano occupate in Sardegna, contro
valori medi pari al 21,3% in Italia.
Peraltro, la distribuzione
settoriale dell’occupazione in Sardegna mostra una netta
prevalenza dell’occupazione nel settore dei servizi (69%
nell’indagine del gennaio 2000), di cui il 17% riguarda il
settore del commercio. Scarso risulta il contributo degli
altri settori, suddiviso tra meno del 9% in agricoltura, il
10,6% nell’industria in senso stretto e l’11,7% nel
settore delle costruzioni. In valori assoluti,
l’occupazione regionale negli ultimi due anni si è
attestata intorno alle 500 mila unità, meno, come si è già
detto, di un terzo dell’intera popolazione dell’Isola.
Alla debolezza del mercato
del lavoro regionale in termini di tasso di occupazione fa
da riscontro altrettanta debolezza in termini di tasso di
disoccupazione. Il problema della disoccupazione si è
andato aggravando in Sardegna dopo il 1978. Sino a tale
anno, infatti, il tasso di disoccupazione regionale era
ancora contenuto al di sotto del 12%. A partire dal 1979,
invece, esso balza subito oltre il 14% e va continuamente
crescendo negli anni successivi, sino a raggiungere il 21,5%
nel 1985, per poi rimanere su livelli compresi tra il 18 e
il 21% negli ultimi quindici anni. Nella media del 1999,
esso si è attestato proprio al livello del 21%, dove in
pratica sosta dal 1995. Anzi, il dato congiunturale rilevato
nel gennaio del 2000 lo vede in crescita al 22,1% (vedi
tabella). Si tratta di un livello allineato col
corrispondente dato del Mezzogiorno e doppio, come si è già
visto, rispetto al dato medio nazionale.
Anche con riferimento a
questo indicatore del mercato del lavoro, il dato medio in
realtà nasconde una varietà di situazioni molto più
articolata. Come si è già visto per la debolezza del tasso
di occupazione, infatti, anche il problema della
disoccupazione riguarda molto meno i maschi della principale
classe di età (30-64 anni), mentre si concentra per lo più
sui giovani e sulle donne. Per i primi c’è stato un
recente peggioramento dal 9,1% nel 1998 al 10,5% nel 1999,
compensato da una diminuzione dal 36,9 al 35,5% della classe
di età 15-29 anni. Per le donne la situazione si presenta
più grave, con un valore medio del tasso di disoccupazione
pari nel 1999 al 30%, ma che diventa del 65,2% per le
giovani. Per la classe di età 15-24 anni, peraltro, non ci
sono grandi differenze tra maschi e femmine ed il dato
disoccupazionale medio si attesta nel 1999 oltre il 55%.
In valori assoluti, la
disoccupazione in Sardegna ha subito un aumento negli ultimi
due anni. Si è passati, infatti, da un numero di
disoccupati dell’ordine di 130-135 mila unità nel biennio
1997-’98 a 142 mila unità sia nella rilevazione di aprile
1999, sia in quella del gennaio 2000, confermando così la
tendenza al peggioramento già posta in evidenza
dall’esame del tasso di disoccupazione.
Per descrivere in modo più
puntuale le caratteristiche del mercato del lavoro e la sua
dinamica nel corso degli ultimi anni, si riportano qui di
seguito alcuni dati sulla struttura della popolazione e
delle forze di lavoro dai quali si possono evincere le
criticità sulle quali intervenire con politiche mirate.
Il sistema regionale della Ricerca
e Innovazione Tecnologica presenta un buon livello dal lato
dell’offerta pubblica (Università, Enti nazionali e
regionali di ricerca) e pubblico-privata (Parco Scientifico
e Tecnologico). Lo stato dell’offerta a livello
universitario e dei centri di ricerca nazionali è descritto
nel PON del MURST.
Per quanto riguarda i
centri di ricerca regionali, l’offerta è oggi costituita
da strutture di ricerca e sviluppo tecnologico operanti nei
settori delle biotecnologie, ambiente, informatica e
comunicazioni, materiali. I centri di ricerca più
rilevanti, realizzati in gran parte con fondi pubblici e
concentrati soprattutto nella provincia di Cagliari e
Sassari, sono Hydrocontrol (risorse idriche), Neuroscienze
(farmacologia) CRS4 (informatica), Ailun (tecnologie
ottiche), C.R.A.-SARAS Ricerche (tecnologie ambientali),
Atlantis (servizi informatici), IMC (ambiente marino),
Biotecne e Porto Conte Ricerche (biotecnologie), Istituto
Zootecnico e Caseario e CRAS (agricoltura e zootecnia). Il
Consorzio Ventuno (che sta realizzando le strutture del
Parco Scientifico e Tecnologico a Pula ed è presente anche
in Porto Conte, Alghero) ha aperto propri sportelli
tecnologici in tutte le province e, a Cagliari, ha
realizzato un incubatore e un centro di prototipazione.
A
fronte degli investimenti sul lato dell’offerta non
risulta adeguato il coinvolgimento delle imprese. La spesa e
gli addetti in R&S delle imprese è di molto inferiore
alla media nazionale così come la capacità di innovazione
(come detto nel capitolo I). Nella seconda metà degli anni
novanta, per questi motivi, si è avviata una politica di
maggior attenzione alle imprese. Con i finanziamenti dello
scorso Programma Operativo (che pure ha visto il
coinvolgimento di 17 imprese e 19 centri di ricerca o
istituti universitari e l’effettuazione di 12
trasferimenti tecnologici), il costo per addetto degli
investimenti è stato in media pari a circa 600 milioni. Un
successivo programma (che ha invece visto la partecipazione
diretta di 18 imprese in 34 progetti), il costo medio per
addetto è stato di 126 milioni (nettamente inferiore al
precedente programma).
Complessivamente,
le imprese partecipanti direttamente o indirettamente a
programmi di ricerca o servizi tecnologici negli ultimi anni
(e, quindi, le imprese innovative) appartengono soprattutto
ai settori delle biotecnologie applicate all’agroalimentare
e agroindustriale (con una forte componente
lattiero-casearia) e alla medicina, della elettronica ed
informatica; dell’ambiente (tecnologie e tecniche per
controllo inquinamento acqua e aria, produzione di biomasse).
Esiste, quindi, una sostanziale sintonia tra i settori di
specializzazione della domanda e dell’offerta.
Da
tali dati emerge che un coinvolgimento diretto delle imprese
è possibile se viene avvertito dal sistema imprenditoriale
e scientifico una forte volontà strategica unitaria
(comunitaria, nazionale e regionale) nell’indirizzare in
modo nuovo i finanziamenti e gli interventi.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
n
Crescita dei livelli di istruzione tra
le nuove generazioni e particolarmente tra le giovani
donne.
n
Diffusione della propensione all’autoimprenditoria-lità
nel mondo giovanile e femminile.
n
Crescita della propensione alla ricerca
di un lavoro, anche in settori tradizionalmente
maschili, da parte delle donne.
n
Avvio di iniziative di raccordo tra
Università, Centri di ricerca e imprese (Programma
regionale di ricerca applicata).
n
Avvio della realizzazione delle
infrastrutture nei poli del Parco scientifico e
tecnologico.
|
n
Un
processo di scolarizzazione ancora incompiuto, i cui
limiti sono dati dall’esistenza di forme di
analfabe-tismo strutturale e funzionale di una certa
gravità.
n
Una quota ancora piuttosto modesta di
persone che pervengono a un grado di istruzione
medio-superiore e universitario.
n
Una percentuale elevata di interruzioni
e irregolarità nei percorsi scolastici.
n
La
presenza di gravi carenze quantitative e qualitative
nel sistema delle infrastrutture scolastiche.
n
Ridotta incidenza dei laureati
all’interno del mercato del lavoro e scarse
opportunità di occupazione qualificata in loco per
chi possiede una scolarizzazione media o alta.
|
segue
|
n
Scarsa presenza di strutture e
iniziative finalizzate all’orientamento scolastico e
professionale e di servizi attivi per la ricerca di
lavoro.
n
Insufficiente integrazione tra
istruzione, formazione, ricerca e sistema produttivo.
n
Presenza di alti tassi di
disoccupazione, soprattutto giovanili e femminili.
n
Bassi tassi di attività, soprattutto
della componente femminile.
n
Presenza di forme di lavoro irregolare.
n
Offerta limitata di formazione continua
e permanente.
n
Insufficienti opportunità di
integrazione sociale e lavorativa per soggetti
svantaggiati.
n
Presenza di elementi di
autoreferenzialità nel sistema formativo e
insufficiente correlazione tra analisi dei fabbisogni
e programmazione delle iniziative.
|
|
Ricerca
e innovazione:
n
Limitato grado di innovatività del
sistema impresa e numero ridotto di imprese innovative
n
Basso livello di spesa per ricerca e
innovazione, soprattutto di provenienza dal settore
privato;
n
Le attività di ricerca sviluppate nei
centri regionali non sono sempre coerenti con le
specializzazioni produttive del tessuto
imprenditoriale sardo, che soffre quindi di un gap di
trasferimento tecnologico
n
Assenza di un programma strategico
regionale per lo sviluppo dell’innovazione
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
Progressivo incremento del part-time e
di elementi di flessibilità nell’organizzazione del
lavoro, soprattutto nei servizi.
n
Nuove strategie, a livello nazionale e
comunitario, in materia di politiche attive del lavoro
e di politiche per l’occupazione.
|
n
Perdita di competitività del sistema
produttivo regionale, a fronte dei processi di
globalizzazione in atto, che in assenza di interventi
rischia di riflettersi sui livelli occupazionali.
|
Ricerca
e innovazione
n
Presenza di competenze scientifiche e
tecnologiche in settori strategici a livello
internazionale (microelettronica, biotecnologie, per
es.).
|
Ricerca
e innovazione
n
Spiazzamento rispetto alla rapida
crescita delle conoscenze a livello internazionale a
causa delle difficoltà di sistematica cooperazione da
parte del sistema scientifico complessivo.
|
Obiettivo
globale: “Indurre nuove occasioni di
sviluppo espandendo la dotazione, la disponibilità e la
qualità delle risorse umane. Far crescere il contenuto
scientifico-tecnologico delle produzioni meridionali;
rafforzare la rete dei centri di competenza del
Mezzogiorno e valorizzare i collegamenti tra sottosistema
scientifico ed imprenditoriale. Ridurre i tassi di
disoccupazione, accrescere la partecipazione al mercato del
lavoro e l’emersione delle attività informali (e quindi
la loro produttività), valorizzare le risorse femminili,
favorire i processi di recupero della fiducia e benessere
sociale e ridurre la marginalità sociale”.
Le
linee strategiche per le Risorse Umane, articolate nei tre
settori Politiche del lavoro, Scuola, Ricerca e innovazione,
si inseriscono nella prospettiva generale definita dai
quattro pilastri scaturiti dal “processo di Lussemburgo”
(occupabilità, imprenditorialità, adattabilità, pari
opportunità), dal Piano nazionale per l’occupazione 1999,
dal Quadro di riferimento per sviluppare le risorse umane,
aumentare e migliorare l’occupazione per l’obiettivo 3 e
dalle indicazioni contenute nella Raccomandazione della
Commissione sull’implementazione delle politiche
dell’occupazione negli Stati membri.
Il
nesso tra qualificazione del capitale umano e occupabilità
è alla base delle strategie regionali.
L’analisi
SWOT ha evidenziato alcune criticità rilevanti a partire
dall’area dell’istruzione formale (incompiutezza del
processo di scolarizzazione di massa, dispersione, gravi
carenze relative alle condizioni degli edifici scolastici,
soprattutto in rapporto alle nuove esigenze educative..).
Gli
elementi portanti della strategia regionale, che chiamano in
causa sia interventi di tipo infrastrutturale (a supporto
delle azioni per l’inclusione scolastica), sia interventi
che incidono sulla qualità dei processi educativi e sui
fenomeni di svantaggio e di esclusione più gravi e urgenti
(iniziative contro la dispersione, azioni di
neo-alfabetizzazione per gli adulti, con particolare
riferimento alla componente femminile), sono del tutto
coerenti con le linee operative contenute nel PON Scuola del
Ministero della Pubblica Istruzione e con l’obiettivo
“Adeguare il sistema della formazione professionale e
dell’istruzione” del Policy Field C del Quadro di
riferimento “Risorse Umane”.
Tuttavia,
considerata la diversa titolarità (stato e regione) di
alcune linee di intervento nell’ambito della
programmazione 2000-2006, è estremamente importante che la
concertazione tra il livello statale e il livello regionale
sia, soprattutto per quanto attiene alla dispersione
scolastica e all’educazione degli adulti, particolarmente
puntuale, in modo tale da garantire un approccio coerente e
unitario nelle diverse aree prioritarie individuate.
L’intervento FESR relativo all’edilizia scolastica, che
costituisce una necessaria integrazione dell’intervento
ordinario in questo settore, ancora inadeguato a coprire il
fabbisogno regionale, costituisce un indispensabile supporto
alle azioni contro la dispersione scolastica previste nel
PON e nel POR.
A
partire dalle politiche volte a innalzare i livelli di
istruzione della popolazione, la strategia regionale per le
Risorse umane, globalmente finalizzata a garantire
condizioni di occupabilità e a rafforzare i diritti di
cittadinanza, muove dall’esigenza di contrastare
efficacemente quei fattori di criticità emersi
dall’analisi SWOT, nel contempo rafforzando e valorizzando
i punti di forza emersi negli ultimi anni.
Ci
si riferisce, in particolare, per quanto riguarda i punti di
debolezza del mercato del lavoro regionale, agli alti tassi
di disoccupazione (particolarmente giovanili e femminili),
ai bassi tassi di attività (soprattutto femminili), alla
presenza di fenomeni di esclusione sociale e lavorativa,
alla scarsa qualificazione della forza lavoro,
all’inadeguatezza del sistema formativo. Un particolare
rilievo assume, in questo contesto, l’assenza di un
sistema di servizi per l’impiego in grado di svolgere
un’azione di informazione sulle occasioni di lavoro e
sulle modalità contrattuali disponibili, di consulenza
personalizzata, soprattutto in relazione alla differenza di
genere e di età, in maniera tale da ridurre i tempi di
ricerca di lavoro per disoccupati e inoccupati.
Gli
elementi positivi che le politiche regionali intendono
sostenere e valorizzare sono soprattutto la diffusione di
esperienze di autoimprenditorialità nel mondo giovanile e
femminile e la crescita della propensione femminile alla
ricerca di un lavoro.
Nella
strategia che le politiche regionali intendono adottare
assumono un ruolo decisivo le politiche attive del lavoro e
di prevenzione della disoccupazione di lunga durata. Ciò
comporta, innanzi tutto, secondo un’ottica preventiva del
tutto prioritaria, un’azione finalizzata
all’organizzazione dei nuovi servizi per l’impiego, la
cui realizzazione richiede, già entro la prima annualità,
la predisposizione di un disegno di legge regionale per il
recepimento delle competenze. La data limite per la messa a
regime dei servizi per l’impiego è quella prevista dal
NAP. Nella logica dell’ approccio preventivo si inserisce
inoltre un’offerta il più possibile personalizzata e
prevalentemente di tipo integrato di interventi formativi,
di orientamento, consulenza, avvio al lavoro. Interventi di
questo tipo, anche se con una maggiore attenzione al dato
motivazionale e alle azioni di sostegno alla partecipazione
femminile, attraverso la disponibilità di servizi di
assistenza alle persone, verranno attivati nei confronti dei
disoccupati di lunga durata.
Un
obiettivo strategico rilevante è costituito dalla
riorganizzazione e riqualificazione del sistema della
formazione professionale, dove sarà necessaria una stretta
interrelazione tra il livello regionale e quello statale,
soprattutto per quanto riguarda l’azione relativa
all’accreditamento dei soggetti formativi , che dovrà
concludersi entro il 2003. A
partire da tale data, gli enti non accreditati non potranno
ricevere fondi FSE. Altre azioni volte a migliorare la
qualità dell’offerta formativa riguarderanno, tra
l’altro, l’analisi dei fabbisogni, la certificazione dei
percorsi formativi, l’utilizzo di modalità competitive
nella selezione degli operatori chiamati a soddisfare i
fabbisogni individuati. A tale scopo, la regione dovrà
avviare un processo di riforma del sistema dei Centri di
regionali di formazione professionale, affinché l’assegnazione dei percorsi formativi avvenga
integralmente secondo procedure di evidenza pubblica, nel
pieno rispetto dei principi di trasparenza e di tutela della
concorrenza. L’autorità di gestione si impegna a
ricorrere sempre ad una procedura aperta di selezione dei
progetti in accordo con i principi di parità di
trattamento, di trasparenza, di riconoscimento reciproco e
di proporzionalità. Fermo restando il rispetto delle norme
in materia di appalti pubblici, la specificità di
situazioni particolari e la tempistica per la realizzazione
dell’impegno verranno definite dal Comitato di
Sorveglianza del QCS, anche con il supporto tecnico del
Gruppo di Lavoro “Risorse umane” costituito nell'ambito
del Comitato stesso, previa intesa tra l'Autorità di
gestione del QCS e i servizi della Commissione europea. All’interno
della strategia di riqualificazione dei sistemi della
formazione e dell’istruzione, si inseriscono gli
interventi relativi: alla prevenzione della dispersione
scolastica, all’estensione e al rafforzamento di filiere
formative integrate come l’istruzione e formazione tecnica
superiore integrata (IFTS), nonché all’istruzione e
formazione permanente, rivolta a quella fascia di
popolazione adulta, soprattutto femminile, che deve ancora
recuperare competenze di base, indipendentemente dalla
propria condizione lavorativa.
Nelle
politiche di promozione dello sviluppo locale e di sostegno
alla creazione di una classe dirigente pubblica e privata
un’importante funzione di supporto è attribuita nelle
strategie regionali alla formazione continua nelle imprese
(v. asse IV “Sistemi locali”) e nella pubblica
amministrazione e inoltre agli interventi per la promozione
e il consolidamento dell’imprenditorialità con priorità
ai nuovi bacini d’impiego.
Un
ambito privilegiato è dedicato agli interventi tesi a
valorizzare e incrementare l’occupazione femminile,
attraverso azioni dirette a facilitare l’entrata e la
permanenza sul mercato del lavoro, attraverso iniziative di
consulenza e sostegno per la creazione di impresa e
attraverso misure specifiche volte a favorire la
conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa.
Ulteriori
interventi della strategia regionale mirano a contrastare le
aree di emarginazione e di esclusione, favorendo
l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo di
soggetti svantaggiati, per motivi di contesto, economici,
individuali. Il regolamento del FSE (Reg. (CE) n. 1262/1999,
art. 4.2) prevede che un importo ragionevole degli
stanziamenti del Fondo possa essere disponibile a norma
dell’art. 27 del Reg. (CE) n. 1260/1999 sotto forma di
piccoli sussidi, accompagnati da disposizioni speciali di
ammissibilità per le organizzazioni non governative ed i
raggruppamenti locali.
Gli
interventi attuati sotto forma di piccoli sussidi sono
previsti nell’ambito delle misure 3.4 e 3.10 dell’Asse
III. Ad essi sarà destinato, a titolo indicativo, lo 0,5%
del contributo FSE al programma operativo. Questa
percentuale sarà monitorata a livello di programma al fine
di assicurare il rispetto della percentuale fissata nel QCS.
I
criteri per la scelta dei soggetti intermediari, verranno
sottoposti, in coerenza con l’art. 9 del Regolamento
generale 1260/99, alla Commissione europea e allo Stato
Membro.
Sulla
base di queste considerazioni e in riferimento ai Policy
Fields del Quadro di riferimento risorse umane, le politiche
regionali si svilupperanno secondo le seguenti linee
strategiche fondamentali:
§
Sviluppo e promozione di politiche attive del
mercato del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione
di lunga durata, agevolare il reinserimento nel mercato del
lavoro e sostenere il reinserimento nella vita professionale
dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si
reinseriscono nel mercato del lavoro (Policy
Field A).
§
Promozione di pari opportunità per tutti
nell’accesso al mercato del lavoro, con particolare
attenzione per le persone che rischiano l’esclusione
sociale (Policy Field
B).
§
Promozione e miglioramento della formazione
professionale, dell’istruzione, dell’orientamento
nell’ambito di una politica di apprendimento nell’intero
arco della vita al fine di: agevolare e migliorare
l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro,
migliorare e sostenere l’occupabilità e promuovere la
mobilità professionale (Policy
Field C).
§
Promozione di una forza lavoro competente,
qualificata ed adattabile, dell’innovazione e
dell’adattabilità nell’organizzazione del lavoro, dello
sviluppo dello spirito imprenditoriale, di condizioni che
agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della
qualificazione e del rafforzamento del potenziale umano
nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia (Policy
Field D).
§
Misure specifiche intese a migliorare
l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del
lavoro, compreso lo sviluppo delle carriere e l’accesso a
nuove opportunità di lavoro e all’attività
imprenditoriale, e a ridurre la segregazione verticale e
orizzontale fondata sul sesso nel mercato del lavoro (Policy
Field E).
Le
risorse che le politiche regionali intendono assegnare ai
diversi policy fields evidenziano le scelte strategiche
compiute per il periodo 2000-2006. Le risorse finanziarie
FSE dell’asse, al netto degli interventi integrati in
altri assi prevedono, al momento, la seguente ripartizione
percentuale, alla quale deve essere attribuito un valore
indicativo:
§
Policy
field A
40
%
§
Policy
field B
7
%
§
Policy
field C
21
%
§
Policy
field D
22
%
§
Policy
field E
10
%
Tale
ripartizione, fornita a titolo indicativo, potrà essere
modificata nel Completamento di programmazione, e dovrà
essere monitorata dall'Autorità di gestione del programma
al fine di consentirne la verifica a livello di QCS secondo
le modalità in esso indicate.
Occorre
ancora sottolineare che la strategia regionale per le
risorse umane si articola anche all’interno degli altri
assi del POR, evidenziando in tal modo la stretta
connessione tra l’intervento formativo e i contenuti
operativi specifici delle politiche ambientali, culturali,
urbane, dello sviluppo locale, della società
dell’informazione. Va infine precisato che verrà
destinata alle PMI una quota pari ad almeno il 70% delle
risorse del FSE. Inoltre, al fine di garantire il rispetto
del principio di concentrazione e la necessaria visibilità,
il contributo dell’FSE per ogni singolo progetto non sarà
mai inferiore al 30% del costo totale, sempre nel rispetto
del piano finanziario della misura e della normativa in tema
di concorrenza.
Con
riferimento all'ambiente, oltre alle azioni di formazione
specifiche che verranno realizzate negli altri Assi e
all'interno dei vari “policy fields” dell'Asse III, le
azioni di formazione esperite in tutti gli altri settori
dovranno prevedere, ove opportuno, moduli di base
“trasversali” di informazione-sensibilizzazione alle
tematiche dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile. I
servizi della Commissione renderanno disponibili esempi di
buone prassi in tal senso.
Strettamente
connesse alle strategie finalizzate alla qualificazione
delle componenti del mercato del lavoro, sono le linee
previste per il settore ricerca e innovazione.
Dall’analisi SWOT sono emersi i punti di debolezza da
superare (basso grado di innovatività delle imprese, basso
tasso d’occupazione delle risorse umane qualificate,
scarsa ricaduta degli investimenti scientifici e
strutturali), ma anche le opportunità e risorse su cui
contare nel prossimo periodo di programmazione (alto livello
d’infrastrutturazione scientifica, concentrazione di
competenze scientifico-tecnologiche in alcune filiere,
incipiente (ma ancor debole) capacità d’interazione
ricerca-imprese, buon livello di laureati in alcune
discipline, tradizione d’intervento pubblico nel settore).
La
strategia del periodo è pertanto focalizzata sulla
individuazione delle azioni più efficaci per utilizzare le
competenze scientifiche e le dotazioni infrastrutturali
scientifiche e tecnologiche (create soprattutto grazie agli
investimenti dello scorso periodo) al fine della crescita
della propensione all’innovazione delle imprese, della
creazione di nuove occasioni di impresa high tech, della
attrazione di investimenti esterni, della soluzione di
alcune emergenze ambientali della Sardegna e valorizzazione
del patrimonio storico e artistico.
Il
successo della strategia è legato alla attribuzione di un
ruolo centrale all’impresa, e dipende inoltre dalla
capacità di attuare interventi complementari e coordinati
con il Ministero della Università e Ricerca Scientifica e
Tecnologica, titolare del P.O.N. Attraverso tale
coordinamento, in particolare per le misure FSE, verrà
assicurato il perseguimento dell’obiettivo del
rafforzamento e del miglioramento del sistema dell’alta
formazione e della generazione di nuovo capitale umano
qualificato, perseguito, peraltro, dalla stessa regione
anche con risorse proprie.
Oltre
a stimolare la domanda dell’impresa (anche attraverso una
continua analisi del fabbisogno tecnologico, soprattutto in
chiave ambientale, e delle nuove opportunità di mercato)
occorre quindi ottenere una forte partecipazione e
condivisione da parte del sistema scientifico (Università,
centri di ricerca, strutture del Parco Scientifico e
Tecnologico) sulla “centralità impresa” del programma,
agevolando il processo culturale interno a tali strutture
per una valorizzazione del know how e delle competenze
qualificate interne in chiave economica. Il processo potrà
essere agevolato da iniziative dimostrative e diffusive
delle best practices esistenti e dall’agevolazione di
strutture dedicate alla raccolta e diffusione delle
conoscenze tecnologiche.
Il
buon livello di infrastrutturazione scientifica e la
concentrazione di competenze scientifico-tecnologiche in
alcune filiere e aree territoriali, dovrà essere il punto
di partenza per promuovere aggregazioni di filiera e
distretto (alcuni già avviati, altri già individuati) che
tengano conto anche delle vocazioni ambientali e
territoriali, col coinvolgimento di enti locali.
Ugualmente
alta è la collaborazione richiesta per una massima
partecipazione ai programmi attivati dal MURST e per la
creazione di momenti aggregativi per facilitare tale
partecipazione: è infatti necessario aprire maggiormente il
sistema della ricerca al contesto nazionale e internazionale
sia per favorire l’attrazione di investimenti esterni che
per superare il pericolo di “autoreferenzialità” oggi
esistente.
Lo
scambio scienza-impresa e il trasferimento tecnologico sono
quindi necessariamente legati allo sviluppo delle reti di
comunicazione interna e con l’esterno e, pertanto, alla
promozione e realizzazione di sistemi informativi e di
comunicazione (Società dell’Informazione).
La
crescita dei rapporti imprese - sistema ricerca, è uno
strumento anche per un maggior grado di occupazione
altamente qualificata in loco, in accordo con l’Asse 3D
delle policy fields, dei giovani ricercatori.
A
questo proposito, nella valorizzazione del potenziale umano
verrà dato un particolare rilievo al ruolo attivo delle
donne, affinché la componente femminile non sia considerata
soltanto in quanto fruitrice delle tecnologie ma soprattutto
possa partecipare al processo di creazione, applicazione,
controllo e valutazione dello sviluppo tecnologico e
industriale della Regione.
In
tal senso, particolare attenzione verrà posta in una
maggiore presenza della componente femminile del mondo
universitario e della ricerca nelle discipline
scientifico-tecnologiche dove maggiori sono gli scambi con i
settori produttivi e, quindi, maggiori le opportunità di
lavoro e d’impresa.
Per
garantire maggior efficacia alle operazioni previste dal
POR, le stesse potranno avvenire anche tramite progetti
interregionali. Si intendono per progetti interregionali
quei progetti collocati in reti regionali o sub-regionali a
valenza settoriale e/o territoriale, che perseguono
obiettivi formativi, educativi, occupazionali, di sviluppo
economico e sociale.
Per
tali progetti verranno individuate forme specifiche di
coordinamento e procedure omogenee di accesso, attuazione,
controllo e valutazione tra i diversi soggetti titolari dei
POR, mutuando, ove compatibile, quanto a tal fine previsto
nel QCS per i Progetti Integrati Territoriali. I progetti
interregionali saranno oggetto di uno specifico
monitoraggio.
Tipologia
dei destinatari per le azioni preventive e curative
§
disoccupati in senso stretto (persone che
hanno perso un precedente posto di lavoro) o persone alla
ricerca di prima occupazione;
§
persone in CIG straordinaria ed in mobilità
che sono da considerare assimilati ai disoccupati e quindi
concorrono all’implementazione dell’approccio
preventivo;
§
persone inserite in contratto di apprendistato
od altro contratto a causa mista;
§
persone in condizione professionale inattiva (
casalinga, studente, militare di leva, altro inattivo),
nella misura in cui tali persone passano attraverso la
condizione di disoccupazione attraverso l’iscrizione alle
liste di disoccupazione come requisito per l’accesso a
politiche attive del lavoro.
Altre
condizioni professionali sul mercato del lavoro , invece,
devono essere escluse dalla possibile applicazione
dell’approccio preventivo. Si fa riferimento a:
§
le persone in CIG ordinaria che, in continuità
con il periodo di programmazione 1994-1999 del FSE che li ha
considerati eleggibili all’Obiettivo 4, dovranno essere
trattate come occupati e quindi non ammissibili alle azioni
del Policy Field A e di conseguenza all’approccio
preventivo;
§
le persone in mobilità che sono da
considerare ammissibili al Policy Field A, ma solo alle
azioni previste nella misura “curativa”, quando alle
liste di mobilità si accede dopo un periodo di
disoccupazione o di CIG almeno pari a 12 mesi;
§
le persone impegnate in progetti di LSU/LPU
che vengono inserite contemporaneamente in un progetto per
il loro inserimento lavorativo sono da considerare
ammissibili al Policy Field A, ma solo alle azioni previste
nella misura “curativa”, dato il sostanziale stato di
disoccupazione di lunga durata da cui sono caratterizzate.
Rilevazione
della natura preventiva e curativa delle azioni
La
rilevazione del carattere preventivo o curativo delle azioni
alle persone richiede di individuare:
§
la data di inizio dello stato di
disoccupazione;
§
la data di offerta di una misura attiva del
lavoro alla quale definire la natura preventiva o curativa
dell’azione che si intende realizzare.
In
merito al primo punto, l'inizio dello stato di
disoccupazione può essere derivato dalla ricostruzione
della situazione soggettiva dei potenziali destinatari delle
azioni. La data di inizio dello stato di disoccupazione è
da intendersi come segue:
§
nel caso dei disoccupati in senso stretto
(persone che hanno perso un precedente posto di lavoro),
delle persone in cerca di prima occupazione e delle persone
in contratto di apprendistato o altro contratto a causa
mista, la data iniziale è rappresentata dalla data più
recente tra le seguenti: la conclusione di una attività
lavorativa (incluse anche le forme di lavoro temporaneo e
atipico senza limiti minimi di tempo), che non
necessariamente comporta la cancellazione dalle attuali
liste di collocamento; la conclusione della frequenza ad una
misura di politica attiva del lavoro; la conclusione di un
percorso scolastico (anche nel caso di abbandono);
l’iscrizione o re-iscrizione alle liste di collocamento;
§
nel caso delle persone in CIG straordinaria,
la data iniziale da assumere è in questo caso rappresentata
dalla data più recente tra le seguenti: l’iscrizione alla
CIG straordinaria; la conclusione della frequenza ad una
misura di politica attiva del lavoro;
§
nel caso delle persone inattive (casalinghe,
studente, militare di leva, altro inattivo), la data
iniziale può essere rappresentata dalla data di iscrizione
alle liste di collocamento, da considerare come requisito
per l’accesso alle attività finanziate dal FSE;
§
nel caso di stranieri immigrati o di
immigrazione di ritorno, le date iniziali proposte nei casi
di disoccupazione possono essere sostituite da quelle che
registrano l'inizio della presenza sul territorio nazionale,
attraverso il permesso di soggiorno o il cambio di residenza
dal paese straniero all'Italia.
La
rilevazione del periodo di disoccupazione dovrà essere
effettuata dai soggetti attuatori delle azioni al momento
della selezione dei candidati alle attività, attraverso una
autocertificazione della data d’inizio dello stato di
disoccupazione che questi ultimi dovranno presentare, o
mediante presentazione di altro documento probatorio.
In
merito al secondo punto riguardante la data di offerta di
una misura attiva alla quale definire il carattere
preventivo o curativo di una azione, essa è rappresentata
dalla data di assegnazione, iscrizione, ammissione, ecc. –
da specificare in dettaglio in base alla tipologia di
attività – di una determinata persona ad una attività
finanziata dal FSE.
Nel
caso particolare dell'apprendistato e di altre eventuali
forme di contratti a causa mista, la data alla quale
riferire la natura dell'approccio (preventivo o curativo) è
rappresentata dal momento in cui il singolo individuo è
assegnato a tale contratto, prescindendo dal momento in cui
viene erogata la formazione esterna finanziata dal FSE.
Per
quanto riguarda i contratti di apprendistato già in essere
al 31 dicembre 1999, questi si ritengono esclusi dalla
possibilità di co-finanziamento all’interno della misura
a carattere preventivo.
Le
definizioni che precedono sono da considerarsi transitorie,
da applicare fino all’entrata in funzione delle anagrafi
individuali che faranno capo ai servizi per l’impiego.
Esse
verranno applicate compatibilmente con la normativa
nazionale attualmente in discussione. Eventuali cambiamenti
normativi saranno comunicati al comitato di sorveglianza del
QCS. e applicati in modo omogeneo in tutti i POR.
3.2.3.3
Quantificazione degli obiettivi specifici
Gli
interventi nel settore scuola, da realizzarsi col sostegno
del FESR, sono finalizzati a creare le condizioni necessarie
(attraverso l’adeguamento e il potenziamento delle
strutture).per un effettivo miglioramento dell’attrattività
dell’ambiente scolastico, garantendo quindi la permanenza
in esso di un maggior numero di allievi. Tali interventi si
collocano dunque in una strategia di prevenzione del disagio
educativo e di sostegno all’aumento della partecipazione
della popolazione giovanile alle attività scolastiche.
Obiettivi
specifici C.1.2 Prevenzione della dispersione scolastica
e formativa
Settore:
|
Politiche
del lavoro
|
Obiettivi specifici:
Ø
Policy
Field A
Sviluppo e
promozione di politiche
attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione
di lunga durata, agevolare il reinserimento nel mercato del
lavoro e sostenere il reinserimento nella vita professionale
dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si
reinseriscono nel mercato del lavoro.
l
A.1. Prevenzione della disoccupazione di
giovani e adulti
l
A.2. Inserimento e reinserimento dei
disoccupati di lunga durata
Ø
Policy
Field B
Promozione di pari opportunità per tutti nell’accesso
al mercato del lavoro, con particolare attenzione per le
persone che rischiano l’esclusione sociale
l
B.1. Favorire il primo inserimento lavorativo
o il reinserimento di soggetti a rischio di esclusione
sociale
Ø
Policy
Field C
Promozione e miglioramento: della formazione professionale,
dell’istruzione, dell’orienta-mento, nell’ambito di
una politica di apprendimento nell’intero arco della vita,
al fine di: agevolare e migliorare l’accesso e
l’integrazione nel mercato del lavoro, migliorare e
sostenere l’occupabilità e promuovere la mobilità
professionale
l
C.1 Adeguare il sistema della formazione
professionale e dell’istruzione
l
C.2 Promuovere un’offerta adeguata di
formazione superiore e universitaria
l
C.3 Promuovere l’istruzione e la formazione
permanente
Ø
Policy
Field D
Promozione di una forza lavoro competente, qualificata e
adattabile, dell’innovazione e dell’adattabilità
nell’organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello
spirito imprenditoriale, di condizioni che agevolino la
creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione e
del rafforzamento del potenziale umano nella ricerca, nella
scienza e nella tecnologia.
l
D.1 Sostenere le politiche di rimodulazione
degli orari e di flessibilizzazione del MdL e sviluppare la
formazione continua con priorità alle PMI
l
D.2 Sostenere l’imprenditorialità in
particolare nei nuovi bacini d’impiego e l’emersione del
lavoro irregolare
l
D.3 Sviluppare il potenziale umano nei settori
della ricerca e dello sviluppo tecnologico
Ø
Policy
Field E
Misure specifiche intese a migliorare l’accesso e la
partecipazione delle donne al mercato del lavoro compreso lo
sviluppo delle carriere e l’accesso a nuove opportunità
di lavoro e alle attività imprenditoriali e a ridurre la
segregazione, verticale e orizzontale, fondata sul sesso nel
mercato del lavoro..
l
E.1 Accrescere la partecipazione e rafforzare
la posizione delle donne nel mercato del lavoro
Settore:
|
Ricerca e innovazione
|
Gli obiettivi specifici sono stati
scelti sulla base della concertazione con il MURST che,
attraverso il proprio P.O., svolgerà un ruolo di guida e di
principale finanziatore degli interventi nel settore. La
stretta interrelazione tra gli obiettivi dei due programmi
viene evidenziata nella descrizione delle linee di
intervento e nella misura, complementari e non sovrapposte a
quelle del medesimo PON.
§
Rafforzare il sistema della ricerca
scientifica-tecnologica della Sardegna, migliorando i
collegamenti tra i sottosistemi scientifici ed il sistema
imprenditoriale, anche con la finalità di promuovere il
trasferimento tecnologico, la nascita di imprese sulla
“frontiera” e l’attrazione di insediamenti high tech.
§
Accrescere la propensione all’innovazione di
prodotto, di processo ed organizzativa delle imprese sarde.
§
Promuovere la ricerca e l’innovazione in
settori strategici per l’economia regionale e per la
valorizzazione di risorse naturali e storico-artistiche del
territorio sardo.
vedi
tabella
Ø
Policy
Field A
l
Ob.A.1. - Prevenzione della disoccupazione di
giovani e adulti
l
Ob. A.2 - Inserimento
e reinserimento dei disoccupati di lunga durata
Il perseguimento di questi
obiettivi, a livello regionale, rende necessarie le seguenti
linee di intervento:
§
realizzazione di centri per l’impiego;
§
iniziative per l’inserimento e il
reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti:
orientamento, sostegno alla mobilità territoriale,
tirocini, contratti di ricerca, workexperiences,
apprendistato;
§
iniziative di inserimento e reinserimento nel
mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del
lavoro da più di 6 o 12 mesi: counselling,
formazione/riqualificazione, mobilità per formazione e
workexperiences, misure di accompagnamento (servizi di
assistenza alle persone).
Ø
Policy
Field B
l
Ob.B.1. - Favorire il primo inserimento
lavorativo o il reinserimento di soggetti a rischio di esclusione
sociale.
Il perseguimento di questo
obiettivo rende necessarie le seguenti linee di intervento:
§
servizi integrati di assistenza, orientamento,
formazione;
§
azioni di informazione e sensibilizzazione;
§
formazione a distanza;
§
formazione di operatori;
§
promozione e sostegno di centri di servizi
itineranti;
§
sostegno a iniziative di telelavoro.
Ø
Policy
Field C
l
Ob. C.1. - Adeguare il sistema della
formazione professionale e dell’istruzione
l
Ob. C.1.2. - Prevenzione della dispersione
scolastica e formativa
l
Ob. C.2. - Promuovere un’offerta adeguata di
formazione superiore e universitaria
l
Ob. C.3. - Promuovere l’istruzione e la
formazione permanente
Il perseguimento di questi
obiettivi rende necessarie le seguenti linee di intervento:
§
azioni per la riqualificazione del sistema
formativo: analisi dei fabbisogni, accreditamento dei
soggetti formativi, certificazione dei percorsi, definizione
di requisiti minimi per l’orientamento, formazione dei
formatori, monitoraggio e valutazione dell’output e dei
risultati raggiunti;
§
progetti integrati di istruzione, formazione,
socio-assistenza;
§
orientamento e counselling;
§
formazione e assistenza per le famiglie;
§
IFTS;
§
formazione permanente.
L’accreditamento dei soggetti
formativi e la riforma delle modalità di assegnazione dei
corsi di formazione dovranno arrivare a compimento
rispettivamente entro il 31/12/2003 e entro il dicembre
2002.
Ø
Policy
Field D
l
Ob D.1. - Adeguamento delle competenze della
Pubblica Amministrazione
l
Ob D.2. - Sostenere l’imprenditorialità in
particolare nei nuovi bacini d’impiego e l’emersione del
lavoro non regolare
Il perseguimento di questi
obiettivi rende necessarie le seguenti linee di intervento:
§
formazione e riqualificazione di competenze
specifiche e trasversali nella P.A.;
§
azioni di sostegno alla creazione d’impresa:
orientamento, counselling, formazione, incentivi.
Ø
Policy
field E
l
Ob.E.1. - Accrescere la partecipazione e
rafforzare la posizione delle donne nel mercato del lavoro.
Il perseguimento di questi
obiettivi rende necessarie le seguenti linee di intervento:
§
progettazione di percorsi personalizzati;
§
incentivazione di FAD e lavoro a distanza;
§
incentivi alle imprese per la riorganizzazione
del lavoro e per l’attivazione di servizi cura;
§
informazione, formazione e consulenza per
l’avvio e il consolidamento di imprese;
§
sostegno a incubatori di impresa;
§
azioni di accompagnamento: rilevazioni e
indagini a sostegno della progettazione e servizi di
assistenza alle persone.
Il perseguimento degli obiettivi
specifici nel settore della scuola, che richiamano azioni e
linee di intervento sia di livello nazionale, sia di livello
locale, dovrà essere guidato da un’intensa attività di
concertazione e coordinamento tra questi due livelli.
§
Ob.C.1.2. - Prevenzione della dispersione
scolastica e formativa.
La linea di intervento è la
seguente:
§
investimenti infrastrutturali, a supporto
della prevenzione della dispersione scolastica.
Inoltre, occorre evidenziare che
anche altre linee di intervento in FSE, inserite nel settore
politiche del lavoro (formazione nel quadro dell’obbligo
formativo, prevenzione della dispersione scolastica e
percorsi IFTS), investono fortemente e direttamente il
sistema dell’istruzione.
Settore:
|
Ricerca e Innovazione
|
Le principali linee di intervento
sono state così individuate:
§
azioni promozionali e di sostegno al sistema
scientifico al fine di una maggiore cooperazione e capacità
di trasferimento delle conoscenze e di una partecipazione
alla creazione, crescita, attrazione di imprese;
§
azioni volte alla creazione e sostegno di reti
di cooperazione e di un sistema informativo per il sostegno
della domanda delle imprese e della programmazione
regionale;
§
azioni promozionali verso le imprese volte da
un lato all’emersione del loro fabbisogno tecnologico e
dall’altro al loro rapido ed efficace accesso informativo
alle opportunità tecnologiche anche attraverso la creazione
di reti e utilizzo delle reti esistenti;
§
incentivazione delle imprese per
l’introduzione di tecnologie di prodotto e processo, con
particolare attenzione a quelle di contenuto ambientale e
per la realizzazione di progetti in comune con il sistema
ricerca;
§
interventi integrati (promozione-ricerca-innovazione)
in aree a vocazione specifica ovvero con specifici problemi
di carattere scientifico-territoriale.
Come previsto dal QCS, il
complemento di programmazione del P.O.R. dovrà specificare
le modalità di raccordo e di integrazione tra gli strumenti
previsti con quelli del P.O.N. “Ricerca scientifica,
Sviluppo tecnologico e alta formazione”. Sulla base delle
politiche definite a livello nazionale, la Regione svilupperà
una strategia per lo sviluppo dell’innovazione basata
sull’analisi dei fabbisogni e sulle potenzialità di
sviluppo del territorio. Tale approccio strategico,
concertato con il MURST, è una condizione per consentire la
coerenza degli interventi alle caratteristiche della domanda
regionale. A partire dall’1.1.2002, tutte le azioni
ammesse a finanziamento sul P.O.R dovranno essere coerenti
con la strategia di sviluppo dell’innovazione elaborata.
3.2.4. Asse IV
- “Sistemi locali di sviluppo”
§
Industria,
artigianato e servizi
Il
settore industriale, segnato dal declino seguito al
fallimento della politica dei poli di sviluppo e alle
dismissioni delle attività minerarie, con fatica cerca
soluzioni alla crisi strutturale e alle diseconomie, sia
interne che esterne, significativamente legate anche
all’insularità, che ancora lo caratterizzano, malgrado le
attività sostitutive e le nuove intraprese implementate.
Il
settore, sia nel comparto industriale che in quello
artigiano,con qualche eccezione nel comparto dei servizi, si
presenta scarsamente competitivo in termini di produttività
con un valore aggiunto per unità di lavoro che, seppur
crescente, è tuttavia inferiore di oltre il 50% al tasso
medio di crescita nazionale e comunque sensibilmente più
basso di quello meridionale.
L’Isola
risulta stabilmente specializzata nel comparto della chimica
e dei prodotti in plastica, mentre risulta debolmente
specializzata nei comparto alimentare (che tuttavia presenta
una crescente vitalità), ed in quello della raffinazione
del petrolio.
Quanto
alla dinamica settoriale significativi segnali di crescita
si rilevano nel comparto telematico ed in quello delle
telecomunicazioni,mentre stazionari si presentano i comparti
tessile, metallurgico, della chimica ed affini, della gomma.
Buone
performance presentano i comparti legati all’esistenza di
realtà produttive proto distrettuali come quello della
lavorazione del granito, della lavorazione del sughero,delle
produzioni lattiero-casearie, e delle produzioni artigianali
tipiche ed artistiche.
Il
settore presenta una bassa propensione alla ricerca ed
all’innovazione tecnologica,come pure una bassa
propensione all’export, come dimostrano i saldi della
bilancia commerciale,a causa del la debole capacità delle
imprese a consolidare la loro presenza e nel penetrare in
nuovi mercati di sbocco.
Il turismo è caratterizzato da ampie
potenzialità di sviluppo che devono trovare le condizioni
per potersi esprimere. I dati riguardanti le presenze
mostrano un turismo essenzialmente marino-balneare con una
forte concentrazione nei periodi di luglio e agosto; appare
esigua la presenza di stranierei. L’offerta ricettiva è
eccessivamente allocata su alcune aree costiere e mostra una
forte dispersione nelle zone interne: in tali aree le
strutture risultano inadeguate per quantità e qualità,
scarsa l’integrazione dei fattori territoriali (ambiente,
natura, cultura) a fini turistici. A questi effetti si
contrappone l’esistenza di un patrimonio ambientale e
culturale di grande potenziale poco valorizzato che potrà
rappresentare nei prossimi anni una delle principali risorse
per lo sviluppo della Sardegna.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
Industria,
artigianato e servizi
n
Esistenza di realtà produttive proto
distrettuali, talora concentrate entro territori
specifici in connessione con la disponibilità di
materie prime (distretti del sughero, del granito e
del tappeto);
n
realtà produttive diffuse nel
territorio regionale (comparto caseario);
n
buona dinamica di iniziative
imprenditoriali in alcuni comparti dei servizi
(telematica, telecomunicazioni), prevalentemente
localizzata nelle aree di Cagliari e Sassari;
n
attività economiche derivate da
insediamenti connessi al regime delle ex
Partecipazioni Statali (produzioni tessili della
Sardegna Centrale).
|
Industria,
artigianato e servizi
n
un settore industriale ancora
penalizzato da difficoltà di mercato nei comparti
chimico e metallurgico, che pur costituiscono elementi
di specializzazione produttiva nel tessuto economico
industriale regionale;
n
insufficienza delle specializzazioni
produttive dell’isola. La Sardegna, rispetto al
contesto nazionale, risulta stabilmente specializzata
nell’industria chimica e nei prodotti in plastica,
mentre è debolmente specializzata nel comparto
alimentare;
n
debole produttività del lavoro: valore
aggiunto per unità di lavoro e costo del lavoro per
unità di prodotto inferiori alla media nazionale.
n
insufficiente propensione all’export;
n
insufficiente propensione
all’innovazione ed all’organizzazione competitiva
delle imprese.
|
segue
|
n
un terziario che pur contribuendo a
contenere gli alti livelli di disoccupazione della
regione, mostra segnali di crescita solo in alcuni
settori innovativi (informatica, telecomunicazioni);
n
scarsa capacità attrattiva di
investimenti produttivi dall’esterno;
n
sottocapitalizzazione delle PMI;
n
carenza di strumenti informativi per la
elaborazione di piani integrati territoriali e di
professionalità manageriali di conduzione e gestione
dei piani.
|
Turismo
n
forte attrattività dei flussi turistici
di tipo marino balneare sul mercato nazionale;
n
favorevole situazione climatica per
l’allungamento della stagione turistica;
n
presenza diffusa di risorse naturali,
ambientali e culturali di pregio.
|
Turismo
n
concentrazione dell’offerta turistica
su alcune fasce costiere e forte dispersione nelle
aree interne;
n
presenza di un turismo sbilanciato sul
fronte marino-balneare e prettamente stagionale;
n
insufficiente e non coordinata attività
di promozione turistica sui mercati esteri..
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
Utilizzo della attrattività ambientale
sarda e della disponibilità di alcune aree per
insediamenti produttivi ai fini dell’incremento di
investimenti esterni, a seguito della accresciuta
importanza del fattore ambientale nelle scelte di
localizzazione di talune tipologie di aziende di
servizi (telematica) e di produzione di beni a basso
impatto ambientale;
n
utilizzo delle tecnologie telematiche
per eliminare il divario nei servizi rivolti al
potenziamento di una cultura tecnico aziendale di
standard internazionale con riguardo ai fattori di
mercato, di gestione e di informazione competitiva da
parte delle PMI regionali;
n
estensione dell’offerta turistica a
nuovi mercati esteri a seguito della cresciuta
domanda;
n
incremento delle attività di
pesca-turismo.
|
n
Processo di emarginazione
dell’economia isolana, similmente ad altre economie
periferiche, a seguito delle dinamiche di
globalizzazione e di una insufficiente competitività
del sistema Paese;
n
possibile insufficiente coordinamento
delle azioni per lo sviluppo imprenditoriale tra i
diversi soggetti istituzionali ed agenzie centrali
(Ministeri, Sviluppo Italia) e gli enti e le agenzie
locali (Regione, BIC Sardegna, Consorzio 21);
n
insufficiente caratterizzazione
dell’offerta turistica regionale rispetto ad aree
limitrofe.
|
Settore:
|
Industria,
artigianato, turismo
|
Obiettivo
Globale “Creare le condizioni economiche adatte
allo sviluppo imprenditoriale e alla crescita produttiva;
aumentare la competitività, la produttività, la coesione e
cooperazione sociale in aree concentrate del territorio,
irrobustendo, anche attraverso l’innovazione tecnologica,
le filiere produttive (specie in agricoltura e nello
sviluppo rurale). Promuovere la localizzazione di nuove
iniziative imprenditoriali, ivi incluse quelle nel settore
turistico, e l’emersione di imprese dall’area del
sommerso. Assicurare la sostenibilità ambientale dello
sviluppo del sistema produttivo anche utilizzando le
migliori tecnologie disponibili e rispettando nel medio e
lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente”.
Strategia - La strategia di Asse idonea a perseguire il più
generale obiettivo di crescita economica e di innalzamento
del PIL pro capite perseguito dal QCS, può così essere
sintetizzata: qualificare il sistema imprenditoriale della
Regione e rafforzare la capacità attrattiva di investimenti
esterni anche con il riequilibrio dei costi di impresa
nell’isola rispetto alle regioni europee più competitive,
dando priorità al potenziamento di filiere, sistemi
produttivi locali, iniziative di sviluppo sostenibile
integrate con le azioni di valorizzazione delle risorse
naturali e culturali.
La strategia che si intende
realizzare comprende un insieme di interventi che
interessano:
§
lo sviluppo dei fattori di contesto economico
sociale che assicurano le condizioni stabili di competitività
nel lungo periodo, ivi compresa la crescita della qualità
del capitale umano,come ad esempio il miglioramento (in
termini di dotazione e di funzionalità) delle
infrastrutture per la localizzazione delle imprese e
relative facilities, la crescita dell’efficienza della
Pubblica Amministrazione (con particolare riferimento agli
adempimenti che influiscono sulle scelte di localizzazione),
l’accesso alle risorse finanziarie, anche mediante azioni
di semplificazione e razionalizzazione dei sistemi
d’incentivazione e di promozione di strumenti finanziari
innovativi, il miglioramento ella qualità dell’ambiente,
nonché lo sviluppo ed il consolidamento di forme di
parternariato locale e tra i territori, quale presupposto
per affermare la logica di interventi integrati e
dell’organizzazione di filiera;
§
la promozione dei sistemi produttivi locali,
distretti e sistemi esportatori, attraverso la
valorizzazione dei fattori di competitività territoriale e
settoriale e la creazione di nuova impresa ad esempio
l
l’integrazione tra i diversi settori
produttivi, sviluppando connessioni di filiera e di
distretto, anche a livello trasnazionale, in particolare
modo nei comparti dell’agro industria e del turismo,
favorendo anche formule di cooperazione e partenariato
imprenditoriale con il Centro-Nord;
l
lo sviluppo di settori trainanti
caratterizzati dall’impiego di qualificati processi
tecnologici;
l
la crescita del tessuto produttivo e la
promozione degli investimenti diretti, privilegiando quelli
che si inseriscono in un contesto di filiera;
l
l’emersione delle attività economiche
sommerse;
§
la qualificazione dei prodotti, dei processi
aziendali e dell’innovazione tecnologica, finalizzati al
miglioramento del posizionamento competitivo delle imprese
in un ottica di contemporanea crescita di efficienza e
protezione dell’ambiente, ad esempio:
l
il migliore inserimento delle imprese
all’interno dei processi di internazionalizzazione
mediante lo sviluppo di un orientamento strategico
maggiormente legato all’ampliamento dei mercati
internazionali, facendo leva sugli aspetti della qualità e
della tipicità delle produzioni;
l
l’aumento della dotazione della qualità dei
servizi alla produzione ed in particolare dei servizi di
promozione, allo sviluppo ed al trasferimento dei risultati
scientifici e delle innovazioni, sia tecnologiche che di
mercato. In questo contesto si inserisce la nascita e la
promozione di nuove attività locali nel campo del turismo e
della valorizzazione e di prodotti agricoli ed artigianali,
che utilizzano come esplicito vantaggio competitivo la
certificazione della qualità e della tipicità delle
risorse impiegate;
l
l’adeguamento tecnologico degli impianti ai
fini della riduzione dell’inquinamento e di una maggiore
sostenibilità ambientale dei cicli produttivi, alla
promozione della certificazione ambientale, al risanamento
delle aree a rischio di crisi ambientale;
l
il supporto e l’assistenza a favore delle
imprese sommerse al fine di costruire percorsi di emersione
in grado di spostare il vantaggio competitivo dal prezzo
alla qualità del processo produttivo.
Nell’ambito di tale strategia
verrà in particolare perseguito un quadro di interventi
idoneo a far crescere la competitività del sistema
produttivo sardo in termini di:
§
incremento della propensione
all’imprenditorialità e della cultura di impresa;
§
maggiore e più diffusa attitudine ad operare
con logiche di integrazione degli interventi imprenditoriali
ed infrastrutturali nel territorio;
§
riduzione dei costi dell’impresa ed
incremento della produttività del lavoro;
§
potenziamento organizzativo a seguito della
crescita quali-quantitativa della domanda di servizi da
parte delle imprese.
La crescita di capacità
competitiva, cui potranno contribuire gli interventi per la
riduzione dei costi di impresa previsti dalle intese
Stato-Regione (riduzione dei costi di trasporto attraverso
interventi di promozione della concorrenza e di controllo
delle condizioni tariffarie sulle tratte di pubblico
interesse con l’esterno dell’isola; riduzione dei costi
energetici; riduzione degli oneri sociali) dovrà fondarsi
su una crescente specializzazione produttiva e distrettuale
tale da favorire anche l’attrazione di imprese esterne. In
tale contesto strategico, l’occupazione verrà sostenuta
principalmente attraverso la promozione dell’iniziativa
economica, anche attraverso strumenti (agenzie di sviluppo e
partenariati locali di attori economici ed istituzionali)
che assumano in termini operativi una valenza
intersettoriale.
La strategia perseguita
configura nel complesso un potenziamento dell’offerta
regionale (di competenze, di convenienze insediative e di
attrattività ambientale) di particolare evidenza dal punto
di vista degli attori della domanda di servizi
(principalmente imprenditori, turisti interni ed esterni) i
quali sono i primi a poter attivare i moltiplicatori
economici e valorizzare i miglioramenti dell’offerta di
servizi di supporto allo sviluppo locale che verranno
conseguiti.
Particolare impulso verrà
dato:
§
all'animazione per la nascita di nuove
imprese;
§
al sostegno alle imprese per l'acquisizione di
servizi per l’incremento delle capacità imprenditoriali,
anche mediante utilizzo di tecnologie telematiche, con
particolare riguardo all’incremento della propensione
all’esportazione;
§
ai servizi per l’attrazione di imprese
esterne;
§
alle logiche di agglomerazione produttiva
entro le aree attrezzate, favorendo il potenziamento di
servizi comuni sia logistici che consulenziali (valorizzando
in tal senso il ruolo dei Consorzi industriali ed in genere
dei soggetti gestori delle aree produttive);
§
alle politiche per le filiere produttive,
favorendo la cooperazione tra i produttori rispetto ai
mercati esterni ed agevolando la costituzione di servizi
comuni anche logistici e di comunicazione ed informazione,
con particolare risalto per la produzione e
commercializzazione di produzioni tipiche e biologiche con
marchi di provenienza;
§
ai piani integrati territoriali (ovvero i
Programmi Integrati d’Area di cui alla L.R.14/96 e più in
generale i tutti quei programmi che abbinano funzionalmente
progetti imprenditoriali ed opere infrastrutturali),
attraverso specifici sistemi informativi e di assistenza
tecnica rivolti agli imprenditori ed agli amministratori
locali, idonei a monitorare le vocazioni economiche dei
territori ed a favorire l’ottimale rapporto tra
infrastrutturazioni funzionali ed iniziative
imprenditoriali.
Relativamente al settore del
turismo, la strategia nell’immediato è quella di
supportare il prodotto marino-balneare e di favorire
l’allungamento della stagione turistica mediante un
programma di attività di spettacolo, sportive, per il tempo
libero e di valorizzazione dei giacimenti culturali, da
attuare anche in periodi di bassa stagione, mediante un
piano di promozione e di commercializzazione del prodotto
turistico sardo sui mercati nazionali ed esteri. Nel periodo
più lungo si punta al miglioramento del sistema
dell’accoglienza attraverso l’adeguamento delle
strutture esistenti, finalizzato a espandere la ricettività
in aree non ancora sviluppate turisticamente ma dotate di
forte attrattività.
Nel quadro della strategia
delineata le risorse finanziarie dell’Asse saranno
assegnate ai diversi settori beneficiari secondo le seguenti
indicazioni di massima:
§
agricoltura e sviluppo rurale
|
69%
|
§
pesca e acquacoltura
|
5%
|
§
industria
|
12%
|
§
turismo e artigianato
|
11%
|
§
servizi
|
3%
|
Tale ripartizione, fornita a
titolo indicativo, potrà essere modificata nel
Completamento di programmazione, e dovrà essere monitorata
dall'Autorità di gestione del programma al fine di
consentirne la verifica a livello di QCS secondo le modalità
in esso indicate.
Gli obiettivi specifici che meglio
concorrono alla realizzazione della strategia suddetta sono:
§
favorire la nascita e/o la localizzazione di
nuove attività e nuove imprese, specie in iniziative che
assicurino buone prospettive di crescita e di integrazione
con il territorio e l’ambiente, in un’ottica di
valorizzazione dei clusters e delle filiere produttive,
anche attraverso attività di animazione permanente.
§
Favorire lo sviluppo, l’aumento di
competitività – anche non di prezzo – e di produttività,
di iniziative imprenditoriali nei settori già presenti che
hanno dimostrato buone capacità di sviluppo (anche agendo
sul completamento e irrobustimento di filiere e distretti) e
sulle attività produttive connesse con l’uso di risorse
naturali e culturali locali, favorendo la promozione delle
migliori tecnologie disponibili dal punto di vista
ambientale, degli schemi EMAS ed Ecolabel, di innovazioni di
processo/prodotto, prevenendo la formazione, riducendo le
quantità e pericolosità dei rifiuti generati dal ciclo
produttivo nonché la possibilità di riutilizzo,
riciclaggio e recupero dei prodotti.
§
Sostenere le imprese in modo organico e
articolato, rispondendo ai loro bisogni reali, con
particolare riguardo all’innovazione tecnologica,
all’accesso al credito, alla compatibilità ambientale,
all’information technology, alla formazione professionale.
§
Potenziare
il ruolo dei mercati finanziari e degli operatori
finanziari; migliorare il coordinamento del sistema degli
incentivi, l’informazione e l’assistenza tecnica alle
imprese; sviluppare pacchetti integrati di agevolazione
(PIA) per il contestuale finanziamento di investimenti,
sviluppo pre-competitivo e innovazione tecnologica dal punto
di vista produttivo e ambientale.
§
Favorire la creazione e il rafforzamento dei
servizi alle imprese ed in particolare la loro connessione
all’interno delle logiche di filiera, focalizzando gli
interventi sul lato della domanda (anche al fine di ridurre
il potenziale inquinante, il quantitativo di rifiuti da
smaltire, l’uso delle risorse naturali.)
§
Irrobustire e migliorare la dotazione di
infrastrutture e di servizi per la localizzazione e la
logistica delle imprese, strettamente funzionali a ridurre
il livello delle diseconomie esterne e delle infrastrutture
di servizio e supporto per la forza lavoro, in particolare
per il lavoro femminile.
§
Accrescere
l’articolazione, l’efficienza e la compatibilità
ambientale delle imprese turistiche (attraverso la
promozione dell’innovazione di prodotto, di processo ed
organizzativa, nonché agendo sul miglioramento del sistema
dell’accoglienza e dei relativi servizi); accrescere
l’integrazione produttiva del sistema del turismo in
un’ottica di filiera (anche al fine di ridurre il
quantitativo di rifiuti prodotti, l’uso delle risorse
naturali e il potenziale inquinante); favorire la crescita
di nuove realtà produttive locali intorno alla
valorizzazione innovativa di risorse e prodotti turistici
tradizionali ed al recupero di identità e culture locali,
nonché la diversificazione e la destagionalizzazione di
prodotti turistici maturi in aree già sviluppate.
§
Accrescere e qualificare le presenze
turistiche (attraverso azioni di marketing dei sistemi
turistici, rafforzando i sistemi di pianificazione
territoriale in un’ottica di sostenibilità ambientale e
diversificazione produttiva).
§
Migliorare la qualificazione degli operatori,
anche attraverso il sistema di formazione, con particolare
riguardo alle tematiche ambientali.
vedi
tabella
I criteri e indirizzi di attuazione
previsti dal QCS sono d’applicazione per il POR. Fatta salva
questa premessa, si illustrano di seguito le principali linee
di intervento che potranno essere finanziate.
§
Qualificazione
dei prodotti, dei processi aziendali e dell’innovazione
tecnologica
l
Incubazione di impresa per la nascita e lo start
up di iniziative produttive innovative, sia attraverso
incubatori centralizzati che tramite network di servizi anche
veicolati con supporti telematici, attraverso attività di
incubazione e tutoraggio.
l
Promozione dei piani strategici per
l’esportazione, con assistenza attraverso tutoraggio per il
coordinamento consulenziale specifico.
l
Azioni di trasferimento delle conoscenze
imprenditoriali attraverso stages di imprenditori presso
aziende modello, anche del Nord Italia, alternati a specifica
formazione imprenditoriale.
l
Incentivi alle PMI attraverso il
co-finanziamento di normativa regionale fondata sulla
valutazione complessiva delle potenzialità del business plan
e su graduatorie connesse all’apporto percentuale di
capitale proprio, agli aspetti occupazionali, alle soglie di
agevolazione richieste, alla propensione all’export, alla
sostenibilità ambientale, con meccanismi di
corresponsabilizzazione dei soggetti istruttori attraverso
propri apporti di risorse di credito sui progetti approvati.
l
Servizi di promozione delle competenze
professionali avanzate, con rilevazione telematica dei profili
professionali specialistici presso imprese e professionisti,
con conseguente realizzazione di bilanci delle competenze per
settore, per area e nella regione, attraverso strumenti
informatici con possibilità di aggiornamento interattivo.
l
Azioni specifiche di promozione e formazione per
la crescita dell’imprenditorialità femminile, focalizzate
nei microsettori dell’artigianato e dei servizi turistici.
l
Integrazione dell’offerta turistica attraverso
la messa a punto e la promozione di un programma di animazione
e di iniziative varie (musicali, sportive, culturali, di moda,
di spettacolo) di forte richiamo turistico.
§
Promozione
di sistemi produttivi locali:
l
Rafforzamento delle economie di filiera e dei
distretti industriali con interventi mirati di studio,
sostegno e valorizzazione. Progettazione ed attuazione di
interventi integrati di supporto ai sistemi produttivi locali,
con eventuali infrastrutture logistiche, servizi comuni ed
azioni di promozione.
l
Utilizzo di sistemi informativi avanzati per la
assistenza procedurale, informativa e valutativa ai piani
integrati di sviluppo territoriale, rivolti agli imprenditori
per la promozione delle proposte di investimento ed
insediamento secondo le vocazioni produttive rilevate ed agli
amministratori locali per la assistenza informativa alla
elaborazione dei piani.
l
Erogazione di servizi reali alle imprese.
Servizi informativi (analisi di mercato) e commerciali
(marketing, distribuzione, esportazione), servizi di
certificazione e garanzia (certificazioni di qualità
aziendale e di prodotto, certificazioni ambientali), servizi
tecnologici (trasferimento di tecnologie per le innovazioni di
prodotto e di processo).
l
Creazione ed organizzazione di itinerari
turistici integrati a carattere tematico, in cui l’offerta
turistica integrandosi con il patrimonio storico-culturale e
con l’ambiente, viene potenziata ed ampliata.
l
Ideazione e realizzazione di un piano di
promozione e di commercializzazione turistica della Sardegna
sui mercati esteri.
§
Sviluppo
dei fattori di contesto economico e sociale
l
Servizi finanziari per la dotazione di capitale
di rischio e per il credito agevolato. Fondi per acquisizione
temporanea di partecipazioni, prestiti partecipativi.
Finanziamento di Consorzi di garanzia collettiva fidi,
finanziamento di micro-imprese con prestiti d’onore.
l
Finanziamento di completamenti e nuove
infrastrutture produttive strettamente correlati alla domanda
imprenditoriale insediativa emergente.
l
Sistemi informativi di supporto alle decisioni
di localizzazione di impresa ed all’attrazione di
investimenti esterni, anche attraverso la divulgazione di dati
su pacchetti localizzativi.
l
Attrazione diretta di investimenti esterni,
attraverso azioni di scouting di impresa con contratti di
risultato e missioni promozionali.
l
Servizi e modelli omogenei di supporto agli
sportelli unici per le imprese. Realizzazione di un progetto
unitario di supporto per la gestione degli sportelli unici per
le imprese.
l
Sistemi di qualità e di valorizzazione delle
professioni dello sviluppo locale, quali manager di progetto
di piani integrati territoriali, tutor di impresa, agenti
animatori per la promozione di assunzioni al lavoro agevolate,
attraverso modelli di certificazione e ricertificazione delle
figure professionali.
l
Potenziamento delle competenze per lo sviluppo
locale (manager di progetto per i programmi d’area, tutor di
impresa, agenti di orientamento e promozione in materia di
assunzioni) e tra le figure professionali specialistiche nei
settori emergenti (turismo, informatica, telematica,
ambiente).
l
Potenziamento, qualificazione e diversificazione
delle strutture e infrastrutture turistiche, anche attraverso
il consolidamento migliorativo dell’attuale sistema e
l’adeguamento di strutture esistenti finalizzata a
espandere la ricettività in aree non ancora sviluppate
turisticamente, ma dotate di attrattività (ambientale,
naturalistica, archeologica).
3.2.4.5.
– Analisi
dei bisogni e delle potenzialità
L’evoluzione sociale ed economica
della pesca in Sardegna ha raggiunto, in questi ultimi decenni
un elevato trend nell’adeguamento agli standard nazionali ed
europei. Ciò è dovuto principalmente allo sforzo compiuto
dalle politiche regionali, nazionali e comunitarie per
valorizzare le risorse umane e materiali del settore.
Il sistema imprenditoriale,
invero scarso nella potenzialità numerica, per la mancanza di
una radicata tradizione marinara, ha risposto in modo adeguato
a tali politiche, seppure in presenza di tecniche di pesca di
tipo artigianale e una solidità economica non soddisfacente.
I risultati positivi sono stati resi possibili anche e
soprattutto per la presenza di un contesto ambientale
favorevole e per la concomitanza di fattori che lo governano:
qualità delle acque, clima, sistema idraulico degli stagni in
equilibrio, ampio sviluppo del sistema costiero.
Peraltro le non elevate
produzioni di pesca e la frammentarietà del sistema
peschereccio variamente distribuito lungo l’arco costiero
dell’Isola non hanno consentito un intervento pubblico
adeguato in materia di infrastrutture e servizi di supporto.
Al momento attuale il sistema
pesca in Sardegna presenta le seguenti caratteristiche
strutturali: la flotta da pesca della Sardegna è costituita
da 1.323 battelli, pari a 1.567 Tsl di tonnellaggio
complessivo, 12.217 metri di Lft ed una potenza motoristica
totale di 104.978 Kw. Risultano funzionati 35 impianti di
allevamento, tutti bisognosi di ristrutturazione: 15 sono
caratterizzati da attività di tipo intensivo e 20 praticano
l’allevamento estensivo in circa 9.564 ettari di zone umide.
La maggior parte degli
impianti estensivi sono localizzati nelle province di Cagliari
e Oristano. Nella provincia di Cagliari sono presenti anche 9
impianti intensivi, di cui 5 specializzati nell’allevamento
in acque dolci. Nell’Oristanese e nella provincia di Sassari
sono presenti 3 impianti intensivi, di cui una in acque dolci.
La produzione complessiva
regionale, è valutabile in circa 1.250 tonnellate annue per
le specie eurialine, ed è destinata ad aumentare grazie agli
impianti che, a breve, entreranno a regime.
Per quanto riguarda le
strutture portuali, in Sardegna vi sono numerosi punti di
sbarco, distribuiti, però, in modo non uniforme e scarsamente
dotati di servizi di supporto alla pesca.
Anche gli impianti di
trasformazione risultano carenti: esiste, infatti, un solo
impianto per la produzione di affumicati ed un grande
stabilimento (a rilevanza nazionale) per la conservazione del
tonno. Sono, inoltre, operativi 6 stabulari, ma la lavorazione
complessiva annua raggiunge solo i 60.000 quintali di
prodotto.
Questa situazione evidenzia
l’esigenza di apportare profonde innovazioni nel sistema
produttivo de settore volte a migliorare e stabilizzare il
sistema pesca regionale sulla base degli orientamenti ed
obiettivi della politica comune della pesca.
In
sintesi le principali categorie dei punti di forza e di
debolezza che condizionano il settore possono essere così
elencati:
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
n
Buono stato di mari e di gran parte di
stagni e lagune.
n
Risorse in equilibrio.
n
Potenzialità produttiva dei sistemi
stagnali.
n
Elevata qualità delle produzioni.
|
n
Carenza di infrastrutture portuali,
commerciali e di servizi alle imprese.
n
Numero elevato di imbarcazioni al di sotto
delle 10 tsl con limitata capacità di pesca.
n
Limiti nella sicurezza delle operazioni.
|
n
Incremento della trasformazione dei
prodotti di nicchia e di allevamento.
n
Potenzialità produttiva di specie
innovative.
|
n
Vetustà del naviglio.
n
Conflittualità tra sistemi di pesca.
n
Frammentarietà di punti di sbarco.
n
Difficoltà scambi commerciali, dipendenza
esterna per approvvigionamento materie prime.
n
Segmentazione dei canali di distribuzione.
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
Istituzione di aree di tutela biologica.
n
Riconversione (verso attività collaterali
alla pesca o verso mestieri meno impattanti –
eliminazione piccolo strascico).
n
Pescaturismo.
n
Miglioramento tecnologico dotazioni di
sicurezza.
n
Differenziamento dei prodotti trasformati.
n
Reperimento nuove fasce di mercato.
|
n
Incidenza sulle risorse nella fascia
costiera.
n
Scarso ricambio del capitale umano.
n
Mancanza di manodopera specializzata.
n
Aumento della concorrenza.
n
Inquinamento.
|
Le strategie di intervento del
settore non possono che perseguire le stesse finalità già
indicate nei programmi di orientamento pluriennale già
finanziati dal QCS 1994/99 e saranno perciò correlate alla
valorizzazione del contesto delle opportunità offerte
dall’ambiente naturale.
Obiettivo
specifico
§
Rafforzare la competitività dei sistemi locali
della pesca in un’ottica di sviluppo sostenibile,
valorizzando in particolare la produzione ittica di
allevamento in acqua marina, salmastra e dolce (anche
attraverso attività di riconversione degli addetti al
settore, con il sostegno della ricerca, di strutture di
servizio e di assistenza). Prevenire i danni derivanti da uno
sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche. Ridurre
il differenziale socioeconomico nel settore della pesca.
Il programma di interventi in
riferimento all’obiettivo specifico sopra individuato
prevederà:
§
azioni dirette ad agevolare le iniziative di
riconversione professionale e, nelle aree colpite da crisi
economica, il riposizionamento lavorativo in settori
produttivi contigui. Saranno sostenuti interventi posti in
essere dagli operatori che stimolino i processi di crescita e
modernizzazione, soprattutto per quanto attiene le produzioni
locali. Il potenziamento nella dotazione di servizi e
l’incremento sulla propensione all’innovazione nel settore
sono le linee guida per uno sviluppo sostenibile, che peraltro
si intende monitorare costantemente in tutte le fasi di
esecuzione;
§
interventi volti allo sviluppo che prevedono la
costruzione e l’ammodernamento delle unità di produzione in
acquacultura, di trasformazione e di commercializzazione;
l’adeguamento alle normative igienico-sanitarie, di
sicurezza sul lavoro, dei servizi accessori alle imprese e di
comunicazione con il mercato. Si punterà alla valorizzazione
dei prodotti ittici con campagne promozionali e fiere
sostenendo, allo stesso tempo, gli operatori della piccola
pesca costiera mediante incentivi che concentrino la
produzione, migliorino la qualità del lavoro e stimolino la
formazione professionale;
§
coerentemente con l’obiettivo di riduzione
dello sforzo di pesca, ma tenendo conto dell’aumento subito
negli ultimi anni dalla domanda interna di prodotti ittici, si
prevede inoltre un potenziamento delle unità produttive di
terra con interventi volti alla costruzione,
all’ammodernamento e all’innovazione tecnologica delle
imprese di allevamento ittico in generale, sul fronte del
mercato si intende perseguire la via della valorizzazione dei
prodotti sviluppando una strategia che coinvolga i diversi
livelli di attività, dalla produzione fino alla vendita;
§
la preservazione delle risorse marine è tra le
priorità dell’Amministrazione Regionale sia per la
salvaguardia ambientale che per il rilancio complessivo del
comparto peschereccio. In tale prospettiva saranno previsti
interventi sui litorali, mediante il posizionamento di
barriere artificiali che favoriscano il ripopolamento ittico.
Saranno, inoltre, incentivate le iniziative realizzate dagli
operatori di settore, soprattutto in riferimento alla
costituzione di O.P:, alla valorizzazione della qualità, alla
formazione professionale così che si consegua, nel medesimo
tempo, la riduzione dello sforzo di pesca ed il mantenimento
dei redditi degli operatori ittici.
Per quanto riguarda le misure
relative al rinnovo e ammodernamento della flotta, che
costituiscono un elemento indispensabile nel quadro
complessivo di sviluppo del comparto, nel rispetto degli
orientamenti espressi dall’Unione Europea la programmazione
Regionale è trasferita nel PON Pesca. Le misure relative al
rinnovo e all'ammodernamento della flotta sarda saranno
introdotte all'interno delle Intese Istituzionali di Programma
e nell'Accordo di Programma Quadro specifico alla pesca. In
tale ambito saranno salvaguardate le competenze e le
prerogative della Regione Sardegna relativamente allo
specifico settore. Le autorità nazionali e regionali si
concerteranno su un sistema di selezione e gestione dei
progetti individuali relativi alla flotta.
Gli interventi strutturali
attuati nel POR nel settore della pesca, dell’acquacoltura e
della trasformazione e la distribuzione dei loro prodotti
saranno conformi alla politica comune della pesca, anche
qualora siano, a titolo eccezionale, finanziati a carico di un
Fondo Strutturale diverso dallo SFOP. Sono in particolare
sottoposti alle disposizioni specifiche fissate dal
Regolamento (CE) n° 1263/1999 e dal regolamento (CE) n°
2792/1999.
Gli interventi riguardanti
l’acquacoltura, la protezione e lo sviluppo delle zone
marine costiere, l’attrezzatura dei porti di pesca, la
trasformazione e la commercializzazione saranno individuati e
realizzati con l’obiettivo di contribuire all’effetto
economico duraturo degli investimenti e offrire una garanzia
sufficiente di validità tecnica e economica, in particolare
evitando il rischi di creazione di capacità di produzione
eccedente.
Per quanto attiene gli
indicatori quantificati d'obiettivo, si fornisce di seguito la
quantificazione degli obiettivi specifici seguenti:
§
Acquacoltura: aumento previsto della capacità
di produzione dei pesci 240 t/anno; aumento
previsto della capacità di produzione di molluschi
1000 t/anno.
§
Trasformazione: aumento previsto della capacità
di trasformazione dei prodotti della pesca 2500 t/anno.
Si rinvia al Complemento di
Programmazione la descrizione puntuale di tutte le misure, con
l'indicazione per singolo intervento della dotazione
finanziaria, degli obiettivi quantificati e degli indicatori
per ciascuna misura.
Il controllo scientifico
degli interventi che riguardano la protezione e lo sviluppo
delle zone marine costiere sarà oggetto di una relazione
annuale di sintesi presentata alla Commissione.
I criteri e indirizzi di attuazione
previsti dal QCS sono d’applicazione per il POR. Fatta salva
questa premessa, si illustrano di seguito le principali linee
di intervento che potranno essere finanziate.
§
Incentivi al ricambio generazionale e alla
riconversione professionale;
§
progetti di servizi interaziendali volti ad
incrementare l’efficienza di sistemi produttivi, la
riduzione dei costi e le capacità commerciali;
§
assistenza per lo start-up di nuove attività e
imprese;
§
iniziative di valorizzazione commerciale delle
produzioni locali tipiche e di qualità;
§
progetti trasversali di assistenza alle imprese
e per la diffusione dell’innovazione tecnologica, specie
nell’ottica della compatibilità ambientale;
§
diffusione dell’innovazione tecnologica,
potenziamento ed ammodernamento delle imprese di
trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici;
§
adeguamento tecnologico (servizi logistici,
informatizzazione, ecc.) dei mercati ittici;
§
potenziamento delle strutture portuali;
§
incentivi alla costituzione di Organizzazioni di
Produttori e progetti finalizzati alla valorizzazione dei
prodotti ittici;
§
programmi di sviluppo locale per la piccola
pesca costiera;
§
sviluppo di progetti integrati per l’adeguata
valorizzazione economica delle attività produttive nella
fascia costiera e nelle zone marine protette;
§
diffusione e promozione degli investimenti in
acquacoltura e maricoltura;
§
promozione di progetti di valorizzazione di
singole filiere produttive in acquacoltura;
§
diffusione degli investimenti di ammodernamento
delle strutture di acquacoltura, nel senso del miglioramento
tecnologico-produttivo e della migliore compatibilità
ambientale;
§
riduzione dello sforzo di pesca e conservazione
delle risorse, mediante riconversione professionale in settori
contigui alla pesca (pesca turismo);
§
piani di ristrutturazione aziendale verso il
recupero della compatibilità biologica ed ambientale delle
imprese di allevamento ittico.
3.2.4.9.
– Analisi dei bisogni e delle potenzialità
Il
settore agricolo regionale, come ha evidenziato il Piano
Agricolo Regionale, predisposto dall’INEA nel 1997, pur
impiegando, nel 1996, l’11,4% degli occupati (pari a 61,3
migliaia di unità) produce solo il 6,3% (1.439.255 milioni di
lire correnti) del valore aggiunto regionale. La crescita
della redditività del lavoro in agricoltura nel periodo
1980/96 non è stata sufficiente per raggiungere i livelli
registratisi nell’industria e nel terziario, rispetto ai
quali, però, le differenze si sono notevolmente ridotte. La
remunerazione per unità di lavoro in agricoltura è passata
dal 36% al 52% di quella media ottenuta negli altri due
settori. Le ragioni della bassa redditività
nell’agricoltura sarda sono da ricercarsi in alcune sue
particolari condizioni. Innanzitutto quasi l’80% della
superficie agraria e forestale della Sardegna ricade in zone
svantaggiate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE.
Inoltre,
ulteriori caratteristiche distinguono l’agricoltura sarda da
quella sia meridionale che italiana considerate nel loro
complesso, quali:
a)
l’elevata incidenza dei pascoli e dei prati pascoli
sulla superficie agricola utilizzata (SAU) (1990): 71% contro
appena il 21% e il 19% rispettivamente del Meridione e
dell’Italia;
b)
la bassa diffusione dell’irrigazione (1990): 5,7%
(Meridione 11,3%,; Italia 18,8%);
c)
il basso grado di meccanizzazione [(cavalli vapore
totali (1993)/ettari di SAU al netto degli ettari a prati
permanenti e pascoli (1990)]: 4,2 HP per ettaro (Meridione 6;
Italia 10,2);
d)
la bassa produttività della terra [Produzione Lorda
Vendibile (PLV) a prezzi correnti (1996)/SAU (1990): 1.553
milioni/HA (Meridione 3,514; Italia 4,593).
Un
altro elemento importante da considerare nell’analisi
dell’agricoltura sarda riguarda la localizzazione della SAU
per zona altimetrica. Solo l’8% della SAU regionale è
localizzato in pianura, e quindi si comprende come esista un
limite alla pratica di un’agricoltura intensiva e fortemente
meccanizzata a larga diffusione territoriale.
Nel
1996, il valore della PLV sarda si attesta sui 2.109 miliardi
di lire, di cui circa il 60% proviene dal settore zootecnico.
Quest’ultimo rappresenta, quindi, l’elemento
caratterizzante dell’agricoltura regionale, seguito dalle
produzioni erbacee, con il 26,3% e dalle arboree. Fra le
coltivazioni erbacee, il peso maggiore viene assunto dal grano
duro e dalle ortive, mentre la vite e l’olivo sono
preponderanti fra le arboree. Fra le ortive, il carciofo è
certamente la coltivazione di maggior peso e probabilmente
l’unica ad alimentare un consistente flusso di esportazione.
Non bisogna trascurare inoltre lo sviluppo della serricoltura
(circa 650 ettari, per l’80% in ferro-vetro) prevalentemente
orientata verso la produzione del pomodoro da mensa, ma nella
quale stanno emergendo nuove e interessanti produzioni come il
vivaismo ornamentale.
La
vite e l’olivo, sono le due più importanti colture legnose,
largamente diffuse sul territorio regionale. Esse hanno avuto
andamento contrapposto nel corso dell’ultimo decennio. Un
peso ancora limitato (1% della PLV regionale), ma interessante
per il contenuto innovativo e per le prospettive di sviluppo,
riveste l’agricoltura biologica che coinvolge attualmente
circa 1.000 aziende su una superficie controllata di circa
30.000 ettari.
Per
quanto attiene gli aspetti strutturali delle aziende agricole
sarde, la Sardegna, fra tutte le regioni meridionali, presenta
la superficie media aziendale più elevata, pari ad oltre 17
ettari, mentre la SAU è di circa 11 ettari. Il 66% della SAU
è localizzata in collina e poco meno del 21% in pianura.
La
dimensione economica delle aziende agricole sarde è però
modesta. Fra le 118.000 aziende censite nel 1990, solo 19.000,
pari al 16%, hanno più di 8 UDE (circa 14 milioni di lire);
queste aziende coprono da sole il 70% della SAU, producono il
72% del reddito lordo ed assorbono il 52% delle giornate di
lavoro.
Un
ruolo non trascurabile nell’agricoltura sarda è giocato
dall’affitto che interessa il 29% della superficie agricola
totale; questo valore, pur essendo lievemente diminuito
rispetto al 1982, è comunque pari al doppio del valore medio
nazionale, pari al 15%.
Con
riferimento alle colture in irriguo, le coltivazioni che
beneficiano maggiormente dell’irrigazione in Sardegna sono
le foraggiere avvicendate (piante sarchiate da foraggio) che
coprono il 44% circa della superficie irrigata regionale.
Seguono le colture ortive con il 18,1% della superficie
irrigata regionale e con una estensione media per azienda di
circa un ettaro
Per
quanto attiene la redditività delle aziende agricole, il RLS
medio per azienda in Sardegna risulta sempre inferiore a
quello nazionale, indipendentemente dalla classe di età del
conduttore. Il valore più elevato, 7,95 UDE,
lo si ha nella prima classe di età, mentre quello inferiore,
4 UDE, lo si ha nella terza classe (oltre 55 anni). Il divario
tra il RLS medio tra la Sardegna e l’Italia aumenta,
passando dalla prima classe alla terza classe. In Sardegna,
però, la percentuale di RLS prodotta dai conduttori più
giovani, 9,7% è superiore a quella prodotta, in media, in
Italia, 7,1%.
Un
altro aspetto importante del lavoro agricolo riguarda la
composizione della manodopera aziendale; il reddito più
elevato, 112 UDE, viene prodotto nelle aziende professionali.
Tale reddito è superiore anche a quello rilevato nelle
aziende italiane con le stesse caratteristiche, pari a 96 UDE.
Va
ricordato infine che il 61% delle aziende agricole della
Sardegna impiega solo manodopera familiare, producendo, però,
solo il 46% del RLS totale con un conseguente basso valore di
RLS per azienda (circa 4 UDE). Le aziende che utilizzano
invece manodopera sia familiare che extrafamiliare sono il 17%
delle aziende e producono il 30% del RLS regionale.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
Settore
agricolo
n
Elevata qualità delle produzioni agricole
dei comparti orticolo, viticolo e oleario;
n
Intensità produttiva degli ordinamenti
relativamente poco elevata;
n
Presenza di produzioni con adeguati
sbocchi di mercato.
|
Settore
agricolo
n
Accanto ad una crescita del comparto
zootecnico, continua a manifestarsi un andamento
decrescente delle produzioni vegetali e un aumento delle
importazioni per soddisfare la domanda interna;
n
Elevati tassi di disoccupazione, con
diminuzione in termini assoluti e relativi della forza
lavoro maschile;
n
Debole presenza di imprenditorialità
femminile;
n
Insufficiente diffusione delle
certificazioni ambientali.
|
Filiera
lattiero-casearia
n
Struttura e dinamica della domanda dei
prodotti lattiero-caseari ovini;
n
Competenze tecniche e relazionari del
comparto.
|
Filiera
lattiero-casearia
n
Debolezza strutturale delle aziende
zootecniche;
n
Frammentazione del tessuto trasformativi
indu-striale.
|
Filiera
della Carne
n
Vocazionalità ambientale per la
produzione della carne di qualità;
n
Genuinità, tipicità delle produzioni
regionali.
|
Filiera
della Carne
n
Ridotta specializzazione degli allevamenti
e prevalente valenza integrativa delle produzioni;
n
Inadeguatezza del segmento trasformativi
industriale.
|
Filiera
orticola.
n
Vocazione ambientale;
n
Competenze tecniche e relazionali.
|
Filiera
orticola.
n
Vincoli strutturali delle aziende
agricole;
n
Arretratezza delle strutture distributive
intermedie.
|
Filiera
viticola
n
Presenza di aziende viticole ci
consolidata esperienza;
n
Apparato di trasformazione
tecnologicamente aggiornato e in grado di produrre vini
di qualità.
|
Filiera
viticola
n
Debolezza strutturale delle aziende:
polverizzazione e frammentazione;
n
Età media avanzata dei vigneti.
|
Filiera
Olivo olearia
n
Condizioni climatiche ad ambientali
favorevoli;
n
Apparato di trasformazione
tecnologicamente adeguato.
|
Filiera
Olivo olearia
n
Basso grado di integrazione tra
produzione, trasformazione e commercializzazione;
n
Regime fondiario polverizzato e
frammentato.
|
Filiera
del florovivaismo
n
Condizioni climatiche ad ambientali
favorevoli;
n
Produzione ad alta intensità di lavoro.
|
Filiera
del florovivaismo
n
Strutture produttive obsolete;
n
Dipendenza dall’esterno per il
reperimento del materiale di propagazione.
|
Filiera
del miele
n
Presenza di specie vegetali nettarifere di
pregio;
n
Specifiche caratteristiche organolettiche
del miele sardo.
|
Filiera
del miele
n
Mancanza di centri di trasformazione della
cera d’api;
n
Insufficiente concentrazione delle
produzioni.
|
Filiera
delle piante aromatiche e officinali
n
Consolidata tradizione nella produzione
del miele;
n
Industria di liquori sviluppata (mirto).
|
Filiera
delle piante aromatiche e officinali
n
Polverizzazione dell’offerta.
|
Filiera
del sughero
n
Elevata incidenza della superficie
agricola investita a sughero;
n
Produzione organizzata in distretto
industriale.
|
Filiera
del sughero
n
Polverizzazione dell’offerta;
n
Scarso coordinamento tra produttori di
sughero.
|
Filiera
bieticolo-saccarifera
n
Rese elevate in saccarosio e di PLV
aziendale;
n
Sottoprodotti richiesti per
l’alimentazione del bestiame.
|
Filiera
bieticolo-saccarifera
n
Disponibilità irrigua non sempre
disponibile;
n
Polverizzazione e destrutturazione delle
aziende.
|
segue
Opportunità
|
Rischi
|
Settore
agricolo
n
Struttura e dinamica della domanda di
alimenti ad elevato contenuto salutistico e fortemente
tipicizzati.
|
Settore
agricolo
n
Aggravamento dei periodi siccitosi;
n
Concorrenza dei produttori mediterranei,
comunitari ed extracomunitari.
|
3.2.4.10. – Strategia
L’analisi
SWOT riferita al settore agricolo regionale evidenzia una
situazioneche porta necessariamente a confermare la strategia
che la programmazione regionale attua in stretto raccordo con
le indicazioni fornite dalla politica agricola comune,
ampiamente sintetizzata nel QCS. In particolare, la politica
agricola regionale e per lo sviluppo rurale persegue il
seguente obiettivo:
Obiettivo
globale: rafforzare la maglia delle imprese potenzialmente
competitive, anche mediante l’impulso a processi di
ricomposizione e di riordino fondiario, e contribuire al
contenimento dei costi di produzione; valorizzare le
produzioni tipiche; salvaguardare e migliorare il livello di
reddito nel settore; contribuire alla tutela e alla
conservazione delle aree naturali e, in generale, alla
salvaguardia dell’assetto territoriale nelle aree sensibili;
migliorare la qualità della vita nelle aree rurali.
3.2.4.11. – Quantificazione
degli obiettivi specifici
In
relazione agli obiettivo generale così definito, la strategia
di intervento a favore dell’agricoltura e delle aree rurali
si articola nei seguenti:
Obiettivi
specifici
§
miglioramento
della competitività dei sistemi agricoli ed agroindustriali
in un contesto di filiera attraverso l’introduzione di
innovazioni, il rafforzamento delle funzioni commerciali, la
gestione integrata in tema di qualità, sicurezza ed ambiente,
in un’ottica di sviluppo sostenibile.;
§
sostegno
allo sviluppo dei territori rurali e valorizzazione delle
risorse ambientali e storico-culturali;
§
azioni
orizzontali a sostegno del settore agricolo.
Per
quanto riguarda la competitività dei sistemi agricoli e
agro-industriale di cui al primo obiettivo, l’analisi della
situazione settoriale evidenzia una presenza di realtà
produttive diffuse su tutto il territorio regionale seppure
con differenti vocazioni in termini di comparto e di sorti
merceologiche. Si verifica pertanto che l’allevamento
bovino, pur con presenze in altri territori, trovi la sua
maggiore concentrazione nell’Oristanese (Arborea) e nel
Sassarese (Nurra). Si verifica altresì che la coltura della
vite sia diffusa nella quattro Province, ma con vocazioni
assai differenti per tipologia (Nuragus a Cagliari, Vermentino
a Sassari, Cannonau a Nuoro, Vernaccia a Oristano). Questo
fenomeno, per il quale si sono portati due esempi non
esaustivi, accentua positivamente la peculiarità delle
produzioni ed il loro legame con il territorio di origine. La
Sardegna vanta infatti produzioni di buona e non di rado alta
ed altissima qualità con caratteristiche di Denominazione di
Origine Protetta già riconosciuta od in fase di
riconoscimento o in fase istruttoria ai sensi dei Regolamenti
2081 e 2082 del 1992. Le maggiori debolezze vanno invece
ricondotte alla dipendenza dai mercati esterni a causa della
scarsa quantità delle produzioni vegetali, ad una eccessiva
frammentazione che si manifesta in taluni comparti produttivi,
alla mancanza (o comunque alla inadeguata presenza) di
aggregazioni commerciali settoriali ed intersettoriali in
grado di utilizzare tecniche avanzate di marketing.
L’opportunità fondamentale per il rilancio del settore è
legata all’espansione verso mercati esterni, nonché ad una
più adeguata valorizzazione delle opportunità commerciali
indotte o create dal comparto turistico. Tale analisi spinge
ad individuare quale obiettivo il rafforzamento delle imprese
potenzialmente produttive, sia di primo livello rispetto alle
filiere produttive, che nell’ambito delle fasi di
trasformazione e commercializzazione, anche attraverso il
contenimento dei costi di produzione. Rafforzamento che, pur
valorizzando le produzioni tipiche, di qualità e di nicchia,
le mantenga in posizione di competitività rispetto alle
produzioni similari e concorrenti nei mercati di riferimento,
concentrando in ultima analisi livelli di reddito più
adeguati per il produttore e per gli altri protagonisti del
percorso di filiera.
Contestualmente
al perseguimento degli obiettivi di miglioramento della
competitività del settore si pone l’esigenza di sostenere
lo sviluppo dei territori rurali e di valorizzare e tutelare
le risorse ambientali e storico-culturali, nel quadro di
progetti integrati, attraverso la valorizzazione di tutte le
risorse endogene esistenti nelle aree rurali, da quelle
imprenditoriali a quelle ambientali e paesaggistiche, alle
risorse legate all’identità culturale e sociale delle
singole aree, la conservazione e la tutela delle risorse
ambientali, nel quadro di progetti integrati, il sostegno e la
diversificazione del sistema di imprese locali per ampliare
gli sbocchi occupazionali anche nei settori collegati con
l’agricoltura, l’ampliamento degli sbocchi commerciali per
la produzione agricola di qualità e delle micro-filiere
territoriali, il miglioramento del contesto infrastrutturale e
dei servizi nelle aree rurali.
Oltre
agli obiettivi specifici sopra indicati verrà perseguito un
obiettivo orizzontale, di “sistema”, che ha cioè la
funzione di agire su alcuni elementi chiave del sistema
agricolo e agro-industriale, al fine di rendere più efficace
la politica settoriale. Si interverrà per garantire le
necessarie economie di scala e per valorizzare gli elementi in
comune tra le diverse aree, per assicurare una serie di
servizi volti a garantire sia il miglioramento delle
prestazioni ambientali delle tecniche produttive che l’uso
sostenibile delle risorse, per promuovere servizi orientati
all’informazione di mercato e all’ampliamento degli
sbocchi commerciali, per contribuire al miglioramento
dell’attuazione dei programmi strutturali diretti al settore
agricolo.
3.2.4.12. – Linee
di intervento
Nell’ambito
degli obiettivi specifici sopra indicati, un accento
particolare sarà messo sugli aspetti infrastrutturali e
ambientali legati allo sviluppo dell’agricoltura e delle
zone rurali.
Le
principali linee di intervento per il
primo obiettivo specifico riguardano:
§
il miglioramento della competitività attraverso
la riconversione produttiva volta a conseguire assetti
produttivi compatibili con le prospettive di mercato;
l’introduzione di innovazioni finalizzate alla riduzione dei
costi unitari di produzione; il miglioramento qualitativo
della produzione, nonché la riduzione dell’impatto
ambientale dei processi produttivi in ogni fase della filiera;
§
la valorizzazione e il potenziamento delle
produzioni di qualità, l’organizzazione dell’offerta e il
rafforzamento delle funzioni commerciali anche attraverso la
promozione di rapporti di integrazione;
§
il miglioramento dei processi produttivi
agricoli e agro-industriali attraverso l’introduzione di
sistemi di gestione integrata in tema di qualità, sicurezza,
ambiente lungo tutta la filiera;
§
le azioni formative e quelle dirette a favorire
il ricambio generazionale nelle imprese agricole e il primo
insediamento dei giovani agricoltori;
§
il miglioramento delle performance ambientali
mediante la riduzione delle emissioni inquinanti, la riduzione
degli input chimici, l’ottimizzazione dell’impiego e della
gestione delle risorse naturali (suolo e acqua),
l’attuazione di forme di risparmio idrico nell’ambito di
comprensori o di specifiche filiere agro-industriali (riciclo
delle acque, depurazione e utilizzazione irrigua);
§
il miglioramento della dotazione
infrastrutturale.
Tali
linee di intervento verranno perseguite attraverso specifiche
misure che saranno volte:
§
all’introduzione di tecnologie innovative di
processo e di prodotto, alla riconversione produttiva e/o alla
ristrutturazione degli impianti obsoleti o non in linea con
l’evoluzione della domanda;
§
all’adeguamento tecnologico degli impianti di
trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;
§
all’acquisizione ed alla creazione di servizi
dedicati all’ottimizzazione delle diverse fasi delle
filiere, allo scopo di garantire il rafforzamento, la
razionalizzazione e la migliore connessione logica;
§
al potenziamento del sistema consortile per la
tutela delle produzioni di alta qualità e la loro
commercializzazione;
§
alla valorizzazione commerciale delle produzioni
di qualità;
§
agli investimenti per infrastrutture pubbliche
per la distribuzione dell’acqua a scopi irrigui, per
l’utilizzo delle risorse idriche non convenzionali e di
quelle derivanti dal risparmio idrico ed interventi di
riordino fondiario;
§
agli interventi diretti al recupero dei suoli
degradati, al riequilibrio del territorio ed all’attuazione
di azioni dirette alla prevenzione del degrado del suolo anche
con riduzione dell’impatto delle attività produttive.
Le
linee di intervento previste per questo obiettivo saranno
strettamente integrate a quelle previste per l’Asse I
(Risorse naturali), in particolare con quelle relative al
suolo ed alle risorse idriche. Inoltre, secondo le indicazioni
formulate dal QCS, tutti gli interventi che saranno
programmati, in modo integrato, nel quadro di progetti di
filiera saranno coordinati con quelle misure strutturali
previste dalle singole Organizzazioni comuni di mercato e
saranno coerenti con queste ultime
Le
principali linee di intervento relative al secondo
obiettivo specifico riguardano:
§
la valorizzazione di tutte le risorse endogene
esistenti nelle aree interessate, da quelle imprenditoriali a
quelle ambientali e paesaggistiche, alle risorse legate
all’identità culturale e sociale delle singole aree;
§
la conservazione, tutela e valorizzazione
commerciale delle risorse ambientali, incluse le foreste,
prioritariamente nel quadro di una programmazione integrata in
cui si affianchi anche la finalità di sviluppo
socio-economico di territori determinati;
§
il sostegno e la diversificazione del sistema di
imprese locali per ampliare gli sbocchi occupazionali anche
nei settori collegati con l’agricoltura (turismo rurale,
agriturismo, artigianato, ecc.);
§
l’ampliamento degli sbocchi commerciali per la
produzione agricola di qualità e delle micro-filiere
territoriali;
§
il miglioramento del contesto infrastrutturale e
dei servizi essenziali nelle aree rurali.
Le
linee di intervento previste per questo obiettivo saranno
strettamente collegate a quelle previste nell’asse Risorse
Naturali e nell’asse Risorse Culturali e, qualora rispondano
anche agli obiettivi di questi assi, saranno
integrate in esse.
Tali
linee di intervento verranno perseguite attraverso specifiche
misure che saranno volte:
§
al sostegno alla diversificazione delle attività
economiche locali all’esterno dell’azienda agricola, al
turismo rurale, all’artigianato;
§
agli interventi finalizzati direttamente a
migliorare la qualità della vita nelle aree rurali;
§
agli interventi di valorizzazione
turistico-culturale dei centri rurali e del patrimonio
naturale, culturale e archeologico locale;
§
agli interventi di formazione, consulenza e
divulgazione.
Per
quanto attiene le azioni orizzontali a sostegno del settore
agricolo, le stesse verranno attivate attraverso misure volte:
§
al sostegno alla formazione diretta al
miglioramento delle competenze e delle conoscenze degli
agricoltori e delle altre persone coinvolte a diverso titolo
nel settore primario;
§
all’impulso al ricambio generazionale nella
conduzione delle imprese agricole;
§
alla diminuzione della frammentazione fondiaria;
§
all’aumento degli indici di
infrastrutturazione rurale;
§
al rafforzamento degli strumenti di natura
finanziaria a sostegno dello sviluppo rurale.
3.2.5. - Asse
V – “Città”
L’insufficiente “massa
critica” del suo sistema urbano è uno dei fattori che
contribuisce a rendere la Sardegna periferica rispetto ai
grandi “corridoi” europei.
Quest’ultima caratteristica è evidenziata dal fatto che
nell’ambito dell’Isola la principale polarizzazione urbana
è rappresentata dall’area di Cagliari. In tale area si
concentra il 29,2% della popolazione attiva a scala regionale,
e oltre 3 punti percentuali in più di posti di lavoro. I poli
urbani più rilevanti sono situati agli estremi della grande
“Y” infrastrutturale che collega il sistema metropolitano
di Cagliari al sistema urbano policentrico di Sassari e al
campo urbano di Olbia. Ad essa si integrano gli accessi ai
sistemi urbani locali di Iglesias-Carbonia, Oristano, Nuoro e
Tortolì.
Le due maggiori realtà
urbane dell’isola (Cagliari e Sassari) sono i luoghi di
concentrazione del capitale cognitivo e possono competere con
le altre realtà urbane sia del Meridione che del Centro
Italia, dato il loro maggior grado di infrastrutturazione
rispetto agli altri centri urbani dell’isola. Pur tuttavia,
per effetto di una costante crescita di popolazione, che trova
la sua residenza nei comuni di cintura dei due maggiori centri
urbani, aumentano i fenomeni di congestione, di carenze
infrastrutturali, di scarsa accessibilità e quindi di
inquinamento ambientale, di degrado fisico e sociale delle
conurbazioni periferiche, di criminalità.
Le città intermedie non
configurano, salvo che in alcuni particolari casi, un sistema
a rete e debole e discontinua è la diffusione dell’effetto
urbano sul territorio di gravitazione per la scarsità del
capitale sociale localizzato nelle aree urbane di media
dimensione che determina conseguentemente una scarsa qualità
di vita urbana, incapace di attrarre nuovi investimenti e di
mitigare o eliminare un disagio sociale assai diffuso.
Le piccole città delle zone
interne si spopolano. Gran parte del territorio regionale è
costituito da insediamenti a base rurale, diffusi in modo
capillare sul territorio e scarsamente collegati tra di loro.
In questi centri, ai margini dello sviluppo produttivo, la
popolazione residente diminuisce ancor oggi in modo
preoccupante andando ad alimentare un flusso migratorio
interno all’isola che ha come punto di arrivo le periferie o
i centri di corona delle due maggiori aree urbane, aumentando
la domanda di bisogni collettivi a cui l’offerta di servizi
pubblici non riesce a dare una risposta.
Per
quanto riguarda le aree
interne, si tratta di delineare gli elementi di una
strategia contro lo spopolamento dell’interno attraverso: la
diffusione dei servizi (con particolare riferimento alla
mobilità e all’accessibilità, al piano telematico ed al
progetto Marte); lo sviluppo dei distretti economici
territoriali; la sperimentazione di un pacchetto di progetti
pilota (in ipotesi, uno per Provincia), basati su azioni per
lo sviluppo, i trasporti, la razionalizzazione della Pubblica
Amministrazione, la convenienza per la residenza. La
diminuzione della congestione urbana, il miglioramento degli
standard di servizio offerti, soprattutto del verde urbano, lo
sviluppo della rete dei trasporti pubblici su sede propria, e,
al contempo, la permanenza del presidio sul territorio da
parte delle popolazioni insediate nei centri minori,
rappresentano i punti cardine di una politica volta alla
tutela ambientale che realizza, per questo asse, la
sostenibilità dello sviluppo.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
n
le sfere di influenza delle principali
aree urbane e industriali tendono ad ampliarsi;
n
si assiste tuttavia alla ristrutturazione
di alcune gerarchie urbane consolidate con la formazione
di reti di città di gerarchia “intermedia” (città
rurali, nuovi poli industriali, città amministrative e
dei servizi, capoluoghi di distretti produttivi
specializzati);
n
presenza nelle città di Cagliari e
Sassari di servizi rari (centri di ricerca, servizi
sanitari specialistici, servizi per lo sport e lo
spettacolo) di rango superiore alla loro dimensione;
n
la diversificazione e la specializzazione
dei centri rurali, vera ricchezza potenziale dei sistemi
locali di sviluppo;
n
la capacità di attrattività turistica
dei centri urbani, specie quelli minori in quanto luoghi
di conservazione delle culture materiali e dei saperi
magistrali diffusi;
n
la particolare e crescente attrattività
turistica di Cagliari e del suo singolare habitat
lacuale (stagni di Molentargius e di S. Gilla);
n
rilevante presenza femminile che gestisce
in forma cooperativa servizi di cura alle persone
(infanzia, adolescenza, anziani);
n
forte presenza delle donne nel
volontariato socio-sanitario e in favore di soggetti a
rischio di esclusione sociale (nomadi, immigrati, etc.).
|
n
insufficiente massa critica del sistema
urbano sardo rispetto ai grandi “corridoi” europei;
n
il sistema urbano-metropolitano è basato
su una triplice polarità (Cagliari – Sassari
–Olbia) fortemente squilibrata;
n
l’isolamento reciproco e
l’insufficiente sviluppo della componente relazionale
di questo sistema tripolare accentua la debolezza
complessiva del sistema-Sardegna;
n
le maggiori realtà urbane dell’isola
manifestano fenomeni di rilocalizzazione di quote
significative di popolazione nei centri contermini che
divengono periferie del centro maggiore;
n
i fenomeni passati di veloce inurbamento
hanno accelerato i processi di degrado del patrimonio
abitativo ,dei servizi e dell’habitat in genere
carenza del capitale fisso sociale e scarsa qualità dei
servizi erogati;
n
la rete dei centri intermedi è poco
differenziata e disomogenea, e lascia ampie porzioni di
territorio regionale scoperte di attrezzatura urbana di
base;
n
la gran parte dei centri minori
dell’isola si spopola;
n
insufficienza di spazi di aggregazione per
le categorie “deboli” e a rischio di emarginazione;
n
assenza di appositi servizi per
l’inserimento lavorativo delle categorie deboli e a
rischio di emarginazione;
n
scarsa presenza di servizi sociali, socio
– assistenziali e sanitari, in particolare nelle aree
periferiche urbane e nei piccoli centri, rivolti alle
fasce deboli della popolazione;
n
inadeguatezza dei profili professionali e
delle competenze tecniche e gestionali.
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
le aree urbane di Cagliari e Sassari e
sono i luoghi di concentrazione dei centri di
connessione con i sistemi insediativi e produttivi
locali e con quelli europei ed extraeuropei;
n
i centri intermedi possono costituirsi
come “poli” dello sviluppo locale per il decollo di
ampi distretti del territorio regionale;
n
nei centri urbani minori ed in genere nel
territorio diffuso, la “bassa densità”
dell’insediamento può essere riconvertita da
disvalore a fattore positivo.
|
n
“Insostenibilità dei sistemi urbani”.
I consumi abitativi crescono in misura lineare (+0,5
vani ad abitante in ogni decennio intercensuario) in
stretto rapporto con la modificazione degli stili di
vita e con la crescente frammentazione dei nuclei
familiari ed in rapporto inverso rispetto agli andamenti
demografici;
n
desertificazione delle zone interne per la
perdita del presidio umano e per il degrado dei paesaggi
naturali a seguito degli incendi e dell’abbandono
delle pratiche colturali.
|
Obiettivo
globale - L’asse 5 Città è stato concepito ed
organizzato secondo un duplice obiettivo globale. Se, da un
lato, come è detto nel P.S.M., è volto a: “Migliorare la
qualità del sistema urbano della Sardegna attraverso la
definizione del ruolo delle città nel loro contesto ed in
particolare, creare condizioni economiche, amministrative e
sociali per lo sviluppo imprenditoriale, aumentare la
competitività e la produttività strutturale dei sistemi
economici territoriali, favorire la localizzazione di nuove
iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei
servizi alle persone ed alle imprese, combattere la marginalità
sociale e favorire i processi di recupero della fiducia
sociale, riqualificare il contesto urbano con particolare
attenzione per gli aspetti ambientali”, dall’altro dovrà
“contrastare il degrado e lo spopolamento delle aree
interne, creare condizioni economiche, amministrative e
sociali favorevoli allo sviluppo delle popolazioni insediate
nei piccoli centri, stimolare la capacità delle
amministrazioni locali di realizzare reti di cooperazione tra
comuni per il recupero degli insediamenti e per
l’integrazione dei servizi e delle politiche settoriali”.
Strategia: La forte indicazione relativa alla funzione delle città,
contenuta nelle linee guida comunitarie e nel QCS, viene fatta
propria dalla programmazione regionale con le correzioni
indispensabili per renderla aderente alla specificità della
situazione sarda. La strategia regionale si articola quindi su
tre livelli di intervento:
§
il rafforzamento dei servizi di eccellenza in
ambito urbano, attraverso un insieme coordinato di interventi
localizzativi di funzioni rare (attività innovative, centri
di alta formazione, centri di accesso alle reti globali) e di
recupero dei quartieri degradati soprattutto attraverso il
potenziamento dei servizi sociali alla persona ed alla comunità.
Si tratta delle città principali (con più di 100.000
abitanti) ed il loro immediato hinterland, per le quali
saranno elaborate delle linee strategiche di sviluppo urbano;
§
l’adeguamento dei servizi nei centri urbani di
media dimensione, quale elemento di sostegno al dinamismo dei
sistemi produttivi locali, arricchendo e rafforzando nel
contempo la gamma di funzioni urbane a sostegno del territorio
diffuso. Tali centri sono identificabili per le funzioni
politico-amministrative (capoluoghi di provincia) e per soglie
di popolazione (centri al di sopra dei 15.000 abitanti)
comportanti l’esercizio di funzioni socio-economiche
significative per il territorio di riferimento;
§
la rivitalizzazione di quei centri minori che,
pur non avendo le caratteristiche di cui sopra, rivestono un
ruolo importante di presidio ed animazione del territorio o di
riferimento per aggregazioni produttive e sistemi locali di
sviluppo delle zone interne, tali da renderli assimilabili a
centri urbani intermedi.
Per quanto concerne più
specificamente il primo punto, il rafforzamento e la
riqualificazione del sistema urbano regionale si
indirizzeranno verso il rafforzamento della “dorsale”
delle connessioni territoriali con l’obiettivo del
consolidamento di un sistema urbano fondamentale unitario
fondato sul rafforzamento dei servizi rari alle persone ed
alle imprese. Nel perseguimento di questo obiettivo, saranno
previsti anche interventi volti a recuperare quartieri ed
edifici soggetti a particolare degrado, in modo da
rivitalizzare quegli ambiti urbani maggiormente esposti al
rischio di marginalizzazione. Nel contempo nelle maggiori città
è necessario incrementare e qualificare il capitale fisso
sociale, specie nei settori socio – assistenziale rivolti
alle categorie sociali deboli, aumentando la qualità dei
servizi erogati e la loro presenza nei quartieri degradati.
Tale obiettivo sarà perseguito sia incrementando l’offerta
di servizi di cura alle famiglie, sia riorganizzando i tempi e
gli orari delle città, per consentire la conciliazione della
vita familiare con la vita professionale. Un’importante
complementarietà sarà attuata con gli interventi previsti
nell’asse VI rivolti a fluidificare i fenomeni di
congestione e di traffico in ambito urbano, attraverso
appositi interventi di rafforzamento del trasporto pubblico,
nel quadro di un Piano urbano del traffico.
Per quanto concerne il secondo
punto, l’obiettivo è quello di rafforzare le gerarchie
intermedie di centri quali i poli amministrativi e direzionali
provinciali attuali o futuri, e i capoluoghi di distretti
produttivi già affermati o in nuce, attraverso un complesso
mirato di interventi diretti a rafforzare le specificità di
ciascun centro. Si tratterà quindi di contribuire allo
sviluppo di servizi coerenti con le vocazioni del territorio
di riferimento, e nel contempo di promuovere interventi di
sostegno del capitale sociale complementari a quelli
realizzati nei centri urbani di maggiore dimensione.
Infine per quanto riguarda gli
interventi di sostegno ai centri di minor dimensione,
l’obiettivo è quello di garantire un forte sostegno a quei
centri che, indipendentemente dalla loro dimensione effettiva,
svolgono un ruolo importante di presidio ed animazione del
territorio di riferimento, tale da renderli assimilabili a
centri di maggiore dimensione per la funzione svolta. In
quest’ottica, saranno perseguiti interventi di
valorizzazione e supporto alla cooperazione tra istituzioni e
soggetti, diretta al recupero degli assetti civili di base,
alla diffusione dell’effetto urbano in un sistema a rete
capace di raggiungere accettabili standard di efficienza, allo
sviluppo delle specifiche vocazioni locali, con particolare
riguardo alla qualità dell’insediamento storico, anche a
fini turistici, ed alla salvaguardia e valorizzazione
integrata delle risorse ambientali.
Gli obiettivi specifici che meglio
concorrono alla realizzazione della strategia suddetta sono:
§
rafforzare le potenzialità dei centri urbani,
in relazione alle loro dimensioni metropolitane o di centro
medio-piccolo, come luogo di attrazione di funzioni e servizi
specializzati o come luoghi di connessione e di servizio per i
processi di sviluppo del territorio, avendo presente le
caratteristiche e le potenzialità specifiche di ciascuna città
nel proprio contesto regionale;
§
aumentare la fruizione dello spazio urbano da
parte dei cittadini, sia per l’accrescimento della
competitività dei sistemi urbani sia per il rafforzamento
della coesione sociale. Migliorare il sistema della mobilità
interna ed esterna ai centri urbani, riducendo la congestione,
l’inquinamento acustico e l’inquinamento atmosferico.
Migliorare la qualità della vita nelle aree urbane, in
particolare nelle aree periferiche e in quelle dismesse con
particolare attenzione ai bisogni dell’infanzia,
all’integrazione sociale e alla lotta alla marginalità;
§
riqualificare, rinnovare e rifunzionalizzare il
tessuto edilizio urbano, nel rispetto delle tradizioni
culturali e storiche con particolare attenzione al recupero
dei centri storici e dei centri minori;
§
rafforzare il capitale sociale in ambito urbano
mediante il soddisfacimento dei bisogni sociali di base, la
riduzione del tasso di esclusione, la promozione dell’economia
sociale, la qualificazione dei servizi, la definizione di
nuove figure professionali in ambito sociale, anche attraverso
la qualificazione della Pubblica Amministrazione.
3.2.5.4
- Linee di intervento
²
Aree urbane
maggiori
Interventi coordinati di
localizzazione di funzioni di servizio rare capaci di attrarre
investimenti produttivi e generare lavoro specializzato e, nel
contempo, di connettersi con i sottosistemi produttivi locali
per mezzo di programmi integrati, tesi e ad elevare il rango
delle città sarde. Su tali interventi la quota di
infrastrutturazione sarà limitata e funzionale alle sole
attività insediabili;
§
potenziamento, riqualificazione e
riorganizzazione del verde urbano, dei servizi culturali e dei
servizi sociali alla persona ed alla comunità attuati
attraverso programmi di riqualificazione urbana (tipo
“contratti di quartiere”) da localizzarsi nei quartieri
degradati (centri storici e periferie urbane) e/o nelle aree
dismesse;
§
promozione di interventi volti a
“ridisegnare” città e quartieri per la creazione di spazi
a misura dei bambini, dei giovani, degli anziani in cui
ubicare iniziative culturali e sociali;
§
promozione di iniziative territoriali volte alla
valorizzazione e compartecipazione di soggetti in forma
singola o associata, alla progettazione e verifica di
programma sociali territoriali;
§
ristrutturazione, adeguamento e creazione di
spazi e di edifici per servizi sociali, socio-assistenziali,
culturali e di orientamento-formazione delle fasce deboli
quali strutture per servizi di accoglienza, servizi di
prossimità, servizi assistenziali e socio-sanitari, servizi
domiciliari;
§
creazione di nuova professionalità anche
attraverso la trasformazione di quote del volontariato sociale
in occupazione innovativa e qualificata;
§
predisposizione e attuazione di un piano di
formazione continua ed aggiornamento professionale che investa
massicciamente gli operatori socio – sanitari al fine di far
loro acquisire nuove competenze ed accrescerne la capacità ad
interagire con l’utenza in modo nuovo ed adeguato ai bisogni
assistenziali emergenti.
²
Aree urbane
di media dimensione e centri minori
§
Potenziamento e adeguamento nelle strutture e
nella gestione dei servizi nei centri urbani di media
dimensione in modo da incentivare il dinamismo dei sistemi
produttivi locali arricchendo e rafforzando nel contempo la
gamma di funzioni urbane a sostegno del territorio diffuso;
§
rafforzamento delle “gerarchie intermedie”
di centri quali i poli amministrativi e direzionali
provinciali attuali o futuri, i capoluoghi di “distretti
produttivi” di specifico interesse, attraverso un complesso
mirato di interventi diretti a rafforzare tali specificità in
una logica reticolare e sistemica;
§
riqualificazione e recupero del tessuto
insediativo (in particolare dei centri storici);
§
sostegno allo sviluppo di forme cooperative tra
Enti Locali e con altri soggetti istituzionali e sociali per
la valorizzazione delle risorse locali;
§
sperimentazione di un pacchetto di progetti
pilota, basati su azioni di mantenimento della dotazione dei
servizi alla popolazione e su azioni di razionalizzazione
della Pubblica Amministrazione;
§
promozione e sostegno di reti informative e di
comunicazioni per la fornitura di servizi innovativi
(telemedicina, teleassistenza, assistenza integrata, servizi a
domicilio per bambini e anziani non autosufficienti e
portatori di handicap);
§
ristrutturazione, adeguamento e creazione di
spazi e di edifici per servizi sociali, socio-assistenziali,
culturali e di orientamento-formazione delle fasce deboli
quali strutture per servizi di accoglienza, servizi di
prossimità, servizi assistenziali e socio-sanitari, servizi
domiciliari;
§
creazione di nuova professionalità anche
attraverso la trasformazione di quote del volontariato sociale
in occupazione innovativa e qualificata;
§
predisposizione e attuazione di un piano di
formazione continua ed aggiornamento professionale che investa
massicciamente gli operatori socio – sanitari al fine di far
loro acquisire nuove competenze ed accrescerne la capacità ad
interagire con l’utenza in modo nuovo ed adeguato ai bisogni
assistenziali emergenti.
I criteri e indirizzi di attuazione
previsti dal QCS sono d’applicazione per il POR .
In attuazione di quanto
previsto al riguardo nel QCS, i criteri di scelta dei centri
urbani oggetto di intervento: a) tengono conto del ruolo dei
centri in un disegno di sviluppo urbano equilibrato della
regione; b) tengono in adeguata considerazione il principio di
concentrazione.
La scelta dei centri pertanto
si basa su una analisi delle caratteristiche, delle tendenze
evolutive e degli obiettivi di riequilibrio dell’assetto
urbano della regione, evitando una uniforme distribuzione
degli interventi sul territorio. La scelta dei centri o dei
sistemi di centri su cui intervenire sarà effettuata con il
coinvolgimento dei partner locali. Come previsto dal QCS, la
Regione comunicherà tempestivamente al Comitato di
Sorveglianza del QCS la metodologia ed i criteri adottati
nonché i risultati di tale scelta.
La metodologia per la scelta
dei centri su cui intervenire terrà conto delle priorità
definite a livello di QCS per l’asse. I tre profili di cui
la strategia di asse si compone – migliore articolazione del
ruolo e delle funzioni delle città nel contesto territoriale;
miglioramento della qualità urbana; rafforzamento del
capitale sociale – e che in linea di principio sono
applicabili sia alle città di maggiori dimensioni, sia ai
centri intermedi sia ai piccoli centri, tendono a risultare più
o meno rilevanti e significativi in relazione alla dimensione,
alle caratteristiche socioeconomiche, al ruolo
(attuale, potenziale e progettato) dei centri nel contesto
territoriale, alle esigenze di riqualificazione (funzionale,
ambientale e sociale) che ne discendono. Da cui la necessità
di specificare, nella comunicazione relativa alla scelta dei
centri, le relative linee strategiche generali (per tipologia
di centro e non necessariamente per singolo centro
individuato).
Per quanto riguarda le città
principali (con più di 100.000 abitanti) oggetto di
intervento, le linee strategiche di sviluppo urbano adottate
per le singole città saranno maggiormente specificate e
comunicate al Comitato di sorveglianza del POR entro il
30.6.2001. Tali linee saranno elaborate in un processo aperto
e partenariale che coinvolga soggetti rappresentativi del
tessuto sociale e produttivo e con adeguata partecipazione dei
cittadini. Dovranno definire i fabbisogni locali e stabilire
priorità d'intervento nell'ottica di uno sviluppo sostenibile
dell'ambiente urbano, prevedendo indicatori adeguati per
rappresentare la situazione economica, sociale ed ambientale.
Le strategie elaborate per le
diverse tipologie di centri urbani costituiscono il quadro di
riferimento per gli interventi da realizzare sul territorio a
titolo dei vari assi del programma e sono attuate
prioritariamente attraverso progetti integrati. Le operazioni
messe a punto a titolo dell’Iniziativa Comunitaria URBAN
dovranno essere raccordate con le strategie di sviluppo urbano
definite nei POR.
Condizione di ammissibilità
degli interventi consiste nella loro coerenza con gli
strumenti urbanistici e di programmazione degli Enti Locali già
in essere al momento della formulazione delle proposte di
intervento.
3.2.6. - Asse
VI – “Reti e nodi di servizio”
Unica tra tutte le Regioni
d’Italia, l’isola è rimasta storicamente esclusa dai
flussi di risorse relativi alla realizzazione delle reti
autostradali. Gli interventi finalizzati alla riqualificazione
della rete primaria sono stati condotti in modo disorganico,
senza una programmazione generale, e senza procedere
all’individuazione di una rete primaria avente
caratteristiche uniformi ed adeguate a consentire collegamenti
rapidi e sicuri tra tutti i centri di maggiore importanza, i
porti, gli aeroporti, gli snodi per il collegamento alla rete
dei grandi collegamenti nazionali ed Europei.
Il necessario adeguamento
della normativa che regola le progettazioni ha poi costituito
ulteriore motivo di ritardo nell’attuazione dei programmi
per il complessivo riadattamento della rete, al punto che
attualmente il parametro minimo, di una percorribilità a 90
km/ora, in condizioni di sicurezza, è rispettato solamente
per una modestissima quota della rete fondamentale, mentre
tuttora si registrano gravissime carenze.
Su base regionale, le stime
effettuate consentono di affermare che soltanto il 31% della
popolazione dell’interno dell’isola rientra in soglie di
accessibilità ottimali: il 49% degli abitanti ha tempi di
accesso superiori alla mezz’ora, mentre il 20% degli
abitanti risulta fortemente condizionato, ed escluso da tutta
una serie di servizi urbani avendo tempi di accesso ai centri
urbani superiori ai 60 minuti.
Per
quanto riguarda il sistema ferroviario, su circa 1.100 km
di rete, appena 435 sono a scartamento ordinario; di questi,
soltanto 16 km sono a doppio binario (nella penisola il 55%);
non esistono tratte elettrificate (nella Penisola su 16.000 km
di rete sono elettrificati 9.847 km, pari a circa il 70% della
rete); la velocità effettiva media rimane nell’ordine dei
50-55 km/ora, con l’unica eccezione della tratta
Cagliari-Oristano (circa 100 km, pianeggiante, sulla quale il
mezzo raggiunge punte nell’ordine dei 100-120 km/ora,
risultando concorrenziale all’auto). La modestia della
performance lungo rete abbatte inoltre significativamente i
livelli di frequentazione.
Anche per ciò che attiene le
merci il ruolo delle ferrovie risulta assai limitato, con ciò
abbattendo ulteriormente il livello di servizio dalle dorsali
stradali, mentre si pone concretamente la necessità di
provvedere ai raccordi intermodali tra gli scali marittimi e
le altre modalità di trasporto, passeggeri e merci.
Nonostante gli indicatori
della dotazione infrastrutturale segnalino la buona dotazione
di infrastrutture portuali dell’isola, occorre sottolineare
come tale dotazione non sia a tutt’oggi completa, permanendo
rilevanti carenze particolarmente in ordine agli scali
industriali: Portovesme, Olbia, Cagliari e Porto Torres
rappresentano importanti realtà che occorre ricondurre quanto
prima ad un essenziale ruolo produttivo.
Dal punto di vista
dell’export va d’altra parte sottolineato come
l’handicap dell’insularità si rifletta pesantemente
sull’economia dell’isola, ponendosi quale “fattore
ritardante del processo di crescita” delle imprese.
Di conseguenza chiunque
dall’Isola voglia proporsi al mondo esterno è costretto a
“varcare il mare”, scontando immediatamente un
significativo incremento degli oneri di trasporto ed una
proporzionale riduzione dei ricavi, con ovvio decremento della
concorrenzialità dell’impresa.
Mentre anche riguardo alle
dotazioni passeggeri si registrano tuttora localizzate
carenze, particolarmente sugli scali di Porto Torres ed
Arbatax.
In positivo, va peraltro
sottolineata l’importanza dell’evoluzione che va a
realizzarsi nel settore delle movimentazioni merci, anche con
l’affermarsi dei moderni sistemi di transhipment delle
Grandi Navi transoceaniche, contestuali alla prossima apertura
del Porto Canale. Il connesso, sensibile incremento delle
movimentazioni per Containers andrà infatti a rimodulare
l’attuale assetto dei traffici, con una significativa
riduzione dei costi del trasbordo ed un parallelo incremento
delle possibilità di export.
Infine, riguardo alle
questioni proprie della continuità territoriale va rilevato
come permangano ancora grosse carenze di tipo strutturale,
sulle quali, tuttavia, almeno per quanto riguarda l’infrastrutturazione
aeroportuale, sarà possibile porre rimedio con un consistente
intervento già finanziato a valere sui fondi del POP-Sardegna
1994/99. L’impegno dell’Amministrazione regionale per
migliorare la qualità e la quantità dell’offerta di
trasporto passeggeri è dunque costante, sia attraverso azioni
sulle varie rotte (meccanismi di gara internazionale per
l’affidamento delle linee, estensione dell’offerta alle
grandi compagnie estere) che hanno trovato importante sostegno
con l’approvazione dell’art.36 della Legge 144/99, sia
riguardo al potenziamento delle infrastrutture a terra.
Va peraltro sottolineato che
l’offerta di mobilità aerea è stata sino ad oggi gestita
entro condizioni di monopolio che hanno gravemente
condizionato il sistema, caratterizzandolo negativamente a
partire da elementi quali l’elevato livello delle tariffe, i
disservizi legati ai frequenti fenomeni di saturazione dei
posti aereo disponibili, l’assenza di collegamenti in arrivo
nelle prime ore del mattino; la concentrazione dell’offerta
sulle tratte Roma-Milano; la contestuale scarsità di voli
diretti per la gran parte del territorio nazionale.
La Sardegna offre buone
prospettive per la realizzazione della Società
dell’informazione, per il buon livello dell’infrastruttura
tecnologica degli operatori di telefonia, per la vivacità
imprenditoriale nel settore, e per una serie di iniziative
concomitanti nel settore pubblico, tra cui Il progetto
“Marte” (Realizzazione di un sistema di apprendimento su
rete tecno-educativa) di 80 MLD, previsto nell’intesa
istituzionale di programma tra il Governo e la Regione,
orientato a utilizzare le tecnologie telematiche per la
connessione in rete delle scuole medie e superiori della
Sardegna, veicolando informazioni e applicazioni didattiche,
il Servizio Agrometeorologico della Sardegna, già realizzato
e funzionante (http://www.sar.sardegna.it), un’iniziativa
della Regione per informatizzazione diffusa e alfabetizzazione
informatica e linguistica (60 miliardi nel prossimo biennio),
e, in particolar modo, il Piano Telematico Regionale (35
miliardi in un triennio), che definisce un insieme di servizi
a valore aggiunto erogabili alla Pubblica Amministrazione nel
suo complesso, al mondo delle imprese e ai cittadini,
attivabili con le infrastrutture di rete attualmente
esistenti.
Essi sono riferibili alle
seguenti azioni:
§
Azione
1: Sistema Integrato Ufficio, con l’obiettivo di
coadiuvare gli uffici dell’Amministrazione Regionale
nell’aggiornamento dei propri standard operativi, anche in
conseguenza di quanto previsto dalle normative europee,
nazionali e regionali. L’azione si sviluppa secondo due
sottoprogetti principali: 1) Gestione documentale e 2)
Adeguamento e uniformazione dei servizi di rete.
§
Azione
2: Attivazione di un insieme di servizi specifici per i Comuni
e le Comunità Montane della Sardegna, con
l’obiettivo di agevolare l’approccio dei Comuni della
Sardegna, soprattutto i più piccoli, ai servizi ottenibili
per via telematica, rendendo disponibile quanto viene offerto
da Ancitel-Ancinet (società che fornisce servizi
all’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia) su scala
regionale.
§
Azione
3: Attivazione del progetto relativo al Sistema Informativo
per la Montagna (SIM) con l’obiettivo di fornire al
cittadino un insieme di servizi informatizzati,
particolarmente mirati alle esigenze del territorio preso in
considerazione. Il progetto, promosso e finanziato dal
Ministero per le Politiche Agricole e sottoposto alla
supervisione dell’Autorità per l’Informatica nella
Pubblica Amministrazione (AIPA), costituisce un sistema
distribuito ed eterogeneo di servizi di natura territoriale
resi disponibili ad enti territoriali.
§
Azione
4: Integrazione SIM con altre iniziative di interesse
regionale con l’obiettivo di rendere operativi
durante tutto l’anno i servizi telematici per la prevenzione
incendi, e integrare le basi dati di tale servizio con quelle
del SIM.
§
Azione
5: Progetto pilota di valorizzazione culturale e turistica con
l’obiettivo di valorizzare e contribuire ad inserire nei
circuiti turistici internazionali uno o più “percorsi” di
interesse archeologico, monumentale e naturalistico della
Sardegna, utilizzando gli strumenti della telematica e
realizzando un percorso virtuale integrato.
§
Azione
6: Orientamento giovanile con l’obiettivo di
diffondere capillarmente le informazioni sul mercato del
lavoro, sulle opportunità formative e sulla socializzazione e
aggregazione dei giovani nei centri di informazione,
utilizzando lo strumento dell’Internet e opportune azioni di
marketing di rete.
§
Azione
7: Servizi telematici per le imprese con l’obiettivo
di promuovere la fruizione di un primo articolato insieme di
fattori innovativi a favore delle PMI regionali da veicolare
attraverso rete telematica, attraverso l’accesso ad un
servizio di informazione ad alto valore aggiunto, nonché
attraverso la realizzazione di processi di innovazione fondati
sullo sviluppo di tecniche di marketing telematico finalizzati
a favorire l’apertura delle stesse PMI verso mercati
extra-regionali.
Punti
di Forza
|
Punti
di Debolezza
|
Trasporti
n
Per quanto attiene la mobilità delle
merci va segnalata la presenza di una consistente
ragnatela di collegamenti di linea (52 corse/settimana
da Olbia-Golfo Aranci, 12 da Porto Torres, 18 da
Cagliari, 2 da Arbatax) tramite i quali il naviglio
Ro-Ro sostiene la parte più significativa
dell’interscambio con la Penisola.
|
Trasporti
n
L’handicap dell’insularità si
riflette pesantemente sull’economia dell’isola,
ponendosi quale “fattore ritardante del processo di
crescita” delle imprese.
n
La pur buona dotazione di infrastrutture
portuali dell’isola, non è a tutt’oggi completa,
permanendo rilevanti carenze che limitano l’operatività
e l’intermodalità negli scali industriali.
n
La Sardegna è l’unica regione
d’Italia costantemente ignorata dal Piano autostrade.
Attualmente la connessione fondamentale
Cagliari-Sassari-Nuoro-Olbia (SS131-SS131DCN) è ben
lontana da condizioni di percorribilità adeguate al
ruolo di unica connessione tra Sud e Nord dell’Isola.
n
Sui circa 900 km di rete viaria a valenza
regionale lo standard minimo di una percorribilità
entro i 90 km/ora è rispettato per una quota non
superiore al 42%.
n
Doppio
isolamento dei territori più interni. Per circa il 10%
dei residenti la condizione di marginalità è grave,
con tempi di pendolarità quotidiana superiori ai 60
minuti.
n
La rete ferroviaria Sarda, con la sola
eccezione di talune tratte afferenti ai maggiori centri
urbani è incapace di concorrenzialità alla gomma in
quanto segnata, per quasi l’80%, da velocità
commerciali massime dell’ordine dei 60-70 Km/ora.
n
I quantitativi merci su ferrovia non
superano l’8-10% del totale.
n
La
debolezza dei sistemi di trasporto pubblico induce nei
principali centri fenomeni di congestione sempre più
frequenti, che ne abbattono ruolo e capacità
direzionale.
n
Carenze
nel servizio dei collegamenti aerei: frequente
saturazione delle corse (soprattutto al primo mattino ed
al rientro serale); concentrazione delle linee su Milano
e Roma con appesantimento dei tempi per gli altri
collegamenti; assenza di servizi di terzo livello
all’interno dell’isola.
|
segue
Società
dell’informazione
n
Le infrastrutture di telecomunicazione
sono di buon livello: la rete di giunzione (tra centrale
e centrale) è di livello certamente soddisfacente,
essendo quasi totalmente realizzata in fibra ottica;
per. la rete di distribuzione (dalle centrali alle
utenze), è stato realizzato a Cagliari e Sassari il
progetto Socrate di cablaggio su fibra, e, inoltre, la
digitalizzazione pressoché completa delle centrali
facilità l’adozione della tecnologia xDSL su
cablaggio in rame.
n
È in corso il progetto, recentemente
presentato da uno dei competitors nel mercato delle
telecomunicazioni, Tiscali, di realizzazione di una
propria infrastruttura fisica di rete, basata su fibra
ottica, estesa all’intera isola.
n
Relativa vivacità di iniziative
imprenditoriali in campo telematico (si pensi
all’esperienza di Video on Line, o a Tiscali, uno dei
soggetti della telefonia fissa e dei servizi di accesso
a Internet agenti in campo nazionale). Sono inoltre
presenti strutture e di iniziative di ricerca quali,
oltre le Università, il CRS4, il progetto Atlantis il
CRS4, Atlantis, (centri di ricerca partner del Consorzio
21, a sua volta soggetto operativo dalla Regione per
l’innovazione tecnologica nelle imprese).
n
Il Piano Telematico Regionale, composto da
un insieme di progetti operativi a favore della Pubblica
Amministrazione nel suo complesso, al mondo delle
imprese e ai cittadini.
|
Società
dell’informazione
n
Forti squilibri territoriali nella
diffusione presso la Pubblica Amministrazione dei
sistemi informatici, e debole dotazione informatica
delle PMI.
n
Carenze nel sistema scolastico e nella
formazione professionale per l’apprendimento e la
diffusione dei sistemi informatici.
n
Mancanza di alternative sulla rete di
giunzione da parte delle reti telematiche di ENEL, FS e
Autostrade, carenti nel Sud d’Italia e totalmente
mancanti in Sardegna.
|
Opportunità
|
Rischi
|
n
L’inserimento
dell’isola nei moderni sistemi di transhipment (Porto
Canale di Cagliari), potrebbe rimodulare l’attuale
assetto dei traffici, con un significativo incremento
delle possibilità di export.
n
Il
processo di liberalizzazione in atto nel settore dei
trasporti marittimi ed aerei comporterà significativi
vantaggi in termini di continuità territoriale,
riducendo il costo dell’insularità sia per le persone
che per le merci.
n
La
realizzazione della Società dell’Informazione
coinvolgerà in modo orizzontale i diversi settori della
vita economica e sociale della nostra Regione
interessando in particolare il nostro sistema
produttivo, i servizi pubblici ed i rapporti fra le
imprese, i cittadini e la Pubblica amministrazione,
eliminando in parte lo svantaggio localizzativo e le
barriere geografiche.
|
n
Esclusione
dell’Isola dalla rete dei collegamenti di valenza
nazionale ed internazionale (reti TEN e TERN).
n
Il
prevalere di scelte mirate al riequilibrio contabile
delle Ferrovie potrebbe portare ad una ulteriore
riduzione dei livelli di servizio, confermando il
fenomeno della fuga d’utenza, in talune tratte già in
atto.
n
In
regime di concorrenza la Sardegna può apparire un
mercato insufficiente ad attrarre investimenti privati
nel settore delle telecomunicazioni: per la rete di
distribuzione, ad esempio, potrebbero esserci ritardi o
lacune nell’attivazione della tecnologia xDSL.
|
Obiettivo
globale L’Asse VI “Reti e nodi di servizio” ha come
obiettivo globale quello di “migliorare e creare le
condizioni di contesto (nei trasporti, nella SI, nella
sicurezza) per lo sviluppo imprenditoriale e la localizzazione
di nuove iniziative e per aumentare la competitività e la
produttività strutturale dei sistemi economici territoriali,
mediante interventi che assicurino la sostenibilità
ambientale, promuovano la riduzione degli impatti
(riequilibrio modale dei trasporti), rispettino la capacità
di carico dell’ambiente e del territorio in generale e
favoriscano i processi di recupero della fiducia sociale”.
La condizione di doppia insularità
della Sardegna fa si che l’irrisolta questione del diritto
alla continuità territoriale, all’esterno ed all’interno
dell’isola, assuma un’importanza strategica ai fini dello
sviluppo sociale ed economico della Regione. Perifericità,
distanza dai mercati, marginalità costituiscono infatti
tuttora un fattore di ritardo, per l’isola, particolarmente
per quanto attiene ai sistemi di collegamento alle grandi reti
nazionali ed Europee, alla rete infrastrutturale interna, i
sistemi della mobilità interna alle grandi aree urbane.
Coerentemente con la strategia e gli
indirizzi di intervento del QCS, la strategia del POR si fonda
pertanto su un insieme di interventi rivolti al progressivo,
sostanziale rafforzamento dei principali assi di comunicazione
della regione, con riguardo ai collegamenti aerei, marittimo,
alla grande viabilità.
I criteri e gli indirizzi di
attuazione previsti dal QCS saranno di applicazione per il
P.O.R Sardegna.
A partire dai documenti di
intesa tra Stato e Regione, le priorità di intervento
riguardano in particolare:
§
Accessibilità
- assicurare da un lato i collegamenti necessari per
velocizzare gli spostamenti interni concentrando gli
interventi su progetti volti all’innalzamento degli standard
delle principali direttrici di traffico e dei principali
elementi di connessione sui quali è basato il sistema dei
trasporti regionale, e dall’altro a potenziare i
collegamenti esterni nel perseguimento dell’obiettivo di
continuità territoriale.
A questo proposito, punto fermo delle politiche
infrastrutturali regionali, invariante di qualsiasi scenario
di sviluppo economico, è l’ottimizzazione dei collegamenti
tra il Nord ed il Sud dell’isola, adeguando allo standard
Europeo la dorsale costituita dalle SS131 e SS131 DCN; in tal
senso, entro il più generale obiettivo di ridurre la
marginalità e la perifericità della Regione andranno
certamente orientati gli interventi previsti nel PON
“Trasporti”. A tale intervento prioritario, il P.O.R
affiancherà un programma di completamento della maglia viaria
regionale, sulla base di componenti invarianti selezionate
attraverso la metodologia prevista nel QCS, coerente con le
priorità stabilite in sede di Piano regionale dei Trasporti e
dall’Accordo di Programma Quadro sulla viabilità statale
allegato al documento dell’Intesa Istituzionale di Programma
tra la Regione ed il Governo Nazionale.
Per quanto concerne i collegamenti esterni, la strategia
regionale è inoltre rivolta a ricondurre a piena operatività
il complesso degli interventi sin qui sviluppati,
particolarmente riguardo al Porto Canale di Cagliari ed al
porto industriale di Olbia, ponendo dunque a frutto
l’ingente investimento infrastrutturale sin qui realizzato.
Entro tale processo di progressivo inserimento dell’isola
entro le principali rotte internazionali occorre sottolineare
come gli interventi del PON nazionale possano certamente
concorrere all’obiettivo, a partire dal necessario
adeguamento delle dotazioni portuali (Passeggeri e merci).
§
Intermodalità
- procedere verso la creazione di un sistema integrato di
trasporto, favorendo l’interconnessione tra le principali
direttrici di traffico e le reti di trasporto locale, e tra
diverse modalità di trasporto. Un ruolo di primaria
importanza dovrà essere assicurato dalle ferrovie, quale
“operatore logistico integrato” capace di proposte
operative forti, fondate sulle integrazione dei vettori (ferro
e nave per le lunghe distanze), nonché su un complesso di
scali intermodali Mare-Ferro-Gomma, che dalla Sardegna
agevolino la distribuzione delle merci avverso il contesto
mediterraneo ed Europeo.
§
Qualità
ed efficienza -
migliorare la qualità del servizio, gli standard di sicurezza
e le tecniche di gestione. Di estrema rilevanza
appaiono alcune politiche di accompagnamento perseguite dalla
Regione. Ad esempio, nell’ambito del servizio aereo, va
segnalata la recente approvazione dell’art.36 della legge
144/99, con il quale viene assegnata al presidente della
Regione Sarda la possibilità di attivare una gara Europea per
ricondurre a condizioni di concorrenzialità il mercato dei
collegamenti aerei (e marittimi) tra la Sardegna ed i
principali aeroporti nazionali, stabilendo opportuni oneri di
servizio, la possibilità di intervenire relativamente al
numero ed all’orario dei voli, al quantum tariffario, la
possibilità di assegnare speciali sconti a determinati
soggetti entro un quadro di contrattazione tra regione e
vettori destinato a sfociare in una procedura di assegnazione
dei collegamenti tramite bandi di gara internazionale.
§
Mobilità
- rendere fluida la circolazione ed accessibile il territorio,
anche urbano, per mezzo di sistemi rapidi di massa su rotaia,
sistemi di governo della mobilità, sfruttando le possibili
applicazioni derivanti dalle tecnologie dell’informazione,
quali sistemi di controllo del traffico, di gestione delle
reti e delle flotte, di informazione agli utenti, di controllo
del traffico aereo, di supporto alla logistica, ecc. In questo
ambito, verrà data priorità all’accessibilità dei
contesti urbani, essenziale all’aumento della competitività
e della produttività dell’intero sistema economico
territoriale, all’accrescimento della capacità direzionale
dei poli, alla migliore accessibilità dei sistemi portuali,
alla riduzione dei livelli di inquinamento e congestione.
Particolarmente sulle due maggiori polarità dell’isola
(Cagliari e Sassari-Porto Torres), luoghi deputati di
aggregazione dei principali fattori di localizzazione degli
investimenti e delle attività produttive, gravano infatti
condizioni di grave ostacolo all’accessibilità delle
persone e delle merci, che andranno affrontati a partire da
interventi mirati al sostanziale rafforzamento dei modi della
mobilità collettiva. Viceversa per il nodo di Olbia si porrà
soprattutto l’esigenza di un completamento del sistema di
circonvallazioni sin qui realizzato, onde evitare condizioni
di promiscuità tra mobilità residente, flussi turistici,
flussi di merci in arrivo o in partenza.
§
Riduzione
degli impatti ambientali – sia sul fronte delle
infrastrutture di trasporto, che sul fronte delle emissioni
(aria, rumore). La strategia delineata, sia con il
miglioramento complessivo di efficienza del sistema dei
trasporti, sia col riequilibrio modale a favore della ferrovia
e del mare, contribuisce, particolarmente nelle aree urbane,
in maniera quantificabile, al rispetto degli impegni assunti
dall’Italia sulla riduzione dei gas ad effetto serra
(protocollo di Kyoto). A tal fine le azioni dovranno contenere
interventi di mitigazione dell’impatto ambientale delle
infrastrutture esistenti e sistemi di controllo delle
emissioni dei gas e dei rumori nel rispetto delle politiche
ambientali e della normativa comunitaria in materia di tutela
ambientale ed in particolare verrà applicato, se del caso,
per le nuove infrastrutture, quanto previsto dall’art. 31
della L.R. - 1/99 (Direttiva 85/337 – V.I.A.), dall’art. 5
del D.P.R. 357 del 8.9.1997 (direttiva Habitat 92/43 CEE) e
dalla direttiva 97/11/CE del 3.03.1997.
È da notare che gli interventi
sulla rete ferroviaria verranno attuati nell’ambito
dell’Intesa Istituzionale di Programma tra la Regione Sarda
ed il governo nazionale, e in particolare del primo Accordo di
Programma Quadro (APQ1) relativo a interventi prioritari nel
settore ferroviario per una copertura finanziaria statale pari
a circa 570 miliardi.
La strategia del presente
programma operativo è stata dunque finalizzata a colmare le
altre gravi carenze di sistema, con particolare riguardo alla
ottimizzazione degli snodi di connessione alle grandi reti
Europee, al completamento della maglia viaria fondamentale,
alla riduzione della marginalità delle aree più interne,
alla ottimizzazione dell’accessibilità delle grandi polarità
urbane.
Analogamente, per il
trasporto aereo, poiché con il precedente programma operativo
1994-99 è stato sviluppato un significativo intervento
rivolto al potenziamento del sistema delle Aerostazioni
Regionale (con un finanziamento di circa 140 miliardi), non
saranno previsti ulteriori interventi sul P.O.R.
Società dell’informazione
La realizzazione della Società
dell’Informazione coinvolgerà in modo orizzontale i diversi
settori della vita economica e sociale della Regione
interessando in particolare il sistema produttivo, i servizi
pubblici ed i rapporti fra le imprese, i cittadini e la
Pubblica amministrazione.
Alcune importanti iniziative sono già
state avviate e, in parte, realizzate:
§
l’adozione del “Piano Telematico” (per un
importo di 35 MLD) da parte dalla Giunta Regionale con
Deliberazione 34/1 del 28.7.99;
§
la graduale trasformazione, in corso, della rete
telematica dell’Amministrazione Regionale in rete TCP/IP;
§
il progetto “Marte” (Realizzazione di un
sistema di apprendimento su rete tecno-educativa) di 80 MLD,
previsto nell’intesa istituzionale di programma tra il
Governo e la Regione, orientato a utilizzare le tecnologie
telematiche per la connessione in rete delle scuole medie e
superiori della Sardegna, veicolando informazioni e
applicazioni didattiche;
§
il Servizio Agrometeorologico della Sardegna, già
realizzato e funzionante (http://www.sar.sardegna.it);
§
La rete telematica del Monitoraggio degli
interventi comunitari ed ex L.402/94, in corso di
realizzazione.
In particolare il Piano Telematico
è senz’altro l’iniziativa più importante, che e si
configura come un insieme di iniziative immediatamente
realizzabili, tali da integrarsi pienamente nelle azioni del
POR in tale campo.
Il Piano telematico definisce
un insieme di servizi a valore aggiunto erogabili alla
Pubblica Amministrazione nel suo complesso, al mondo delle
imprese e ai cittadini. I progetti che lo compongono sono
attivabili con le infrastrutture di rete attualmente
esistenti. Le linee strategiche del POR, concentrate su
tipologie di interventi complessivamente in grado di stimolare
la domanda di servizi di TLC, saranno quindi le stesse del
Piano Telematico, ossia:
§
pieno rispetto della ormai avviata
liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni;
§
sostegno alla liberalizzazione del settore delle
telecomunicazioni, attraverso una politica di interventi a
favore della domanda e non dell’offerta nel settore
telematico. Ciò significa che le politiche seguite fino al
QCS 1994-99, che hanno visto utili e importanti investimenti
per infrastrutture a beneficio dell’operatore monopolista
delle telecomunicazioni, non sono oggi più ammissibili, a
causa della pluralità dei soggetti coinvolti, e anche per
l’alta redditività degli investimenti privati in
infrastrutture di telecomunicazione;
§
semplificazione/decentramento delle procedure
della Pubblica Amministrazione, attraverso la realizzazione
della rete telematica dell’Amministrazione Regionale e di
una serie di servizi per le pubbliche amministrazioni locali;
§
realizzazione di un’interfaccia unitaria con
la P.A. attraverso la realizzazione della Rete Unitaria della
Pubblica Amministrazione Regionale (RUPAR) come
“estensione” locale della Rete Unitaria della Pubblica
Amministrazione (RUPA) in corso di realizzazione da parte
dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica
Amministrazione (AIPA) – cfr. http://www.aipa.it/attivita[2/reteunitaria[1/index.asp;
§
diffusione delle nuove tecnologie informative in
tutte le aree di applicazione attraverso un ventaglio di
progetti ad ampio spettro nei diversi settori pubblici e
privati;
§
razionalizzazione e coordinamento dei diversi
strumenti di finanziamento utilizzando le sinergie tra i
finanziamenti pubblici già esistenti, quelli da attivare sul
POR e le risorse private attivabili, per esempio attraverso il
project financing;
§
sostegno alle attività di ricerca, sviluppo,
dimostrazione e diffusione (RSD&D) attraverso una linea
specifica di sperimentazioni di nuove tecnologie e progetti
pilota;
§
qualificazione degli operatori coinvolti
(pubblici e privati) attraverso processi ed attività di
informazione e formazione continui attraverso una specifica
misura di formazione e diffusione della conoscenza sulla
società dell’informazione;
§
collaborazione tra imprese operanti in Sardegna
favorendo, per quanto possibile, le associazioni di impresa e
le iniziative congiunte per la realizzazione dei progetti;
§
sviluppo del mercato in una dimensione europea e
internazionalizzazione delle imprese regionali favorendo
l’apertura del mercato sardo alle imprese estere, attraverso
progetti di ampio respiro, e al contempo fornendo alle imprese
sarde l’appoggio informativo e tecnologico per la loro
partecipazione al mercato esterno alla Sardegna.
§
Miglioramento ed estensione delle condizioni di
accesso alla conoscenza ed all’informazione nell’ambito
del sistema bibliotecario ed archivistico.
Gli obiettivi
specifici del settore “Trasporti” che meglio
rispondono alle strategie suddette sono i seguenti:
§
Rafforzare i collegamenti di nodi e terminali a
livello locale con le reti nazionali, al fine di agevolare i
flussi di merci, risorse finanziarie e capitale umano da e
verso il Mezzogiorno (con particolare attenzione, soprattutto
nel settore delle merci, al legame fra dotazione e
articolazione delle infrastrutture (reti e nodi) e qualità e
articolazione dei servizi erogabili), nel rispetto degli
standard di sicurezza e in materia di inquinamento atmosferico
e acustico, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di
anidride carbonica (accordi di Kyoto) e dei criteri di
minimizzazione degli impatti sulle aree naturali e sul
paesaggio.
§
Rafforzare e migliorare l’interconnessione
delle reti a livello locale, elevando la qualità dei servizi,
aumentando l’utilizzo delle strutture trasportistiche
esistenti, generando effetti benefici per le famiglie e le
imprese, in modo soprattutto da soddisfare la domanda
proveniente dalle attività economiche.
§
Realizzare e adeguare i collegamenti dei nodi
alle reti nazionali e internazionali (collegamento delle città
con gli aeroporti, collegamento di aree in fase di forte
sviluppo e di città capoluogo con la rete ferroviaria
nazionale), nel rispetto degli obiettivi di riduzione delle
emissioni e dei criteri di minimizzazione degli impatti
ambientali.
§
Perseguire il riequilibrio modale sia sul
versante urbano e metropolitano (infrastrutture per il
trasporto di massa in sede fissa), sia sul versante del
trasporto merci (ferroviario, nella definizione degli
itinerari e dei nodi di interscambio; marittimo, con
particolare riferimento alle infrastrutture necessarie per
dare impulso al cabotaggio).
§
Perseguire l’innovazione dei metodi gestionali
delle reti materiali e immateriali, ottimizzare l’uso delle
infrastrutture disponibili e massimizzare gli effetti
derivanti dal loro potenziamento, elevandone qualità,
efficienza e sicurezza in un contesto generale di trasparenza
di gestione e di apertura al mercato (nel trasporto pubblico
locale, nei porti, ecc.).
Settore:
|
Società dell’informazione
|
Gli obiettivi
da raggiungere in questo settore coerenti con quelli
indicati nel QCS sono:
§
Sostenere e diffondere la società dell’informazione
con particolare riferimento ai settori della pubblica amministrazione,
dell’educazione pubblica e dei sistemi produttivi.
vedi
tabella
3.2.6.4. - Linee
di intervento
Le linee di intervento per il
settore dei Trasporti riguardano:
§
Il completamento della maglia viaria
fondamentale (SS131-SS131DCN -Connessione
Cagliari-Sassari-Nuoro-Porto Torres-Olbia);
§
il completamento della maglia viaria di valenza
regionale;
§
strutture intermodali rivolte
all’ottimizzazione degli snodi di connessione alle grandi
reti Europee;
§
interventi atti a consentire l’ottimizzazione
dell’accessibilità entro i maggiori contesti urbani,
tramite le tecnologie della mobilità intelligente, la
velocizzazione dei modi della mobilità collettiva, la
realizzazione di linee di tramvia veloce operanti in sede
riservata.
Settore:
|
Società
dell’informazione
|
Conformemente a quanto stabilito dal
QCS si potranno immediatamente attuare le seguenti linee di
intervento:
La prima linea consiste nella
realizzazione una rete di trasporto, precondizione per il
raggiungimento degli obiettivi, che permetta di collegare le
diverse entità della Pubblica Amministrazione in Sardegna
attraverso connessioni ad alta velocità e attraverso
un’architettura di interfacciamento tra i diversi
“domini” delle singole amministrazioni tale da permettere
l’effettiva interoperabiltà tra le stesse. Ciò consentirà
all’Amministrazione Regionale e agli Enti Locali della
Sardegna di partecipare con un proprio progetto (RUPAR) alla
realizzazione della Rete Unitaria della Pubblica
Amministrazione (RUPA), che è attualmente in fase di
attuazione, in campo nazionale, da parte dell’Autorità per
l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (AIPA).
La seconda linea di
intervento definisce un insieme di servizi a valore aggiunto
erogabili alla Pubblica Amministrazione nel suo complesso
(quali, ad esempio, il “Sistema informativo dei procedimenti
amministrativi e per il controllo del flusso documentale”,
l’attività di system integration, l’attivazione di un
insieme di servizi informativi per gli Enti Locali della
Sardegna, tra cui lo Sportello Unico per le imprese), la
piccola e media impresa, l’agricoltura e la zootecnia, il
sistema turismo, le politiche del lavoro.
Oltre a tali linee basate in
gran parte su tecnologie consolidate, il settore comprenderà
una serie di linee di intervento nei campi quali
teleamministrazione, teledidattica, telemedicina, ecc,
caratterizzati dall’essere attività di innovazione e
progetti pilota, legati alla utilizzazione di tecnologie
telematiche avanzate: integrazione voce – dati e immagini,
multimedialità e interattività.
Inoltre nell’ambito dei
servizi per l’accesso e la fruizione del patrimonio
culturale si attiveranno le seguenti linee di intervento:
§
potenziamento del Servizio Bibliotecario
Nazionale;
§
creazione di sistemi integrati di documenti
digitali;
§
potenziamento dei servizi multimediali in rete;
§
creazione di biblioteche digitali.
Conformemente con le disposizioni
del QCS, per il primo periodo del programma, la Regione
individua gli interventi da realizzare a titolo delle
componenti “invarianti”, cioè gli interventi tesi al
recupero dell'efficienza di base del sistema regionale dei
trasporti che devono essere intrapresi comunque in quanto
prioritari e compatibili con possibili opzioni alternative di
intervento oggetto di esame in ambito di Piano Generale dei
Trasporti. L'individuazione delle “invarianti”, da
effettuare nel Complemento di Programmazione, dovrà risultare
coerente con lo strumento di programmazione regionale dei
trasporti in vigore e comunque tener conto delle scelte
effettuate nell'ambito degli Accordi di Programma Quadro
stipulati in attuazione dell’Intesa Istituzionale di
Programma Stato-Regione.
La Regione dovrà
predisporre, per ogni progetto proposto a cofinanziamento
secondo le modalità sopra previste, un'apposita relazione
tecnica che dimostri l'effettiva caratteristica
“invariante” del progetto stesso. Al fine di assicurare
una chiara gerarchia delle priorità di intervento, tali
componenti “invarianti” saranno selezionate applicando una
metodologia di valutazione ex-ante, che terrà conto di quanto
contenuto a tale proposito nello studio di fattibilità
approvato dallo Steering Committee “Trasporti”, istituito
per approfondire le tematiche settoriali per il periodo di
programmazione 2000-2006.
Non saranno ammessi interventi
isolati, relativi a singole tratte o lotti, per i quali non
sia dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva
funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in
termini di miglioramento della sicurezza, dei tempi di
percorribilità, dell’impatto ambientale e del riequilibrio
ed integrazione tra modi diversi di trasporto. Gli interventi
selezionati dovranno inoltre essere caratterizzati da
progettazione esecutiva ex Legge 109/94 e successive
modifiche, fatto salvo quanto previsto dagli art. 19 e 20
della stessa legge. Il Complemento di Programmazione
comprenderà le modalità di integrazione con gli interventi
del PON e il cronogramma di attuazione delle opere.
La Regione informerà il Comitato di
Sorveglianza del POR sulla metodologia adottata e sui
risultati della selezione effettuata. Il Complemento di
Programmazione preciserà il ruolo delle strutture
responsabili del processo di valutazione, compreso quello
eventuale del “Nucleo di valutazione” regionale.
Gli interventi sulle componenti “invarianti”,
come sopra definite, dovranno essere scelti per il
cofinanziamento entro il 31.12.2001 (l’anno 2001 essendo
inteso come anno di transizione). I pagamenti relativi agli
interventi scelti entro la data suddetta non potranno essere
superiori al 30% del totale delle misure relative ai
Trasporti, a meno che i progetti interessati non siano
confermati nel complemento di programmazione conformemente
alla procedura descritta nei paragrafi successivi.
Lo strumento operativo per i
trasporti per il Mezzogiorno - che dovrà essere elaborato in
stretta concertazione con le autorità regionali
dall’autorità nazionale responsabile del PON
“Trasporti”, conformemente a quanto previsto dal QCS,
entro il 31.12.2000 - identificherà le scelte strategiche di
intervento destinate al Mezzogiorno a partire dal 2001. Tale
strumento, che dovrà offrire un quadro di tutte le risorse
destinate allo sviluppo del settore, dovrebbe orientativamente
articolarsi in una componente nazionale e in una specifica per
ciascuna regione, che funga da riferimento per le politiche
regionali di trasporto legate allo sviluppo. Lo strumento
operativo dovrà inoltre contribuire alla definizione di
ruoli, responsabilità e politiche di rispettiva competenza
del PON Trasporti e dei POR regionali, al fine di assicurare
l'integrazione tra gli interventi proposti in questi ambiti e
il necessario coordinamento.
Sulla base dello strumento operativo
per il Mezzogiorno predisposto dall’autorità nazionale
responsabile, il Comitato di Sorveglianza del POR adatterà il
Complemento di Programmazione entro il 31.12.2001 per
individuare gli interventi sinergici con lo strumento
operativo per i Trasporti per il Mezzogiorno. Qualora
necessario, le linee strategiche, gli obiettivi e le tipologie
di investimento contenute nel POR saranno oggetto di
adeguamento.
Alla luce di quanto sopra, la
Regione rivedrà il proprio strumento di programmazione
regionale dei Trasporti.
Al fine di assicurare la
concentrazione delle risorse sugli interventi aventi un
impatto significativo sullo sviluppo regionale, la selezione
dei progetti avverrà sulla base dei criteri descritti al
secondo e terzo paragrafo.
Il Comitato di Sorveglianza
del POR dovrà tenere conto dei suggerimenti forniti dal
Gruppo di Lavoro “Trasporti” previsto nell’ambito del
Comitato di Sorveglianza del QCS, conformemente al ruolo ad
esso assegnato dal QCS stesso, in merito all'attuazione delle
disposizioni previste dal QCS, dal POR stesso e dal PON
“Trasporti” per gli interventi del settore dei trasporti.
Inoltre, se necessario, il Gruppo di Lavoro fornirà supporto
tecnico alla Regione per la definizione delle componenti
“invarianti” e l'adattamento dello strumento di
programmazione regionale dei Trasporti.
Settore:
|
Società
dell’informazione
|
Conformemente alle disposizioni del
QCS, per quanto riguarda lo sviluppo della Società
dell'Informazione, la Regione definirà, al più tardi entro
la fine del 2001, una strategia quale condizione preliminare
per garantire che gli interventi siano adeguati alla struttura
socio-economica regionale. Tale strategia sarà elaborata
tramite un processo aperto e partenariale con gli attori
rappresentativi del sistema sociale ed economico, con il
supporto del Gruppo di Lavoro Società dell'Informazione
previsto nell'ambito del Comitato di Sorveglianza del QCS e
dovrà definire i fabbisogni locali, le priorità strategiche
e gli obiettivi quantificati.
Inoltre il Gruppo di lavoro Società
dell'Informazione, conformemente al ruolo di coordinamento e
approfondimento assegnatogli, fornirà suggerimenti al
Comitato di Sorveglianza del POR e del QCS, in merito
all'attuazione delle disposizioni previste dal POR e dal QCS
per gli interventi di sviluppo della Società
dell'informazione.
Qualora necessario, il programma
regionale sarà modificato per prevedere gli ambiti di
intervento e le misure in cui troveranno spazio le linee di
azione proposte dalla strategia di sviluppo della Società
dell'informazione.
Nel frattempo il supporto dei fondi
strutturali potrà essere rivolto al soddisfacimento della
domanda di nuovi servizi sicuramente utili quali, ad esempio,
quelli previsti al punto 3.2.6.4; i relativi progetti dovranno
essere scelti e comunicati al Comitato di sorveglianza del POR
entro il 31.12.2001 e potranno assorbire un ammontare di
risorse non superiore al 30% del costo totale delle misure
relative alla Società dell'informazione.
Complessivamente il POR Sardegna destinerà
alle azioni di sviluppo della Società dell'informazione
almeno il 3% del totale del contributo comunitario previsto
per il programma.
3.2.7. – Assistenza
Tecnica
§
Assicurare il coordinamento e la sorveglianza
del POR e del Complemento di Programma;
§
contribuire all’efficienza ed all’efficacia
del POR con azioni mirate di indirizzo che assicurino
condizioni adeguate di attuazione del Programma anche
attraverso analisi di fattibilità, studi, ricerche su aspetti
specifici, strumenti di pianificazione e di orientamento;
§
costruire un adeguato sistema di monitoraggio
finanziario, fisico e procedurale per permettere a che assume
le decisioni di conoscere, in tempo reale o comunque con
aggiornamenti periodici, l’avanzamento complessivo delle
misure;
§
migliorare la capacità di valutazione dei
programmi di investimento cofinanziati dai Fondi strutturali;
§
incrementare l’informazione statistica
territoriale per migliorare la misurabilità degli effetti del
programma;
§
favorire il cambiamento organizzativo della P.A.
ed il processo di semplificazione procedurale;
§
promuovere il rafforzamento del partenariato
istituzionale e sociale;
§
migliorare il circuito informativo nell’ambito
della P.A. attraverso l’adeguamento tecnologico.
La strategia complessiva
dell’attività di assistenza tecnica è rivolta a:
§
modernizzare la P.A. attraverso la
semplificazione procedurale, la valorizzazione delle risorse
umane, il rafforzamento degli uffici impegnati nella
programmazione, nella gestione e nella sorveglianza del
Programma ai fini di una migliore efficienza ed efficacia;
§
aumentare la coerenza sociale ed economica
attraverso una effettiva implementazione del partenariato
garantendo una maggiore trasparenza, informazione e pubblicità
delle attività cofinanziati dall’U.E. al fine di una
migliore compartecipazione e condivisione;
§
migliorare la capacità di lettura dei fenomeni
e dei fabbisogni territoriali, che richiedono in fase
interpretativa e di gestione competenze specialistiche.
Le azioni che si intende finanziare
nell’ambito dell’assistenza tecnica, in sintesi, sono:
§
Azioni di
Assistenza tecnica: mirate ad elevare la capacità
dell’Amministrazione regionale nella gestione in maniera
efficace ed efficiente del Programma. Allo scopo si renderà
necessario accrescere, le capacità propositive e progettuali,
le conoscenze e gli approfondimenti tecnici/economici
attraverso analisi tematiche e studi specifici su temi
inerenti l’attuazione dei programmi e funzionali alla loro
efficace attuazione, ivi compresi gli aspetti istituzionali,
giuridici e finanziari; le procedure di attuazione,
rendicontazione e controllo degli interventi realizzati.
§
Azioni a
supporto dell’attività del CdS: rivolta principalmente
al buon funzionamento dei lavori, a garantire una
partecipazione qualificata e alla piena partecipazione delle
parti sociali, del partenariato istituzionale ed economico
sociale.
§
Azioni di
pubblicità e informazione: conformemente agli artt.34 e
46 del Regolamento (CE) n. 1260/99 e le disposizioni
dettagliate dei Regolamenti comunitari.
§
Azioni a
supporto del Nucleo di Valutazione e verifica degli
investimenti pubblici e dell'Autorità ambientale:
supporto al Nucleo di valutazione di cui all’art.1 della
L.144 del 17 maggio 1999, e all'Autorità ambientale
regionale, con la finalità di realizzazione di un sistema di
contabilità territoriale consolidata del settore pubblico a
livello regionale; l’acquisizione di informazioni
statistiche territoriali, sia settoriali che per le tematiche
orizzontali; l’ampliamento della base statistica ed
informativa per la costruzione di indicatori, per la concreta
attuazione della VAS e della VISPO, nonché per la costruzione
di indicatori a livello territoriale subprovinciale; la
definizione di indirizzi e orientamenti metodologici per
l’analisi di fattibilità, la valutazione e il monitoraggio
“puntuale” degli interventi di settori specifici.
§
Azione di
valutazione intermedia: conformemente a quanto previsto
dall’art. 42 del Reg. 1260/99 la valutazione intermedia,
svolta da un valutatore indipendente.
§
Attività
di monitoraggio del Programma Operativo: le finalità
saranno rivolte alla definizione delle modalità di analisi
dei processi organizzativi a supporto del monitoraggio e
modellizzazione dei processi, alla definizione delle modalità
operative per lo svolgimento dei processi di monitoraggio e
alla realizzazione del supporto informatico per i processi di
monitoraggio ed il suo funzionamento.
§
Azioni di
sviluppo ed adeguamento delle capacità professionali delle
strutture impegnate nella programmazione, gestione,
sorveglianza e controllo del POR: le finalità sono
rivolte all’adeguamento delle capacità professionali del
sistema regionale e locale alle esigenze richieste, in
particolar modo, dalla gestione, monitoraggio e controllo
delle iniziative intraprese, ed alla diffusioni delle “buone
prassi”.
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