L’articolazione del QCS in Assi prioritari mira a favorire una piena applicazione
all’assetto programmatico dei principi di coerenza, concentrazione
ed integrazione.
Da una visione complessiva dei problemi e delle potenzialità del Mezzogiorno,
così come emerge dalle analisi della situazione attuale e
dall’esame delle esperienze dei precedenti periodi di programmazione,
deriva l’identificazione di sei Assi prioritari, corrispondenti
alle grandi aree di
intervento (cfr. capitolo 2.2) che il QCS assume come riferimento
nel definire le scelte di investimento da realizzare nel periodo
di programmazione:
·
Asse I - Valorizzazione delle risorse naturali
e ambientali (Risorse Naturali);
·
Asse II - Valorizzazione delle risorse culturali
e storiche (Risorse Culturali);
·
Asse III - Valorizzazione delle risorse umane
(Risorse Umane);
·
Asse IV - Potenziamento e valorizzazione dei
sistemi locali di sviluppo (Sistemi Locali di Sviluppo);
·
Asse V - Miglioramento della qualità delle città,
delle istituzioni locali e della vita associata (Città);
·
Asse VI - Rafforzamento delle reti e nodi di
servizio (Reti e Nodi di Servizio).
Tale identificazione si basa sulla scelta strategica per un approccio
integrato nel quale l’apporto specifico dei singoli settori
di intervento converge verso la valorizzazione e la mobilitazione,
a fini di sviluppo, delle risorse del Mezzogiorno.
Le principali ragioni della scelta strategica in favore dei progetti integrati
con forte valenza territoriale sono due:
·
più i progetti di investimento saranno concentrati
sui luoghi ritenuti cruciali per lo sviluppo, maggiore sarà
la probabilità di ottenere effetti incisivi degli investimenti
programmati, ossia un maggior livello di efficacia;
·
più i progetti saranno assimilabili a pacchetti
di azioni aventi una loro specifica identità, più facile sarà
mantenere la coerenza interna, la concentrazione e quindi
anche la verificabilità (in termini di risultati e di efficacia)
dell’azione di sviluppo promossa e realizzata sul territorio.
Questa struttura di Assi prioritari evidenzia un’articolazione della strategia
all'interno della quale l'obiettivo di sostenibilità ambientale
è trasversale a tutti gli assi. L'Asse I punta a migliorare
la fruibilità delle risorse naturali e a rendere possibile
un loro corretto ed efficiente utilizzo nel Mezzogiorno, a
fini di riduzione del divario e di sviluppo. Esso individua
dunque interventi diretti sulla qualità ambientale (depurazione,
adduzione acque, gestione dei rifiuti, sistemazioni idrogeologiche).
Gli altri Assi invece mirano all'obiettivo di sostenibilità
ambientale attraverso la scelta di strategie infrastrutturali,
produttive, di servizio, di ricerca che riducono i fattori
di pressione e aggressione sull'ambiente.
Inoltre, le scelte strategiche complessive consentono occasioni concrete di
dare attuazione al principio di parità tra uomini e donne.
Infatti, accanto alla previsione di azioni specifiche a favore
dell'occupazione femminile e al miglioramento dell'accesso
al mercato del lavoro (previste nell'Asse III Risorse Umane)
si affiancano linee di strategia a favore dell'utilizzo di
risorse per il raggiungimento di obiettivi che sono direttamente
funzionali alla creazione di maggiori condizioni di pari opportunità.
L’individuazione
delle grandi strategie di Asse ha consentito di individuare
gli obiettivi globali che ciascuna strategia intende perseguire.
Tali obiettivi si articolano in un insieme di obiettivi specifici
che riflettono le particolari linee di azioni previste all’interno
di ciascun Asse. Per la quantificazione di questi insiemi
di obiettivi specifici è stato adottato un criterio di identificazione
degli indicatori, definiti indicatori
chiave, che mira a garantire, oltre alla rappresentatività,
anche la misurabilità e governabilità del sistema obiettivi-indicatori.
Il patrimonio naturalistico e ambientale del Mezzogiorno è una delle fondamentali
“risorse immobili” che potrà contribuire in modo rilevante
allo sviluppo regionale. Costituiscono condizioni favorevoli
o di ostacolo a questo disegno un complesso insieme di elementi
che riguardano sia lo stato delle componenti ambientali e
degli ecosistemi, sia la situazione istituzionale e gestionale.
Il Mezzogiorno è caratterizzato da una frammentaria conoscenza delle componenti
ambientali e degli ecosistemi, da una scarna percezione del
patrimonio ambientale come risorsa rilevante per lo sviluppo,
dalla fragilità degli organismi pubblici deputati al governo
dell’ambiente e del territorio, da gravi ritardi nell'implementazione
delle normative di settore e dalla carenza di strumenti di
pianificazione e programmazione con il conseguente ricorso
a strumenti "straordinari" per far fronte al continuo
stato di emergenza. Pur a fronte di considerevoli risorse
finanziarie già stanziate nei periodi di programmazione precedenti,
il persistere di questo stato ha ostacolato l'avvio, da un
lato, di soluzioni per le problematiche ambientali, e d'altro
lato di uno sviluppo economico e sociale che faccia leva sulle
risorse ambientali e naturali di cui il Mezzogiorno è ricco.
Sul fronte della gestione sono due gli aspetti critici rilevanti: quello della
conservazione e della riproduzione delle risorse nel lungo
periodo, e quello del loro corretto utilizzo e sfruttamento.
Questi due livelli di problemi hanno impatto su tutti i temi
in cui l’Asse “Risorse naturali” è articolato:
·
Le risorse
idriche, di
cui ancora manca una programmazione e gestione integrata,
dalla captazione e adduzione alla distribuzione alla depurazione,
che permetta nel lungo periodo di preservarne la disponibilità,
nel breve di migliorarne l’erogazione e favorirne il risparmio
e il riuso.
·
Il suolo,
che richiede un’azione preventiva e coordinata della programmazione
integrata delle risorse a scala di bacino idrografico.
·
I rifiuti,
che quasi ovunque nel Mezzogiorno rappresentano ancora un
problema di igiene e di ordine pubblico, e un freno allo sviluppo,
quando in altre aree del Paese stanno rapidamente diventando
l’oggetto di un nuovo e articolato settore produttivo.
·
I siti
contaminati,
che costituiscono una grave minaccia alla salute pubblica,
il cui risanamento, necessariamente graduale, potrebbe non
solo liberare aree precluse allo sviluppo ma essere occasione
di messa a punto di metodi e tecniche avanzate di recupero.
·
L’energia,
la cui situazione nel Mezzogiorno è caratterizzata da consumi
di gas naturale e di elettricità considerevolmente inferiori
a quelli delle regioni del Centro-Nord e alla media europea,
da una minore affidabilità delle reti esistenti, da un’inadeguata
penetrazione della rete del gas naturale, nonché dal contributo
esiguo di energia prodotta da fonti rinnovabili, nonostante
il potenziale di energia eolica e solare.
·
Il patrimonio
naturalistico,
in alcune aree poco utilizzato rispetto alle potenzialità
generate (per esempio dalla domanda di servizi turistici),
in altre male utilizzato per i danni causati dal suo uso improprio
attraverso lo sfruttamento indiscriminato con metodi e tecniche
che producono segni indelebili non riassorbibili neanche nel
medio e lungo termine.
Punti di forza
|
Punti di debolezza
|
Elevata
estensione delle aree protette e delle aree ad elevato
valore ambientale
Presenza di sistemi
e impianti che, pur se non completati o obsoleti, con
contenuti investimenti aggiuntivi possono divenire operativi
e colmare così i pesanti deficit infrastrutturali.
Potenzialità
di sviluppo di nuove attività e sistemi produttivi nei
settori acqua, rifiuti ed energia, e nel campo della
valorizzazione del patrimonio naturalistico
|
Presenza
di caratteristiche morfologiche, sismiche e meteorologiche
sfavorevoli alla stabilità del suolo e alla sicurezza
degli insediamenti.
Scarsa connessione
delle azioni di tutela e manutenzione, da un lato, con
le azioni di promozione e valorizzazione dall’altro,
per la difficoltà a percepire il patrimonio ambientale
come risorsa rilevante per lo sviluppo.
Fragilità
istituzionale e scarsa organizzazione delle amministrazioni
locali, che ha prodotto come conseguenza un forte ritardo
nell’attuazione delle normative settoriali, in materia
sia di acqua, sia di difesa del suolo, sia di rifiuti
e inquinamento
Basso livello di conoscenze tecnico gestionali (rilevanti
soprattutto sul piano della programmazione, dell’organizzazione
e del controllo), e scarsa capacità di progettare in
modo integrato all’interno della Pubblica Amministrazione
Basso livello di innovazione tecnologica, per tutti i
principali settori di erogazione di servizi ambientali
|
Opportunità
|
Rischi
|
Presenza di una normativa di riforma nei settori acqua,
rifiuti e difesa del suolo, che sollecita la razionalizzazione
e l’ammodernamento dei servizi e introduce elementi
di concorrenzialità e di crescita dell’imprenditorialità.
Disponibilità di risorse finanziarie pubbliche per il
completamento o la realizzazione di interventi e interesse
crescente dei privati a investire.
Forte aumento della domanda internazionale di turismo
naturalistico-culturale.
Aumento della domanda locale di servizi di qualità, di
fruizione delle risorse e degli usi ricreativi e naturalistici,
associata a una maggiore sensibilità diffusa per il
patrimonio culturale, le tradizioni, le identità locali.
Crescente attenzione
del pubblico per le tematiche ambientali, suscettibile
di esercitare una maggiore pressione sulle amministrazioni
a fini di tutela e prevenzione dell’inquinamento e del
rischio.
Possibile ampliamento
dei mercati dell’impiantistica ambientale nella macro-regione
mediterranea, opportunità di partenariato tecnologico
e finanziario con imprese esterne.
Opportunità di attrarre
investitori privati nel settore dell’energia e di creare
condizioni di mercato che inducano maggiore efficienza
nella gestione degli impianti
|
Permanenza di una bassa capacità di
programmazione, di decisione e di spesa della Pubblica
Amministrazione che può ritardare l’acquisizione delle
risorse economiche teoricamente disponibili e l’avvio
dei programmi di realizzazione degli interventi
Mancata applicazione
delle norme di riforma dei settori acqua e rifiuti,
con persistente confusione dei ruoli di governo e gestione,
e contestuale separazione tra progettazione degli interventi
e responsabilità finanziarie.
Complessità e mancanza
di coordinamento delle normative settoriali, che si
ripercuotono in difficoltà e ritardi di attuazione.
Sovrapposizione delle competenze e degli strumenti di
programmazione e pianificazione previsti dalle normative
vigenti.
|
Per superare le emergenze ambientali, avviare a soluzione permanente le problematiche
aperte, e creare le condizioni per l'avvio di un circolo virtuoso
di sviluppo economico e sociale che faccia leva sulle risorse
naturali e ambientali del Mezzogiorno, il QCS deve essere
l'occasione per una rapida attuazione del quadro tecnico,
amministrativo e legislativo indispensabile per colmare le
lacune di conoscenza, pianificazione e programmazione, e per
un profondo rinnovamento degli attuali sistemi di governo
e di gestione.
La costruzione di efficienti sistemi
di gestione è il primo aspetto cruciale della strategia
di Asse. Forte è l’esigenza di operare rapidamente nei prossimi
anni la distinzione tra governo delle risorse e loro gestione
e di superare la separazione tra progettazione degli interventi
e responsabilità finanziarie introducendo elementi di concorrenza
e industrializzazione dei servizi: entrambi questi aspetti
hanno prodotto elevati livelli di inefficienza nella gestione
dell’acqua, del suolo, dei rifiuti, dell’energia elettrica
e del gas naturale.
Un secondo punto cruciale è la possibilità di orientare la gestione delle
risorse naturali non solo verso una corretta ed efficiente
erogazione di servizi a beneficio delle attività produttive
esistenti, ma verso lo sviluppo
di nuove attività e di sistemi produttivi.
La prospettiva di sviluppo di nuovi sistemi di impresa riguarda in primo luogo
la gestione del patrimonio naturalistico. Questa richiede
il rispetto delle esigenze di conservazione, piena coerenza
con le direttive comunitarie "habitat" e "uccelli",
implementazione della rete europea Natura 2000,
e al tempo stesso promozione di modalità corrette per la valorizzazione
delle risorse a beneficio delle comunità locali. L'obiettivo
strategico è quello di costruire sistemi di gestione che generino
sia conservazione e qualità, sia reddito e occupazione. Tale
prospettiva riguarda anche i rifiuti e le risorse idriche.
Come mostra l’esperienza del Centro-Nord, intorno alla gestione
dei rifiuti può crescere una filiera di attività tra loro
connesse di raccolta, stoccaggio, recupero/riciclaggio, con
parallelo sviluppo di un articolato sistema di imprese. Analogamente,
per l’acqua, si può sviluppare una filiera di imprese che
si occupano non solo dell’erogazione, della distribuzione
o della depurazione, ma del controllo e del monitoraggio.
Per le risorse idriche, i rifiuti e l'energia, inoltre, questa possibilità
è resa concreta dalla disponibilità di normative di riforma
(L. 36/94, D.L. 22/97, L. 128/98) che, se applicate, sono
in grado di aprire rapidamente un nuovo mercato in questi
settori, giacché mirano a introdurre elementi di competizione
e industrializzazione dei servizi attraverso una politica
tariffaria che permetta di riconoscere il valore economico
delle risorse naturali trasformate e rese fruibili, e attraverso
disposizioni che favoriscono e incentivano il coinvolgimento
di operatori e capitali privati.
Il terzo punto cruciale riguarda la sicurezza
e la difesa dal rischio idrogeologico, sismico e da inquinamento,
sia in un’ottica di maggiore garanzia del tessuto insediativo
e delle attività produttive esistenti, che in un’ottica di
sviluppo competitivo del territorio, sostenibilità dell’uso
delle risorse, maggiore salubrità e qualità della vita.
I caratteri geomorfologici e la condizione di fragilità strutturale associata
al territorio del Mezzogiorno richiedono adeguata attenzione
nell'avvio di un vasto piano di interventi che potrebbero,
in carenza di strumenti pianificatori di area e di settore,
provocare un peggioramento generale delle situazioni di rischio
idrogeologico. Risulta, pertanto, strategia prioritaria il
perseguire e realizzare a tutti i livelli gli strumenti di
pianificazione territoriale, ed in particolare promuovere
e consentire il completamento, l'adozione e l'approvazione
dei piani di bacino, anche nella forma di piani stralcio relativi
ai settori funzionali (L. 183/89, DPR 18 luglio 1995, DL 180/98).
Al fine di ridurre il rischio idrogeologico e le necessità di intervento di
emergenza, si pone l'esigenza di valorizzare gli effetti positivi
generati dalla presenza del bosco, delle attività agricole
e dei sistemi esistenti di regimazione idraulica ad essi funzionale
nelle aree montane, di collina e di pianura.
La valutazione dei rischi per la salute rende necessarie specifiche azioni
volte a sviluppare la cultura della prevenzione e del diritto
alla salute, e il potenziamento e lo sviluppo di reti informative
integrate (mappatura dei siti inquinati, correlata con le
banche dati territoriali relative alla prevalenza e all’incidenza
delle patologie).
Infine un ultimo punto, ma non meno importante, che emerge è il
potenziamento dei sistemi informativi e di monitoraggio, della
ricerca e sviluppo, dell’innovazione tecnologica e della dotazione
infrastrutturale. Tale strategia riguarda tanto l’adeguamento
quanto il governo dei sistemi di gestione.
Sul primo versante, gli interventi dovranno focalizzare su: adeguamento degli
impianti idrici e dei depuratori, dei sistemi di controllo
dell’erogazione e della distribuzione, realizzazione di nuovi
impianti per il riutilizzo dell’acqua depurata; adeguamento
delle strutture di gestione integrata dei rifiuti; ricerca
e sviluppo tecnologico per la bonifica delle aree contaminate.
Sul secondo versante occorre il potenziamento dei sistemi informativi che
permettono di conoscere e monitorare sia la sensibilità degli
ecosistemi, sia lo stato dell’ambiente, sia i principali fattori
di pressione sulle risorse naturali, sistemi in gran parte
da costruire potenziando il ruolo della rete ANPA-ARPA, e
rafforzando i servizi tecnici di programmazione e progettazione.
L’incremento del livello di know-how
tecnologico, amministrativo e gestionale è indispensabile
per il governo dell'ambiente e del territorio, per una politica
di sviluppo economico che sia ambientalmente sostenibile,
nonché a fini di prevenzione dei dissesti e degli inquinamenti,
e a fini di efficace indirizzo e controllo delle attività
di gestione operativa e di adeguamento tecnologico degli impianti
e dei processi.
A partire da queste indicazioni, la strategia di Asse dovrà favorire cambiamenti
che riguardano principalmente quattro livelli:
·
efficienza, migliorando il livello tecnologico e introducendo elementi di concorrenza
nella gestione dei servizi ambientali locali;
·
sicurezza, difendendo il suolo dai rischi idrogeologici e sismici;
·
quantità, aumentando le risorse disponibili nelle aree meno servite;
·
qualità, assicurando un patrimonio ambientale disinquinato, conservato e fruibile,
e promuovendone la valorizzazione.
*
* *
L’obiettivo globale dell'Asse è:
"Creare
nuove opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile; rimuovere
le condizioni di emergenza ambientale; assicurare l’uso efficiente
e razionale e la fruibilità di risorse naturali riservando
particolare attenzione alla tutela delle coste; adeguare e
razionalizzare reti di servizio per acqua e rifiuti; garantire
il presidio del territorio, a partire da quello montano, anche
attraverso le attività agricole; preservare le possibilità
di sviluppo nel lungo periodo e accrescere la qualità della
vita".
Il perseguimento dell’obiettivo globale indicato è in grado di incidere in
via preminente su alcune delle “variabili di rottura”, come
indicato nel prospetto che segue.
Variabili di rottura
|
Indicatore
|
Intensità
|
Canale di impatto della strategia
|
Capacità di esportare
|
Esportazioni/PIL
|
|
|
Grado di indipendenza
economica
|
Importazioni nette/PIL
|
|
|
Capacità di attrazione
dei consumi turistici
|
Presenze turistiche
per abitante
|
***
|
Conservazione degli
habitat naturali e delle biodiversità, protezione delle
specie a rischio di estinzione; potenziamento delle
reti di distribuzione; aumento gamma di prodotti e servizi
che promuovono gli elementi di originalità ed identità
locale; più ampia e qualificata fruibilità del patrimonio
naturalistico; aumento integrazione con la strategia
di valorizzazione delle risorse culturali e di sviluppo
rurale.
|
Intensità di accumulazione
del capitale
|
Investimenti fissi lordi/PIL
|
***
|
Aumento dell'imprenditorialità;
completamento sistemi idrici; aumento propensione all'innovazione
tecnologica in acqua, rifiuti (prevenzione e gestione),
energia, difesa del suolo.
|
Capacità di attrazione
di investimenti esteri
|
Investimenti diretti
dall'estero/
Investimenti fissi lordi
|
**
|
Introduzione elementi
di concorrenza nei servizi; ampliamento dei bacini di
utenza con delimitazione degli ATO; presenza di politiche
tariffarie e aumento del livello di copertura dei costi;
aumento efficienza della P.A.; joint
ventures e creazione di imprese miste.
|
Partecipazione della
popolazione al mercato del lavoro
|
Tasso di attività
|
***
|
Aumento attività ad
elevata intensità di lavoro (monitoraggio e controllo,
gestione e adeguamento di reti nel settore idrico, nei
rifiuti, nella difesa del suolo); sviluppo di attività
per la valorizzazione di prodotti locali e servizi.
|
Capacità di offrire
lavoro regolare
|
Occupati Irregolari/
Totale Occupati
|
**
|
Aumento dei processi
di industrializzazione nella gestione di acqua e rifiuti.
|
Capacità di esportare
prodotti ad elevata o crescente produttività
|
Indice di specializzazione
in prodotti selezionati
|
*
|
Esportazione di know-how,
cessione di servizi di monitoraggio e valutazione, con
particolare riferimento all’attuazione di protocolli
internazionali.
|
Capacità innovativa
|
Indice di specializzazione
tecnologica (ITS)
|
***
|
Aumento dell'imprenditorialità
e della concorrenza nella gestione di acqua, rifiuti
e energia; aumento propensione all'innovazione tecnologica,
gestionale ed amministrativa dal lato sia dell'offerta
dei servizi sia del governo delle risorse; riqualificazione
dei gestori e degli amministratori.
|
Capacità di sviluppo
dei servizi alle imprese
|
Occupati nei servizi
finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati
nei servizi
|
*
|
Espansione delle attività
di servizio connesse alla modernizzazione dei sistemi
di gestione ambientale.
|
Capacità di sviluppo
dei servizi sociali
|
Indice di occupazione
sociale
|
|
|
Capacità di finanziamento
|
Differenziale tassi
di interesse sugli impieghi con il Centro Nord
|
*
|
Aumento dell'efficienza
e industrializzazione nell'offerta dei servizi (acqua,
rifiuti, energia)
|
Condizioni di legalità
e coesione sociale
|
Indice di criminalità
|
**
|
Sviluppo sistema di
imprese e aumento imprenditorialità; chiusura discariche
abusive e aumento controlli sul rispetto standard ambientali
e delle norme vigenti a tutela dell’ambiente.
|
Gli obiettivi specifici sono riconducibili sulla base di un criterio di prevalenza
ai quattro aspetti cruciali descritti nel paragrafo precedente.
I. Costruzione di efficienti sistemi di gestione
Gli obiettivi specifici sono:
-
Garantire disponibilità
idriche adeguate (quantità, qualità, costi) per la popolazione
civile e le attività produttive, in accordo con le priorità
definite dalla politica comunitaria in materia di acque, creando
le condizioni per aumentare l'efficienza di acquedotti, fognature
e depuratori, in un’ottica di tutela della risorsa idrica
e di economicità di gestione; favorire un più ampio ingresso
di imprese e capitali nel settore e un più esteso ruolo dei
meccanismi di mercato; dare compiuta applicazione alla Legge
“Galli” e al D.Lgs. 152/99.
-
Migliorare il
sistema di gestione dei rifiuti, promuovendo la raccolta differenziata,
il riciclaggio, il recupero, nonché elevando la sicurezza
dei siti per lo smaltimento e favorendo lo sviluppo di un
efficiente sistema di imprese; dare attuazione alle normative
di settore attraverso la pianificazione integrata della gestione
dei rifiuti su scala di Ambiti Territoriali Ottimali.
Sia
per l’acqua che per i rifiuti la realizzazione di sistemi
di gestione integrata è volta a eliminare vincoli allo sviluppo,
migliorare la qualità del contesto produttivo e insediativo,
razionalizzare il patrimonio di infrastrutture esistenti,
favorire criteri di economicità di gestione e l’adozione di
meccanismi di concorrenza, promuovere l’ingresso di gestori
industriali.
II. Sviluppo di nuove attività e sistemi
produttivi
Gli obiettivi specifici sono:
-
Negli ambiti marginali con sottoutilizzo delle risorse:
migliorare la qualità del patrimonio naturalistico e culturale,
riducendone il degrado/abbandono e accrescendone l’integrazione
con le comunità locali in un’ottica di tutela, sviluppo compatibile,
migliore fruizione e sviluppo di attività connesse come fattore
di mobilitazione e stimolo allo sviluppo locale.
-
Negli ambiti con sovrautilizzo delle risorse:
recuperare gli ambiti compromessi a seguito di usi impropri
e conflittuali; regolare gli usi e la pressione sulle risorse
(anche attraverso sistemi di certificazione dell’equilibrio
nell’uso delle risorse stesse); accrescere l’offerta di beni
e servizi finalizzati alla qualità ambientale ed alla corretta
fruizione ambientale delle risorse, in un’ottica di promozione
dello sviluppo.
-
In generale:
promuovere la capacità della Pubblica amministrazione di intervenire
per la conservazione e lo sviluppo; promuovere la rete ecologica
come infrastruttura di sostegno dello sviluppo compatibile
e come sistema di offerta di beni, risorse e valori.
Principalmente negli ambiti marginali, ma anche in quelli sovrautilizzati,
la strategia riconosce nelle zone di cui alla costituenda
rete NATURA 2000 e nelle aree protette gli ambiti territoriali
nei quali realizzare in via prioritaria gli interventi in
cui essa si articola, di tutela, corretta gestione, valorizzazione
del patrimonio naturalistico. La "Rete ecologica",
della quale la rete NATURA 2000 e le aree protette sono un
sottoinsieme rilevante, si configura come un’infrastruttura
naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare
ambiti territoriali dotati di un elevato valore naturalistico.
Essa è il luogo in cui meglio può esplicitarsi la strategia
di coniugare la tutela e la conservazione delle risorse ambientali
con uno sviluppo economico e sociale che utilizzi come esplicito
vantaggio competitivo la qualità delle risorse stesse e rafforzi
nel medio-lungo periodo l’interesse delle comunità locali
alla cura del territorio.
La qualità dell'azione della Pubblica Amministrazione è assolutamente decisiva
per articolare la strategia di intervento con la necessaria
flessibilità e per guadagnare intorno all’azione programmatica
il consenso e la collaborazione delle comunità e degli operatori
locali.
III.
Sicurezza e difesa dal rischio idrogeologico, sismico
e da inquinamento.
Gli obiettivi specifici sono:
-
Migliorare
il livello di competitività territoriale garantendo un adeguato
livello di sicurezza “fisica” delle funzioni insediativa,
produttiva, turistica e infrastrutturale esistente, attraverso
la realizzazione della pianificazione di bacino, di un sistema
di governo e presidio idrogeologico diffuso ed efficiente,
e di una pianificazione territoriale
compatibile con la tutela delle risorse naturali.
-
Perseguire
il recupero delle funzioni idrogeologiche
dei sistemi naturali, forestali e delle aree agricole, a scala
di bacino, anche attraverso l’individuazione di fasce fluviali,
promuovendo la manutenzione programmata del suolo e ricercando
condizioni di equilibrio tra ambienti fluviali ed ambiti urbani.
-
Accrescere
la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione degli
eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico
incombente ed elevato (con prioritaria attenzione per i centri
urbani, le infrastrutture e le aree produttive) e nelle aree
soggette a rischio sismico.
-
Risanare
le aree contaminate rendendole disponibili a nuovi utilizzi
economici, residenziali o naturalistici, e migliorare le conoscenze,
le tecnologie, le capacità di intervento dei
soggetti pubblici e privati, nonché la capacità di
valutazione e controllo della Pubblica amministrazione
per la bonifica dei siti inquinati.
-
Sviluppare
sistemi di monitoraggio e prevenzione
dell’inquinamento.
I primi
tre obiettivi, relativi alla difesa del suolo, sono rivolti
da un lato a migliorare il livello di competitività territoriale
garantendo un adeguato sistema di prevenzione dal rischio
idrogeologico e sismico, dall’altro ad ottenere il miglioramento
e recupero degli ambiti naturali per mezzo di un’accresciuta
capacità di gestione. Gli ultimi due portano a realizzare
maggiori condizioni di salubrità, sicurezza ed efficace difesa
dal rischio di inquinamento.
IV.
Potenziamento dei sistemi informativi e di monitoraggio,
della ricerca e sviluppo, dell’innovazione tecnologica e della
dotazione infrastrutturale
I relativi obiettivi specifici sono i seguenti:
-
Migliorare
le condizioni di fornitura delle infrastrutture incoraggiando
il risparmio, risanamento e riuso della risorsa idrica, introducendo
e sviluppando tecnologie appropriate e migliorando le tecniche
di gestione nel settore. Promuovere la tutela ed il risanamento
delle acque marine e salmastre.
-
Promuovere
la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti
prodotti, anche mediante campagne informative, favorendo il
riutilizzo, il riciclaggio e il recupero e introducendo innovazioni
di processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.
-
Stimolare
l’impiego di fonti di energia rinnovabili; promuovere il risparmio
energetico e il miglioramento dell’efficienza gestionale.
-
Disporre
di un’adeguata base informativa sullo stato dell'ambiente,
sui fattori che esercitano pressione sulle risorse e sulla
diffusione e funzionalità delle infrastrutture nei settori
del ciclo integrato dell’acqua e dei rifiuti.
Agli obiettivi specifici dell’Asse sono
associati gli indicatori di contesto presentati nella tabella
inserita al termine della descrizione dell’Asse. Tra i possibili
indicatori rappresentativi degli effetti della strategia dell’Asse,
quelli individuati sono quelli che, allo stato attuale, meglio
soddisfano i requisiti di disponibilità da fonti ufficiali,
aggiornabilità su base annuale e disaggregabilità a livello
regionale, requisiti necessari per assicurare un monitoraggio
sistematico degli effetti del QCS. Per ogni indicatore si
forniscono indicazioni relative alla fonte, all’anno di riferimento
e ai valori dei più recenti dati disponibili e, per una buona
parte di essi, al target che si prevede di raggiungere entro
il 2006. La quantificazione dei target è coerente con l’impatto
macroeconomico del piano, così come rappresentato dalle simulazioni
relative al percorso di crescita, contenute nel documento
di valutazione ex-ante.
Miglioramento delle conoscenze
Il
miglioramento delle conoscenze dello stato delle componenti
ambientali e degli ecosistemi rappresenta un obiettivo prioritario
“trasversale” e costituisce un requisito indispensabile per
la sostenibilità ambientale e la corretta realizzazione degli
interventi. Esso implica azioni finalizzate all'avvio operativo
e al rafforzamento delle Agenzie Regionali di Protezione dell'Ambiente
(ARPA).
Linee
di intervento:
·
Realizzazione,
completamento e adeguamento delle reti di monitoraggio, dei
laboratori e delle strutture tecniche addette al rilevamento
dei dati e ai controlli ambientali (anche con riferimento
ai Sistemi Informativi Ambientali Regionali);
·
Formazione
e aggiornamento per la diffusione delle competenze professionali
necessarie.
Ciclo
integrato delle acque
Linee di intervento:
1.
Interventi di adeguamento e completamento degli schemi
idrici interambito o interregionali secondo gli indirizzi
contenuti nell'art. 17 della Legge 36/94 attraverso opere
di trasferimento, di interconnessione e di regolazione e stoccaggio
ai fini di una migliore utilizzazione degli schemi esistenti
e quindi di razionalizzare ed ottimizzare l’uso della risorsa.
Interventi di adeguamento e completamento dei sistemi depurativi
secondo gli obiettivi di tutela ambientale del D.lgs 152/99.
Interventi di adeguamento e razionalizzazione delle reti di
adduzione per scopi irrigui.
2.
Azioni di supporto all’attuazione della legge Galli
(n° 36/94), e attuazione dei Piani di Ambito finalizzata alla
realizzazione di reti di collettamento e distribuzione dell’acqua
e degli impianti di depurazione e sistemi di collettamento
e reti fognarie volti al conseguimento del rispetto dei limiti
fissati dal D.lgs 152/99.
3.
Azione finalizzata alla realizzazione di interventi
di controllo e monitoraggio perdite e riqualificazione delle
reti oppure innovativi e/o sperimentali finalizzati al risparmio
della risorsa.
4.
Azioni di assistenza tecnica, monitoraggio e comunicazione
finalizzate all’adeguamento tecnologico e gestionale, azioni
di alta formazione per l’attuazione della legge n° 36/94 e
del D.lgs 152/99; azioni di ricerca e sviluppo tecnologico
per il miglioramento della qualità dei corpi idrici (cfr.
il programma operativo nazionale “Ricerca scientifica, sviluppo
tecnologico e alta formazione”).
Difesa
del suolo
L’obiettivo
di mettere in sicurezza gli insediamenti esistenti viene realizzato
da un lato attraverso politiche di prevenzione del rischio
e attività di valutazione, monitoraggio e controllo del rischio
idrogeologico e, dall’altra, mediante le modifiche di uso
del suolo, aumentando gli usi conservativi, la manutenzione
del territorio e predisponendo tutte le azioni necessarie
a mitigare gli effetti degli usi non conservativi, in particolare
legati alle attività antropiche. A questi sono associati anche
interventi strutturali di difesa attiva laddove necessario
Linee di intervento:
·
Interventi
per la protezione, la messa in sicurezza e il consolidamento
di centri abitati, per la risoluzione di nodi idraulici critici,
la protezione di infrastrutture esistenti, di luoghi e ambienti
di riconosciuta importanza rispetto a eventi a rischio molto
elevato: frana, piena, erosione della costa, eventi sismici;
interventi atti a razionalizzare il sistema di restituzione
delle acque meteoriche delle aree urbanizzate nella rete idrografica
naturale.
·
Interventi
connessi all’apposizione di vincoli sull’uso del suolo (misure
di salvaguardia, aree naturali di esondazione dei corsi d’acqua);
interventi per la delocalizzazione di insediamenti e di attività;
interventi integrati di conservazione di suoli soggetti ad
erosione, di suoli abbandonati e/o dismessi anche con recupero
naturalistico; interventi per il mantenimento di equilibri
sostenibili città-fiume (rinaturalizzazione o conservazione
delle configurazioni naturali degli alvei, delle aree golenali).
·
Interventi
di recupero della funzionalità dei sistemi naturali e di integrazione
con pratiche agricole funzionali alla difesa del suolo.
Interventi di promozione della silvicoltura aventi finalità
naturalistica, di protezione ambientale, idrogeologica e anche
economica, nel quadro di programmi che mirino ad assicurare
un’adeguata manutenzione del territorio e il mantenimento
di attività produttive agricole e forestali tradizionali.
·
Programmi
informativi verso specifiche categorie produttive e imprenditoriali
e campagne di informazione di tipo comportamentale; programmi
formativi per il potenziamento delle istituzioni preposte
al settore e per l’occupazione nelle aree collinari e montane.
Interventi di diffusione di innovazione tecnologica per la
conoscenza, il monitoraggio e la valutazione, finalizzati
alla predisposizione e gestione di politiche integrate di
intervento di difesa del suolo; sostegno allo studio e alla
sperimentazione per la prevenzione di fenomeni naturali. Sostegno
delle attività agricole compatibili con il presidio del territorio.
Gestione
dei rifiuti
Linee di intervento:
·
Attivazione
degli Ambiti Territoriali Ottimali e dei relativi piani di
gestione;
·
Promozione
e realizzazione di campagne informative mirate alla prevenzione
alla fonte della produzione di rifiuti; promozione delle innovazioni
di processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.
·
Rifiuti urbani:
sviluppo del sistema di raccolta differenziata; realizzazione
di “sportelli” e centri di supporto, coordinamento e disseminazione
delle esperienze, anche come componente del potenziamento
del sistema pubblico di gestione; sviluppo di iniziative imprenditoriali
per aumentare l'offerta di riciclaggio/recupero per le frazioni
della raccolta differenziata; creazione di una rete di impianti
di trattamento e valorizzazione delle frazioni recuperate
(compostaggio, valorizzazione plastiche, recupero inerti,
componenti elettronici e autoveicoli); sostegno all’impiego
del compost in agricoltura e nella gestione del verde pubblico;
·
Rifiuti industriali
e rifiuti pericolosi (rifiuti urbani pericolosi, rifiuti sanitari,
amianto, PCB): azioni di sostegno alla creazione di sistemi
di gestione integrata;
·
Smaltimento
del rifiuto residuale: sviluppo della produzione di combustibile
derivato da rifiuti, adeguamento e realizzazione di una rete
di moderni impianti per lo smaltimento del rifiuto residuale
(inceneritori con recupero di energia e calore, discariche);
·
Sostegno
alla formazione professionale e allo sviluppo di imprese
Aree contaminate
Linee di intervento:
·
Conoscenza
e pianificazione: incentivazione all'applicazione di sistemi
di rilevamento geografico dei siti inquinati e da correlare
con i dati epidemiologici rilevati sullo stesso territorio;
sostegno alla caratterizzazione dei siti e alla redazione
dei progetti di bonifica;
·
Sviluppo
di metodi e tecniche: sostegno alla sperimentazione di tecnologie
e metodologie innovative per gli interventi di bonifica e
ripristino ambientale; sviluppo di sistemi e tecnologie di
bonifica a basso impatto ambientale e ad elevato contenuto
di manodopera; sviluppo di tecnologie di riciclo e recupero
delle terre decontaminate e dei materiali da demolizione di
edifici e stabilimenti;
·
Realizzazione
di interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino
ambientale;
·
Implementazione
dei sistemi di monitoraggio e prevenzione dell'inquinamento
e degli incidenti.
Rete
ecologica
Linee di intervento:
·
Ripristino
e fruibilità delle aree: recupero e restauro degli ambiti
degradati e vulnerabili, anche mediante l’integrazione con
le politiche di recupero e riattivazione di sistemi agricoli;
rafforzamento delle attività di manutenzione del paesaggio
e del territorio; organizzazione della fruizione ambientale.
·
Promozione
negli ambiti marginali di attività locali, in stretto collegamento
con le iniziative dell’Asse IV: valorizzazione di attività
agricole, artigianali e di piccola imprenditoria locale; sviluppo
di capacità professionali e promozione di nuova imprenditorialità
per la progettazione, la realizzazione e la gestione degli
interventi di tutela, manutenzione, recupero e restauro dei
beni paesaggistici e ambientali, degli interventi di organizzazione
della fruizione, di sviluppo della capacità ricettiva, di
valorizzazione delle tipicità locali; realizzazione di reti
di promozione dell’offerta, con coordinamento delle azioni
di informazione, divulgazione e commercializzazione dei beni
e dei servizi.
·
Valorizzazione
di micro-filiere locali, con forti caratteristiche di qualità
e di estensione territoriale limitata.
·
Miglioramento
delle condizioni di vita delle zone rurali marginali mediante
rafforzamento della rete di servizi di primario interesse
per la popolazione e per le imprese (formazione, consulenza,
divulgazione), in connessione con le azioni di sviluppo e
di miglioramento delle infrastrutture rurali previste all’Asse
IV.
Energia
Linee di intervento:
-
Aiuti agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili
(eolico, fotovoltaico, biomassa, geotermico);
-
Interventi sul lato della domanda relativi al miglioramento
dell’efficienza e per il risparmio energetico.
Si promuoverà in tale ambito il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato.
Potrà essere valutata l’opportunità di finanziare – nell’ambito dei programmi
operativi regionali – il completamento della rete di distribuzione
del gas e il miglioramento dell'affidabilità della distribuzione
di energia elettrica in favore del sistema produttivo. Il
grado di sostegno dei Fondi Strutturali sarà funzione del
progresso fatto nel processo di liberalizzazione del mercato,
del sistema tariffario applicato e dell’applicazione di tecniche
di « public-private-partnership ». Il tasso di contributo
pubblico sarà determinato sulla base di una valutazione dei
bisogni effettivi dell’investimento e della misura in cui
l’investimento, pur essendo economicamente giustificato da
esternalità, non sia interamente recuperabile attraverso l’esazione
di tariffe. Esso comunque non potrà superare il 35% del costo
totale ammissibile.
Ciclo integrato dell’acqua
Il Ministero dei Lavori Pubblici e il Ministero dell'Ambiente, in quanto Amministrazioni
di settore, dovranno garantire l’assistenza nella fase di
programmazione degli interventi riguardanti il ciclo integrato
dell’acqua e l’attuazione della legge n.36 del 1994 e del
D.lgs 152/99. Al fine di dare un notevole impulso iniziale
alla realizzazione degli interventi afferenti al ciclo integrato
dell’acqua, si ritiene di poter suddividere il Programma in
due fasi:
·
La prima fase,
che si esaurisce nel triennio 2000-2002, è dedicata principalmente
al finanziamento degli interventi compresi negli Accordi di
Programma Quadro relativi alle Intese Istituzionali di Programma
(quando questi assicurano il rispetto delle priorità definite
dal QCS e dalle esigenze di sostenibilità), nonché quelli
riguardanti situazioni di dichiarata criticità ambientale,
che abbiano già superato positivamente la verifica del perdurare
della necessità di realizzazione e convenienza tecnico–economica
(vedi di seguito). Già da questa fase è possibile incentivare
il ricorso alla finanza di progetto, identificando i progetti
per i quali è applicabile la normativa prevista nella legge
n° 109/94 e successive modificazioni ed integrazioni.
Per
questa fase sarà utilizzata una quota di finanziamento pari
al 30% degli importi globalmente previsti per tutte le misure
afferenti al settore del ciclo integrato dell’acqua. L’utilizzazione
dei fondi in questa fase è condizionata al recepimento della
Legge Galli (nel caso di Legge non ancora vigente) e all’individuazione
degli Ambiti Territoriali Ottimali.
·
La seconda fase, da sviluppare nel quadriennio
2003-2006, dovrà finanziare i Piani di Ambito territoriale
affidati per l’attuazione e cofinanziati dai soggetti gestori
o comunque approvati dalla costituita Autorità di ambito.
Per questa seconda fase sarà utilizzata la restante quota
del finanziamento di tutte le misure. Potranno essere comunque
finanziati, in questa fase, tutte le linee di intervento previste
secondo i criteri elencati nel prosieguo.
Naturalmente,
laddove potessero essere realizzati interventi riguardanti
Ambiti Territoriali Ottimali costituiti (Linea d’intervento
2), sussistendo già nel corso della prima fase i requisiti
richiesti per la seconda fase, la quota del finanziamento
relativa alla prima fase potrà eccedere il 30% sopra menzionato.
Requisiti prima fase
Per la prima fase, i requisiti richiesti sono così individuati:
-
Gli interventi proposti devono essere parte integrante
o essere funzionali e coerenti ad almeno uno dei seguenti
atti di programmazione: Accordo di Programma-Quadro di un’Intesa
Istituzionale di Programma; Accordo di Programma ai sensi
dell’art. 17 della Legge Galli; Piano stralcio o Piano di
bacino o Piani di tutela delle acque (D.Lgs. 152/99). Gli
interventi di cui sopra, ove l'Autorità d'Ambito o l'Autorità
di Bacino siano già insediate, devono essere approvati anche da quest'ultime, (per quanto
di loro competenza). Eventuali interventi che in ragione della
loro tipologia non rientrano nei citati atti di programmazione,
saranno ammissibili solo se approvati dalle Autorità d'Ambito
o dalle Autorità di Bacino.
-
L’intervento o il Programma di interventi devono essere
coerenti con gli obiettivi di qualità ed uso della risorsa
come definiti nel Piano di Bacino o Piano Stralcio e dal D.Lgs.
152/99. Gli interventi rientranti nella categoria 3 delle
linee d‘intervento e gli interventi sulla depurazione delle
acque sono finanziati in questa fase soltanto se sono funzionali
al raggiungimento o completamento degli obiettivi di un intervento
del tipo 1.
-
Progetto esecutivo.
-
Per gli interventi rientranti nella categoria 3 delle
linee di intervento, è necessario predisporre piani/progetti
di sperimentazione o trasferimento di tecnologie la cui realizzazione
preveda necessariamente la partnership fra soggetto(i) utilizzatore(i)
(gestori, ATO, consorzi irrigui, Regioni, ecc.) e soggetto(i)
produttore(i) o detentore(i) del know-how tecnico-scientifico specifico (enti di ricerca, università,
aziende del settore privato, ecc).
-
Ciascun intervento o insieme di interventi proposti
al finanziamento, di valore superiore ai 20 mld, sarà sottoposto,
oltre alle normali procedure in materia di VIA, anche ad un’attenta
analisi di fattibilità tecnico-economica che accerti non solo
la sua attualità e sua giustificazione economica sulla base
delle possibili alternative progettuali esistenti, ma anche
la capacità da parte dell’ente proponente di assicurarne il
corretto esercizio (manutenzione, gestione, rinnovamento,
ecc.). In particolare è necessario che sia valutato se l’intervento
proposto è la migliore alternativa progettuale per rispondere
ai fabbisogni dell’utenza. Dovrà essere inoltre presentata
un’analisi finanziaria che giustifichi l’uso di finanza pubblica
per il finanziamento del Programma o intervento in questione,
proponendo un quadro di copertura dei costi di investimento
ed operativi sulla base del livello attuale e previsto delle
tariffe.
-
Nel caso di interventi destinati (in tutto o in parte)
ad uso irriguo della risorsa, è necessario che l’analisi suddetta
dimostri che il valore aggiunto atteso della nuova (o rinnovata)
produzione agricola vendibile ottenuta per mezzo dell’intervento
giustifichi l’investimento. Ciò vale ad esempio – ma non solo
- per interventi finalizzati a estensioni dell’attrezzaggio
di aree irrigue. Accanto a criteri di redditività economico-finanziaria,
saranno tuttavia presi in considerazione gli effetti sull’ambiente
(sostenibilità dell'uso della risorsa), la qualità dei prodotti
e la stabilità dell’occupazione. Tale verifica di ammissibilità
andrà svolta in base alle risultanze dello studio sull’uso
irriguo della risorsa idrica previsto dalla misura 3, sottoprogramma
III, del programma operativo risorse idriche del QCS 1994-1999.
Tale indagine è stata appositamente richiesta dalla Commissione
europea al fine dell’ammissibilità degli interventi irrigui
al cofinanziamento comunitario. Nel caso delle opere irrigue
l’intervento del FEOGA sarà principalmente destinato al finanziamento:
delle opere situate a valle delle grandi reti di captazione;
degli impianti irrigui aziendali; delle opere di riconversione
conseguentemente necessarie.
Requisiti
seconda fase
Per la seconda fase, in aggiunta (o in sostituzione) a quelle individuate
nella prima fase, sarà necessario che si attuino le seguenti
condizioni:
-
Costituzione dell’Autorità di Ambito.
-
Effettuazione della ricognizione delle infrastrutture.
-
Approvazione del Piano di Ambito.
Ai fini di assicurare la compatibilità delle proposte programmatiche e progettuali
con il contesto socio-economico, con le caratteristiche del
contesto territoriale ed assicurarne l’efficacia e efficienza,
è necessario che gli interventi siano accompagnati da analisi
che specifichino l’impatto della realizzazione del progetto.
Ai fini del miglioramento della produttività, economicità
ed efficienza del settore e della qualità del servizio, tali
analisi si debbono riferire ai principi fondamentali e ai
criteri espressi nello schema generale della carta dei servizi
approvato con DPCM del 29.04.1999. In questa fase è sufficiente,
quale criterio di ammissibilità, la disponibilità del progetto
definitivo.
Per gli interventi riguardanti la fognatura e la depurazione, fermo restando
quanto detto ai punti precedenti, dovrebbe essere dimostrato
che l’intervento proposto è la migliore alternativa progettuale,
sotto il profilo tecnico, economico e gestionale, per rispondere
non solo ai fabbisogni dell’utenza, ma anche agli obiettivi
di disinquinamento dei corpi idrici recettori e al soddisfacimento
dei limiti di qualità delle acque, secondo il D.lgs 152/99.
In altre parole occorre in questo caso che l’analisi di fattibilità
prenda in considerazione l’inserimento dell’intervento proposto
nel sistema di raccolta e trattamento - anche quello esistente
- delle acque reflue del bacino idrografico interessato e,
tenendo conto del contesto ambientale e di uso del territorio,
indirizzi gli investimenti verso le soluzioni più adeguate
sia dal punto di vista del sistema (raccolta/depurazione/scarico
e/o riuso) sia delle tecnologie depurative.
Anche per gli interventi proposti nella seconda fase sarà necessario presentare
una giustificazione del ruolo del contributo pubblico rispetto
al Piano di finanziamento per coprire i costi di investimento
e operativi dell’intervento proposto o relativamente all’intero
Piano di investimenti. Particolare attenzione dovrà essere
prestata alla quota di copertura dei costi da tariffa e all’assicurazione
dei relativi flussi finanziari.
Le condizioni di ammissibilità della prima e della seconda fase sono considerate
tecnicamente realizzabili nei tempi indicati. Tuttavia l’Autorità
di gestione del QCS, con l'accordo del Comitato di sorveglianza,
si riserva di verificare nel corso del periodo 2000/2002 il
livello di soddisfacimento delle condizioni poste.
Difesa del suolo
La difesa del suolo e l’uso e la gestione delle risorse idriche vengono trattate
e disciplinate dalla legge 183/89 nell’ambito del contesto
territoriale del bacino idrografico. La pianificazione di
bacino, tenendo conto contemporaneamente degli aspetti quantitativi
e qualitativi dell’uso delle risorse naturali, si sviluppa
intorno al principio di integrazione degli interventi sia
di natura strutturale (opere di nuova realizzazione o di completamento
e di adeguamento di opere esistenti), sia di natura non strutturale
(vincoli, misure di salvaguardia, norme d'uso del territorio,
studi e pianificazione, incentivi e indennizzi, attività di
informazione, formazione e ricerca, monitoraggio, gestione
ed organizzazione).
E’
necessario che le linee di intervento siano scelte basandosi
sui seguenti criteri:
-
coerenza programmatica:
al fine di determinare le condizioni di successo degli
interventi strutturali e di sistema sopraindicati, è necessario
che vi sia sicura coerenza tra l’intervento e il quadro programmatico
generale formulato in attuazione della legge 183/89 e successive
modifiche. Ciò al fine di garantire unicità di programmazione
e di valutazione di priorità. In via meramente transitoria,
si farà riferimento agli schemi previsionali e programmatici,
elaborati secondo le indicazioni della stessa L.183/89 e del
D.P.R. 18 Luglio 1995 recante criteri per la pianificazione
di bacino.
Al fine di incentivare lo sviluppo di attività agricole e forestali
che permettano anche di preservare la funzionalità dei sistemi
naturali e garantire un maggiore presidio del territorio si
farà riferimento alla normativa pertinente, nonché alle altre
attività della pianificazione di bacino.
-
complementarità
ed integrazione fra interventi anche con riferimento alle
misure ed interventi previsti dagli altri Assi: l’obiettivo
di riduzione del rischio idrogeologico viene infatti perseguito
coinvolgendo interventi in settori molto più ampi quali la
PAC, la pianificazione urbanistica, l’uso del suolo, la delocalizzazione
degli insediamenti insieme ad azioni di salvaguardia, di presidio
e di monitoraggio;
-
individuazione
delle priorità: in base ad un’adeguata analisi ambientale
e territoriale, sulla base dei livelli di “pericolosità” e
dei “rischi” connessi, si valuta la ripartizione territoriale,
il livello di severità e la gravità delle minacce alle persone
e alle strutture, le esigenze di integrazione dei pertinenti
interventi, siano essi interventi di difesa passiva (infrastrutturale)
o misure di eliminazione delle cause dei dissesti.
Gestione dei rifiuti
È necessario basare la realizzazione degli interventi su una ricognizione
dei fabbisogni, delle risorse e dei progetti, riferendo tutti
gli investimenti alle previsioni contenute nei piani di gestione
relativi all'intero territorio regionale, redatti in conformità
con le direttive comunitarie 75/442 (modificata dalla 91/156),
91/689 e 94/62, e, come previsto dalle stesse direttive, notificati,
alla Commissione europea. La Commissione comunicherà il proprio
giudizio circa la conformità dei piani con le direttive comunitarie
nel più breve tempo possibile, e in ogni caso al più tardi
entro tre mesi dalla data di ricezione.
L'attivazione degli Ambiti Territoriali Ottimali e l'adozione dei relativi
piani di gestione figurerà tra i criteri di attribuzione della
riserva di premialità.
La definizione delle priorità e delle tipologie di intervento previste dai
piani deve essere conforme con la gerarchia comunitaria in
materia che pone in primo luogo la prevenzione della produzione
di rifiuti, seguita dal riutilizzo, quindi dal riciclo e,
per la frazione restante, dall'incenerimento con recupero
energetico, e infine dallo smaltimento in discarica controllata.
Inoltre, la definizione delle priorità e delle tipologie di
intervento dovrà considerare lo stato dei fabbisogni sotto
il profilo sia dei sistemi di raccolta sia dei sistemi di
trattamento, valorizzazione e smaltimento (tenendo conto anche
della stretta relazione esistente tra smaltimento dei rifiuti
e salute) e dovrà considerare inoltre le specificità territoriali
sotto due profili: a) conseguimento di un effetto scala in
termini di abitanti serviti e di rifiuti trattati, idoneo
a una gestione economicamente efficiente e ambientalmente
corretta; b) disponibilità di utilizzatori dei prodotti recuperati
o la presenza di volumi tali da generare opportunità localizzative
per nuove attività di recupero.
In
assenza di Piano, o di giudizio di conformità del Piano alle
direttive comunitarie da parte della Commissione, potranno
solo essere finanziati interventi di:
-
sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione
di sostanze pericolose (in particolare metalli pesanti) contenute
nei rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti;
-
piazzole per lo stoccaggio delle frazioni raccolte
separatamente e destinate unicamente al riciclaggio di materia,
il cui riciclo è già garantito da accordi stipulati con le
relative filiere produttive;
-
iniziative di informazione dei cittadini, anche al
fine di promuovere il compostaggio domestico;
-
impianti per la produzione di compost della frazione
organica dei rifiuti di elevata qualità, da utilizzare come
fertilizzante in agricoltura, il cui utilizzo sia garantito
da specifici accordi;
-
infrastrutture per il riutilizzo (così come definito
dall'articolo 3.5 della direttiva 94/62) degli imballaggi
primari (vuoto a rendere), secondari e terziari;
-
prevenzione e riduzione della produzione e della pericolosità
dei rifiuti generati da attività produttive attraverso: lo
sviluppo di tecnologie pulite (innovazioni di prodotto o di
processo), la promozione di strumenti economici, sistemi di
ecoaudit, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di
informazione (nell'ambito dell'Asse IV).
Con riferimento a questo settore, date le condizioni di partenza del Mezzogiorno,
è necessaria specifica attenzione al contesto istituzionale e agli strumenti
economici, oltre che alle scelte progettuali e tecnologiche.
Alcune priorità che appaiono adattarsi alla generalità delle
regioni riguardano: a) l’innalzamento della qualità dell’intervento
della PA (capacità di conoscenza, governo, pianificazione
e controllo); b) lo sviluppo di strutture gestionali (quali
gli ATO) in un contesto di sviluppo della concorrenza e di
creazione di un sistema qualificato di imprese industriali
e di servizi; c) l’attuazione di schemi tariffari come strumento
incentivante la trasparenza della gestione economica dei servizi,
gli investimenti e i miglioramenti di efficienza; d) lo sviluppo
di schemi di finanziamenti innovativi, che consentano di integrare
risorse pubbliche e private e attrarre nuovi soggetti imprenditoriali;
e) la predisposizione di strumenti di negoziazione e gestione
del conflitto.
Aree
contaminate
Gli interventi per la bonifica delle aree contaminate saranno ammissibili
se coerenti con i criteri previsti dal DM 25.10.1999 n. 471.
Dopo il 31.12.2002 saranno ammissibili solo gli interventi
previsti dai “Piani regionali per la bonifica delle aree inquinate”
previsti dall’art. 22 del Decreto legislativo 5/2/97, n. 22
e successive modifiche ed integrazioni. Preliminarmente alla
redazione dei Piani regionali di bonifica sarà necessario
procedere alla realizzazione di censimenti dei siti potenzialmente
contaminati e alla predisposizione dell’anagrafe dei siti
da bonificare, secondo i criteri previsti dal suddetto decreto
ministeriale n. 471. La copertura dei costi degli interventi
di bonifica avverrà nel rispetto del principio "chi inquina
paga".
Rete ecologica
L'attuazione degli interventi dovrà basarsi sulla:
1.
identificazione di ambiti territoriali privilegiati
sui quali intervenire con approccio fortemente integrato e
individuazione delle iniziative/attività/interventi in corso
di svolgimento o progettazione da parte dei soggetti pubblici
e privati impegnati nell'ambito definito;
2.
messa in rete funzionale e gestionale delle opere e
delle azioni, creazione di attività e servizi integrati per
la valorizzazione degli interventi realizzati e delle nuove
funzioni attivate per lo sviluppo compatibile delle singole
aree; promozione di dinamiche di partenariato pubblico-privato
diffuso.
Per
la valorizzazione della Rete ecologica, sono riconosciuti
prioritari: gli ambiti della costituenda Rete NATURA 2000
(per i quali dovranno essere sviluppati appositi Piani di
gestione secondo le linee-guida in preparazione da parte del
Ministero dell’Ambiente) e le aree protette; lo spazio
montano caratterizzato da marginalità e sottoutilizzazione
delle risorse e quei territori che presentano spiccate caratteristiche
di ruralità (zone interne anche di collina e zone dove sono
in atto rilevanti processi di ristrutturazione e/o abbandono
degli ordinamenti produttivi); gli ambiti
periurbani e costieri caratterizzati da forte perdita
di identità con alto livello di conflitto nell’uso delle risorse
naturali; le isole
minori, i cui problemi sono in parte di sottoutilizzo
in parte di uso eccessivo o conflittuale delle risorse naturali.
Dovranno essere ricercate le sinergie con i progetti LIFE-Natura
realizzati nei siti NATURA 2000.
Nello spazio montano il Programma,
per risultare efficace, dovrà privilegiare la concentrazione
degli interventi in quelle aree che, per tipo, dislocazione,
accessibilità e fruibilità delle risorse, dotazione di servizi,
e presenza di un tessuto socio-economico con buone capacità
di reazione agli interventi di promozione economica, promettono
di rispondere con prontezza alle iniziative di valorizzazione.
In questa direzione, i piani di intervento terranno opportunamente
in conto interventi o programmi in corso di realizzazione
che rispondono ai criteri di valorizzazione dell’Asse, che
abbiano precostituito condizioni favorevoli allo sviluppo
(per esempio aree LEADER, o aree ove è attivo un efficace
coordinamento tra comuni). Sarà inoltre importante assicurare
una forte concertazione a livello locale, sia in fase di progettazione
che di implementazione delle azioni di intervento, tra i principali
attori pubblici e privati.
Negli ambiti periurbani e costieri,
le scelte di attuazione dovranno stabilire un equilibrio tra
interventi di recupero, ripristino, mantenimento e monitoraggio
della qualità, e iniziative di promozione di attività e servizi
di tipo innovativo volti a soddisfare bisogni sociali (turismo
ambientale extraurbano e urbano, attività sanitarie e sportive
con speciale riguardo per le fasce più deboli), azioni in
grado di intercettare segmenti di domanda turistica a elevata
sensibilità ambientale (riqualificazione di aree e servizi,
e certificazione), attività di sensibilizzazione, formazione
e sostegno agli operatori per la creazione di servizi e prodotti
legati agli elementi di identità locale (cultura, tradizioni).
A fini di sviluppo turistico, tutte le aree coinvolte da questa strategia
di Asse dovranno inoltre essere ambiti in cui le modalità
di valorizzazione, tutela e fruizione risultino improntate
e coordinate da un elemento unificante e distintivo chiaramente
riconoscibile, sia esso naturale (nel caso di riserve marine
e aree protette), culturale (letterario, archeologico, storico,
eno-gastronomico, connesso a produzioni tipiche, ecc.), ludico-tematico-salutista
(sportivo, nautico, ippoturistico, termale, ecc.). Gli interventi
di valorizzazione della rete ecologica dovranno stabilire
un’integrazione con quelli funzionali al sostegno allo sviluppo
dei territori rurali (Asse IV), e alla valorizzazione del
patrimonio culturale (Asse II).
Risorse
umane per l'asse