Il patrimonio storico-culturale – non solo quello rappresentato dai grandi
poli di eccellenza ma anche quello più diffuso sul territorio
- rappresenta per il Mezzogiorno una delle grandi risorse
immobili e quindi un fattore di potenziale vantaggio competitivo
in grado di innescare e alimentare processi di sviluppo basati
sulla piena valorizzazione delle ricchezze del suo territorio
e sul miglioramento della qualità della vita delle popolazioni
che vi risiedono, anche attraverso il miglioramento dell’offerta
di servizi e attività culturali e al contributo di tali servizi
ad un migliore accesso alla società dell’informazione.
Lo sviluppo di tali potenzialità può infatti costituire uno degli elementi
di rottura ai fini della diversificazione e della specializzazione
produttiva delle regioni meridionali: il Mezzogiorno è infatti
dotato di risorse potenziali per lo sviluppo delle filiere
produttive legate al turismo culturale, alle attività culturali
e all’intera industria culturale in senso lato.
Tuttavia, molte risorse restano ancora sottoutilizzate o inutilizzate, in
assenza di un’adeguata attività di tutela, conservazione e
loro valorizzazione. Poiché le istituzioni del Mezzogiorno
che gestiscono le risorse culturali vivono storicamente una
situazione di debolezza e di disagio organizzativo e finanziario,
il quadro dei divari fra il Mezzogiorno e il Centro Nord sulle
dotazioni territoriali di infrastrutture culturali appare
particolarmente accentuato.
Punti di forza
|
Punti di debolezza
|
Elevata
dotazione di risorse nel campo del patrimonio storico,
artistico, archeologico e ambientale.
Tradizionale
specializzazione nel turismo culturale di alcuni siti
e circuiti inseriti da tempo nei mercati internazionali,
soprattutto in Campania e in Sicilia.
Elevato
potenziale di siti e di circuiti poco conosciuti dal
turismo nazionale e internazionale.
Esistenza
di nuclei e di segmenti di filiere produttive nel campo
delle attività culturali di antica tradizione, dotati
di ampi mercati effettivi e potenziali, in particolare
nelle attività artigianali legate al restauro dei monumenti
e nelle attività e produzioni musicali, teatrali, editoriali,
con riferimento alle aree urbane.
Presenza
di poli universitari dotati di un elevato potenziale
di ricerca, capaci di formare forza lavoro qualificata.
Estesa
propensione, specie giovanile, alla ricerca di opportunità
nell’ambito delle attività artistico-culturali.
Diffusione
di una nuova cultura mirata alla valorizzazione delle
diversità antropologico-culturali del Sud (e non alla
loro rimozione).
|
Forte
degrado nello stato di conservazione del patrimonio
culturale e ambientale.
Debolezza
delle istituzioni preposte alla tutela, sotto il profilo
organizzativo, gestionale, finanziario e manageriale.
Scarsa
diffusione di una cultura industriale nell’offerta di
servizi culturali.
Scarsa
integrazione fra settore culturale e settore dell’accoglienza
turistica.
Modeste
capacità di sviluppare didattica e formazione continua.
|
Opportunità
|
Rischi
|
Valorizzazione
dell’identità storico-culturale delle popolazioni meridionali
anche ai fini economici, nella realizzazione di prodotti
e servizi (artigianato, design, accoglienza) che riescano
ad incorporarla e quindi ad accrescere la propria competitività.
Potenziamento
e qualificazione dei servizi di accoglienza turistica
e maggior incidenza del turismo di qualità.
Aumento
della domanda da parte dei residenti e miglioramento
della sua qualità.
Maggiore
capacità di attrazione di domanda culturale espresse
dal turismo già esistente, attratto da altre motivazioni
(balneare).
Dinamicità
di nuovi mercati nazionali e internazionali sul segmento
del turismo culturale, anche attraverso il ricorso a
tecnologie avanzate.
Occasioni di partecipazione
delle istituzioni culturali del Mezzogiorno alle reti
e ai circuiti nazionali, europei e internazionali della
produzione culturale.
Inserimento delle
professionalità e delle eccellenze artistiche nell’ambito
dei circuiti dello spettacolo e dell’arte nazionali
e internazionali.
Miglioramento della
qualità della vita e delle opportunità di accesso all’informazione
e alla conoscenza.
|
Debolezza
istituzionale del settore.
Sistema
giuridico di riferimento non coerente con le necessità
del settore.
Possibilità
di conflitti di competenza fra amministrazioni centrali
e locali
Ridotta
capacità di progettazione e di attuazione degli interventi.
Realizzazione
di progetti privi di un quadro di fattibilità gestionale.
Assenza
di progetti integrati.
Concorrenza
dei mercati turistici della riva Sud e dell’est europeo,
che sarà poco a poco più elevata anche nel segmento
del turismo culturale.
Concorrenza,
sul mercato culturale, delle attività e delle produzioni
localizzate nelle aree più dotate del Centro e del Nord
del paese.
|
La strategia di asse è finalizzata alla valorizzazione delle risorse culturali
del Mezzogiorno come elemento in grado di determinare sviluppo
economico e produttivo, attraverso i seguenti principali canali
di intervento:
·
creazione
di condizioni favorevoli all’iniziativa imprenditoriale collegata
direttamente o indirettamente alla valorizzazione del patrimonio
culturale, con particolare riferimento al settore turistico;
·
predisposizione
di condizioni atte a rendere una regione più attraente nei
confronti degli investitori provenienti dall’esterno;
·
predisposizione
di condizioni favorevoli alla progressiva attenuazione di
situazioni di degrado territoriale o sociale;
·
sviluppo
di un’identità culturale e regionale.
In questo ambito i fattori da considerare per un’efficace politica di intervento
sono:
·
un processo
di programmazione efficiente;
·
meccanismi
di selezione in grado di individuare le iniziative progettuali
maggiormente in grado di incidere in modo permanente sullo
sviluppo;
·
la concentrazione
degli interventi sul territorio attraverso l’identificazione
dei nodi prioritari;
·
l’integrazione
degli interventi sulla base delle caratteristiche e delle
vocazioni del patrimonio culturale di ciascuna regione (o
territorio sub-regionale).
La maggiore disponibilità rispetto al passato di fondi nazionali per investimenti
sulle risorse culturali garantisce la capacità di far fronte
autonomamente alle situazioni di “emergenza”. Le risorse del
QCS sono così concentrate su interventi fortemente collegati
a obiettivi di sviluppo.
Sotto il profilo programmatico, gli interventi dell’asse sono attuati all’interno
dei programmi operativi regionali, secondo un approccio caratterizzato
da forte partenariato istituzionale fra l’Amministrazione
centrale competente le regioni e le altre amministrazioni
e soggetti interessati a livello nazionale e locale.
Dovranno essere privilegiati progetti integrati per lo sviluppo delle risorse
culturali, che risultino composti da un complesso di interventi
tra loro articolati e coerenti in grado di attirare le componenti
di capitale umano e finanziario necessari a valorizzare nel
tempo il patrimonio culturale del Mezzogiorno. Ad esempio,
un modello di riferimento può essere rappresentato da quei
progetti che riescono a focalizzare intorno a una risorsa
culturale, un sito archeologico piuttosto che un museo o iniziative
di accesso all’informazione, le azioni imprenditoriali e sociali
della zona con riferimento all’artigianato locale, al miglioramento
della capacità ricettiva e del turismo in genere, alla formazione
degli addetti, alla creazione o al potenziamento delle strutture
e delle associazioni culturali per la promozione e lo sviluppo
del territorio e del progetto.
*
* *
L’obiettivo globale assunto come riferimento per la strategia specifica di
Asse mira quindi ad evidenziare e a stabilire programmaticamente
il legame stretto fra tutela e valorizzazione del patrimonio
e occasioni di sviluppo di attività produttive sul territorio:
« Stabilire condizioni per nuove
opportunità imprenditoriali nel settore della cultura e delle
attività culturali; accrescere la qualità della vita dei cittadini,
la fiducia e il benessere sociale; valorizzare, tutelare e
rendere maggiormente fruibili le risorse culturali del Mezzogiorno. »
Al di là degli interventi d’investimento, e dei pur importanti impatti di
cantiere, l’obiettivo globale punta ad incidere su alcune
delle variabili di rottura come evidenziato nella tabella
seguente.
Variabili di rottura
|
Indicatore
|
Intensità
|
Canale di impatto della strategia
|
Capacità di esportare
|
Esportazioni/PIL
|
|
|
Grado
di indipendenza economica
|
Importazioni nette/PIL
|
|
|
Capacità
di attrazione dei consumi turistici
|
Presenze turistiche
per abitante
|
***
|
Sviluppo
della domanda di fruizione culturale. Qualificazione
dei servizi per la fruizione.
|
Intensità
di accumulazione del capitale
|
Investimenti fissi lordi/PIL
|
***
|
Forte
capacità e intensità di investimento pubblico sul patrimonio.
|
Capacità
di attrazione di investimenti esteri
|
Investimenti diretti
dall'estero/
Investimenti fissi lordi
|
**
|
Nuove
applicazioni e nuovi prodotti per la fruizione.
|
Partecipazione
della popolazione al mercato del lavoro
|
Tasso di attività
|
***
|
Investimenti
ad alta intensità di manodopera qualificata. Creazione,
formazione e attivazione di nuove figure professionali
per la gestione.
|
Capacità
di offrire lavoro regolare
|
Occupati Irregolari/
Totale Occupati
|
**
|
Creazione
di spazi occupazionali qualificate per la manutenzione
e la gestione del patrimonio.
|
Capacità
di sviluppo dei servizi sociali
|
Indice di occupazione
sociale
|
|
|
Capacità
innovativa
|
Indice di specializzazione
tecnologica (ITS)
|
***
|
Applicazioni
informatiche e multimediali. Tecniche innovative per
il restauro.
|
Capacità
di sviluppo dei servizi alle imprese
|
Occupati nei servizi
finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati
nei servizi
|
***
|
Induzione
di forte crescita di servizi culturali per la popolazione
residente. Creazione di imprese nei servizi culturali.
|
Capacità
di esportare prodotti ad elevata o crescente produttività
|
Indice di specializzazione
tecnologica (ITS)
|
|
|
Capacità
di finanziamento
|
Differenziale tassi
di interesse sugli impieghi con il Centro Nord
|
|
|
Condizioni
di legalità e coesione sociale
|
Indice di criminalità
|
***
|
Valorizzazione
delle identità culturali e storiche della popolazione
meridionale.
|
Il sistema di obiettivi specifici dell’Asse è così articolato:
Sviluppare l’imprenditorialità e la
crescita delle organizzazioni legate alla valorizzazione e
alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale.
Creare le condizioni e favorire la creazione di strutture
ad alta specializzazione per la gestione degli interventi
di restauro e valorizzazione. Sviluppare attività di formazione
per la riqualificazione e la creazione di competenze legate
al patrimonio e alle attività culturali.
Consolidare, estendere e qualificare
le azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio
archeologico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico
del Mezzogiorno nonché quelle relative alle attività di spettacolo
e di animazione culturale, quale strumento di sviluppo economico
del territorio.
Migliorare la qualità dei servizi culturali
e dei servizi per la valorizzazione del patrimonio, compresa
la promozione della conoscenza e della divulgazione, anche
ai fini dell’innalzamento della qualità della vita.
Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto
presentati nella tabella inserita al termine della descrizione
dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli
effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono
quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti
di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base
annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti
necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli
effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni
relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei
più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi,
al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La
quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico
del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative
al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione
ex-ante.
L’asse viene attuato prioritariamente attraverso progetti integrati, come
strumento maggiormente in grado di coniugare gli aspetti di
valorizzazione delle risorse culturali allo sviluppo di un
territorio e di raggiungere un’adeguata “massa critica” (in
termini ad esempio di mobilitazione della domanda) indispensabile
all’attivazione di processi di crescita. I progetti integrati
potranno essere concepiti a partire da un’area territoriale
definita o da un campo settoriale di intervento a livello
regionale.
A tale proposito, l’identificazione delle aree deve privilegiare i territori
che evidenziano, sotto questo profilo, una forte vocazione
e specializzazione, data dalle caratteristiche, dall'intensità
di presenza, dalla tipologia del patrimonio culturale di cui
è dotata e che può costituire leva di un processo di sviluppo
locale, con l’obiettivo di proporre potenziali “distretti
culturali e ambientali” sui quali promuovere un approccio
di sviluppo integrato.
Un posto di rilievo dovrà assumere la tutela, la valorizzazione e il restauro
del paesaggio, potenziale obiettivo da conseguire attraverso
forme di integrazione finanziaria fra diversi Fondi Strutturali
(in particolare FESR e FEOGA). In particolare la tutela del
paesaggio dovrà divenire una politica attiva di valorizzazione
del territorio, intervenendo con azioni di recupero nelle
aree di pregio degradate e definendo le condizioni perché
interventi in altri settori siano compatibili con le conservazione
e la valorizzazione del paesaggio.
I progetti integrati potranno essere costruiti sulla base degli obiettivi
specifici sopra riportati, definendo l’elemento cardine di
valorizzazione delle risorse culturali sul quale basare l’integrazione
degli interventi.
A titolo di esempio, si riportano alcuni degli elementi attorno ai quali possono
essere concepiti progetti integrati di intervento sul territorio:
·
interventi
conservativi e di ristrutturazione funzionale dei complessi
architettonici anche originariamente adibiti a funzioni diverse
per lo svolgimento di attività culturali, nonché dei villaggi
rurali;
·
realizzazione
di sistemi a rete e di circuiti territoriali in grado di ottimizzare
l’efficacia del servizio;
·
attività
di formazione specialistica per la tutela e la valorizzazione
del patrimonio, per lo sviluppo delle attività culturali e
per la diffusione delle competenze necessarie allo sfruttamento
del potenziale della società dell'informazione nel settore;
·
integrazione
tra l’imprenditorialità turistica di un determinato territorio
e le relative risorse culturali;
·
qualificazione
delle filiere dell’indotto locale attivate dagli interventi
sulle infrastrutture culturali e
rafforzamento del tessuto imprenditoriale e delle reti di
imprese collegate.
·
sostegno
allo sviluppo delle piccole e medie imprese e dell’artigianato
locali, dediti ad attività caratteristiche della zona che
possono avere e ricevere impatto dalla valorizzazione delle
risorse ambientali e culturali attraverso la tipizzazione
delle lavorazioni e prodotti.
Gli interventi relativi al patrimonio archivio-bibliotecario
possono essere finanziati solo all’interno di progetti integrati
e se riguardano contestualmente la valorizzazione del patrimonio
archeologico, architettonico e storico-artistico.
I criteri di scelta degli interventi devono basarsi sulle specifiche caratteristiche
settoriali in grado di amplificare l’impatto positivo dei
progetti sullo sviluppo economico e territoriale delle aree
di intervento.
Nell’ambito dei programmi operativi regionali, i progetti di intervento nell’asse
sono selezionati sulla base di criteri idonei a garantire
la qualità dei progetti stessi e la massimizzazione dell’impatto
sullo sviluppo. Gli elementi di riferimento per la definizione
dei criteri di selezione sono i seguenti:
·
impatto sullo
sviluppo locale, e in particolare su quello turistico della
regione (attraverso, ad esempio, l’impatto sul bacino di domanda
territoriale, l’allungamento della stagione turistica, il
riequilibrio dei flussi turistici su più aree);
·
miglioramento
del capitale umano locale (attraverso, ad esempio, l’aumento
dei consumi culturali dei residenti, l’aumento delle produzioni
culturali, la ricomposizione della struttura dell’offerta
dei servizi);
·
partenariato
e cofinanziamento (in relazione, ad esempio, alla condivisione
fra un certo numero di soggetti locali, al cofinanziamento
privato non limitato alla fase di investimento, ma anche alla
gestione delle attività);
·
piano di
gestione (in relazione, ad esempio, al grado di definizione
degli aspetti di carattere amministrativo, societario, economico
e finanziario della gestione). L’inclusione di questo criterio
deriva dalla necessità di garantire l’analisi ex-ante della
fattibilità operativa del progetto, in termini di economicità
di gestione e di capacità del progetto di “stare sul mercato”.
L’analisi di fattibilità della gestione comprende indicazioni
di programmazione culturale, ipotesi organizzative e logistiche,
valutazione dei fabbisogni professionali, analisi dei mercati
e degli strumenti di promozione, scelte in merito alle questioni
economiche, finanziarie, giuridiche e istituzionali.
Le autorità di gestione dei programmi operativi regionali, tenuto conto degli
indirizzi del Ministero per Beni e le Attività Culturali,
sono tenute ad assicurare che la scelta dei progetti di attuazione
dell’asse sia coerente con gli indirizzi del QCS e con l’applicazione
del principio di concentrazione degli interventi.
TABELLA DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI -
ASSE II
visualizza
Le risorse umane costituiscono nella logica dell’intero programma da un lato
una risorsa, largamente sottoutilizzata, da valorizzare e
dall’altro un destinatario dell’intervento complessivo di
sviluppo, da rendere pienamente capace di coglierne le opportunità.
Le dimensioni dei differenziali nei tassi di disoccupazione
tra le due grandi aree del Paese (con un tasso nel Mezzogiorno
pari a circa tre volte quello del Centro-Nord dall’inizio
degli anni 70) hanno a lungo nel passato recente polarizzato
il dibattito sulla questione dell’adeguatezza del differenziale
salariale, lasciando in ombra le motivazioni sottostanti all’inferiore
produttività osservata per l’area e il possibile ruolo e/o
responsabilità dell’intervento pubblico nel determinare le
condizioni e le modalità affinché questa circostanza potesse
essere nel tempo superata. Tuttavia è in gran parte verso
questa seconda questione, aumentare la produttività delle
risorse dell’area, ivi incluso il lavoro, che si dirige l'intervento.
Vi è un’effettiva carenza di opportunità di lavoro segnalata, oltreché dai
più elevati tassi di disoccupazione medi, dai tassi di disoccupazione
elevati anche per gli individui più qualificati e da una notevole
mobilità verso l’esterno dell’area per gli individui più scolarizzati;
in un’inferiore partecipazione al mercato della componente
femminile che soffre maggiormente di fenomeni di scoraggiamento
e risulta largamente impegnata nell’attività di produzione
di servizi di autoconsumo (in particolare servizi di cura
dell’infanzia e anziani) scarsamente disponibili al di fuori
dell’organizzazione familiare; in una larghissima fascia di
lavoro sommerso, espressione dell’assenza di adeguate convenienze
a emergere in termini di accesso a servizi rari, finanziari
e ai mercati esteri, che include largamente i lavoratori meno
qualificati, ma dove sussistono anche larghe fasce di lavoro
altamente specializzato.
Vi sono minori servizi offerti alla forza lavoro nell’attività di ricerca
di lavoro (che aumenta i fenomeni di scoraggiamento, in particolare
per le donne); insufficiente capacità del sistema di fornire
qualificazioni assorbibili dal mercato e una gamma di competenze
adeguate al mutamento scientifico-tecnologico e delle professioni;
scarsa sensibilità dell’amministrazione per la promozione
di politiche di inclusione sociale e di parità. In quest’ambito
un elemento particolarmente critico è costituito dalla debolezza
del sistema della formazione professionale e quindi dalle
qualifiche insufficienti e inadeguate dei lavoratori. Il pur
notevolissimo progresso compiuto nel sistema dell’istruzione
non ha ancora annullato il ritardo di scolarizzazione che
ancora si manifesta per le fasce giovanili con più ampi fenomeni
di dispersione. Gli interventi a favore dei disoccupati meridionali
sono stati spesso realizzati sotto la spinta dell’emergenza,
in assenza di un disegno di medio-lungo termine, risultando
in un’ulteriore diminuzione della capacità di funzionamento
del mercato del lavoro (e generando sacche di dipendenza di
difficile gestione). Per la creazione di politiche innovative,
dal trasferimento tecnologico ai servizi socio-assistenziali,
l’operatore pubblico si è limitato occasionalmente a rispondere
alle rarefatte domande provenienti dal privato.
Il Mezzogiorno soffre di una situazione di particolare debolezza nel settore
della ricerca e sviluppo tecnologico, soprattutto per quanto
riguarda gli investimenti delle imprese, la loro capacità
di migliorare il contenuto innovativo delle produzioni/processi
e il numero di ricercatori in rapporto agli occupati. Il capitale
umano prodotto dalle Università del Mezzogiorno è anch’esso
significativamente inutilizzato, sia per la generale debolezza
qualitativa della domanda espressa dalle imprese, sia anche
a causa degli scarsi collegamenti delle Università con il
mondo produttivo non dispone delle qualifiche richieste. Tale
chiusura delle Università provoca difficoltà di autofinanziamento
rendendo quelle del Mezzogiorno estremamente fragili e non
competitive rispetto a quelle del Centro-Nord.
Tale debolezza, che dipende dalla peculiarità del sistema produttivo meridionale,
dall’inadeguatezza dei servizi avanzati alle imprese e dalla
scarsità di rapporti tra il sistema scientifico e il sistema
dalle imprese, richiede una forte politica d’intervento coordinata
ed esplicita – in primo luogo – fra MURST, MICA e Regioni
per produrre:
·
una strategia
di attivazione della domanda di innovazione;
·
una metodologia
operativa di diffusione dell’innovazione;
·
un più proficuo
rapporto e interazione tra sistema della ricerca e sistema
produttivo.
Sui segnali positivi, peraltro è possibile innestare cambiamenti o perseguire
linee di intervento che rafforzino le tendenze in atto. Le
indagini Istat segnalano infatti che sotto il profilo dell’andamento
dell’occupazione, il Mezzogiorno appare nell’ultimo biennio
più dinamico, indicando che la vivacità di alcuni segmenti
dell’economia meridionale si è di fatto riflessa in incremento
di occupazione. Il
moltiplicarsi di istanze da parte del privato sociale che
esprime una notevole capacità progettuale e il riaccendersi
di interesse per strategie imprenditoriali di alto profilo
suggeriscono spazi per una strategia più ambiziosa che può
partire da alcune condizioni di favore: in particolare sulla
presenza di risorse umane a elevata formazione, centri di
ricerca e università e sulla disponibilità di una forza lavoro
ampia e più di un tempo disponibile a nuove modalità di rapporti
di lavoro.
Punti di forza
|
Punti di debolezza
|
Qualità
e stratificazione di conoscenze ed abilità tecniche
in forze di lavoro preparate ed esperte, nonché in risorse
imprenditoriali (in particolare in alcuni settori e
territori) vitali ed innovatrici.
Preesistenze
di rilievo nel campo dell’innovazione, dell’alta formazione
e della ricerca scientifica e tecnologica.
Dinamica
demografica più accentuata rispetto al resto del Paese,
in grado di garantire anche nel prossimo futuro una
crescita dell’offerta di lavoro potenziale.
Un
capitale umano di lavoro manuale fortemente specializzato
(lavorazione minerali non metalliferi oro, tessile calzature,
meccanica), in gran parte operante nel sommerso e che
costituisce comunque una grande riserva di produttività.
Microprogettualità
innovativa da parte di operatori del privato sociale
|
Elevati
livelli di disoccupazione e modesti tassi di attività,
che riguardano in modo particolare i giovani e le donne.
Forte incidenza della disoccupazione di lungo periodo.
Elevata
incidenza dell’economia sommersa e del lavoro irregolare
che inibisce i meccanismi di funzionamento del mercato
del lavoro.
Presenza
di una quota strutturale della forza lavoro con un livello
di scolarizzazione ancora basso.
Modestia
del livello dei servizi strategici per l’occupazione
e le pari opportunità. Non adeguata qualità del sistema
dell’istruzione e della formazione professionale.
Scarsa
propensione all’innovazione ed al trasferimento tecnologico
del sistema produttivo meridionale, che penalizza i
giovani in possesso di qualificazioni elevate e spinge
all’emigrazione intellettuale. Scarse interrelazioni
fra sistema della RS&T e mondo produttivo.
Scarsa
integrazione internazionale dei processi di alta formazione.
Presenza
di larghe aree di occupazione assistita soprattutto
nel settore pubblico, che conferisce rigidità e scarsa
produttività al sistema.
|
Opportunità
|
Rischi
|
Maturazione
di nuovi processi di sviluppo e di innovazione nel Mezzogiorno,
in particolare a livello locale.
Emersione
del lavoro specializzato e della riserva di produttività.
Buone
prospettive di crescita dei nuovi bacini d’impiego.
Potenzialità
di crescita dell’economia sociale derivante dalla crescente
sensibilità per le tematiche di inclusione e di parità
Tendenziale
incremento della domanda di scambio culturale e di nuove
metodologie di apprendimento nel contesto internazionale,
specie in ambito mediterraneo ed europeo-orientale.
Caratterizzazione
degli immigrati come “agenti di sviluppo” nell’ambito
di una politica di cooperazione e di integrazione trasfrontaliera.
|
Rischio
di perdita di competitività del sistema produttivo meridionale,
a fronte dei processi di globalizzazione in atto, che
in assenza di interventi rischia di riflettersi sui
livelli occupazionali.
Domanda
di lavoro (in particolare per giovani al primo impiego)
concentrata su qualifiche medio-basse, espressa da larghe
parti del tessuto produttivo, che rischia di “spiazzare”
le forze di lavoro più qualificate generate dalla qualificazione
dei processi di istruzione.
Migrazione
del lavoro qualificato verso altre aree.
Rischio
che l'emersione avvenga solo lentamente e che l'insufficiente
competitività spinga allo sfruttamento di fasce di lavoratori
deboli.
|
La definizione della strategia per le risorse umane si collega alla generale
riflessione sul ruolo delle politiche nazionali e comunitarie
derivante dall’esperienza dell’elevata disoccupazione europea.
Questa riflessione si è orientata ad accettare un maggiore
ruolo delle dinamiche di “mercato” anche per il funzionamento
del mercato del lavoro, contemperata da politiche di rafforzamento
della posizione degli individui sul mercato e dall’accentuarsi
del ruolo strategico dell’intervento pubblico sulla formazione
del capitale umano. E' da questa riflessione più ampia che
arriva la consapevolezza della priorità che nell'azione di
politica economica va data alle politiche attive del lavoro,
destinate a rafforzare la capacità delle persone di inserirsi
nel mercato, e a prevenirne la disoccupazione di lunga durata,
e alle politiche dell’istruzione e della formazione, destinate
a rafforzare la capacità della forza lavoro di mantenere il
ruolo di fattore strategico della crescita. Queste priorità
informano le recenti tendenze delle politiche nazionali. Accanto
alla realizzazione di queste linee generali, l’esperienza
della passata programmazione e il rinnovato impegno del QCS
a favore dello sviluppo, suggeriscono di prevedere politiche
per le risorse umane in forte collegamento e integrazione
con il complesso della strategia di sviluppo.
L'approccio
strategico dell'asse è strettamente correlato e coerente con
la Strategia europea per l’occupazione (SEE), con le Raccomandazioni
della Commissione sulle politiche per l’impiego, con il PAN
e con il Quadro di riferimento dell’Obiettivo 3. L'articolazione
dell'asse in base ai « Policy field » previsti dal
Regolamento del FSE permette che le priorità politiche della
SEE siano "calate" nel contesto del Mezzogiorno.
Tale
articolazione inoltre consente, grazie ad una chiara indicazione
delle risorse allocate ad ogni specifico policy field, di
verificare la coerenza della strategia del QCS con la SEE
(Strategia Europea per l’Occupazione) e con gli strumenti
che discendono da questa. Le risorse finanziarie FSE dell'asse,
al netto delle risorse dedicate esplicitamente agli interventi
integrati in altri assi, saranno assegnate ai « policy
field » secondo le seguenti percentuali globali indicative
per il QCS:
Globale
Nazionali Regionali
·
Policy field
A
29,4% 41,5%
·
Policy field
B 4,8% 6,8%
·
Policy field
C
37,3%
71,6%
23,1%
·
Policy field
D
18,6%
18,4%
18,6%
·
Policy field
E
10%
10%
10%
Così
come meglio specificato nel punto "Criteri e indirizzi
per l'attuazione", l'integrazione dell'elemento "Risorse
umane" nella strategia di sviluppo degli altri assi è
ottenuta principalmente grazie alla previsione, in tali assi,
di interventi del FSE dotati di adeguate risorse finanziarie
Le
percentuali sopra riportate vengono verificate, a livello
di QCS, dal Comitato di Sorveglianza in due fasi successive,
rispettivamente entro il 31.12.2003 e il 31.12.2005. Se in
occasione delle verifiche, i dati reali dovessero discostarsi
dalle indicazioni in maniera non superiore al 10% in più o
in meno di ogni « policy field », tale scostamento
non comporterà modifica del QCS.
L'approccio
strategico privilegia le politiche attive del lavoro previste
dal Policy field A. La scomposizione della ripartizione percentuale
tra i programmi operativi regionali e gli interventi nazionali
rende ancora più evidente l'importanza di questo policy field
nel QCS e permette di verificare la coerenza della strategia
scelta a livello di Paese, che ha riservato i finanziamenti
più elevati agli interventi in materia di occupabilità. Particolare
significato assume anche l'importanza del Policy field C che
indica anche il rilievo delle azioni sui sistemi di formazione
e istruzione in questo periodo di programmazione. Il 10% riservato
al Policy field E traduce l’attenzione particolare attribuita
alla disparità di genere che nel Mezzogiorno assume connotati
particolarmente gravi.
Alcuni
elementi strategici assumono un'importanza particolare. Si
tratta principalmente delle politiche attive e preventive della disoccupazione di lunga durata.
In particolare si tratta di costruire o potenziare la rete
di servizi all’impiego, prevista dalla riforma delle funzioni
in materia di collocamento e politiche attive del lavoro,
per estendere l’ambito degli individui che possiedono le necessarie
informazioni e possibilità per fruire delle occasioni lavorative
esistenti e future, anche attraverso il sostegno a scelte
di mobilità e con un’attenzione a che gli interventi (di servizio
alla ricerca di lavoro, di orientamento, di ampliamento dei
servizi di contesto, di indirizzo e specifici momenti formativi)
siano mirati sulle specifiche esigenze degli individui, con
particolare riguardo per la differenza di “genere” e di età.
Tale
riforma permetterà il passaggio da un sistema che tratta lo
stock di disoccupati di lunga durata a uno che attui un approccio
preventivo alla disoccupazione di lunga durata assicurando
il trattamento prima dei 12 mesi dall'inizio della disoccupazione
nel caso degli adulti e prima dei sei mesi nel caso dei giovani
con meno di 25 anni. L'approccio generale di politica attiva
e preventiva terrà evidentemente conto della situazione peculiare
del Mezzogiorno indirizzandosi con efficacia allo
stock di disoccupati di lunga durata di grandi dimensioni.
Al fine di assicurare il cambiamento di strategia in favore
dell'approccio preventivo, una percentuale di risorse pari
al 35% del policy field A è riservata agli interventi preventivi
della disoccupazione di lunga durata. Tale percentuale
costituisce una quota minima che si spera di superare alla
fine del periodo di programmazione.
Interventi ugualmente di estrema importanza saranno quelli relativi al sistema
di formazione professionale, alla Società dell’Informazione,
al sostegno alla creazione di impresa (con una particolare
attenzione ai giovani e alle donne), alla riduzione del tasso
di « drop out » e all’applicazione del principio
di pari opportunità tra uomini e donne.
Alla luce dell’esperienza passata, le politiche
di formazione per risultare efficaci devono trovare una
diretta finalizzazione alle necessità della domanda attuale
o prospettica. Ciò richiede in primo luogo sia il rafforzamento
di strumenti e interventi che riducano il fenomeno della dispersione
e dell’esclusione socio-culturale, sia il rafforzamento e
lo sviluppo della qualità dell’istruzione e della formazione
attraverso interventi di sostegno all’innovazione dei contenuti
didattici che tengano anche conto dell’accresciuta necessità
di competenze trasversali (linguistiche, informatiche e computazionali)
collegata al tendenziale incremento dei settori terziari e
di rafforzamento della funzionalità dei sistemi dal punto
di vista delle risorse sia umane che strutturali. I due sistemi
(dell’istruzione e della formazione) necessitano di un coordinato
intervento di integrazione finalizzato in primo luogo a un
più ampio ed efficace raggiungimento dell’utenza e a migliorarne
il collegamento con il mondo del lavoro. A questo riguardo
è possibile intervenire attraverso l’effettiva implementazione
di percorsi di alternanza tra istruzione o formazione e lavoro
utilizzando l’occasione fornita dalla recente introduzione
dell’obbligo formativo a 18 anni e del rafforzamento dei contenuti
formativi del canale dell’apprendistato, uno strumento che
potrebbe essere progressivamente ampliato nelle regioni meridionali
contestualmente all’emersione dell’occupazione sommersa. Il
potenziamento della filiera della formazione integrata superiore
è un’ulteriore occasione di indirizzare l’intervento formativo
alla creazione di qualifiche medio-alte dirette al sistema
delle imprese.
Nel breve periodo, gli interventi diretti alla rivalutazione del potenziale
produttivo delle risorse umane potranno accrescere la propria
efficacia raccordandosi direttamente agli interventi volti
alla promozione di sviluppo locale, mediante dei veri e propri
patti formativi territoriali anche nel quadro di interventi
di programmazione negoziata, e attraverso azioni finalizzate
ad attrarre progressivamente verso il mercato regolare quote
significative del lavoro sommerso. L’attrazione del lavoro
sommerso verso condizioni di regolarità dipende in misura
determinante dalle prospettive di profitto delle imprese,
tuttavia il processo può essere rafforzato da un’attenta disseminazione
di conoscenza degli strumenti per l’emersione, dalla promozione
di programmi per la valorizzazione professionale ed integrazione
degli immigrati, di iniziative per la creazione d’impresa,
dalla disponibilità di risorse per la qualificazione dei lavoratori
e dei piccoli imprenditori.
Elemento cruciale per l’effettiva implementazione di questi interventi è una
linea di azione volta a dotare le risorse umane impiegate
nelle Amministrazioni centrali, regionali e locali delle competenze,
della flessibilità di interazione, della capacità di programmazione,
progettazione, implementazione, monitoraggio e valutazione
delle proprie attività al fine di fornire servizi rispondenti
alle necessità di cittadini, imprese e altre amministrazioni.
Un ambito privilegiato è dedicato agli interventi tesi a valorizzare e incrementare
l’occupazione femminile, sia attraverso la costituzione di
punti preferenziali per l’indirizzo delle donne, di azioni
dirette a facilitare l’entrata e la permanenza sul mercato
del lavoro e iniziative
per la consulenza alle imprese nell’utilizzo di modalità
organizzative compatibili con la conciliazione tra lavoro
e vita familiare, sia mediante la creazione di una rete di
servizi a sostegno della famiglia, in particolare per la cura
dell’infanzia e l’assistenza agli anziani.
Ulteriori interventi mirano a contrastare le aree di emarginazione e di esclusione
sociale e culturale attraverso iniziative (oltreché di riduzione
della dispersione scolastica e formativa, di lotta all’analfabetismo
di ritorno, di offerta di percorsi integrati di orientamento,
di capacità di autopromozione, di creazione di nuove opportunità
di impiego, di promozione di imprese sociali, ecc.) a favore
degli individui che attualmente risultano emarginati o esclusi
e di quelli, soprattutto giovani e giovanissimi, che vivono
in contesti o in condizioni che ne potrebbero determinare
l’emarginazione o l’esclusione futura. In questo ambito appare
utile promuovere e consolidare all’interno del tessuto locale
nuove iniziative imprenditoriali nell’area dell’economia sociale,
attraverso l’integrazione tra pubblico, privato e privato
sociale.
Per quanto riguarda il settore della
ricerca, il QCS mira a esplicitare la funzione strategica
di connessione e integrazione fra il sistema nazionale e il
sistema regionale, anche con riguardo ai collegamenti internazionali,
non solo valorizzando le eccellenze, ma sostenendo, precipuamente,
la crescita armonica del sistema nazionale della RS&T
e delle Regioni del Mezzogiorno.
La strategia di sviluppo punta quindi, in via prioritaria, a promuovere, stimolare
e soddisfare la domanda di innovazione delle imprese e dei
sistemi produttivi locali, a espandere la dotazione e la qualità
delle risorse umane, attivando reali processi di valorizzazione,
trasferimento e diffusione delle conoscenze. Centrale quindi
diviene una duplice funzione di raccordo: tra ambiente socioeconomico
e impresa e tra questa e sistema scientifico e tecnologico.
La strategia di trasferimento/sviluppo dell’innovazione non si limita ai soli
aspetti tecnologici (sul prodotto e sul processo), ma si propone
anche di sviluppare standard adeguati di innovazione di mercato
e organizzativa, con specifico riferimento alla situazione
delle PMI del Mezzogiorno, attraverso tutti gli interventi
(inclusi quelli di natura incrementale) che consentono di
accrescere e migliorare la produttività e la competitività
sui mercati.
Si tratta quindi di sviluppare capacità autonoma di domanda di innovazione
e di ricerca nonché di
attivare e/o consolidare iniziative di trasferimento
e diffusione della ricerca scientifica e tecnologica verso
il sistema delle imprese meridionali.
*
* *
Obiettivo globale dell’Asse è:
« Indurre nuove occasioni di sviluppo
espandendo la dotazione, la disponibilità e la qualità delle
risorse umane. Far crescere
il contenuto scientifico-tecnologico delle produzioni meridionali;
rafforzare la rete dei centri di competenza del Mezzogiorno
e valorizzare i collegamenti tra sottosistema scientifico
ed imprenditoriale. Ridurre i tassi di disoccupazione,
accrescere la partecipazione al mercato del lavoro e l’emersione
delle attività informali (e quindi la loro produttività),
valorizzare le risorse femminili, favorire i processi di recupero
della fiducia e benessere sociale e ridurre la marginalità
sociale. »
La capacità della strategia relativa all’Asse delle risorse umane di incidere
(più o meno intensamente) sulle “variabili di rottura” identificate
nell’ambito della nuova programmazione, viene riportata nel
prospetto che segue. In esso vengono inoltre identificati
i canali sia diretti, che
indiretti, attraverso i quali la strategia d’intervento
delineata nell’ambito di quest’Asse appare in grado di produrre
un impatto sulle “variabili di rottura”.
Variabili di rottura
|
Indicatore
|
Intensità
|
Canale di impatto della strategia
|
Capacità di esportare
|
Esportazioni/PIL
|
**
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; sostegno all’imprenditorialità;
aumento della propensione all’innovazione tecnologica;
rafforzamento del sistema della ricerca scientifica
e tecnologica e sua integrazione nelle reti internazionali.
|
Grado di indipendenza economica
|
Importazioni nette/PIL
|
*
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; aumento della
propensione all’innovazione tecnologica; rafforzamento
del sistema della ricerca scientifica e tecnologica
e sua integrazione nelle reti internazionali.
|
Capacità di attrazione di consumi turistici
|
Presenze turistiche
per abitante
|
**
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; sostegno all’imprenditorialità;
aumento dell’innovazione nella valorizzazione delle
risorse naturali e storico-culturali
|
Intensità di accumulazione del capitale
|
Investimenti fissi lordi/PIL
|
*
|
Aumento della propensione all’innovazione tecnologica.
|
Capacità di attrazione di investimenti esteri
|
Investimenti diretti
dall'estero/
Investimenti fissi lordi
|
**
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; rafforzamento
del sistema della ricerca scientifica e tecnologica
e sua integrazione nelle reti internazionali; miglioramento
dell’efficienza e della capacità di gestione della P.A.
|
Partecipazione della popolazione al mercato del lavoro
|
Tasso di attività
|
***
|
Aumento dell’informazione disponibile sul mercato del
lavoro; aumento delle politiche attive del lavoro; miglioramento
del sistema formativo
e scolastico; sostegno all’occupabilità femminile;
sostegno all’imprenditorialità.
|
Capacità di offrire lavoro regolare
|
Occupati Irregolari/
Totale Occupati
|
*
|
Sostegno all’emersione ed alla regolarizzazione dei lavoratori
impegnati in attività non regolari.
|
Capacità di sviluppo dei servizi sociali
|
Indice di occupazione
sociale
|
**
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; sostegno all’imprenditorialità;
sostegno dell’economia sociale; sostegno all’occupabilità
femminile.
|
Capacità innovativa
|
Indice di specializzazione
tecnologica (ITS)
|
***
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; aumento della
propensione all’innovazione tecnologica; rafforzamento
del sistema della ricerca scientifica e tecnologica
e sua integrazione nelle reti internazionali.
|
Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese
|
Occupati nei servizi
finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati
nei servizi
|
*
|
Aumento delle competenze funzionali allo sviluppo nella
P.A. e nelle organizzazioni che rappresentano le parti
sociali; sostegno all’imprenditorialità; aumento delle
qualifiche dei lavoratori.
|
Capacità di esportare prodotti ad elevata o crescente
produttività
|
Indice di specializzazione
in prodotti selezionati
|
**
|
Aumento delle qualifiche dei lavoratori; aumento della
propensione all’innovazione tecnologica; rafforzamento
del sistema della ricerca scientifica e tecnologica
e sua integrazione nelle reti internazionali.
|
Capacità di finanziamento
|
Differenziale tassi
di interesse sugli impieghi con il Centro Nord
|
*
|
Aumento delle competenze professionali nel settore finanziario
|
Condizioni di legalità e coesione sociale
|
Indice di criminalità
|
***
|
Aumento delle competenze funzionali allo sviluppo nella
P.A., aumento dell’informazione disponibile sul mercato
del lavoro; diminuzione della dispersione scolastica;
miglioramento del sistema formativo e scolastico; sostegno
all’integrazione sociale dei gruppi svantaggiati; aumento
dell’offerta di servizi sociali; sostegno all’occupabilità
femminile.
|
La struttura della strategia dell'Asse adotta l’articolazione in obiettivi
specifici per i cinque « policy field » del FSE,
definita nel Quadro di riferimento per le Risorse Umane, anche
al fine di favorire il confronto e il monitoraggio di linee
di intervento comuni all’intero territorio nazionale e ulteriori
obiettivi specifici per il settore della ricerca. Nella definizione
delle linee di intervento e delle motivazioni degli obiettivi
comuni del quadro di riferimento per le risorse umane vengono
tuttavia esplicitate anche alcune specificità ed esigenze
dell’obiettivo 1 emerse dall’analisi e dal confronto con il
partenariato. I « policy field » e i rispettivi
obiettivi specifici sono:
Policy
Field A
Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato del lavoro per combattere
e prevenire la disoccupazione, evitare a donne e uomini
la disoccupazione di lunga durata, agevolare il reinserimento
nel mercato del lavoro e sostenere il reinserimento nella
vita professionale dei giovani e di coloro, uomini e donne,
che si reinseriscono nel mercato del lavoro.
A.1.
Prevenzione della disoccupazione di giovani e adulti
A.2. Inserimento e reinserimento dei
disoccupati di lunga durata
Policy
Field B
Promozione di pari opportunità per tutti nell’accesso al mercato del lavoro,
con particolare attenzione per le persone che rischiano
l’esclusione sociale
B.1. Favorire il primo inserimento
lavorativo o il reinserimento di soggetti a rischio di esclusione
sociale
Policy
Field C
Promozione e miglioramento: della formazione professionale, dell’istruzione,
dell’orientamento, nell’ambito di una politica di apprendimento
nell’intero arco della vita, al fine di: agevolare e migliorare
l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro, migliorare
e sostenere l’occupabilità e promuovere la mobilità professionale.
C.1. Adeguare il sistema della formazione
professionale e dell’istruzione
C.2. Promuovere un'offerta adeguata
di formazione superiore e universitaria
C.3. Promuovere l'istruzione e la formazione
permanente
Policy
Field D
Promozione di
una forza lavoro competente, qualificata e adattabile, dell’innovazione
e dell’adattabilità nell’organizzazione del lavoro, dello
sviluppo dello spirito imprenditoriale, di condizioni che
agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione
e del rafforzamento del potenziale umano nella ricerca,
nella scienza e nella tecnologia
D.1 Sostenere le politiche di rimodulazione
degli orari e di flessibilizzazione del mercato del lavoro
e sviluppare la formazione continua con priorità alle PMI
D.2 Sostenere l’imprenditorialità in
particolare nei nuovi bacini di impiego e l'emersione del
lavoro non regolare
D.3
Sviluppare il potenziale umano nei settori della ricerca e
dello sviluppo tecnologico
Policy
Field E
Misure
specifiche intese a migliorare l’accesso e la partecipazione
delle donne al mercato del lavoro compreso lo sviluppo delle
carriere e l’accesso a nuove opportunità di lavoro e alle
attività imprenditoriali, e a ridurre la segregazione, verticale
e orizzontale, fondata sul sesso nel mercato del lavoro.
E.1 Accrescere la partecipazione e
rafforzare la posizione delle donne nel mercato del lavoro
Ricerca
e sviluppo tecnologico
Rafforzare il sistema della ricerca
scientifico-tecnologica del Mezzogiorno, migliorando i collegamenti
tra i sottosistemi scientifici ed il sistema imprenditoriale,
anche con la finalità di promuovere il trasferimento tecnologico,
la nascita di imprese sulla “frontiera” e l’attrazione di
insediamenti high-tech.
Rafforzare e migliorare il sistema
dell’alta formazione meridionale, generare nuovo capitale
umano qualificato, anche per rafforzare le relazioni con i
Paesi del Mediterraneo.
Accrescere la propensione all’innovazione
di prodotto, di processo ed organizzativa delle imprese meridionali.
Inserire
la comunità scientifica meridionale in reti di cooperazione
internazionale.
Promuovere la ricerca e l’innovazione
in settori strategici del Mezzogiorno (beni culturali, ambientali,
agro-industria e trasporti).
Promuovere e soddisfare la domanda
di innovazione dei soggetti collettivi (enti locali, sovrintendenze,
Camere di Commercio, ecc.) del Mezzogiorno.
Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto
presentati nella tabella inserita al termine della descrizione
dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli
effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono
quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti
di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base
annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti
necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli
effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni
relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei
più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi,
al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La
quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico
del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative
al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione
ex-ante.
Per gli indicatori III-6 (Differenza tra il tasso di occupazione maschile
e tasso di occupazione femminile) e III-7 (Differenza tra
tasso di attività maschile e tasso di attività femminile),
i dati relativi alla situazione di partenza sono quelli delle
statistiche ufficiali (riferimento alla popolazione di età
superiore ai 15 anni), mentre quelli relativi ai target sono
basati su simulazioni effettuate per il modello (riferimento
alla popolazione di età 15-70 anni). La differenza più significativa,
di circa un punto percentuale, tra i due valori si rileva
per l’indicatore III-6, per il quale per il 1999 il dato (ISTAT)
relativo alla popolazione con più di 15 anni è pari a 30,8,
mentre il dato simulato relativo alla popolazione nella fascia
di età 15-70 è pari a 31,9.
Per quanto riguarda le azioni cofinanziate dal FSE, di seguito ne vengono
indicate le principali motivazioni e le linee generali di
intervento. Queste rappresentano le articolazioni tematiche
degli obiettivi specifici e costituiscono l’impianto del quale
i programmi operativi potranno avvalersi per l’attuazione.
Esse sono numerate in modo da poter essere ricondotte facilmente
all’obiettivo specifico e al « policy field » di
riferimento.
Policy
field A
La promozione di politiche attive del lavoro e preventive della disoccupazione
si inquadra all’interno della più generale strategia europea
dell’occupazione e ha ricevuto elevatissima priorità nel PAN
1999 dell’Italia, che si è impegnata ad intervenire a favore
dei giovani entro i primi sei mesi di ricerca di lavoro e
a favore degli adulti entro i primi dodici, ridisegnando le
politiche del lavoro al fine di impedire che lo stato di disoccupazione
si prolunghi comportando un deterioramento del capitale umano
e un progressivo estraniamento dal mercato. Questo impegno
deve trovare riscontro anche nelle Regioni del Mezzogiorno,
dove tuttavia rimane necessario anche indirizzarsi verso il
disegno di programmi efficaci di inserimento e reinserimento
per i disoccupati di lunga durata che ancora rappresentano
circa i due terzi della disoccupazione esplicita dell’area.
Le politiche attive sono inoltre un meccanismo efficace per
promuovere la parità di genere poiché si dirigono in particolare
agli individui che hanno legami più tenui con il mercato del
lavoro e quindi a un gruppo sociale composto largamente da
donne.
A.1.1.
Servizi per l’impiego e
A.1.2. prevenzione della disoccupazione di lunga durata
La difficoltà degli individui a muoversi sul mercato del lavoro è indirettamente
documentata dal grande peso che hanno i canali informali di
ricerca di lavoro che hanno lo svantaggio di funzionare solo
localmente e escludere gli individui meno socializzati, in
particolare le donne. I tempi di ricerca di lavoro si allungano
quindi anche per carenza di informazione sulle occasioni di
lavoro, sulle modalità contrattuali disponibili, sulle occasioni
formative. La mancanza di servizi all’impiego per le persone
in cerca di lavoro è di ostacolo a che l’area si avvantaggi
pienamente delle modificazioni legislative di flessibilità
introdotte negli anni recenti dalla legislazione e dalla contrattazione
collettiva, indebolisce la capacità contrattuale degli individui,
riduce complessivamente la trasparenza con cui i lavoratori
sono allocati ai posti di lavoro, aumenta i fenomeni di scoraggiamento.
L’assenza di servizi per chi è alla ricerca di lavoro inibisce
anche la capacità dell’operatore pubblico nel disegnare interventi
di politica attiva efficaci, poiché alla scarsa conoscenza
da parte dei disoccupati del mercato del lavoro associa una
scarsa conoscenza da parte dell’operatore pubblico dei disoccupati,
delle loro caratteristiche e necessità. La messa in opera
di servizi per l’impiego è pertanto un presupposto irrinunciabile
per un contrasto precoce della disoccupazione da realizzarsi
attraverso un’attenta diffusione di informazione, di attivazione
di esperienze lavorative e di indirizzo a specifici percorsi
formativi.
A.2.1.
Inserimento e reinserimento dei disoccupati di lunga durata
Nel Mezzogiorno i disoccupati di lunga durata costituiscono la quota prevalente
della disoccupazione segnalata dalle indagini statistiche,
ma non rappresentano un insieme omogeneo, poiché esso include,
accanto a una più modesta quota di individui che hanno ricevuto
sostegno al reddito, una larga maggioranza di individui, giovani
e adulti, che non hanno mai avuto un’esperienza di lavoro
significativa, né goduto di sussidi; l’incidenza della disoccupazione
di lunga durata, inoltre è massima tra le donne (il 68,5 per
cento delle donne in cerca di lavoro lo sono da oltre 12 mesi).
Anche il contrasto della disoccupazione di lunga durata potrà
essere più efficace con l’attuazione dei servizi per l’impiego,
soprattutto laddove è necessario riavvicinare gli individui
al mercato attraverso un orientamento personalizzato. In generale,
soprattutto per gli individui più giovani, il tipo di politiche
da attuare potrà essere molto simile rispetto a quelle indirizzate
per la prevenzione della disoccupazione di lunga durata con
una particolare attenzione, tuttavia, all’elemento motivazionale
nel caso di individui che da molto tempo sono lontani dal
mercato. Per quanto riguarda l'inserimento e reinserimento
delle donne si dovrà prestare particolare attenzione all'individuazione
delle cause che allungano i tempi di ricerca del lavoro. In
generale, si dovrà operare sul piano della rimotivazione,
in direzione della conciliabilità tra vita di lavoro e vita
familiare e per l'accrescimento dell'occupabilità femminile
attraverso strumenti di politica attiva del lavoro ripensate
alla luce delle specificità di genere.
Per quanto attiene le modalità di realizzazione delle specifiche attività
sia per le attività preventive, sia per quelle curative della
disoccupazione (orientamento, formazione, work experience
ecc.), si farà riferimento a due possibili approcci:
Percorsi integrati: nel primo
caso si fa riferimento all’approccio integrato (che è quello
che maggiormente caratterizza la strategia preventiva dell’asse
A) e che dal punto di vista del destinatario si sostanzia
in una molteplicità di azioni diverse e complementari che
insieme concorrono a fornire risposte ai diversi bisogni che
determinano o possono determinare il suo stato di disoccupazione.
La personalizzazione del percorso conferisce alla strategia
carattere di flessibilità: il destinatario sulla base di una
preventiva analisi diagnostica intraprende un percorso sulla
base delle sue esigenze. Ciò può significare anche prevedere
l'affidamento ad un unico organismo dell'intero percorso,
con il relativo finanziamento, che potrà realizzarlo attraverso
la rete delle risorse esistenti al livello locale.
Attività singole: in tal caso
si realizzeranno specifiche attività come risposta puntuale
a specifici bisogni dei target di riferimento.
Policy
field B
B.1.1.
Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati
L’obiettivo di recupero della coesione sociale, che il QCS associa all’obiettivo
della crescita, implica come obiettivo intermedio l’incremento
dell’azione a favore dei gruppi svantaggiati (per motivi di
contesto qual è la vita nelle aree degradate, per motivi economici
quali la povertà, per motivi individuali quali l’handicap,
la tossicodipendenza). In questo ambito vi è l’opportunità
di sostenere la capacità progettuale del terzo settore che
mostra una crescente vivacità. Se sfruttare le opportunità
di nuova occupazione che la crescita dell’economia sociale
consente non appare la condizione risolutiva della disoccupazione
meridionale, il miglioramento del contesto socio-economico
e l’azione contro l’area di degrado sociale che si accompagna
alla marginalità appare una delle pre-condizioni per un obiettivo
di sviluppo equilibrato. Altrettanto importante è il sostegno
formativo alla popolazione immigrata allo scopo di attenuare
il clima di contrasto interculturale generato da politiche
non inclusive e per valorizzarne le potenzialità professionali.
Nell'ambito delle politiche di inclusione, un'importanza particolare va riconosciuta
all'allargamento del partenariato a livello locale. A questo
fine, appare essenziale riuscire a realizzare azioni avvalendosi
delle ONG, imprese sociali, cooperative di solidarietà sociale
operanti sul territorio. L'art.4 del Regolamento (CE) n. 1784/1999
prevede a questi fini lo strumento dei "piccoli sussidi".
Il ricorso a tale strumento va previsto ove possibile e opportuno.
Policy
field C
« Costruire »
la qualità dell’offerta formativa e di istruzione nelle Regioni
del sud costituisce un obiettivo destinato a fornire una risposta
forte alle Raccomandazioni del Consiglio di Helsinki, in particolare
nelle aree dove l’offerta stessa si è caratterizzata per particolari
disomogeneità, disaggregazione e scarso collegamento dal mercato
del lavoro, con cause dei principali fenomeni di dispersione.
C.1.1.
Adeguamento del sistema della formazione professionale e dell'istruzione
E’
funzionale a interventi efficaci l’obiettivo di qualificare
i sistemi dell’educazione e della formazione e di garantire
la qualità dell’offerta in termini di risorse umane, processi
e strutture (attraverso: l'innovazione di obiettivi, contenuti
e metodologie dell'educazione e della formazione e il sostegno
alla funzionalità dei sistemi; l'ampliamento e l'innovazione
delle competenze, in funzione della transizione dall’educazione/formazione
alla vita attiva, della adattabilità, della mobilità e della
flessibilità; il miglioramento della qualità delle strutture,
infrastrutture tecnologiche e servizi di sostegno ai sistemi
dell'istruzione e della formazione; l’adeguamento delle sedi
formative a standard predeterminati nell’ambito del costituendo
sistema di accreditamento, un’attenta analisi dei fabbisogni
- da realizzare attraverso la prosecuzione e la specificazione
ai livelli locali e settoriali dei dispositivi nazionali sperimentati
nella programmazione attuale; l’utilizzo di modalità competitive
nella selezione degli operatori chiamati a soddisfare i fabbisogni
individuati).
Le
caratteristiche innovative delle modalità d’intervento e di
sistema possono essere sintetizzate come segue:
-
rafforzamento della dimensione preventiva
degli interventi mirati a costituire le condizioni dell’occupabilità
con particolare riguardo alla qualità e all’innovazione del
sistema dell’istruzione, alla lotta alla dispersione scolastica
ed al disagio socio-culturale, e all’integrazione tra sistemi
dell’educazione e del mondo del lavoro, anche nel quadro complessivo
dello sviluppo della società dell’informazione e della comunicazione.
In questo quadro, nel contesto strategico delineato nella
descrizione dell’Asse VI, assume particolare rilievo l’organizzazione
in reti funzionali delle risorse infrastrutturali acquisite
all’interno dei Programmi dai sistemi dell’educazione e della
formazione;
-
sviluppo di dispositivi e modelli destinati ad innovare
ed indirizzare l’offerta formativa attraverso la previsione
dei fabbisogni delle imprese e dei territori (verso le esigenze
specifiche dei settori e delle tipologie di impresa che più
possono concorrere all’accelerazione dello sviluppo) ,
l’erogazione, il monitoraggio e la valutazione di un’offerta
“di qualità” per quanto concerne i soggetti erogatori, le
strategie, i contenuti, i metodi ed i sussidi della formazione;
-
estensione e rafforzamento di filiere formative integrate
(scuola, formazione professionale, università, impresa), basate
sugli output della rilevazione previsiva dei fabbisogni, caratterizzate
dalla operatività dei dispositivi di certificazione e reciproco
riconoscimento dei crediti, nonché destinate a ricondurre
a sistema – anche per esigenze di leggibilità da parte degli
utenti – gli attuali segmenti di formazione post-diploma di
lunga durata (da 1 a 2 anni);
-
rafforzamento della formazione lungo l’intero arco
della vita, attraverso la creazione di un nuovo segmento integrato
(scuola e formazione regionale): l’educazione degli adulti,
destinato a prendere in carico i progetti individuali dei
lavoratori/cittadini , siano essi di recupero delle abilità
scolari, siano essi di rafforzamento/riconversione di abilità
professionali o culturali, ed a flessibilizzare profondamente
le modalità di gestione e fruizione della formazione.
C.1.2.
Prevenzione della dispersione scolastica e formativa
La capacità degli individui di apprendere nuove competenze e di adattarsi
ai mutamenti richiesti dal mercato appare dipendere fortemente
dal loro possesso di una buona istruzione di base e un sufficiente
bagaglio di competenze trasversali. Le economie più sviluppate
conoscono tutte elevati livelli di scolarizzazione di base.
Alla maggiore scolarità sono legate maggiori opportunità per
l’inserimento lavorativo o per ulteriori percorsi
formativi. Un aumento della partecipazione ad attività
formative appare funzionale a contenere il fenomeno della
criminalità giovanile. In considerazione della capillare presenza
delle istituzioni scolastiche sul territorio, il Programma
ritiene che l’utilizzo del canale scolastico e delle strutture
scolastiche rappresenti uno degli strumenti più efficaci per
elevare il livello del capitale umano dell’area e di garantire,
in particolare ai giovani, di conseguire un adeguato livello
di formazione iniziale “lunga”. Al tempo stesso, in ragione
della entrata in vigore di dispositivi destinati ad innovare
e qualificare l’offerta di formazione professionale (accreditamento,
trasformazione degli enti in agenzie, formazione dei formatori,
ecc.), è prevedibile ed auspicabile la progressiva scomparsa
di alcuni effetti perversi del sistema, tra i quali la permanenza
degli allievi ai corsi di formazione professionale per motivi
anche estrinsechi all’apprendimento ed alla qualificazione.
Tale progressiva scomparsa, al fianco della corrispettiva
entrata in vigore ed a regime del nuovo obbligo formativo,
prefigura il rischio, anche nei percorsi della formazione
professionale, di un problema dispersione, da controllare
e contrastare con opportune misure di sensibilizzazione, accompagnamento,
assistenza socio-pedagogica.
C.2.1.
Formazione superiore e universitaria
La moltiplicazione dei percorsi di formazione superiore e la prospettiva che
a questi possano in futuro accedere, accanto ai giovani anche
gli adulti che modificano i propri percorsi di carriera, suggeriscono
di rafforzare l’impegno recente in questa direzione.
C.3.1.
Istruzione e formazione permanente
Nell’attuale contesto nel Mezzogiorno, il ritardo nella scolarizzazione del
passato si manifesta ancora in un difetto di formazione della
popolazione adulta che è in molte circostanze all’origine
di una scarsa partecipazione al mercato del lavoro e/o del
permanere all’interno dell’occupazione irregolare, ne deriva
pertanto, nel percorso di promozione della istruzione e formazione
permanente, la necessità di promuovere il recupero di formazione
e di istruzione, al fine di consentire, indipendentemente
dalla propria condizione lavorativa, il recupero di un titolo
di studio o di una qualifica.
Policy field D
D.1.1.
Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private
con priorità alle PMI
Il Mezzogiorno mostra, come noto, un’elevata quota di lavoro autonomo, ma
un’inferiore presenza di densità d’impresa (in particolare
di medie dimensioni). La diffusione delle imprese e dei sistemi
di impresa rappresenta uno dei più importanti punti di forza
per l’Italia e uno dei principali vettori per la creazione
di nuova occupazione. Il programma è complessivamente orientato
a favorire l’attività e la crescita dell’impresa attraverso
interventi di contesto e sostegno diretto all’attività economica,
ma può fornire un contributo significativo sostenendo le imprese
nel disegno dell’organizzazione del lavoro e nella conciliazione
tra esigenze del lavoro e esigenze della produzione. In quest’ottica,
la promozione delle qualifiche dei lavoratori attraverso interventi
di formazione continua è funzionale sia ad accrescere la competitività
delle imprese, sia a rafforzare i percorsi professionali individuali.
D.1.2.
Adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione
In stretto collegamento con la generale necessità di ottenere maggiori competenze
funzionali allo sviluppo, emerge dall’analisi che un indubbio
punto di debolezza si riscontra nella scarsa capacità delle
Amministrazioni di implementare,
disegnare e valutare le politiche pubbliche e nella
debole presenza di capacità di progettazione. Queste competenze
appaiono tuttavia indispensabili per garantire che tutti gli
obiettivi del Programma si traducano in effettive linee di
intervento. La crescente integrazione nei contesti internazionali
delle imprese e la stessa attuazione dei trattati della UE
richiedono inoltre alle amministrazioni crescenti competenze
specifiche alla gestione e all’accompagnamento di questi processi.
L'importanza delle tematiche di parità, e soprattutto la loro
funzionalità allo sviluppo, è ancora poco diffusa nell'operatore
pubblico che ha in questo campo delicati compiti di programmazione.
Ne deriva una forte necessità di adeguamento nella gestione
dei processi formativi finalizzati a funzionari pubblici,
anche innovando i relativi processi formativi.
D.2.1.
Sviluppo e consolidamento dell'imprenditorialità con priorità
ai nuovi bacini d'impiego
D.2.2.
e sostegno al
lavoro regolare e all’emersione delle attività non regolari
Il sostegno e la promozione di vocazioni imprenditoriali che per difficoltà
di contesto potrebbero essere prematuramente scoraggiate è
un obiettivo importante della politica di sviluppo. L’azione
a favore della creazione di impresa e alla autoimprenditorialità
è inoltre funzionale alla diffusione della fiducia nei meccanismi
competitivi di mercato e nell’esercizio produttivo delle capacità
individuali. L’esistenza di potenzialità non sfruttate in
settori a domanda ancora limitata suggerisce che in molti
casi l’azione di policy può innescare processi virtuosi in
particolare nel caso delle potenzialità femminili che pur
in presenza di capacità ed abilità incontrano maggiori ostacoli.
La capacità del sistema di offrire lavoro regolare a più elevata produttività
e ad adottare forme organizzative funzionali alla crescita
delle imprese e al miglioramento dei percorsi di carriera
individuali è limitata dalla tendenza all’utilizzo di occupazione
sommersa da parte sia delle imprese regolari, sia da quelle
completamente sommerse. Il permanere nella condizione di non
piena legalità è, infatti, un freno alla capacità di crescita
delle imprese esistenti e impedisce il loro irrobustirsi sui
mercati, poiché ne inibisce l’esposizione diretta alle nuove
occasioni di profitto. Ne consegue che è opportuno qualificare
gli interventi con un’attenzione particolare alle operazioni
che possono indurre, accanto alla nascita di nuove imprese,
gli imprenditori sommersi a intraprendere percorsi di regolarizzazione
della propria attività (sostegno alla creazione di micro-impresa,
consulenza alla conoscenza della normativa fiscale, del lavoro,
della sicurezza, all’utilizzo di strumenti per l’emersione;
predisposizione di formazione per gli imprenditori). Le circoscritte,
ma significative, esperienze fatte nell’ambito dei programmi
per l’imprenditoria giovanile indicano che, accanto agli incentivi
e alle esigenze formative, le vocazioni d’impresa emergenti
richiedono anche accesso a servizi reali e di consulenza che
potrebbero essere estesi con le opportune modalità anche alle
attività e alle energie imprenditoriali che abbandonano le
condizioni di irregolarità. Le modalità con cui le imprese
ricorrono al sommerso appare disomogeneo a seconda del territorio,
del settore, del punto della filiera in cui opera l’impresa.
L’intervento diretto o di accompagnamento per l’emersione
necessita pertanto di un impegno di studio e ascolto del territorio,
a sostegno funzionale anche di iniziative previste in altri
punti del programma. La questione del sommerso si intreccia
notevolmente con la questione del non-lavoro femminile e del
lavoro femminile nascosto o anch’esso sommerso. Da analisi
preliminari appaiono spazi per far emergere il lavoro di cura
e favorirne così la qualificazione attraverso strumenti di
sostegno della domanda; maggiori informazioni sulle opportunità
e utilizzo di strumenti aperti (come la consulenza itinerante
o a sportello) appaiono idonei sia a attrarre verso la regolarità
piccole iniziative di impresa, sia a prestare sostegno all’impresa
femminile.
D.3.1.
Miglioramento delle risorse umane nel settore della Ricerca
e Sviluppo tecnologico
L’analisi ha indicato che mediamente il tessuto produttivo meridionale mostra
scarsa tendenza all’utilizzo di innovazione, peraltro dove
sono state realizzate sinergie tra alta formazione o ricerca
applicata e imprese, queste esperienze, ancorché circoscritte,
sono risultate fruttuose. Nel medio-lungo periodo, la capacità
dell’area di creare autonomamente sviluppo dipenderà dalla
disponibilità di elevato capitale umano dedicato a introdurre innovazione, questa a sua volta dipenderà dalla
disponibilità nell’area di un certo numero di punti di eccellenza
capaci di attrarre operatori della ricerca anche dal contesto
internazionale. Obiettivo del Programma è quindi rafforzare
questa particolare filiera della conoscenza a livelli elevati
ed intermedi in stretto collegamento con le iniziative prevista
nell’Asse IV, in particolare con riferimento agli aspetti
della ricerca industriale e alla promozione della diffusione
e trasferimento dell’innovazione. . Molte iniziative finanziate
in quest’ambito sono meglio specificate nel punto esplicitamente
dedicato alla ricerca (cfr. oltre).
Policy
field E
E.1.1.
Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro
Le donne incontrano nel Mezzogiorno difficoltà nel mercato del lavoro che
sembrano largamente dipendere anche dalla carenza di politiche
di parità e di attenzione all’impatto di genere delle scelte
pubbliche. Hanno certamente tassi di disoccupazione elevatissimi
che si uniscono a tassi di partecipazione molto bassi anche
nelle classi di età giovanili, ma nelle situazioni di impiego
si mostrano una componente della forza di lavoro particolarmente
adattabile (sono sovrarappresentate nell’economia sommersa
e nelle condizioni meno stabili, mostrano maggiore disponibilità
all’occupazione a tempo parziale). Va considerato, inoltre,
che - pur in una situazione di sostanziale parità nella frequenza
dei percorsi e nel successo scolastico specifico - esiste
un disequilibrio nelle possibilità di ingresso delle donne
in professionalità ed occupazioni considerate prevalentemente
maschili, che rappresentano, di regola, i settori di maggior
prestigio nel mondo del lavoro. Le organizzazioni sociali
ed economiche più sviluppate e coese mostrano tutte elevati
livelli di occupazione femminile; il modello di sviluppo su
cui è indirizzato il Programma costituisce un’occasione di
valorizzazione della risorsa femminile a patto che venga rafforzato
il carattere di parità dell’intero intervento anche attraverso
la previsione di ambiti di azione specifici. Tali azioni saranno
finalizzate a facilitare l’ingresso e la permanenza nel mercato
del lavoro delle donne; a sostenerne le vocazioni imprenditoriali
e di lavoro autonomo; a attrarre verso il mercato del lavoro
le donne scoraggiate dalle difficoltà di conciliazione tra
vita familiare e vita attiva e dagli ostacoli di natura sociale
e culturale.
I
temi trasversali agli interventi del FSE: pari opportunità,
sviluppo locale, società dell’informazione
Nell’attuazione delle misure si terrà conto in particolare di modalità attuative
e di contenuti che privilegino le pari opportunità tra uomini
e donne, i sistemi locali di sviluppo dell’occupazione e
le opportunità della società dell’informazione.
Pari
opportunità
Per l'effettiva realizzazione del principio di pari opportunità nella definizione
dei contenuti di dettaglio delle misure e delle modalità di
attuazione, si farà riferimento all'impianto metodologico
per la valutazione dell'impatto equitativo di genere definito
nelle linee guida (giugno 1999 e gennaio 2000) predisposte
dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Accanto alle azioni
specificamente dirette all’utenza femminile e alla promozione
della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, la
strategia orientata al perseguimento delle pari opportunità
si caratterizza inoltre per una trasversalità all’asse Ciò
significa prevedere, all’interno di ciascun policy field azioni
mirate alle pari opportunità e allo sviluppo di una cultura
di genere, quali ad esempio:
-
fare attenzione che i nuovi Centri e servizi per l’impiego
tengano nel debito conto le esigenze specifiche delle donne;
-
tenere conto della variabile di genere in tutte le
informazioni prodotte;
-
realizzare interventi che prevedano modalità didattiche
e organizzative flessibili;
-
garantire specifici sostegni per la conciliazione tra
famiglia e lavoro per le donne immigrate;
-
prevedere l’ottica di genere nelle analisi dei fabbisogni
formativi, nella formazione dei formatori, dei funzionari
pubblici, delle parti sociali;
-
garantire una presenza delle donne tra i destinatari
della formazione permanente e continua, che
rifletta la proporzione di donne occupate;
-
garantire una particolare attenzione a modalità di
implementazione aperte e a strutturare l’informazione sugli
interventi con modalità accessibili all’utenza femminile.
Sviluppo
locale
L’importanza
assegnata al tema dello sviluppo locale permea tutta la logica
dell’intervento nel Mezzogiorno illustrato nel QCS. Nell’Asse
III ciò significa in particolare prevedere azioni volte ad
esempio a:
-
promuovere lo sviluppo di patti formativi territoriali;
-
promuovere e sostenere lo sviluppo di reti di soggetti
volte allo sviluppo locale, ad esempio nel campo dell’economia
sociale e dell’individuazione di nuovi bacini d’impiego;
-
assicurare uno stretto legame tra politiche formative,
politiche del lavoro e politiche sociali, rendendole funzionali
alle specifiche esigenze del territorio;
-
favorire l'emersione, con interventi di animazione,
informazione e formazione modulati sulle relazioni economiche,
finanziarie, sociali e fiduciarie tra imprese e lavoratori
nei sistemi locali;
-
garantire che le procedure di concertazione tra Amministrazioni
centrali e locali, Università, Enti pubblici di ricerca, mondo
imprenditoriale e parti sociali sostengano, in modo coordinato
le attività di ricerca per renderle coerenti con le differenti
condizioni di sviluppo territoriale;
-
prestare attenzione nella definizione delle iniziative
formative ed educative delle potenzialità di assorbimento
correnti e prospettiche.
Società
dell’informazione
La trasversalità degli interventi volti a favorire lo sviluppo della società
dell’informazione è garantita nel QCS in virtù della consapevolezza
del ruolo fondamentale che lo sviluppo e la diffusione delle
nuove tecnologie dell’informazione riveste nell’innalzamento
complessivo del livello qualitativo dell’efficienza, della
competitività e delle potenzialità occupazionali del sistema
economico. Tale consapevolezza si tradurrà in linee di intervento
specifiche (cofinanziate anche dal FESR) miranti a raggiungere,
nei limiti delle risorse disponibili, i target previsti per
l’Educazione e la Formazione nelle comunicazioni dell’UE in
merito allo sviluppo della Società dell’Informazione e della
Comunicazione. Inoltre, nelle politiche attive del lavoro
e nelle politiche di istruzione e formazione i nuovi strumenti
potranno essere utilizzati non solo per migliorarne l’efficacia
e la qualità, ma anche per offrire nuovi servizi. La strategia
generale di intervento del QCS nel campo della società dell’informazione
è delineata nell’Asse VI.
Ricerca
e sviluppo tecnologico
La strategia
di sviluppo relativa alla ricerca
scientifica individua cinque
linee di intervento. Le prime tre attengono in massima parte
a indirizzi di politica generale della R.&ST e, pertanto,
sono attribuite alla responsabilità diretta e attuativa dell’Amministrazione
Centrale. La quarta e la quinta linea identificano interventi
a prioritaria competenza regionale. In particolare la quarta
linea comprende le attività finalizzate a sviluppare strutture
d’offerta d’innovazione agili e competitive, coerenti con
le specificità/vocazioni del territorio, nonché
iniziative, complementari agli interventi degli altri
assi, volte a eliminare gli svantaggi ambientali esistenti
nel tessuto urbano e produttivo. La quinta linea di rilievo
regionale si riferisce agli interventi di promozione, analisi
e trasferimento dell’innovazione rivolti a singole imprese
o cluster.
1) ricerca e sviluppo dell’industria
e dei settori strategici nel Mezzogiorno,
2) rafforzamento e apertura del sistema
scientifico,
3) sviluppo del capitale umano di eccellenza,
4) azioni organiche per lo sviluppo
locale,
5)
innovazione nelle applicazioni produttive.
La prima linea d’intervento risponde alla politica di sostegno dello
sviluppo scientifico e tecnologico delle imprese e si sostanzierà
sia nel finanziamento dei progetti autonomi che nella promozione
della ricerca nei settori strategici. Questa sarà fortemente
integrata con le politiche settoriali per l’ambiente, i beni
culturali, il sistema agro-industriale, i trasporti e la società
dell’informazione che verranno promosse dalle amministrazioni
responsabili a livello nazionale, regionale e locale. Essa
mirerà a soddisfare il fabbisogno di innovazione e di sviluppo
tecnologico rinvenibile nel Mezzogiorno e, attraverso bandi
tematici, stimolerà e sosterrà progetti di ricerca di interesse
industriale.
La seconda linea promuove lo sviluppo delle relazioni fra Scienza-Tecnologia-Mercato
e prevede l’interconnessione del sistema scientifico col sistema
imprenditoriale attraverso il potenziamento di centri di eccellenza
e di competenza tecnologica e la diffusione di attrezzature
tecniche, reti e servizi connessi alla società dell’informazione.
La terza linea favorisce la crescita del capitale umano di eccellenza
e concerne la formazione di alte professionalità per i settori
produttivi ed il territorio e per rafforzare la capacità organizzativa
e gestionale delle imprese e delle istituzioni del Mezzogiorno;
l’alta formazione per lo sviluppo scientifico; il sostegno
all’offerta di alta formazione; la formazione nei centri e
nei settori strategici del Mezzogiorno.
La quarta linea prevede lo sviluppo di reti e collegamenti (inquadrate
in quelle più articolate previste dalla seconda linea), per
l’integrazione dell’offerta di innovazione su scala regionale
e per il suo trasferimento alle imprese alle filiere e/o ai
distretti. Essa si presenta in maniera contestuale agli interventi
volti a migliorare l’ambiente esterno all’impresa, in termini
di servizi, disponibilità di manodopera ad alta qualificazione,
offerta di infrastrutture pubbliche, efficienza della pubblica
amministrazione.
Nella
quinta linea si collocano articolati interventi per stimolare e trasferire,
anche attraverso strumenti di incentivazione, nuove tecnologie
produttive e distributive, agendo sul rapporto impresa-tecnologia,
inteso in un’accezione ampia, attraverso l’analisi dei fabbisogni,
diagnostica, promozione, sviluppo di capacità e competenze
sia interne alle imprese che nei servizi che fanno di contorno
ad esse.
La strategia delineata verrà attuata attraverso i programmi operativi regionali
(POR) e alcuni programmi operativi nazionali (PON) a cui,
in considerazione della specificità del settore o delle particolari
competenze attribuite dalla legislazione nazionale, è demandata
prevalentemente l’attuazione della strategia nei relativi
campi di riferimento.
Interventi
del FSE
Il FSE interviene per il finanziamento di tutti gli assi di sviluppo con una
forte concentrazione nell'asse III dove, peraltro, sono finanziati
una parte degli interventi da integrare con quelli previsti
dagli altri Fondi Strutturali negli altri assi. La partecipazione
del FSE negli altri assi è prevista per i programmi operativi
regionali di importo cospicuo che, in virtù delle loro dimensioni
finanziarie e del numero degli interventi da realizzare, riescono
ad assicurare in ogni caso la necessaria flessibilità. Gli
altri programmi operativi regionali, tuttavia, prevedono una
misura specifica "multiasse" per gli interventi
da integrare a livello realizzativo negli altri assi. Gli
Interventi del FSE dei programmi nazionali a titolarità del
MPI e del MURST attengono interamente all’asse III; gli interventi
del FSE a titolarità del MICA sono ricompresi in asse IV,
quelli a titolarità del Ministero degli Interni sono ricompresi
in asse VI. Ulteriori interventi finanziati dal FSE sono inoltre
previsti nel programma nazionale di azioni di sistema e Assistenza
tecnica collocato trasversalmente al QCS e contabilizzato
al di fuori dei sei assi prioritari.
Nella predisposizione delle iniziative formative e di valorizzazione del capitale
umano, importanti indicazioni di metodo – operative e di perseguimento
degli obiettivi anche sul Piano quantitativo - provengono
dagli indirizzi del Piano per l’occupazione 1999 e dai contenuti
del Master Plan su Istruzione, Formazione, Ricerca e Trasferimento
tecnologico. Tali indicazioni di metodo sono relative sia
alla promozione di collegamenti tra gli interventi di formazione
e le iniziative di sviluppo locale, sia al perseguimento di
una strategia di integrazione tra i sistemi, in particolare
tra istruzione e formazione, finalizzata non solo a un’efficace
proposta di formazione iniziale, ma anche a dare attuazione
a un’effettiva azione di formazione permanente per la popolazione
adulta. Indicazioni di metodo e di merito per un’efficace
strategia di accompagnamento e promozione dell’emersione delle
attività non regolari potranno essere acquisite dall’attività
del Comitato nazionale per l’emersione e dalla rete delle
Commissioni regionali e provinciali.
Con riferimento all'ambiente, oltre
alle azioni di formazione specifiche che verranno realizzate
negli altri Assi e all'interno dei vari "policy field"
dell’Asse III, le azioni di formazione esperite in tutti gli
altri settori dovranno prevedere, ove opportuno, moduli di
base "trasversali" di informazione-sensibilizzazione
alle tematiche dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile.
I Servizi della Commissione renderanno disponibili esempi
di buone prassi in tal senso.
La parte prevalente del complesso della strategia verrà attuata attraverso
i Programmi regionali. In considerazione delle novità introdotte
dalla legislazione nazionale in tema di sistema della formazione
e degli indirizzi nazionali in tema di politiche attive del
lavoro e di servizi dell’impiego, all’implementazione della
strategia in questi ambiti, di stretta competenza regionale,
si affiancherà una rilevante azione del Ministero del Lavoro
e della Previdenza Sociale (MLPS) tesa a promuovere lo sviluppo
omogeneo degli strumenti di intervento su tutto il territorio
nazionale. Il MLPS condurrà pertanto le azioni di sistema
dirette alla definizione di standard, certificazione, individuazione
di modelli e realizzazione di sperimentazioni riproducibili
in materia di riforma e rafforzamento del sistema formativo
e delle politiche del lavoro. Analogamente il Dipartimento
della Funzione Pubblica curerà, nell’ambito del Piano straordinario
di formazione previsto dal Patto Sociale, le azioni di sistema
riguardanti le risorse umane impiegate nelle pubbliche amministrazioni.
Il finanziamento di tali azioni di sistema avverrà nell’ambito
del PON « Assistenza tecnica e Azioni di sistema ».
Nel campo dell’Istruzione è previsto un programma nazionale a titolarità del
Ministero della Pubblica Istruzione (MPI). Il PON « La
Scuola per lo Sviluppo » prevede azioni per il miglioramento
della qualità dei servizi e delle strutture del sistema scolastico,
per l’integrazione fra sistemi e di questi con il mondo della
produzione e del lavoro, interventi di prevenzione e contrasto
della dispersione scolastica - anche con azioni che hanno
una ricaduta diretta in termini di contrasto della marginalità
sociale e di pari opportunità per le donne, e interventi per
promuovere lo sviluppo della Società dell’Informazione e della
Comunicazione (cofinanziati anche dal FESR).
Nei programmi operativi, le autorità di gestione si impegneranno a ricorrere
sempre a procedure aperte di selezione dei progetti, in accordo
con i principi di parità di trattamento, di trasparenza, di
riconoscimento reciproco e di proporzionalità. Fermo restando
il rispetto delle norma in materia di appalti pubblici, la
specificità di situazioni particolari e la tempistica per
la realizzazione dell’impegno verranno definite dal Comitato
di Sorveglianza del QCS, anche con il supporto tecnico del
gruppo di lavoro “Risorse Umane” costituito nell’ambito del
Comitato stesso (cfr. punto 6.4.3), previa intesa tra l’autorità
di gestione del QCS e i servizi della Commissione europea.
In base all'articolo 4 del Regolamento n. 1784/1999, un importo ragionevole
degli interventi del FSE sarà destinato ai "piccoli sussidi"
da destinare alle organizzazioni non governative ed ai raggruppamenti
locali. A tale strumento sarà in effetti riservato lo 0,5%
delle risorse del FSE.
Ricerca
e sviluppo tecnologico
Nel campo della ricerca scientifica è previsto un Programma nazionale a titolarità
del Ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica (MURST),
che ha per sua natura una connotazione integrata in quanto
è diretto principalmente a indirizzare l’alta formazione e
la ricerca verso i settori che l’intero QCS ha individuato
come le aree in cui concentrare l’intervento.
Un’attenzione particolare sarà accordata alle coerenze e alle prassi del processo
di implementazione dei programmi. L’attuazione avverrà in
modo da rendere operative specifiche priorità strategiche.
L’attività di ricerca sarà finalizzata allo sviluppo delle applicazioni tecnologiche.
Al fine di consentire lo svolgimento di un’attività coerente
con i fabbisogni e le esigenze del territorio e delle imprese
la stessa configurazione istituzionale dei centri dovrà sempre
più caratterizzarsi in maniera partenariale.
Le attività di analisi e selezione dei progetti previsti dalla prima
linea d’intervento devono inserirsi in un quadro di politica
di trasferimento/diffusione. Il criterio principale di selezione
concerne la capacità dei progetti di inserirsi in una strategia
complessiva di sviluppo dei sistemi produttivi e delle strategie
d’impresa e di esprimere un ampio potenziale di diffusione.
La scelta dei settori di intervento deve dunque rispondere
a concrete esigenze di sviluppo dei prodotti/processi, applicabilità
e replicabilità dei risultati di ricerca. L’incidenza e l’interesse
dei progetti diventa dunque il criterio base della selezione.
Per la seconda linea d’intervento
verrà data priorità alle misure previste dalla comunicazione
della Commissione per uno spazio europeo della ricerca per
la messa in rete del sistema scientifico e innovativo del
Mezzogiorno, e dalle dotazioni di servizi previsti dal programma
del Consiglio europeo di Lisbona del 24 marzo 2000.
Per la terza linea d’intervento
l’attuazione dovrà privilegiare le opportunità offerte dai
sistemi creati dalla linea due (contenuti multimediali e applicazioni
interattive) e in stretta coerenza con le finalità strategiche
del QCS (azioni propedeutiche e di accompagnamento delle attività
produttive).
Per la quarta linea d’intervento
occorrerà favorire la creazione/sviluppo di un trasparente
mercato per nuovi soggetti privati e consortili, con riferimento
alla produzione di servizi di ricerca, sviluppo tecnologico
e trasferimento. Un ruolo di interfaccia tra fabbisogni imprenditoriali,
i nodi delle reti e attività previste dalla quinta linea d’intervento
può essere utilmente svolto dalle camere di commercio e, più
in generale, dagli enti che svolgono una funzione di
interazione tra il sistema ricerca e il sistema imprenditoriale.
L’incorporazione di innovazione delle PMI rimane il fine principale della
quinta linea d’intervento.
I documenti attuativi della programmazione dovranno esplicitare
i percorsi operativi necessari al conseguimento di questo
obiettivo, integrando le azioni volte al sostegno della ricerca
e dello sviluppo tecnologico nelle più generali iniziative
mirate a promuovere la competitività delle imprese.
Per
consentire che il circuito dell’innovazione possa concludersi
attraverso coerenti modalità di finanziamento i programmi
operativi dovranno prevedere opportune forme di collegamento
tra azioni di promozione e trasferimento dell’innovazione
e strumenti mirati di agevolazione, sia con riferimento al
nesso tra programmi Regionali e Programmi Nazionali, sia a
quello tra Programmi nazionali e in particolare tra il PON
“Sviluppo Imprenditoriale Locale” e il PON “Ricerca Scientifica,
Sviluppo Tecnologico e Alta Formazione”. I documenti attuativi
della programmazione specificheranno le modalità di raccordo
e di integrazione tra i diversi strumenti. Sulla base delle
politiche definite a livello nazionale, ciascuna Regione dovrà
sviluppare (tramite un processo di consultazione con le componenti
socio-economiche operanti nel territorio) una strategia per
lo sviluppo dell’innovazione basata sull’analisi dei fabbisogni
e sulle potenzialità di sviluppo del territorio. Tale approccio
strategico, concertato con il MURST, è una condizione per
consentire la coerenza degli interventi alle caratteristiche
della domanda regionale. A partire dall'annualità 2002, le
azioni relative alla quarta e quinta linea di intervento contenute
nei POR dovranno essere coerenti con la strategia regionale
per lo sviluppo dell'innovazione.
Inoltre per realizzare una strategia integrata in tema di finanziamento e
promozione dell’innovazione, il MURST sarà associato ai lavori
della task-force costituita dal Ministero del Tesoro, del
Bilancio e della P.E. e dal Ministero dell’Industria, del
Commercio e dell'Artigianato sulla semplificazione del sistema
degli incentivi (cfr. Asse IV).
Per assicurare il monitoraggio delle iniziative e orientare al meglio l’attività
assume particolare importanza la creazione di una banca dati
condivisa Stato/Regioni, in cui siano presenti tutti i progetti
cofinanziati dai differenti attori pubblici, nell’ambito dei
programmi di rispettiva competenza. Attenzione particolare
dovrà essere rivolta alla valutazione dei risultati dell’attività
di ricerca, anche attraverso una costante azione di assistenza
svolta del MURST nei confronti delle Regioni.
TABELLA
DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI - ASSE
III
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