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Progetti Integrati Territoriali


 

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Indice

3.6. Asse V – Città

Analisi dei bisogni e delle potenzialità

Il sistema urbano del Mezzogiorno presenta una situazione di ritardo rispetto al modello di sviluppo urbano che si sta dimostrando più competitivo a livello europeo, con l'affermazione delle città metropolitane di rango intermedio e di "reti di città" di minori dimensioni, che hanno dimostrato una maggiore capacità di articolazione funzionale, un migliore equilibrio ambientale e sociale, minori fattori di congestione, un’adeguata connessione alle reti materiali ed immateriali. Tale ritardo costituisce un fattore di debolezza nello sviluppo dell’intero territorio.

L’obiettivo di sviluppare un sistema di città coerente con il territorio circostante, che valorizzi le potenzialità di ciascuna area urbana in un disegno integrato, può essere perseguito a partire da alcuni principali punti di forza ed opportunità esistenti:

·        i segnali di vitalità imprenditoriale riscontrati in alcune aree urbane;

·        la disponibilità di risorse non valorizzate ai fini dello sviluppo economico e produttivo;

·        il progressivo miglioramento dell’efficienza dell’Amministrazione delle città.

Nella tabella che segue si sintetizzano gli elementi principali dell’analisi dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e dei rischi del sistema urbano del Mezzogiorno. Tale analisi non può considerarsi esaustiva dell’intera gamma delle caratteristiche presenti nelle singole città e deve essere letta alla luce delle differenziazioni esistenti tra le diverse città del Mezzogiorno, in particolare distinguendo tra città metropolitane e città di minori dimensioni.

 

Punti di forza

Punti di debolezza

Localizzazione delle città meridionali al centro del Mediterraneo e, in parte, di fronte ai Balcani e allo snodo di potenziali corridoi di trasporto transeuropeo.

Segnali di vitalità e di rinascita culturale di molte città sia metropolitane che di medie dimensioni (Salerno, Palermo, Cosenza e Catania).

Risorse ambientali e culturali da valorizzare a fini turistici, anche attraverso lo sviluppo dell’economia sociale.

Vivacità dell'imprenditoria ricreativo-culturale.

Centri di eccellenza post-universitaria in alcune città (Napoli, Catania, Bari, Lecce).

Disponibilità di strutture e spazi dismessi o inutilizzati da recuperare e utilizzare come contenitori di iniziative produttive, terziarie, sociali, culturali.

Rendita fondiaria urbana elevata, può costituire un canale di cofinanziamento privato dei progetti di riqualificazione urbana.

 

Scarsa qualità dell’ambiente urbano (inquinamento, congestione, disordine e degrado, mancanza di spazi di aggregazione), soprattutto nelle metropoli.

Criminalità diffusa (in particolare nelle aree metropolitane e nelle aree tradizionali).

Inadeguata dotazione di infrastrutture.

Inefficienza della Pubblica Amministrazione locale nell’offerta di servizi alle imprese e ai cittadini.

Amministrazioni locali poco sensibili alla domanda di servizi sociali.

Scarsa presenza di cittadini e di imprese straniere.

Scarsi collegamenti con altre città.

Problemi di spopolamento e degrado delle aree culturali e storiche nei piccoli centri.

Opportunità

Rischi

Opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia sociale in termini di maggiore coesione sociale, nuova occupazione,  pari opportunità.

Opportunità offerte dall’elezione diretta dei sindaci, in termini di maggiore stabilità politica e leadership.

Nuove opportunità per le metropoli del Mezzogiorno nell’ambito del sistema di relazioni internazionali, con capacità di erogare servizi di  livello superiore.

Fenomeni di dinamismo imprenditoriale di alcune aree e nuove opportunità per le città di medie dimensioni di sviluppare funzioni urbane a sostegno di tali processi.

Presenza di bisogni sociali non soddisfatti da un’offerta organizzata.

Opportunità offerte dalle nuove tecnologie (telelavoro, teleassistenza) che consentono uno sviluppo territoriale più equilibrato.

“Effetto tunnel”: tendenza degli investitori a concentrarsi nei nodi delle grandi reti infrastrutturali, trascurando le altre aree.

Concorrenza di altre città europee nell’attrazione di investimenti.

Rischi connessi ad uno sviluppo del terzo settore eccessivamente dipendente da finanziamenti pubblici e da meccanismi poco trasparenti di affidamento dei servizi.

Marginalizzazione nei processi di agglomerazione territoriale del terziario.

Strategia di asse  Inizio Pagina

La strategia si basa sulla necessità di rafforzare il sistema urbano del Mezzogiorno con una maggiore integrazione degli interventi e un forte partenariato istituzionale, economico e sociale, superando in tal modo la logica degli interventi puntuali che ha caratterizzato il precedente periodo di programmazione, e valorizzando le esperienze più innovative già sperimentate.

L’area prioritaria di intervento è la migliore articolazione del ruolo e delle funzioni delle città nel proprio contesto territoriale. Tale articolazione consente di aumentare la competitività del sistema urbano meridionale attraverso l’individuazione  e la valorizzazione del ruolo di ciascuna città radicata nel contesto regionale. In particolare la strategia mira a rafforzare le funzioni di poli di crescita delle grandi città e il ruolo di sostegno ai processi di sviluppo locale dei centri minori, riconoscendo l’importanza dei legami con l’hinterland e con le zone circostanti al fine di migliorare lo sviluppo equilibrato del territorio.

La strategia deve attuarsi nell’ambito di un disegno regionale, in cui lo sviluppo urbano  si integra con quello complessivo. In tal senso le Regioni identificano le potenzialità di ciascuna città nel contesto più ampio del territorio regionale e scelgono su quali città puntare (applicando il principio di concentrazione degli interventi) per  realizzare specifici progetti di sviluppo urbano sostenibile, integrato e bilanciato con il resto  territorio (ad esempio: lo sviluppo di servizi specializzati, qualificati, innovativi a favore delle attività produttive, di ricerca, del tempo libero; la creazione o promozione di reti internazionali di ricerca, sede di istituti culturali e di alta formazione anche di richiamo internazionale).

Nel quadro di una strategia di sviluppo urbano così definita, gli interventi possono contenere azioni legate agli ambiti di intervento sotto descritti, purché attuati tenendo conto dei principi di integrazione e concentrazione :

1.      il miglioramento della qualità urbana, soprattutto nelle grandi città, che rappresenta una condizione necessaria per aumentare la capacità di attrazione di capitali e la competitività economica e per ridurre il disagio sociale. In tale contesto è necessario uno sforzo per programmare e gestire in modo innovativo tali interventi, promuovendone l’integrazione intorno a progetti e iniziative che affrontano in maniera completa le varie problematiche di sviluppo urbano, anche valorizzando la partecipazione di capitali privati;

2.      il rafforzamento del capitale sociale, attraverso il miglioramento dell’offerta di servizi sociali, in particolare per le fasce più deboli e per i soggetti a rischio di emarginazione e di esclusione e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, valorizzando le opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia sociale e del terzo settore. L’obiettivo è la promozione di servizi territoriali integrati alla persona e alle comunità, centrata sulla valorizzazione delle risorse umane, lo sviluppo di infrastrutture e di servizi per le persone e la comunità e sulla localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, attraverso interventi concertati promossi a livello locale, in cui sia dato particolare stimolo alle imprese del terzo settore, con particolare attenzione all’imprenditorialità, all’autofinanziamento e alla ricerca della domanda privata.

* * *

 

L’obiettivo globale dell’Asse è:

“Migliorare l’articolazione funzionale e la qualità del sistema urbano del Mezzogiorno attraverso la definizione del ruolo delle città nel loro contesto regionale, e in particolare: creare condizioni economiche, amministrative e sociali adatte allo sviluppo imprenditoriale; aumentare la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali; favorire la localizzazione di nuove iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei servizi alle persone e alle imprese; combattere la marginalità sociale e favorire i processi di recupero della fiducia sociale; riqualificare il contesto urbano, con particolare attenzione per gli aspetti ambientali.”

L’obiettivo globale mira essenzialmente al potenziamento del settore economico- produttivo, ritenuto trainante rispetto a tutti gli altri fattori che incidono sulla qualità urbana. Tuttavia l’obiettivo sottolinea anche la necessità di affrontare direttamente i problemi sociali che investono le città, che la sola crescita economica non consente di superare. L’articolazione e la complessità della strategia dell’asse sono evidenziate nella tabella seguente, che mette in relazione la strategia con le variabili di rottura, specificando per ogni variabile i canali diretti e indiretti di impatto.

Variabili di rottura

Indicatore

Intensità

Canale di impatto della strategia

Capacità di esportare

Esportazioni/PIL

**

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formazione)

Grado di indipendenza economica

Importazioni nette/PIL

*

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formazione)

Capacità di attrazione dei consumi turistici

Presenze turistiche per abitante

**

Miglioramento qualità urbana; aumento della disponibilità di funzioni rare (strutture espositive; eventi culturali) e di adeguati servizi sanitari; riqualificazione dei centri storici

Intensità di accumulazione del capitale

Investimenti fissi lordi/PIL

**

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formazione); miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione

Capacità di attrazione di investimenti esteri

Investimenti diretti dall'estero/

Investimenti fissi lordi

***

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formazione); miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione

Partecipazione della popolazione al mercato del lavoro

Tasso di attività

**

Aumento della disponibilità di servizi alla persona; sviluppo dell’economia sociale

Capacità di offrire lavoro regolare

Occupati Irregolari/ Totale Occupati

***

Sviluppo dell’economia sociale; riqualificazione delle aree periferiche e dei centri storici;

Capacità di sviluppo dei servizi sociali

Indice di occupazione sociale

**

Sviluppo dell’economia sociale; miglioramento della capacità di progettazione e gestione dei servizi sociali nella pubblica amministrazione; formazione di nuove figure professionali; sviluppo del telelavoro; migliore organizzazione dell’offerta scolastica e di formazione

Capacità innovativa

Indice di specializzazione tecnologica (ITS)

**

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formaz.)

Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese

Occupati nei servizi finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati nei servizi

***

Aumento della disponibilità di funzioni rare (ricerca, alta formazione); sviluppo del decentramento nei servizi

Capacità di esportare prodotti ad elevata o crescente produttività

Indice di specializzazione in prodotti selezionati

***

Aumento della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni rare (ricerca, alta formazione)

Capacità di finanziamento

Differenziale tassi di interesse sugli impieghi con il Centro Nord

*

Aumento della disponibilità di funzioni rare e servizi alle imprese

Condizioni di legalità e coesione sociale

Indice di criminalità

***

Riqualificazione delle periferie e dei centri storici; sviluppo dell’economia sociale; soddisfacimento dei bisogni sociali di base 

 

Quantificazione degli obiettivi specifici  Inizio Pagina

Gli obiettivi specifici dell'Asse possono essere raggruppati nelle tre aree su cui questa è fondata.

1. Migliore articolazione del ruolo e delle funzioni delle città nel proprio contesto territoriale

Rafforzare le potenzialità dei centri urbani, in relazione alle loro dimensioni metropolitane o di centro medio-piccolo, come luogo di attrazione di funzioni e servizi specializzati o come luoghi di connessione e di servizio per i  processi di sviluppo del territorio, avendo presente le caratteristiche e le potenzialità specifiche di ciascuna città nel proprio contesto regionale .

2.  Miglioramento della qualità urbana

Aumentare la fruizione dello spazio urbano da parte dei cittadini, sia per l’accrescimento della competitività dei sistemi urbani sia per il rafforzamento della coesione sociale. Migliorare il sistema della mobilità interna ed esterna ai centri urbani, riducendo la congestione, l’inquinamento acustico e l’inquinamento atmosferico. Migliorare la qualità della vita nelle aree urbane, in particolare nelle aree periferiche e in quelle dismesse con particolare attenzione ai bisogni dell’infanzia, all’integrazione sociale e alla lotta alla marginalità.

Riqualificare, rinnovare e rifunzionalizzare il tessuto edilizio urbano, nel rispetto delle tradizioni culturali e storiche con particolare attenzione al recupero dei centri storici e dei centri minori.

3.   Rafforzamento del capitale sociale

Rafforzare il capitale sociale in ambito urbano mediante il soddisfacimento dei bisogni sociali di base, la riduzione del tasso di esclusione, la promozione dell’economia sociale, la qualificazione dei servizi, la definizione di nuove figure professionali in ambito sociale, anche attraverso la qualificazione della Pubblica Amministrazione.

Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto presentati nella tabella inserita al termine della descrizione dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi, al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione ex-ante.

Linee di intervento  Inizio Pagina

Nel quadro di una migliore articolazione del ruolo e delle funzioni delle città nel proprio contesto territoriale, assumono particolare rilievo interventi che, in un’ottica di sistema, siano rivolti a valorizzare la vocazione e le potenzialità delle singole città e dei sistemi locali che ad esse fanno riferimento, ad accrescere la capacità di attrazione di investimenti esterni nelle grandi città e lo sviluppo di servizi ed attività di supporto allo sviluppo locale nei centri minori. Alcuni possibili ambiti di intervento sono:

-         rafforzamento del marketing urbano, mediante azioni di promozione delle opportunità e attrazione di finanziamenti privati;

-         progettazione e realizzazione di iniziative per favorire la localizzazione di funzioni avanzate e innovative nelle grandi città, anche riguardo alla promozione del ruolo internazionale delle città;

-         interventi di sostegno alla migliore articolazione delle funzioni dei centri minori, con riferimento all’offerta di servizi alle imprese e alle persone;

-         promozione di iniziative di cooperazione tra città medie e piccole nella gestione dei servizi pubblici, anche attraverso l’associazione tecnologica e finanziaria con partner esterni.

Gli interventi per una migliore qualità urbana potranno far riferimento al miglioramento della mobilità (affrontando il problema del traffico urbano in un’ottica di sistema – mediante appositi Piani Urbani del Traffico o altri idonei documenti di programmazione - agendo sul potenziamento dell’offerta e sulla regolazione della domanda, anche attraverso l’imposizione di tariffe per l’uso dello spazio urbano) e alla riqualificazione urbana (attraverso interventi che affrontino in una logica integrata le molteplici, forme di degrado: edilizio, urbanistico, ambientale, economico, sociale). Nel quadro della coerenza con la scelta delle città e la definizione del loro ruolo, e nell’ottica della concentrazione e della integrazione degli interventi, si dà priorità agli interventi in aree delimitate (quartieri periferici, aree dismesse, centri storici).

Per quanto riguarda il rafforzamento del capitale sociale, gli interventi relativi al soddisfacimento della domanda di servizi alla persona e alla comunità dovrebbero essere prioritariamente concentrati nelle aree ad alto tasso di povertà, di disoccupazione, di microcriminalità, di immigrazione e, all'interno di queste, nelle aree caratterizzate da maggiore disgregazione sociale e carenza di strutture e servizi. Altro ambito prioritario di intervento sono le strutture e i servizi atti a soddisfare le esigenze espresse dal territorio a favore del mondo femminile. Un’attenzione particolare deve essere conferita al rafforzamento dell’offerta di servizi pubblici e allo sviluppo dell'economia sociale attraverso la definizione di standard di qualità dei servizi, la qualificazione degli operatori, il sostegno alla costituzione di nuove imprese nel terzo settore.

Criteri e indirizzi per l’attuazione  Inizio Pagina

La strategia di asse è attuata tenuto conto della definizione del ruolo delle città nell’ambito di un disegno regionale di sviluppo urbano equilibrato, e dalla conseguente scelta delle singole città o sistemi di città su cui intervenire, effettuata nell’ambito dei programmi operativi regionali o dei complementi di programmazione dalle rispettive autorità di gestione con il coinvolgimento dei partner locali. I criteri di scelta delle città devono tenere adeguatamente conto del principio di concentrazione degli interventi.

A tale proposito, le Regioni comunicano tempestivamente al Comitato di Sorveglianza del QCS la metodologia e i criteri adottati per la scelta delle città sulla base del ruolo loro conferito, e i risultati della scelta effettuata. I Comitati di Sorveglianza dei POR saranno informati sulle linee strategiche di sviluppo urbano adottate per le città principali (più di 100.000 abitanti), che costituiranno il quadro di coerenza per i singoli interventi.

L’asse è attuato prioritariamente attraverso progetti integrati che rispondono agli obiettivi dell’asse e, in particolare,  sono coerenti rispetto alla definizione del ruolo di ciascuna città o sistema di città nel contesto regionale di appartenenza.

Al fine di assicurare la complementarietà degli ambiti di intervento, le operazioni messe a punto a titolo dell'Iniziativa Comunitaria URBAN dovranno essere raccordate con le strategie di sviluppo urbano definite nei POR.

Nel caso di linee di intervento che – seguendo una logica settoriale – troverebbero collocazione in altri assi (ad esempio interventi di valorizzazione di beni culturali), queste sono finanziate dall’Asse città  soltanto nel caso in cui facciano parte di un progetto integrato corrispondente alle caratteristiche sopra definite.

La selezione dei progetti integrati deve essere effettuata avendo ben presente che gli interventi  non devono essere distribuiti uniformemente sul territorio, ma concentrati  e coerenti con le scelte delle Regioni sul ruolo delle singole città.

I programmi operativi contengono l’impegno da parte delle amministrazioni regionali ad applicare nei complementi di programmazione criteri di selezione delle proposte provenienti dagli Enti Locali che tengano conto degli indirizzi e delle priorità del QCS. Possibili criteri di selezione dei progetti sono:

-         la qualità progettuale (analisi della domanda, della sostenibilità ambientale, dei fabbisogni sociali);

-         la fattibilità amministrativa;

-         l’attivazione di risorse private;

-         il grado di coinvolgimento della popolazione locale;

-         il grado di coinvolgimento del partenariato economico e sociale;

-         il grado di raggiungimento degli obiettivi specifici.

L’approccio dell’integrazione degli interventi di sviluppo urbano richiede un forte rafforzamento delle capacità di programmazione e di gestione di progetti complessi da parte degli Enti Locali, in termini soprattutto di disponibilità di informazioni e di dati di base socio-economici, ambientali e territoriali, di strumenti di monitoraggio, comunicazione,  concertazione con la popolazione (esempio: Agenda 21 locale), analisi finanziaria degli investimenti per il coinvolgimento degli operatori privati.

TABELLA DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI - ASSE V


3.7. Asse VI – Reti e Nodi di Servizio

Analisi dei bisogni e delle potenzialità  Inizio Pagina

La disponibilità di infrastrutture di collegamento, trasporto e accesso più efficienti rappresenta una condizione indispensabile per l’esplicarsi degli effetti del modello di sviluppo proposto, agendo sulle variabili di rottura. Migliori collegamenti sono infatti funzionali a superare la perifericità e la marginalizzazione di larga parte del territorio meridionale e dei sistemi produttivi e sociali, accrescendo con questo la competitività delle regioni meridionali.

 

Nell’ambito di una situazione di generale ritardo infrastrutturale rispetto ai principali paesi europei, nel Sud i trasporti offrono un’immagine variegata:

·        scarsa capacità di programmazione del settore, per l’assenza di un piano che proponga una cornice strategica integrata per le diverse modalità di trasporto, partendo da un’analisi realistica delle previsioni dei flussi di traffico;

·        porzioni di reti di trasporto stradali e ferroviarie efficienti ed altre ammodernate solo parzialmente (dove le tratte peggiori determinano, comunque in negativo, la qualità dei servizi di trasporto che può essere offerta dall’intera rete);

·        snodi di traffico d’eccellenza, ma separati dal contesto territoriale (come il porto di Gioia Tauro) e carenza di snodi di traffico integrati al territorio e alle sue potenzialità economiche (quali interporti agro-alimentari o porti turistici);

·        aeroporti e porti commisurati per numerosità alle odierne esigenze del territorio, ma lacunosi per quanto attiene al dimensionamento ottimale delle loro componenti interne (infrastrutture e attrezzature) ed esterne (collegamenti con il retroterra portuale e il bacino di utenza aeroportuale), così come per quanto attiene alle tecnologie e agli approcci organizzativi adottati, situazioni che incidono sia sulla capacità operativa sia sul contenimento dei costi per il gestore e per l’utenza;

·        numerosi poli trasportistici (aeroporti, porti, stazioni ferroviarie, interporti) e vaste zone del territorio, comprese città anche capoluogo di provincia, non ancora collegate adeguatamente alle reti nazionali, con inevitabile mantenimento e rafforzamento dei vincoli e dei freni allo sviluppo di intere aree del Mezzogiorno.

Soprattutto per quanto attiene al trasporto merci, il salto di qualità che deve compiere il Mezzogiorno è ancora rilevantissimo. Al di là del mero tema della dotazione di infrastrutture di base, dove pure si evidenziano debolezze congenite, va evidenziato come la logistica stia mutando l’intero modo di intendere i trasporti, e la nuova (e prospettica) qualità della domanda di trasporto del Sud (sia preminentemente locale, sia legata alla globalizzazione dei mercati) impone alle imprese di settore un innalzamento degli standard di servizio ottenibili solo dall’integrazione in rete delle diverse modalità e dei diversi operatori.

Lo sviluppo della società dell’informazione (SI) costituisce uno dei principali fattori propulsivi dell’economia europea. Essa consente in primo luogo di aumentare la produttività del fattore lavoro, un obiettivo che è di particolare importanza per il Sud se si considera che nel 1998 al Sud la produttività dell’industria è stata inferiore di 25 punti percentuali rispetto al Centro-Nord, un divario mai sperimentato da due decenni a questa parte. In secondo luogo, l’information technology aumenta significativamente la possibilità di accrescere la qualità del capitale umano, già così fortemente penalizzato nel Mezzogiorno dove la percentuale degli investimenti in ricerca e sviluppo sul PIL è inferiore a quella di tutti gli Stati membri. In terzo luogo, l’innovazione tecnologica nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni riduce sensibilmente, in quasi tutti i settori di attività economica, i costi di transazione, sia nei cicli interni di produzione che in quelli della commercializzazione dei prodotti. Infine, alla diffusione della società dell’informazione è associato lo sviluppo di nuovi settori produttivi di beni e servizi e nuova imprenditorialità.

Nel Mezzogiorno sono presenti notevoli opportunità per rispondere alla sfida posta dalle nuove tecnologie. Alcuni importanti presupposti per il successo di iniziative in questo campo già sussistono. In alcune aree, pur concentrate, il settore privato sta mostrando una notevole vitalità, anche con iniziative che si sono imposte sui mercati internazionali. In alcune regioni, come la Calabria, sono state avviate varie iniziative rientranti in un disegno strategico volto a guidare la transizione verso la SI. Il prossimo avvio della Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione è un’ulteriore premessa per avviare il processo di ammodernamento organizzativo e di potenziamento della qualità dei servizi pubblici al cittadino e alle imprese.

Un terzo aspetto che emerge con particolare evidenza è quello della sicurezza e l’importanza rivestita da tale tematica nel nostro Paese è testimoniata dal risalto conferitole dalla pubblica opinione: il 55,3% degli italiani individua nella “criminalità” la principale preoccupazione e detta percentuale sale fino all’80,7% nelle regioni Obiettivo 1.

In un’analisi del contesto socioeconomico finalizzata all’individuazione e gerarchizzazione dei bisogni, la sicurezza riveste pertanto un ruolo primario in tutte le regioni del meridione italiano, tutte interessate al fenomeno sia pure con valenze e sensibilità non omogenee:

 

Punti di forza

Punti di debolezza

Condizione (ed in parte anche dotazione) di relativo vantaggio nel sistema della portualità.

Nodi di base della rete delle infrastrutture aeroportuali numericamente adeguati, pur con notevoli miglioramenti da apportare alle attrezzature e all’accessibilità terrestre.

Impegno massiccio condotto dallo Stato contro le organizzazioni criminali.

Crescente consapevolezza degli effetti distruttivi della criminalità da parte dell’opinione pubblica meridionale

Assenza, in passato, di un Piano dei Trasporti che fungesse da cornice strategica per la programmazione degli interventi, in un’ottica di integrazione tra diverse modalità.

Disomogeneità nelle caratteristiche di base delle reti primarie stradali e ferroviarie (rete lacunosa e non sufficientemente integrata, mancanza di “ridondanza” nei sistemi, cioè mancanza di alternative modali o di percorso).

Livelli di accesso ai nodi e alle reti primarie del sistema dei trasporti in molte situazioni modesti a causa della scarsa qualità delle reti di collegamento est-ovest e minori e dei servizi offerti dal trasporto ferroviario.

Forte marginalità delle aree montane o interne, dovuta anche alla particolare condizione orografica del Mezzogiorno.

Scarsa concorrenza per i servizi di collegamento alle isole (vettori navali ed aerei), con evidenti ripercussioni sul rapporto qualità-tariffe.

Prevalenza del trasporto stradale anche su relazioni per le quali sussistono le condizioni per la competitività di altre modalità (ferrovia, mare).

Basso grado di integrazione fra le diverse modalità, anche per la carenza di strutture logistiche appropriate.

Modesta percezione dei vantaggi potenziali dell’uso della SI nel sistema produttivo.

Permanenza di una criminalità radicata e pervasiva, con aree a forte condizionamento criminoso con forte impatto negativo sull’economia legale; elevata immigrazione clandestina ed elevati livelli di microcriminalità non adeguatamente contrastati; situazioni che generano sfiducia e insicurezza per investimenti dall’esterno.

Opportunità

Rischi

Forte aumento atteso nei traffici commerciali marittimi internazionali verso l’Italia e il Sud in particolare; possibilità congiunta di rilancio consistente anche del cabotaggio interno al Paese.

Apertura di nuovi mercati e di nuove opportunità di integrazione transfrontaliera verso i Paesi del Nord-Africa e del Sud Est Europeo.

Conquista di nuovi segmenti del mercato turistico interno e internazionale, agevolandone la presenza al Sud (rete dei porti turistici)

Sviluppo delle tecnologie informatiche e delle potenziali applicazioni  per una gestione più razionale dei flussi di traffico.

Avvio dei processi di liberalizzazione e affermazione di un quadro maggiormente concorrenziale nei trasporti portatori di condizioni di maggiore efficienza.

Potenziali miglioramenti significativi nel sistema produttivo, nelle altre “reti”, nell’Amministrazione Pubblica per l’introduzione delle tecnologie di TLC.

Azioni volte al ripristino della legalità e alla sicurezza del territorio con uso e massima diffusione di nuove tecnologie, che agevolano le attività investigative e di monitoraggio come potenziamento della capacità di contrasto alla criminalità.

Peggioramento tendenziale dei già bassi livelli di accessibilità per i segmenti di traffico turistico sia interno sia internazionale.

Colli di bottiglia nella rete stradale e ferroviaria del Centro-Nord Italia.

Il mancato adeguamento della rete dell’IS alla domanda proveniente dalla pubblica amministrazione, dalle imprese e dai cittadini provocherà esternalità negative, congestione e strozzature allo sviluppo.

Aumento dell’illegalità a fronte di una risposta insufficiente anche in termini di strumenti tecnologici a disposizione.

Accrescimento del carico ambientale a causa dei costi esternalizzati conseguenti alla realizzazione di infrastrutture, in particolare in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

Progressiva penetrazione della criminalità nell’economia legale anche in aree oggi esenti, incrementarsi di fenomeni di microcriminalità, crescita del disagio sociale.

Cambiamenti istituzionali e devoluzione di poteri alle Regioni, le cui strutture organizzative possono risultare non idonee a sopportare maggiori carichi di lavoro e nuove funzioni di programmazione.

 

Strategia di asse  Inizio Pagina

La strategia dell’Asse si sviluppa intorno alla esigenza di: assicurare i collegamenti materiali e immateriali necessari per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno e la valorizzazione dei fattori di competitività, indirizzando la domanda di mobilità e comunicazione verso le modalità economicamente, socialmente e ambientalmente più efficienti nei diversi contesti.

La strategia del QCS per il settore “Trasporti” si sviluppa intorno ai seguenti obiettivi:

·        accessibilità - assicurare i collegamenti necessari per spostarsi velocemente e con sicurezza sul territorio meridionale e da questo verso altre aree, concentrando gli interventi su progetti volti all’innalzamento degli standard  delle grandi direttrici di traffico (stradali e ferroviarie) e dei principali elementi di connessione sui quali è basato l’intero sistema dei trasporti del Mezzogiorno. A questo riguardo vanno privilegiati gli interventi rivolti al potenziamento dei TEN (reti transeuropee);

·        riequilibrio modale - indirizzare la domanda di mobilità verso le modalità economicamente, socialmente e ambientalmente più efficienti nei diversi contesti, al fine di alleggerire la pressione cui è sottoposta la rete stradale da parte del trasporto merci di lunga percorrenza, quali ad esempio il traffico merci di cabotaggio nelle relazioni interne;

·        intermodalità - procedere verso la creazione di un sistema integrato di trasporto, favorendo l’interconnessione tra le grandi direttrici di traffico e le reti di trasporto locale, e tra diverse modalità di trasporto;

·        qualità ed efficienza - migliorare la qualità del servizio, gli standard di sicurezza e le tecniche di gestione;

·        mobilità - rendere fluida la circolazione ed accessibile il territorio, anche urbano, per mezzo di sistemi rapidi di massa su rotaia, sistemi di governo della mobilità, sfruttando le possibili applicazioni derivanti dalle tecnologie dell’informazione, quali sistemi di controllo del traffico, di gestione delle reti e delle flotte, di informazione agli utenti, di controllo del traffico aereo, di supporto alla logistica, ecc.;

·        riduzione degli impatti ambientali – sia sul fronte delle infrastrutture di trasporto, che sul fronte delle emissioni (aria, rumore). La strategia delineata, sia con il miglioramento complessivo di efficienza del sistema dei trasporti, sia col riequilibrio modale a favore della ferrovia e del mare, dovrà contribuire, in maniera quantificabile, al rispetto degli impegni assunti dall'Italia sulla riduzione dei gas ad effetto serra (protocollo di Kyoto).

Tali obiettivi saranno perseguiti nell’ambito del quadro strategico definito dal nuovo Piano Generale dei Trasporti (PGT), che fra i suoi obiettivi ha assunto l’individuazione del “Sistema nazionale integrato dei trasporti” (SNIT), inteso come insieme coordinato di infrastrutture e servizi di interesse nazionale costituenti la struttura portante del sistema trasporti italiano.

Il PGT dovrà comunque tradursi in uno strumento operativo più puntuale per identificare le scelte di intervento destinate al Mezzogiorno al fine dello sviluppo socioeconomico, che da principio potranno essere rappresentate da componenti “invarianti”, ossia da quelle azioni tese al recupero di efficienza di base in determinati segmenti del sistema trasportistico che devono essere intraprese comunque, in quanto prioritarie e compatibili con possibili opzioni alternative di intervento. Tale strumento, che dovrà offrire un quadro di tutte le risorse destinate allo sviluppo del settore, dovrebbe orientativamente articolarsi in una componente generale e in una specifica per ciascuna regione, che funga da riferimento per le politiche regionali di trasporto legate allo sviluppo.

La scelta di tali componenti verrà effettuata sulla base di una metodologia di valutazione ex-ante dei progetti, in grado di stabilire una chiara gerarchia di interventi sulla base di precisi indicatori di performance relativa, che tengano conto dell’impatto sulle principali variabili di sviluppo socioeconomico del Mezzogiorno, della coerenza con gli obiettivi strategici sopra elencati, e della capacità di gestione e attuazione nei tempi previsti dalla programmazione. Il Documento operativo dovrà inoltre contribuire alla definizione di ruoli, responsabilità e politiche di rispettiva competenza del PON Trasporti e dei POR regionali, al fine di assicurare l’integrazione tra gli interventi proposti in questi ambiti e il necessario coordinamento.

Questo lavoro dovrà essere assicurato dalle Autorità italiane sotto l’egida del gruppo di lavoro “Trasporti” che sarà costituito nell’ambito del Comitato di Sorveglianza del QCS (cfr. capitolo 6).

Lo sfasamento temporale fra QCS e PGT impone al QCS di ritrovare, nel corso della sua attuazione, altrettanta piena concordanza con le linee e le scelte strategiche del PGT. E’ pertanto indispensabile che, nella fase di riprogrammazione a medio termine, possa essere perseguito un affinamento delle strategie di sviluppo, con un conseguente adattamento del QCS.

Per quanto riguarda i collegamenti immateriali, l’obiettivo primario è accelerare la realizzazione della società dell’informazione (SI).

A tale riferimento, considerato che la maggior parte degli investimenti a favore delle infrastrutture di telecomunicazione sono remunerativi e in ragione del nuovo contesto concorrenziale e della liberalizzazione del mercato, il FESR non dovrà cofinanziare reti di base né gli investimenti in infrastrutture di telefonia vocale mobile e fissa. Gli investimenti in infrastrutture e in reti di telecomunicazione potrebbero tuttavia essere finanziati soltanto qualora le condizioni previste nel documento tecnico della Commissione “Società dell’informazione e sviluppo regionale Interventi del Fesr nel periodo 2000-2006. Criteri per la valutazione dei programmi” e da eventuali successivi documenti siano verificate dal Gruppo di lavoro "Società dell'Informazione" e rispettino la legislazione comunitaria e nazionale in materia di concorrenza.

Sulla base delle politiche sviluppate nell’ambito del Piano di Azione per lo Sviluppo della Società dell’Informazione - disegnato tenendo conto delle priorità definite dall’Iniziativa eEurope dell’Unione Europea -, ogni regione, a seguito di un’analisi approfondita dei bisogni e della domanda del settore produttivo e della società civile, svolta nell’ambito di un forte partenariato con l’intera società regionale, dovrà elaborare una propria strategia. Le conseguenti linee di intervento verranno progressivamente avviate nei programmi operativi.

Lo spostamento di enfasi dalle infrastrutture agli usi delle tecnologie ha come conseguenza quello di spostare il baricentro della definizione della strategia dal “centro” alla “periferia”. La SI, nelle sue varie applicazioni, può infatti assumere forme diverse in diversi contesti, secondo la struttura dei sistemi di produzione, le istituzioni e la domanda della popolazione a livello locale.

In questo ambito si ritiene opportuno seguire tre indirizzi:

·        privilegiare gli interventi pubblici volti a migliorare le condizioni ambientali (o di “contesto”) e favorire le applicazioni delle nuove tecnologie e la loro diffusione;

·        dare alle Regioni l’assistenza necessaria per definire le strategie regionali e assicurane il raccordo con quella nazionale;

·        favorire nel frattempo una serie di interventi mirati su alcuni aspetti essenziali della Società dell’Informazione che sono, per loro natura, indipendenti dalla definizione delle strategie regionali.

Sulla base di queste considerazioni e assicurando la coerenza con la strategia globale in via di definizione, è possibile fin d’ora focalizzare tre aspetti che, indipendentemente dall’evoluzione dello scenario di sviluppo del Mezzogiorno, meritano un’attenzione particolare da parte dei Fondi Strutturali:

I)                   La sensibilizzazione di imprese, cittadini, associazioni e operatori pubblici alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche, con particolare attenzione alla diffusione rapida all’interno della società delle capacità di uso del computer e dei nuovi strumenti telematici;

II)                 L’ammodernamento della Pubblica Amministrazione, con riferimento particolare a quella regionale e locale, con un’enfasi sui servizi resi ai cittadini e alle imprese;

III)              L’utilizzo dell’information technology da parte delle PMI che privilegerà i servizi ad alto valore aggiunto per l’industria.

Le azioni per il raggiungimento di questi obiettivi dovranno essere individuati nell’ambito di un forte partenariato tra le Regioni, gli Enti Locali e l’intera società regionale. Il Comitato di Sorveglianza del QCS, con il supporto del gruppo di lavoro “Società dell’Informazione”, sarà regolarmente informato dell’evoluzione della strategia e degli interventi in materia di SI.

A conferma dell’importanza dello sviluppo della SI per il Mezzogiorno, il QCS assegna a tale obiettivo un ammontare di risorse dei Fondi Strutturali almeno pari a 570 milioni di euro.

Le azioni in favore della SI godranno inoltre di una specifica priorità positiva in occasione della valutazione di metà percorso del QCS e dell’assegnazione delle risorse della riserva di efficacia ed efficienza.

Analoga rilevanza, per la sua trasversalità, è da riconoscere al tema della sicurezza pubblica per lo sviluppo del Mezzogiorno. In questo campo si tratta soprattutto di contribuire a determinare migliori condizioni generali di contesto.

Concretamente ciò significherà:

·        ampliare ed estendere a tutto il Mezzogiorno il sistema di sicurezza, soprattutto per le imprese, realizzato nella fase di programmazione 1994-1999 solo in alcune aree ad alta intensità di intervento pubblico;

·        mantenere, ampliare e rendere sempre più aggiornato e innovativo il presidio tecnologico del territorio sia per quanto riguarda le grandi reti di comunicazioni, sia con riferimento all’accesso non regolare al territorio stesso della Comunità;

·        moltiplicare i casi di approccio integrato alla sicurezza e alla cultura della legalità, in cui aspetti formativi, sociali, economici e culturali, si intrecciano con l’attività preventiva delle forze dell’ordine;

·        dare significato unitario e riferimenti condivisi a tutte quelle forme di intervento, anche volontario, di ripristino della legalità che cominciano a rafforzarsi nel Mezzogiorno e costituiscono condizione affinché la sicurezza sia vissuta come un fattore del territorio.

In sintesi, le tre strategie appena delineate – trasporti, società dell’informazione e sicurezza – mostrano denominatori comuni: il forte valore aggiunto e l’effetto trainante e di lungo periodo che possono derivare dall’applicazione di soluzioni tecnologiche particolarmente avanzate agli interventi programmati e l’effetto di moltiplicazione/attivazione che i risultati conseguiti in un settore possono produrre sugli altri settori.

I collegamenti immateriali fanno riferimento anche alle strategie di internazionalizzazione economica e culturale, in un contesto di programmazione integrata volta in particolare a identificare le opportunità di accesso a nuove aree di mercato (nei due sensi, della domanda e dell’offerta) e migliorare la competitività del sistema delle imprese del Mezzogiorno.

Le iniziative per l’internazionalizzazione sono strettamente collegate agli interventi previsti negli altri assi prioritari del QCS, in particolare per quanto riguarda le imprese (Asse IV).

* * *

L’obiettivo globale dell’Asse è:

“Migliorare e creare le condizioni di contesto (nei trasporti, nella SI, nella sicurezza) per lo sviluppo imprenditoriale e la localizzazione di nuove iniziative e per aumentare la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali, mediante interventi che assicurino la sostenibilità ambientale, promuovano la riduzione degli impatti (riequilibrio modale nei trasporti), rispettino la capacità di carico dell'ambiente e del territorio in generale e favoriscano i processi di recupero della fiducia sociale.”

Le linee di intervento che mirano a raggiungere l’obiettivo globale, oltre ad avere un impatto diretto su alcune variabili di rottura, esplicano rilevanti effetti indiretti sullo sviluppo di quasi tutti gli altri settori: turismo, attività produttive, formazione e lavoro, servizi finanziari, sanità, ecc., come evidenziato nella tabella che segue.

 

Variabili di rottura

Indicatore

Intensità

Canale di impatto della strategia

Capacità di esportare

Esportazioni/PIL

**

Trasporti, riduzione dei margini di costo del trasporto sul valore della produzione e conseguente allargamento dei mercati esteri; Telecomunicazioni, allargamento della conoscenza dei mercati di destinazione; Trasporti e telecomunicazioni, impatto sulla capacità di attrarre flussi turistici stranieri (esportazione di servizi turistici).

Organizzazione e sviluppo di missioni dedicate allo sviluppo di nuovi rapporti economici partenariali e all’apertura di nuovi mercati

Grado di indipendenza economica

Importazioni nette/PIL

 

 

Capacità di attrazione dei consumi turistici

Presenze turistiche per abitante

***

Trasporti, telecomunicazioni e sicurezza: migliore accesso delle località turistiche, nuovi canali di commercializzazione del prodotto turistico, maggiore garanzia di sicurezza delle persone e delle cose;

Miglioramento ambientale attraverso la riduzione degli impatti sull’ambiente di traffico e infrastrutture

Intensità di accumulazione del capitale

Investimenti fissi lordi/PIL

***

Aumento del capitale fisso con funzione relazionale, a carattere materiale e immateriale (trasporti, telecomunicazioni, sicurezza, istituzioni dedicate al partenariato internazionale)

Capacità di attrazione di investimenti esteri

Investimenti diretti dall'estero/

Investimenti fissi lordi

**

Trasporti e telecomunicazioni, corroborare le condizioni di base  (completamento rete, liberalizzazione dei mercati e apertura alla concorrenza) per la localizzazione imprenditoriale e insediativa; Sicurezza, presidio del territorio e garanzia della proprietà per le imprese

Partecipazione della popolazione al mercato del lavoro

Tasso di attività

*

Ingresso di nuovi operatori e sviluppo di centri servizi (call center, servizi di logistica ecc.)

Capacità di offrire lavoro regolare

Occupati Irregolari/ Totale Occupati

*

Aumento della componente regolare e della trasparenza derivanti dalla messa in rete di attività oggi parcellizzate (come il commercio elettronico e l'autotrasporto)

Capacità di sviluppo dei servizi sociali

Indice di occupazione sociale

 

 

Capacità innovativa

Indice di specializzazione tecnologica (ITS)

***

Telecomunicazioni, interventi volti a stimolare la domanda di beni e servizi di TLC a vantaggio dei cittadini, delle imprese, della PA

Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese

Occupati nei servizi finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati nei servizi

**

Trasporti,  creazione delle strutture di base per lo sviluppo dell'intermodalità e impulso allo sviluppo di imprese nel campo della logistica integrata

Intensificazione dei canali informativi all'impresa e loro coinvolgimento nelle iniziative di partenariato internazionale

Capacità di esportare prodotti ad elevata o crescente produttività

Indice di specializzazione in prodotti selezionati

***

Trasporti: riduzione dei margini di costo del trasporto sul valore della produzione e conseguente allargamento dei mercati esteri; Telecomunicazioni: allargamento della conoscenza dei mercati di destinazione; Trasporti e telecomunicazioni: impatto sulla capacità di esportare prodotti ad elevata produttività

Capacità di finanziamento

Differenziale tassi di interesse sugli impieghi con il Centro Nord

 

 

Condizioni di legalità e coesione sociale

Indice di criminalità

**

Sicurezza: forte impulso tecnologico a sostegno dell'attività conoscitiva, di monitoraggio e di presidio del territorio

 

Quantificazione degli obiettivi specifici  Inizio Pagina

Nell’ambito della strategia dell’Asse appare prioritario il perseguimento dei seguenti obiettivi specifici:

Trasporti

·        Rafforzare i collegamenti di nodi e terminali a livello locale con le reti nazionali, al fine di agevolare i flussi di merci, risorse finanziarie e capitale umano da e verso il Mezzogiorno (con particolare attenzione, soprattutto nel settore delle merci, al legame fra dotazione e articolazione delle infrastrutture (reti e nodi) e qualità e articolazione dei servizi erogabili), nel rispetto degli standard di sicurezza e in materia di inquinamento atmosferico e acustico, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (accordi di Kyoto) e dei criteri di minimizzazione degli impatti sulle aree naturali e sul paesaggio.

·        Rafforzare e migliorare l’interconnessione delle reti a livello locale, elevando la qualità dei servizi, aumentando l’utilizzo delle strutture trasportistiche esistenti, generando effetti benefici per le famiglie e le imprese, in modo soprattutto da soddisfare la domanda proveniente dalle attività economiche.

·        Realizzare e adeguare i collegamenti dei nodi alle reti nazionali e internazionali (collegamento delle città con gli aeroporti, collegamento di aree in fase di forte sviluppo e di città capoluogo con la rete ferroviaria nazionale), nel rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni e dei criteri di minimizzazione degli impatti ambientali.

·        Perseguire il riequilibrio modale sia sul versante urbano e metropolitano (infrastrutture per il trasporto di massa in sede fissa), sia sul versante del trasporto merci (ferroviario, nella definizione degli itinerari e dei nodi di interscambio; marittimo, con particolare riferimento alle infrastrutture necessarie per dare impulso al cabotaggio).

·        Perseguire l’innovazione dei metodi gestionali delle reti materiali e immateriali, ottimizzare l’uso delle infrastrutture disponibili e massimizzare gli effetti derivanti dal loro potenziamento, elevandone qualità, efficienza e sicurezza in un contesto generale di trasparenza di gestione e di apertura al mercato (nel trasporto pubblico locale, nei porti, ecc.).

Società dell’informazione

·        Sostenere e diffondere la società dell’informazione con particolare riferimento ai settori della pubblica amministrazione, dell’educazione pubblica e dei sistemi produttivi.

Sicurezza pubblica

·        Aumentare le condizioni di sicurezza per lo sviluppo socioeconomico del Mezzogiorno, attraverso l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico dei sistemi di comunicazione dei soggetti istituzionalmente deputati al contrasto delle varie forme di illegalità, soprattutto con riferimento alle fattispecie direttamente o indirettamente aggressive delle attività economiche e/o imprenditoriali.

Internazionalizzazione

·        Favorire l’internazionalizzazione delle imprese del Mezzogiorno e la promozione dell’integrazione economica transfrontaliera e transnazionale.

Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto presentati nella tabella inserita al termine della descrizione dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi, al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione ex-ante.

 

Linee di intervento  Inizio Pagina

Trasporti

Per il settore dei trasporti, le linee di intervento di seguito indicate sono coerenti sia con gli obiettivi specifici citati in precedenza, sia con le altre politiche di programmazione nazionali e comunitarie tanto trasversali (politiche attive del lavoro, tutela dell’ambiente e del paesaggio) quanto verticali (DPEF 2000-2003, Piano Generale dei Trasporti, Piani di Sviluppo Regionali, Piani Regionali dei Trasporti, nonché strumenti di pianificazione territoriale e ambientale). In questo quadro va notevolmente rafforzato il coinvolgimento di operatori e capitali privati tramite operazioni di finanza di progetto.

In linea generale, nel rammentare che gli interventi puntuali, e in particolare le componenti “invarianti” sopra citate, saranno oggetto di analisi all’interno dei singoli programmi, si evidenziano le principali linee di intervento individuate per ciascun obiettivo strategico:

·        per quanto riguarda l’accessibilità, saranno previsti interventi volti a: velocizzare e raddoppiare le dorsali ferroviarie tirreniche e adriatiche, per garantire una più efficiente continuità fisica con la linea di alta velocità ferroviaria Napoli-Milano e la direttrice Bari-Bologna e un potenziamento delle linee trasversali; adeguare i principali rami autostradali conformemente alle normative adottate nel Paese (presenza banchina laterale e/o terza corsia) e perseguire lavori di ammodernamento/integrazione della viabilità ordinaria per garantire una migliore accessibilità alla rete autostradale; potenziare e ammodernare le strutture aeroportuali, realizzando interconnessioni ferroviarie e/o stradali tra lo scalo aeroportuale ed i principali bacini urbani, per favorire l’accessibilità soprattutto alle aree insulari e più periferiche;

·        per quanto riguarda il riequilibrio modale, il settore portuale, che registra segnali di ripresa grazie anche agli scali di Gioia Tauro e Taranto, necessita interventi di ammodernamento e potenziamento infrastrutturale (banchine, raccordi stradali o ferroviari, ecc.) per accogliere un volume di traffici (container) in continua crescita. Parallelamente, si procederà a interventi di ammodernamento/potenziamento sul sistema ferroviario, laddove possa rappresentare una valida alternativa alla rete stradale.;

·        l’obiettivo dell’intermodalità verrà perseguito attraverso opportuni interventi di potenziamento dei nodi a valenza nazionale, regionale e locale ove, in un’ottica complessiva di sistema, sussistano le condizioni per favorire un efficiente passaggio tra diverse modalità di trasporto. A tal fine particolare rilevanza assumono gli  interventi necessari (infrastrutturali e organizzativi, nei porti e nel loro retroterra) per creare le condizioni per o sviluppo del trasporto combinato strada-ferro-mare (cabotaggio concorrenziale), attraverso il quale incidere fortemente sul volume dei traffici merci stradali e ferroviari di lunga percorrenza, in modo da completare la catena logistica e garantire un flusso di merci più fluido;

·        relativamente agli interventi di efficienza e qualità, si tratterà di privilegiare lavori di adeguamento  delle reti stradali e ferroviarie per elevare gli standard di sicurezza, l’adozione di specifici programmi di comunicazione (G.M.D.S.S.) per la portualità e di controllo e prevenzione dell’inquinamento acustico per il settore aeroportuale, attraverso una dotazione strumentale più moderna con l’ausilio di satelliti (GNSS);

·        le azioni orientate al governo della mobilità potranno rivolgersi tanto al potenziamento delle infrastrutture, quali i principali nodi metropolitani ferroviari, per rendere più fluidi i traffici all’interno delle rispettive aree, evitando sovrapposizioni con quelli a lunga percorrenza, quanto a sistemi di controllo del traffico stradale e marittimo (V.T.S.) per la prevenzione degli incidenti e la salvaguardia delle risorse marine;

·        per quanto concerne la riduzione degli impatti ambientali, (oltre agli effetti che si determineranno sia con il miglioramento complessivo di efficienza, sia col riequilibrio modale) le azioni dovranno rivolgersi verso interventi di mitigazione degli impatti ambientali delle infrastrutture esistenti e sistemi di monitoraggio delle emissioni (aria, rumore). Le nuove infrastrutture e il potenziamento di quelle esistenti saranno oggetto, secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, di valutazioni di impatto sull'ambiente e sul paesaggio.

Le modalità di selezione dei progetti da proporre a cofinanziamento dovranno ispirarsi a un criterio di concentrazione che privilegi gli interventi più significativi per l’attuazione della strategia e compatibili con le risorse disponibili.

Società dell’informazione

Definizione di strategie regionali di sviluppo della SI

Sulla base dei grandi indirizzi definiti a livello nazionale, ciascuna regione dovrà sviluppare una strategia per lo sviluppo della Società dell’Informazione che sia basata sull’analisi dei bisogni delle diverse componenti socioeconomiche regionali e su un processo di consultazione e riflessione aperto ed inclusivo. Tale approccio strategico è una condizione preliminare per garantire che le singole misure siano adeguate alla struttura socioeconomica regionale.

I. Sensibilizzazione e alfabetizzazione

Le nuove conoscenze che la società dell’informazione impone, richiedono forti e specifici interventi per sviluppare rapidamente nuove competenze e per valorizzare l’uso del computer e degli accessi ad Internet.

Questa esigenza riguarda in primo luogo il mondo della scuola. In tale ambito sono identificabili alcune linee d’intervento, articolate nell’ambito degli assi III e VI, nei PON “Scuola per lo sviluppo”, “Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e alta formazione” e nei POR regionali. Gli interventi riguarderanno tre ambiti distinti di azione:

1. Formazione di docenti. Il QCS ritiene fondamentale un investimento qualitativamente elevato nella formazione dei docenti e, pertanto, si prevede un intervento formativo articolato su diversi livelli, dalla prima alfabetizzazione alla formazione specifica per la gestione delle reti e per utilizzazioni più avanzate delle nuove tecnologie connesse agli aspetti didattici. Questo ambito di azione è cofinanziato dal FSE.

 

2.       Alfabetizzazione dei giovani. I dati mostrano che il Mezzogiorno ha già accumulato un notevole ritardo nell'accesso alla società dell'informazione che rischia di tagliarlo fuori dal processo di crescita che la rivoluzione tecnologica permette di sviluppare. Appare necessario quindi recuperare alla SI la generazione che è già uscita o si appresta ad uscire dal sistema scolastico e universitario. Le scuole e le università potranno, tramite interventi di formazione permanente, permettere di recuperare almeno in parte tale ritardo. Questo ambito di azione è cofinanziato dal FSE.

3. Cablaggio delle sedi scolastiche, creazione di reti e postazioni tecnologiche, laboratori e sistemi multimediali al fine di migliorare e riorganizzare i supporti infrastrutturali e tecnologici, per il sostegno della qualità dell’istruzione e per lo sviluppo della società dell’informazione. Questo ambito di azione è cofinanziato dal FESR.

II. L’ammodernamento della Pubblica Amministrazione

L’impiego esteso delle nuove tecnologie informatiche, unitamente ai cambiamenti normativi in atto, possono contribuire in misura determinante a rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa e di governo. Varie esperienze maturate anche in alcune regioni meridionali mostrano come l’impiego delle nuove tecnologie può ridurre i costi della pubblica amministrazione e migliorare la quantità e qualità di servizi offerti.

A questo riguardo il Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio è impegnato a predisporre modelli sperimentali da mettere a disposizione delle regioni, a sviluppare accordi di collaborazione tra varie amministrazioni, a promuovere la diffusione delle esperienze di successo e delle buone pratiche. A tal fine si dovrà operare una ricognizione dello stato attuale e delle tendenze in corso.

Ai fini dell’intervento dei Fondi strutturali è indispensabile che la strategia complessiva  indichi le esigenze dei beneficiari, i servizi a cittadini e imprese, le procedure, l’architettura globale, i modelli, la posta elettronica, i sistemi di interconnessione e di dialogo. Nel frattempo, va data priorità alla promozione dell’uso di nuove tecnologie quali, ad esempio il teleconsulto tra strutture sanitarie regionali e tra queste e strutture extra-regionali, la realizzazione di centri servizi misti pubblico-privati, il potenziamento di strutture di monitoraggio responsabili della pianificazione strategica delle amministrazioni regionali e nazionali, la messa in rete di servizi culturali.

III. L’utilizzo dell’information technology da parte delle PMI

E’ opinione diffusa che le capacità organizzative e gestionali di sfruttare le nuove tecnologie  non colgono appieno le potenzialità insite nelle nuove tecnologie. Già oggi esistono innumerevoli strumenti per organizzare e gestire forme di commercio elettronico, e iniziano a strutturarsi società di servizi che sollevano le imprese dal compito di acquisire e gestire la tecnologia in casa. Queste soluzioni, di particolare interesse per le PMI, saranno fondamentali anche in virtù dell’atteso deficit di esperti qualificati, previsto in Europa e negli USA nei prossimi 3-4 anni a fronte dell’esplosione del commercio elettronico. Azioni e moduli di formazione continua e permanente, ma anche rivolta a disoccupati da formare alle nuove tecnologie, permetterebbero di coprire almeno in parte il previsto deficit.

L’intervento risulta pertanto complementare e sinergico agli interventi previsti nell’asse IV. Tuttavia, tenuto conto che gli interventi dei fondi strutturali dovranno privilegiare i servizi, é essenziale individuare in maniera specifica e dettagliata le caratteristiche reali dei fabbisogni e della domanda. E’ pertanto necessario che le Regioni si dotino in tempi brevi di “Piani regionali per la Società dell’Informazione” quali condizione preliminare per garantire che gli interventi siano adeguati alla struttura socioeconomica regionale. Tali piani, da elaborare tramite un processo aperto e partenariale con gli attori rappresentativi del sistema sociale ed economico, con il supporto del Gruppo di Lavoro “Società dell’Informazione” previsto nell’ambito del Comitato di Sorveglianza del QCS, dovranno definire i fabbisogni locali e stabilire le priorità strategiche. I programmi regionali dovranno pertanto progressivamente prevedere gli ambiti d’intervento e le misure in cui troveranno spazio le linee d’azione proposte dai Piani. Nel frattempo l’intervento del FESR potrà essere rivolto al soddisfacimento della domanda di nuovi servizi sicuramente utili quali, ad esempio, la promozione all’acquisto di prodotti locali e l’animazione settoriale e/o territoriale.

Sicurezza pubblica

Con riferimento alla crescita delle reti di sicurezza, le linee di intervento prioritarie sono relative:

·        al potenziamento delle tecnologie finalizzate alle telecomunicazioni di sicurezza e adeguamento dei sistemi per il controllo tecnologico del territorio;

·        ad azioni di sviluppo della sicurezza nelle procedure informatizzate e alla sicurezza relativa alla Protezione Civile;

·        ad azioni di sensibilizzazione, formazione e assistenza tecnica e consulenza tecnologica di supporto alle condizioni di sicurezza.

Internazionalizzazione

Le linee di intervento si riferiscono a:

·        collegamento e creazione di network operativi che possano consentire alle imprese del Mezzogiorno di disporre di strumenti informativi e di servizi avanzati per la conoscenza dei mercati esteri e delle opportunità che in essi si possono presentare;

·        sostegno alle imprese mediante l’accesso agevolato alle informazioni e ai servizi di assistenza per l’internazionalizzazione tramite le reti esistenti;

·        coinvolgimento delle istituzioni e degli operatori locali al fine di massimizzare le ricadute sul territorio degli accordi di cooperazione commerciale e interindustriale siglati nei diversi settori.

Gli interventi per l’internazionalizzazione inclusi nell’asse VI devono essere strettamente collegati agli obiettivi di sviluppo economico e produttivo del territorio e coordinati con quelli previsti negli assi III e IV. Laddove si tratta di sostenere l’offerta di servizi alle imprese, devono essere rispettati i medesimi criteri indicati dell’asse IV in relazione ai servizi.

Le autorità di gestione dei programmi operativi relazionano sul rispetto dei criteri sopra citati e sul collegamento tra interventi per l’internazionalizzazione e sviluppo economico-produttivo nei complementi di programmazione.

Criteri e indirizzi per l’attuazione  Inizio Pagina

I criteri di ripartizione degli interventi tra programmi nazionali e programmi regionali devono basarsi sulle specifiche caratteristiche delle componenti dell’Asse – trasporti, comunicazioni, sicurezza e internazionalizzazione – secondo una modulazione che consenta di amplificare gli effetti positivi dei programmi sullo sviluppo economico e territoriale delle aree di riferimento nelle seguenti articolazioni:

-         locale-locale. Si tratta degli interventi tesi a migliorare i collegamenti entro e tra i poli di sviluppo locale, che riguardano la realizzazione di interventi puntuali volti a risolvere problemi di accessibilità, di qualità o di intermodalità in ambito prettamente regionale. Tali interventi dovranno trovare collocazione logica e funzionale nei POR.

-         locale-globale. Si tratta di selezionare, fra gli interventi possibili, quelli che maggiormente si prestano a sostenere il processo di internazionalizzazione del Mezzogiorno, garantendo una connessione delle singole realtà regionali con le grandi direttrici di traffico della penisola. Tali interventi dovranno trovare prevalentemente collocazione nel PON.

-         globale. Si tratta di quegli interventi aventi valenza prioritaria per il territorio del Mezzogiorno nel suo complesso, e in particolare con la realizzazione dei TEN, che andranno pertanto inseriti nel PON.

Per i trasporti, in particolare, la definizione delle componenti “invarianti”, da implementare nella prima parte del programma, dovrà accompagnarsi alla definizione di analoghe componenti “invarianti” regionali da selezionare secondo le stesse metodologie previste a livello nazionale. Una volta definito lo strumento operativo per il Mezzogiorno, nelle sue articolazioni regionali, si prevederà una ripartizione degli interventi previsti tra POR e PON anche attraverso eventuali interventi di riprogrammazione dei PON e dei POR.. Ferma restando la necessità di una metodologia di valutazione ex-ante dei progetti, la selezione e realizzazione degli interventi dovranno seguire alcuni indirizzi comuni:

-         valutazione preventiva di ogni intervento rispetto all’impatto complessivo e di medio-lungo periodo sulla collettività al fine di assicurare che la sottostante politica dei trasporti sia funzionale alle esigenze di imprese e cittadini,

-         concentrazione delle infrastrutture su di un numero circoscritto di interventi prioritari, selezionati in prevalenza fra quelli che maggiormente concorrono a configurare un sistema di trasporto integrato;

-         selezione degli interventi secondo criteri basati sulla sostenibilità finanziaria (costruzione ed esercizio), la possibilità di partecipazione di operatori e capitali privati; la complementarietà con altri interventi e l’effetto leva complessivo; la capacità degli interventi di ridurre i costi esterni delle attività di trasporto e di contribuire al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale di lungo periodo; lo specifico contributo alla minimizzazione degli impatti sulle aree naturali e paesaggistiche di pregio;

-         individuazione di procedure atte a assicurare maggiore efficienza e celerità nella fase di avvio e realizzazione delle opere;

-         impulso all’introduzione di nuove tecnologie nel settore anche indicando l’innovazione quale requisito già in fase di gara.

L’esigenza di assicurare omogeneità negli standard qualitativi e di conseguire economie di scala nella realizzazione degli interventi aventi in particolare riferimento sovraregionale, è alla base dell’affidamento al Ministero dei Trasporti di un Programma Operativo Nazionale, le cui priorità di azione sono collegate con le scelte programmatiche delle Regioni.

Per quanto riguarda gli interventi per lo sviluppo della società dell’informazione, alcuni criteri di demarcazione tra PON e POR sono stati inseriti nella descrizione delle linee di intervento.

Per quanto attiene alla sicurezza dovranno essere seguite le seguenti linee di indirizzo:

·        saranno privilegiate, all’interno dei Programmi Operativi Regionali gli interventi di impostazione integrata, che inseriscono gli obiettivi della sicurezza in un più ampio ventaglio di recupero delle aree di disagio sociale e di sviluppo produttivo;

·        per la responsabilità nazionale del fattore sicurezza, e per le esigenze di omogeneità e contestualità dell’intervento è previsto un Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo” che, a partire dall’esperienza del periodo 1994-1999, faccia leva sulle componenti più tecnologiche e organizzative dell’intervento.

Con riferimento alle azioni per l’internazionalizzazione si evidenzia:

·        la necessità di integrare nell’ambito di una strategia unitaria interventi ed azioni di internazionalizzazione che maturano nei diversi Assi e Settori di intervento, ed in particolare con riferimento a “Sviluppo Locale”, “Risorse Umane”, “Città” (cfr. capitoli precedenti) adottando un approccio valutativo a carattere trasversale, da condurre in forma partenariale tra Amministrazioni centrali e regionali, e che permetta di individuare interventi suscettibili di migliorare il collegamento con mercati o partner internazionali;

·        la possibilità di realizzare azioni di assistenza da parte delle amministrazioni centrali alle Regioni per operazioni di internazionalizzazione, attraverso gli interventi del PON « Assistenza tecnica e azioni di sistema ».

 

TABELLA DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI - ASSE VI

3.8. Orientamenti generali per gli interventi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale  Inizio Pagina

3.8.1.  La strategia di sviluppo per l’agricoltura ed il mondo rurale

Le tabelle seguenti mettono in evidenza i punti di forza e di debolezza, le opportunità e i rischi relativi all’agricoltura, allo sviluppo rurale e al settore agro-alimentare nel Mezzogiorno, sulla base della situazione attuale e delle prospettive di evoluzione.

Agricoltura e sviluppo rurale

Punti di forza

Punti di debolezza

-          presenza di un nucleo, ancorché ristretto, di aziende competitive e con elevata propensione all'adozione dell'innovazione tecnologica

-          presenza di nuclei territoriali "integrati" e con forte capacità competitiva

-          intensità produttiva degli ordinamenti relativamente poco elevata

-          presenza di aziende che adottano una strategia di diversificazione delle fonti di reddito aziendali

-          consistenti risorse ambientali, paesaggistiche e storico-culturali

-          presenza di produzioni con adeguati sbocchi di mercato

-          svantaggi di ordine naturale (forte incidenza delle superfici collinari e montane)

-          carenze infrastrutturali

-          elevata incidenza di aziende di piccole e piccolissime dimensioni

-          costi di produzione relativamente elevati

-          scarsa incidenza della superficie irrigabile sulla SAU totale

-          presenza ridotta di aziende "professionali"

-          alta incidenza di aziende condotte da anziani

-          livello contenuto di investimenti

-          difficoltà di accesso al credito

-          bassa propensione all'associazionismo

-          collegamento insufficiente tra la ricerca in campo agroalimentare e la sfera della produzione agricola

Opportunità

Rischi

-          incremento della domanda di produzioni di qualità e tipiche

-          introduzione dell'innovazione tecnologica

-          aumento degli sbocchi commerciali all'estero per le produzioni di pregio

-          incremento delle opportunità di reddito extra-agricolo e di diversificazione delle attività aziendali

-          valorizzazione risorse ambientali e paesaggistiche

-          potenzialità di sviluppo per il turismo rurale, l'agriturismo e il patrimonio storico-architettonico

-          ricambio generazionale

-          difficoltà nel mantenere quote di mercato acquisite a causa della crescente competitività esterna

-          decrescente potere contrattuale nei confronti degli attori a monte e a valle della produzione agricola

-          progressivo peggioramento delle ragioni di scambio tra prodotti agricoli e beni di investimento

 


Settore della trasformazione e commercializzazione

Punti di forza

Punti di debolezza

-          tipicità delle produzioni e elevata presenza di prodotti con marchio Doc, Dop e Igp

-          elevata integrazione con il territorio e conseguente capacità di offerta di produzioni legate ai consumi locali, garantendo alla GDO bassi costi nella logistica

-          elevata quota di produzione, rispetto al totale nazionale, di prodotti mediterranei e rilevante peso nella produzione delle materie prime dei principali prodotti tipici

-          eccessiva frammentazione dell’offerta, anche in ragione della carente propensione all’associazionismo e alla aggregazione commerciale

-           

-          bassa percentuale di trasformazione rispetto alla produzione agricola (inadeguatezza del settore industriale rispetto a quello agricolo).

-          scarsa diffusione della GDO.

-          bassa propensione all’esportazione

-          carenze infrastrutturali

-          livello contenuto degli investimenti e di innovazione tecnologica

Opportunità

Rischi

-          Crescente apprezzamento da parte del mercato dei prodotti delle produzioni meridionali ed in particolare dei prodotti di qualità

-          Diffusione della dieta mediterranea e conseguente sviluppo della domanda di prodotti tipici dell’area del mediterraneo.

-          Crescita della domanda delle produzioni tipiche, in particolare nelle aree sviluppate esterne all’UE.

-          Sviluppo della domanda dei prodotti freschi che hanno subito un processo di prima trasformazione (prodotti di quarta gamma)

-          elevata concorrenza dei paesi mediterranei

-          rischio di un’appropriazione sempre minore del valore aggiunto del prodotto finale a favore della distribuzione che gestisce la logistica e detiene le informazioni sul mercato.

-          difficoltà a far rientrare all’interno del mercato le forme di vendita diretta che, per taluni prodotti, raggiungono quote elevate.

 

 

Le potenzialità di sviluppo sono legate alle specificità del contesto socioeconomico e naturale locale. Nelle regioni dell’Obiettivo 1 sono individuabili realtà territoriali estremamente differenziate dal punto di vista della dotazione di risorse, delle caratteristiche strutturali ed economiche dell’agricoltura, del grado integrazione tra le componenti del sistema agroalimentare e del loro collegamento con il contesto economico e sociale circostante, della maggiore o minore vicinanza alle principali arterie di traffico e ai mercati di sbocco dei prodotti, della presenza di attività industriali e terziarie e della qualità del tessuto istituzionale locale. Tali aree presentano, pertanto, fabbisogni di intervento notevolmente diversificati.

Per queste regioni, l'estrema varietà di situazioni può essere schematicamente ricondotta a due categorie principali di aree rurali.

Realtà agricole maggiormente dinamiche

Si tratta di aree di pianura irrigua o di media collina, che in qualche caso assumono la configurazione di vere e proprie filiere territoriali o di distretti agricoli o agro-industriali, caratterizzate da un significativo grado di ruralità del territorio e, in molti casi, da una notevole vitalità istituzionale oltre che produttiva.

In queste aree esistono i presupposti per uno sviluppo integrato tra industria e agricoltura e per una crescita del settore agro-alimentare, in un’ottica di sistema. Si pone tuttavia un problema di stabilizzazione dei rapporti intersettoriali, di valorizzazione delle produzioni agro-alimentari e di presidio ambientale.

I maggiori vincoli allo sviluppo del sistema agro-industriale di queste aree può essere individuato nell'assenza, o nello scarso consolidamento, di rapporti sistemici e duraturi tra gli operatori locali e nelle difficoltà di penetrazione commerciale sui mercati interni e internazionali.

In queste aree i fabbisogni di intervento riguardano, in primo luogo, il miglioramento della competitività del sistema produttivo ed il rafforzamento dei processi di integrazione lungo le filiere, che devono interessare in primo luogo:

·        le aziende agricole;

·        le strutture di produzione trasformazione e commercializzazione per razionalizzare i processi produttivi;

·        la qualità dei prodotti, che diviene un fattore strategico di competitività, da perseguire attraverso un appropriato sistema di aggregazione e commercializzazione dell'offerta, lo stimolo all'adozione dell'innovazione tecnologica in stretto collegamento con l'impulso al sistema della ricerca, il potenziamento delle risorse umane in grado di mediare i necessari processi di trasformazione dei sistemi produttivi;

·        il ricambio generazionale;

·        la formazione professionale, soprattutto in materia di qualità dei prodotti e sostenibilità ambientale dell'attività produttiva, impiego ottimale delle risorse (con particolare attenzione al profilo ambientale), gestione economica delle aziende;

·        la dotazione infrastrutturale, soprattutto nel campo degli impianti collettivi di distribuzione delle acque a scopi irrigui, che presentano esigenze di completamento, razionalizzazione e  ristrutturazione;

·        l'attenuazione dell'intensità di utilizzo dei fattori produttivi, per limitare l'impatto ambientale delle attività produttive.

Aree rurali caratterizzate da difficoltà nel processo di sviluppo

Si tratta di aree che presentano difficoltà legate a svantaggi specifici, a una debolezza economica o strutturale interna, a processi di ristrutturazione in atto oppure alla loro marginalità in senso territoriale o rispetto ai principali meccanismi di sviluppo.

Le possibilità di sopravvivenza e di crescita di queste realtà sono collegate alla specificità delle risorse locali e l'intervento, pertanto, in queste aree deve tendere a soddisfare i fabbisogni e le specifiche esigenze e potenzialità territoriali, attivando uno sviluppo autopropulsivo. Tale sviluppo deve avere, come primo obiettivo, quello di consentire la permanenza della popolazione sul territorio a condizioni accettabili di reddito e di qualità della vita. I fabbisogni per tali aree possono essere individuati:

·        nella valorizzazione di produzioni locali tipiche e di qualità;

·        nello stimolo a diversificare le attività economiche locali;

·        nello sfruttamento delle potenzialità turistiche attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali e storico culturali.

In queste aree, si pongono anche forti esigenze di:

·        ammodernamento strutturale dell’agricoltura;

·        ricambio generazionale nel tessuto produttivo agricolo;

·        controllo idrogeologico del territorio;

·        protezione dell’ambiente e, più in generale,

·        miglioramento della qualità della vita della popolazione residente.

3.8.2. Obiettivi e linee di intervento  Inizio Pagina

L'esperienza compiuta nella fase di attuazione dei programmi del periodo 1994-1999 ha messo in evidenza, per il settore agricolo, non tanto l'inadeguatezza degli strumenti disponibili, quanto l'eccessiva proliferazione degli interventi, la disomogeneità degli stessi in relazione ai vari strumenti operativi (programmi strutturali, leggi nazionali, regimi di aiuto, OCM, ecc.) e la mancanza in alcune realtà regionali di collegamento in una logica di filiera dei vari interventi realizzati.

Sulla base dell'analisi strutturale e dell'individuazione dei fabbisogni per il comparto agricolo e le aree rurali delle regioni dell’obiettivo 1 sono stati identificati i seguenti obiettivi specifici:

Miglioramento della competitività dei sistemi agricoli e agro-industriali in un contesto di filiera.

Sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, ambientali e storico-culturali.

Nell’ambito di questi due obiettivi specifici, un accento particolare sarà messo sugli aspetti infrastrutturali e ambientali legati allo sviluppo dell’agricoltura e delle zone rurali.

Le principali linee di intervento per il primo obiettivo specifico riguardano:

·        il miglioramento della competitività attraverso la riconversione produttiva volta a conseguire assetti produttivi compatibili con le prospettive di mercato; l’introduzione di innovazioni finalizzate alla riduzione dei costi unitari di produzione; il miglioramento qualitativo della produzione, nonché la riduzione dell’impatto ambientale dei processi produttivi in ogni fase della filiera;

·        la valorizzazione e il potenziamento delle produzioni di qualità, l'organizzazione dell'offerta e il rafforzamento delle funzioni commerciali anche attraverso la promozione di rapporti di integrazione;

·        il miglioramento dei processi produttivi agricoli e agro-industriali attraverso l'introduzione di sistemi di gestione integrata in tema di qualità, sicurezza, ambiente lungo tutta la filiera;

·        le azioni formative e quelle dirette a favorire il ricambio generazionale nelle imprese agricole e il primo insediamento dei giovani agricoltori;

·        il miglioramento delle performance ambientali mediante la riduzione delle emissioni inquinanti, la riduzione degli input chimici, l’ottimizzazione dell’impiego e della gestione delle risorse naturali (suolo e acqua), l’attuazione di forme di risparmio idrico nell’ambito di comprensori o di specifiche filiere agro-industriali (riciclo delle acque, depurazione e utilizzazione irrigua);

·        il miglioramento della dotazione infrastrutturale.

Le linee di intervento previste per questo obiettivo devono essere strettamente integrate a quelle previste per l’Asse I (Risorse naturali), in particolare con quelle relative al suolo ed alle risorse idriche.

Gli interventi previsti, pur potendo interessare anche aree ad agricoltura meno sviluppata, concernono in particolare le aree con maggiori prospettive di sviluppo competitivo nel settore agricolo, fortemente orientate sui mercati nazionali ed internazionali, con evidenti fenomeni di specializzazione produttiva in atto e di collegamenti con l’industria di trasformazione ed il settore distributivo.

In queste aree sono individuabili processi di integrazione che si sviluppano in due direzioni:

·        filiere di dimensione nazionale o comunque sovraregionale, in quanto alcune fasi (ad es. trasformazione e/o commercializzazione), non essendo sviluppate nell’ambito dello stesso territorio, sono affidate ad operatori “esterni”, con evidente perdita di controllo e di valore aggiunto a livello regionale;

·        filiere di dimensione sub-regionale, localizzate nel territorio e costituenti dei sistemi agro-industriali con potenzialità di sviluppo.

In entrambi i casi gli interventi dovrebbero essere diretti rafforzare la capacità competitiva delle filiere, con un approccio che combina interventi diversi a seconda dei comparti interessati o del tipo di filiere. Nello stesso tempo gli interventi dovrebbero puntare a rafforzare la capacità contrattuale e l’integrazione dei produttori delle materie prime all’interno della filiera, in modo da accrescere la quota di valore aggiunto che perviene alla fase produttiva.

Il rafforzamento della capacità competitiva della filiera si traduce in interventi che, congiuntamente e in modo integrato, in termini programmatici e/o progettuali, puntino a migliorare i punti deboli della stessa filiera, nei singoli segmenti o nei collegamenti fra i segmenti della filiera. Ciò implica prevedere interventi possibilmente integrati per quanto riguarda la fase produttiva, trasformativa, commerciale nonché i servizi e le infrastrutture a supporto della filiera.

Per ciò che riguarda le caratteristiche territoriali, si tratta principalmente di aree di pianura irrigua o di media collina, con ordinamenti orientati verso la frutticoltura, l’orticoltura, il florovivaismo, le colture industriali, la viticoltura, l’olivicoltura, la zootecnia da latte o ad orientamento misto latte-carne.

Le aree più bisognose di interventi sono quelle dove la struttura produttiva e quella trasformativa sono più frammentate in una miriade di piccole e piccolissime unità, che operano a costi non competitivi e senza adeguati standard qualitativi.

La dotazione infrastrutturale è in alcune aree inadeguata nel campo degli impianti collettivi di distribuzione delle acque a scopi irrigui, che presentano esigenze di completamento e/o di ristrutturazione. Tali interventi, qualora rispondenti anche agli obiettivi dell’asse relativo alle Risorse Naturali, potranno essere realizzati anche in questo asse prioritario.

La particolare intensività degli ordinamenti produttivi in queste zone pone rilevanti problemi di eccessivo impiego di fattori produttivi, non sempre in equilibrio con il mantenimento di uno stock quantitativo e qualitativo delle risorse naturali. Di conseguenza si avverte l’esigenza di un intervento pubblico teso a favorire un equilibrato e non depauperante uso di tali risorse.

In queste realtà esiste una forte esigenza di un efficace intervento nel campo della qualità dei prodotti e della loro commercializzazione, dell’impiego ottimale delle risorse e dei fattori produttivi, nonché di servizi specializzati che si affianchino alle azioni di investimento nelle imprese.

Gli interventi descritti fin qui sono stati realizzati, nell’esperienza di programmazione dei Fondi strutturali attuata sinora, attraverso progetti di investimento presentati dalle singole aziende, che non sempre si riferivano ad un approccio integrato.

Al fine di garantire la progettazione e, la realizzazione in via prioritaria di interventi integrati per le singole filiere e/o per le singole aree, appare opportuno che i progetti aziendali non siano autonomi e svincolati dagli altri interventi, ma siano possibilmente riferiti a programmi organici di filiera. Ciò consentirebbe di non disperdere gli aiuti finanziari, bensì di concentrarli sulle filiere interessate e/o su aree delimitate anche al fine di aumentarne l’efficacia economica.

L'inserimento nel quadro di programmi e/o progetti di filiera e/o di area dovrebbe conferire ai progetti individuati (presentati da singoli operatori di imprese agricole o agro-industriali), così come ai progetti di servizi e infrastrutturali, un titolo di priorità nell'istruttoria e selezione ai fini del finanziamento, senza tuttavia costituire un vincolo di esclusione.

Nel campo degli interventi irrigui, l'ampliamento delle reti distributive o l'ammodernamento e la razionalizzazione di quelle esistenti deve essere coordinato con i progetti di filiera e/o di area, prevedendo una priorità di intervento in quelle aree dove verranno effettuati completamenti delle reti consortili o in quelle filiere dove l'adeguamento di reti aziendali irrigue è funzionale all’uso razionale delle risorse idriche, al potenziamento strutturale delle imprese, al miglioramento della qualità dei prodotti, della salubrità degli alimenti ed è coerente con i vincoli normativi e produttivi definiti nel quadro delle OCM,.

Tutti gli interventi programmati, in modo integrato, nel quadro di progetti di filiera andranno naturalmente coordinati con quelle misure strutturali previste dalle singole Organizzazioni comuni di mercato e dovranno essere coerenti con queste ultime.

Le principali linee di intervento per il secondo obiettivo specifico riguardano:

·        la valorizzazione di tutte le risorse endogene esistenti nelle aree interessate, da quelle imprenditoriali a quelle ambientali e paesaggistiche, alle risorse legate all’identità culturale e sociale delle singole aree;

·        la conservazione, tutela e valorizzazione commerciale delle risorse ambientali, incluse le foreste, prioritariamente nel quadro di una programmazione integrata in cui si affianchi anche la finalità di sviluppo socio-economico di territori determinati;

·        il sostegno e la diversificazione del sistema di imprese locali per ampliare gli sbocchi occupazionali anche nei settori collegati con l’agricoltura (turismo rurale, agriturismo, artigianato, ecc.);

·        l’ampliamento degli sbocchi commerciali per la produzione agricola di qualità e delle micro-filiere territoriali;

·        il miglioramento del contesto infrastrutturale e dei servizi essenziali nelle aree rurali.

Le linee di intervento previste per questo obiettivo devono essere strettamente collegate a quelle previste nell’asse Risorse Naturali e nell’asse Risorse Culturali e, qualora rispondano anche agli obiettivi di questi assi, essere integrate in esse.

Questi interventi interessano alcune tipologie di aree che, per motivi diversi, presentano difficoltà nel processo di sviluppo, pur avendo risorse endogene da valorizzare. Ciò implica che tali aree, sostenute da un intervento pubblico calibrato e mirato sulle specifiche esigenze e potenzialità territoriali, potrebbero attivare un proprio percorso di sviluppo. Le aree suddette sono quelle più interessate ad un’efficace politica di coesione economico-sociale, in quanto più colpite dai processi di ristrutturazione in atto nell’economia o, addirittura, emarginate dai meccanismi di sviluppo esistenti.

All’interno di questo gruppo di aree possono essere distinte differenti tipologie, ciascuna delle quali necessita di una progettazione specifica e di una differente modulazione delle politiche strutturali delineate dai nuovi regolamenti. A titolo indicativo, tali aree possono essere così elencate:

·        Zone di montagna, altre zone svantaggiate, zone con vantaggi specifici e altre zone dove gli indici di frammentazione delle strutture agricole, di senilizzazione e di produttività sono sensibilmente al di sotto della media nazionale.

·        Zone agricole dove sono in atto consistenti processi di ristrutturazione e/o di abbandono degli ordinamenti produttivi preesistenti per effetto della riforma della  Politica Agricola Comune. Tali processi non sono necessariamente in atto solo ed esclusivamente nelle zone più marginali, ma investono anche zone dove l’agricoltura costituisce un’attività di peso rilevante nell’ambito dell’economia del territorio.

·        Zone dove sono localizzate interessanti micro-filiere locali, produzioni di qualità e di estensione territoriale limitate. Tali zone soffrono di una specifica difficoltà di valorizzazione della produzione locale su un certo mercato più vasto e di strutture produttive e di trasformazione che, pur conservando la dimensione medio-piccola, hanno notevoli margini di miglioramento tecnologici e organizzativi.

·        Zone sottoposte a vincoli ambientali e paesaggistici e zone di rilevanti interesse naturalistico, coincidenti in larga misura con la “rete ecologica nazionale”. Si tratta di zone dove, accanto all’indubbia esigenza di conservazione e tutela, va affiancato un intervento di promozione di attività economiche sostenibili e integrate con le aree adiacenti.

L’esperienza di programmazione dei Fondi strutturali realizzata sinora ha chiaramente messo in evidenza che nei territori rurali più svantaggiati occorre un approccio che attivi tutte le risorse pubbliche e private per il perseguimento di un programma organico di sviluppo integrato nell’ambito di un partenariato ampio e rappresentativo. Ciò consente di mettere in relazione tra loro, secondo un approccio integrato, interventi che insistono sullo stesso territorio evitando la frammentazione e la dispersione degli investimenti pubblici e privati.

Nel campo della forestazione, inoltre, occorre assicurare un sostegno della silvicoltura da reddito ed alla forestazione a scopo di protezione idro-geologica e ambientale, attraverso investimenti nelle aziende forestali e negli impianti di trasformazione e commercializzazione, aiuti agli investimenti nelle imprese forestali e per interventi di mantenimento e conservazione delle foreste, nonché per le associazioni di imprenditori forestali.

 

3.8.3.  Collegamenti con gli interventi dei Piani di sviluppo rurale delle regioni Obiettivo 1 (FEOGA-Garanzia) e con gli interventi di programmazione nazionale  Inizio Pagina

La programmazione dei Piani di Sviluppo Rurale nelle regioni obiettivo 1 comprende tutti gli interventi cofinanziati dalla sezione garanzia del Feoga, vale a dire il prepensionamento (artt. 10-12 del Reg. 1257/99), l'imboschimento delle superfici agricole (art. 31), le misure agroambientali (artt. 22-24) e le indennità compensative per le zone svantaggiate e le zone soggette a vincoli ambientali (artt. 13-21).

Gli interventi previsti dai programmi operativi regionali dovranno essere coerenti con i corrispondenti Piani di sviluppo rurale (finanziati dal FEOGA-Garanzia) per le diverse misure di sostegno all'agricoltura e allo sviluppo rurale. Gli interventi strutturali attuati a titolo del presente QCS, per quanto riguarda l’agricoltura e lo sviluppo rurale, dovranno essere conformi alla politica agricola comune e ai Regolamenti (CE) n. 1257/1999 e n. 1750/1999 relativi allo sviluppo rurale.

Poiché gli interventi previsti dalle misure che verranno inserite nel PSR sono prevalentemente di natura ambientale e mirano a salvaguardare e valorizzare le risorse naturali, nonché a stimolare l'adozione di pratiche agricole eco-compatibili, l'integrazione con gli obiettivi dei POR deve avvenire principalmente su questa base, ovvero per quanto riguarda il rafforzamento degli obiettivi ambientali e di tutela del patrimonio naturale, ed in termine di contributo al perseguimento di uno sviluppo eco-sostenibile nelle aree rurali.

La programmazione degli interventi che saranno inseriti nei PSR delle regioni obiettivo 1 dovrà risultare integrata con gli interventi del Programma Operativo, sia a livello territoriale che a livello di obiettivi (globali, specifici e operativi).

Con riferimento a quest'ultimo aspetto, la zonizzazione del territorio regionale e l'individuazione delle aree rilevanti per gli interventi, nonché l'eventuale graduazione del sostegno, riveste un'importanza particolare, perché può costituire l'elemento su cui basare i legami non solo tra le stesse misure del PSR ma, soprattutto, tra queste e gli interventi previsti nei POR.

Le aree del territorio regionale su cui attuare gli interventi previsti dal PSR devono essere individuate tenendo presente, laddove presente, la zonizzazione prevista nel PO e armonizzando, anche a livello territoriale, gli obiettivi del Programma Operativo e gli obiettivi degli interventi previsti nel PSR.

Una particolare attenzione dovrà essere riservata alla coerenza degli interventi previsti dai Programmi Operativi Regionali rispetto alla programmazione nazionale di settore prevista dal Documento Programmatico Agroalimentare, di cui alla legge nazionale n° 499/99.

Nell’ambito delle linee di indirizzo previste da questa programmazione nazionale, un riferimento particolare deve essere fatto al settore agrumicolo, per il cui rilancio e sviluppo occorrerà garantire la piena integrazione e coerenza tra le linee di azione individuate nel relativo piano di settore e gli interventi inseriti nei Programmo Operativi Regionali.

 
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