Il sistema urbano del Mezzogiorno presenta una situazione di ritardo rispetto
al modello di sviluppo urbano che si sta dimostrando più competitivo
a livello europeo, con l'affermazione delle città metropolitane
di rango intermedio e di "reti di città" di minori
dimensioni, che hanno dimostrato una maggiore capacità di
articolazione funzionale, un migliore equilibrio ambientale
e sociale, minori fattori di congestione, un’adeguata connessione
alle reti materiali ed immateriali. Tale ritardo costituisce
un fattore di debolezza nello sviluppo dell’intero territorio.
L’obiettivo di sviluppare un sistema di città coerente con il territorio circostante,
che valorizzi le potenzialità di ciascuna area urbana in un
disegno integrato, può essere perseguito a partire da alcuni
principali punti di forza ed opportunità esistenti:
·
i segnali
di vitalità imprenditoriale riscontrati in alcune aree urbane;
·
la disponibilità
di risorse non valorizzate ai fini dello sviluppo economico
e produttivo;
·
il progressivo
miglioramento dell’efficienza dell’Amministrazione delle città.
Nella tabella che segue si sintetizzano gli elementi principali dell’analisi
dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e dei
rischi del sistema urbano del Mezzogiorno. Tale analisi non
può considerarsi esaustiva dell’intera gamma delle caratteristiche
presenti nelle singole città e deve essere letta alla luce
delle differenziazioni esistenti tra le diverse città del
Mezzogiorno, in particolare distinguendo tra città metropolitane
e città di minori dimensioni.
Punti di forza
|
Punti di debolezza
|
Localizzazione delle città meridionali al centro del
Mediterraneo e, in parte, di fronte ai Balcani e allo
snodo di potenziali corridoi di trasporto transeuropeo.
Segnali di vitalità e di rinascita culturale di molte
città sia metropolitane che di medie dimensioni (Salerno,
Palermo, Cosenza e Catania).
Risorse ambientali e culturali da valorizzare a fini
turistici, anche attraverso lo sviluppo dell’economia
sociale.
Vivacità dell'imprenditoria ricreativo-culturale.
Centri di eccellenza post-universitaria in alcune città
(Napoli, Catania, Bari, Lecce).
Disponibilità di strutture e spazi dismessi o inutilizzati
da recuperare e utilizzare come contenitori di iniziative
produttive, terziarie, sociali, culturali.
Rendita fondiaria urbana elevata, può costituire un canale
di cofinanziamento privato dei progetti di riqualificazione
urbana.
|
Scarsa qualità dell’ambiente urbano (inquinamento, congestione,
disordine e degrado, mancanza di spazi di aggregazione),
soprattutto nelle metropoli.
Criminalità diffusa (in particolare nelle aree metropolitane
e nelle aree tradizionali).
Inadeguata dotazione di infrastrutture.
Inefficienza della Pubblica Amministrazione locale nell’offerta
di servizi alle imprese e ai cittadini.
Amministrazioni locali poco sensibili alla domanda di
servizi sociali.
Scarsa presenza di cittadini e di imprese straniere.
Scarsi collegamenti con altre città.
Problemi di spopolamento e degrado delle aree culturali
e storiche nei piccoli centri.
|
Opportunità
|
Rischi
|
Opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia sociale
in termini di maggiore coesione sociale, nuova occupazione,
pari opportunità.
Opportunità offerte dall’elezione diretta dei sindaci,
in termini di maggiore stabilità politica e leadership.
Nuove opportunità per le metropoli del Mezzogiorno nell’ambito
del sistema di relazioni internazionali, con capacità
di erogare servizi di
livello superiore.
Fenomeni di dinamismo imprenditoriale di alcune aree
e nuove opportunità per le città di medie dimensioni
di sviluppare funzioni urbane a sostegno di tali processi.
Presenza di bisogni sociali non soddisfatti da un’offerta
organizzata.
Opportunità offerte dalle nuove tecnologie (telelavoro,
teleassistenza) che consentono uno sviluppo territoriale
più equilibrato.
|
“Effetto tunnel”: tendenza degli investitori a concentrarsi
nei nodi delle grandi reti infrastrutturali, trascurando
le altre aree.
Concorrenza di altre città europee nell’attrazione di
investimenti.
Rischi connessi ad uno sviluppo del terzo settore eccessivamente
dipendente da finanziamenti pubblici e da meccanismi
poco trasparenti di affidamento dei servizi.
Marginalizzazione nei processi di agglomerazione territoriale
del terziario.
|
La strategia si basa sulla necessità di rafforzare il sistema urbano del Mezzogiorno
con una maggiore integrazione degli interventi e un forte
partenariato istituzionale, economico e sociale, superando
in tal modo la logica degli interventi puntuali che ha caratterizzato
il precedente periodo di programmazione, e valorizzando le
esperienze più innovative già sperimentate.
L’area prioritaria di intervento è la migliore
articolazione del ruolo e delle funzioni delle città nel proprio
contesto territoriale. Tale articolazione consente di
aumentare la competitività del sistema urbano meridionale
attraverso l’individuazione
e la valorizzazione del ruolo di ciascuna città radicata
nel contesto regionale. In particolare la strategia mira a
rafforzare le funzioni di poli di crescita delle grandi città
e il ruolo di sostegno ai processi di sviluppo locale dei
centri minori, riconoscendo l’importanza dei legami con l’hinterland
e con le zone circostanti al fine di migliorare lo sviluppo
equilibrato del territorio.
La strategia deve attuarsi nell’ambito di un disegno regionale, in cui lo
sviluppo urbano si
integra con quello complessivo. In tal senso le Regioni identificano
le potenzialità di ciascuna città nel contesto più ampio del
territorio regionale e scelgono su quali città puntare (applicando
il principio di concentrazione degli interventi) per
realizzare specifici progetti di sviluppo urbano sostenibile,
integrato e bilanciato con il resto
territorio (ad esempio: lo sviluppo di servizi specializzati,
qualificati, innovativi a favore delle attività produttive,
di ricerca, del tempo libero; la creazione o promozione di
reti internazionali di ricerca, sede di istituti culturali
e di alta formazione anche di richiamo internazionale).
Nel quadro di una strategia di sviluppo urbano così definita, gli interventi
possono contenere azioni legate agli ambiti di intervento
sotto descritti, purché attuati tenendo conto dei principi
di integrazione e concentrazione :
1.
il miglioramento
della qualità urbana,
soprattutto nelle grandi città, che rappresenta una condizione
necessaria per aumentare la capacità di attrazione di capitali
e la competitività economica e per ridurre il disagio sociale.
In tale contesto è necessario uno sforzo per programmare
e gestire in modo innovativo tali interventi, promuovendone
l’integrazione intorno a progetti e iniziative che affrontano
in maniera completa le varie problematiche di sviluppo urbano,
anche valorizzando la partecipazione di capitali privati;
2.
il rafforzamento
del capitale sociale, attraverso il miglioramento dell’offerta
di servizi sociali, in particolare per le fasce più deboli
e per i soggetti a rischio di emarginazione e di esclusione
e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, valorizzando
le opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia sociale
e del terzo settore. L’obiettivo è la promozione di servizi
territoriali integrati alla persona e alle comunità, centrata
sulla valorizzazione delle risorse umane, lo sviluppo di infrastrutture
e di servizi per le persone e la comunità e sulla localizzazione
di nuove iniziative imprenditoriali, attraverso interventi
concertati promossi a livello locale, in cui sia dato particolare
stimolo alle imprese del terzo settore, con particolare attenzione
all’imprenditorialità, all’autofinanziamento e alla ricerca
della domanda privata.
*
* *
L’obiettivo
globale dell’Asse è:
“Migliorare l’articolazione funzionale
e la qualità del sistema urbano del Mezzogiorno attraverso
la definizione del ruolo delle città nel loro contesto regionale,
e in particolare: creare condizioni economiche, amministrative
e sociali adatte allo sviluppo imprenditoriale; aumentare
la competitività e la produttività strutturale dei sistemi
economici territoriali; favorire la localizzazione di nuove
iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei servizi
alle persone e alle imprese; combattere la marginalità sociale
e favorire i processi di recupero della fiducia sociale; riqualificare
il contesto urbano, con particolare attenzione per gli aspetti
ambientali.”
L’obiettivo globale mira essenzialmente al potenziamento del settore economico-
produttivo, ritenuto trainante rispetto a tutti gli altri
fattori che incidono sulla qualità urbana. Tuttavia l’obiettivo
sottolinea anche la necessità di affrontare direttamente i
problemi sociali che investono le città, che la sola crescita
economica non consente di superare. L’articolazione e la complessità
della strategia dell’asse sono evidenziate nella tabella seguente,
che mette in relazione la strategia con le variabili di rottura,
specificando per ogni variabile i canali diretti e indiretti
di impatto.
Variabili di rottura
|
Indicatore
|
Intensità
|
Canale di impatto della strategia
|
Capacità
di esportare
|
Esportazioni/PIL
|
**
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formazione)
|
Grado
di indipendenza economica
|
Importazioni nette/PIL
|
*
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formazione)
|
Capacità
di attrazione dei consumi turistici
|
Presenze turistiche
per abitante
|
**
|
Miglioramento
qualità urbana; aumento della disponibilità di funzioni
rare (strutture espositive; eventi culturali) e di adeguati
servizi sanitari; riqualificazione dei centri storici
|
Intensità
di accumulazione del capitale
|
Investimenti fissi lordi/PIL
|
**
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formazione); miglioramento dell’efficienza
della pubblica amministrazione
|
Capacità
di attrazione di investimenti esteri
|
Investimenti diretti
dall'estero/
Investimenti fissi lordi
|
***
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formazione); miglioramento dell’efficienza
della pubblica amministrazione
|
Partecipazione
della popolazione al mercato del lavoro
|
Tasso di attività
|
**
|
Aumento
della disponibilità di servizi alla persona; sviluppo
dell’economia sociale
|
Capacità
di offrire lavoro regolare
|
Occupati Irregolari/
Totale Occupati
|
***
|
Sviluppo
dell’economia sociale; riqualificazione delle aree periferiche
e dei centri storici;
|
Capacità
di sviluppo dei servizi sociali
|
Indice di occupazione
sociale
|
**
|
Sviluppo
dell’economia sociale; miglioramento della capacità
di progettazione e gestione dei servizi sociali nella
pubblica amministrazione; formazione di nuove figure
professionali; sviluppo del telelavoro; migliore organizzazione
dell’offerta scolastica e di formazione
|
Capacità
innovativa
|
Indice di specializzazione
tecnologica (ITS)
|
**
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formaz.)
|
Capacità
di sviluppo dei servizi alle imprese
|
Occupati nei servizi
finanziari, alle imprese e alle persone/ Totale occupati
nei servizi
|
***
|
Aumento
della disponibilità di funzioni rare (ricerca, alta
formazione); sviluppo del decentramento nei servizi
|
Capacità
di esportare prodotti ad elevata o crescente produttività
|
Indice di specializzazione
in prodotti selezionati
|
***
|
Aumento
della disponibilità di servizi alle imprese e funzioni
rare (ricerca, alta formazione)
|
Capacità
di finanziamento
|
Differenziale tassi
di interesse sugli impieghi con il Centro Nord
|
*
|
Aumento
della disponibilità di funzioni rare e servizi alle
imprese
|
Condizioni
di legalità e coesione sociale
|
Indice di criminalità
|
***
|
Riqualificazione
delle periferie e dei centri storici; sviluppo dell’economia
sociale; soddisfacimento dei bisogni sociali di base
|
Gli obiettivi specifici dell'Asse possono essere raggruppati nelle tre aree
su cui questa è fondata.
1.
Migliore articolazione del ruolo e delle funzioni delle città
nel proprio contesto territoriale
Rafforzare le potenzialità dei centri
urbani, in relazione alle loro dimensioni metropolitane o
di centro medio-piccolo, come luogo di attrazione di funzioni
e servizi specializzati o come luoghi di connessione e di
servizio per i processi
di sviluppo del territorio, avendo presente le caratteristiche
e le potenzialità specifiche di ciascuna città nel proprio
contesto regionale .
2. Miglioramento
della qualità urbana
Aumentare la fruizione dello spazio
urbano da parte dei cittadini, sia per l’accrescimento della
competitività dei sistemi urbani sia per il rafforzamento
della coesione sociale. Migliorare il sistema della mobilità
interna ed esterna ai centri urbani, riducendo la congestione,
l’inquinamento acustico e l’inquinamento atmosferico. Migliorare
la qualità della vita nelle aree urbane, in particolare nelle
aree periferiche e in quelle dismesse con particolare attenzione
ai bisogni dell’infanzia, all’integrazione sociale e alla
lotta alla marginalità.
Riqualificare, rinnovare e rifunzionalizzare
il tessuto edilizio urbano, nel rispetto delle tradizioni
culturali e storiche con particolare attenzione al recupero
dei centri storici e dei centri minori.
3. Rafforzamento
del capitale sociale
Rafforzare
il capitale sociale in ambito urbano mediante il soddisfacimento
dei bisogni sociali di base, la riduzione del tasso di esclusione,
la promozione dell’economia sociale, la qualificazione dei
servizi, la definizione di nuove figure professionali in ambito
sociale, anche attraverso la qualificazione della Pubblica
Amministrazione.
Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto
presentati nella tabella inserita al termine della descrizione
dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli
effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono
quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti
di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base
annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti
necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli
effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni
relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei
più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi,
al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La
quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico
del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative
al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione
ex-ante.
Nel quadro di una migliore articolazione del ruolo e delle funzioni delle
città nel proprio contesto territoriale, assumono particolare
rilievo interventi che, in un’ottica di sistema, siano rivolti
a valorizzare la vocazione e le potenzialità delle singole
città e dei sistemi locali che ad esse fanno riferimento,
ad accrescere la capacità di attrazione di investimenti esterni
nelle grandi città e lo sviluppo di servizi ed attività di
supporto allo sviluppo locale nei centri minori. Alcuni possibili
ambiti di intervento sono:
-
rafforzamento del marketing urbano, mediante azioni
di promozione delle opportunità e attrazione di finanziamenti
privati;
-
progettazione e realizzazione di iniziative per favorire
la localizzazione di funzioni avanzate e innovative nelle
grandi città, anche riguardo alla promozione del ruolo internazionale
delle città;
-
interventi di sostegno alla migliore articolazione
delle funzioni dei centri minori, con riferimento all’offerta
di servizi alle imprese e alle persone;
-
promozione di iniziative di cooperazione tra città
medie e piccole nella gestione dei servizi pubblici, anche
attraverso l’associazione tecnologica e finanziaria con partner
esterni.
Gli interventi per una migliore qualità urbana potranno far riferimento al
miglioramento della mobilità (affrontando il problema del
traffico urbano in un’ottica di sistema – mediante appositi
Piani Urbani del Traffico o altri idonei documenti di programmazione
- agendo sul potenziamento dell’offerta e sulla regolazione
della domanda, anche attraverso l’imposizione di tariffe per
l’uso dello spazio urbano) e alla riqualificazione urbana
(attraverso interventi che affrontino in una logica integrata
le molteplici, forme di degrado: edilizio, urbanistico, ambientale,
economico, sociale). Nel quadro della coerenza con la scelta
delle città e la definizione del loro ruolo, e nell’ottica
della concentrazione e della integrazione degli interventi,
si dà priorità agli interventi in aree delimitate (quartieri
periferici, aree dismesse, centri storici).
Per quanto riguarda il rafforzamento del capitale sociale, gli interventi
relativi al soddisfacimento della domanda di servizi alla
persona e alla comunità dovrebbero essere prioritariamente
concentrati nelle aree ad alto tasso di povertà, di disoccupazione,
di microcriminalità, di immigrazione e, all'interno di queste,
nelle aree caratterizzate da maggiore disgregazione sociale
e carenza di strutture e servizi. Altro ambito prioritario
di intervento sono le strutture e i servizi atti a soddisfare
le esigenze espresse dal territorio a favore del mondo femminile.
Un’attenzione particolare deve essere conferita al rafforzamento
dell’offerta di servizi pubblici e allo sviluppo dell'economia
sociale attraverso la definizione di standard di qualità dei
servizi, la qualificazione degli operatori, il sostegno alla
costituzione di nuove imprese nel terzo settore.
La strategia di asse è attuata tenuto conto della definizione del ruolo delle
città nell’ambito di un disegno regionale di sviluppo urbano
equilibrato, e dalla conseguente scelta delle singole città
o sistemi di città su cui intervenire, effettuata nell’ambito
dei programmi operativi regionali o dei complementi di programmazione
dalle rispettive autorità di gestione con il coinvolgimento
dei partner locali. I criteri di scelta delle città devono
tenere adeguatamente conto del principio di concentrazione
degli interventi.
A tale proposito, le Regioni comunicano tempestivamente al Comitato di Sorveglianza
del QCS la metodologia e i criteri adottati per la scelta
delle città sulla base del ruolo loro conferito, e i risultati
della scelta effettuata. I Comitati di Sorveglianza dei POR
saranno informati sulle linee strategiche di sviluppo urbano
adottate per le città principali (più di 100.000 abitanti),
che costituiranno il quadro di coerenza per i singoli interventi.
L’asse è attuato prioritariamente attraverso progetti integrati che rispondono
agli obiettivi dell’asse e, in particolare,
sono coerenti rispetto alla definizione del ruolo di
ciascuna città o sistema di città nel contesto regionale di
appartenenza.
Al fine di assicurare la complementarietà degli ambiti di intervento, le operazioni
messe a punto a titolo dell'Iniziativa Comunitaria URBAN dovranno
essere raccordate con le strategie di sviluppo urbano definite
nei POR.
Nel caso di linee di intervento che – seguendo una logica settoriale – troverebbero
collocazione in altri assi (ad esempio interventi di valorizzazione
di beni culturali), queste sono finanziate dall’Asse città
soltanto nel caso in cui facciano parte di un progetto
integrato corrispondente alle caratteristiche sopra definite.
La selezione dei progetti integrati deve essere effettuata avendo ben presente
che gli interventi non
devono essere distribuiti uniformemente sul territorio, ma
concentrati e
coerenti con le scelte delle Regioni sul ruolo delle singole
città.
I programmi operativi contengono l’impegno da parte delle amministrazioni
regionali ad applicare nei complementi di programmazione criteri
di selezione delle proposte provenienti dagli Enti Locali
che tengano conto degli indirizzi e delle priorità del QCS.
Possibili criteri di selezione dei progetti sono:
-
la qualità progettuale (analisi della domanda, della
sostenibilità ambientale, dei fabbisogni sociali);
-
la fattibilità amministrativa;
-
l’attivazione di risorse private;
-
il grado di coinvolgimento della popolazione locale;
-
il grado di coinvolgimento del partenariato economico
e sociale;
-
il grado di raggiungimento degli obiettivi specifici.
L’approccio dell’integrazione degli interventi di sviluppo urbano richiede
un forte rafforzamento delle capacità di programmazione e
di gestione di progetti complessi da parte degli Enti Locali,
in termini soprattutto di disponibilità di informazioni e
di dati di base socio-economici, ambientali e territoriali,
di strumenti di monitoraggio, comunicazione,
concertazione con la popolazione (esempio: Agenda 21
locale), analisi finanziaria degli investimenti per il coinvolgimento
degli operatori privati.
TABELLA
DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI - ASSE V
La disponibilità di infrastrutture
di collegamento, trasporto e accesso più efficienti rappresenta
una condizione indispensabile per l’esplicarsi degli effetti
del modello di sviluppo proposto, agendo sulle variabili di
rottura. Migliori collegamenti sono infatti funzionali a superare
la perifericità e la marginalizzazione di larga parte del
territorio meridionale e dei sistemi produttivi e sociali,
accrescendo con questo la competitività delle regioni meridionali.
Nell’ambito di una situazione di generale ritardo infrastrutturale
rispetto ai principali paesi europei, nel Sud i trasporti
offrono un’immagine variegata:
·
scarsa
capacità di programmazione del settore, per l’assenza di un
piano che proponga una cornice strategica integrata per le
diverse modalità di trasporto, partendo da un’analisi realistica
delle previsioni dei flussi di traffico;
·
porzioni
di reti di trasporto stradali e ferroviarie efficienti ed
altre ammodernate solo parzialmente (dove le tratte peggiori
determinano, comunque in negativo, la qualità dei servizi
di trasporto che può essere offerta dall’intera rete);
·
snodi
di traffico d’eccellenza, ma separati dal contesto territoriale
(come il porto di Gioia Tauro) e carenza di snodi di traffico
integrati al territorio e alle sue potenzialità economiche
(quali interporti agro-alimentari o porti turistici);
·
aeroporti
e porti commisurati per numerosità alle odierne esigenze del
territorio, ma lacunosi per quanto attiene al dimensionamento
ottimale delle loro componenti interne (infrastrutture e attrezzature)
ed esterne (collegamenti con il retroterra portuale e il bacino
di utenza aeroportuale), così come per quanto attiene alle
tecnologie e agli approcci organizzativi adottati, situazioni
che incidono sia sulla capacità operativa sia sul contenimento
dei costi per il gestore e per l’utenza;
·
numerosi
poli trasportistici (aeroporti, porti, stazioni ferroviarie,
interporti) e vaste zone del territorio, comprese città anche
capoluogo di provincia, non ancora collegate adeguatamente
alle reti nazionali, con inevitabile mantenimento e rafforzamento
dei vincoli e dei freni allo sviluppo di intere aree del Mezzogiorno.
Soprattutto per quanto attiene al trasporto merci, il salto
di qualità che deve compiere il Mezzogiorno è ancora rilevantissimo.
Al di là del mero tema della dotazione di infrastrutture di
base, dove pure si evidenziano debolezze congenite, va evidenziato
come la logistica stia mutando l’intero modo di intendere
i trasporti, e la nuova (e prospettica) qualità della domanda
di trasporto del Sud (sia preminentemente locale, sia legata
alla globalizzazione dei mercati) impone alle imprese di settore
un innalzamento degli standard di servizio ottenibili solo
dall’integrazione in rete delle diverse modalità e dei diversi
operatori.
Lo sviluppo della società
dell’informazione (SI) costituisce uno dei principali
fattori propulsivi dell’economia europea. Essa consente in
primo luogo di aumentare la produttività del fattore lavoro,
un obiettivo che è di particolare importanza per il Sud se
si considera che nel 1998 al Sud la produttività dell’industria
è stata inferiore di 25 punti percentuali rispetto al Centro-Nord,
un divario mai sperimentato da due decenni a questa parte.
In secondo luogo, l’information
technology aumenta significativamente la possibilità di
accrescere la qualità del capitale umano, già così fortemente
penalizzato nel Mezzogiorno dove la percentuale degli investimenti
in ricerca e sviluppo
sul PIL è inferiore a quella di tutti gli Stati membri. In
terzo luogo, l’innovazione tecnologica nel campo dell’informatica
e delle telecomunicazioni riduce sensibilmente, in quasi tutti
i settori di attività economica, i costi di transazione, sia
nei cicli interni di produzione che in quelli della commercializzazione
dei prodotti. Infine, alla diffusione della società dell’informazione
è associato lo sviluppo di nuovi settori produttivi di beni
e servizi e nuova imprenditorialità.
Nel Mezzogiorno sono presenti notevoli opportunità per rispondere
alla sfida posta dalle nuove tecnologie. Alcuni importanti
presupposti per il successo di iniziative in questo campo
già sussistono. In alcune aree, pur concentrate, il settore
privato sta mostrando una notevole vitalità, anche con iniziative
che si sono imposte sui mercati internazionali. In alcune
regioni, come la Calabria, sono state avviate varie iniziative
rientranti in un disegno strategico volto a guidare la transizione
verso la SI. Il prossimo avvio della Rete Unitaria della Pubblica
Amministrazione è un’ulteriore premessa per avviare il processo
di ammodernamento organizzativo e di potenziamento della qualità
dei servizi pubblici al cittadino e alle imprese.
Un terzo aspetto che emerge con particolare evidenza è quello
della sicurezza
e l’importanza rivestita da tale tematica nel nostro Paese
è testimoniata dal risalto conferitole dalla pubblica opinione:
il 55,3% degli italiani individua nella “criminalità” la principale
preoccupazione e detta percentuale sale fino all’80,7% nelle
regioni Obiettivo 1.
In un’analisi del contesto socioeconomico finalizzata all’individuazione
e gerarchizzazione dei bisogni, la sicurezza riveste pertanto
un ruolo primario in tutte le regioni del meridione italiano,
tutte interessate al fenomeno sia pure con valenze e sensibilità
non omogenee:
Punti di forza
|
Punti di debolezza
|
Condizione (ed in parte anche
dotazione) di relativo vantaggio nel sistema della portualità.
Nodi di base della rete delle
infrastrutture aeroportuali numericamente adeguati,
pur con notevoli miglioramenti da apportare alle attrezzature
e all’accessibilità terrestre.
Impegno massiccio condotto
dallo Stato contro le organizzazioni criminali.
Crescente consapevolezza degli
effetti distruttivi della criminalità da parte dell’opinione
pubblica meridionale
|
Assenza,
in passato, di un Piano dei Trasporti che fungesse da
cornice strategica per la programmazione degli interventi,
in un’ottica di integrazione tra diverse modalità.
Disomogeneità
nelle caratteristiche di base delle reti primarie stradali
e ferroviarie (rete lacunosa e non sufficientemente
integrata, mancanza di “ridondanza” nei sistemi, cioè
mancanza di alternative modali o di percorso).
Livelli
di accesso ai nodi e alle reti primarie del sistema
dei trasporti in molte situazioni modesti a causa della
scarsa qualità delle reti di collegamento est-ovest
e minori e dei servizi offerti dal trasporto ferroviario.
Forte
marginalità delle aree montane o interne, dovuta anche
alla particolare condizione orografica del Mezzogiorno.
Scarsa
concorrenza per i servizi di collegamento alle isole
(vettori navali ed aerei), con evidenti ripercussioni
sul rapporto qualità-tariffe.
Prevalenza
del trasporto stradale anche su relazioni per le quali
sussistono le condizioni per la competitività di altre
modalità (ferrovia, mare).
Basso
grado di integrazione fra le diverse modalità, anche
per la carenza di strutture logistiche appropriate.
Modesta percezione dei vantaggi
potenziali dell’uso della SI nel sistema produttivo.
Permanenza di una criminalità
radicata e pervasiva, con aree a forte condizionamento
criminoso con forte impatto negativo sull’economia legale;
elevata immigrazione clandestina ed elevati livelli
di microcriminalità non adeguatamente contrastati; situazioni
che generano sfiducia e insicurezza per investimenti
dall’esterno.
|
Opportunità
|
Rischi
|
Forte aumento atteso nei traffici
commerciali marittimi internazionali verso l’Italia
e il Sud in particolare; possibilità congiunta di rilancio
consistente anche del cabotaggio interno al Paese.
Apertura di nuovi mercati e
di nuove opportunità di integrazione transfrontaliera
verso i Paesi del Nord-Africa e del Sud Est Europeo.
Conquista di nuovi segmenti
del mercato turistico interno e internazionale, agevolandone
la presenza al Sud (rete dei porti turistici)
Sviluppo delle tecnologie informatiche
e delle potenziali applicazioni
per una gestione più razionale dei flussi di
traffico.
Avvio dei processi di liberalizzazione
e affermazione di un quadro maggiormente concorrenziale
nei trasporti portatori di condizioni di maggiore efficienza.
Potenziali miglioramenti significativi
nel sistema produttivo, nelle altre “reti”, nell’Amministrazione
Pubblica per l’introduzione delle tecnologie di TLC.
Azioni volte al ripristino
della legalità e alla sicurezza del territorio con uso
e massima diffusione di nuove tecnologie, che agevolano
le attività investigative e di monitoraggio come potenziamento
della capacità di contrasto alla criminalità.
|
Peggioramento
tendenziale dei già bassi livelli di accessibilità per
i segmenti di traffico turistico sia interno sia internazionale.
Colli
di bottiglia nella rete stradale e ferroviaria del Centro-Nord
Italia.
Il
mancato adeguamento della rete dell’IS alla domanda
proveniente dalla pubblica amministrazione, dalle imprese
e dai cittadini provocherà esternalità negative, congestione
e strozzature allo sviluppo.
Aumento
dell’illegalità a fronte di una risposta insufficiente
anche in termini di strumenti tecnologici a disposizione.
Accrescimento
del carico ambientale a causa dei costi esternalizzati
conseguenti alla realizzazione di infrastrutture, in
particolare in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica
o di rischio ambientale.
Progressiva
penetrazione della criminalità nell’economia legale
anche in aree oggi esenti, incrementarsi di fenomeni
di microcriminalità, crescita del disagio sociale.
Cambiamenti
istituzionali e devoluzione di poteri alle Regioni,
le cui strutture organizzative possono risultare non
idonee a sopportare maggiori carichi di lavoro e nuove
funzioni di programmazione.
|
La strategia dell’Asse si sviluppa intorno alla esigenza
di: assicurare i collegamenti materiali e immateriali necessari
per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno e la valorizzazione
dei fattori di competitività, indirizzando la domanda di mobilità
e comunicazione verso le modalità economicamente, socialmente
e ambientalmente più efficienti nei diversi contesti.
La strategia del QCS per il settore “Trasporti” si sviluppa intorno ai seguenti obiettivi:
·
accessibilità
- assicurare i collegamenti necessari per spostarsi velocemente
e con sicurezza sul territorio meridionale e da questo verso
altre aree, concentrando gli interventi su progetti volti
all’innalzamento degli standard
delle grandi direttrici di traffico (stradali e ferroviarie)
e dei principali elementi di connessione sui quali è basato
l’intero sistema dei trasporti del Mezzogiorno. A questo riguardo
vanno privilegiati gli interventi rivolti al potenziamento
dei TEN (reti transeuropee);
·
riequilibrio
modale
- indirizzare la domanda di mobilità verso le modalità economicamente,
socialmente e ambientalmente più efficienti nei diversi contesti,
al fine di alleggerire la pressione cui è sottoposta la rete
stradale da parte del trasporto merci di lunga percorrenza,
quali ad esempio il traffico merci di cabotaggio nelle relazioni
interne;
·
intermodalità
- procedere verso la creazione di un sistema integrato di
trasporto, favorendo l’interconnessione tra le grandi direttrici
di traffico e le reti di trasporto locale, e tra diverse modalità
di trasporto;
·
qualità
ed efficienza
- migliorare la qualità del servizio, gli standard di sicurezza
e le tecniche di gestione;
·
mobilità
- rendere fluida la circolazione ed accessibile il territorio,
anche urbano, per mezzo di sistemi rapidi di massa su rotaia,
sistemi di governo della mobilità, sfruttando le possibili
applicazioni derivanti dalle tecnologie dell’informazione,
quali sistemi di controllo del traffico, di gestione delle
reti e delle flotte, di informazione agli utenti, di controllo
del traffico aereo, di supporto alla logistica, ecc.;
·
riduzione
degli impatti ambientali – sia
sul fronte delle infrastrutture di trasporto, che sul fronte
delle emissioni (aria, rumore). La strategia delineata, sia
con il miglioramento complessivo di efficienza del sistema
dei trasporti, sia col riequilibrio modale a favore della
ferrovia e del mare, dovrà contribuire, in maniera quantificabile,
al rispetto degli impegni assunti dall'Italia sulla riduzione
dei gas ad effetto serra (protocollo di Kyoto).
Tali obiettivi saranno perseguiti nell’ambito del quadro
strategico definito dal nuovo Piano Generale dei Trasporti
(PGT), che fra i suoi obiettivi ha assunto l’individuazione
del “Sistema nazionale integrato dei trasporti” (SNIT), inteso
come insieme coordinato di infrastrutture e servizi di interesse
nazionale costituenti la struttura portante del sistema trasporti
italiano.
Il PGT dovrà comunque tradursi in uno strumento operativo
più puntuale per identificare le scelte di intervento destinate
al Mezzogiorno al fine dello sviluppo socioeconomico, che
da principio potranno essere rappresentate da componenti “invarianti”,
ossia da quelle azioni tese al recupero di efficienza di base
in determinati segmenti del sistema trasportistico che devono
essere intraprese comunque, in quanto prioritarie e compatibili
con possibili opzioni alternative di intervento. Tale strumento,
che dovrà offrire un quadro di tutte le risorse destinate
allo sviluppo del settore, dovrebbe orientativamente articolarsi
in una componente generale e in una specifica per ciascuna
regione, che funga da riferimento per le politiche regionali
di trasporto legate allo sviluppo.
La scelta di tali componenti verrà effettuata sulla base
di una metodologia di valutazione ex-ante dei progetti, in
grado di stabilire una chiara gerarchia di interventi sulla
base di precisi indicatori di performance relativa, che tengano
conto dell’impatto sulle principali variabili di sviluppo
socioeconomico del Mezzogiorno, della coerenza con gli obiettivi
strategici sopra elencati, e della capacità di gestione e
attuazione nei tempi previsti dalla programmazione. Il Documento
operativo dovrà inoltre contribuire alla definizione di ruoli,
responsabilità e politiche di rispettiva competenza del PON
Trasporti e dei POR regionali, al fine di assicurare l’integrazione
tra gli interventi proposti in questi ambiti e il necessario
coordinamento.
Questo lavoro dovrà essere assicurato dalle Autorità italiane
sotto l’egida del gruppo di lavoro “Trasporti” che sarà costituito
nell’ambito del Comitato di Sorveglianza del QCS (cfr. capitolo
6).
Lo sfasamento temporale fra QCS e PGT impone al QCS di ritrovare,
nel corso della sua attuazione, altrettanta piena concordanza
con le linee e le scelte strategiche del PGT. E’ pertanto
indispensabile che, nella fase di riprogrammazione a medio
termine, possa essere perseguito un affinamento delle strategie
di sviluppo, con un conseguente adattamento del QCS.
Per quanto riguarda i collegamenti immateriali, l’obiettivo
primario è accelerare la realizzazione della società dell’informazione (SI).
A tale riferimento, considerato che la maggior parte degli
investimenti a favore delle infrastrutture di telecomunicazione
sono remunerativi e in ragione del nuovo contesto concorrenziale
e della liberalizzazione del mercato, il FESR non dovrà cofinanziare
reti di base né gli investimenti in infrastrutture di telefonia
vocale mobile e fissa. Gli investimenti in infrastrutture
e in reti di telecomunicazione potrebbero tuttavia essere
finanziati soltanto qualora le condizioni previste nel documento
tecnico della Commissione “Società
dell’informazione e sviluppo regionale Interventi del Fesr
nel periodo 2000-2006. Criteri per la valutazione dei programmi”
e da eventuali successivi documenti siano verificate dal
Gruppo di lavoro "Società dell'Informazione" e rispettino
la legislazione comunitaria e nazionale in materia di concorrenza.
Sulla base delle politiche sviluppate nell’ambito del Piano
di Azione per lo Sviluppo della Società dell’Informazione
- disegnato tenendo conto delle priorità definite dall’Iniziativa
eEurope dell’Unione Europea -, ogni regione, a seguito di un’analisi
approfondita dei bisogni e della domanda del settore produttivo
e della società civile, svolta nell’ambito di un forte partenariato
con l’intera società regionale, dovrà elaborare una propria
strategia. Le conseguenti linee di intervento verranno progressivamente
avviate nei programmi operativi.
Lo spostamento di enfasi dalle infrastrutture agli usi delle
tecnologie ha come conseguenza quello di spostare il baricentro
della definizione della strategia dal “centro” alla “periferia”.
La SI, nelle sue varie applicazioni, può infatti assumere
forme diverse in diversi contesti, secondo la struttura dei
sistemi di produzione, le istituzioni e la domanda della popolazione
a livello locale.
In questo ambito si ritiene opportuno seguire tre indirizzi:
·
privilegiare
gli interventi pubblici volti a migliorare le condizioni ambientali
(o di “contesto”) e favorire le applicazioni delle nuove tecnologie
e la loro diffusione;
·
dare
alle Regioni l’assistenza necessaria per definire le strategie
regionali e assicurane il raccordo con quella nazionale;
·
favorire
nel frattempo una serie di interventi mirati su alcuni aspetti
essenziali della Società dell’Informazione che sono, per loro
natura, indipendenti dalla definizione delle strategie regionali.
Sulla base di queste considerazioni e assicurando la coerenza
con la strategia globale in via di definizione, è possibile
fin d’ora focalizzare tre aspetti che, indipendentemente dall’evoluzione
dello scenario di sviluppo del Mezzogiorno, meritano un’attenzione
particolare da parte dei Fondi Strutturali:
I)
La
sensibilizzazione di imprese, cittadini, associazioni e operatori
pubblici alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche,
con particolare attenzione alla diffusione
rapida all’interno della società delle capacità di uso del
computer e dei nuovi strumenti telematici;
II)
L’ammodernamento
della Pubblica Amministrazione, con
riferimento particolare a quella regionale e locale, con un’enfasi
sui servizi resi ai cittadini e alle imprese;
III)
L’utilizzo
dell’information technology da parte delle PMI che
privilegerà i servizi ad alto valore aggiunto per l’industria.
Le azioni per il raggiungimento di questi obiettivi dovranno
essere individuati nell’ambito di un forte partenariato tra
le Regioni, gli Enti Locali e l’intera società regionale.
Il Comitato di Sorveglianza del QCS, con il supporto del gruppo
di lavoro “Società dell’Informazione”, sarà regolarmente informato
dell’evoluzione della strategia e degli interventi in materia
di SI.
A conferma dell’importanza dello sviluppo della SI per il
Mezzogiorno, il QCS assegna a tale obiettivo un ammontare
di risorse dei Fondi Strutturali almeno pari a 570 milioni
di euro.
Le azioni in favore della SI godranno inoltre di una specifica
priorità positiva in occasione della valutazione di metà percorso
del QCS e dell’assegnazione delle risorse della riserva di
efficacia ed efficienza.
Analoga rilevanza, per la sua trasversalità, è da riconoscere
al tema della sicurezza
pubblica per lo sviluppo del Mezzogiorno. In questo campo
si tratta soprattutto di contribuire a determinare migliori
condizioni generali di contesto.
Concretamente ciò significherà:
·
ampliare
ed estendere a tutto il Mezzogiorno il sistema di sicurezza,
soprattutto per le imprese, realizzato nella fase di programmazione
1994-1999 solo in alcune aree ad alta intensità di intervento
pubblico;
·
mantenere,
ampliare e rendere sempre più aggiornato e innovativo il presidio
tecnologico del territorio sia per quanto riguarda le grandi
reti di comunicazioni, sia con riferimento all’accesso non
regolare al territorio stesso della Comunità;
·
moltiplicare
i casi di approccio integrato alla sicurezza e alla cultura
della legalità, in cui aspetti formativi, sociali, economici
e culturali, si intrecciano con l’attività preventiva delle
forze dell’ordine;
·
dare
significato unitario e riferimenti condivisi a tutte quelle
forme di intervento, anche volontario, di ripristino della
legalità che cominciano a rafforzarsi nel Mezzogiorno e costituiscono
condizione affinché la sicurezza sia vissuta come un fattore
del territorio.
In sintesi, le tre strategie appena delineate – trasporti,
società dell’informazione e sicurezza – mostrano denominatori
comuni: il forte valore aggiunto e l’effetto trainante e di
lungo periodo che possono derivare dall’applicazione di soluzioni
tecnologiche particolarmente avanzate agli interventi programmati
e l’effetto di moltiplicazione/attivazione che i risultati
conseguiti in un settore possono produrre sugli altri settori.
I collegamenti immateriali fanno riferimento anche alle
strategie di internazionalizzazione
economica e culturale, in un contesto di programmazione integrata
volta in particolare a identificare le opportunità di accesso
a nuove aree di mercato (nei due sensi, della domanda e dell’offerta)
e migliorare la competitività del sistema delle imprese del
Mezzogiorno.
Le iniziative per l’internazionalizzazione sono strettamente
collegate agli interventi previsti negli altri assi prioritari
del QCS, in particolare per quanto riguarda le imprese (Asse
IV).
*
* *
L’obiettivo globale dell’Asse è:
“Migliorare e creare
le condizioni di contesto (nei trasporti, nella SI, nella
sicurezza) per lo sviluppo imprenditoriale e la localizzazione
di nuove iniziative e per aumentare la competitività e la
produttività strutturale dei sistemi economici territoriali,
mediante interventi che assicurino la sostenibilità ambientale,
promuovano la riduzione degli impatti (riequilibrio modale
nei trasporti), rispettino la capacità di carico dell'ambiente
e del territorio in generale e favoriscano i processi di recupero
della fiducia sociale.”
Le linee di intervento che mirano a raggiungere l’obiettivo
globale, oltre ad avere un impatto diretto su alcune variabili
di rottura, esplicano rilevanti effetti indiretti sullo sviluppo
di quasi tutti gli altri settori: turismo, attività produttive,
formazione e lavoro, servizi finanziari, sanità, ecc., come
evidenziato nella tabella che segue.
Variabili di rottura
|
Indicatore
|
Intensità
|
Canale di impatto della strategia
|
Capacità di esportare
|
Esportazioni/PIL
|
**
|
Trasporti, riduzione dei margini di costo del trasporto
sul valore della produzione e conseguente allargamento
dei mercati esteri; Telecomunicazioni, allargamento
della conoscenza dei mercati di destinazione; Trasporti
e telecomunicazioni, impatto sulla capacità di attrarre
flussi turistici stranieri (esportazione di servizi
turistici).
Organizzazione e sviluppo di missioni dedicate allo
sviluppo di nuovi rapporti economici partenariali e
all’apertura di nuovi mercati
|
Grado di indipendenza economica
|
Importazioni nette/PIL
|
|
|
Capacità di attrazione dei consumi turistici
|
Presenze turistiche per abitante
|
***
|
Trasporti, telecomunicazioni e sicurezza: migliore
accesso delle località turistiche, nuovi canali di commercializzazione
del prodotto turistico, maggiore garanzia di sicurezza
delle persone e delle cose;
Miglioramento ambientale attraverso la riduzione degli
impatti sull’ambiente di traffico e infrastrutture
|
Intensità di accumulazione del capitale
|
Investimenti fissi lordi/PIL
|
***
|
Aumento del capitale fisso con funzione relazionale,
a carattere materiale e immateriale (trasporti, telecomunicazioni,
sicurezza, istituzioni dedicate al partenariato internazionale)
|
Capacità di attrazione di investimenti esteri
|
Investimenti diretti dall'estero/
Investimenti fissi lordi
|
**
|
Trasporti e telecomunicazioni, corroborare le condizioni
di base (completamento
rete, liberalizzazione dei mercati e apertura alla concorrenza)
per la localizzazione imprenditoriale e insediativa;
Sicurezza, presidio del territorio e garanzia della
proprietà per le imprese
|
Partecipazione della popolazione al mercato del lavoro
|
Tasso di attività
|
*
|
Ingresso di nuovi operatori e sviluppo di centri servizi
(call center, servizi di logistica ecc.)
|
Capacità di offrire lavoro regolare
|
Occupati Irregolari/ Totale Occupati
|
*
|
Aumento della componente regolare e della trasparenza
derivanti dalla messa in rete di attività oggi parcellizzate
(come il commercio elettronico e l'autotrasporto)
|
Capacità di sviluppo dei servizi sociali
|
Indice di occupazione sociale
|
|
|
Capacità innovativa
|
Indice di specializzazione tecnologica (ITS)
|
***
|
Telecomunicazioni, interventi volti a stimolare la
domanda di beni e servizi di TLC a vantaggio dei cittadini,
delle imprese, della PA
|
Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese
|
Occupati nei servizi finanziari, alle imprese e alle
persone/ Totale occupati nei servizi
|
**
|
Trasporti, creazione
delle strutture di base per lo sviluppo dell'intermodalità
e impulso allo sviluppo di imprese nel campo della logistica
integrata
Intensificazione dei canali informativi all'impresa
e loro coinvolgimento nelle iniziative di partenariato
internazionale
|
Capacità di esportare prodotti ad elevata o crescente
produttività
|
Indice di specializzazione in prodotti selezionati
|
***
|
Trasporti: riduzione dei margini di costo del trasporto
sul valore della produzione e conseguente allargamento
dei mercati esteri; Telecomunicazioni: allargamento
della conoscenza dei mercati di destinazione; Trasporti
e telecomunicazioni: impatto sulla capacità di esportare
prodotti ad elevata produttività
|
Capacità di finanziamento
|
Differenziale tassi di interesse sugli impieghi con
il Centro Nord
|
|
|
Condizioni di legalità e coesione sociale
|
Indice di criminalità
|
**
|
Sicurezza: forte impulso tecnologico a sostegno dell'attività
conoscitiva, di monitoraggio e di presidio del territorio
|
Nell’ambito della strategia dell’Asse appare prioritario
il perseguimento dei seguenti obiettivi specifici:
Trasporti
·
Rafforzare
i collegamenti di nodi e terminali a livello locale con le
reti nazionali, al fine di agevolare i flussi di merci, risorse
finanziarie e capitale umano da e verso il Mezzogiorno (con
particolare attenzione, soprattutto nel settore delle merci,
al legame fra dotazione e articolazione delle infrastrutture
(reti e nodi) e qualità e articolazione dei servizi erogabili),
nel rispetto degli standard di sicurezza e in materia di inquinamento
atmosferico e acustico, degli obiettivi di riduzione delle
emissioni di anidride carbonica (accordi di Kyoto) e dei criteri
di minimizzazione degli impatti sulle aree naturali e sul
paesaggio.
·
Rafforzare
e migliorare l’interconnessione delle reti a livello locale,
elevando la qualità dei servizi, aumentando l’utilizzo delle
strutture trasportistiche esistenti, generando effetti benefici
per le famiglie e le imprese, in modo soprattutto da soddisfare
la domanda proveniente dalle attività economiche.
·
Realizzare
e adeguare i collegamenti dei nodi alle reti nazionali e internazionali
(collegamento delle città con gli aeroporti, collegamento
di aree in fase di forte sviluppo e di città capoluogo con
la rete ferroviaria nazionale), nel rispetto degli obiettivi
di riduzione delle emissioni e dei criteri di minimizzazione
degli impatti ambientali.
·
Perseguire
il riequilibrio modale sia sul versante urbano e metropolitano
(infrastrutture per il trasporto di massa in sede fissa),
sia sul versante del trasporto merci (ferroviario, nella definizione
degli itinerari e dei nodi di interscambio; marittimo, con
particolare riferimento alle infrastrutture necessarie per
dare impulso al cabotaggio).
·
Perseguire
l’innovazione dei metodi gestionali delle reti materiali e
immateriali, ottimizzare l’uso delle infrastrutture disponibili
e massimizzare gli effetti derivanti dal loro potenziamento,
elevandone qualità, efficienza e sicurezza in un contesto
generale di trasparenza di gestione e di apertura al mercato
(nel trasporto pubblico locale, nei porti, ecc.).
Società
dell’informazione
·
Sostenere
e diffondere la società dell’informazione con particolare
riferimento ai settori della pubblica amministrazione, dell’educazione
pubblica e dei sistemi produttivi.
Sicurezza
pubblica
·
Aumentare
le condizioni di sicurezza per lo sviluppo socioeconomico
del Mezzogiorno, attraverso l’adeguamento infrastrutturale
e tecnologico dei sistemi di comunicazione dei soggetti istituzionalmente
deputati al contrasto delle varie forme di illegalità, soprattutto
con riferimento alle fattispecie direttamente o indirettamente
aggressive delle attività economiche e/o imprenditoriali.
Internazionalizzazione
·
Favorire
l’internazionalizzazione delle imprese del Mezzogiorno e la
promozione dell’integrazione economica transfrontaliera e
transnazionale.
Agli obiettivi specifici dell’Asse sono associati gli indicatori di contesto
presentati nella tabella inserita al termine della descrizione
dell’Asse. Tra i possibili indicatori rappresentativi degli
effetti della strategia dell’Asse, quelli individuati sono
quelli che, allo stato attuale, meglio soddisfano i requisiti
di disponibilità da fonti ufficiali, aggiornabilità su base
annuale e disaggregabilità a livello regionale, requisiti
necessari per assicurare un monitoraggio sistematico degli
effetti del QCS. Per ogni indicatore si forniscono indicazioni
relative alla fonte, all’anno di riferimento e ai valori dei
più recenti dati disponibili e, per una buona parte di essi,
al target che si prevede di raggiungere entro il 2006. La
quantificazione dei target è coerente con l’impatto macroeconomico
del piano, così come rappresentato dalle simulazioni relative
al percorso di crescita, contenute nel documento di valutazione
ex-ante.
Trasporti
Per il settore dei trasporti, le linee di intervento di
seguito indicate sono coerenti sia con gli obiettivi specifici
citati in precedenza, sia con le altre politiche di programmazione
nazionali e comunitarie tanto trasversali (politiche attive
del lavoro, tutela dell’ambiente e del paesaggio) quanto verticali
(DPEF 2000-2003, Piano Generale dei Trasporti, Piani di Sviluppo
Regionali, Piani Regionali dei Trasporti, nonché strumenti
di pianificazione territoriale e ambientale). In questo quadro
va notevolmente rafforzato il coinvolgimento di operatori
e capitali privati tramite operazioni di finanza di progetto.
In linea generale, nel rammentare che gli interventi puntuali,
e in particolare le componenti “invarianti” sopra citate,
saranno oggetto di analisi all’interno dei singoli programmi,
si evidenziano le principali linee di intervento individuate
per ciascun obiettivo strategico:
·
per
quanto riguarda l’accessibilità, saranno previsti interventi
volti a: velocizzare e raddoppiare le dorsali ferroviarie
tirreniche e adriatiche, per garantire una più efficiente
continuità fisica con la linea di alta velocità ferroviaria
Napoli-Milano e la direttrice Bari-Bologna e un potenziamento
delle linee trasversali; adeguare i principali rami autostradali
conformemente alle normative adottate nel Paese (presenza
banchina laterale e/o terza corsia) e perseguire lavori di
ammodernamento/integrazione della viabilità ordinaria per
garantire una migliore accessibilità alla rete autostradale;
potenziare e ammodernare le strutture aeroportuali, realizzando
interconnessioni ferroviarie e/o stradali tra lo scalo aeroportuale
ed i principali bacini urbani, per favorire l’accessibilità
soprattutto alle aree insulari e più periferiche;
·
per
quanto riguarda il riequilibrio modale, il settore
portuale, che registra segnali di ripresa grazie anche agli
scali di Gioia Tauro e Taranto, necessita interventi di ammodernamento
e potenziamento infrastrutturale (banchine, raccordi stradali
o ferroviari, ecc.) per accogliere un volume di traffici (container)
in continua crescita. Parallelamente, si procederà a interventi
di ammodernamento/potenziamento sul sistema ferroviario, laddove
possa rappresentare una valida alternativa alla rete stradale.;
·
l’obiettivo
dell’intermodalità verrà perseguito attraverso opportuni
interventi di potenziamento dei nodi a valenza nazionale,
regionale e locale ove, in un’ottica complessiva di sistema,
sussistano le condizioni per favorire un efficiente passaggio
tra diverse modalità di trasporto. A tal fine particolare
rilevanza assumono gli
interventi necessari (infrastrutturali e organizzativi,
nei porti e nel loro retroterra) per creare le condizioni
per o sviluppo del trasporto combinato strada-ferro-mare (cabotaggio
concorrenziale), attraverso il quale incidere fortemente sul
volume dei traffici merci stradali e ferroviari di lunga percorrenza,
in modo da completare la catena logistica e garantire un flusso
di merci più fluido;
·
relativamente
agli interventi di efficienza e qualità, si tratterà
di privilegiare lavori di adeguamento
delle reti stradali e ferroviarie per elevare gli standard
di sicurezza, l’adozione di specifici programmi di comunicazione
(G.M.D.S.S.) per la portualità e di controllo e prevenzione
dell’inquinamento acustico per il settore aeroportuale, attraverso
una dotazione strumentale più moderna con l’ausilio di satelliti
(GNSS);
·
le
azioni orientate al governo della mobilità potranno
rivolgersi tanto al potenziamento delle infrastrutture, quali
i principali nodi metropolitani ferroviari, per rendere più
fluidi i traffici all’interno delle rispettive aree, evitando
sovrapposizioni con quelli a lunga percorrenza, quanto a sistemi
di controllo del traffico stradale e marittimo (V.T.S.) per
la prevenzione degli incidenti e la salvaguardia delle risorse
marine;
·
per
quanto concerne la riduzione degli impatti ambientali,
(oltre agli effetti che si determineranno sia con il miglioramento
complessivo di efficienza, sia col riequilibrio modale) le
azioni dovranno rivolgersi verso interventi di mitigazione
degli impatti ambientali delle infrastrutture esistenti e
sistemi di monitoraggio delle emissioni (aria, rumore). Le
nuove infrastrutture e il potenziamento di quelle esistenti
saranno oggetto, secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria
e nazionale, di valutazioni di impatto sull'ambiente e sul
paesaggio.
Le modalità di selezione dei progetti da proporre a cofinanziamento dovranno
ispirarsi a un criterio di concentrazione che privilegi gli
interventi più significativi per l’attuazione della strategia
e compatibili con le risorse disponibili.
Società dell’informazione
Definizione di strategie
regionali di sviluppo della SI
Sulla base dei grandi indirizzi definiti a livello nazionale,
ciascuna regione dovrà sviluppare una strategia per lo sviluppo
della Società dell’Informazione che sia basata sull’analisi
dei bisogni delle diverse componenti socioeconomiche regionali
e su un processo di consultazione e riflessione aperto ed
inclusivo. Tale approccio strategico è una condizione preliminare
per garantire che le singole misure siano adeguate alla struttura
socioeconomica regionale.
I. Sensibilizzazione e alfabetizzazione
Le
nuove conoscenze che la società dell’informazione impone,
richiedono forti e specifici interventi per sviluppare rapidamente
nuove competenze e per valorizzare l’uso del computer e degli
accessi ad Internet.
Questa
esigenza riguarda in primo luogo il mondo della scuola. In
tale ambito sono identificabili alcune linee d’intervento,
articolate nell’ambito degli assi III e VI, nei PON “Scuola
per lo sviluppo”, “Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico
e alta formazione” e nei POR regionali. Gli interventi riguarderanno
tre ambiti distinti di azione:
1. Formazione di docenti. Il QCS ritiene fondamentale un investimento qualitativamente
elevato nella formazione dei docenti e, pertanto, si prevede
un intervento formativo articolato su diversi livelli, dalla
prima alfabetizzazione alla formazione specifica per la gestione
delle reti e per utilizzazioni più avanzate delle nuove tecnologie
connesse agli aspetti didattici. Questo ambito di azione è
cofinanziato dal FSE.
2.
Alfabetizzazione
dei giovani.
I dati mostrano che il Mezzogiorno ha già accumulato un notevole
ritardo nell'accesso alla società dell'informazione che rischia
di tagliarlo fuori dal processo di crescita che la rivoluzione
tecnologica permette di sviluppare. Appare necessario quindi
recuperare alla SI la generazione che è già uscita o si appresta
ad uscire dal sistema scolastico e universitario. Le scuole
e le università potranno, tramite interventi di formazione
permanente, permettere di recuperare almeno in parte tale
ritardo. Questo ambito di azione è cofinanziato dal FSE.
3. Cablaggio delle sedi scolastiche, creazione di reti e postazioni tecnologiche,
laboratori e sistemi multimediali
al fine di migliorare e riorganizzare i supporti infrastrutturali
e tecnologici, per il sostegno della qualità dell’istruzione
e per lo sviluppo della società dell’informazione. Questo
ambito di azione è cofinanziato dal FESR.
II. L’ammodernamento della Pubblica Amministrazione
L’impiego esteso delle nuove tecnologie informatiche, unitamente ai cambiamenti
normativi in atto, possono contribuire in misura determinante
a rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa
e di governo. Varie esperienze maturate anche in alcune regioni
meridionali mostrano come l’impiego delle nuove tecnologie
può ridurre i costi della pubblica amministrazione e migliorare
la quantità e qualità di servizi offerti.
A
questo riguardo il Dipartimento della funzione pubblica presso
la Presidenza del Consiglio è impegnato a predisporre modelli
sperimentali da mettere a disposizione delle regioni, a sviluppare
accordi di collaborazione tra varie amministrazioni, a promuovere
la diffusione delle esperienze di successo e delle buone pratiche.
A tal fine si dovrà operare una ricognizione dello stato attuale
e delle tendenze in corso.
Ai
fini dell’intervento dei Fondi strutturali è indispensabile
che la strategia complessiva
indichi le esigenze dei beneficiari, i servizi a cittadini
e imprese, le procedure, l’architettura globale, i modelli,
la posta elettronica, i sistemi di interconnessione e di dialogo.
Nel frattempo, va data priorità alla promozione dell’uso di
nuove tecnologie quali, ad esempio il teleconsulto tra strutture
sanitarie regionali e tra queste e strutture extra-regionali,
la realizzazione di centri servizi misti pubblico-privati,
il potenziamento di strutture di monitoraggio responsabili
della pianificazione strategica delle amministrazioni regionali
e nazionali, la messa in rete di servizi culturali.
III. L’utilizzo dell’information technology da parte delle PMI
E’ opinione diffusa che le capacità organizzative e gestionali
di sfruttare le nuove tecnologie
non colgono appieno le potenzialità insite nelle nuove
tecnologie. Già oggi esistono innumerevoli strumenti per organizzare
e gestire forme di commercio elettronico, e iniziano a strutturarsi
società di servizi che sollevano le imprese dal compito di
acquisire e gestire la tecnologia in casa. Queste soluzioni,
di particolare interesse per le PMI, saranno fondamentali
anche in virtù dell’atteso deficit di esperti qualificati,
previsto in Europa e negli USA nei prossimi 3-4 anni a fronte
dell’esplosione del commercio elettronico. Azioni e moduli
di formazione continua e permanente, ma anche rivolta a disoccupati
da formare alle nuove tecnologie, permetterebbero di coprire
almeno in parte il previsto deficit.
L’intervento risulta pertanto complementare e sinergico
agli interventi previsti nell’asse IV. Tuttavia, tenuto conto
che gli interventi dei fondi strutturali dovranno privilegiare
i servizi, é essenziale individuare in maniera specifica e
dettagliata le caratteristiche reali dei fabbisogni e della
domanda. E’ pertanto necessario che le Regioni si dotino in
tempi brevi di “Piani regionali per la Società dell’Informazione”
quali condizione preliminare per garantire che gli interventi
siano adeguati alla struttura socioeconomica regionale. Tali
piani, da elaborare tramite un processo aperto e partenariale
con gli attori rappresentativi del sistema sociale ed economico,
con il supporto del Gruppo di Lavoro “Società dell’Informazione”
previsto nell’ambito del Comitato di Sorveglianza del QCS,
dovranno definire i fabbisogni locali e stabilire le priorità
strategiche. I programmi regionali dovranno pertanto progressivamente
prevedere gli ambiti d’intervento e le misure in cui troveranno
spazio le linee d’azione proposte dai Piani. Nel frattempo
l’intervento del FESR potrà essere rivolto al soddisfacimento
della domanda di nuovi servizi sicuramente utili quali, ad
esempio, la promozione all’acquisto di prodotti locali e l’animazione
settoriale e/o territoriale.
Sicurezza
pubblica
Con riferimento alla crescita delle reti di sicurezza, le
linee di intervento prioritarie sono relative:
·
al
potenziamento delle tecnologie finalizzate alle telecomunicazioni
di sicurezza e adeguamento dei sistemi per il controllo tecnologico
del territorio;
·
ad
azioni di sviluppo della sicurezza nelle procedure informatizzate
e alla sicurezza relativa alla Protezione Civile;
·
ad
azioni di sensibilizzazione, formazione e assistenza tecnica
e consulenza tecnologica di supporto alle condizioni di sicurezza.
Internazionalizzazione
Le linee di intervento si riferiscono a:
·
collegamento
e creazione di network operativi che possano consentire alle
imprese del Mezzogiorno di disporre di strumenti informativi
e di servizi avanzati per la conoscenza dei mercati esteri
e delle opportunità che in essi si possono presentare;
·
sostegno
alle imprese mediante l’accesso agevolato alle informazioni
e ai servizi di assistenza per l’internazionalizzazione tramite
le reti esistenti;
·
coinvolgimento
delle istituzioni e degli operatori locali al fine di massimizzare
le ricadute sul territorio degli accordi di cooperazione commerciale
e interindustriale siglati nei diversi settori.
Gli interventi per l’internazionalizzazione inclusi nell’asse
VI devono essere strettamente collegati agli obiettivi di
sviluppo economico e produttivo del territorio e coordinati
con quelli previsti negli assi III e IV. Laddove si tratta
di sostenere l’offerta di servizi alle imprese, devono essere
rispettati i medesimi criteri indicati dell’asse IV in relazione
ai servizi.
Le autorità di gestione dei programmi operativi relazionano
sul rispetto dei criteri sopra citati e sul collegamento tra
interventi per l’internazionalizzazione e sviluppo economico-produttivo
nei complementi di programmazione.
I criteri di ripartizione degli interventi tra programmi
nazionali e programmi regionali devono basarsi sulle specifiche
caratteristiche delle componenti dell’Asse – trasporti, comunicazioni,
sicurezza e internazionalizzazione – secondo una modulazione
che consenta di amplificare gli effetti positivi dei programmi
sullo sviluppo economico e territoriale delle aree di riferimento
nelle seguenti articolazioni:
-
locale-locale.
Si tratta degli interventi tesi a migliorare i collegamenti
entro e tra i poli di sviluppo locale, che riguardano la realizzazione
di interventi puntuali volti a risolvere problemi di accessibilità,
di qualità o di intermodalità in ambito prettamente regionale.
Tali interventi dovranno trovare collocazione logica e funzionale
nei POR.
-
locale-globale.
Si tratta di selezionare, fra gli interventi possibili, quelli
che maggiormente si prestano a sostenere il processo di internazionalizzazione
del Mezzogiorno, garantendo una connessione delle singole
realtà regionali con le grandi direttrici di traffico della
penisola. Tali interventi dovranno trovare prevalentemente
collocazione nel PON.
-
globale.
Si tratta di quegli interventi aventi valenza prioritaria
per il territorio del Mezzogiorno nel suo complesso, e in
particolare con la realizzazione dei TEN, che andranno pertanto
inseriti nel PON.
Per i trasporti, in particolare, la definizione delle componenti
“invarianti”, da implementare nella prima parte del programma,
dovrà accompagnarsi alla definizione di analoghe componenti
“invarianti” regionali da selezionare secondo le stesse metodologie
previste a livello nazionale. Una volta definito lo strumento
operativo per il Mezzogiorno, nelle sue articolazioni regionali,
si prevederà una ripartizione degli interventi previsti tra
POR e PON anche attraverso eventuali interventi di riprogrammazione
dei PON e dei POR.. Ferma restando la necessità di una metodologia
di valutazione ex-ante dei progetti, la selezione e realizzazione
degli interventi dovranno seguire alcuni indirizzi comuni:
-
valutazione preventiva di ogni intervento rispetto
all’impatto complessivo e di medio-lungo periodo sulla collettività
al fine di assicurare che la sottostante politica dei trasporti
sia funzionale alle esigenze di imprese e cittadini,
-
concentrazione delle infrastrutture su di un numero
circoscritto di interventi prioritari, selezionati in prevalenza
fra quelli che maggiormente concorrono a configurare un sistema
di trasporto integrato;
-
selezione degli interventi secondo criteri basati sulla
sostenibilità finanziaria (costruzione ed esercizio), la possibilità
di partecipazione di operatori e capitali privati; la complementarietà
con altri interventi e l’effetto leva complessivo; la capacità
degli interventi di ridurre i costi esterni delle attività
di trasporto e di contribuire al conseguimento degli obiettivi
di sostenibilità ambientale di lungo periodo; lo specifico
contributo alla minimizzazione degli impatti sulle aree naturali
e paesaggistiche di pregio;
-
individuazione di procedure atte a assicurare maggiore
efficienza e celerità nella fase di avvio e realizzazione
delle opere;
-
impulso all’introduzione di nuove tecnologie nel settore
anche indicando l’innovazione quale requisito già in fase
di gara.
L’esigenza di assicurare omogeneità negli standard qualitativi
e di conseguire economie di scala nella realizzazione degli
interventi aventi in particolare riferimento sovraregionale,
è alla base dell’affidamento al Ministero dei Trasporti di
un Programma Operativo Nazionale, le cui priorità di azione
sono collegate con le scelte programmatiche delle Regioni.
Per quanto riguarda gli interventi per lo sviluppo della
società dell’informazione, alcuni criteri di demarcazione
tra PON e POR sono stati inseriti nella descrizione delle
linee di intervento.
Per quanto attiene alla sicurezza dovranno essere seguite
le seguenti linee di indirizzo:
·
saranno
privilegiate, all’interno dei Programmi Operativi Regionali
gli interventi di impostazione integrata, che inseriscono
gli obiettivi della sicurezza in un più ampio ventaglio di
recupero delle aree di disagio sociale e di sviluppo produttivo;
·
per
la responsabilità nazionale del fattore sicurezza, e per le
esigenze di omogeneità e contestualità dell’intervento è previsto
un Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo”
che, a partire dall’esperienza del periodo 1994-1999, faccia
leva sulle componenti più tecnologiche e organizzative dell’intervento.
Con riferimento alle azioni per l’internazionalizzazione
si evidenzia:
·
la
necessità di integrare nell’ambito di una strategia unitaria
interventi ed azioni di internazionalizzazione che maturano
nei diversi Assi e Settori di intervento, ed in particolare
con riferimento a “Sviluppo Locale”, “Risorse Umane”, “Città”
(cfr. capitoli precedenti) adottando un approccio valutativo
a carattere trasversale, da condurre in forma partenariale
tra Amministrazioni centrali e regionali, e che permetta di
individuare interventi suscettibili di migliorare il collegamento
con mercati o partner internazionali;
·
la
possibilità di realizzare azioni di assistenza da parte delle
amministrazioni centrali alle Regioni per operazioni di internazionalizzazione,
attraverso gli interventi del PON « Assistenza tecnica
e azioni di sistema ».
TABELLA
DI QUANTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI - ASSE VI
Le tabelle seguenti mettono in evidenza i punti di forza e di debolezza, le
opportunità e i rischi relativi all’agricoltura, allo sviluppo
rurale e al settore agro-alimentare nel Mezzogiorno, sulla
base della situazione attuale e delle prospettive di evoluzione.
Agricoltura e sviluppo rurale
Punti
di forza
|
Punti
di debolezza
|
-
presenza di un nucleo, ancorché ristretto, di
aziende competitive e con elevata propensione all'adozione
dell'innovazione tecnologica
-
presenza di nuclei territoriali "integrati"
e con forte capacità competitiva
-
intensità produttiva degli ordinamenti relativamente
poco elevata
-
presenza di aziende che adottano una strategia
di diversificazione delle fonti di reddito aziendali
-
consistenti risorse ambientali, paesaggistiche
e storico-culturali
-
presenza di produzioni con adeguati sbocchi di
mercato
|
-
svantaggi di ordine naturale (forte incidenza
delle superfici collinari e montane)
-
carenze infrastrutturali
-
elevata incidenza di aziende di piccole e piccolissime
dimensioni
-
costi di produzione relativamente elevati
-
scarsa incidenza della superficie irrigabile
sulla SAU totale
-
presenza ridotta di aziende "professionali"
-
alta incidenza di aziende condotte da anziani
-
livello contenuto di investimenti
-
difficoltà di accesso al credito
-
bassa propensione all'associazionismo
-
collegamento insufficiente tra la ricerca in
campo agroalimentare e la sfera della produzione agricola
|
Opportunità
|
Rischi
|
-
incremento della domanda di produzioni di qualità
e tipiche
-
introduzione dell'innovazione tecnologica
-
aumento degli sbocchi commerciali all'estero
per le produzioni di pregio
-
incremento delle opportunità di reddito extra-agricolo
e di diversificazione delle attività aziendali
-
valorizzazione risorse ambientali e paesaggistiche
-
potenzialità di sviluppo per il turismo rurale,
l'agriturismo e il patrimonio storico-architettonico
-
ricambio generazionale
|
-
difficoltà nel mantenere quote di mercato acquisite
a causa della crescente competitività esterna
-
decrescente potere contrattuale nei confronti
degli attori a monte e a valle della produzione agricola
-
progressivo peggioramento delle ragioni di scambio
tra prodotti agricoli e beni di investimento
|
Settore della trasformazione e commercializzazione
Punti
di forza
|
Punti
di debolezza
|
-
tipicità
delle produzioni e elevata presenza di prodotti con
marchio Doc, Dop e Igp
-
elevata
integrazione con il territorio e conseguente capacità
di offerta di produzioni legate ai consumi locali, garantendo
alla GDO bassi costi nella logistica
-
elevata
quota di produzione, rispetto al totale nazionale, di
prodotti mediterranei e rilevante peso nella produzione
delle materie prime dei principali prodotti tipici
|
-
eccessiva
frammentazione dell’offerta, anche in ragione della
carente propensione all’associazionismo e alla aggregazione
commerciale
-
-
bassa
percentuale di trasformazione rispetto alla produzione
agricola (inadeguatezza del settore industriale rispetto
a quello agricolo).
-
scarsa
diffusione della GDO.
-
bassa
propensione all’esportazione
-
carenze
infrastrutturali
-
livello
contenuto degli investimenti e di innovazione tecnologica
|
Opportunità
|
Rischi
|
-
Crescente
apprezzamento da parte del mercato dei prodotti delle
produzioni meridionali ed in particolare dei prodotti
di qualità
-
Diffusione
della dieta mediterranea e conseguente sviluppo della
domanda di prodotti tipici dell’area del mediterraneo.
-
Crescita
della domanda delle produzioni tipiche, in particolare
nelle aree sviluppate esterne all’UE.
-
Sviluppo
della domanda dei prodotti freschi che hanno subito
un processo di prima trasformazione (prodotti di quarta
gamma)
|
-
elevata
concorrenza dei paesi mediterranei
-
rischio
di un’appropriazione sempre minore del valore aggiunto
del prodotto finale a favore della distribuzione che
gestisce la logistica e detiene le informazioni sul
mercato.
-
difficoltà
a far rientrare all’interno del mercato le forme di
vendita diretta che, per taluni prodotti, raggiungono
quote elevate.
|
Le potenzialità di sviluppo sono legate alle specificità del contesto socioeconomico
e naturale locale. Nelle regioni dell’Obiettivo 1 sono individuabili
realtà territoriali estremamente differenziate dal punto di
vista della dotazione di risorse, delle caratteristiche strutturali
ed economiche dell’agricoltura, del grado integrazione tra
le componenti del sistema agroalimentare e del loro collegamento
con il contesto economico e sociale circostante, della maggiore
o minore vicinanza alle principali arterie di traffico e ai
mercati di sbocco dei prodotti, della presenza di attività
industriali e terziarie e della qualità del tessuto istituzionale
locale. Tali aree presentano, pertanto, fabbisogni di intervento
notevolmente diversificati.
Per queste regioni, l'estrema varietà di situazioni può essere schematicamente
ricondotta a due categorie principali di aree rurali.
Realtà
agricole maggiormente dinamiche
Si tratta di aree di pianura irrigua o di media collina, che in qualche caso
assumono la configurazione di vere e proprie filiere territoriali
o di distretti agricoli o agro-industriali, caratterizzate
da un significativo grado di ruralità del territorio e, in
molti casi, da una notevole vitalità istituzionale oltre che
produttiva.
In queste aree esistono i presupposti per uno sviluppo integrato tra industria
e agricoltura e per una crescita del settore agro-alimentare,
in un’ottica di sistema. Si pone tuttavia un problema di stabilizzazione
dei rapporti intersettoriali, di valorizzazione delle produzioni
agro-alimentari e di presidio ambientale.
I maggiori vincoli allo sviluppo del sistema agro-industriale di queste aree
può essere individuato nell'assenza, o nello scarso consolidamento,
di rapporti sistemici e duraturi tra gli operatori locali
e nelle difficoltà di penetrazione commerciale sui mercati
interni e internazionali.
In queste aree i fabbisogni di intervento riguardano, in primo luogo, il miglioramento
della competitività del sistema produttivo ed il rafforzamento
dei processi di integrazione lungo le filiere, che devono
interessare in primo luogo:
·
le aziende
agricole;
·
le strutture
di produzione trasformazione e commercializzazione per razionalizzare i processi produttivi;
·
la qualità
dei prodotti, che diviene un fattore strategico di competitività,
da perseguire attraverso un appropriato sistema di aggregazione
e commercializzazione dell'offerta, lo stimolo all'adozione
dell'innovazione tecnologica in stretto collegamento con l'impulso
al sistema della ricerca, il potenziamento delle risorse umane
in grado di mediare i necessari processi di trasformazione
dei sistemi produttivi;
·
il ricambio
generazionale;
·
la formazione
professionale, soprattutto in materia di qualità dei prodotti
e sostenibilità ambientale dell'attività produttiva, impiego
ottimale delle risorse
(con particolare attenzione al profilo ambientale), gestione
economica delle aziende;
·
la dotazione
infrastrutturale, soprattutto nel campo degli impianti collettivi
di distribuzione delle acque a scopi irrigui, che presentano
esigenze di completamento, razionalizzazione e
ristrutturazione;
·
l'attenuazione
dell'intensità di utilizzo dei fattori produttivi, per limitare
l'impatto ambientale delle attività produttive.
Aree
rurali caratterizzate da difficoltà nel processo di sviluppo
Si tratta di aree che presentano difficoltà legate a svantaggi specifici,
a una debolezza economica o strutturale interna, a processi
di ristrutturazione in atto oppure alla loro marginalità in
senso territoriale o rispetto ai principali meccanismi di
sviluppo.
Le possibilità di sopravvivenza e di crescita di queste realtà sono collegate
alla specificità delle risorse locali e l'intervento, pertanto,
in queste aree deve tendere a soddisfare i fabbisogni e le
specifiche esigenze e potenzialità territoriali, attivando
uno sviluppo autopropulsivo. Tale sviluppo deve avere, come
primo obiettivo, quello di consentire la permanenza della
popolazione sul territorio a condizioni accettabili di reddito
e di qualità della vita. I fabbisogni per tali aree possono
essere individuati:
·
nella valorizzazione
di produzioni locali tipiche e di qualità;
·
nello stimolo
a diversificare le attività economiche locali;
·
nello sfruttamento
delle potenzialità turistiche attraverso la valorizzazione
delle risorse ambientali e storico culturali.
In queste aree, si pongono anche forti esigenze di:
·
ammodernamento
strutturale dell’agricoltura;
·
ricambio
generazionale nel tessuto produttivo agricolo;
·
controllo
idrogeologico del territorio;
·
protezione
dell’ambiente e, più in generale,
·
miglioramento
della qualità della vita della popolazione residente.
L'esperienza compiuta nella fase di attuazione dei programmi del periodo 1994-1999
ha messo in evidenza, per il settore agricolo, non tanto l'inadeguatezza
degli strumenti disponibili, quanto l'eccessiva proliferazione
degli interventi, la disomogeneità degli stessi in relazione
ai vari strumenti operativi (programmi strutturali, leggi
nazionali, regimi di aiuto, OCM, ecc.) e la mancanza in alcune
realtà regionali di collegamento in una logica di filiera
dei vari interventi realizzati.
Sulla base dell'analisi strutturale e dell'individuazione dei fabbisogni per
il comparto agricolo e le aree rurali delle regioni dell’obiettivo
1 sono stati identificati i seguenti obiettivi specifici:
Miglioramento della competitività dei
sistemi agricoli e agro-industriali in un contesto di filiera.
Sostenere lo sviluppo dei territori
rurali e valorizzare le risorse agricole, ambientali e storico-culturali.
Nell’ambito di questi due obiettivi specifici, un accento particolare sarà
messo sugli aspetti infrastrutturali e ambientali legati allo
sviluppo dell’agricoltura e delle zone rurali.
Le principali linee di intervento per il primo obiettivo specifico riguardano:
·
il miglioramento
della competitività attraverso la riconversione produttiva
volta a conseguire assetti produttivi compatibili con le prospettive
di mercato; l’introduzione di innovazioni finalizzate alla
riduzione dei costi unitari di produzione; il miglioramento
qualitativo della produzione, nonché la riduzione dell’impatto
ambientale dei processi produttivi in ogni fase della filiera;
·
la valorizzazione
e il potenziamento delle produzioni di qualità, l'organizzazione
dell'offerta e il rafforzamento delle funzioni commerciali
anche attraverso la promozione di rapporti di integrazione;
·
il miglioramento
dei processi produttivi agricoli e agro-industriali attraverso
l'introduzione di sistemi di gestione integrata in tema di
qualità, sicurezza, ambiente lungo tutta la filiera;
·
le azioni
formative e quelle dirette a favorire il ricambio generazionale
nelle imprese agricole e il primo insediamento dei giovani
agricoltori;
·
il miglioramento
delle performance ambientali mediante la riduzione delle emissioni
inquinanti, la riduzione degli input chimici, l’ottimizzazione
dell’impiego e della gestione delle risorse naturali (suolo
e acqua), l’attuazione di forme di risparmio idrico nell’ambito
di comprensori o di specifiche filiere agro-industriali (riciclo
delle acque, depurazione e utilizzazione irrigua);
·
il miglioramento
della dotazione infrastrutturale.
Le linee di intervento previste per questo obiettivo devono essere strettamente
integrate a quelle previste per l’Asse I (Risorse naturali),
in particolare con quelle relative al suolo ed alle risorse
idriche.
Gli interventi previsti, pur potendo interessare anche aree ad agricoltura
meno sviluppata, concernono in particolare le aree con maggiori
prospettive di sviluppo competitivo nel settore agricolo,
fortemente orientate sui mercati nazionali ed internazionali,
con evidenti fenomeni di specializzazione produttiva in atto
e di collegamenti con l’industria di trasformazione ed il
settore distributivo.
In queste aree sono individuabili processi di integrazione che si sviluppano
in due direzioni:
·
filiere di
dimensione nazionale o comunque sovraregionale, in quanto
alcune fasi (ad es. trasformazione e/o commercializzazione),
non essendo sviluppate nell’ambito dello stesso territorio,
sono affidate ad operatori “esterni”, con evidente perdita
di controllo e di valore aggiunto a livello regionale;
·
filiere di
dimensione sub-regionale, localizzate nel territorio e costituenti
dei sistemi agro-industriali con potenzialità di sviluppo.
In entrambi i casi gli interventi dovrebbero essere diretti rafforzare la
capacità competitiva delle filiere, con un approccio che combina
interventi diversi a seconda dei comparti interessati o del
tipo di filiere. Nello stesso tempo gli interventi dovrebbero
puntare a rafforzare la capacità contrattuale e l’integrazione
dei produttori delle materie prime all’interno della filiera,
in modo da accrescere la quota di valore aggiunto che perviene
alla fase produttiva.
Il rafforzamento della capacità competitiva della filiera si traduce in interventi
che, congiuntamente e in modo integrato, in termini programmatici
e/o progettuali, puntino a migliorare i punti deboli della
stessa filiera, nei singoli segmenti o nei collegamenti fra
i segmenti della filiera. Ciò implica prevedere interventi
possibilmente integrati per quanto riguarda la fase produttiva,
trasformativa, commerciale nonché i servizi e le infrastrutture
a supporto della filiera.
Per ciò che riguarda le caratteristiche territoriali, si tratta principalmente
di aree di pianura irrigua o di media collina, con ordinamenti
orientati verso la frutticoltura, l’orticoltura, il florovivaismo,
le colture industriali, la viticoltura, l’olivicoltura, la
zootecnia da latte o ad orientamento misto latte-carne.
Le aree più bisognose di interventi sono quelle dove la struttura produttiva
e quella trasformativa sono più frammentate in una miriade
di piccole e piccolissime unità, che operano a costi non competitivi
e senza adeguati standard qualitativi.
La dotazione infrastrutturale è in alcune aree inadeguata nel campo degli
impianti collettivi di distribuzione delle acque a scopi irrigui,
che presentano esigenze di completamento e/o di ristrutturazione.
Tali interventi, qualora rispondenti anche agli obiettivi
dell’asse relativo alle Risorse Naturali, potranno essere
realizzati anche in questo asse prioritario.
La particolare intensività degli ordinamenti produttivi in queste zone pone
rilevanti problemi di eccessivo impiego di fattori produttivi,
non sempre in equilibrio con il mantenimento di uno stock
quantitativo e qualitativo delle risorse naturali. Di conseguenza
si avverte l’esigenza di un intervento pubblico teso a favorire
un equilibrato e non depauperante uso di tali risorse.
In queste realtà esiste una forte esigenza di un efficace intervento nel campo
della qualità dei prodotti e della loro commercializzazione,
dell’impiego ottimale delle risorse e dei fattori produttivi,
nonché di servizi specializzati che si affianchino alle azioni
di investimento nelle imprese.
Gli interventi descritti fin qui sono stati realizzati, nell’esperienza di
programmazione dei Fondi strutturali attuata sinora, attraverso
progetti di investimento presentati dalle singole aziende,
che non sempre si riferivano ad un approccio integrato.
Al fine di garantire la progettazione e, la realizzazione in via prioritaria
di interventi integrati per le singole filiere e/o per le
singole aree, appare opportuno che i progetti aziendali non
siano autonomi e svincolati dagli altri interventi, ma siano
possibilmente riferiti a programmi organici di filiera. Ciò
consentirebbe di non disperdere gli aiuti finanziari, bensì
di concentrarli sulle filiere interessate e/o su aree delimitate
anche al fine di aumentarne l’efficacia economica.
L'inserimento nel quadro di programmi e/o progetti di filiera e/o di area
dovrebbe conferire ai progetti individuati (presentati da
singoli operatori di imprese agricole o agro-industriali),
così come ai progetti di servizi e infrastrutturali, un titolo
di priorità nell'istruttoria e selezione ai fini del finanziamento,
senza tuttavia costituire un vincolo di esclusione.
Nel campo degli interventi irrigui, l'ampliamento delle reti distributive
o l'ammodernamento e la razionalizzazione di quelle esistenti
deve essere coordinato con i progetti di filiera e/o di area,
prevedendo una priorità di intervento in quelle aree dove
verranno effettuati completamenti delle reti consortili o
in quelle filiere dove l'adeguamento di reti aziendali irrigue
è funzionale all’uso razionale delle risorse idriche, al potenziamento
strutturale delle imprese, al miglioramento della qualità
dei prodotti, della salubrità degli alimenti ed è coerente
con i vincoli normativi e produttivi definiti nel quadro delle
OCM,.
Tutti gli interventi programmati, in modo integrato, nel quadro di progetti
di filiera andranno naturalmente coordinati con quelle misure
strutturali previste dalle singole Organizzazioni comuni di
mercato e dovranno essere coerenti con queste ultime.
Le principali linee di intervento per il secondo obiettivo specifico riguardano:
·
la valorizzazione
di tutte le risorse endogene esistenti nelle aree interessate,
da quelle imprenditoriali a quelle ambientali e paesaggistiche,
alle risorse legate all’identità culturale e sociale delle
singole aree;
·
la conservazione,
tutela e valorizzazione commerciale delle risorse ambientali,
incluse le foreste, prioritariamente nel quadro di una programmazione
integrata in cui si affianchi anche la finalità di sviluppo
socio-economico di territori determinati;
·
il sostegno
e la diversificazione del sistema di imprese locali per ampliare
gli sbocchi occupazionali anche nei settori collegati con
l’agricoltura (turismo rurale, agriturismo, artigianato, ecc.);
·
l’ampliamento
degli sbocchi commerciali per la produzione agricola di qualità
e delle micro-filiere territoriali;
·
il miglioramento
del contesto infrastrutturale e dei servizi essenziali nelle
aree rurali.
Le linee di intervento previste per questo obiettivo devono essere strettamente
collegate a quelle previste nell’asse Risorse Naturali e nell’asse
Risorse Culturali e, qualora rispondano anche agli obiettivi
di questi assi, essere integrate in esse.
Questi interventi interessano alcune tipologie di aree che, per motivi diversi,
presentano difficoltà nel processo di sviluppo, pur avendo
risorse endogene da valorizzare. Ciò implica che tali aree,
sostenute da un intervento pubblico calibrato e mirato sulle
specifiche esigenze e potenzialità territoriali, potrebbero
attivare un proprio percorso di sviluppo. Le aree suddette
sono quelle più interessate ad un’efficace politica di coesione
economico-sociale, in quanto più colpite dai processi di ristrutturazione
in atto nell’economia o, addirittura, emarginate dai meccanismi
di sviluppo esistenti.
All’interno di questo gruppo di aree possono essere distinte differenti
tipologie, ciascuna delle quali necessita di una progettazione
specifica e di una differente modulazione delle politiche
strutturali delineate dai nuovi regolamenti. A titolo indicativo,
tali aree possono essere così elencate:
·
Zone di montagna,
altre zone svantaggiate, zone con vantaggi specifici e altre
zone dove gli indici di frammentazione delle strutture agricole,
di senilizzazione e di produttività sono sensibilmente al
di sotto della media nazionale.
·
Zone agricole
dove sono in atto consistenti processi di ristrutturazione
e/o di abbandono degli ordinamenti produttivi preesistenti
per effetto della riforma della
Politica Agricola Comune. Tali processi non sono necessariamente
in atto solo ed esclusivamente nelle zone più marginali, ma
investono anche zone dove l’agricoltura costituisce un’attività
di peso rilevante nell’ambito dell’economia del territorio.
·
Zone dove
sono localizzate interessanti micro-filiere locali, produzioni
di qualità e di estensione territoriale limitate. Tali zone
soffrono di una specifica difficoltà di valorizzazione della
produzione locale su un certo mercato più vasto e di strutture
produttive e di trasformazione che, pur conservando la dimensione
medio-piccola, hanno notevoli margini di miglioramento tecnologici
e organizzativi.
·
Zone sottoposte
a vincoli ambientali e paesaggistici e zone di rilevanti interesse
naturalistico, coincidenti in larga misura con la “rete ecologica
nazionale”. Si tratta di zone dove, accanto all’indubbia esigenza
di conservazione e tutela, va affiancato un intervento di
promozione di attività economiche sostenibili e integrate
con le aree adiacenti.
L’esperienza di programmazione dei Fondi strutturali realizzata sinora ha
chiaramente messo in evidenza che nei territori rurali più
svantaggiati occorre un approccio che attivi tutte le risorse
pubbliche e private per il perseguimento di un programma organico
di sviluppo integrato nell’ambito di un partenariato ampio
e rappresentativo. Ciò consente di mettere in relazione tra
loro, secondo un approccio integrato, interventi che insistono
sullo stesso territorio evitando la frammentazione e la dispersione
degli investimenti pubblici e privati.
Nel campo della forestazione, inoltre, occorre assicurare un sostegno della
silvicoltura da reddito ed alla forestazione a scopo di protezione
idro-geologica e ambientale, attraverso investimenti nelle
aziende forestali e negli impianti di trasformazione e commercializzazione,
aiuti agli investimenti nelle imprese forestali e per interventi
di mantenimento e conservazione delle foreste, nonché per
le associazioni di imprenditori forestali.
La programmazione dei Piani di Sviluppo Rurale nelle regioni obiettivo 1 comprende
tutti gli interventi cofinanziati dalla sezione garanzia del
Feoga, vale a dire il prepensionamento (artt. 10-12 del Reg.
1257/99), l'imboschimento delle superfici agricole (art. 31),
le misure agroambientali (artt. 22-24) e le indennità compensative
per le zone svantaggiate e le zone soggette a vincoli ambientali
(artt. 13-21).
Gli interventi previsti dai programmi operativi regionali dovranno essere
coerenti con i corrispondenti Piani di sviluppo rurale (finanziati
dal FEOGA-Garanzia) per le diverse misure di sostegno all'agricoltura
e allo sviluppo rurale. Gli interventi strutturali attuati
a titolo del presente QCS, per quanto riguarda l’agricoltura
e lo sviluppo rurale, dovranno essere conformi alla politica
agricola comune e ai Regolamenti (CE) n. 1257/1999 e n. 1750/1999
relativi allo sviluppo rurale.
Poiché gli interventi previsti dalle misure che verranno inserite nel PSR
sono prevalentemente di natura ambientale e mirano a salvaguardare
e valorizzare le risorse naturali, nonché a stimolare l'adozione
di pratiche agricole eco-compatibili, l'integrazione con gli
obiettivi dei POR deve avvenire principalmente su questa base,
ovvero per quanto riguarda il rafforzamento degli obiettivi
ambientali e di tutela del patrimonio naturale, ed in termine
di contributo al perseguimento di uno sviluppo eco-sostenibile
nelle aree rurali.
La programmazione degli interventi che saranno inseriti nei PSR delle regioni
obiettivo 1 dovrà risultare integrata con gli interventi del
Programma Operativo, sia a livello territoriale che a livello
di obiettivi (globali, specifici e operativi).
Con riferimento a quest'ultimo aspetto, la zonizzazione del territorio regionale
e l'individuazione delle aree rilevanti per gli interventi,
nonché l'eventuale graduazione del sostegno, riveste un'importanza
particolare, perché può costituire l'elemento su cui basare
i legami non solo tra le stesse misure del PSR ma, soprattutto,
tra queste e gli interventi previsti nei POR.
Le aree del territorio regionale su cui attuare gli interventi previsti dal
PSR devono essere individuate tenendo presente, laddove presente,
la zonizzazione prevista nel PO e armonizzando, anche a livello
territoriale, gli obiettivi del Programma Operativo e gli
obiettivi degli interventi previsti nel PSR.
Una particolare attenzione dovrà essere riservata alla coerenza degli interventi
previsti dai Programmi Operativi Regionali rispetto alla programmazione
nazionale di settore prevista dal Documento Programmatico
Agroalimentare, di cui alla legge nazionale n° 499/99.
Nell’ambito delle linee di indirizzo previste da questa programmazione nazionale,
un riferimento particolare deve essere fatto al settore agrumicolo,
per il cui rilancio e sviluppo occorrerà garantire la piena
integrazione e coerenza tra le linee di azione individuate
nel relativo piano di settore e gli interventi inseriti nei
Programmo Operativi Regionali.