next essay previous article indice volumeStudi Storici 1, gennaio-marzo 1995 anno 36


ASSETTO DEL POPOLAMENTO RURALE E COPPIE TOPONIMICHE NELL'ITALIA PADANA (SECOLI IX-XIV)

Aldo A. Settia

Nel 1047 i canonici del duomo di Torino possedevano, insieme con molti altri beni fondiari, una corte « in Andisello et in Andego»1, ossia un'unica azienda agricola suddivisa in due diversi luoghi: il primo è facilmente riconoscibile nell'odierno Andezeno, il secondo, di identificazione meno immediata, corrisponde al bric Andio (dialettalmente'n Andi), oggi denominazione prediale sul territorio comunale di Andezeno stesso. Risulta evidente che dal piú antico Andicum, di origine celtica2, mediante il suffisso diminutivo -ellus, si era ad un certo momento formato il secondo; il fenomeno, pur non databile con precisione, era certo già antico nel 1047 quando la « coppia» appare attestata per la prima volta: la precedenza viene infatti data ad Andecellum, quasi a significare che la forma diminutiva indica ormai il luogo piú cospicuo. Il figlio aveva già avuto il tempo di divenire piú importante del padre e non avrebbe tardato a sostituirlo del tutto.

La prova irrefutabile che Andecellum esisteva da tempo come luogo a sé stante viene dalla incidentale notizia di una « cella Andecelli» già in possesso dell'abbazia di S. Pietro di Breme nel 9923; ciò consente di retrodatare la formazione del diminutivo e dell'insediamento da esso indicato, almeno ai primi decenni del secolo X, se non a tempi ancora piú antichi come, sulla base di altri casi simili, appare possibile ipotizzare. Lo sdoppiamento Andicum-Andicellum è infatti tutt'altro che isolato, e lo dimostra, ad esempio, un altro diploma di Ottone III concesso in quegli stessi anni al vescovo di Vercelli Leone. Fra i numerosi possessi allora rivendicati dalla Chiesa vercellese si enumerano le località di Radigata e Readigatella, le terre di Arderico de Magnanigulo e di Guglielmo de Saluciola, beni « in Tronciano et in altero Tronziano» e l'abbazia di Lucedio alla quale viene confermata la « cortem Quadradulam» donata da Lotario I quando aveva collocato in Lucedio le reliquie di S. Genuario4.

Redigata e Readigatella(rettamente Radicata e Radicatella) costituiscono una coppia di luoghi perfettamente corrispondente ad Andicum-Andecellum i cui membri, oggi entrambi scomparsi, si trovavano sul territorio di S. Sebastiano Po; ma, mentre si conosce con precisione il sito dell'antica Radicata, Radicatella non ha lasciato alcuna traccia di se stessa5. L'esistenza nel 999 di un personaggio oriundo de Magnanigulo lascia intendere che un'analoga vicenda aveva portato Magnaniculum, cioè l'odierno Magnonevolo, a staccarsi da Magnano, per quanto i due luoghi non siano ricordati insieme. Anche Saluciola — corrispondente a Salussola — da cui si denomina Guglielmo, potrebbe essere intesa come una forma diminutiva da Salucla ravvisabile nella non lontana Saluggia; in questo caso è tuttavia prudente astenersi dal collegamento innanzitutto perché Salucula è già esso stesso un diminutivo, e poi perché i toponimi riflettenti diminutivi di nomi comuni sono spesso creazioni autonome senza alcuna correlazione con altri: lasceremo quindi fuori dalle nostre considerazioni i nomi di luogo costituiti da forme diminutive derivate non soltanto da sala, ma anche dagli altri numerosi termini indicanti insediamento (corte, solarium, casale, castello, rocca, borgo, villa), forme del terreno (monte, ripa, costa) e la sua copertura vegetale (olmo, frassineto), a meno che essi non si presentino come una coppia esplicitamente attestata in un unico documento.

Il fenomeno della scissione di un centro abitato in due distinti insediamenti omonimi può essere segnalato in diversi modi; il nostro diploma parla infatti di beni posti « in Tronciano et in altero Tronziano» : qui da un originario Torencianum si erano formati due luoghi designati, in tale caso, semplicemente con lo stesso toponimo, senza che si sentisse la necessità di ricorrere ad accorgimenti distintivi; qualche decennio prima, tuttavia, si trova attestato un tale « de loco Torenciano subteriore» , espressione che sottintende evidentemente un « Torencianum inferiore» , né basta poiché nel 1026 compare anche un « Torencianum de medio» . I tre centri contigui e omonimi coesistettero sino al 1246 quando il comune di Vercelli fondò nelle vicinanze di Tronzano « di mezzo» un borgo nuovo che lentamente finí per assorbire i tre insediamenti precedenti nell'attuale Tronzano Vercellese6.

Il piú antico degli sdoppiamenti attestati nel diploma del 999 riguarderebbe Quadratula: si sa che Quadrata era nel IV secolo una stazione lungo la strada romana corrente sulla sinistra del Po, fra Torino e Pavia, di cui rimane oggi ricordo, in territorio di Verolengo, nei nomi delle cascine Quarino Bianco e Quarino Rosso; Quadratula si trovava invece a destra del Po sul territorio di Brusasco7. Ora se — come si afferma nel diploma — essa era stata donata all'abbazia di S. Michele di Lucedio da Lotario I in occasione del trasporto dall'Italia meridionale delle reliquie di S. Genuario (avvenimento da collocare intorno all'840), 8 Quadratula evidentemente già esisteva e quindi la sua geminazione da Quadrata era avvenuta in tempo non precisabile prima di tale anno, termine che costituisce perciò un utile indizio generale sull'antichità del fenomeno.

1. Reduplicazione di insediamenti fra IX e XIV secolo.
Sin dall'età tardo antica si registra nel linguaggio comune un « uso invadente» di diminutivi: si scrive, ad esempio, terrula invece di terra, chartula invece di charta . 9L'uso perdura nella terminologia agraria dei secoli IX e X per indicare i diversi tipi di azienda allora in espansione: curticella, casaliculum, massariolum designano « corti» , « casali» , « mansi» certo normalmente in rapporto con altri piú antichi o di maggiore estensione10, ma talora anche senza che l'uso del diminutivo sia una necessità.

Il notaio novarese Maunustus cosí, ad esempio, registrava il 15 maggio 881 una permuta di beni fra il vescovo di Novara e un certo Petrone. Il primo cedeva: « pecia una de terra quod est sedimicello cum cassinola et vitis super habente, et peciola una de campello ibbi prope iuris suprascripte ecclesie Sancti Gaudentii, qui habere visus est in loco et fundo vico Garbaniola, ubi coerit eis ad predicto sedimicello et viniola, de uno capite percurrit via puplica [...]; seconda peciola de campello iacet ibi prope [...] et est suprascripto sedimicello cum vitis et campo per iusta mensura tabulas quadraginta et duas» . Il vescovo riceveva in cambio « camporas duas» posti « in loco et fundo Pidungo a locus ubi dicitur ad via Garbaniasca»11.

Nella prosa del notaio Maunustus le strutture del paesaggio agrario appaiono quasi miniaturizzate: piú che sedimi, cassine, appezzamenti, campi, vigne, egli vede sedimicelli, cassinole, peciole, campelli, viniole che non erano nella realtà cosí piccoli se un sedimicellum con viti e campi misurava pur sempre 42 tavole; si tratta di un vezzo stilistico che può aver avuto la sua parte nella scelta di designare i nuovi abitati, sorti per geminazione da centri piú antichi, proprio mediante un suffisso diminutivo anziché con uno degli altri modi possibili. È da credere che al notaio Maunustus sia venuto spontaneo scrivere che quei beni si trovavano « in loco et fundo vico Garbaniola» , evidente diminutivo di Garbania, cioè l'odierna Garbagna a Sud di Novara; essa è attestata per la prima volta in modo esplicito sin dall'84112, e la sua esistenza nell'881 è evidentemente sottintesa nella menzione della « via Garbaniasca» appunto citata nella permuta di quell'anno. Dal momento che Garbaniola appariva allora un villaggio ( vicus) del tutto autonomo, la scissione da Garbania era avvenuta già da tempo anche se, probabilmente, non ebbe poi vita lunga perché in seguito non compare piú nei documenti a noi noti, né oggi si hanno indizi evidenti del sito in cui sorgeva.

Del tutto assenti nella scarsa documentazione scritta anteriore, le coppie toponomiche cominciano ad essere attestate con una certa frequenza appunto nel corso del secolo IX in tutta l'Italia padana. Presso Cologno Monzese (un'area particolarmente favorita dalla conservazione dei suoi antichi documenti) sin dal 769 troviamo il luogo di « Blatenum qui dicitur de Podone» accanto al quale compare nell'853 Bladenellum, sede di un mulino sul Lambro. Il nuovo nato parrebbe aver avuto presto la prevalenza sull'antico poiché nell'ultimo decennio del secolo X, quando ormai Blatenum era stato incorporato nel territorio di Monza e il suo nome sopravviveva solo come località prediale, si parlava ancora di beni « in loco et fundo Bladinello» , sinché entrambe le località finiranno per perdere la loro identità attratte dalla grande espansione di Monza13. Se dalla pianura intorno a Milano ci spostiamo sull'Appennino di Piacenza ecco comparire nell'862 fra i possessi della grande abbazia di Bobbio il luogo di Xartellum, che già allora faceva verisimilmente coppia con Xartum documentato solo nel secolo successivo14.

Un'altra geminazione toponomica lombarda del secolo IX potrebbe essere costituita dalla coppia Cremella-Cremellina: il monastero milanese di S. Ambrogio permuta infatti nell'887 beni posti « in loco et fundo qui dicitur Cremellina» presso la riva dell'Adda, e nel 920 Berengario I concede a S. Giovanni di Monza tre corti fra le quali figura Cremella . 15L'accostamento è invitante, ma nulla ci conferma che la Cremellina dell'887 sia veramente connessa con la Cremella del 920: esse non sono mai ricordate insieme, ed essendo luoghi di difficile identificazione, manca ogni possibilità di verificare una loro possibile vicinanza topografica. Situazioni simili si presentano assai frequentemente anche a causa della ripetitività di certi toponimi e si potrebbe quindi trattare di « coppie» del tutto illusorie, da lasciare da parte.

Anche le coppie che è possibile riscontrare con sicurezza, e in numero crescente, nelle fonti scritte del secolo X potrebbero in realtà risalire, almeno in parte, al precedente. Nel 943 i re Ugo e Lotario confermano al vescovo di Pavia Robuscallam e Robuscaletam: la prima corrisponde all'odierna Rovescala, nell'Oltrepò pavese; della seconda, certo da ricercarsi nelle sue vicinanze, si perdono invece presto le tracce16. Tre anni dopo presso Correggio, nel territorio di Reggio Emilia, vengono vendute terre in Mandrie e Mandriole ; 17nel 989 accanto a Ponzana, a Sud-Ovest di Novara, compare il « locus et fundus Poncianella qui dicitur subteriore»18, oggi ridotta a cascina fra Ponzana e Cameriano.

Nel 981 a destra della Stura di Demonte, accanto a Morozzo (documentato come Morucium nel 950) si ha notizia di Morozeta , 19rara formazione al femminile derivata da un « padre» di altro genere grammaticale. Fra i luoghi donati dal vescovo di Parma ai canonici della sua cattedrale compare nel 995 la coppia Coliclum-Coliclellum, cioè gli odierni Collecchio e Collecchiello20, e l'anno dopo a Nord-Est di Cremona sono attestati Quistrum e A NAME="t21 "> Quistellum 21 dei quali sopravvive, come luogo di rilievo, soltanto il primo. Ancora fra i possessi bobbiesi ecco, sulla fine del secolo X, Sarturianum e Sarturianellum dei quali non rimane che il primo22. Ad essi vanno naturalmente aggiunti gli altri contenuti nei diplomi ottoniani già esaminati, ma fra le certezze non mancano, anche qui, casi dubbi: nel 975 nella Bergamasca, tra le corti vendute dal conte Attone compaiono Cascenagum e Cassenedellum : 23si tratta davvero di una coppia? Cassenagum vorrebbe a rigore un Cassenagellum, mentre Cassenedellum dovrebbe essere ricollegato ad un Cassenedum non attestato. È solo uno degli interrogativi che la ricerca propone ad ogni passo: con relativa frequenza si trovano diminutivi di cui non è possibile documentare l'omologo, sia per difetto delle fonti sia per le difficoltà di conoscere nei particolari l'area interessata. Ogni dubbio potrebbe essere superato solo, come si è già detto, trovando entrambi i membri della coppia attestati nello stesso documento o riscontrando sulla carta a media scala la sicura corrispondenza di almeno uno dei due componenti, verifica che, per ragioni pratiche, non è sempre possibile.

Ciò nonostante nel corso del secolo X il numero delle nostre coppie aumenta in tutta l'area padana; al contrario, benché la quantità di documentazione scritta conservata cresca in proporzione, esse diminuiscono nei due secoli successivi. Ciò si può forse interpretare come un indizio che gli sdoppiamenti attestati nei secoli XI e XII erano in realtà avvenuti nei precedenti, e che essi subiscono allora una stasi per gli effetti dell'incastellamento, il quale, pur essendo un elemento di sviluppo, favorisce tuttavia, in generale, la concentrazione piuttosto che la dispersione degli insediamenti rurali24.

Le fonti rivelano nondimeno nel 1012 Candubrellum derivato da Gamduvre nell'Oltrepò pavese25; nel 1014 Quinzianellum, nel Bresciano, in rapporto con Quinzano d'Oglio26, nel 1018 Frame e Framellum nei pressi dell'attuale Mondovi´27, nel Reggiano nel 1032 Nocitum e Nocitulum , 28tutti luoghi non piú registrati dalla cartografia a media scala. Nel 1044 Bibianellum — oggi Bianello, presso Canossa — si accosta a Bibianum noto sin dal 98029; dallo scomparso Paverium o Paveria(1034) troviamo nel 1047 derivato Paveriolum, l'odierno Pavarolo sulla collina torinese30; nel basso Monferrato si ha nel 1095 notizia di Soalingum e di Soalingellum, dei quali sopravvive solo il secondo31.

Nel Novarese ecco nel 1157 Dromellum e Dormelittum 32 entrambi giunti sino a noi, come Strambino e Strambinello (1186) 33 in Canavese, mentre nell'Astigiano sia Musancia sia Musanciola, esistenti nel 1187 presso Villafranca d'Asti34, non hanno lasciato traccia di sé. Lo stesso è accaduto nei pressi di Revigliasco Torinese per Cerexole e Cerexolete (1195). 35Nell'Oltrepò pavese, poco lontano dalla sponda destra del fiume, accanto allo scomparso Balbianum, noto dal 997, vi era già nel 1189 Balbianellum, cioè l'odierno Barbianello36, mentre presso l'attuale Certosa di Pavia, tra Pavia e Milano, si trovano Bulgarum e Bulgarellum ; 37piú a Nord si ha notizia nel 1191 di Zibidum(Zibido al Lambro) e di Zibodellum , 38e nel Bresciano di Milzanellum, duplicazione di Milzano39.

Numerosi nuovi sdoppiamenti toponomici appaiono per la prima volta nella piú folta documentazione del secolo XIII. La maggior parte di essi si trova in Piemonte, non certo perché il fenomeno si restringa a tale area geografica, ma semplicemente perché qui la ricerca è facilitata dal maggior numero di documenti pubblicati. A provare che la continuità di diffusione interessa tutta l'area padana basterà citare, ad Est di Cremona, i casi di Levata-Levatella, noto dal 1204e40, poco lontano di là, Persicum-Persegellum 41 (secolo XIII), oggi Persico Dosimo e Persichello.

Nel Biellese accanto a Zimone compare nel 1208 Zemonellum , 42destinato, pare, a non avere vita lunga; in Valsesia ecco attestati per la prima volta nel 1211 Meolo e Meoletto e nel 1217 Scopa, Scopetta e Scopello: non una coppia ma un trio, se non addirittura un quartetto qualora sia da aggiungere anche Scopelle presso Varallo. Nello stesso anno e nella stessa area coesistono del resto anche Brugarum e Brugarolum e Orlongum con Orlonghetum . 43Nel Novarese, al contrario, la coppia Orre e Orettum(1211) 44 non è sopravvissuta e sorte in parte analoga hanno subito nel Vercellese Locenum e Locenellum, entrambi confluiti nel borgo nuovo di Gattinara fondato nel 1242 dal comune di Vercelli45; dei due si è salvato solo il primo, corrispondente all'odierno Lozzolo.

In Monferrato compare nel 1224 Casurcellum 46 evidentemente partorito da Casorzo; l'anno dopo sono attestati Calliano e Callianettoentrambi 47 tuttora viventi; i luoghi di Cavanne e Cavanete(o Cavanelle) anch'essi esistenti nel 1224, vennero poi entrambi assorbiti dal borgo nuovo chierese di Villastellone48. In Canavese le coppie Mazadium-Mazadellum(1233), Romanum-Romanellum(1294) e Bulgarum-Bulgarellum(1368) hanno avuto fortuna mediocre poiché tutti i centri secondari, contraddistinti dal diminutivo, sono scomparsi mentre sono rimasti in vita i primari cioè, nell'ordine, Mazzé, Romano e Borgomasino49.

Lungo la « strada di Francia» ad Ovest di Torino, secondo i documenti disponibili « sembra probabile» che nel corso del Duecento fosse in corso lo sdoppiamento di Caselle(da non confondere con l'omonimo centro tuttora esistente a Nord di Torino). La coesistenza di Caselle e Caselette parrebbe ancora attestata nel 1267, ma la situazione insediativa, come spesso avviene, è « intricata e labile» e non permette di chiarire nel modo desiderato quando e perché avvenga lo sdoppiamento e sia infine prevalso il centro secondario di Caselette50.

Come si è in parte già accennato, lo sdoppiamento di un insediamento segnalato mediante diminutivo non è che il caso particolare di un fenomeno che può manifestarsi nelle fonti in numerosi altri modi. Si può avere la semplice ripetizione del toponimo: come nel 999 nel Vercellese si parla di « un Tronzano e di un altro Tronzano» cosí ad Offanengo, nel Cremonese, il luogo originario risulta nel XII secolo diviso in due centri omonimi indicati come « Offanengum unum et aliud»51. Non di rado per distinguere i due luoghi si ricorre ai comparativi « maggiore» e « minore» : ecco ancora un esempio desunto da un diploma di Ottone III il quale nel 998 confermava al vassallo regio Rogerius beni nel Cremonese e nel Bresciano fra i quali « Brattum maiorem et Brattum minorem [...], Glariolam maiorem et Glariolam minorem»52.

Dal secolo XI vediamo utilizzati con lo stesso scopo gli aggettivi « nuovo» e « vecchio» : nel Novarese si ha notizia nel 1083 di due luoghi entrambi denominati Stodegarda: una è nova e l'altra vetus; nel 1092 è documentato un Galliate « nuovo» , l'anno dopo un Cavalium medianum vetus, mentre in Lomellina compare nel 1303 Gambarana vetula : 53essi sottintendono evidentemente un Galliate « vecchio» , un Cavaglio e una Gambarana « nuovi» . Nel Cremonese ecco nel 1172 terre « in Butalengo novo et in Butalengo vetere» e nel 1192 si menzionano nel Lodigiano « Costa Iuvenici» e « Costa Iuvenici veteris»54. Del tutto affine è il ricorso agli aggettivi « giovane» e « vecchio» : nel 1175 nel Cuneese, fra Busca e Centallo, convivono Caranta iuvenis e Caranta vetus, e piú tardi in Lomellina Cayre vegium insieme a Cayre iuvene 55 Anziché riferirsi alle dimensioni dei due membri o alla cronologia relativa la toponomastica può alludere allo sdoppiamento di un abitato facendo riferimento alla loro posizione topografica o altimetrica: sin dal secolo X conosciamo presso Varese Bimmium subto e Bimmium de supra, oggi Biumo inferiore e superiore56. Tale designazione può anche sporadicamente incrociarsi con il ricorso al diminutivo come avviene nel già citato caso di « Poncianella qui dicitur subteriore»57, o alternare con vetus: in luogo del Cavalium medianum vetus del 1093 ecco infatti comparire nel secolo XII Cavalium medianum e Cavalium inferiore ; 58quest'ultimo verrà a sua volta indicato in tempi piú recenti con il ricorso al diminutivo cosí che oggi si conoscono Cavaglio e Cavaglietto.Nell'Astigiano, al contrario, Tigliole inferiore, che dalla metà del secolo XII si distingueva da Tigliole, è ora nota come Tigliolette59. Si tratta, in entrambi i casi, di coppie toponimiche tardive le quali tuttavia mostrano la perfetta intercambiabilità dei diversi modi con i quali è possibile indicare lo stesso fenomeno; essi trovano del resto un'ampia esemplificazione nella toponomastica odierna di tutta l'Italia padanache 60 spesso ha — come si è qui ampiamente dimostrato — profonde radici nel passato.

Si possono distinguere fra loro centri abitati omonimi anche utilizzando come determinativo un nome di persona. Sin dal 769 presso Monza si parla di beni posti « in Blateno qui dicitur de Podone» , personaggio, quest'ultimo, che ha lasciato numerose altre tracce nella microtoponomastica della zona61. Il ricorso a tale determinativo fa sorgere il dubbio che già allora esistesse, accanto a Blatenum, il luogo omonimo che fu in seguito chiamato Bladenellum, dubbio che però non è possibile risolvere con i soli dati disponibili. Nel 973 nel Novarese, parlando di Oleggio, è necessario precisare che si tratta di « Olegium qui dicitur Scarulfi» e non dell'omonimo Oleggio « qui dicitur Longobardorum»62. Nello stesso secolo l'attuale Borgovercelli veniva denominato « Bulgarum qui dicitur Sturani»63; Cerreto presso Priocca, possesso del vescovo di Asti, era detto « Ceredum Gunteri» 64 e l'odierno Calliano d'Asti veniva indicato nel 1003 come Calliano « qui dicitur Mandaloni»65. Tanto Bulgarum quanto Cerretum e Callianum sono toponimi piuttosto frequenti nell'Italia occidentale ed era evidentemente necessario distinguerli fra loro66; a maggior ragione ciò risultava indispensabile per due centri fra loro contermini come « Caballarium Williberti» e « Caballarium Leonis» , ma qui nel secolo XIII i nomi di persona appaiono già sostituiti dai piú banali determinativi Maggiore e Minore, e oggi essi si chiamano Cavallermaggiore e Cavallerleone, quest'ultimo « con ritorno alla tradizione primitiva, provocato dal rigetto del determinante Minore, per una sorta di pudore campanilistico»67.

Non è facile stabilire chi fossero i personaggi e a che titolo i loro nomi fossero stati scelti per fungere da determinativi: è ragionevole credere che si trattasse di grandi proprietari localmente molto noti e importanti, quale ad esempio era stato, nel secolo IX, l'Amandolone che venne per qualche tempo accostato al nome di Calliano68.


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Aldo A.Settia , Assetto del popolamento e coppie toponomiche nell'Italia padana


1 Monumenta Germaniae Historica [d'ora in poi MGH], Heinrici III. diplomata, Berolini, 1957, doc. 198a (1° maggio 1047), pp. 251-252; edito anche in Le carte dell'archivio Arcivescovile di Torino, a cura di F. Gabotto, G.B. Barberis, Pinerolo, 1906, doc. 5 (1° maggio 1047), pp. 7-10.

2 Cfr. E. Gramaglia, Una storia di Andezeno attraverso i nomi dei suoi luoghi, in Andezeno, mille anni di storia(in corso di stampa), testo corrispondente alle note 5-12.

3 MGH, Ottonis III. diplomata, Berolini, 1957, doc. 101 (19 luglio 992), p. 512; edito anche in Cartario dell'abazia di Breme, a cura di L.C. Bollea, Torino, 1933, doc. 28 (19 luglio 992), pp. 31-32.

4 MGH, Ottonis III. diplomata, doc. 323 (7 maggio 999), pp. 749-751; edito anche in I Biscioni, I, a cura di G.C. Faccio e M. Ranno, Torino, 1934, doc. 35 (7 maggio 999), pp. 117-120.

5 Cfr. i dati raccolti e discussi in A.A. Settia, Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, in « Archeologia medievale» , II, 1975, pp. 282-283.

6 I dati esposti sono stati raccolti da F. Panero, Popolamento e movimenti migratori, in Id., Comuni e borghi franchi nel Piemonte medievale, Bologna, 1988, p. 30; Id., Primo elenco di insediamenti umani e sedi abbandonate nel Vercellese, nel Biellese e nella Valsesia (secoli X-XIII), ivi, p. 267.

7 Cfr. Settia, Insediamenti abbandonati, cit., pp. 281-282.

8 A.A. Settia, Precisazioni su qualche toponimo del Casalese e del Chivassese, in « Bollettino storico-bibliografico subalpino» , LXIX, 1971, pp. 523-525; G.P. Silicani, San Gennaro di Benevento-Napoli, Lotario I e Reichenau. Esame critico di una supposta traslazione, in « Rivista diocesana di Napoli. Ianuarius» , 11, 1989, pp. 557-576.

9 G.D. Serra, Contributo toponomastico alla teoria della continuità nel medioevo delle comunità rurali romane e preromane dell'Italia superiore, Cluj, 1931 (ristampa anastatica Spoleto, 1991), pp. 149-150; G. Petracco Sicardi, Nota sui toponimi lunigianesi Castagn&eacutetoli, Cer&eacutetoli, Scorc&eacutetoli e Torcer&eacutetoli, in « Archivio storico per le province parmensi» , serie 4°, XXIV, 1972, pp. 62-64.

10 V. Fumagalli, Terra e società nell'Italia padana, Torino, 1976, pp. 31 e 37.

11 Le carte dell'archivio Capitolare di S. Maria di Novara, I, a cura di F. Gabotto, A. Lizier, A. Leone, G.B. Morandi, A. Scarzello, Pinerolo, 1913, doc. 13 (19 maggio 881), p. 17.

12 Le piú antiche carte dell'archivio di S. Gaudenzio di Novara, a cura di C. Salsotto, Torino, 1937, doc. 1 (giugno 841), p. 5.

13 Rispettivamente: Codice diplomatico longobardo, a cura di L. Schiaparelli, II, Roma, 1933, doc. 231 (19 agosto 769), p. 291, e Codex diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro Lambertenghi, Augustae Taurinorum, 1873, doc. 181 (gennaio 853), col. 307, ora in Il museo diplomatico dell'archivio di Stato di Milano, a cura di A.R. Natale, I/1, Milano, [1968]; doc. 89; G. Rossetti, Società e istituzioni nel contado lombardo durante il medioevo, Cologno Monzese, I, Secoli VIII-X, Milano, 1968, p. 36 nota 89; cfr. anche A.A. Settia, Castelli e villaggi nell'Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza dal IX al XIII secolo, Napoli, 1984, pp. 263-265.

14 Inventari altomedievali di terre, coloni e redditi, a cura di A. Castagnetti, M. Luzzati, G.F. Pasquali, A. Vasina, Roma, 1979, p. 131 (a. 862), e p. 180 (secoli X-XI).

15 Rispettivamente: Codex diplomaticus Langobardiae, doc. 339 (luglio 887), col. 568, e I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli, Roma, 1903, doc. 125 (1° luglio 1920), pp. 327-328.

16 I diplomi di Ugo e Lotario, di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, Roma, 1924, doc. 74 (a. 943), p. 218; F. Fagnani, Rovescala nei secoli bui: dal « vicus» al « castrum», in Rovescala 1192-1992. Uomini, terre e vini in un borgo oltrepadano, Rovescala (Pavia), 1992, p. 42 nota 41.

17 Le carte degli archivi reggiani fino al 1050a cura di P. Torelli, Reggio Emilia, 1921, doc. 54 (16 maggio 946), pp. 139-140; cfr. anche doc. 70 (14 settembre 980), p. 183: « in loco et fundo Mandrie et Mandriole» .

18 Le carte dell'archivio Capitolare di S. Maria Novara, I, docc. 56 (4 settembre 962), p. 84, e 98 (giugno 989), p. 165.

19 I placiti del « regnum Italiae», II/1, Roma, 1957, a cura di L. Manaresi, doc. 187 (18 agosto 981), pp. 185-186; per Morucium: Le piú antiche carte dell'archivio Capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto, Pinerolo, 1904, doc. 66 (dicembre 950), pp. 122-125.

20 Le carte degli archivi parmensi dei secoli X-XI, I, a cura di G. Drei, doc. 81 (20 novembre 995), pp. 245-246.

21 Codice diplomatico cremonese, a cura di L. Astegiano, I, Torino, 1895, doc. 62 (9 ottobre 996), p. 40.

22 Inventari altomedievali, cit., pp. 181 e 184 (secoli X-XI). Per l'identificazione dei luoghi si veda anche G. Coperchini, Quadro ecologico e interpretazione storica del territorio piacentino-bobiense, in « Bollettino storico piacentino» , LXXIII, 1988, pp. 261-262.

23 Codex diplomaticus Langobardiae, cit., doc. 758 (6 aprile 975), coll. 1330-1333; ora in Le pergamene degli archivi di Bergamo, a. 740-1000, a cura di M. Cortesi, Bergamo, 1988, doc. 133 (6 aprile 975), pp. 215-218.

24 Cfr. in generale Settia, Castelli e villaggi, cit. (sopra, nota 13).

25 L. Schiaparelli, Tachigrafia sillabica nelle carte italiane, in « Bollettino dell'Istituto storico italiano» , 33, 1913, doc. 13 (15 luglio-1° agosto 1012), pp. 73-74; A.A. Settia, Il distretto pavese nell'età comunale: la creazione di un territorio, in Storia di Pavia, III/1, Dal libero comune alla fine del principato indipendente, Pavia, 1992, Appendice I, Estimo delle terre del contado pavese nel 1250, a cura di C.M. Cantú, p. 157, n. 41 ( Gamduvre), n. 51 ( Gamduvrellum).

26 MGH, Heinrici II. diplomata, doc. 300 (12 maggio 1014), p. 373; l'abbazia di Leno ha beni « in Quinzianello» .

27 E. Morozzo della Rocca, Le storie dell'antica città del Monteregal e ora Mondoví in Piemonte, III/1, Mondoví, 1905, doc. 1 (23 marzo 1018), pp. 285-287.

28 Le carte degli archivi reggiani, cit. (sopra, nota 17), doc. 133 (6 aprile 1032), p. 333.

29 Codice diplomatico polironiano (961-1125), a cura di R. Rinaldi, C. Villani, P. Golinelli, Bologna, 1993, doc. 22 (14 maggio 1044), p. 117; per Bibianum: G. Tiraboschi, Dizionario topografico storico degli stati estensi, I, Modena, 1834, p. 52.

30 Appendice al « Libro rosso» del comune di Chieri, a cura di F. Gabotto, Pinerolo, 1913, doc. 6 (4 luglio 1034), pp. IV-VII; MGH, Heinrici III. diplomata, cit. (sopra, nota 1), doc. 198a, pp. 251-252; cfr. anche Settia, Insediamenti abbandonati, cit., p. 316.

31 A. A. Settia, Una fondazione religiosa del secolo XI e il popolamento rurale nel basso Monferrato, in « Bollettino storico-bibliografico subalpino» , LXXI, 1973, p. 649, ora in Id., Monferrato. Strutture di un territorio medievale, Torino, 1983, pp. 169-172, e appendice, doc. 4 (28 luglio 1095), p. 195: in « Soalingo sive in Vivarona, necnon et in Soalingelli» .

32 Le carte dell'archivio Capitolare di Novara, II, a cura di F. Gabotto, G. Basso, A. Leone, G.B. Morandi, A. Scarzello, Pinerolo, 1915, doc. 369 (18 maggio 1151), p. 272 e doc. 394 (avanti 2 marzo 1157), p. 303.

33 Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313, a cura di F. Gabotto, Pinerolo, 1900, doc. 11 (dicembre 1161), pp. 22-24, e doc. 18 (18 giugno 1186), pp. 34-35.

34 Codex Astensis qui de Malabaila communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, Roma, 1880, doc. 639 (12 dicembre 1197), p. 655, e doc. 786 (12 dicembre 1187), p. 867.

35 Settia, Insediamenti abbandonati, cit., pp. 257-258.

36 Rispettivamente: Codice diplomatico del monastero di Bobbio fino all'anno 1208, a cura di C. Cipolla e G. Buzzi, I, Roma, 1918, doc. 101 (7 settembre 977), p. 349; Documenti vogheresi dell'archivio di Stato di Milano, a cura di A. Cavagna Sangiuliani, Pinerolo, 1910, doc. 160 (23 marzo 1188), pp. 245-246: « Musso de Balbianello» ; Settia, Il distretto, cit. (sopra, nota 24), p. 157: n. 56 ( Balbianum), n. 91 ( Balbianellum).

37 Documenti degli archivi di Pavia relativi alla storia di Voghera, a cura di L.C. Bollea, Pinerolo, 1909, doc. 40 (marzo-novembre 1181), p. 58: « in Bulgarello» ; Settia, Il distretto, cit., p. 164 (a. 1256).

38 Settia, Il distretto, cit., p. 167: Enrico VI conferma al comune di Pavia nel 1191 Zibodellum; Federico II negli anni 1219 e 1220 conferma a sua volta Zibidellum; per Zibidum e per l'identificazione delle singole località, ivi, p. 143 e nota 208.

39 Milcianum è in possesso dell'abbazia di Leno dal 1014 ( Heinrici II. diplomata, doc. 300, cit., sopra, nota 25), per Milcianellum cfr. A. Baronio, « Monasterium et populus» . Per la storia del contado lombardo: Leno, Brescia, 1984, pp. 161-162, con le fonti ivi citate (testimonianze dell'anno 1194). Si veda anche piú avanti il testo corrispondente alle note 85-91.

40 F. Menant, Campagnes lombardes du moyen &acircge. L'&eacuteconomie et la soci&eacuteté rurales dans la r&eacutegion de Bergame, de Cremone et de Brescia du Xe au XIIIe si&egravecle, Roma, 1993, p. 105 e nota 161; Atti di Cremona dei secoli XIII-XVI nell'archivio dell'Istituto di storia dell'Accademia delle Scienze dell'Urss, a cura di V. Rutenburg e E. Scrynkaia, Mosca, 1961, doc. 4 (9 marzo 1230), p. 61.

41 Rispettivamente: Inventari altomedievali, p. 84 (a. 879/906): « in curte Bersigo» ; Codice diplomatico cremonese, I, doc. 1177 (secolo XIII), p. 399: « de Persegello» .

42 Panero, Primo elenco, cit. (sopra, nota 6), p. 268.

43 Tutti i dati esposti sono in Panero, Primo elenco, cit., p. 258 (Brugaro, Brugarola), p. 265 (Orlongo, Orlonghetto), p. 266 (Scopa, Scopelle, Scopello, Scopetta).

44 G. Andenna, Centri di culto, strutture materiali ed uomini in un territorio in trasformazione: la pieve di Proh-Camodeia dal X al XV secolo, in Novara e la sua terra nei secoli XI e XII: storia, documenti, architettura, a cura di M.L. Gavazzoli Tomea, Novara, 1980, pp. 120 e 138.

45 F. Panero, I borghifranchi del comune di Vercelli: problemi territoriali, urbanistici, demografici, in Id., Comuni e borghi franchi, cit. (sopra, nota 6), pp. 55 e 98.

46 Le carte del monastero di Rocca delle Donne, a cura di F. Loddo, Torino, 1929, doc. 53 (12 agosto 1224), p. 76.

47 Le carte dell'archivio Capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto e N. Gabiani, Pinerolo, 1907, doc. 318 (13 aprile o luglio 1225), p. 274; cfr. anche Aliquid de ystoria civitatis Astensium, in Codex Astensis, cit. (sopra, nota 33), II, p. 64, cap. 33: « villam Calianeti» .

48 Settia, Insediamenti abbandonati, cit., pp. 254-255; M. Montanari, Villaggi nuovi nel Piemonte medievale. Due fondazioni chieresi nel secolo XIII: Villastellone e Pecetto, Torino, 1991, pp. 88-89.

49 Cfr. M.G. Rovano, Villaggi abbandonati nel Canavese. Note preliminari, in « Bollettino storico-bibliografico subalpino» , LXXXI, 1983, pp. 311-313.

50 G. Sergi, Potere e territorio lungo la strada di Francia, Napoli, 1981, p. 278.

51 Cfr. A.A. Settia, Castelli e villaggi, cit. (sopra, nota 13), pp. 315 e 340, nota 40; Id., Le pedine e la scacchiera: iniziative di popolamento nel secolo XII, in I borghi nuovi, a cura di R. Comba e A.A. Settia, Cuneo, 1993, pp. 69 e 79 nota 61.

52 MGH, Ottonis III. diplomata, cit. (sopra, nota 3), doc. 288 (1° maggio 998), pp. 712-713.

53 Settia, Castelli e villaggi, cit., pp. 313-314 e 340, note 36-37; Id., Le pedine e la scacchiera, cit., pp. 69 e 78-79, note 60-61; per Gambarana: L. Chiappa Mauri, La diocesi pavese nel primo ventennio del secolo XIV, in « Bollettino della Società pavese di storia patria» , LXII-LXXIII, 1972-1973, p. 101.

54 Settia, Castelli e villaggi, cit., pp. 315 e 340, note 41-42; Id., Le pedine e la scacchiera, cit., pp. 69 e 79 note 61-62.

55 Rispettivamente: Carte inedite o sparse dei signori e luoghi del Pinerolese fino al 1300, a cura di B. Baudi Di Vesme, E. Durando, F. Gabotto, Pinerolo, 1900, doc. 39 (1175-inizio secolo XIII), p. 217; Settia, Il distretto pavese, cit. (sopra, nota 24), p. 159, n. 195 ( Cayre Vegium), n. 196 ( Cayre Iuvene).

56 Rispettivamente: Inventari altomedievali, cit., pp. 15-16 (ante 959) e Carte valsesiane fino al secolo XV, a cura di C.G. Mor, Torino, 1933, doc. 23 (11 agosto 1211), p. 50.

57 Cfr. sopra, testo corrispondente alla nota 18.

58 Le carte dell'archivio Capitolare di S. Maria di Novara, III, a cura di C. Scarzello, G.B. Morandi, A. Leone, Torino, 1924, docc. 543 (maggio 1184), p. 91; 516 (1° febbraio 1181), p. 63; 708 (1201), p. 284.

59 Cfr. A.A. Settia, Assetto diocesano e signoria vescovile. Le presenze pavesi fra Astigiano e Monferrato, in « Aevum» , LXV, 1991, p. 302 (anche in Bianca Lancia di Agliano fra il Piemonte e il regno di Sicilia, Atti del convegno [Asti-Agliano, 28-29 aprile 1990], a cura di R. Bordone, Asti, 1991, pp. 189-190); P. Guglielmotti, I signori di Morozzo nei secoli X-XIV: un percorso politico del Piemonte meridionale, Torino, 1990, p. 37.

60 Si veda, ad esempio, in generale, l'indice dei nomi in Atlante stradale d'Italia. Nord, a cura del Servizio cartografico del Touring club italiano, Milano, 19816.

61 Codice diplomatico longobardo, cit., II, doc. 231 (citato sopra alla nota 13); sulle tracce lasciate da Podone nel territorio monzese cfr. Rossetti, Società e istituzioni, cit. (sopra, nota 13), pp. 45 nota 158, 46 nota 167; 47-48 nota 158.

62 Le carte dell'archivio Capitolare di S. Maria di Novara, I (sopra, nota 11), doc. 73 (aprile 973), p. 119.

63 Le carte dell'archivio Capitolare di Vercelli, I, a cura di D. Arnoldi, G.C. Faccio, F. Gabotto, G. Rocchi, Pinerolo, 1912, doc. 12 (gennaio 961), p. 9.

64 Heinrici III.diplomata, cit. (sopra, nota 1), doc. 70 (20 gennaio 1041), pp. 93-94.

65 Le piú antiche carte dell'archivio Capitolare di Asti(sopra, nota 19), doc. 130 (3 marzo 1003), p. 250; cfr. anche G.D. Serra, Appunti onomastici sulla storia antica e medioevale di Asti, in « Rivista di studi liguri» , XVIII, 1952, p. 72, s.v.Amandus.

66 Per Bulgarum cfr. G.D. Serra, Contributo alla storia dei derivati di « burgus» : Borgale, Borgaria, Borgaro, in Id., Lineamenti di una storia linguistica dell'Italia medioevale, III, Napoli, 1965, pp. 120-140.

67 G.D. Serra, Corolla di toponimi italiani rappresentativi, in Romanica. Festschrift f&uumlr Gerhard Rohlfs, Halle, 1958, p. 429, con i dati documentari ivi raccolti.

68 Cfr. L. Vergano, Notizie sull'agricoltura nell'Astigiana avanti il Mille, in « Rivista di storia, arte e archeologia per le province di Alessandria e di Asti» , LXXIII, 1964, pp. 5-10 e 15.