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(da "Un Paese un Culto" Tresilico e la Madonna delle Grazie, a cura di Rocco Liberti, Tresilico (RC), GM Edizioni, Giugno 1979)
Popolazione Candido Zerbi, lo storico di Oppido vescovile, si ridusse a scrivere come Tresilico, nel tempo che precedette il terremoto del 1783, fosse stata esclusivamente una “abitazione di pastori e villici, addetti agli estesi poderi del Principe di Cariati Spinelli”… Non si può assolutamente pensare che un paese, a quei tempi popolato da ben 700 persone, si componesse unicamente di servi del Principe Spinelli, il quale del pari possedeva la confinante Zurgonadio e Oppido con tutti i casali… ...Certamente Tresilico, che non avrà brillato per soverchia importanza, ma che non sarà stato nemmeno il piccolissimo borgo di villici, quale vorrebbe farlo apparire lo Zerbi, era un paese come tanti altri in Calabria. Un discreto centro, che, proprio alla fine del XVIII sec., si andava svegliando dal lungo letargo dell’età feudale ed era in predicato di acquistare una propria coscienza civile e che un funesto evento quasi annullò arrestandone le più legittime aspirazioni. Ecco come il Parroco del tempo volle annotare sul registro dei Battezzati quel tremendo avvenimento che nel febbraio del 1783 venne a sconvolgere non solo il piccolo Tresilico, ma buona parte del territorio reggino: “Oggi cinque Febbraio 178 tre ad ore 19 successe un tremuoto così terribile: e forte che non solo rovinò dalle fondamenta edificij tutti, cioè case, chiese, e torri, ma unì molte colline da una parte all’altra per la quale unione si formarono navigabili laghi e terreni piani si resero precipizij, e sotto i medesimi restarono oppresse moltissime persone che ite erano a faticare. In questa terra di Tresilico restarono spente sotto le fabbriche trecento persone, delle quali sei erano sacerdoti… un tale tremuoto si estese da Reggio per tutta la provincia di Calabria Ultra, e si contano l’anime trapassate per detta Provincia nel numero di ottantamila”. Un’altra nota, scritta in latino, che su per giù afferma le medesime cose della precedente, si trova nel liber mortuorum. Nella prima nota redatta dal Parroco accenna a 300 persone decedute, a differenza della seconda, che le fa ammontare a 213. Quasi il medesimo divario si può notare altresì fra le due note ed i resoconti ufficiali, che affermano il numero di morti essere asceso a quota 310. Quale la cifra giusta, allora?… Molto probabilmente, non appena si sparsero le prime voci sul grave evento, si gridò ai trecento morti e così annotarono il Parroco e le altre autorità subito accorse, ma, a quiete raggiunta, si vide bene che il numero delle vittime no era poi tanto alto per come si era creduto in un primo momento e si registrarono solo i decessi effettivi. Volendo fare delle suddivisioni in merito a tali decessi, si può affermare che il numero più alto toccò alle donne che pervennero alla cifra di 137 contro 76 maschi. Questa grossa disparità fu dovuta unicamente al fatto che, data l’ora, era da poco trascorso il mezzogiorno, molti uomini scamparono dal disastro in quanto si trovavano in campagna ad attendere all’usato lavoro. Secondo l’età, poi, 71 erano bambini, 92 persone valide fino ai 50 anni e solo 50 cittadini oltrepassavano il mezzo secolo di vita. Dopo si grave disastro, Tresilico dovette subire ancora dei guasti di altri tre successivi terremoti, quelli del 1894, del 1905 e del 1908, che, se non causarono vittime arrecarono tuttavia gravi danni all’abitato.
Dal 1850 al
1852 funzionò al posto del Sindaco, sospeso, il secondo eletto
Raffele Papalia. *
Regio
Commissario straordinario; **Commissario
Prefettizio; (da "Un Paese un Culto" Tresilico e la Madonna delle Grazie, a cura di Rocco Liberti, Tresilico (RC), GM Edizioni, Giugno 1979)
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