IL RE ARCHITETTO: DECADENTISMO E STORICISMO NELLA PERSONALITA' ARTISTICA DI LUDWIG II

NATURA E MUSICA

                                              

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Il giardino incantato di Klingsor nella sala dei Cantori a Neuschwanstein

La natura boschiva appare spesso in relazione con l'arte sia essa musicale o teatrale. Per esempio, dopo aver assistito per la terza volta alla rappresentazione del Tristano e Isotta di Wagner nel 1865, Ludwig mentre si trovava sul suo treno personale in viaggio verso Berg, lo fece fermare in aperta campagna e vagò ancora in preda all'emozione da solo di notte per la foresta fino alle prime luci dell'alba. Dopo una rappresentazione del Guglielmo Tell di Schiller Ludwig partì improvvisamente per recarsi sui passi montani nei quali era ambientata l'opera teatrale, viaggio che intraprese nuovamente diversi anni più tardi in compagnia dell'attore Josef Kainz; sappiamo, inoltre, che aveva anche progettato un viaggio, poi mai realizzato, in Spagna sull'onda dell'emozione per il Wallenstein e il Don Carlos di Schiller. 

 

MELODIA E LIBERTA'

Che la sua percezione della natura e, in generale, dell'esperienza della vita fosse legata alla musica e al teatro è sottolineato anche da una singolare testimonianza, secondo la quale  il rumore dell'acqua e il suo movimento gli ricordavano la musica wagneriana: il suo segretario Pfistermeister ebbe modo, infatti, di osservare il re che mentre si trovava nella vasca da bagno, batteva ritmicamente sull'acqua, asserendo che il suono così prodotto gli ricordava la scena finale del Tristano e Isotta cioé la "Liebenstod", tanto che gli era sembrato di rivedere Isotta cadere sul cadavere di Tristano, Il suono stesso degli elementi naturali evocava per lui le melodie wagneriane, quelle presenti e future, sognando la saga dei Nibelunghi e il Parsifal, quando ancora erano soltanto allo stato di abbozzo. Anche il suo continuo vagare per le montagne dei suoi ultimi anni era soprattutto scandito dai suoi viaggi notturni che costituivano il vero motivo di interesse del re. Aveva rifugi dovunque e prediligeva i più isolati e inaccessibli dove la natura era  intatta:"La libertà è sui monti - affermava - e dovunque l'uomo non sopravviene col suo tormento". Egli annotava poi nel suo diario:"Viaggi nella slitta rococò, delizia, giubilo indicibili... e a me la mia pace... nel magico chiaro di luna, attraverso la fosca abetaia ricoperta di neve!"

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La slitta rococò di Ludwig II al castello di Nymphenburg a Monaco

Una sorta di musica-silenzio naturale che nella sua personalità risultano parti inscindibili della stessa realtà. Non dimentichiamo che la foresta rappresenta per antonomasia la forza della natura, la sua energia vitale, ed è spesso associata ai suoni musicali le foglie della pineta sembravano suonare come "sotto innumerevoli dita" scrisse D'Annunzio a proprosito del rapporto tra natura e acqua e concetti analoghi troviamo in Novalis, Shelley (Passeggiata nellla pineta) o Baudelaire, per esempio.

 

DENTRO LA FORESTA

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Si noti la somiglianza della forma dell'albero dipinto in primo piano nella sala dei Cantori e quello della capanna Hunding di Linderhof che ricorda il frassino da cui viene estratta la spada Nothung nella Valchiria di Wagner

Il legame tra musica e natura boschiva appare talmente significativo che a Neuschwanstein nella Sala dei Cantori il dipinto che doveva fungere da sfondo al palcoscenico rappresenta proprio foresta del giardino incantato di Klingsor, un altro luogo fantastico, dall'aria esotica di grande fascino e mistero che coinvolge con la sua verde presenza  chiunque entri.  Un bosco intatto, ma profanato dall'uomo abitato da graziosi animali selvatici (come quelli esotici che vivevano nel giardino d'inverno alla Residenz di Monaco). Lo domina in primo piano un albero secolare, uno di quelli che senza dubbio Ludwig amava, come il tiglio plirisecolare di Linderhof per il quale egli  aveva rinunciato alla simmetria dei suoi giardini e sul quale aveva fatto inserire, tra i rami, una piattaforma per potervi soggiornare comodamente. A Linderhof l'entrata alla grotta è preceduta da una sorta di viale a  pergolato coperto, disposto a semicerchio (simile a quello dell'Hermitage di Beyreuth); il quale, però, non è formato da piante rampicanti, ma da alberi di faggio opportunamente potati che riproducono, quindi, l'ambiente della foresta e la sua  luminosità uniti ad una visione scenografica.

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Il bosco sotto il castello di Neuschwanstein

A Neuschwanstein la "conquista" del castello si attua attraverso una ripida erta che si snoda entro una fitta foresta, la quale resta oscura anche in pieno giorno. La fondamentale importanza della foresta nella sua concezione della bellezza emerge anche da una lettera a Wagner nella quale Ludwig dichiara, appunto, che attraverso la contemplazione degli elementi naturali gli pare di riascoltare la musica wagneriana, sottolineando implicitamente il forte panismo presente nelle opere del compositore di Beyreuth. «L'immagine del mio Unico m'aleggiava intorno, mi si faceva più vicina all'occhio spirituale, un'immagine che i miei occhi osavano appena guardare. Persino nel rumore del torrente risentivo le melodie dell'amico divino... O Parsifal! Ardo dal desiderio di lui! Tristano è nato, vivranno i Nibelunghi, nascerà anche Parsifal, dovesse costarmi la vita... O, Parsifal, redentore!(...) Forte è l'incanto di colui che desidera, ma più forte quello di colui che rinuncia. Quale grande, tremenda verità in queste parole!»
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La capanna dell'eremita Gurnemanz nel bosco di Linderhof

Questo passaggio spiega in quale chiave Ludwig fruiva della musica di Wagner e quali sensazioni sprigionava nella sua mente. Ciò è confermato anche dalle osservazioni di Baudelaire sulla musica del Tannhauser e sul suo pittoricismo e ancor di più da quelle di Liszt che la descriveva facendo costante uso di sinestesie di tipo visivo e architettonico in particolare. Ma questo ci fa pensare anche ad un altro aspetto della concezione artistica di Ludwig, quello cioè
che per molti versi lo avvicina alla poetica di John Ruskin ovvero il profondo e indissolubile legame che il teorico dell'arte inglese intravvedeva tra arte e natura, considerando la prima come una sorta di sintesi armonica della seconda, ispirata alle principali caratteristiche della natura, ma capace di elevarsi in un ideale di bellezza superiore, inteso come sublime, termine che spesso Ruskin usa per definire il paesaggio di montagna. Proprio nell'accezione, quindi, che il re maggiormente apprezzava. Inoltre, la natura è anche concepita in contrapposizione alla civiltà industriale, come troviamo spesso nella poetica decadente. Sempre Ruskin mette in relazione la natura sublime con l'arte gotica, esempio di spiritualità, verità e bellezza in evidente cotrapposizione rispetto alla produzione di massa..

 

SACRALITA' DELLE CREATURE VIVENTI

Del resto Ludwig era affascinato da tutte le creature naturali ed era legato indissolubilmente ad esse, tanto che pur viaggiando continuamente da un castello, da un padiglione di caccia all'altro, raramente si allontanò dalla natura incontaminata della montagna. "Parsifal", come spesso Wagner chiamava il re, nutriva, come l'eroe di cui portava il nome, un profondo rispetto per la vita di tutti gli esseri viventi. Quando si trovava in montagna il re non solo non andava a caccia, ma non voleva che neppure un colpo di fucile fosse sparato nelle vicinanze. Questi atteggiamenti ricordano, appunto, il messaggio panteistico del Parsifal nel quale, all'inizio dell'opera, il giovane, ignaro, uccide un cigno e tutti gli astanti condannano il suo gesto con il quale ha profanato la terra consacrata del Graal dove ogni essere vivente è sacro. Il suo rispetto per tutte le forme di vita è testimoniato anche da un singolare episodio: quando l'interno del chiosco moresco fu devastato da un caprone selvatico che vi si era introdotto, egli, non solo non volle che venisse toccato, ma esclamò:  "Lasciatelo in pace. Almeno lui non mente!". Di ognuno dei suoi amatissimi cavalli Ludwig fece realizzare un ritratto spesso ambientato presso i suoi padiglioni di caccia o castelli..Era soprattutto l'autenticità e spontaneità dei comportamenti che lo affascinava negli animali, come negli uomini della montagna, molti dei quali egli conosceva personalmente per nome. Ricordiamo, infine, che coerentemente con suoi concetti non violenti e antimilitaristi, raramente fu eseguita durante il suo regno una condanna a morte. Ciò corrisponde anche alla sua concezione del potere: paternalistica, ma fortemente filantropica, mossa dall'idea di fondo che il dovere primario del re sarebbe dovuto essere quello di salvaguardare e diffondere tutti i valori fondamentali del suo popolo e dell'uomo in quanto tale.

 


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