IL RE ARCHITETTO: DECADENTISMO E STORICISMO NELLA PERSONALITA' ARTISTICA DI LUDWIG II

NATURA:UN'UNITA' PROFONDA E BUIA

                                              
"Oh castello di mio padre, oh verdi valli sognanti! Oh, scene paradisiache della mia fanciullezza! Non tornerete mai più, non ridarete mai più refrigerio col soffio soave al mio petto ardente? Piangi con me, o natura."
                                                                  (F. Schiller I masnadieri)

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Zona umida nella foresta del castello di Berg (foto dell'autrice)

DIVENIRE COSMICO

Se i tratti evidenziati nella pagina precedente ci possono illuminare sui legami profondi di Ludwig con il decadentismo europeo, le comunanze tra il re di Baviera e i poeti della seconda metà dell'Ottocento francesi e italiani non finiscono qui, mettendo in  luce la modernità della sua cultura e delle sue scelte ben inserite nel contesto internazionale. Importanti analogie si possono stabilire, come abbiamo visto, con D'Annunzio che è, infatti, il più europeo degli scrittori italiani dell'epoca, ma contatti si possono trovare, per esempio, anche con Baudelaire e Verlaine. Profondo si rivela il legame quando si indaga sul loro rapporto con la natura, il limite umano e la morte. Considerando che tipico del Decadentismo è il desiderio di spingersi oltre i limiti, di sfidare l'ignoto e soprattutto la morte, D'Annunzio e Ludwig percepiscono l'annullamento finale come un momento di estrema libertà, un istante assoluto di vita, indispensabile per entrare in contatto con le energie universali. In questo contesto il rapporto con la natura risulta di fondamentale importanza: essa, come elemento vivente in continua evoluzione, partecipa ugualmente della vita e della morte, considerando entrambe come energie di uno stesso essere. La natura è un organismo sconfinato nel quale si sprofonda incoscienti, nel totale abbandono al rapporto con la terra e con gli elementi vegetali; questi con le loro linfe e le inflorescenze, i suoni, i profumi e le sensazioni tattili,  attraverso corrispondenze e sinestesie tra sensi e spirito, mettono in contatto con le energie cosmiche. Si possono sottolineare a riguardo anche i richiami a Baudelaire nella concezione della natura come un'unità degli opposti che racchiude nelle sue inesplorate profondità tutti i misteri dell'essere e del non essere.

 

NAUFRAGANDO NELL'ACQUA

Il lago Plansee tra Fussen e Linderhof (foto dell'autrice)

Soprattutto attraverso l'acqua avviene la fusione totale tra l'individuo e il cosmo, essendo veicolo privilegiato della trasmutazione dei sensi e dell'anima, per il raggiungimento di altre dimensioni. Basti ricordare per D'Annunzio la presenza fondamentale dell'acqua nelle liriche La pioggia nel pineto e La sera fiesolana, ma anche in Undulna (nel rapporto con il mare e l'ebbrezza del cavalcare) e in generale in tutta la poesia alcyonia. Che questo aspetto appaia a sua volta essenziale nelle realizzazioni e nelle concezioni di Ludwig è di per sé evidente: tutti i suoi castelli sono in contatto assai stretto con l'acqua da Neuschwanstein che sorge sull'Alpsee e lo Schwansee a Linderhof con i suoi complessi giochi d'acqua e il lago artificiale sotterraneo della grotta di Venere. Se Herrenchiemsee è ubicato addirittura su un'isola, uno dei luoghi più amati da Ludwig si trovava appunto nel Lago Starnberg, davanti al castello Berg, vale a dire la Roseninsel dove il re si incontrava con Sissi. Ma anche i progetti non realizzati di Ludwig testimoniano il suo profondo legame con l'acqua: è il caso del palazzo cinese che il re avrebbe ubicato sul lago Plansee tra Neuschwanstein e Linderhof e del castello di Falkenstein su una collina dominante il Walchensee (località dove tra l'altro sorgevano i suoi capanni di caccia preferiti) . Ma possiamo anche citare il progetto di antica imbarcazione, mai realizzato, che doveva servire per navigare nei laghi alpini. La relazione con l'acqua è senz'altro legata alla fusione con la natura, al sentimento di comunione e anche di annullamento in una entità sconfinata, come "il naufragar m'è dolce in questo mare" di leopardiana memoria.
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Il giardino d'inverno nella Residenz di Monaco

Ma senza scomodare il poeta recanatese, possiamo ricordare che l'acqua alberga in "una unità profonda e buia" che è la natura stessa -  per dirlo con Baudelaire - come appare chiaro nella grotta di Venere a Linderhof dedicata al Tannhauser. Simile per concezione a questa grotta artificiale era anche il favoloso giardino d'inverno (oggi distrutto) alla Residenz di Monaco il quale, tra l'altro, conteneva un lago. Un luogo fantastico, dove, come a Linderhof, le luci artificiali si associavano ai riflessi dell'acqua e alla presenza di una natura potentemente scenografica. Che essa sia rappresentata da una grotta stalagmitica o da lussureggianti piante esotiche in fondo non fa differenza: si tratta sempre di elementi dalle forme fantastiche e inusuali che proprio per la loro eccezionalità finiscono per superare la "natura" stessa . Un giardino d'inverno esisteva anche nel castello di Neuschwanstein inserito dentro una veranda aperta verso la valle dove, come in una serra, si assiepavano piante in vaso dei climi caldi e ad esse era associata una struttura formata da rocce stalagmitiche simili a quelle della grotta di Venere, come se fossero state create, appunto, dal gocciolio delle acque

 

VIVERE L'ESTREMO

Oltre ad essere stato in gioventù un eccellente nuotatore, l'acqua affascinava il re in qualunque sua manifestazione: prediligeva, infatti, la neve, perché creava un particolare senso di pace e silenzio, ma anche la tempesta lo appassionava, naturalmente di notte, come apprendiamo da una sua lettera a Wagner scritta il 21 novembre 1867 da Hohenschwangau:: "Scrivo queste righe seduto nella mia piacevole finestra gotica ad arco, alla luce della mia lampada solitaria, mentre fuori infuria la tempesta. E' così pieno di pace qui, questo silenzio è stimolante, quando invece nel clamore del mondo io mi sento assolutamente miserabile." Da una lettera di Wagner indirizzata al re apprendiamo che egli aveva fatto visita al maestro proprio durante una tempesta  e questo incontro aveva colpito molto il musicista che affermava: "Nelle tre settimane dopo miagrotta2a.jpg (25594 byte)

Stalattiti fantastiche nella grotta di Venere
a Linderhof (foto dell'autrice)

il mio compleanno nemmeno ci saremmo veduti, se il Suo bell'entusiasmo non L'avesse portata una volta, con mia gioia indimenticabile, nella notte e nella bufera, alla mia riva solitaria. Allora godemmo della nostra intimità, del nostro affetto. Come fu bello! Di molte cose parlammo nella bufera ". Insomma, coerentemente alla sua predilezione per Byron e Schiller, Ludwig amava in modo particolare le manifestazioni estreme della natura come la furia degli elementi in tempesta di notte, in una parola, la natura sublime. E come abbiamo accennato prima a proposito del sublime leopardiano, in questo contesto l'acqua, ma anche il cielo stellato e, in particolare, la luna hanno la funzione di evocare l'infinito.

 

ACQUA - MADRE - NOTTE

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Il famoso "profondissimo blu" del quale Ludwig non si dichiarava mai soddisfatto e che doveva essere nelle sue intenzioni una perfetta riproduzione di quello della grotta azzurra di Capri.

L'acqua ha senz'altro uno stretto rapporto con un elemento materno e, nel caso di Ludwig, anche con un vero e proprio ritorno nel grembo materno, come testimonia l'idea stessa della grotta e del "navigare" in essa, oltre al continuo ricorso a luci artificiali, spesso fioche, da porre in stretta relazione anche con alla luce della luna così amata dal re. Talmente amata che, come è noto, egli si era fatto costruire un firmamento artificiale riproducente le fasi lunari sia
a Hohenschwangau sia a Neuschwanstein. E si racconta che si facesse annunciare il sorgere della luna come un evento. Si noti che Ludwig amava soprattutto vivere nella natura di notte, fruendone con un'illuminazione, per così dire, "artificiale" (sulla luce artificiale v. il paragrafo corrispondente) e ciò spiega per quale motivo anche le sue costruzioni che riproducono ambientazioni naturali o si inseriscono in stretto rapporto con esse (come i padiglioni di caccia) siano sempre immerse in una illuminazione "vaga" e notturna, mai solare. Solo la luce notturna, infatti, come affermava Novalis negli Inni alla notte, era assoluta ed eterna, ricordando la profondità sconfinata e quieta della morte.(sul rapporto tra il giorno e la notte v. pagina corrispondente). Dello stesso parere era del resto anche il già citato Leopardi che sottolineava in un passo dello Zibaldone la poeticità indefinita delle immagini e delle parole "notturno", "notte", specificando anche che il senso dell'infinito si unisce facilmente all'indefinito, poiché quest'ultimo crea l'illusione di immergersi in qualcosa di sconfinato. E proprio nella luce incerta e ingannevole della luna si può immaginare l'esistenza dell'infinito.

 

LA MENTE MIA S'INSELVA

Sempre in quest'ottica panica, fatta di luce "umbratile", va letto anche il rapporto con l'elemento boschivo, con la selva, che è per Ludwig importantissimo e si riflette nelle sue opere e nella loro ubicazione. Si raccontano innumerevoli episodi che dimostrano il rapporto fisico che Ludwig viveva con la natura, soprattutto notturna, ed, in particolare, con le selve. Egli amava l'oscurità delle abetaie e, nello stesso tempo, la sensazione che esse comunicavano di trovarsi alla presenza di esseri viventi. Di fronte ad alberi secolari Ludwig si toglieva il cappello, ne accarezzava la corteccia, come se ricercasse un contatto fisico non mediato con la loro energia e la loro antichità. "Il mio respiro è la libertà" aveva scritto all'attrice Dahn-Haussman a proposito del suo amore bosco.bmp (2876454 byte)

La foresta intorno al castello di Berg (foto dell'autrice)

per la montagna. Egli associava, infatti, le sue foreste con la libertà e con il mondo degli eroi, talvolta contrapponendole alla realtà quotidiana: "Forse c'incontreremo poi sulla via tra la selva e il mondo." aveva scritto a proposito di un soggiorno di Wagner a Hohenschwangau.

 

 

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