Ultimo aggiornamento: 1 dicembre 2000
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PRIMO FESTIVAL SABAOTH: UNA RECENSIONE

Se ne sta lì un attimo prima del grande passo con l'umiltà del principiante: trepidante prima della sua esibizione, tremante e vibrante all'idea di apparire ad un pubblico, di vedersi sulle facce eccitate di così tanta gente, di fare un passo verso un importante palcoscenico in quella che forse è la città più europea della nostra bella Italia.
E' così che la musica cristiana ha fatto la sua apparizione il 20 e 21 di Ottobre al Rolling Stone di Milano. Vestendo gli abiti della fede si è proposta all'Italia con un atteggiamento completamente nuovo: offrendosi in un luogo tradizionalmente poco consono e ad un pubblico non necessariamente legato alla realtà delle chiese.

Vorrei raccontare questa esperienza proprio da questo punto di vista perché in fondo la musica cristiana rappresenta un universo particolare; un universo in evoluzione, un mondo che a mio parere si tira troppo spesso indietro, si allontana troppo facilmente dalla realtà del quotidiano vivere; come se la spiritualità fosse la seconda anima di una persona e non, una parte di questa. La cosa che mi ha colpito di questo avvenimento è proprio la volontà di portare all'esterno, verso gli altri, la propria esperienza di vita; la voglia di condividerla finalmente con un linguaggio comprensibile a tutti: fatto di virtuosismi e di note, di attenzione per la musica e per i testi, di rispetto per le orecchie e il cuore di chi ascolta. Mi è sembrato insomma che questa volta si sia cercato di fare un regalo prestando anche attenzione all'importanza del pacchetto.

La musica cristiana e con essa i suoi promotori ha avuto il coraggio, finalmente, di esporsi alla luce dei riflettori, di calcare un palcoscenico vero e soprattutto di esporsi ad un giudizio, ad una critica; in un certo senso di mettersi in gioco.

Nelle due serate si sono proposti gruppi italiani provenienti da luoghi e da esperienze diversi che si sono esibiti e sfidati sotto gli occhi di una attenta giuria composta da credenti e laici. Credo che questa avventura ci abbia insegnato che non basta imbellettare i sermoni da oratorio della domenica mattina con quattro note per comunicare un messaggio; ma che se ci si vuole proporre come musicisti (latori o no di un messaggio) bisogna esser innanzitutto musicisti! Ed in proposito vorrei aggiungere che: per l'ennesima volta gli stranieri, in questo senso, ci hanno insegnato qualcosa: con la sola potenza dei talenti musicali elargiti da Dio, senza bisogno di testi evangelici, la musica se vissuta ed espressa con passione e professionalità trascina e contagia. Il sax di Justo Almario, le tastiere di Tom Brooks, la chitarra di Paul Jackson, la batteria di Chester Thompson, il basso e la voce di Abraham Laboriel ci hanno dimostrato, in questa occasione più che mai, che si possono trascinare i cuori in alto, che si può rapire l'anima della gente e portarla ai piedi di Dio con l'energia, l'entusiasmo e l'amore per la fede e per la musica. Al prossimo emozionante Sabaoth Festival

Miriam Mastrogiovanni

 

 
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