Ultimo aggiornamento: 1 dicembre 2000

ATTUALITA'

PER CAPIRE IL MONDO C'È BISOGNO DI FEDE E RAGIONE
di ANTONINO ZICHICHI

E' un problema rimasto troppo a lungo nelle "torri d'avorio" dei nostri laboratori scientifici, nonostante il suo straordinario valore esistenziale: tra Coscienza e Ragione chi vince? Chi ci permette di distinguere nettamente la nostra specie da tutte le altre forme di materia vivente? Esse si contano a migliaia e migliaia. Con queste forme di materia abbiamo in comune la vita. Eppoi? Sono domande riemerse in questi giorni e oggetto ancora di dibattito - furono temi di una discussione - quarant'anni fa a Princeton - tra Eugene Wigner (il padre del Teorema del Tempo), Kurt Gödel (lo scopritore della incompletezza dell'Aritmetica) e chi scrive. Eccone una sintesi. Poteva esistere l'Universo e basta. Solo Spazio, Tempo, Massa, Energia e Cariche (elettriche e subnucleari) legati nella superba sintesi cui siamo arrivati dopo 400 anni di Scienza galileiana; sintesi cui abbiamo dato il nome di "Modello Standard". Lo abbiamo scoperto in quanto dotati di Vita e di Ragione. Poteva però esistere l'Universo e basta. Niente vita. Esiste invece l'Universo, la Vita e la Coscienza che ci permette di riflettere sulla nostra diversità da un albero o da una rondine. Noi possiamo tante cose. Fantastichiamo su tutto. Elaboriamo mille teorie. Riflettiamo sulla nostra Vita e sullo stesso Universo. Però come facciamo ad essere sicuri che una rondine non pensi tante cose; che un'aquila non elabori mille teorie; che un leone non fantastichi su tutto. Che un gatto non rifletta sulla sua stessa Vita. Queste forme di materia vivente non riescono a comunicare con noi. Né noi con loro. Su quali basi possiamo dire che rondini tra rondini, aquile tra aquile, leoni tra leoni, gatti tra gatti - e così tutte le altre forme di materia vivente - non sappiano tra di loro comunicare pensieri, sentimenti, passioni, idee, fantasie come fa la nostra forma di materia vivente cui diamo tanta importanza? Siamo sicuri di essere "unici" fra mille e mille specie diverse? Cosa distingue noi dalle innumerevoli forme di materia vivente? Se Galilei fosse con noi - chiosò a un certo punto il grande Wigner - ci inviterebbe a riflettere sul primo livello di credibilità scientifica. Quello delle prove sperimentali riproducibili. Quali prove possiamo portare per dire di essere veramente "unici"? La Coscienza non basta, disse Gödel. E' impossibile escludere - su basi di galileiana certezza - che non ci siano altre forme di materia vivente dotate di Coscienza. E' la Ragione che ci permette di avere la certezza su ciò che ci distingue da tutte le altre forme di materia vivente. La Ragione, nell'Immanente, ci porta infatti a tre grandi conquiste: la memoria collettiva, la logica matematica e la Scienza. Nessuna forma di materia vivente ha mai lasciato tracce di "memoria collettiva". La nostra le ha lasciate nella "scrittura cuneiforme". Le antiche tavole di matematica sono tracce sicure di logica rigorosa. Tra le logiche possibili ce n'è una che sta scritta nella realtà immanentistica in cui viviamo e di cui siamo fatti: è la logica del Creato. Essa è la più grande scoperta della Ragione nell'Immanente. Galilei scoprì la Scienza per atto di Fede, non di Ragione e basta. Se bastasse la Ragione per scoprire la Logica del Creato, non servirebbero a nulla gli esperimenti di stampo galileiano. Ancora oggi è così. Per sapere se esiste il Supermondo, che è l'ultima frontiera della Scienza, non basta la logica matematica. Ecco perché siamo impegnati a cercarlo con esperimenti di stampo galileiano. E' incredibile ma vero. Tutto ciò che l'uomo si era illuso di avere capito su com'è fatto il mondo, prima che iniziasse a interrogare il Creatore, è risultato essere tutto sbagliato. Per capire com'è fatto il mondo abbiamo bisogno della Scienza galileiana, quindi di Ragione e Fede. Se fosse stata la cultura atea a scoprire la Scienza il discorso sarebbe diverso. Nessuno può negare che la Scienza avrebbe potuto essere scoperta dalla cultura atea. Così non è stato. Sulla base delle evidenze sperimentali di stampo galileiano, rinunciando alla Fede, ci troveremmo senza Scienza. La Storia non si può fare con i "se". Come la mettiamo con la Ragione? C'è chi dice che la Ragione sia il risultato dell'evoluzione biologica della specie umana. Mancano le prove di stampo galileiano. Esse ci dicono invece che l'evoluzione culturale vince sull'evoluzione biologica. Basti un esempio. Quanti milioni di anni avremmo dovuto aspettare affinché, per evoluzione biologica, i nostri occhi si sviluppassero in modo da vedere la faccia noscosta della Luna, come facciamo grazie ai satelliti dotati di TV? Le radici di questa evoluzione, che batte quella biologica, non sono nella cultura atea, ma in quella cristiana. Quattrocento anni di Scienza ci hanno dato una certezza: siamo l'unica forma di materia vivente dotata di Ragione e - volendo restare ancorati agli esperimenti di stampo galileiano - dobbiamo concludere che la Ragione non può essere il risultato di un processo evolutivo della specie umana. La Scienza galileiana ci permette di concludere che l'ateismo non è atto di Ragione ma atto di Fede nel nulla. E' più ragionevole credere in Colui che ha fatto il mondo, affidando a lui i nostri dubbi esistenziali, o credere nel nulla? Affidandoci a Lui siamo in compagnia di Gödel e Vigner. Se non fosse per la Ragione, l'unica caratteristica in grado di permettere la distinzione tra noi e le altre forme di materia vivente non potrebbe che essere la Coscienza. Sarebbe così se il Creatore si fosse fermato alla "Coscienza": non potremmo essere certi di nulla. E' da questa mancanza di certezze che nascono le tragiche problematiche esistenziali della cultura atea. La certezza di essere l'unica forma di materia vivente dotata di Ragione ce la dà la Scienza galileiana, nata per atto di Fede nel Creatore. Questa certezza cancella le tragedie esistenziali nelle quali si dibattono poeti, letterati e filosofi. Il legame che esiste tra Coscienza, Ragione e Fede è sorgente di felicità, non di tragedia esistenziale. Questo legame ci dice infatti che la nostra esistenza non può esaurirsi nell'Immanente. Quando il Sole, questa formidabile candela a fusione nucleare che brilla più di neutrini che di luce, ma che ci illumina e riscalda cesserà di trasformare protoni in neutroni spegnendosi per sempre, la sfera trascendentale della nostra esistenza continuerà a esistere.

[da "il Messaggero" del 23/10/2000]

 

 
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