PER
CAPIRE IL MONDO C'È BISOGNO DI FEDE E RAGIONE
di ANTONINO
ZICHICHI
E'
un problema rimasto troppo a lungo nelle "torri d'avorio" dei
nostri laboratori scientifici, nonostante il suo straordinario
valore esistenziale: tra Coscienza e Ragione chi vince? Chi ci
permette di distinguere nettamente la nostra specie da tutte le
altre forme di materia vivente? Esse si contano a migliaia e migliaia.
Con queste forme di materia abbiamo in comune la vita. Eppoi?
Sono domande riemerse in questi giorni e oggetto ancora di dibattito
- furono temi di una discussione - quarant'anni fa a Princeton
- tra Eugene Wigner (il padre del Teorema del Tempo), Kurt Gödel
(lo scopritore della incompletezza dell'Aritmetica) e chi scrive.
Eccone una sintesi. Poteva esistere l'Universo e basta. Solo Spazio,
Tempo, Massa, Energia e Cariche (elettriche e subnucleari) legati
nella superba sintesi cui siamo arrivati dopo 400 anni di Scienza
galileiana; sintesi cui abbiamo dato il nome di "Modello Standard".
Lo abbiamo scoperto in quanto dotati di Vita e di Ragione. Poteva
però esistere l'Universo e basta. Niente vita. Esiste invece l'Universo,
la Vita e la Coscienza che ci permette di riflettere sulla nostra
diversità da un albero o da una rondine. Noi possiamo tante cose.
Fantastichiamo su tutto. Elaboriamo mille teorie. Riflettiamo
sulla nostra Vita e sullo stesso Universo. Però come facciamo
ad essere sicuri che una rondine non pensi tante cose; che un'aquila
non elabori mille teorie; che un leone non fantastichi su tutto.
Che un gatto non rifletta sulla sua stessa Vita. Queste forme
di materia vivente non riescono a comunicare con noi. Né noi con
loro. Su quali basi possiamo dire che rondini tra rondini, aquile
tra aquile, leoni tra leoni, gatti tra gatti - e così tutte le
altre forme di materia vivente - non sappiano tra di loro comunicare
pensieri, sentimenti, passioni, idee, fantasie come fa la nostra
forma di materia vivente cui diamo tanta importanza? Siamo sicuri
di essere "unici" fra mille e mille specie diverse? Cosa distingue
noi dalle innumerevoli forme di materia vivente? Se Galilei fosse
con noi - chiosò a un certo punto il grande Wigner - ci inviterebbe
a riflettere sul primo livello di credibilità scientifica. Quello
delle prove sperimentali riproducibili. Quali prove possiamo portare
per dire di essere veramente "unici"? La Coscienza non basta,
disse Gödel. E' impossibile escludere - su basi di galileiana
certezza - che non ci siano altre forme di materia vivente dotate
di Coscienza. E' la Ragione che ci permette di avere la certezza
su ciò che ci distingue da tutte le altre forme di materia vivente.
La Ragione, nell'Immanente, ci porta infatti a tre grandi conquiste:
la memoria collettiva, la logica matematica e la Scienza. Nessuna
forma di materia vivente ha mai lasciato tracce di "memoria collettiva".
La nostra le ha lasciate nella "scrittura cuneiforme". Le antiche
tavole di matematica sono tracce sicure di logica rigorosa. Tra
le logiche possibili ce n'è una che sta scritta nella realtà immanentistica
in cui viviamo e di cui siamo fatti: è la logica del Creato. Essa
è la più grande scoperta della Ragione nell'Immanente. Galilei
scoprì la Scienza per atto di Fede, non di Ragione e basta. Se
bastasse la Ragione per scoprire la Logica del Creato, non servirebbero
a nulla gli esperimenti di stampo galileiano. Ancora oggi è così.
Per sapere se esiste il Supermondo, che è l'ultima frontiera della
Scienza, non basta la logica matematica. Ecco perché siamo impegnati
a cercarlo con esperimenti di stampo galileiano. E' incredibile
ma vero. Tutto ciò che l'uomo si era illuso di avere capito su
com'è fatto il mondo, prima che iniziasse a interrogare il Creatore,
è risultato essere tutto sbagliato. Per capire com'è fatto il
mondo abbiamo bisogno della Scienza galileiana, quindi di Ragione
e Fede. Se fosse stata la cultura atea a scoprire la Scienza il
discorso sarebbe diverso. Nessuno può negare che la Scienza avrebbe
potuto essere scoperta dalla cultura atea. Così non è stato. Sulla
base delle evidenze sperimentali di stampo galileiano, rinunciando
alla Fede, ci troveremmo senza Scienza. La Storia non si può fare
con i "se". Come la mettiamo con la Ragione? C'è chi dice che
la Ragione sia il risultato dell'evoluzione biologica della specie
umana. Mancano le prove di stampo galileiano. Esse ci dicono invece
che l'evoluzione culturale vince sull'evoluzione biologica. Basti
un esempio. Quanti milioni di anni avremmo dovuto aspettare affinché,
per evoluzione biologica, i nostri occhi si sviluppassero in modo
da vedere la faccia noscosta della Luna, come facciamo grazie
ai satelliti dotati di TV? Le radici di questa evoluzione, che
batte quella biologica, non sono nella cultura atea, ma in quella
cristiana. Quattrocento anni di Scienza ci hanno dato una certezza:
siamo l'unica forma di materia vivente dotata di Ragione e - volendo
restare ancorati agli esperimenti di stampo galileiano - dobbiamo
concludere che la Ragione non può essere il risultato di un processo
evolutivo della specie umana. La Scienza galileiana ci permette
di concludere che l'ateismo non è atto di Ragione ma atto di Fede
nel nulla. E' più ragionevole credere in Colui che ha fatto il
mondo, affidando a lui i nostri dubbi esistenziali, o credere
nel nulla? Affidandoci a Lui siamo in compagnia di Gödel e Vigner.
Se non fosse per la Ragione, l'unica caratteristica in grado di
permettere la distinzione tra noi e le altre forme di materia
vivente non potrebbe che essere la Coscienza. Sarebbe così se
il Creatore si fosse fermato alla "Coscienza": non potremmo essere
certi di nulla. E' da questa mancanza di certezze che nascono
le tragiche problematiche esistenziali della cultura atea. La
certezza di essere l'unica forma di materia vivente dotata di
Ragione ce la dà la Scienza galileiana, nata per atto di Fede
nel Creatore. Questa certezza cancella le tragedie esistenziali
nelle quali si dibattono poeti, letterati e filosofi. Il legame
che esiste tra Coscienza, Ragione e Fede è sorgente di felicità,
non di tragedia esistenziale. Questo legame ci dice infatti che
la nostra esistenza non può esaurirsi nell'Immanente. Quando il
Sole, questa formidabile candela a fusione nucleare che brilla
più di neutrini che di luce, ma che ci illumina e riscalda cesserà
di trasformare protoni in neutroni spegnendosi per sempre, la
sfera trascendentale della nostra esistenza continuerà a esistere.
[da
"il Messaggero" del 23/10/2000]