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SUI
PASSI DI SANT'UMILE DA BISIGNANO
Ogni volta che incontro
delle persone, siano esse giovani, anziani, bambini, adulti, mi accorgo che è molto viva
in loro la "curiosità" di sapere in che modo Dio mi ha chiamato. Dovendo parlare di come il
Signore ha chiamato il nostro Beato, anche io non sono esente da questa domanda. Dio opera nella vita di
ognuno di noi sempre, anche in modi non sempre espliciti
. Solo analizzando e
rileggendo la nostra vita siamo in grado di scorgere lintervento di Dio. Per i Santi, questo esercizio viene fatto da chi
scrive la vita, ma anche noi, poiché chiamati alla santità mediante il battesimo, ci
dobbiamo considerare "obbligati" a rileggere la nostra vita. Anche il
nostro Beato Umile amando Dio ha avuto "occhi speciali" per leggerlo
nella natura, nel lavoro, ecc. Lo troviamo ardente di
desiderio ai piedi del Tabernacolo, e alla vigilia del giorno in cui riceverà per la
prima volta il Corpo del Signore, medita e ama
. Poiché sa che il Sacramento è
mistero di umiltà, come Mosè dinanzi al roveto ardente, si scalza e si accosta a piedi
nudi alla sacra mensa. Come lo sposo nel Cantico
dei Cantici, ama stare vicino al suo amore, spiarlo
.. amarlo. Lucantonio, sentendosi amato da Dio, preferisce
pascolare il gregge vicino al piccolo convento dei figli di San Francesco che dal 1222
nella preghiera e nella penitenza abitano il suo paese. Si intratteneva
piacevolmente, con ammirazione, coi frati che il convento mandava a questuare. Ma il
Signore, dopo averti sedotto con il suo amore, viene e si rivela. Nella quiete di una rigida giornata dicembrina,
appena suonato mezzogiorno, nella valle sottostante la Riforma una voce lo chiama. Il
nostro Beato cade a terra e con il cuore da innamorato pronunzia la sua consacrazione a
Dio. Può sembrare una poesia, ma non lo è. Tutti noi, se pensiamo e rileggiamo la nostra
vita, troviamo un punto, un momento in cui Dio ci ha chiamato e ci ha detto: "voglio
essere servito da te".
Momenti della vita del
Santo
Tratti
dalla pubblicazione di M. Dionisalvi, Una luce serafica il B. Umile da Bisignano,
Cosenza, 1982.
La chiamata misteriosa
E una rigida
giornata decembrina. Lucantonio, ha già compiuto il diciassettesimo anno di età,
conduce, come sempre, al pascolo gli armenti paterni. La campana della Riforma ha da poco
sonato lAve del mezzogiorno. La valle sottostante echeggia ancora, nel vasto mare
delle quercie e degli ulivi, le note melodiose del sacro bronzo. Salgono dalla terra
lavorata di fresco, nella quiete solenne del meriggio, i belati lamentosi degli armenti
seguiti dai richiami dei pastori, ma Lucantonio, come sempre, è già immerso in
quellatmosfera di contemplazione mistica che il rintocco lento e solenne della
campana gli ha creato. Ed ecco il vasto silenzio della natura è rotto da una voce che lo
chiama: "Lucantonio, dice per ben tre volte quella voce, io voglio essere
servito da te". Aiutato dal lume interiore della Grazia. Il giovane sente che
quella è la voce di Dio che lo invita a servirlo in uno stato di vita più perfetto. Cade
bocconi a terra, e con grande fervore pronunzia la formula irrevocabile della sua
consacrazione a Dio: "Poiché volete essere servito da me, ecco o Signore,
lessere mio, la mia vita, il mio cuore, offerti in servizio della Vostra Maestà.
Propongo di nullaltro mangiare durante il tempo della vita che poco pane ed acqua,
di andar vestito di lana vile e di osservare la regola di S. Francesco dAssisi".
Il privilegio della Grazia, pervaso tutto dalla dolcezza di questa degnazione divina, si
è spinto ardito sulla via dellofferta e quando, alla luce scialba del crepuscolo,
riconduce il gregge allovile, sente che quel giorno si è infranto per sempre
lultimo nodo che lo lega al mondo.
La prima prova
Ma le vie di Dio non sono così facili come il cuore le sogna e le desidera. Anche in
fondo alle pure gioie dello spirito si nasconde, a volte, una spina misteriosa.
Alla sera di quel giorno beato, Lucantonio si reca dal direttore di spirito per informarlo
di quanto è avvenuto. Ma qui un'altra sorpresa lo attende.
Il direttore, attraverso una rivelazione interiore, ch'egli giudica provenire da Dio, ha
visto chiaro il destino del discepolo e ha deciso di avviarlo a professare i voti
religiosi nell'ordine francescano.
Non c'è dubbio che sia questa la volontà divina. Ma, prima che questa volontà si
compia, dovranno passare altri nove anni di attesa paziente! ...
Le parole di don Marcantonio sono chiare e sembrano attingere a una rivelazione diretta il
tono sicuro con cui egli le pronuncia.
All'allievo che già vedeva libera e spedita snodarsi dinanzi la via di Dio, tocca piegare
il capo e pronunziare un fiat che sembra segnare il passo agli slanci arditi dell'anima.
Quando, a tarda sera, Lucantonio fa ritorno in famiglia, e svela ai suoi la decisione
presa ai richiami misteriosi della voce che gli ha parlato, un coro di protesta si leva da
parte dei familiari che temono di perderlo.
In casa si è fatto un gran vuoto con la morte del padre di Lucantonio e la famiglia che
ora si compone della madre, del patrigno, di quattro giovani sorelle e di un fratello di
ancora tenera età, ha bisogno delle sue braccia e del suo consiglio. Pensare a una
partenza immediata è impossibile.
Al giovane, ardente di santa impazienza, non resta, dunque, che piegare il capo e adorare
i disegni di Dio.
Nove anni di attesa! La sentenza del confessore è diventata il ritornello assillante che
riecheggia ogni momento nel cuore di Lucantonio.
A volte, egli pensa che quella pausa lunga e forzata debba sottrarre tempo e profitto al
lavoro dell'anima. Ma il confessore gli osserva che Dio non ha fretta, perchè Egli misura
uomini e cose col metro dell'eternità.
Quel che conta è un'altra cosa: mantenere sempre alta la temperatura dello spirito,
riempire di santità tutti i vuoti del tempo.
Il discepolo fedele che accoglie queste parole come la rivelazione di Dio, diventa,
nell'attesa umile e paziente, l'operaio indefesso che non conosce altra ansia, se non
quella di rendere ogni giorno più salde le basi di quell'architettura dello spirito che
si chiama «santità».
Vigilia operosa
Fermo e risoluto a nulla
perdere di questo tempo prezioso, Lucantonio intraprende un tenore di vita molto più
fervoroso.
Il tesoro spirituale che formerà per il giorno del suo ingresso in religione è fatto,
innanzi tutto, dalle aspre discipline, con cui, sotto le direttive del confessore macera
spesso il corpo innocente, per farne ostia monda sull'altare di Dio.
E, prima di tutto, il digiuno di pane e acqua a cui s'è votato quando ha sentito la voce
misteriosa. All'acqua rinuncia soprattutto nei meriggi avvampati estivi.
Sembra che questa penitenza, seguita fedelmente per nove lunghi anni, anzi che scemare le
forze, dia impulsi sconosciuti al paziente operaio dei campi e accresca la verginale
avvenenza della sua gioventù.
Guidato dalla logica dei Santi, dopo avere ricevuto Cristo nel Suo Corpo reale, Lucantonio
lo serve e lo adora nel Suo corpo mistico, di cui i poveri e gli ammalati sono membri
eletti: li visita, li conforta, li soccorre. Quando egli passa, sulle miserie, sulle
malattie, sui dolori dei fratelli spunta la primavera dell'amore.
Ma Dio non si lascia vincere in generosità. Fra il Creatore e la creatura s'accende una
gara appassionata di premure e di benevolenze: scambi intensi e meravigliosi segreti che
formano il dolce paradiso dell'anima.
E scritto, fin da questo tempo di attesa e di prova paziente, che la vita di Lucantonio
debba essere segnata dal tocco divino e da una straordinaria sublimazione di tutto
l'essere nella regione del soprannaturale che sembra formare il respiro spontaneo
dell'anima.
Egli vede Gesù nella fulgente corona dei Santi, la Regina dei Cieli, coi corteggi
sfarzosi degli Angeli, il Paradiso intero con le sue meraviglie ineffabili.
Nemmeno i desideri infantili dell'anima restano sterili e tiri giorno Gesù Bambino
discende fra le braccia dell'amico che lo accoglie estatico. Si direbbe che Dio usi col
suo prediletto tutte le delicate premure dell'amore.
Tutto ciò è meraviglioso, tutto ciò è inaudito, tutto ciò è immeritato - pensa
Lucantonio - e incomincia a dubitare che non si tratti di un abile artifizio del demonio,
per colorire di sembianze bugiarde una realtà tutta diversa. Se la vita spirituale è
questa, quale merito a seguire Cristo e a guadagnare il Paradiso?
Ma un giorno che questi pensieri preoccupano eccessivamente il pastorello, Gesù Cristo lo
rassicura amabilmente che quanto avviene è voluto da Dio, perché l'anima sua, attraverso
le consolazioni del presente, si renda sempre più forte a sostenere le prove del futuro.
In fondo, il presente non è che il Tabor delizioso il quale precede le agonie mortali del
Getsemani.
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