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Le tappe della Canonizzazione

Le Preghiere del Santo

Il Decreto del 7 luglio scorso


SUI PASSI DI SANT'UMILE DA BISIGNANO

Ogni volta che incontro delle persone, siano esse giovani, anziani, bambini, adulti, mi accorgo che è molto viva in loro la "curiosità" di sapere in che modo Dio mi ha chiamato. Dovendo parlare di come il Signore ha chiamato il nostro Beato, anche io non sono esente da questa domanda. Dio opera nella vita di ognuno di noi sempre, anche in modi non sempre espliciti …. Solo analizzando e rileggendo la nostra vita siamo in grado di scorgere l’intervento di Dio.  Per i Santi, questo esercizio viene fatto da chi scrive la vita, ma anche noi, poiché chiamati alla santità mediante il battesimo, ci dobbiamo considerare "obbligati" a rileggere la nostra vita. Anche il nostro Beato Umile amando Dio ha avuto "occhi speciali" per leggerlo nella natura, nel lavoro, ecc. Lo troviamo ardente di desiderio ai piedi del Tabernacolo, e alla vigilia del giorno in cui riceverà per la prima volta il Corpo del Signore, medita e ama …. Poiché sa che il Sacramento è mistero di umiltà, come Mosè dinanzi al roveto ardente, si scalza e si accosta a piedi nudi alla sacra mensa. Come lo sposo nel Cantico dei Cantici, ama stare vicino al suo amore, spiarlo ….. amarlo.  Lucantonio, sentendosi amato da Dio, preferisce pascolare il gregge vicino al piccolo convento dei figli di San Francesco che dal 1222 nella preghiera e nella penitenza abitano il suo paese. Si intratteneva piacevolmente, con ammirazione, coi frati che il convento mandava a questuare. Ma il Signore, dopo averti sedotto con il suo amore, viene e si rivela.  Nella quiete di una rigida giornata dicembrina, appena suonato mezzogiorno, nella valle sottostante la Riforma una voce lo chiama. Il nostro Beato cade a terra e con il cuore da innamorato pronunzia la sua consacrazione a Dio. Può sembrare una poesia, ma non lo è. Tutti noi, se pensiamo e rileggiamo la nostra vita, troviamo un punto, un momento in cui Dio ci ha chiamato e ci ha detto: "voglio essere servito da te".

 

Momenti della vita del Santo
Tratti dalla pubblicazione di M. Dionisalvi, Una luce serafica il B. Umile da Bisignano, Cosenza, 1982.

La chiamata misteriosa
La prima prova
Vigilia operosa



La chiamata misteriosa

E’ una rigida giornata decembrina. Lucantonio, ha già compiuto il diciassettesimo anno di età, conduce, come sempre, al pascolo gli armenti paterni. La campana della Riforma ha da poco sonato l’Ave del mezzogiorno. La valle sottostante echeggia ancora, nel vasto mare delle quercie e degli ulivi, le note melodiose del sacro bronzo. Salgono dalla terra lavorata di fresco, nella quiete solenne del meriggio, i belati lamentosi degli armenti seguiti dai richiami dei pastori, ma Lucantonio, come sempre, è già immerso in quell’atmosfera di contemplazione mistica che il rintocco lento e solenne della campana gli ha creato. Ed ecco il vasto silenzio della natura è rotto da una voce che lo chiama: "Lucantonio, dice per ben tre volte quella voce, io voglio essere servito da te". Aiutato dal lume interiore della Grazia. Il giovane sente che quella è la voce di Dio che lo invita a servirlo in uno stato di vita più perfetto. Cade bocconi a terra, e con grande fervore pronunzia la formula irrevocabile della sua consacrazione a Dio: "Poiché volete essere servito da me, ecco o Signore, l’essere mio, la mia vita, il mio cuore, offerti in servizio della Vostra Maestà. Propongo di null’altro mangiare durante il tempo della vita che poco pane ed acqua, di andar vestito di lana vile e di osservare la regola di S. Francesco d’Assisi". Il privilegio della Grazia, pervaso tutto dalla dolcezza di questa degnazione divina, si è spinto ardito sulla via dell’offerta e quando, alla luce scialba del crepuscolo, riconduce il gregge all’ovile, sente che quel giorno si è infranto per sempre l’ultimo nodo che lo lega al mondo.


La prima prova


Ma le vie di Dio non sono così facili come il cuore le sogna e le desidera. Anche in fondo alle pure gioie dello spirito si nasconde, a volte, una spina misteriosa.
Alla sera di quel giorno beato, Lucantonio si reca dal direttore di spirito per informarlo di quanto è avvenuto. Ma qui un'altra sorpresa lo attende.
Il direttore, attraverso una rivelazione interiore, ch'egli giudica provenire da Dio, ha visto chiaro il destino del discepolo e ha deciso di avviarlo a professare i voti religiosi nell'ordine francescano.
Non c'è dubbio che sia questa la volontà divina. Ma, prima che questa volontà si compia, dovranno passare altri nove anni di attesa paziente! ...
Le parole di don Marcantonio sono chiare e sembrano attingere a una rivelazione diretta il tono sicuro con cui egli le pronuncia.
All'allievo che già vedeva libera e spedita snodarsi dinanzi la via di Dio, tocca piegare il capo e pronunziare un fiat che sembra segnare il passo agli slanci arditi dell'anima.
Quando, a tarda sera, Lucantonio fa ritorno in famiglia, e svela ai suoi la decisione presa ai richiami misteriosi della voce che gli ha parlato, un coro di protesta si leva da parte dei familiari che temono di perderlo.
In casa si è fatto un gran vuoto con la morte del padre di Lucantonio e la famiglia che ora si compone della madre, del patrigno, di quattro giovani sorelle e di un fratello di ancora tenera età, ha bisogno delle sue braccia e del suo consiglio. Pensare a una partenza immediata è impossibile.
Al giovane, ardente di santa impazienza, non resta, dunque, che piegare il capo e adorare i disegni di Dio.
Nove anni di attesa! La sentenza del confessore è diventata il ritornello assillante che riecheggia ogni momento nel cuore di Lucantonio.
A volte, egli pensa che quella pausa lunga e forzata debba sottrarre tempo e profitto al lavoro dell'anima. Ma il confessore gli osserva che Dio non ha fretta, perchè Egli misura uomini e cose col metro dell'eternità.
Quel che conta è un'altra cosa: mantenere sempre alta la temperatura dello spirito, riempire di santità tutti i vuoti del tempo.
Il discepolo fedele che accoglie queste parole come la rivelazione di Dio, diventa, nell'attesa umile e paziente, l'operaio indefesso che non conosce altra ansia, se non quella di rendere ogni giorno più salde le basi di quell'architettura dello spirito che si chiama «santità»
.

 

Vigilia operosa

Fermo e risoluto a nulla perdere di questo tempo prezioso, Lucantonio intraprende un tenore di vita molto più fervoroso.
Il tesoro spirituale che formerà per il giorno del suo ingresso in religione è fatto, innanzi tutto, dalle aspre discipline, con cui, sotto le direttive del confessore macera spesso il corpo innocente, per farne ostia monda sull'altare di Dio.
E, prima di tutto, il digiuno di pane e acqua a cui s'è votato quando ha sentito la voce misteriosa. All'acqua rinuncia soprattutto nei meriggi avvampati estivi.
Sembra che questa penitenza, seguita fedelmente per nove lunghi anni, anzi che scemare le forze, dia impulsi sconosciuti al paziente operaio dei campi e accresca la verginale avvenenza della sua gioventù.
Guidato dalla logica dei Santi, dopo avere ricevuto Cristo nel Suo Corpo reale, Lucantonio lo serve e lo adora nel Suo corpo mistico, di cui i poveri e gli ammalati sono membri eletti: li visita, li conforta, li soccorre. Quando egli passa, sulle miserie, sulle malattie, sui dolori dei fratelli spunta la primavera dell'amore.
Ma Dio non si lascia vincere in generosità. Fra il Creatore e la creatura s'accende una gara appassionata di premure e di benevolenze: scambi intensi e meravigliosi segreti che formano il dolce paradiso dell'anima.
E scritto, fin da questo tempo di attesa e di prova paziente, che la vita di Lucantonio debba essere segnata dal tocco divino e da una straordinaria sublimazione di tutto l'essere nella regione del soprannaturale che sembra formare il respiro spontaneo dell'anima.
Egli vede Gesù nella fulgente corona dei Santi, la Regina dei Cieli, coi corteggi sfarzosi degli Angeli, il Paradiso intero con le sue meraviglie ineffabili.
Nemmeno i desideri infantili dell'anima restano sterili e tiri giorno Gesù Bambino discende fra le braccia dell'amico che lo accoglie estatico. Si direbbe che Dio usi col suo prediletto tutte le delicate premure dell'amore.
Tutto ciò è meraviglioso, tutto ciò è inaudito, tutto ciò è immeritato - pensa Lucantonio - e incomincia a dubitare che non si tratti di un abile artifizio del demonio, per colorire di sembianze bugiarde una realtà tutta diversa. Se la vita spirituale è questa, quale merito a seguire Cristo e a guadagnare il Paradiso?
Ma un giorno che questi pensieri preoccupano eccessivamente il pastorello, Gesù Cristo lo rassicura amabilmente che quanto avviene è voluto da Dio, perché l'anima sua, attraverso le consolazioni del presente, si renda sempre più forte a sostenere le prove del futuro.
In fondo, il presente non è che il Tabor delizioso il quale precede le agonie mortali del Getsemani.

 

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