SOMMARIO 

 
La storia

Analisi

-studi e ricerche-

Alcuni dati
 
Il progetto

 

SImulazioni fotografiche
 
fIg.1 - fig.2
fig.3 - fig.4
fig.5 - fig.6
fig.7 - fig.8
fig.9 - fig.10
fig.11 - fig.12
fig.13 - fig.14
fig.15 - fig.16
fig.17 - fig.18
fig.19 - fig.20
fig.21 - fig.22
fig.23 - fig.24
fig.25 - fig.26
fig.27 - fig.28
fig.29
 
 
IL PONTE SULLO STRETTO - Analisi

"Se la mafia è capace di costruire il ponte, ben   venga la mafia".

Nino Calarco

Direttore Gazzetta del Sud

e presidente Società Stretto di Messina S.p.A.

Direttore della rete televisiva locale RTP

Come nasce la Società Stretto di Messina

da il Soldo 2 Luglio 1983

La DC ha mollato Calarco, Messina ha mollato la DC

Perchè ha DC ha mollato Calarco? E perchè i messinesi hanno mollato la DC? Qualcuno probabilmente non accetterà già in partenza la prima ipotesi e riterrà che la vera causa della "trombatura" di Calarco stia nell'enorme consenso di schede bianche ( dentro cui c'è tutto: protesta, rabbia, voglia di cambiare ) sollecitate da un'emittente locale ( Teletirreno, oggi Tirrenosat ) in risposta ad una serie di attacchi che nell'articolo appresso di Adele Fortino sono ricostruiti a dovere. L'idea che qui si vuol proporre è che dentro o accanto alle schede bianche ci sia stato un preciso disimpegno della DC che ha finito con l'autodanneggiarsi. vediamo di capirne le possibili ragioni. La prima è riportabile al cambiamento di clima in cui maturò all'origine la candidatura di Calarco: c'era allora da premiare il furibondo attacco della Gazzetta del Sud a Merlino; ma in casa DC regna un ferreo trattato di pace e su questo fronte non c'erano altre benemerenze da conquistare. La seconda è più sottile e nasce da una carta abilmente giocata dall'emittente in questione: Calarco è stato sempre ritenuto uno "estraneo" nella DC e questa volta a differenza del passato nessuno lo ha accreditato su questo piano. Farlo cadere ha significato all'interno della DC locale aprire uno spazio: non si vede che ne possa approfittare a breve scadenza ma certo è che può riprendere a questo punto una mobilità prima inesorabilmente bloccata. Terza ragione: l'incitamento a votare scheda bianca non ufficialmente contrastata dai vertici DC ha finito col creare un doppio effetto di rimbalzo sui quadri intermedi democristiani: l'incentivo a sfogarsi, ad esprimersi contro un pessimo Governo della città da un lato ed una forma di disimpegno dall'altro, un effetto di rimbalzo che ha finito che ha finito per ripercuotersi anche sui voti della Camera. Le cose allora potrebbero essere anche andate così: l'emittente televisiva di Milazzo trova nella campagna anti Calarco una ottima occasione per un suo rilancio e per una efficace risposta alla rottura di certe regole del gioco che lei stessa si era impegnata ad osservare. La DC locale si limita ad osservare questo attacco magari sperando che sortisca un effetto positivo ma comunque senza intervenire per attenuare i toni. Ma, si dirà, la DC non perde a questo punto l'appoggio della "Gazzetta" ? Qui i calcoli potrebbero essere più macchiavellici a guardare ad un tempo lungo. C'è un'ultima osservazione da fare: le schede bianche al senato danno un segnale di insofferenza. Bollarle di qualunquismo ed ignorarle non serve a niente. C'è un'area in cui umori vanno opportunamente decodificati e su cui la sinistra può provare ora a lavorare ed aggregare.

                              MARIO CENTORRINO

 

Per saperne ancora di più visitate l'interessantissimo sito di SCIUSCIA', con i reportage e i video del servizio sul Ponte e la famosa intervista a Calarco.
  •  

  • ALTRE RAGIONI DELLA SCONFITTA

  • Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud" nonchè Senatore della Repubblica eletto nel 1979 con 58.000 voti nelle liste della DC, è stato clamorosamente bocciato dall'elettorato del proprio collegio. Sorpresa, sgomento, soddisfazione, incredulità si mescolano nell'opinione pubblica. Come è potuto accadere, ci si chiede, che un personaggio politico, la cui ascesa fu a suo tempo rapida e senza ostacoli, che gestisce un giornale a larghissima tiratura, precipiti in verticale sino a perdere circa 20.000 voti? Quali elementi hanno giocato il loro ruolo determinante nella vicenda? La vicenda appunto - perchè di un interagire di eventi si tratta - presenta uno scenario di sfondo, personaggi grandi e piccoli, una serie di fatti scaturenti l'uno dall'altro, in una sorta di reazione a catena, senza presenza alcuna di catalizzatori. Un passo indietro ci riporta al '79, quando, puledro vitale e scalpitante, il Senatore inizia il proprio percorso parlamentare: sin dagli inizi la discrezione non risulta la sua dote migliore, una certa visceralità caratteriale lo porta a commettere qualche gaffe; è in quest'ottica che Calarco elegge la Gazzetta del Sud a proprio palcoscenico personale sul quale di volta in volta, nella sua qualità, recita le proprie gesta. L'enfasi un po' invadente comincia a piacere poco a Umberto Bonino, ottantenne bizzoso e un po' narciso, ricco notabile messinese nonchè padrone del giornale. In tale contesto si inserisce un fatto, sulle prime insignificante, ma che invece inopinatamente da un lato, destabilizza un'intera città ( provinciale sino al midollo )e dall'altro fa esplodere vecchi rancori e nuove tensioni: una gaffe professionale cioè di un giornalista televisivo, Mino Licordari, ( che scriveva su due giornali due versioni diverse di un goal ormai famoso della squadra di casa ), scatena un duello ( a favore e contro il Licordari ) senza esclusione di colpi tra il direttore di Teletirreno Rino Piccione, e il segretario dell'Associazione della Stampa, Stelio Vitale Modica. E, mentre inizialmente Calarco si mantiene del tutto estraneo alla querelle, in un secondo tempo tempo il Senatore scende in campo con tutti i suoi strumenti: fa un'interrogazione al Senato sull'espandersi della criminalità nel Milazzese che in definitiva si ritorce contro il Piccione, supporta Modica con l'obiettivo di fare espellere il giornalista milazzese dall'ordine, si accaparra infine la solidarietà del Bonino che, dalle pagine della gazzetta fa una sortita da leone, dichiarando perentoriamente che Calarco sarà il Senatore di Messina. Tutto ciò sembra provocare delle reazioni notevoli in casa DC, sicchèa fronteggiare il vecchio Bonino, esce dalla propria tana un'altro colosso locale, Nino Gullotti, che massicciamente aiutato dai suoi "fedeli", decide, a quanto pare ( ma in casa DC l'accusa viene respinta con sdegno ) il proprio "NO a Calarco". Una grossa fetta democristiana pertanto abbandona il Senatore: è in questo humus ottimale che Piccione inizia la sua martellante campagna anti-senatore e pro-scheda bianca. E i cittadini Messinesi? Sino stati sedotti dagli incitamenti a votare scheda bianca ovvero un grosso malcontento in chiave anti-Calarco è stato sapientemente incalanato nella strada della scheda bianca e rafforzato in maniera inattesa dall'onda anti-DC? certo è che Nino Calarco al di là di alcuni meriti di frenetico attivismo che indubbiamente gli vanno riconosciuti, ha totalizzato diversi errori nel corso del suo mandato parlamentare: ultimo in ordine di tempo, come gli viene rimproverato da molti, la diffusione di un giornaletto "Sempre dalla parte dei mesinesi. Parole o fatti" grondante sperticate lodi all'indirizzo del vulcanico senatore e che, peraltro, pochi riconoscimenti concede ad altri del partito dello scudocrociato. A questo punto i giochi sono fatti, il trono senatoriale è frantumato; ma alla gazzetta del Sud pare non aleggi atmosfera lugubre. E Calarco? Il bivio è presto segnato: o vendetta, tremenda vendetta a qualsiasi costo, ovvero la benevola accettazione di un "contentino", la presidenza di una banca o qualcosa di altrettanto prestigioso, che lavi l'onta e plachi il cuore.

  • ADELE FORTINO