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IL
PONTE SULLO STRETTO - Analisi |
"Se
la mafia è capace di costruire il ponte, ben venga la
mafia".
Nino
Calarco
Direttore
Gazzetta del Sud
e
presidente Società Stretto
di Messina S.p.A.
Direttore
della rete televisiva locale RTP
Come
nasce la Società Stretto di Messina
da
il Soldo 2 Luglio 1983
La
DC ha mollato Calarco, Messina ha mollato la DC Perchè
ha DC ha mollato Calarco? E perchè i messinesi hanno
mollato la DC? Qualcuno probabilmente non accetterà già in
partenza la prima ipotesi e riterrà che la vera causa della
"trombatura" di Calarco stia nell'enorme consenso
di schede bianche ( dentro cui c'è tutto: protesta, rabbia,
voglia di cambiare ) sollecitate da un'emittente locale (
Teletirreno, oggi Tirrenosat ) in risposta ad una serie di
attacchi che nell'articolo appresso di Adele Fortino sono
ricostruiti a dovere. L'idea che qui si vuol proporre è che
dentro o accanto alle schede bianche ci sia stato un preciso
disimpegno della DC che ha finito con l'autodanneggiarsi.
vediamo di capirne le possibili ragioni. La prima è
riportabile al cambiamento di clima in cui maturò
all'origine la candidatura di Calarco: c'era allora da
premiare il furibondo attacco della Gazzetta del Sud a
Merlino; ma in casa DC regna un ferreo trattato di pace e su
questo fronte non c'erano altre benemerenze da conquistare.
La seconda è più sottile e nasce da una carta abilmente
giocata dall'emittente in questione: Calarco è stato sempre
ritenuto uno "estraneo" nella DC e questa volta a
differenza del passato nessuno lo ha accreditato su questo
piano. Farlo cadere ha significato all'interno della DC
locale aprire uno spazio: non si vede che ne possa
approfittare a breve scadenza ma certo è che può
riprendere a questo punto una mobilità prima
inesorabilmente bloccata. Terza ragione: l'incitamento a
votare scheda bianca non ufficialmente contrastata dai
vertici DC ha finito col creare un doppio effetto di
rimbalzo sui quadri intermedi democristiani: l'incentivo a
sfogarsi, ad esprimersi contro un pessimo Governo della
città da un lato ed una forma di disimpegno dall'altro, un
effetto di rimbalzo che ha finito che ha finito per
ripercuotersi anche sui voti della Camera. Le cose allora
potrebbero essere anche andate così: l'emittente televisiva
di Milazzo trova nella campagna anti Calarco una ottima
occasione per un suo rilancio e per una efficace risposta
alla rottura di certe regole del gioco che lei stessa si era
impegnata ad osservare. La DC locale si limita ad osservare
questo attacco magari sperando che sortisca un effetto
positivo ma comunque senza intervenire per attenuare i toni.
Ma, si dirà, la DC non perde a questo punto l'appoggio
della "Gazzetta" ? Qui i calcoli potrebbero essere
più macchiavellici a guardare ad un tempo lungo. C'è
un'ultima osservazione da fare: le schede bianche al senato
danno un segnale di insofferenza. Bollarle di qualunquismo
ed ignorarle non serve a niente. C'è un'area in cui umori
vanno opportunamente decodificati e su cui la sinistra può
provare ora a lavorare ed aggregare.
MARIO CENTORRINO
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Per
saperne ancora di più visitate l'interessantissimo
sito di SCIUSCIA', con i reportage e i video del
servizio sul Ponte e la famosa intervista a Calarco. |
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ALTRE
RAGIONI DELLA SCONFITTA
Nino
Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud"
nonchè Senatore della Repubblica eletto nel 1979 con
58.000 voti nelle liste della DC, è stato
clamorosamente bocciato dall'elettorato del proprio
collegio. Sorpresa, sgomento, soddisfazione,
incredulità si mescolano nell'opinione pubblica. Come
è potuto accadere, ci si chiede, che un personaggio
politico, la cui ascesa fu a suo tempo rapida e senza
ostacoli, che gestisce un giornale a larghissima
tiratura, precipiti in verticale sino a perdere circa
20.000 voti? Quali elementi hanno giocato il loro ruolo
determinante nella vicenda? La vicenda appunto - perchè
di un interagire di eventi si tratta - presenta uno
scenario di sfondo, personaggi grandi e piccoli, una
serie di fatti scaturenti l'uno dall'altro, in una sorta
di reazione a catena, senza presenza alcuna di
catalizzatori. Un passo indietro ci riporta al '79,
quando, puledro vitale e scalpitante, il Senatore inizia
il proprio percorso parlamentare: sin dagli inizi la
discrezione non risulta la sua dote migliore, una certa
visceralità caratteriale lo porta a commettere qualche
gaffe; è in quest'ottica che Calarco elegge la Gazzetta
del Sud a proprio palcoscenico personale sul quale di
volta in volta, nella sua qualità, recita le proprie
gesta. L'enfasi un po' invadente comincia a piacere poco
a Umberto Bonino, ottantenne bizzoso e un po' narciso,
ricco notabile messinese nonchè padrone del giornale.
In tale contesto si inserisce un fatto, sulle prime
insignificante, ma che invece inopinatamente da un lato,
destabilizza un'intera città ( provinciale sino al
midollo )e dall'altro fa esplodere vecchi rancori e
nuove tensioni: una gaffe professionale cioè di un
giornalista televisivo, Mino Licordari, ( che scriveva
su due giornali due versioni diverse di un goal ormai
famoso della squadra di casa ), scatena un duello ( a
favore e contro il Licordari ) senza esclusione di colpi
tra il direttore di Teletirreno Rino Piccione, e il
segretario dell'Associazione della Stampa, Stelio Vitale
Modica. E, mentre inizialmente Calarco si mantiene del
tutto estraneo alla querelle, in un secondo tempo tempo
il Senatore scende in campo con tutti i suoi strumenti:
fa un'interrogazione al Senato sull'espandersi della
criminalità nel Milazzese che in definitiva si ritorce
contro il Piccione, supporta Modica con l'obiettivo di
fare espellere il giornalista milazzese dall'ordine, si
accaparra infine la solidarietà del Bonino che, dalle
pagine della gazzetta fa una sortita da leone,
dichiarando perentoriamente che Calarco sarà il
Senatore di Messina. Tutto ciò sembra provocare delle
reazioni notevoli in casa DC, sicchèa fronteggiare il
vecchio Bonino, esce dalla propria tana un'altro colosso
locale, Nino Gullotti, che massicciamente aiutato dai
suoi "fedeli", decide, a quanto pare ( ma in
casa DC l'accusa viene respinta con sdegno ) il proprio
"NO a Calarco". Una grossa fetta democristiana
pertanto abbandona il Senatore: è in questo humus
ottimale che Piccione inizia la sua martellante campagna
anti-senatore e pro-scheda bianca. E i cittadini
Messinesi? Sino stati sedotti dagli incitamenti a votare
scheda bianca ovvero un grosso malcontento in chiave
anti-Calarco è stato sapientemente incalanato nella
strada della scheda bianca e rafforzato in maniera
inattesa dall'onda anti-DC? certo è che Nino Calarco al
di là di alcuni meriti di frenetico attivismo che
indubbiamente gli vanno riconosciuti, ha totalizzato
diversi errori nel corso del suo mandato parlamentare:
ultimo in ordine di tempo, come gli viene rimproverato
da molti, la diffusione di un giornaletto "Sempre
dalla parte dei mesinesi. Parole o fatti" grondante
sperticate lodi all'indirizzo del vulcanico senatore e
che, peraltro, pochi riconoscimenti concede ad altri del
partito dello scudocrociato. A questo punto i giochi
sono fatti, il trono senatoriale è frantumato; ma alla
gazzetta del Sud pare non aleggi atmosfera lugubre. E
Calarco? Il bivio è presto segnato: o vendetta,
tremenda vendetta a qualsiasi costo, ovvero la benevola
accettazione di un "contentino", la
presidenza di una banca o qualcosa di altrettanto
prestigioso, che lavi l'onta e plachi il cuore.
ADELE
FORTINO
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