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 Sardegna - Baunei  ( Santa Maria Navarrese )

 

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Sardegna.

Regione amministrativa dell'Italia meridionale, che corrisponde all'isola omonima; si affaccia sul mar Tirreno a est e a sud, sul mare di Sardegna a ovest, mentre a nord uno stretto braccio di mare, chiamato Bocche di Bonifacio, la separa dalla Corsica. In realtà la Sardegna non solo non ha mai avuto particolari rapporti, e nemmeno ne ha tuttora, con il Mezzogiorno d'Italia, bensì gravita piuttosto verso l'Italia centrale (Lazio e Toscana), mentre prima dell'unità d'Italia faceva parte del Regno del Piemonte. Nel contesto d'Italia, la regione costituisce veramente un'area a sé: persino il suo dialetto, il sardo, è considerato un idioma distinto dall'italiano. Amministrativamente costituisce, così come la Sicilia, la Valle d'Aosta, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, una regione a statuto speciale, dotata di larga autonomia. È ripartita nelle province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari; capoluogo regionale è Cagliari. 

L'origine del nome dell'isola (che già i romani chiamavano Sardinia) è incerta. I greci, per la sua forma simile all'orma di un piede, la denominavano invece Ichnusa (cioè "orma"); tra le più accreditate ipotesi del termine Sardinia si ricordano la derivazione da Sardo, un mitico condottiero – o addirittura un figlio di Ercole – che l'avrebbe conquistata capeggiando un gruppo di libici. Nemmeno l'origine e la provenienza (o le provenienze) dei primi abitatori dell'isola sono state definitivamente chiarite.

La regione si estende per 24.090 km2 (l'isola per poco meno, 23.813 km2, ed è la seconda del mar Mediterraneo per superficie, dopo la Sicilia) ed è la terza regione d'Italia, dopo Sicilia e Piemonte; tra le isole minori, si ricordano la Maddalena (20,1 km2) e Caprera (15,8 km2) a nord-est, l'Asinara (50,9 km2) a nord-ovest, Sant'Antioco (108,9 km2), che è in effetti unita alla terraferma da un istmo di 5 km, e San Pietro (51,3 km2) a sud-ovest. La Sardegna è tra le regioni italiane meno popolate, sia in valori assoluti (con 1.662.294 abitanti nel 1997) sia quanto a densità (69 abitanti per km2, quasi un terzo della media nazionale, che è di 191).

TERRITORIO.  

L'isola ha grosso modo la forma di un quadrilatero, con una lunghezza da nord a sud di circa 260 km e una larghezza da ovest a est di 120 km; i quattro punti estremi sono capo Falcone a nord, capo Teulada a sud, capo Comino a est, capo dell'Argentiera a ovest. Essa presenta una certa simmetria tra i versanti opposti, con quattro maggiori insenature, una su ciascun lato: il golfo dell'Asinara a nord, il golfo di Cagliari a sud, il golfo di Orosei a est, il golfo di Oristano a ovest.

Lo sviluppo costiero è notevole, circa 1400 km; rari sono i buoni porti naturali: le coste sono per tre quarti alte e rocciose, per lunghi tratti rettilinee. Queste morfologie predominano lungo i litorali settentrionali e orientali, mentre in quelli meridionali e occidentali sono più frequenti le orlature sabbiose, a volte chiuse da cordoni di dune. L'altezza delle ripe varia anche notevolmente, ed è comunque in rapporto con l'entità del rilievo retrostante: nel golfo di Orosei vi sono scogliere a strapiombo di oltre 400 m, e una ripa presso il capo di Monte Santo tocca persino i 757 m. Celebri le rosse scogliere di porfido del golfo di Arbatax, subito a sud del golfo di Orosei.

Altri due aspetti interessanti delle coste sarde sono la ricchezza di grotte, assai numerose là dove ci sono formazioni calcaree soggette al carsismo, e le insenature profonde, a imbuto, simili a fiordi (le cosiddette "coste a rías", antiche valli fluviali poi sommerse e quindi occupate dal mare), numerose nella regione nordorientale dell'isola, la Gallura.

Il rilievo della Sardegna è totalmente estraneo a quello di qualsiasi altra parte d'Italia. Le rocce cristalline su cui poggia l'isola (che in un remotissimo passato era unita alla Corsica) erano già emerse quando non vi erano ancora né le Alpi né gli Appennini. Tuttavia i grandiosi movimenti della crosta terrestre, da cui nell'era terziaria o cenozoica tali sistemi montuosi trassero origine, ebbero ripercussioni anche in Sardegna, determinando la formazione di massicci isolati derivati dalle fratturazioni dei preesistenti rilievi.

A causa dell'attività erosiva durata decine e decine di milioni di anni l'isola manca di erte catene montuose, di vette elevate, di scarpate profonde, di valli incassate; è un paesaggio "appiattito" (l'altitudine media non supera i 500 m), ma non per questo meno imponente. Predominano quindi nettamente le distese collinari (67,9% del territorio); il 18,5% è formato da pianure, sicché le aree montane corrispondono ad appena il 13,6% della superficie insulare. Inutile dunque cercare nell'isola un andamento unitario nel rilievo. Il massiccio più poderoso è il Gennargentu, situato nella sezione centrorientale, che tocca nella punta La Marmora (1834 m) la massima elevazione della Sardegna. Più a nord una serie di rilievi forma una specie di allineamento trasversale, da sud-ovest a nord-est, che la valle del fiume Tirso separa dal massiccio centrale, e che può considerarsi costituito dalla catena del Marghine-Goceano e dai monti di Alà; le quote massime si aggirano sui 1200 m. Più a nord e più isolato, si eleva il massiccio granitico del Limbara (1362 m).

Nella parte meridionale della Sardegna i gruppi montuosi di maggior entità, separati dall'ampia pianura del Campidano, sono a ovest i rilievi dell'Iglesiente, paragonabili a una serie di piccoli massicci che culminano nei 1236 m del monte Linas, e a est un vasto tavolato che tocca i 1069 m nella punta Serpeddi. Antico braccio di mare poi colmato, il Campidano forma una pianura di notevole estensione (circa 2000 km2) e rappresenta un elemento morfologico nettamente contrapposto a quello dominante della Sardegna. Il Campidano attraversa infatti da nord-ovest a sud-est (cioè con andamento opposto a quello del Marghine-Goceano-monti di Alà) l'intera Sardegna centromeridionale, creando una specie di corridoio tra il golfo di Oristano e il golfo di Cagliari. Assai meno estesa ma di analoga origine è la pianura della Nurra, nell'estremo nord-ovest dell'isola, tra il golfo dell'Asinara e quello di Alghero. Le altre pianure, sia costiere sia interne, sono di esigue dimensioni.

La distribuzione irregolare del rilievo è all'origine di una idrografia frammentata, povera di fiumi importanti; inoltre la natura dei suoli, che per metà è impermeabile e quindi impedisce la formazione di ricche sorgenti sotterranee, aggiunta alla concentrazione delle piogge in un solo periodo dell'anno, rendono il regime dei corsi d'acqua fortemente variabile. Tutti i fiumi sardi hanno, quindi, carattere torrentizio, con piene primaverili, alle quali si contrappongono magre estive anche assolute. Durante le piene le acque erodono facilmente i suoli, spesso impoveriti di copertura vegetale, e trascinano una cospicua massa di detriti, che si depositano nelle zone pianeggianti, costiere e interne; si formano così con facilità e frequenza aree paludose, oggi tuttavia in larga misura prosciugate.

La Sardegna è la regione italiana nella quale sono state realizzate, mediante dighe e bacini artificiali, le più imponenti opere di regolamentazione dei corsi d'acqua; mediante uno sbarramento sul Tirso è stato creato, nel 1923, il lago Omodeo, con una superficie di 22 km2, che è il più vasto lago artificiale d'Italia.

L'isola ha tre soli fiumi di un certo sviluppo e ampiezza di bacino: il citato Tirso (150 km di lunghezza e 3100 km2 di bacino idrografico), il Flumendosa e il Coghinas. Il Flumendosa nasce dal Gennargentu, volge per 127 km con direzione prevalente verso sud, dopo essere stato sbarrato da dighe in più punti, e sfocia nella costa sudorientale dell'isola. Il Coghinas (123 km di lunghezza) ha origine invece dai monti di Alà, si dirige verso nord-ovest, forma quindi il lago artificiale omonimo (17 km2) e sbocca infine nel golfo dell'Asinara.

 

 

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                                              Aggiornato il: 16 April 2001