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Denaro e sangue

Di Nereo Villa e Luciano Orsini

 

Mediante i possibili passaggi analogici presi a prestito dalla fisiologia umana:  

cuore = diritto = stato

nervo = transazione = economia

si può affermare (anche scientificamente credo) che per un sabato (organismo sociale) per l'uomo, occorra rispettare questi semplici tre principi, che gli corrispondono (anche fisiologicamente):  

  • 1. Lo Stato è un grande servizio con funzione veicolatrice del mio diritto di cittadino verso la cultura e verso il mercato (per diritto intendo ovviamente sia diritto che dovere).
  • 2. Veicolare il diritto non significa veicolare cognizioni diverse dal diritto, né tanto meno significa veicolare moneta.
  • 3. Veicolare il diritto significa esercitare la sovranità politica in prestazioni che non possono essere messe sul mercato, né in istituti scolastici se non come cultura del diritto.  

Solo così si entra in una concezione corretta di Stato di diritto.  

Difesa, Magistratura, Sicurezza - per esempio - non potendo essere messe sul mercato, rientrano nei grandi servizi che attengono all'esercizio della sovranità politica dello Stato, per veicolare - appunto - il diritto del mio individualismo, e per veicolarlo in senso etico. (Qui non intendo la categoria filosofica di individualismo etico, che è una via evolutiva e facoltativa interiore, bensì l'etica come ethos).

La differenza fra logica del diritto e logica di mercato sta nel fatto che solo nella prima trova posto l'etica. Nella seconda, cioè nella logica di mercato, essa non esiste, in quanto è sostituita dalla convenienza (io compro se conviene a me, non lo faccio per fare piacere a chi vende). Dunque è più che ovvio (almeno per me) che all'atto dell'emissione la moneta dovrebbe essere della collettività. Cosa che non è nella realtà usurocratica in cui ci troviamo.

Per quanto riguarda la sfera economica, l'unica metafora possibile è quella che confronta il sangue col denaro.

Non perché il sangue sia mero veicolo di ossigeno, bensì anche e soprattutto perché esso è veicolo dell'Io. La moneta infatti non distribuisce potere d’acquisto al mercato per via di quantità, bensì per via di qualità ma sarebbe meglio dire per via di fede. Solo per il fatto che il cittadino crede al valore dell'euro, l'euro ha valore.

Infatti in ebraico fede si dice emunàh, ma anche se le parole "moneta", "emunah" e "mammona" sembrano imparentate fra loro per la costante della loro comune radice "mn", bisogna stare bene attenti al culto!

E bisognerebbe oltretutto stare anche attenti al fatto che le parole per "culto" o per "schiavo, servo" hanno in ebraico la medesima radice!!!(1)

Altro discorso è se io sia costretto o no a credere in quella determinata moneta. Certo è che il denaro non vale in quanto quantitativamente distribuito al mercato come potere d'acquisto.

Che il valore della moneta sia oggi determinato non da un patto di fede fra esseri umani, ma da un'imposizione di una determinata fede - come è il caso delle emissioni monetarie da parte delle banche centrali - ciò è un'anomalia, simile alla falsa metafora dell'ossigeno come unico referente del valore del sangue.

Ma l'ossigeno non è l’unico referente del sangue; anzi è il più grossolano, dal momento che può essere benefico per l’organismo, ma anche molto malefico (radicali liberi dell’ossigeno). Può essere anche troppo presente e con la sua eccedenza attacca la salute dell’organismo.

Il sangue in realtà è faustianamente un succo del tutto particolare e la sua complessa esistenza proviene da tutto ciò che si manifesta nella struttura organismica umana come costituzione, ma anche come veicolo del pensare, del sentire e del volere, espressioni dell'Io umano.

Il sangue può entrare nella metafora economica soltanto se lo si considera il rappresentante del denaro proveniente dal processo economico entro il quale acquisisce la sua forza economica: prende valore e reale esistenza dinamica dal processo economico nel quale costantemente circola, variando continuamente il suo valore in funzione di quello.

Come il sangue varia le sue caratteristiche a seconda delle funzioni organiche in cui è coinvolto e in rapporto allo stato di salute dell’organismo, altrettanto fa il denaro. E come il primo si carica sia di ossigeno che di anidride carbonica a seconda del suo cammino, in modo analogo il denaro cambia costantemente il proprio valore a seconda dell’uso che se ne fa e delle strutture economiche nelle quali esso circola ( il mercato, la finanza, le tasche dei cittadini, la donazione ecc.).

Questo è ciò che deve essere detto se si usa la metafora del sangue, altrimenti si fornisce la falsa immagine del sangue che ha un valore soltanto quando è ossigenato; ma questa è una mezza-verità esattamente come è una mezza-verità l’affermazione che "la moneta distribuisce potere d’acquisto al mercato" come farebbe l’ossigeno, e come di fatto oggi succede in quanto il nostro "impianto" economico è malato.

Certo si può dare dell'ossigeno anche al morente, ma si prolunga solo un'agonia. La cura non è l'ossigeno, se non per una medicina schiava dell'idolatria della scienza alla Piero Angela, il cui cuore - e non il mio - è una pompa.

Il mercato, che - fino a prova contraria - consiste nel lavoro degli esseri umani che operano in esso, generando dal nulla il potere d’acquisto della moneta e facendone un suo rappresentante, così come un individuo umano è rappresentato dal sangue nella sua totalità. Vi sono animali che vivono tranquillamente senza sangue e quindi il sangue si affianca soltanto a quella vita animale che è in grado di accoglierlo.

Solo dopo aver chiarito che il sangue monetario (sintesi di valore economico e di valore sociale) è una parte integrante dell’organismo sociale (e dei suoi valori morali e civili), possiamo aggiungere che come il sangue è la sintesi armonica di tutte le componenti fisiche, animiche e spirituali dell’Uomo, così la moneta va distribuita riconoscendo ad ognuno (ad ogni Persona) il diritto al Reddito di Cittadinanza, non in nome di una proprietà né in quello di un debito, dal momento che tale reddito appartiene al sangue umano.

La nuova pagina di storia per le nuove generazioni è scrivere che il cuore non è una pompa perché il suo movimento dipende dal sangue ed anche i palpiti del cuore nascono dal sangue che a sua volta nasce dalle profondità intime di ogni essere umano e si espande nel rapporto tra uomo e uomo. La ri-vincita è del cuore e non passa attraverso un’idea del sangue sostenuta dall’enfasi di una cultura monoteista che ne ri-propone l’antica forza, ma attraverso la Conoscenza esoterica sviluppata dall’esperienza quotidiana ri-vissuta nel cuore.

Questa Conoscenza non propone soltanto una ri-vincita del cuore, ma anche una ri-nascita del sangue che si opponga non soltanto all’oro falsificato nelle cattedrali finanziarie, ma a tutte le mezze-verità che vorrebbero prendere con l’astuzia il posto d’altre mezze-verità depositate dal tempo nei cuori umani e nella storia.

Fin dal primo scambio tra merce e moneta era ovvio per tutti che la moneta avesse il valore della merce scambiata, dal momento che si trattava di un metallo (oro, argento,rame ecc.) con un proprio valore, scambiabile con quello di una merce. In seguito si stabilì, con il potere regale/statale e con il sostegno della forza militare, che la carta straccia poteva essere usata per scambiarla con le merci. Senza valore "tangibile" la moneta è stata costretta ad adattarsi al valore vero o presunto di chi ha avuto il potere di deciderlo e di sostenerlo.

Ed oggi le monete valgono in quanto imposte dall'alto: al di là della truffa legale dell'emissione virtuale o dell'emissione senza riserve ecc., esse vengono messe in circolazione con un valore derivante dal processo economico. Valgono nonostante tutto, ed anche nonostante il fatto che nessuno sia stato ancora capace di dimostrare se la moneta appena emessa sia di proprietà della Banca o dei cittadini.

Il professor Francesco Cianciarelli, docente universitario a Teramo di Storia della moneta (un corso di approfondimento riservato ai laureati) e da anni studia un argomento che, in ambiente monetario, è una sorta di tabù: a chi appartiene la moneta? Alle banche centrali o alla collettività produttiva? "Le banche centrali si guardano bene dal rispondere alla domanda, né le leggi degli Stati se ne occupano, - spiega Cianciarelli - si parla di creditori e di debitori, senza però sapere di chi è davvero la proprietà della moneta". "Le banche centrali non sono proprietarie della moneta, professore?" "La Banca d'Italia sicuramente no. Ma il sistema è, in questo caso, mondiale. Qualche anno fa alcuni parlamentari hanno interpellato il Ministero del Tesoro chiedendo di chi fosse la proprietà della lira italiana. Sapete quale fu la risposta?" "Ce lo dica lei..." "Il ministro del Tesoro, dopo aver ascoltato la Banca d'Italia, fu costretto ad ammettere che proprietaria della valuta italiana non era la Banca centrale del nostro Paese. Un bell'autogol, senza dubbio, che però non ha fatto chiarezza" "Come mai?" "Non hanno spiegato niente, non sappiamo nulla..."(2).

Ciò deve ancora essere adeguatamente dimostrato e sostenuto con una legge chiara per tutti.

Per ora, è comunque incontestabile che la moneta abbia già un valore immediato fin dal suo "nascere", e vale qui ed ora e non in previsione del futuro (se così non fosse non avrebbe alcun senso la politica monetaria che, per quanto disumana, gestisce il processo economico soltanto emettendo o ritirando moneta dalla circolazione per definirne il potere d’acquisto (svalutazione o devalutazione) ma per l'oggi - anche se gli effetti di questa scelta si potranno verificare in un tempo economico più o meno prossimo o futuro. Ed anche se gli effetti saranno disastrosi come in Argentina, non ci sarà altro colpevole che Mammona, perché "tutto si svolse in modo legale", secondo il "diritto romano", il civis romanus... cioè in modo anticristiano... (collegamento con Romolo e Remo).

Il problema di noi tutti è di liberare la circolazione monetaria dal potere finanziario econometrico; ciò si potrebbe ottenere nel migliore e completo modo con la neofiscalità.

 

(1) J. Barr, "Semantica del linguaggio biblico", Ed. il mulino CSR, Bologna, 1961, p. 148.

(2) Gianluca Savoini in http://www.lapadania.com/1998/maggio/08/080598p07a3.htm

 

 
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