Oro
e Libertà Economica
Di
Alan Greenspan
1967
(Ristampato
da USAGOLD con contenuti editoriali il 6 Luglio
2001)
(Nota
del redattore – sorprenderà più di un
sostenitore dell’oro sapere che hanno un amico
ideologico in nient’altro che il Presidente
della Federal Reserve Alan Greenspan. A partire
dagli anni ’50 infatti, Greenspan era un forte
membro del cerchio intellettuale interno di Ayn
Rand. Autodesignatosi “oggettivista”, Rand
predicò una forte visione libertaria,
applicandola alla politica e all’economia, così
come alla religione ed alla cultura popolare.
Sotto la sua influenza, Greenspan scrisse per la
prima pubblicazione di quello che sarebbe
diventato il largamente diffuso Bollettino
Oggettivista. Quando Gerald Ford lo nominò al
Consiglio dei Consulenti Economici, Greenspan
invitò Rand alla sua cerimonia di giuramento. Ha
anche partecipato ai suoi funerali nel 1982.
Nel
1967 Rand pubblicò il suo saggio, “Capitalismo,
l’Ignoto Ideale”. In questo, lei includeva
“Oro e Libertà Economica”, lo scritto di Alan
Greenspan che appare di seguito. Deducendo
fortemente le proprie conclusioni da “Il Mistero
di depositare denaro” di Murray Rothbard, ma più
lungo di quest’ultimo, Greenspan dibatte
persuasivamente in favore di uno standard aureo e
contro il concetto di una banca centrale.
Può
essere questo lo stesso Greenspan che presiede
oggi la più importante banca centrale di tutti
noi? Di nuovo, potreste essere sorpresi. R.W.
Bradford, nel periodico Libertà, scrisse che,
come presidente della Fed, Greenspan (una volta)
raccomandò ad un comitato del Senato che tutte le
regolamentazioni economiche dovrebbero avere delle
unità di misura fisse. Il Senatore Paul Sarbanes
lo accusò di “gicare col fuoco” e gli chiese
se favoriva un provvedimento simile nella Fed.
Greenspan rispose tranquillamente che lo favoriva.
“Vuole dunque dire”, domandò il Senatore,
“che la Fed dovrebbe cessare di funzionare a
meno che non sia appositamente mantenuta?”.
“Questo è corretto”, rispose Greenspan.
Bradford
continua, “Il Senatore non poteva credere alle
proprie orecchie. “Ora la mia prossima domanda
è: è sua intenzione che il rapporto di questa
udienza sia che Greenspan raccomanda un ritorno
alla standard aureo?”. Greenspan rispose: “ Lo
raccomando da anni, non c’è niente di nuovo su
questo. Significa che probabilmente c’è un solo
voto per questo nel Comitato del Mercato Aperto
Federale, ma è il mio.””
Il
redattore, L’ Opinione Dorata )
Oro
e Libertà Economica
Un
problema che unisce gli statisti di ogni credo è
un antagonismo quasi isterico verso lo standard
aureo. Loro sembrano sentire forse più
chiaramente e sottilmente che molti costanti
difensori del “lasciarfare”, che oro e libertà
economica sono inseparabili, che lo standard aureo
è uno strumento del “lasciar fare” e che
ognuno implica e richiede l’altro.
Per
capire le fonti del loro antagonismo, è
necessario prima capire il ruolo dell’oro in una
società libera.
Il
denaro è il denominatore comune di tutte le
transazioni economiche. È quel mezzo che serve
come merce di scambio, è accettato universalmente
da tutti i partecipanti a un’economia di scambio
come pagamento per i loro beni o servizi e può
perciò essere usato come uno standard del valore
di mercato e come una riserva di valore, come un
mezzo del risparmio.
L’esistenza
di questo tipo mezzo, è un requisito
indispensabile della divisione del lavoro del
sistema economico. Se gli uomini non avessero dei
prodotti di valore oggettivo che generalmente sono
accettati come denaro, dovrebbero ricorrere al
primitivo baratto o essere forzati a vivere in
fattorie auto-sufficienti perdendo gli
inestimabili vantaggi della specializzazione. Se
gli uomini non avessero mezzi per immagazzinare
valore, per risparmiare, non sarebbero possibili
ne pianificazioni a lungo termine ne scambi.
Quale
mezzo di scambio sarà accettabile per tutti i
partecipanti in un’economia, non è determinato
arbitrariamente. Primo, tale mezzo dovrebbe essere
durevole. In una società primitiva di scarsa
ricchezza, il grano sarebbe sufficientemente
durevole da servire come mezzo di scambio, sin
quando tutti gli scambi avverrebbero solo durante
e subito dopo il raccolto, senza lasciare valore
in eccesso da immagazzinare. Ma dove le
considerazioni sull’immagazzinamento del valore
sono importanti, come lo sono nelle civiltà più
ricche e civilizzate, il mezzo di scambio deve
essere un articolo durevole, di solito un metallo.
Il metallo è scelto generalmente per la sua
omogeneità e divisibilità: ogni unità è la
stessa come ogni altra e può essere miscelato o
formato in ogni quantità. I gioielli preziosi, ad
esempio, non sono ne omogenei ne divisibili. Più
importante, l’articolo scelto come mezzo di
scambio, deve essere un lusso. Il desiderio umano
per il lusso è illimitato e perciò i beni di
lusso hanno sempre una domanda e saranno sempre
accettabili. Il grano è un lusso in civiltà
denutrite, ma non in una società prosperosa. Le
sigarette ordinariamente non servirebbero come
denaro, ma lo sono state nel secondo dopo
guerra quando erano considerate un lusso. Il
termine “bene di lusso” indica scarsità e
alto valore unitario. Avendo un valore di unità
alto, tale bene è facilmente trasportabile; per
esempio un’oncia d’oro vale quanto mezza
tonnellata di ferro.
Nelle
prime fasi di sviluppo di un’economia basata sul
denaro, possono essere usati diversi mezzi di
scambio, fin quando una grande varietà di
articoli potrebbe adempiere alle condizioni
precedenti. Comunque, un mezzo sostituirebbe
gradualmente gli altri per il fatto di essere
maggiormente accettato. Le preferenze su ciò che
può essere utilizzato per mantenere il valore, si
sposterebbero sul mezzo di turno maggiormente
accettato di volta in volta. Lo spostamento è
progressivo fino a quando quel bene diventa il
solo mezzo di scambio. L’utilizzo di un solo
mezzo è altamente vantaggioso per le stesse
ragioni per cui un’economia del denaro è
superiore ad una del baratto: rende possibile
scambi su una scala incalcolabilmente più larga.
Se
il singolo mezzo è oro, argento, conchiglie,
vacche o tabacco è un’opzione, dipende dal
contesto e dallo sviluppo di una determinata
economia. Infatti, sono stati impiegati tutti
questi mezzi con diversa durata. Anche nel secolo
attuale (1900-ndt), due dei maggiori beni, oro e
argento, sono stati usati come mezzi di scambio
internazionali, con l’oro che diviene di uso
prevalente. L’oro, avendo un utilizzo sia
artistico che funzionale ed essendo relativamente
scarso, ha vantaggi significativi su tutti gli
altri mezzi di scambio. Sin dall’inizio della
Prima Guerra Mondiale, è stato virtualmente
l’unico standard internazionale di scambio. Se
tutti i beni e servizi dovessero essere pagati in
oro, sarebbe difficile eseguire grandi pagamenti e
ciò tenderebbe a limitare l’estensione della divisione del lavoro e della specializzazione
nella società. Così una conseguenza logica della
creazione di un mezzo di scambio è lo sviluppo di
un sistema bancario e strumenti di credito
(banconote e depositi), che agiscono come
sostituti di, ma sono convertibili in, oro.
Un
libero sistema bancario basato sull’oro è
capace di estendere il credito e quindi di creare
banconote (valuta) e depositi, secondo la
produzione richiesta dall’economia. I singoli
proprietari di oro sono indotti, dal pagamento di
interessi, a depositare il proprio oro in una
banca (sulla quale possono esercitare controlli).
Ma poiché è raro il caso che tutti i correntisti
vogliano prelevare tutto il proprio oro nello
stesso momento, il banchiere ha bisogno di tenere
solo una piccola frazione del totale dei suoi
depositi come riserve. Questo fa si che i
banchieri possano prestare una somma maggiore
dell’ammontare dei propri depositi in oro (che
significa che lui ha più richieste d’oro
–prestiti- piuttosto che oro come sicurezza per
i suoi depositi). Ma l’ammontare di prestiti che
può permettersi non è arbitrario: deve misurarlo
in relazione alle sue riserve e allo stato dei
suoi investimenti.
Quando
la banca presta denaro per finanziare sforzi
produttivi e proficui, i prestiti rientrano
rapidamente e il credito bancario continua ad
essere generalmente disponibile. Ma quando gli
affari azzardati finanziati dal credito bancario
sono meno proficui e rientrano più lentamente, i
banchieri presto scoprono che i prestiti insoluti
sono eccessivi relativamente alle loro riserve
auree e cominciano a ridurre i nuovi prestiti,
generalmente addebitando interessi più alti.
Questo tende a restringere il finanziamento di
nuove speculazioni e richiede gli esistenti
mutuatari per migliorare la loro produttività
prima che possano ottenere credito per ulteriori
espansioni. Quindi, sotto lo standard aureo, un
libero sistema bancario agisce come protettore
della stabilità economica e della crescita
equilibrata.
Quando
l’oro è accettato come mezzo di scambio dalla
maggioranza delle nazioni, un libero e non
impedito standard aureo internazionale serve a
nutrire una divisione mondiale del lavoro e un più
grande commercio internazionale. Anche se le unità
di scambio (dollari, sterline, euro, ecc) variano
da paese a paese, quando tutti sono definiti in
termini di oro l’economia dei diversi paesi
agisce come un’unica economia – tanto a lungo
quanto non ci sono limitazioni al commercio o ai
movimenti di capitale. Il credito, i tassi
d’interesse e i prezzi tendono a seguire modelli
simili in tutti i paesi. Per esempio, se le banche
in un paese estendono troppo liberamente il
credito, le tasse sugli interessi in quel paese
tenderanno a scendere, inducendo gli investitori a
spostare il proprio oro in altre banche con
maggiori interessi in altri paesi. Questo
causerebbe un’immediata scarsità di riserve nel
paese dai “soldi facili”, inducendo degli
standard di credito più severi e un ritorno, di
nuovo, ad interessi competitivamente più alti.
Un
sistema bancario completamente libero e uno
standard aureo costante non sono stati ancora
realizzati. Ma prima della Prima Guerra Mondiale,
il sistema bancario negli Stati Uniti (e nella
maggior parte del mondo) era basato sull’oro e
anche se occasionalmente i governi intervenivano,
il sistema era più libero che controllato.
Periodicamente, come risultato di un’estensione
eccessivamente rapida del credito, le banche
arrivavano a prestare fino al limite della propria
riserva aurea, il tasso d’interesse si alzava
bruscamente, i nuovi prestiti venivano tagliati e
l’economia andava in un’acuta ma breve
recessione. (Comparata con le depressioni del 1920
e del 1932, i ribassi del commercio pre-Prima
Guerra Mondiale erano davvero miti). Era il limite
della riserva aurea che fermava l’espansione
sbilanciata delle attività commerciali, prima che
potessero svilupparsi nel tipo di disastro del
primo dopoguerra. Il riaggiustamento periodico era
breve e l’economia ristabiliva velocemente un
andamento di base per riprendere l’espansione.
Ma
il processo di cura fu diagnosticato erroneamente
come malattia: se la scarsità di riserve bancarie
causava il ribasso economico – disputavano gli
interventisti economici – perché non trovare un
modo per provvedere ad un aumento di riserve delle
banche così che non ne rimangano mai a corto! Se
Le
banche possono continuare a prestare denaro
indefinitamente – fu affermato – non ci sarà
mai bisogno di crisi nel commercio. E così il
Sistema della Federal Reserve fu organizzato nel
1913. Esso consisteva in venti banche regionali
della Federal Reserve nominalmente possedute da
banchieri privati, ma di fatto patrocinate,
controllate e sostenute dal governo. Il credito
emesso da queste banche è in pratica (ma non
giuridicamente) basato sul potere dei tassi del
governo federale. Tecnicamente rimanevamo nello
standard aureo; gli individui erano ancora liberi
di possedere oro e l’oro continuò ad essere
usato come riserva dalle banche. Ma ora, in più
all’oro, il credito emesso dalle banche della
Federal Reserve (“riserva di carta”) può
essere utilizzato come pagamento legale per i
correntisti.
Quando
il commercio subì una mite contrazione nel 1927,
la Federal Reserve creò più riserve di carta
nella speranza di prevenire ogni possibile scarsità
nelle riserve bancarie. Comunque, il maggior
disastro, fu il tentativo da parte della Federal
Reserve di assistere la Gran Bretagna che aveva
perso oro nei nostri confronti poiché la Banca
d’Inghilterra si rifiutò di permettere
l’innalzamento dei tassi d’interesse quando le
forze del mercato lo dettarono (era politicamente
sgradevole). Il ragionamento delle autorità
coinvolte era il seguente: se la Federal Reserve
immetteva un eccesso di riserva di carta nelle
banche americane, i tassi d’interesse negli
Stati Uniti sarebbero scesi ad un livello
comparabile con quelli in Gran Bretagna; questo
fermerebbe la perdita d’oro britannica ed
eviterebbe l’imbarazzo politico di dover alzare
i tassi d’interesse.
La
"Fed" ci riuscì; la perdita d’oro fu
fermata, ma nel processo le economie del mondo
furono quasi distrutte. L’eccessivo credito che
la Fed immise nell’economia si riversò in
borsa, provocando una rapido e fantastico boom
speculativo. In ritardo gli amministratori della
Federal Reserve tentarono di diluire l’eccesso
di riserve e finalmente riuscirono a spezzare il
boom. Ma fu troppo tardi: entro il 1929 gli
squilibri speculativi divennero così vasti che il
tentativo precipitò in un’acuta diminuzione e
di conseguenza demoralizzò la fiducia nel
commercio. Come risultato l’economia americana
collassò. La Gran Bretagna andò anche peggio e
piuttosto che assorbire le piene conseguenze della
sua precedente follia, abbandonò completamente lo
standard aureo nel 1931, facendo a brandelli ciò
che rimaneva della fiducia e inducendo una serie
di bancarotte mondiali. Le economie mondiali si
tuffarono nella Grande Depressione degli anni
’30.
Con
una logica memore di una generazione prima, gli
statisti disputarono che lo standard aureo dovette
essere grandemente biasimato per la sconfitta del
credito che condusse alla Grande Depressione. Se
lo standard aureo non fosse esistito, essi
dibattevano, l’abbandono dei pagamenti
dell’oro da parte dell’Inghilterra nel 1931,
non avrebbe causato la bancarotta delle banche in
tutto il mondo. (L’ironia era che fin dal 1913,
noi siamo stati non sotto uno standard aureo, ma
sotto ciò che potrebbe essere definito uno
“standard aureo misto”; è ancora l’oro che
prese il biasimo). Ma l’opposizione allo
standard aureo in ogni forma – da un crescente
numero di fautori di uno stato del welfare – fu
indotta da una più acuta perspicacia: la
realizzazione che lo standard aureo è
incompatibile con il cronico deficit di spesa (il
marchio di garanzia dello stato del welfare).
Spogliato del suo gergo accademico, lo stato del
welfare non è niente di più che un meccanismo
con il quale il governo confisca la ricchezza dei
membri produttivi di una società per sostenere
una grande varietà di schemi del welfare. Una
parte sostanziale della confisca viene effettuata
con la tassazione. Ma gli statisti del welfare
furono rapidi nel riconoscere che se desideravano
mantenere il potere politico, l’ammontare della
tassazione doveva essere limitato ed essi
dovettero ricorrere a programmi di grandi deficit
di spesa, in modo da dovere chiedere in prestito
denaro emettendo obbligazioni statali, per
finanziare le spese del welfare su grande scala.
Sotto
lo standard aureo, l’ammontare del credito che
un’economia può sostenere è determinato dai
beni tangibili dell’economia, poiché ogni
strumento di credito è alla fine una richiesta di
qualche bene tangibile. Ma le obbligazioni statali
non sono basate su una ricchezza tangibile, ma
solo sulla promessa del governo di pagare un
reddito futuro e non possono essere assorbite
facilmente dal mercato finanziario. Un grande
volume di obbligazioni statali può essere venduto
al pubblico solo ad un tasso d’interesse
progressivamente più alto. Così, il deficit di
spesa del governo, sotto uno standard aureo, è
severamente limitato. L’abbandono di questo
standard rende possibile, per gli statisti del
welfare, utilizzare il sistema bancario come mezzo
per un’espansione illimitata del credito. Loro
hanno creato una riserva di carta nella forma
delle obbligazioni statali che – attraverso una
complessa serie di fasi – le banche accettano in
luogo di beni tangibili e la considerano come se
fosse un deposito attuale, come l’equivalente di
ciò che precedentemente era un deposito in oro.
Il possessore di un’obbligazione statale o di un
deposito bancario creato con riserva di carta,
crede di avere un diritto valido su un bene vero.
Ma il fatto è che ora ci sono notevolmente più
diritti che beni reali. La legge della domanda e
dell’offerta non sarà governata. Come la
domanda di denaro (di diritti) aumenta in
relazione alla richiesta di beni tangibili
nell’economia, i prezzi devono infine salire.
Così i guadagni risparmiati dai membri produttivi
della società perdono valore in termini di beni.
Quando alla fine i libri dell’economia sono
bilanciati, uno scopre che questa perdita di
valore rappresenta i beni acquistati dal governo
per il welfare o altri scopi coi proventi delle
obbligazioni statali finanziate dall’espansione
del credito bancario.
In
assenza dello standard aureo, non c’è modo di
proteggere i risparmi dalla confisca attraverso
inflazione. Non c’è alcun mezzo sicuro per
mantenere il valore. Se ci fosse, il governo
dovrebbe fare la sua partecipazione illegale, come
fu fatto nel caso dell’oro. Se ognuno decidesse,
per esempio, di convertire i suoi depositi bancari
in argento, rame o qualsiasi altro bene e da quel
momento in poi smettesse di accettare assegni per
il pagamento dei beni, i depositi bancari
perderebbero il proprio potere d’acquisto e il
credito bancario creato dal governo non
costituirebbe più un diritto sui beni. La
politica finanziaria dello stato del welfare
richiede che non ci sia modo per i proprietari di
ricchezza di proteggere se stessi.
Questo
è il malconcio segreto della filippica contro
l’oro degli statisti del welfare. Il deficit di
spesa è un semplice schema per la confisca della
ricchezza. L’oro resiste ai modi di questo
insidioso processo. Si erge a protettore del
diritto di proprietà. Se uno capisce questo, non
avrà difficoltà a capire l’antagonismo degli
statisti verso lo standard aureo.
Di
Alan Greenspan
1967
Ristampato
da USAGOLD con contenuti editoriali il 6 luglio
2001.
Articolo
originale su:
http://www.usagold.com/gildedopinion/Greenspan.html
Team
NESARA Italia
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