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Eleonora Duse: Tracce di vita

Nel teatro italiano del primo Novecento nacque e si affermò la generazione d'interpreti, più tardi definiti "mattatori", fra i quali si distinse Eleonora Duse il cui nome, ancora oggi, è nella memoria di tutti. Nacque in un treno da una famiglia di attori girovaghi: il suo nome risulta nei registri di una parrocchia di Vigevano tra quello delle persone nate il 3 ottobre 1859 perché, secondo quanto si racconta, Vigevano fu la prima stazione in cui scese il padre per battezzare la piccina. Questa figlia d'arte esordì a soli quattro anni in un dramma tratto dai "Miserabili" di Hugo ma la sua infanzia, sempre al seguito di compagnie vagabonde, fu piuttosto squallida; si racconta, che appena adolescente, Eleonora Duse apprese la notizia della morte di sua madre tra il secondo e il terzo atto di un dramma e che ella, facendosi coraggio, recitò ugualmente il suo terzo atto. Il segreto della sua arte era incomunicabile, non particolarmente bella, iniziò a farsi notare per il suo modo di recitare che infranse le convenzioni delle "Grandi attrici" della generazione precedente di cui, pure, raccolse l'eredità: disinvolta ed istintiva, portò sulla scena la vita con irruenza e personalità cariche di passione. Determinante, nella sua vita, fu l'amicizia con D'Annunzio perché, se fino ad allora ella aveva cercato nell'arte la nuda verità, da quel momento in poi intese purificarsi e stilizzare la sua recitazione per raggiungere atmosfere ideali e quasi rarefatte; abbandonò, a poco a poco, il suo vecchio repertorio, pressoché di stampo verista, e rivolse la sua attenzione alle interpretazioni di Ibsen e D'Annunzio sodisfacendo, però, più che il pubblico, soprattutto gli esteti in cerca di composizioni preraffellite. L'impegno della Duse per diffondere il teatro dannunziano fu ostacolato, e spesso deriso, e quando si ritirò dalle scene, con un atto che pochi artisti riescono a compiere in tempo, la sua vita fu dedicata al raccoglimento interiore ma, dopo circa quindici anni, le precarie condizioni economiche causatele dalla guerra la costrinsero , ormai sessantenne, a tornare sulla scena; preferendo questa soluzione ella rifiutò l'offerta, fattale discretamente da Benito Mussolini, di una pensione del Governo che l'avrebbe resa libera da affanni di natura economica: per lei il vigore della sua persona era legato alla sua arte. La sera del 5 maggio 1921 quando Eleonora Duse si presentò al Balbo di Torino, in preda ad un'angoscia tremenda, tutti gli spettatori la salutarono con un applauso che durò dieci minuti e parve paralizzarla. La sua non fu una delle solite tournèes straordinarie da primadonna, le recite al Balbo furono intraprese evitando, per quanto possibile, clamori o voci indiscrete che richiamassero l'attenzione e furono, piuttosto, l'esperimento di un artista che pur sentendo, ancora prepotente, l'impulso di esprimersi, esiti, timoroso della sua stessa voce. Dopo lunghe esitazioni l'attrice intraprese anche una tournèe in America dove trovò ad accoglierla folle entusiaste ma dove i suoi incassi, più che lei, arricchirono i suoi impresari così, nell'aprile del 1924, Eleonora Duse moriva povera e vagabonda com'era nata.

Alessia Ricciotti


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