Il piano montano
 

Il PIANO MONTANO si estende dai 1000 ai
1800 mt s.l.m e precisamente tra il  piano collinare e il piano sommitale . È caratterizzato da una temperatura media annuale di 6-8 °C e da una piovosità annuale superiore ai 1000 mm, che distribuendosi nel corso dell’anno in maniera piuttosto omogenea attenua il periodo di siccità estiva. La specie arborea che maggiormente caratterizza il paesaggio forestale di questo piano altitudinale, sia sui rilievi calcarei che su quelli arenacei, è il faggio (FAGUS SYLVATICA), albero che può oltrepassare di 25 m di altezza. Numerose sono nel territorio dei Sibillini le faggete che per estensione, grado di conservazione e interesse


 
   floristico meritano di essere menzionate, come ad esempio quelle che rivestono entrambi i versanti della Media Val d ’Ambro,  della Val Tenna (in particolar modo il bosco di San Leonardo) e della Val d'Aso (in particolare il bosco della Frondosa sulle pendici del Monte Sibilla e il bosco delle Svolte sulla testata dei Piani della Gardosa). In questi boschi il faggio tende ad estromettere tutte le altre specie arboree e normalmente solo poche riescono, con un numero esiguo di individui, a coesistere con esso, come il sorbo montano (SORBUS ARIA) , l ’acero montano (ACER PSEUDOPLATANUS) e il maggiociondolo alpino  (LABURNUM ALPINUM). Inoltre in relazione alle caratteristiche  climatiche, si verifica nelle aree più calde e meno umide, un ingresso nella faggeta di specie del piano collinare come il cerro, il carpino nero, l‘acero d‘Ungheria  e il maggiociondolo comune. Ciò permette di distinguere due tipi di foreste di faggio: una mista con caducifoglie del piano
  collinare, usualmente posta tra i 1000 e i 1300-1400 mt di altitudine; l ‘altra situata al di sopra di tali quote e normalmente governata ad alto fusto, in cui il faggio regna  incontrastato su di un sottobosco formato di sole specie mesofile .
Lo strato erbaceo della faggeta non è mai molto compatto ed anzi molte di queste foreste,  veramente maestose e ricche di fascino  se governate ad alto fusto, si presentano con un sottobosco apparentemente quasi privo di specie erbacee e cromaticamente caratterizzato dalle tonalità brune  dell'abbondante lettiera di foglie morte. Sono tuttavia numerose le specie che trovano in questi boschi habitat ideale come ad esempio la scilla silvestre (SCILLA BIFOLIA) ed il bucaneve (GALANTHUS NIVALIS), che sono tra le prime a schiudere le corolle in primavera ed ancora la stellina odorosa (GALLIUM ODORATUM), l‘anemone dei boschi (ANEMONE NEMOROSA) , l’anemone ranuncolo (ANEMONE RANUNCULOIDES), l ‘aglio orsino (ALLIUM URSINUM) e il giglio martagone (LILIUM MARTAGON). AI bordidella faggeta fioriscono
   inoltre specie molto belle come la peonia (PAEONIA OFFICINALIS) e le digitali (DIGITALIS LUTEA e DIGITALIS MICRANTHA, quest'ultima endemica dell’Appennino centro – meridionale).
In passato nel territorio dei Sibillini era presente nella faggeta anche l‘abete bianco (ABIES ALBA), questa conifera è solita formare boschi misti con il faggio tra i 900 e i 1600 m di altitudine particolarmente diffusi lungo l'arco alpino e nell'Appennino settentrionale e meridionale.
Negli ultimi secoli però le condizioni climatiche poco favorevoli e soprattutto la forte pressione antropica esercitata tramite i ripetuti tagli forestali, ne hanno causato l‘estinzione da quasi tutta la dorsale umbro – marchigiana, Sibillini compresi. Quasi la stessa sorte hanno avuto altre specie legnose presenti nella faggeta, quali il tasso (TAXUS BACCATA) e l'agrifoglio (ILEX AQUIFOLIUM) che, molto più frequenti nel passato, sono oggi osservabili solo sporadicamente con esemplari isolati e prevalentemente in forma arbustiva nella Val d‘Ambro, Val Tenna e Val d‘Aso. In corrispondenza del piano montano ed anzi in maggior misura che in quella collinare, l‘uomo ha esplicato la sua millenaria attività pastorale e ha quindi operato estesi disboscamenti a scapito delle primigenie foreste. Nei settori calcari ciò ha portato alla costituzione di pascoli dalle caratteristiche ecologiche e floristiche simili a quelle descritte in precedenza per il PIANO COLLINARE . Le formazioni mesofile trovano anzi in questo piano le condizioni climatiche a loro più congeniali e possono quindi collegarsi direttamente con i pascoli caratteristici del piano altitudinale superiore. I pascoli più aridi, invece, pur potendosi spingere oltre i 1000 m di altitudine, vengono sostituiti in corrispondenza di creste fortemente battute dal vento e con suolo marcatamente pietroso, da formazioni in cui la graminacea dominante è la sesleria dei macereti (SESLERIA NITIDA). Sono molto belli, in quanto assai ricchi di specie, i pascoli che ricoprono i Piani di Ragnolo e la Val d‘Ambro, relativamente all’ampio fondovalle posto in prossimità delle sorgenti dell'omonimo torrente.   

I biotopi naturali sono:

- LE LECCETE

- LE FAGGETE

- LE MACCHIE RIPARIALI

- LE FORRE APPENNINICHE

-I TORRENTI APPENNINICI E LE SORGENTI MONTANE

 

 I biotopi naturali umanizzati sono:

- I CEDUI MISTI DI ROVELLA E CARPINO NERO

- I CEDUI DI ACERO NAPOLETANO CON FAGGI E CASTAGNO

I cedui di acero napoletano con faggio e castagno costituiscono la fascia forestale superiore alla precedente. Presentano in genere un’interferenza antropica più limitata.

 

I biotopi artificiali sono:

- LE COLTURE FORAGGIERE D'ALTA QUOTA
E LE COLTURE ANNUALI SPECIALIZZATE

- I PASCOLI  SECONDARI

-I PASCOLI DEGRADATI 

- I BOSCHI DI CONIFERE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  FLORA ׀ PIANO COLLINARE ׀ PIANO MONTANO  ׀ PIANO SOMMITALE