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carlo   mariani

 

     

 

 

1997

"SU 'LIRU"     Produzione originale del Festival "Ai confini tra Sardegna e Jazz" di Sant'Anna Arresi Direzione Artistica:  Hughes DE COURSON

con i TENORES DI BITTI, BISEROV SISTERS, VAI DU-DU-LEI, TENORES DI ORGOSOLO, I MAMMUTHONES di MAMOIADA, MUSICISTI BULGARI, Alberto MARIANI, Giuliano ORRU' e Giuseppe ORRU'.


LA NUOVA SARDEGNA – Venerdi 8 agosto 1997

Sant’Antioco, parte la rassegna "Ai confini tra Sardegna e Jazz"

Soffio di vento

Stasera Tyner, Dejohnette e Holland

Nella produzione originale del festival, "Suliru", l’affascinante e riuscito incontro tra i tenores di Bitti e Orgosolo con il Mistero delle vovi Bulgare

dall’inviato Walter Porcedda

SANT’ANTIOCO.- Come in un soffio di vento. Le superbe voci delle cantanti bulgare, i bassi profondi dei tenores sardi si sono incontrate e fuse per incanto.

    Una magia unica nata dentro il quadrato di una piazza di paese, un incantesimo durato lo spazio di un centinaio di minuti, svanito nella notte per restare dentro i cuori di chi ha ascoltato. Un’orma, un segno leggero e poetico lasciato sulla strada, spesso tortuosa e difficile, della ricerca musicale che ha i contorni di un possibile capolavoro.

    Questo è "Suliru", produzione onginale, con il quale si è aperto mercoledi, nella centrale piazza Umberto, il dodicesimo festival "Ai confini tra Sardegna e jazz", dell’associazione Punta Giara che, abbandonato lo spazio suggestivo di Sant’Anna Arresi, ha trasferito il cuore della sua rassegna nell’isola sulcitana. Ma per amore di verità occorre chre che lo spazio di Sant’Antioco non riesce a competere, in termini di fascino con quello storico. Da segnalare poi alcuni fastidiosi inconvenienti: dalle luci di lampioni e insegne rimaste inesorabilmente accese attorno alla platea a un lungo e ininterrotto rumore di fondo fatto di suoni e altro proveniente dal bar sulla strada adiacente.

    Fortunatamente la musica (quella autentica) e le straordinarie voci dei protagonisti di "Suliru" hanno fatto il miracolo, trasportando il pubblico, circa ottocento persone; in un luogo fuori dal tempo. Merito delle straordinarie voci femminili dei cori bulgari Vai Du-Du Lei e Biserov Sisters, quelle maschili dei tenores sardi di Bitti e Orgosolo, il gruppo veramente straordinano dei musicisti bulgari e quello di launeddas guidato da Carlo Mariani. Ma merito anche e soprattutto di Hugues De Courson, compositore e produttore bretone, conoscitore delle tradizioni popolari mediterranee che ha curato l’organizzazione e il montaggio di tutta l’operazione musicale.

    Operazione ardita e rischiosa che consisteva nel fare non solo incontrare vocalità (e musiche) diverse ma addirittura interagire tra loro. Ebbene, dopo una settimana di prove e di lavoro assieme, De Courson, può ritenersi saddisfatto, in quanto il risultato mostrato sul palco di Sant’Antioco - tranne un’incursione ritmica dei Mamuthones, poco utile all’economia dell’operazione -, è da ritenersi di grande interesse.

    "Suliru" è una intelligente opera di montaggio in presa diretta dove, prima le rispettive musiche e poi le voci si dissolvono, diventando cerchio ripetitivo, sognante trance, avvincente gioco di contaminazione e di scambio. Ed ecco il miracolo: il Mistero delle voci Bulgare intona le prime strofe di "Procurade’e moderare".

I    n sardo perfetto le donne cantano e rispondono al coro di Orgosolo. Imbastiscono nenie, danze e canti d’amore scalando il cielo con le loro ottave da brivido, in sintonia sbalorditiva e in perfetto controcanto con i tenores di Bitti. Un baratto tra eguali e diversi, dove le parti si capovolgono spesso, il maschile con il femminile e viceversa.

    La musica infiamma le voci, il canto femminile diventa melodia avvolgente che ingloba e raccoglie a sua volta i suoni gravi e possenti dei tenores, restituendo un impasto inedito ed emozionante. Come in "S’andira" dove il doppio quartetto vocale si intreccia con la musica dei musicisti sardi e bulgari. Un fiume sonoro in piena, lungo e armonico scorrere di note m una struttura iterativa ipnotizzante. Musica preziosa. Da ascoltare ancora, dieci e cento volte ancora. Oggi di scena ... ... ...


L’UNIONE SARDA – Venerdi 8 agosto 1997

RASSEGNE. "Suliru" emoziona a Sant’Antioco

Dalle launeddas alle nenie macedoni

CRISTlNA COSSU

     Il mistero non è stato svelato, le voci bulgare e la musica sarda conservano gelosamente la loro inaccessibilità. Ma i suoni e gli strumenti di due terre apparentemente lontane hanno dimostrato di avere tanto in comune. Sono arcani, affascinanti, dolci e stridenti.

    E l’unione fra launeddas e gaide, fra canti a tenore e nenie slave, fra balli tondi e ninne nanne macedoni, diventa un perfetto matrimonio d’amore, appena minacciato dall’interruzione improvvisa di figure paurose, che per un attimo spezzano 1’armonia e oscurano il cielo. Si è aperta con uno spettacolo fuori dell’ordinario la dodicesima edizione di "Ai confini tra Sardegna e jazz" a Sant’Antioco.

    In scena una produzione battezzata Suliru, respiro, soffio. Da una vecchia idea di Basilio Sulis, il presidente dell’associazione Punta Giara che ha organizzato il festival, nasce un momento di incontro-scontro tra elementi di grande impatto emotivo.

    L’idea, elaborata poi dal compositore belga Hugues De Courson, era quella di creare un "linguaggio globale", pescando dalle culture musicali di nazioni diverse e cercando elementi di sardità tra Oriente e Occidente.

    Difficile, certo, ma non impossibile. Lo ha stabilito il pubblico, settecento persone circa, che mercoledi sera in piazza Umberto, ha applaudito con calore gli artisti.

    Tutto inizia con le note di Carlo Mariani e P. C. Yanev. Il primo alle launeddas, il secondo con uno strumento bulgaro molto simile, la gaida: suonano dai balconi che si affacciano sugli spettatori. Poco dopo sul palco attaccano il flauto e il kaval, poi l’intera orchestra, kaba, tambura, godulka e tu-pan. E’ il turno dei Tenores di Bitti, Daniele Cossellu e Piero Sanna (’oche e mesa ’oche), Tancredi Tucconi (contra), Mario Pita (bassu). Il quartetto prepara 1’ingresso delle Biserov Sisters, una delle costole de "Le Mystere de voix bulgares", che insieme alle "Vai du du Lei" (un’espressione legata a un antico rituale propiziatorio), rappresentano l’elemento femminile del concerto, quello che conosce 1’antitesi virile e si fonde in un’unica vibrazione. Ecco quindi il coro a tenore "Murales" di OrgosoIo (Franco Corrias, Cosimo Mureddu, Franco Soro e Giovanni Sio) che diventa protagonista della scena.

    La musica cambia, la melodia si trasforma in un rombo, passi pesanti e odore acre di pelli. Entrano i Mamuthones e gli Issokadores. I primi naturalmente con la maschera tragica dipinta di nero, in testa un fazzoletto viola legato sotto il mento, sulle spalle quaranta campanacci di dimensioni diverse. Gli altri, in processione, con la maschera bianca, il giubbino arancione, uno scialle a fiori legato in vita, gli stivali neri sopra i pantaloni candidi. Giocano con la soga, un lazo che lanciano verso il pubblico "catturando" con precisione infallibile alcune signore sbigottite. ll silenzio è rotto dai lenti movimenti alternati a scatti improvvisi, tre passi e un suono di sonagli che fa venire i brividi.

    E’ lo spartiacque fra primo e secondo tempo: si ricomincia, dopo un applauso a scoppio ritardato (la gente è spiazzata) con le "rassicuranti" voci bulgare. Da un lato quelle piu armoniose, dall’altro quelle a volte dissonanti. Anche i vestiti sono diversi: i tradizionali abiti contadini dell’est dell’Europa e specie di sari con velo e medagliette che si muovono al vento.

    La festa finale e un grande girotondo che sul più bello si apre trasformandosi in un inchino di gruppo. Ci sono di nuovo tutti le donne e i suonatori della Bulgaria, i tenores della Sardegna, i musicisti Carlo Mariani, Alberto Mariani, Giuliano Orrù e Sergio Carrus, e il regista di questa folle, squisita messinscena, Hugues De Courson. Il pubblico ringrazia.


 

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Aggiornato il: 07 gennaio 2007