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LE ROCCHE

 Da sempre il Roero evoca nella mente l'immagine di un paesaggio agreste, dolci colline coltivate a vigneto inframmezzate qua e là da boschi di castagno. Forse non tutti sanno però che il vero cuore di questa regione è un ambiente assai più selvaggio che, ancora oggi, conserva parte del suo aspetto originario.

Si tratta delle Rocche, un imponente fronte di erosione lungo circa 20 chilometri, un susseguirsi di dirupi che precipitano verticalmente per 10-30 metri. Sulle nude pareti appaiono evidenti gli strati di sedimenti che, per la maggior parte, sono costituiti dalle antiche sabbie di un basso fondale marino. Depositi che risalgono a circa 3 milioni di anni fa quando il Roero non esisteva ancora, la Pianura Padana era un ampio golfo marino e il clima era subtropicale. Dove il sentiero si avvicina alle Rocche è possibile scorgere, incastonate negli strati, fossili di conchiglie marine a testimonianza di questo remoto passato. Più in alto solitamente affiorano strati che si sono depositati in tempi più recenti, intorno a 2 milioni di anni fa, costituiti da sedimenti alluvionali. In questo periodo il mare si era ormai definitivamente ritirato e l'aspetto del territorio ricordava probabilmente quello dell'attuale Maremma toscana, percorsa dai meandri di lenti fiumi e coperta da una fitta vegetazione di alte erbe.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: "Come si è formato il Roero? Quale immane forza erosiva ha potuto trasformare i dolci pendii di allora nelle Rocche e nel contorto e aspro paesaggio attuale?".

Per rispondere a queste domande bisogna giungere in tempi più recenti, durante le ultime epoche glaciali. Si ritiene infatti che in questo periodo fenomeni di sollevamento del territorio (legati all'ulteriore innalzamento della catena Alpina) e di abbassamento della pianura posta più ad est (quello che oggi è l'Alessandrino) abbiano letteralmente sconvolto il regolare andamento che, fino ad allora, caratterizzava i corsi d'acqua del Cuneese.

Intorno a 100.000 anni fa il Tanaro, discendendo dalle Alpi Marittime, percorreva placidamente la pianura andando a confluire nel Po, all'incirca dove oggi troviamo l'abitato di Carignano (pochi chilometri a Sud di Torino). Compiendo ampi meandri, il fiume scorreva verso Nord lungo l'altopiano dove oggi sorgono Bra, Sommariva del Bosco e Carmagnola. Al contempo le colline che si ergevano ad Est venivano profondamente incise dai corsi d'acqua grazie anche all'estrema erodibilità dei sedimenti prevalentemente sabbiosi.

Ad un certo punto lo spartiacque che separava l'antico Tanaro dalla valle di uno di questi torrenti franò e le acque del fiume, abbandonato il vecchio percorso, confluirono con rinnovata energia nel nuovo letto andando ancora a confluire nel Po, molti chilometri più a valle, nei pressi di Valenza. La cattura del Tanaro determinò un'ulteriore spinta erosiva che portò alla netta divisione del sistema collinare in Roero e Monferrato alla sinistra e Langhe alla destra orografica del fiume.

Oggi le Rocche rappresentano un fronte di erosione destinato, nel tempo, a spostarsi sempre più verso Nord‑Ovest in direzione della pianura di Torino e costituiscono l'ultimo rifugio per la fauna e la flora originaria di queste colline. Sono proprio le piante che vivono nelle zone più elevate, e che spesso si spingono fin sul bordo dei precipizi, le essenze vegetali caratteristiche di queste colline. L'ambiente è arido, ventoso e assolato e poche sono le specie che riescono a tollerare simili condizioni. Ci troviamo nello spettacolare regno del pino silvestre (Pinus sylvestris), l'unica conifera arborea che cresce spontanea nel Roero.

Giunta fin qui in epoca glaciale questa frugale aghifoglia, tipica della taiga nordica, riesce a vegetare in questi ambienti grazie alla sua straordinaria adattabilità. Con il pino coesiste anche la rustica roverella (Quercus pubescens) e, nel sottobosco, il ginepro (Juniperus communis) e il brugo, detta popolarmente erica (Calluna vulgaris): sono fra le poche piante in grado di radicare in un suolo così poroso e quindi incapace di trattenere l'indispensabile acqua piovana.

 

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