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FRENIS  zero 

Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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Frenis Zero  Publisher

 

     "L'EREDITA' DI RACAMIER. La comunità LA VELOTTE" 

 

 

 

  di Sonia Melgiovanni

 

 

 

 


 

 

 

 

            

 

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di Rosetta Bolletti (Editor).

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati

ISBN: 978-88-903710-7-3

Pages: 136

Price/Prezzo: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato. Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors) 

 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

ISBN: 978-88-903710-6-6

Pages: 382

Price/Prezzo: € 21,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Preface: Alberto Angelini

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011 (2nd Edition)

Prezzo/Price: € 18,00

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"Psicoanalisi e luoghi della negazione" a cura di A. Cusin e G. Leo (Editors)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian,  A. Cusin, N. Janigro, G. Leo, B.E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini Scalmati, G. Schneider, M.  Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-4-2

Anno/Year: 2011

Pages: 400

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"Lebensruckblick"

by Lou Andreas Salomé

(book in German)

Author:Lou Andreas Salomé

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-97479-00-0

Anno/Year: 2011

Pages: 267

Prezzo/Price: € 19,00

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"Psicologia   dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 30,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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La comunità terapeutica rappresenta una modalità organizzativa peculiare; al suo interno ogni elemento è considerato parte della cura e, pertanto, vi è una attenzione e cura per ogni momento, processo, contesto. Spesso questo tipo di strutture vengono definite istituzioni; il termine in questi casi sta ad indicare “L’insieme, organicamente collegato, di persone competenti che si occupano della cura dei malati mentali in una struttura funzionalmente determinata” (Racamier, 1972, pag. 215). coloro che si prendono cura dei pazienti, insieme ai medici, vengono invece definiti “personale curante”. L’equipe terapeutica e il suo funzionamento sono il fulcro del modello terapeutico delle comunità fondate sull’approccio psicodinamico.

Si vuole qui raccontare ciò che è possibile osservare visitando una delle prime comunità terapeutiche, sorta in Europa negli anni ’60 grazie al lavoro di Racamier. È possibile delinearne il percorso storico attraverso le parole del suo stesso fondatore che, in un articolo apparso sul numero 1 (1997) di Psychiatrie Française, parla del momento di origine di una istituzione come “marchio di origine”, attribuendo a questo momento un valore fondante che ne segnerà l’esistenza.

Ancora oggi "La Velotte", avviata e gestita da Paul Claude Racamier, rappresenta un modello pionieristico di riferimento per le Comunità Terapeutiche. Racamier afferma “non basta innovare, è indispensabile alimentare una vita e che tutti, nel loro ruolo, vi partecipino”.

 

LA VELOTTE è un centro psicoterapeutico fondato nel 1967, fra le prime strutture intermedie in Francia, il primo con determinate caratteristiche, delle sue origini portava il segno dell’innovazione e del cambiamento. Si rivolge a pazienti con disturbi psicotici fra i 18 e i 30 anni che intendono avviare un percorso di cura. Il centro è aperto solo durante il giorno, rappresenta uno spazio sicuro, accogliente e ben organizzato. L’ospedale di giorno inizialmente, in Francia, non aveva un riconoscimento legislativo, l’iniziativa è stata dunque sostenuta dalle famiglie degli ospiti, riuniti in una associazione, successivamente (nel 1983-84) fu possibile convenzionarsi con l’Ente Assicurativo Statale; le famiglie e i curanti hanno avuto e hanno un ruolo importante sia nel lavoro terapeutico che nella vita di questo organismo. Il desiderio dei genitori era che i loro figli, giovani adulti, potessero curarsi vivendo vicino all’ambiente sociale; il rapporto con tale ambiente sarebbe stato mediato dall’équipe curante. L’idea cardine che guida il percorso di cura è che sia possibile comprendere gli psicotici grazie alla lettura delle loro azioni (più che del linguaggio), a partire dalle conoscenze psicoanalitiche, in uno scambio continuo fra teoria e pratica.

L’Hopital de jour “La Velotte” ha preso nome dal quartiere di Besançon in cui ha sede, si tratta di una zona residenziale piuttosto piacevole in mezzo ad un quartiere fatto di villette immerse nel verde a circa 2 Km dal centro cittadino. È possibile raggiungerla con autobus. All’ingresso vi sono due targhe non molto vistose che indicano il nome e le caratteristiche dell’abitazione che altrimenti sarebbe confusa con le altre. Il cancello che da accesso al giardino è aperto.

Entrando all’interno, nel clima che vi si respira, si avverte molto forte la presenza carismatica del fondatore che aleggia in ogni angolo: in molti discorsi viene sempre citato, c’è una bacheca con i suoi libri, alcune foto. Si ha la sensazione che la CT abbia una missione, quella di continuare a rappresentare il pensiero e l’opera del suo fondatore.

Al momento della visita, l’équipe è costituita da una pluralità di figure professionali: 2 medici dirigenti; 5 soignant (operatori, aiutanti) di cui tre psicologi e due infermieri; un animatore fisso (ceramiche e attività sportive e culturali); un arte terapeuta; un animatore musicale; una segretaria; un cuoco; una donna per le pulizie del centro e una per la casa degli ospiti (La Maison Des Champs). Inizialmente il lavoro si svolgeva in una abitazione di piccole dimensioni, dove i pazienti restavano anche la notte e durante il giorno si svolgevano attività di cura e terapia. In seguito, per rispondere all’obiettivo della Comunità di svolgere un ruolo di mediazione tra il paziente e l’altro, la struttura fisica prevede una doppia collocazione, infatti vi è l’ospedale di giorno, aperto tutti i giorni dell’anno dalle 10 alle 20 e, a poca distanza, si trova la residenza notturna, La Maison Des Champs, per gli stessi ospiti. Questa soluzione di cura sembra particolarmente originale rispetto alle soluzioni abitative pensate nelle CT in Italia, lasciare soli i pazienti durante la notte è considerato da noi probabilmente pericoloso, quasi impensabile. Le diverse figure che ruotano attorno alla struttura garantiscono la realizzazione di varie attività che si svolgono in giorni stabiliti della settimana: attività riabilitative, ludico-ricreative, psicoterapia individuale che si svolge all’esterno della struttura, attività di socializzazione, interventi sulle famiglie, attività di lavoro protetto e produttivo che si svolgono all’esterno, psicoterapia di gruppo all’esterno. Nel corso della settimana sono previste: uno spazio chiamato musica e ritmo; ceramica; footing; piscina; attività libere; uscite autogestite. Vi sono inoltre momenti di gruppo; incontri con i singoli ospiti a richiesta (vengono svolti alla presenza di due operatori); appuntamenti telefonici con i familiari; incontri periodici, ma non frequenti, con i familiari.

Ogni giorno sono presenti 2-3 operatori; i responsabili ci sono per 3 volte a settimana, una mattina e due giorni interi, in più è garantito un appuntamento telefonico.

Garantire la presenza è una delle funzioni principali della cura istituzionale, la presenza è qui intesa come una qualità dell’esserci che si caratterizza per la sua dimensione psico-affettiva, non sempre scontata o evidente. Secondo Racamier, i sintomi degli psicotici tendono a ricordarci la loro presenza, tali comportamenti, allo stesso tempo, richiedono la presenza dei curanti. L’istituzione da la possibilità di percepire una presenza costante, permanentemente disponibile, diffusa e allo stesso tempo personalizzata, costituisce un fondo permanente e stabile. Per garantire ai pazienti una presenza discreta, disponibile, ma non intrusiva, vengono tenute delle riunioni comunitarie dove si sa che tutti saranno presenti, in tal modo i pazienti non hanno bisogno di mostrare particolari sintomi per avere garantita questa opportunità.

Tutti gli operatori sono coinvolti nei momenti dedicati alla formazione. Vi sono riunioni settimanali di équipe e riunioni con gli ospiti.

La scelta dell’ospedale diurno matura per dare maggiore responsabilità ai pazienti, così come ai loro familiari e agli operatori. Tale soluzione abitativa richiede una responsabilità condivisa, durante la notte è come se i pazienti fossero affidati l’uno all’altro ed è sempre possibile chiedere aiuto in qualunque momento ve ne sia il bisogno, ciò non implica delegare completamente tutti i compiti, vuol dire invece pensare di poter essere flessibili rispetto ai momenti e alle situazioni. Affinché i pazienti possano sperimentare un senso di sicurezza all’interno degli spazi di autonomia, è necessario prevedere ciò che può accadere, dunque avere delle precauzioni fornendo una cornice che si struttura attraverso delle regole, dei limiti di cui il paziente ha fortemente bisogno; una organizzazione eccessivamente rigida non è in grado di contenere nulla, ma allo stesso tempo l’eccessiva duttilità non può fare di meglio. La comunità fornisce una cornice sufficientemente chiara, esplicita e coerente per consentire ai pazienti di apprendere velocemente le sue regole e modalità di funzionamento; ogni norma è fondata su motivazioni realistiche ed è resa esplicita, ha la funzione di rappresentare dei limiti e degli ostacoli che tengano conto delle necessità reali. Le norme stabiliscono a frequenza e la durata delle riunioni, la presenza alle riunioni, le modalità del lavoro di gruppo.

Durante le ore diurne gli ospiti non possono tornare nelle loro abitazioni, vi torneranno solo nelle ore notturne (tranne alcune eccezioni per programmi individualizzati). Gli ospiti godono di un’ampia libertà di movimento, non sono trattenuti se vogliono andare via, c’è un clima di collaborazione che induce un forte autocontrollo (e controllo).

Vi sono periodici ritorni a casa concordati con l’équipe. La permanenza media di un ospite è di circa 4-6 anni.

Si svolgono riunioni plenarie cui partecipano pazienti e operatori e riunioni di équipe cui partecipano tutti gli operatori in servizio. In tal modo si fornisce ai pazienti il riconoscimento della presenza in loro di energie sane accanto agli aspetti patologici della psicosi, ma ascoltando la esplosività che le è insita. Le attività di formazione del personale sono rivolte a tutti gli operatori. È richiesta agli operatori, la capacità di investire nell’alleanza terapeutica molto più di quanto non siano in grado di fare i pazienti psicotici; per questo motivo la formazione dei curanti diventa cruciale in queste strutture.

Al momento della visita sono presenti 12 pazienti, sia uomini che donne, la maggior parte di loro ha una età compresa fra i 18 e i 30 anni, 4 di loro hanno più di 30 anni. La metà dei pazienti soffre di schizofrenia e altri disturbi psicotici, il 15% di disturbi dell’umore, il 35% di disturbi di personalità. I pazienti provengono sia dalla regione in cui è situata la Comunità che da altre regioni, i committenti sono gli uffici sanitari territoriali, regionali e nazionali e i privati. L’équipe è stabile e dunque non c’è un turn-over elevato.

Nella struttura è previsto un termine di permanenza. Attualmente per l’ammissione i genitori sono invitati a incontrare i curanti, è richiesta una visita preliminare al centro in cui conoscere il clima e l’ambiente del luogo, prima dell’inserimento di un nuovo ospite è necessario stipulare un contratto che veda coinvolti il paziente, i genitori e i curanti. L’ammissione è il frutto di una scelta di collaborazione condivisa, il paziente si impegna a cooperare al proprio trattamento, accettare i principi e i metodi della comunità terapeutica.

I criteri di scelta dei pazienti sono sia la tipologia del disturbo, che l’età e la tipologia di attività e servizi offerti dalla CT, ma il principale criterio di selezione è la motivazione dell’ospite. Il momento dell’ammissione è trattato con molta cura, tutti i pazienti vengono selezionati, è necessario che l’ingresso in Comunità sia il frutto di una scelta condivisa che assicura un contratto di collaborazione per tutta la durata della permanenza. L’ammissione implica un percorso di accettazione che vede coinvolta prima di tutto l’èquipe terapeutica, l’insieme del gruppo curante, in secondo luogo tutto il gruppo dell’istituzione, compresi gli altri pazienti. Il processo di ammissione costituisce un momento in cui l’istituzione manifesta la flessibilità e adattabilità del suo funzionamento, la sua capacità di aprirsi per accogliere, la sua vitalità e capacità di rivitalizzarsi nell’incontro con l’altro. Mantenere vivo l’interesse per i pazienti è un aspetto fondamentale del lavoro in comunità, soprattutto quando si ha a che fare con pazienti psicotici che inducono nel personale vissuti pervasivi di noia, vuoto, mancanza di senso.

È interessante a questo proposito notare che Racamier parla di una co-creazione e co-produzione, egli crede infatti che, nei casi più favorevoli, la cura avvenga attraverso una coproduzione feconda tra i pazienti e i curanti e “Ciò che noi facciamo appartiene quindi sia ai pazienti che a noi, senza che sia esclusivamente o loro o nostro” (AA.VV., 1998, pag.99). Il suo pensiero sembra assumere una visione postmoderna dell’approccio clinico (Mecacci L., 1999) in cui il processo di cura avviene all’interno di dinamiche intersoggettive (Storolow, Atwood & Brandchaft, 1987) dove la terapia è creatività. Nel caso delle CT le dinamiche intersoggettive riguardano l’istituzione nel suo complesso, come egli afferma, “fino a un certo punto la capacità dell’istituzione è relativa a quella dei pazienti […] allo stesso modo in cui, fino a un certo punto, la capacità dei pazienti è relativa a quella dell’istituzione” (Racamier P.C., Taccani S., 2010).

Certamente la chiusura dell’ospedale psichiatrico e l’apertura di strutture alternative non è sufficiente per risolverne le disfunzionalità ed evitare percorsi di cronicizzazione, non è sufficiente far nascere, bisogna poi far vivere. Questo vuol dire prendersi cura delle istituzioni in modo che esse non diventino dei contenitori vuoti di significati, ma è necessario che lo stesso contenitore divenga in sé un generatore di significati. Infatti è necessario che tutte le azioni che si realizzano in una comunità siano mediate da processi di pensiero e di significazione. Racamier (pag. 90 op. cit.) dice “Che fare – quindi – perché vivano? Innanzitutto ci vuole metodo e invenzione”, bisogna mantenere costantemente vivo il confronto fra teoria e prassi, “avere in mente e cercare di mettere in opera idee e azioni che convoglino sia l’ordine psichico che l’ordine pragmatico” (pag.99 op. cit.).

Al momento della visita è stato chiesto alla responsabile di descrivere con una immagine la sua Comunità, lei riporta l’immagine di una canoa-kayak che naviga su un torrente costantemente soggetta a una condizione di precarietà e turbolenza, bisogna dunque riuscire a governare una situazione costantemente cangiante “occorre saper navigare come sulle rapide di un torrente, barcamenandosi tra i flutti”.

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(fine della prima parte - il testo nella sua interezza verrà pubblicato all'interno del volume "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione" per le Edizioni Frenis Zero) 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 BIBLIOGRAFIA

ASIPS - Stella Maris (2000) “Le comunità terapeutiche: ricerca sul funzionamento organizzativo e formazione degli operatori” Kappa, Roma

Ferruta A., Foresti G., Pedriali E., Vigorelli M. (a cura di) (1998) “La Comunità terapeutica fra mito e realtà”, Raffaello Cortina, Milano

Mecacci, L. (1999), “Psicologia moderna e postmoderna”, Editori Laterza, Bari

Racamier P.C., Taccani S., (2010) “La crisi necessaria”, Franco Angeli, Milano

Racamier P.C., (1972) “Lo psicoanalista senza divano”, Raffaello Cortina, Milano

Stolorow, R.D., Brandchaft, B. & Atwood, G.E. (1987). “Psychoanalytic Treatment: An Intersubjective Approach”. Hillsdale, NJ: The Analytic Press.

 

 

 

 

 

   

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
 

 

   
   
 

 

   
   
   
 

 

   
   
   
   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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