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RIPENSARE LA PSICOANALISI.

 

Seminario con Salomon Resnik

 

 

Maitres à dispenser

 

 

Resoconto di  Giuseppe Leo della relazione di Salomon Resnik presentata il 27 novembre 2004 al seminario inaugurale del  XXII corso  del C.I.S.P.P. a  Venezia ("Forme di vita, Trasformazione, Psicoanalisi").

Per il programma del corso clicca qui

 

 

    News del 2003             
Recensioni dalla stampa 2003   

 

 

 

  

Foto: un momento del seminario.

 

                      Rivista Frenis Zero
Nota: poichè in questa relazione ci sono dei brani in cui il Prof. Resnik esprime dei ricordi autobiografici, nel resoconto si è preferito riportare testualmente (tra virgolette ed in corsivo) tali parti usando la prima persona così come adoperata dal relatore.
                       
Recensioni bibliografiche 2003
 

 

 

 

 

Salomon Resnik introduce il suo intervento con una domanda: <<Che cos'è la psicoanalisi? Un metodo? Una scienza nuova? Una concezione del mondo, una Weltanschaung, una visione del mondo come diceva Jaspers?>> . 

  Foto: K. Jaspers

Resnik afferma che una volta si pose questa domanda: <<Se Freud fosse stato un pittore, o un musicista, la psicoanalisi sarebbe esistita?>>.

Resnik ricorda come Aby Warburg sognò sempre, a partire dal suo saggio su Botticelli del 1891, il modo di entrare in contatto col linguaggio intimo dell'artista, col suo inconscio. 

  Foto: Aby Warburg

Egli fu profondamente interessato alla psicoanalisi e, durante il suo ricovero nella clinica psichiatrica di Kreuzlingen da Ludwig Binswanger dal 1919 al 1923, Warburg si concentrò sulle Pathos-formen, sullo "Spirito delle forme", quindi le forme della psiche come appaiono nel processo creativo dell'artista. 

Foto d'archivio: la Clinica Bellevue a Kreuzlingen (Svizzera)

Ludwig Binswanger (1881-1966)

 

 

Foto: Ludwig Binswanger

 

Resnik associa a "Pathos-formen", con una sorta di gioco fonetico, "Spalten-formen", cioè 'Spaltungen", parti divise. Resnik richiama le tavole del test di Rorschach dove ci sono piccole parti, piccoli pezzi, "Stuecken", termine che tra l'altro ha usato anche Freud, che il paziente psicotico percepisce senza però appercepire la globalità. Aby Warburg era proprio interessato ai dettagli dell'opera d'arte. 

Nella sua biblioteca Warburg ordinava i libri in ordine non alfabetico o cronologico, ma li accostava come tessere di mosaico di pensiero, secondo le associazioni della propria mente. <<L'insieme dei dettagli>> continua Resnik <<come i libri così ordinati, diventava per Warburg un documentario strumentale evocativo>>. Resnik confessa di fare lo stesso quando prepara un lavoro. <<Quando devo iniziare a pensare, a fare un lavoro, comincio a fare una 'promenade' tra i libri che ho nella mia biblioteca. Comincio a pensare mentre scopro i libri o lavori collegati nella mia mente, e che ritrovo qualche volta, e qualche volta no. Questo lo chiamo 'fare archeologia in biblioteca'. A volte trovo così libri inaspettati, che credevo perduti o che non sapevo di avere.>> 

  Foto: E. Glover

Glover, interessato all'origine dell'Io, concepisce la sua teoria degli 'ego nuclei'. Secondo lui, ci sarebbero dall'inizio della vita, non si sa se prima o dopo la nascita, solo pezzi di un futuro Io. Dall'insieme di questi frammenti si disegna il profilo di quello che sarà, l'Io globale. Per Freud l'Io è fondamentalmente un Io corporeo che dà spazio e forma all'Io psichico. Si tratta di un unico Io, ed è attraverso il corpo animato che si esprime la psiche. E prosegue Resnik: <<L'Io psichico sarà un giorno il punto centrale del 'Self', del suo sviluppo o dell'identità della persona. E si costituirà, secondo Freud, come quello che egli chiama 'apparato psichico', per me un concetto un pò meccanico. Il problema dell'identità della persona è il fondamento del processo di 'personalizzazione', è uno degli obiettivi del processo terapeutico. >> 

Nel paziente psicotico ogni frammento può acquistare forma di feticcio, o di alfabeto di un discorso disfatto, oppure di un personaggio idealizzato o allucinato.

Resnik accenna al caso di Leonardo, un paziente psicotico che gli ha detto di essere preoccupato per un disegno che, secondo lui, corrisponde ad un pollice. Per Resnik è un pollice 'radiante', un pollice 'solare'. Esso sarebbe, per questo paziente affetto da delirio mistico,  il pollice di un Dio illuminato che si troverebbe dentro  Leonardo. Egli dice:<<Sì, potrei essere io dentro quel pollice, ma intanto sono io una serie di diverse identità.>>. Resnik associa questo pollice all'immagine di una cipolla (a strati), ma anche di un albero, la cui età si può conoscere secondo il numero delle linee concentriche che appaiono sulla superficie della sezione del tronco. Resnik associa le linee presenti all'interno del pollice col numero di anni di durata della sua malattia. <<Credo di aver capito>> dice Resnik <<che egli è fatto di diversi pezzi o personaggi o parti di personaggi ('part objects') che lui ammira o che vorrebbe diventare e di cui egli ha preso possesso tramite l'identificazione proiettiva patologica. Ma questi personaggi talora sono in conflitto dentro di lui, (...) allora  dentro di lui c'è Cristo, un'altra volta c'è  Vishnu, oppure  Carmelo Bene, che entrano in conflitto per il potere dentro la sua testa.

 

   Foto: Carmelo Bene

 Egli ha inventato il modo di sbarazzarsi (allo stesso modo in cui fece una paziente di Freud, Frau K.) di tale conflitto mettendo una stampa di Cristo, anche un'altra di Krishna, di Vishnu, ecc., ed ha sentito un grande sollievo perchè le voci che aveva nella testa sono cessate e sono state queste stampe che hanno cominciato a parlare ognuna per proprio conto, e non in conflitto tra di loro. Questo è un modo di soluzione delirante del problema.>>

Comunque, per Resnik, dietro tutto questo c'è una ricerca di identità da parte del paziente. 

  Foto: Ferenczi

Resnik afferma di esser d'accordo con Ferenczi che l'identità è introiettiva. E lo dice anche Freud nel suo libro sulla psicologia delle masse che l'identità di una persona del gruppo è introiettiva. E' un ritorno, dopo una proiezione, a dentro se stesso.

<<Leonardo parla di 'galassia', perchè ha un delirio mistico, vive spesso sopra la terra, poi atterra qualche volta, cade a pezzi , poi rinasce, e parla dell'universo della sua galassia. La problematica in Leonardo dell''autocentrismo', come nei pazienti psicotici in generale, il narcisismo patologico, è presente nell'opera di Freud. Quindi in questo paziente che tenta di trovare la sua identità, e nel pollice come pollice della mano di Mosè, che è anche la mano della Giustizia, o della Legge, essere se stesso sarebbe ritrovare la propria identità, come direbbe Ferenczi, all'interno della propria 'galassia', del suo universo personale. Essendo se stesso potrà ritrovare l'Altro, l'altro in terra, l'altro idealizzato, Dio, il Maestro.>> 

  Foto: Aby Warburg

Aby Warburg nel suo stato di crisi perde e ritrova ogni volta la sua identità, cercando aiuto per metter insieme i pezzi o dettagli per ricostruire la propria galassia, il proprio spazio di vita. Dice Resnik:<<I deliri di Warburg si confondono con le sue ricerche, egli è un vero artista, oltre che un critico d'arte, ma un artista in crisi. (...) Platone parla di 'mania poetica', ispirata dalle Muse (nel 'Fedro'). 

Warburg è affascinato anche dalla figura di Perseo, che lotta contro il potere ipnotico e mortifero della Medusa. Si interessa ad Ovidio ed alle sue 'Metamorfosi'. Ma soprattutto appare preoccupato per la sua mitologia personale, con le sue trasformazioni normali e patologiche (...)>>. 

  Foto: Laszlo Moholy-Nagy

Laszlo Moholy-Nagy concepisce nel suo inconscio creativo un'immagine fantastica della città del futuro attraverso la 'illumino-tecnica', la fotografia e il cinema. Resnik cita una sua lettera a Kalivoda, un intellettuale ungherese: in essa Moholy-Nagy trasmette il suo delirio poetico che acquisterà anche forma cinematografica. 

 

Foto: L. Moholy-Nagy, Autoritratto, 1919 (Dalla mostra: "Moi! Autoritratti del XX secolo)

<<Per me>> dice Resnik <<il grande spazio creativo del cinema è la dimensione fantastica dell'esistenza stessa. Le meraviglie che uno scopre nel quotidiano se il poeta ci aiuta. L'occhio magico dell'artista che abita il mondo poeticamente permette di rendere visibile o scoprire l'invisibile o rimosso o  dare vita così alle metafore inconsce o reali, metafore vive. La forma di vita dell'artista è sempre una scoperta del meraviglioso. Ma nelle zone oscure della mente c'è anche l'aspetto sinistro, vicino al meraviglioso. L'opera di Lautreamont è significativa in questo senso: essa riesce a mettere insieme pezzi discordanti di una realtà poeticamente allucinante>>.

Samuele, un altro paziente di Resnik, che si risveglia dalle sue allucinazioni e dai suoi deliri, apre gli occhi al mondo sorpreso di trovare tante meraviglie, ma anche cose che gli fanno paura. Così Resnik immagina lo sguardo del bambino nel momento in cui nasce, come esprime molto bene Rilke nell'ottava elegia duinese. Il mondo è sicuramente per quel bambino strano, talvolta intimo, ma sempre coinvolgente e spettacolare. <<Lo stesso sguardo del bambino è quello che ho sentito>> dice Resnik <<in certi sogni miei e dei miei pazienti, quando uno si risveglia dentro al sogno. I movimenti oculari quasi fuori controllo, stupiti di vedere tante meraviglie, che fanno paura ed estasiano allo stesso tempo, che si scoprono nel sogno REM, con il corpo apparentemente disteso, corrispondono a tale esperienza e sbalordimento. Io ebbi un'esperienza simile quando da giovane ascoltai per la prima volta il 'Kammerkonzert' di Berg. (...)>>

Resnik cita André Couvelier, un critico musicale, secondo cui il suono è il risultato di una trasformazione intellettuale, nel nostro udito, nel nostro cervello, e forse, e questo lo aggiunge Resnik, è quello che fa vibrare tutto il corpo in una specie di cassa acustica. La musica vibra in un milieu elastico e ricettivo, ed il corpo è recettivo quando è sensibile alla musica ed ai rumori. Cita anche Albert Bazaillas  che nel 1908 ha pubblicato un libro intitolato "Musique et inconscient"  : in esso è menzionato von Hartmann, grande filosofo dell'inconscio dell'Ottocento (citato da  Resnik nella voce 'Inconscio' dell'Enciclopedia Einaudi), ed anche Schopenhauer a proposito della modalità dell'inconscio e delle sue espressioni melodiche. In certe culture, come quella cinese, la poesia viene cantata, così come accadeva per i trovatori nel Medioevo, così come nella poesia latina e greca. In 'Musique et Inconscient' si parla del lirismo dell'inconscio e del lirismo della natura. Per Resnik, la prima relazione madre-bambino è legata sicuramente al suono ed al ritmo della voce materna, ed anche dei ritmi delle grida proprie del bambino. Questo ha ispirato Winnicott, M. Klein ed E. Bick. 

Resnik cita Stricker, un professore universitario di Vienna, che si interessava alla relazione tra fonetica e musica. Per lui il sentimento iniziale è nelle labbra.

<<Ripensare per me la psicoanalisi>> dice testualmente Resnik <<è  come un'eco musicale, o anche una pittura viva che si trasforma col tempo, o musica a colori. Il tempo del mio ritmo intimo musicale fa parte della mia esperienza di vita. Ripensare, dunque, per me è un'eco che mi porta a tanti luoghi diversi dove io ho partecipato con tutti i miei sensi. Vivere è un modo di vibrare con la nostra cassa acustica corporea, più o meno aperta all'incontro, più o meno chiusa a seconda delle circostanze. Un incontro in campagna, in pianura o in un bosco o accanto ad un ruscello introduce acustiche diverse. Ci sono paesaggi più sonori di altri in cui il corpo della natura presta voce ai nostri sentimenti, presta i suoi suoni al nostro linguaggio>>. 

Resnik passa quindi ad illustrare il senso che per lui ha, in prima persona, ripensare oggi la psicoanalisi. <<Se la nevrosi e la psicosi sono il sintomo di un malessere  della nostra cultura, trovare il suo senso attuale alla luce delle circostanze socio-politiche e religiose presenti nella nostra società è essenziale. Le malattie mentali non sono più circoscritte alle istituzioni psichiatriche, ma sono oggi disperse e si presentano sotto maschere religiose, politiche o sotto forma di sette. Io la chiamo 'La folie disséminé'. >>

Resnik entra nel vivo sul problema della 'storicizzazione' del pensiero freudiano. 

La lettura di Freud, come ogni lettura, è sempre una trasformazione arbitraria e personale del lettore, secondo Resnik, <<altrimenti si cade nell'ingenuità dello psicotico che crede che tutto quello che vede con tutti i sensi, anche le sue allucinazioni o deliri, sia una cosa vera>>. Resnik parla di una 'patologia normale narcisistica'  che è inevitabile nella trasformazione che ogni lettura implica. <<Se uno si proietta dentro un altro e diventa l'autore, cessa di essere il lettore, non è più se stesso>>. 

La percezione è una presa intenzionale dell'oggetto fenomenologico, secondo von Brentano. Esse est percipi, ma percipere è anche una proiezione intenzionale che colora di una certa forma l'oggetto come lo fa il pittore o come risuona nel musicista. Nella visione che la 'cosa in sé' è inapprensibile, secondo Kant, quello che incide sui nostri sensi è l'aspetto fenomenico, l'apparire di una certa oggettualità. <<La ricerca della verità>> dice Resnik <<si presta anche a malintesi se si perdono di vista le trasformazioni senso-percettive dell'oggetto ed i nostri sensi. Ogni percezione è una proiezione intenzionale allo stesso tempo. Di fronte alla certezza inflessibile delle cose, la cosidetta ricerca della verità , l'ambiguità riflessiva cartesiana, e la mente creativa si paralizzano quando non c'è consapevolezza delle tre condizioni, delle quali uno è responsabile in parte.>> 

  Foto: W.R. Bion

Per  Resnik, Bion si presterebbe a dei malintesi quando parla della ricerca della verità o della verità della menzogna. Ma, conversando con Bion nei seminari a Londra, Resnik ha colto il suo pensiero paradossale. Inoltre, nel seminario di Bion a Parigi, organizzato da Resnik, le parole dette da Bion finiscono per ispirare ancor oggi Salomon a proposito della percezione musicale o pittorica nell'esperienza psicoanalitica. 

 

<<Anche Pichon Riviere (...) mi ha insegnato>> afferma Resnik <<ad ascoltare le mie melodie inconsce ma anche le melodie degli altri. Questo mi ha permesso di trasmettere ai miei ex-allievi tale messaggio>>.

 

Il trasloco forzato di Freud da Vienna a Londra introduce nuove pieghe nella  fisionomia della maschera del maestro. Il suo dolore arricchisce la sua raffinata sensibilità e lo motiva a ritornare alla figura del padre Mosè con le sue leggi. Freud già nei suoi viaggi in Italia e nelle sue visite in S. Pietro in Vincoli inizia il suo dialogo intimo con la personificazione statuaria del Mosè di Michelangelo. <<Freud ricrea il suo dialogo immaginario col padre Jakob>>  dice Resnik <<incarnato per lui nella statua, e resta per ore di fronte alla scultura come paralizzato e stupito. Nutre un grande interesse per il corpo di Mosè-Jakob, e fa uno studio preciso del volto, dello sguardo severo e della posizione del braccio. Io, curioso e forse intruso>> ammette Salomon <<sono andato a ritrovare  ambedue l'eco delle ombre del Freud Museum dialoganti tra di loro. Ricordo la mia conversazione personale colle pieghe  e i rilievi della statua. Il corpo del Mosè di Michelangelo è un archivio completo e trascendente. Mosè con le sue Leggi introduce l'ordine paterno nello spazio materno dell'incontro. Questa immagine mi ha ispirato un mio modo di ripensare il concetto di inconscio nel quotidiano. I dialoghi con Freud cominciano molto prima della mia visita a San Pietro in Vincoli, già nella mia adolescenza, dialogando io  con gli scritti di Freud. Tale esperienza ha lasciato un'impressione tanto profonda in me, giovane Salomon, da determinare la mia vocazione>>.

Resnik riallaccia la nozione di inconscio di Freud a Leibniz nella sua versione dell''inconscio' come parte oscura della coscienza. Leggendo Leibniz e quindi Maine de Biran, nella sua tesi 'Memoire sur les perceptions obscures'  (1807), Resnik ha riflettuto sul concetto di inconscio in Freud, con una continua rielaborazione di questa riflessione fino ad oggi. 

  Maine de Biran

Il concetto di linguaggio inconscio in Freud si completa con gli apporti di Ignacio Matte Blanco (...). 

 

  Foto: Ignacio Matte Blanco

Quindi, Resnik tratta del DISCORSO PITTOGRAFICO DELLA MENTE. La nozione di percezione oscura in Leibniz e Maine de Biran si può leggere anche come un'impronta originaria nella mente. 

Leibniz

Il linguaggio pittografico della memoria, della quale parla anche Aulagnier, è 'rappresentativo' per Resnik, e l'accento è sul 'picto-' nel 'pittografico', e 'picto-' è lo strumento che punge nella materia-mente e lascia delle tracce mnesiche (impressione) difficili, in statu nascendi, da differenziare da  ferite dolorose. 

  Foto: P. Aulagnier

Tra chiaro e scuro è tutta la gamma intermedia dei colori (si veda Goethe con la sua 'teoria dei colori'), il mondo inconscio può essere letto come uno spazio-tempo visto in prospettiva come com-presenza delle gamme di colori, impressioni più chiare o più o-scure, in continuità (più conscio, meno conscio, più inconscio). Quindi, una rappresentazione 'pittografica' che va dalla coscienza lucida all'infinitezza dell'inconscio, piuttosto che, didatticamente, un modello stratografico. 

L'inconscio, quindi, non è dietro la coscienza soltanto, come il contenuto latente del sogno è dietro il contenuto manifesto, ma tutto è presenza o com-presenza, tutto è nella maschera della persona. Etre e paraitre si completano in un'unica forma. Per Spinoza anche corpo e anima sono due punti di vista della stessa cosa umana, dell'exsistere. 

  B. Spinoza

La via regia per andare incontro all'inconscio è il sogno. Resnik accenna a 'la maschera del sogno per Freud'. <<Qual è il mio  modo di leggere la 'maschera del sogno' ?>> prosegue Resnik, <<Qual è il mio modo di leggere le intenzioni inconsce visibili in quell'archivio vivente che è il corpo? >> Prima, però,  Resnik vuole fare un pò di storia, vuole parlare della sua lettura della storia della vita e del pensiero del Maestro. Freud arriva a Parigi nel 1885 per seguire i seminari 'vivi' di Charcot alla Salpetriere. 

Egli si sentì  molto colpito dallo spettacolo dell'isteria  o 'teatro della follia' di Charcot, a cui assisteva anche Pierre Janet. 

E' in questo periodo parigino che Freud apprezza la psichiatria francese e viene colpito dall'ipnotismo come tecniche di approccio alla parte addormentata o profonda dell'essere ammalato. Freud prova a comprendere il linguaggio arcaico dell'inconscio, cercando di collegarvi quello che aveva imparato con Breuer nel 1882 a Vienna a proposito del caso di Anna O.. La psicoanalisi, come è stata concepita dal suo fondatore alla fine dell''800, fa parte di una riflessione e di un'esperienza relazionale medico-paziente che trova i suoi antecedenti nel campo della psicologia e della filosofia, ed in particolare della medicina. La psicoanalisi diventerà una psicoterapia PERSONALIZZATA, ispirata al concetto di pensiero inconscio. In questo periodo storico di conflitti tra scuole psicoterapiche e comportamentali, per Resnik vale la pena riprendere un libro scritto da Janet nel 1925 dal titolo 'Les medications psychologiques'. Esso permette di affrontare, di differenziare e di integrare le 'medicazioni' psicologiche con quelle farmacologiche. Il libro di Janet è una raccolta di conferenze tenute dal 1904 al 1906, a cui si aggiungono una serie di lezioni del 1907.

Alla fine dell''800 Janet fu colpito, come Freud stesso, dall'esperienza di Bernheim sulla suggestione e sull'ipnotismo, ed anche dalle conferenze di Charcot del martedì alla Salpetriere. Si tratta per Resnik degli aspetti socio-antropologici che precedono l'avvento della psicoterapia propriamente detta. Janet parla di Mesmer, del suo approccio astrologico-animale-vegetale al magnetismo e quindi dell'influenza dei pianeti sul corpo umano. 

Mesmer fa riferimento a un fluido universale, alle forze magnetiche. Egli pretende che la volontà umana abbia il potere di utilizzare queste energie con fini terapeutici. Alcuni autori freudiani all'inizio, ma anche Freud stesso, sono stati ispirati dal concetto di energia. Il metro del trattamento consisterebbe nel ristabilire l'armonia del proprio universo personale del paziente. Janet parla delle guarigioni miracolose dei trattamenti filosofici, ma nella psichiatria classica dell'epoca, prima di Freud, quando si voleva suggerire un trattamento attraverso la parola o un tentativo di comprensione attraverso la 'coscienza lucida' si parlava di 'trattamento morale'. 

  Philippe Pinel

Ma c'erano anche delle tecniche 'fisiche': si parlava spesso di riposo, dell'isolamento dei pazienti isterici  (per non incidere sulla sua teatralità manipolatoria nei confronti del mondo come pubblico).

Freud ha avuto solo indirettamente conoscenza del caso di Anna O., lo ha seguito attraverso Breuer. Anna O. affascina tanto l'uno quanto l'altro in un'epoca nella quale la letteratura ed il teatro   si erano particolarmente ispirati alla doppia personalità, soprattutto alle personalità multiple descritte da Morton Prince.

 

 

 

Freud e Breuer scriveranno e pubblicheranno il 'Lavoro preliminare sull'isteria' in un dialogo appassionante tra loro due. Questo studio di Breuer e Freud privilegia la 'catarsi aristotelica' (uno zio della moglie di Freud era un ellenista specializzato nello studio della catarsi aristotelica e scriverà su questo tema un lavoro molto importante). 

L'espressione della paziente (che parlava inglese con Breuer)  'chimney sweeping' e l'identificazione di Breuer con la sua 'nurse' inglese (transfert materno) suggeriscono l'idea di una terapia che pulisce e di una madre che pulisce. <<La mia fantasia su quel transfert>> dice Resnik <<potrebbe essere formulata come un lasciarsi penetrare dal terapeuta materno per essere pulita e gratificata. Il transfert erotico quindi è importante e perturba il controtransfert, che allora non era così chiamato, diciamo la vita privata di Breuer, ed anche la relazione con sua moglie. Ripensando allo stato ipnoide ed alle reminiscenze di Breuer e Freud mi ritrovo io con le mie esperienze di transfert. Spesso mi lascio prendere in certe situazioni da uno stato ipnoide che da una parte mi crea problemi, ma che dall'altra mi permette un contatto da inconscio ad inconscio. Si tratta di uno stato simile a quello che precede il sogno o che caratterizza il risveglio. Sono momenti di passaggio per me nei quali quello che vivi col paziente non è la realtà interna o esterna, ma una nuova dimensione che apre nuove strade, una via di mezzo. (...) In un altro lavoro ho fatto riferimento alla differenza semiologica tra associazione e connessione: non posso evitare di associare ancora col mio paziente schizofrenico Leonardo che accetta un nuovo farmaco, il Leponex, perchè in -nex c'è il 'nexo', e quindi una possibile connessione col mondo.>> 

<<Un altro lavoro del primo Freud che m'ha colpito enormemente è il caso di Frau K.. Esso propone due concetti essenziali: il concetto di proiezione nel significato del delirio di auto-riferimento descritto per primo da Karl Wernicke. Frau K. è una giovane donna che si sente criticata nella sua mente da voci che le dicono che lei si mostra nuda attraverso la finestra. 

  "Punta Licosa 2004" (Foto di Giuseppe Leo)

Quando cammina per strada la voce le dice in modo critico: - Vedete qui sta passeggiando Frau K. - ed in  tale circostanza vi è un passaggio importante da una persecuzione interna (allucinazione endopsichica)  ad una persecuzione esterna, le allucinazioni spariscono, ma i vicini, secondo lei, cominciano a parlare male di lei. Tale cambiamento dall'interno all'esterno implica una trasformazione delle strutture senso-percettive del mondo, della quotidianità. Frau K perde il senso dell'alterità, l'opinione del mondo circostante si configura intorno a lei (autocentrismo). Tale fenomeno succede secondo Freud perché quello che era delirio e allucinazione interna diventa esterna. Frau K. fa delirare il mondo, i suoi vicini prima di tutto. Il meccanismo che permette tale trasformazione Freud lo chiama proiezione. E aggiunge: - E' come se quello che non rimosso dentro fosse rimosso fuori, dentro agli abitanti del quartiere. Utilizzando qui Freud il concetto di proiezione DENTRO la mente degli altri, NEL corpo degli altri, anticipa la nozione di identificazione proiettiva che sarà sviluppata più tardi da Melanie Klein, Paula Heiman, Rosenfeld, Bion e altri. 

   M. Klein      H.Rosenfeld

Bion a un certo punto utilizzerà anche l'espressione 'proiettiva' nella quale non c'è proiezione dentro l'oggetto, ma INTORNO all'oggetto, prendendo l'oggetto, avvolgendo l'oggetto. >>

Resnik prosegue nella sua rassegna storica . Dopo la pubblicazione di "Lutto e melanconia" (1917), dell'"Introduzione al narcisismo" (1914), e "Precisazioni su due principi dell'accadere psichico" (1911) Freud decide di ripensare lui stesso la psicoanalisi, e soprattutto a Londra, afferma Salomon, quando scrive nei suoi ultimi anni il  "Compendio di Psicoanalisi" che non riesce ad ultimare. Egli interrompe questa opera al momento di  trattare la sezione dedicata al mondo  interno. In questo libro Freud inizia un dialogo con certi concetti propri. Parla inizialmente dell'apparato psichico, facendo riferimento alla vita mentale  e alla funzione di tale apparato. Una delle sue caratteristiche è di essere esteso nello spazio e di essere costruito di pezzi (Stuecken), o province diverse (psychischen Provinzen). Tale concezione rimanda, per Resnik, al concetto di 'res extensa' in Descartes, cioè fa riferimento indirettamente al corpo, <<così presente per me>> aggiunge Salomon.

<<Il corpo evidentemente non è un apparato>> afferma Resnik <<ma una presenza corporea animata dall'anima, cioè dalla vita, ed è il principio del sentire, del pensare, del fantasticare>>.

Nel secondo capitolo di questo Compendio, Freud parla degli istinti, ma riprende il concetto di 'energia'  e di 'forze'. Freud ritorna al concetto di 'energia' dell'investimento libidico o distruttivo (Eros, Thanatos) che è un modo di parlare di un sistema pulsionale dove le pulsioni talvolta si confondono. Freud ritorna al concetto di 'narcisismo primario' e di 'relazione d'oggetto' che sarà più tardi completato da Melanie Klein e dalla sua scuola. 

Nel capitolo terzo tratta dello sviluppo delle funzioni corporee e della sessualità, ed anche del linguaggio in generale, implicando gerarchie di parti del corpo: prima la bocca, poi le altre zone erogene, come vengono descritte da lui e da Abraham. Accenna anche alla bisessualità originaria, ed al concetto di 'perversione'. 

<<Qui mi pare opportuno>> dice Resnik <<introdurre le parole di Bion quando dice: "Nella misura in cui abbiamo una madre ed un padre, una rappresentazione del femminile e del maschile si pone".>>

Freud riprende il discorso dell'inconscio in cui coesistono le contraddizioni. Il suo lavoro sul principio antinomico dell'evoluzione originaria di tutte le lingue appare a Resnik di primo piano. Da qui partirà in parte Ignacio Matte Blanco che parlerà dell'inconscio come 'Infinitive Settings'. 

Freud ritorna sulla relazione conscio-inconscio e sulle tracce mnestiche, cioè sulla memoria. << Rileggendo e ripensando questi concetti, e soprattutto l'Interpretazione dei sogni, penso con Hillman>> afferma Resnik << che i dati primari siano presenti nei sogni, come il 'pensiero del profondo' e delle parti oscure della coscienza, per riprendere Leibniz e Maine de Biran.(...) >>.

Nel capitolo quarto Freud riprende la tecnica della psicoanalisi cominciando col dire che il sogno è una sorta di psicosi. Si tratta di una psicosi di breve durata. <<Penso che vi sia una relazione tra sognare e delirare>> dice Salomon << ma non è la stessa cosa. Non è vero che lo psicotico non sogni, ma sogna tutto il tempo senza potersi svegliare. Solo se noi ci svegliamo possiamo raccontare un sogno. Io personalmente credo che la tecnica psicoanalitica dovrà trovare il suo modo d'essere come stile particolare dello psicoanalista e dell'analizzato, come se fosse necessario reinventare ogni volta con ogni paziente la psicoanalisi. Con ogni paziente si pone anche il problema del vero e del falso. Il 'falso Sè '  richiama Winnicott. (...) Analizzarsi  è ritrovare la propria identità, ma essere se stessi significa essere capaci anche di confrontarsi con ciò che non si è. Quindi con la disillusione del proprio Io ideale narcisistico.>> 

  Foto: Nicolas Alquin, "Ombra portata", 2000-2003 (dalla mostra "Moi! Autoritratti del XX secolo"- vai alla recensione della mostra di Giuseppe Leo)

Questo libro finisce col suo confronto tra mondo esterno e mondo interno, lasciando quest'ultima parte non conclusa. Finisce questo Compendio col mondo interno, lasciando in un certo qual modo ad Abraham ed a M. Klein ed alla sua scuola il compito di continuare il discorso. 

 

 

 

 

  Web-bibliography:

 

 

Su Aby Warburg si veda:

Warburg in Kreuzlingen  www.interment.de/kairosundkaos/Essays/aby.htm

THE WARBURG INSTITUTE   

  www.rrz.uni-hamburg.de/rz3a035/WIL3.html 

 

Sulla clinica Bellevue di Kreuzlingen si veda: 

Erschließung und wissenschaftliche Auswertung des Binswanger-Archivs

www.uni-tuebingen.de/ igm/dfg/dfg.html

su Albert Bazaillas: (1867-1924) Ancien élève de l'École normale supérieure (1885). Agrégation de philosophie (1888). Doctorat ès-lettres avec La Vie personnelle, étude sur quelques illusions de la perception intérieure (Paris, 1904) Professeur de philosophie au lycée Condorcet Écrit sur la philosophie de la musique. Publie La Musique et l’inconscient (1908)

Livres de Albert Bazaillas

  1. Notes à propos de l’absolu, 1883
  2. Éloge de Pascal, 1894
  3. La Crise de la croyance dans la philosophie contemporaine, 1901
  4. La Vie personnelle, 1904
  5. Musique et inconscience, 1908

 

 

 

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