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Frenis Zero
NEWS
30.12.2004 OBITUARY:
è deceduta Susan Sontag vai
all'articolo di Giuseppe Leo
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15.12.2004
"GRAMMATICA
MUSICALE E DISCORSO MELANCONICO NEL CINQUECENTO". Saggio
di Brenno Boccadoro.
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13.12.2004
Recensione
di Giuseppe Leo delle mostre "Action painting"
(Modena) e "Moi! Autoritratti del XX secolo"
(Firenze)
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19.11.2004
Segnalazione
Convegno a Padova:
COMUNE
DI PADOVA - UNIVERSITA’ DI PADOVA
MALINCONIA
E MUSICA
SABATO 11 DICEMBRE 2004
CONVEGNO
Ore 9
AULA MAGNA DEL RETTORATO DELL’UNIVERSITA’ DI PADOVA
PALAZZO DEL BO’
CONCERTO
Ore 21
AULA “LIVIO PALADIN” - PALAZZO MORONI
MUNICIPIO DI PADOVA
In
collaborazione con la
Sezione
veneta della SIP (Società Italiana di Psichiatria)
Presentazione
IL
CONVEGNO
Il
convegno vuole essere, innanzitutto, un’occasione per
proporre nuove sinergie tra l’Amministrazione comunale,
l’Università, la Sanità pubblica, le Istituzioni culturali
e, più in generale, il mondo dell’istruzione.
Rapportando
il tema della malinconia alla musica, abbiamo
voluto esplorare in quale misura esperienze psichiche cruciali
e complesse – che vanno dallo stato d’animo malinconico
fino alla patologia depressiva – hanno influenzato la
produzione musicale.
La malinconia, sia come temperamento, sia come stato
d’animo, sia come patologia, può dunque diventare una della
matrici della creatività, della produzione artistica,
dell’esperienza musicale. Questa problematica, che coinvolge
direttamente gli addetti ai lavori – musicisti, musicologi,
filosofi, storici, specialisti delle scienze psichiche –
riveste in realtà un interesse di carattere generale: può
fornire infatti spunti di riflessione e di ricerca su emozioni
e sentimenti conosciuti e condivisi da tutti, al di là delle
differenze individuali e culturali.
La versatilità ed il prestigio dei relatori prescelti,
ed al tempo stesso il largo spazio previsto per la
discussione, rappresentano la miglior garanzia per trasformare
questo evento – il convegno ed il concerto serale – in una
preziosa occasione di crescita individuale e collettiva.
IL
CONCERTO
Il concerto pianistico serale, direttamente connesso ai
temi del convegno, è stato dedicato, non a caso, a Robert
Schumann: il musicista che nell’età romantica ha
testimoniato, forse nella maniera più radicale, l’influsso
della malinconia e dei suoi rovesci speculari (mania, euforia,
eccitamento) sulla produzione musicale.
I due pianisti che daranno vita al concerto, Federica
Righini e Riccardo Zadra, sono già noti al pubblico veneto:
docenti e concertisti di grande prestigio, hanno fondato a
Padova, nel 1998, l’Accademia pianistica internazionale,
della quale è Presidente onorario Aldo Ciccolini.
Programma
del convegno
Sabato
11 dicembre 2004 – Aula Magna del Bo’
Ore
9
Saluto
del Sindaco di Padova, Flavio Zanonato
Saluto del
Rettore dell’Università di Padova
Saluto del
Presidente degli “Amici della Musica” di Padova, Mario
Carraro
MATTINO
Moderatori:
Ludovico Cappellari, psichiatra (segretario della sezione
veneta della SIP)
Andrea Angelozzi, psichiatra (membro del direttivo
nazionale della SIP)
- MARIO
GALZIGNA (Università di Venezia, epistemologo, storico
delle scienze e della cultura, coeditor di “Psychiatry on
line Italia”)
“L’interna
misura della commozione”: Schumann tra Eusebio e Florestano
- ANTONIO
DI BENEDETTO (Università Cattolica di Roma, Psichiatra,
Psicoanalista, Membro Ordinario SPI-IPA – Società
Psicoanalitica Italiana, International Psychoanalytical
Association – con funzioni di training)
Lutto
e malinconia nel linguaggio musicale
- FAUSTO
PETRELLA (Università di Pavia, Psichiatra, Psicoanalista,
Membro Ordinario SPI-IPA con funzioni di training)
Il
rovescio della malinconia: euforia e comicità in musica
Ore
12 – 13
Discussione
Ore
15
POMERIGGIO
Moderatori:
Alberto Schön, psicoanalista, Membro Ordinario della SPI-IPA
Mario Galzigna, epistemologo, storico delle scienze e
della cultura
- BRENNO
BOCCADORO (Università di Ginevra, musicologo)
L’umor
nero della musica: figure musicali della malinconia nell’età
moderna
- GIOVANNI
MORELLI (Università di Venezia, musicologo, direttore
dell’Istituto per la Musica della Fondazione Cini di
Venezia)
Tre
Lamenti
- MARIO
RICHTER(Università di Padova, francesista e storico della
musica francese)
Berlioz
e la malinconia
Ore
17,30 – 18,30
Discussione
e chiusura del Convegno
Programma
del concerto
Sabato
11 dicembre
Aula “Livio
Paladin” di Palazzo Moroni
Municipio di Padova
Ore 21
Robert
Schumann(1810/1856)
Sonata
in sol minore op. 22
So rasch wie möglich
Andantino. Getragen.
Scherzo. Sehr rasch und markiert
Rondò. Presto
Pianista Federica Righini
Fantasia in do maggiore op. 17
Durchaus
phantastisch und leidenschaftlich vorzutragen
Mässig. Durchaus energisch.
Langsam
getragen. Durchweg leise zu halten.
Pianista Riccardo Zadra
FEDERICA
RIGHINIe RICCARDO ZADRA sono
entrambi concertisti di vasta esperienza
in ambito solistico e cameristico, nonché docenti di
pianoforte, rispettivamente ai conservatori di Adria e di
Vicenza. Da anni conducono
insieme una ricerca sull’interazione
tra gli aspetti psicologici, fisiologici e creativi
dell’interpretazione musicale; nel 1998 hanno fondato
l’Accademia pianistica internazionale di Padova, della quale
è presidente onorario Aldo Ciccolini.
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16.11.2004
Recensione
di Gilberto Corbellini (su "Il Sole 24 ore" di
Domenica 14.11.2004) del libro di F.L. Holmes
"Investigative pathways. Patterns and Stages in the
Careers of Experimental Scientists".
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15.11.2004
Segnalazione
seminario su Rudolf Arnheim.
(fonte: "Il Sole 24 ore" Domenica 14.11.2004)
Il Centro Internazionale Studi di Estetica di Palermo, in
occasione dei cent'anni compiuti quest'anno da Rudolf Arnheim,
il grande studioso di psicologia dell'arte, e del
cinquantesimo anniversario della pubblicazione della sua opera
fondamentale Arte e percezione visiva, gli dedica un
Seminario internazionale di studi dal titolo: <<Rudolf
Arnheim: Arte e percezione visiva>> (Palermo, 19-20
novembre, Grand Hotel & des Palmes).
Intervengono Gillo Dorfles, Renzo Canestrari, Luigi Russo,
Giuseppe Silvestri, Vittorio Fagone, Giovanni Matteucci,
Riccardo Luccio, Ian Vestergen, Maurizio Ferraris, Alberto
Argenton, Simonetta Lux, Elio Franzini e Lucia Pizzo Russo,
autrice di Le arti e la psicologia (Il Castoro, Milano
2004), un volume dedicato ad Arnheim, che è stato suo
maestro, e sul quale verterà buona parte del seminario.
Arnheim è socio onorario della Sie (Società italiana
d'Estetica e Centro internazionale studi di estetica, diretta
da Luigi Russo) ed è legato anche a palermo, dove nel 1983 ha
tenuto il ciclo di lezioni dal titolo <<Il contributo
della psicologia delle arti all'Estetica>>. ne è
seguito il volume Conversazione con Rudolf Arnheim sempre
di Pizzo Russo (<<Aestetica Preprint>>, 2, 1983).
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10.10.2004
E'
DECEDUTO JACQUES DERRIDA.
Sabato 9 ottobre all'alba è deceduto Jacques Derrida, dopo
una malattia neoplastica che egli aveva scoperto nel giugno
2003. Il suo nome è legato al 'decostruzionismo' ed a tutto
il dibattito che negli ultimi quarant'anni tale nozione ha
attirato su di sé.
Egli trovò in Husserl e Heidegger da una parte i
riferimenti 'fenomenologici' per fondare il proprio pensiero,
e dall'altra parte nello strutturalismo un'occasione per
pensare i collegamenti tra scienze umane, linguistica,
antropologia e psicoanalisi.
Importante fu la discussione tra Derrida e Foucault che si
snodò nell'arco di venti anni, a partire dalla pubblicazione
nel 1961 di Folie et deraison. Nel 1963 in una
conferenza dal titolo "Cogito et histoire de la folie"
(inserita poi nell'opera "L'ecriture et la difference",
1967), Derrida affermava, partendo come Foucault dal 'cogito'
cartesiano', che la linea di demarcazione tra ragione e 'deraison'
è molto meno netta di quanto avesse supposto Foucault. Ed
anche in Pascal, nei suoi Pensés, Derrida trovò uno spunto
per rileggere 'naivement' Descartes e lo scarto, la difference,
tra la lettura di Foucault in cui Cartesio è chiamato a
testimoniare la 'purezza' della ragione, e la propria
lettura in cui Descartes parla dei propri sogni, del lato
oscuro della psiche.
Per Derrida il vero pericolo per la ragione non è la
follia, ma è la realtà fantasmatica del sogno. Questo sì
che è un'esperienza universale da cui nemmeno i più saggi
tra di noi sono preservati, che minaccia continuamente la
ragione la quale può facilmente liberarsi dall'accusa di
essere una ragione 'folle', ma non altrettanto agevolmente di
esser una ragione 'sognante'. <<Si può prendere la
decisione di rinchiudere i folli, ma non si può sfuggire al
destino che definisce la condizione del sognatore, che è
quella di essere egli stesso, e sotto la propria intera
responsabilità, (...) rinchiuso nel proprio sogno>> (P.
Macherey).
G.L.
Dall'obituary
di M. Ferraris uscito sul Domenicale de Il Sole 24 ore del
10.10.2004
Al
centro del suo pensiero la trasmissione delle idee con la
scrittura. Fondatore del <<decostruzionismo>>, ha
cercato di smascherare l'inganno delle posizioni troppo nette,
del bianco contro il nero e del bene contro il male. Un
esercizio che ha coltivato fino alla fine, anche dopo la
tragedia dell'11 settembre.
Dall'articolo:
<<All'alba
di ieri, 9 ottobre 2004, è morto a Parigi, all'età di
settantaquattro anni, un grande filosofo del Novecento,
Jacques Derrida. Era malato, di un tumore, lo aveva appreso
all'inizio del giugno dell'anno scorso. aveva reagito con
forza alla malattia, aveva continuato a scrivere, a dare
conferenze, lottando contro gli effetti debilitanti della
chemioterapia. In agosto, da Rio de Janeiro, nel corso di un
convegno in suo onore, aveva rilasciato un'intervista a
"Le Monde" in cui parlava anche della sua malattia,
e del fatto che non aveva ancora imparato a morire. Poteva
sembrare un vezzo, un paradosso, ma se c'è qualcuno che ha
impiegato tutta la sua vita a imparare a morire, è proprio
Jacques Derrida.
Il
problema di fondo del suo pensiero, quale si è manifestato
negli anni Sessanta in opere come La voce e il fenomeno, La
scrittura e la differenza e la Grammatologia,
consiste proprio nel capire in che modo quella cosa effimera
che è la presenza - la presenza di qualcosa sotto i nostri
occhi, la presenza di un amico, la presenza di noi stessi e
delle nostre idee - può conservarsi. La risposta, per Derrida
- sulla scia di Husserl, l'autore che, insieme a Heidegger, ha
segnato più profondamente il suo pensiero - era: la
scrittura. La presenza fisica delle cose nel mondo
è transitoria, le idee durano di più, ma affinché non
scompaiano insieme a quelle altre cose fisiche che sono gli
uomini che le hanno pensate, è necessario che questi uomini
le trasmettano ai loro simili, e, soprattutto, che le
scrivano, per far sì che ciò che è stato presente non si
disperda, e si conservi come idea.
Questo
è il nocciolo genetico di tutto il pensiero di derrida,
il gomitolo che ha dipanato in uno sterminato corpus di
testi, e porta in sé tutto il paradosso costitutivo della sua
riflessione: la vera presenza è l'idea, non la cosa fisica,
ma perché un'idea possa esistere e conservarsi, deve
nuovamente affidarsi a delle tracce scritte, a quella materia
tanto spesso disprezzata dai filosofi. Di Socrate e delle sue
idee non sapremmo niente, nemmeno che è morto, se Platone,
nei suoi dialoghi che simulano la parola e- pur condannandola-
usano la scrittura, non ne avesse tramandata l'immagine.
Ma
nulla è più lontano da derrida del cliché del filosofo
funerario, di Montaigne che nel suo castello si prepara a
morire già a quarant'anni. Nella struttura della
sopravvivenza che viene indagata nei suoi saggi, nell'assunto
che la scrittura, la traccia, la materialità, sia la
condizione di possibilità dell'idea, risuona una filosofia
molto diversa. Quella che faceva dire a Kant che se non ci
fosse un attrito della materia, la colomba - emblema
dell'azione morale - non volerebbe meglio e di più, ma non
potrebbe sollevarsi da terra.
Questa
considerazione sta alla base del complicato rapporto di
derrida con il materialismo. Negli anni in cui
incomincia a lavorare come filosofo, i primi anni Cinquanta,
giunto a parigi, alla Ecole Normale Superieure da El-Biar, un
sobborgo di Algeri in cui era nato il 15 luglio 1930, si
assiste allo scontro filosofico tra la fenomenologia e il
materialismo dialettico. Derrida, che guarderà sempre con
circospezione al marxismo, malgrado la sua amicizia con Louis
Althusser, sarà invece estremamente sensibile al problema
della conciliazione tra l'idealismo spesso imputato alla
fenomenologia e il materialismo. La metafora della traccia e
della scrittura, l'interazione tra spirito e materia che
suggerisce, segnala proprio questa sensibilità di fondo. Che
è, anzitutto, una esigenza di giustizia (...)>>.
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27.09.2004
ANTICIPAZIONI
Il 16 giugno 2005 alle ore 21 a Firenze in viale Don Minzoni,
n.34, nell'ambito dei Seminari della sezione fiorentina della
Società Psicoanalitica Italiana, Maria
Grazia Vassallo
Torrigiani
presenterà "Figure
dal diario di un’anoressica: corpo, moda, feticci, nell’opera di
Vanessa Beecroft
".
ABSTRACT:
<<Il
“corpo anoressico” domina la rappresentazione culturale del
corpo nella società contemporanea, ponendosi a simbolo di
efficienza, autocontrollo e potere. La moda e l’universo delle
merci lo diffondono capillarmente fornendo contemporaneamente, ad
identità e corpi disperatamente in cerca di definizione, oggetti in
grado di placare insicurezze e inquietudini, capaci di garantire un
valore aggiunto che procura al soggetto riconoscimento e visibilità.Vanessa
Beecroft, nata a Genova nel 1969 e newyorchese di adozione – si è
imposta alla ribalta internazionale con lavori in cui corpi patinati
di giovani donna, dalla nudità sempre più esposta ed esibita,
vengono usati come materiale compositivo da disporre secondo
accurate geometrie negli spazi prescelti. L’artista crea così
configurazioni visive di raffinata eleganza formale, cromatica e
compositiva, dominate dall’immobilità e dal silenzio delle
modelle. Questi eventi, della durata di qualche ora, per V.B. si
pongono come lavori concettualmente più vicini alla pittura che
all’azione performativa e sollecitano lo spettatore ad una
contemplazione insistita, accompagnata spesso da reazioni di
sconcerto, imbarazzo, turbamento o scandalo.A questi lavori V.B.
deve la sua notorietà. Meno noto è che l’esordio – nel 1993
– avvenne con un’opera in cui presentò il diario che aveva
tenuto negli ultimi otto anni, riportandovi giornalmente tutti i
cibi ingeriti suddivisi per colore e con scarnificate descrizioni
dei propri stati d’animo. “Despair, o il libro del Cibo” –
questo il titolo dell’opera – utilizzava come ispirazione e
materiali elementi autobiografici; mostrava le tappe di un doloroso
calvario di “martirio” della carne, proprio dell’artista ma
comune a tante sue coetanee; attingeva alla disperazione per un
inattingibile modello normativo di accettabilità estetica, e si
nutriva delle eterne ossessioni femminili sul corpo, la bellezza,
l’identità.I lavori di V.B., anche quelli apparentemente ormai
lontani dall’esperienza ispiratrice iniziale, continuano a
parlarci delle stesse tematiche ed esemplificano con sottile
efficacia quella che definirei un’“estetica anoressica”,
dominata dallo strenuo tentativo di riduzione del corpo ad immagine.
Non solo i contenuti dunque, ma anche certe forme espressive e
strutture della relazione modella/artista e modella/spettatore, mi
sembra possano essere indagati come metaforizzazione di particolari
modalità psichiche di organizzare e significare l’esperienza di sé
e dell’altro, del dentro e del fuori, del materiale e
dell’immateriale, della forza e della debolezza, e si potrebbe
continuare associativamente declinando omologhe scissioni e
contrapposizioni concettuali ed emotive. Cercherò di suggerire
percorsi di riflessione psicoanalitica raggruppandoli intorno a
coppie opposte di significati, e mi soffermerò altresì sulle
tematiche dello sguardo, sia nelle sue articolazioni voyeristiche e
feticistiche, sia in quelle relative allo sguardo che fonda il senso
di sé. >>
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9.09.2004 Segnalazione congresso a Firenze:
Istituto di Psicoterapia Analitica di FirenzeSCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA AD ORIENTAMENTO
PSICOANALITICO INTERPERSONALE eArte e Psicologia Gruppo di studio interdisciplinare
presentano un convegno di studio Psiche
e Arte: l’esperienza estetica tra emozione e ricerca
25
settembre 2004
Archivio di Stato di Firenze, Viale Giovine Italia 6, Firenze
Programma:
8,30-9,00
Registrazione dei partecipanti
9:00-9:15
Introduzione ai lavori: Prof.ssa Graziella Magherini (Psicoanalista
AIPSI, IPA, Presidente “Arte e
Psicologia”)
Dott. Saro Brizzi (Direttore dell’Istituto di Psicoterapia
Analitica di Firenze)
9,15-10,15
Lezione magistrale: prof.ssa Graziella Magherini
L’inconscio
nell’arte: il perturbante estetico
10,15-11,15
Lezione magistrale: dott.ssa Alida Cresti (Didatta
supervisore Istituto di Psicoterapia Analitica di Firenze)
L’altro lato dello specchio: l’esperienza estetica come
co-creazione
11,15-12,15
Discussant: Dott. Roberto Cutajar (Didatta supervisore Istituto di Psicoterapia
Analitica di Firenze)
Intervallo
12,30-13,15
Dibattito con i
partecipanti
Moderatore: Dott. Roberto Cutajar
13,15-15,00
Pausa
pranzo
15,00-16,00
Prof.ssa Graziella Magherini
Artemisia Gentileschi nostra contemporanea: la donna e la costruzione
dell'identità
16,00-17,00 Dott.ssa Alida Cresti
Artemisia Gentileschi: un approfondimento
17,00-18,00
Moderatore: Dott. Paolo Berruti (Psichiatra,
Segretario Scientifico “Arte e Psicologia”)
Dibattito con i
partecipanti
La partecipazione è
gratuita. Per le sole iscrizioni con ECM € 40,00
E’
necessario iscriversi. Per informazioni e per iscriversi inviare una
domanda con i propri dati a ipa.sullivan@tin.it
Istituto
di Psicoterapia Analitica H.S. Sullivan, Via G.B. Amici n° 17, 50131
Firenze
tel./fax 055-574213,
e-mail: ipa.sullivan@tin.it sito web www.ipasullivan.it
16.08.2004
Il 13
agosto scorso è deceduto Donald Meltzer.
Della fondamentale opera di Donald Meltzer ci piace
qui ricordare, coerentemente con l'area di interesse di "Frenis
Zero", la preziosa riflessione che lo psicoanalista anglosassone ha
svolto sui rapporti tra senso estetico, psicoanalisi e teoria
dello sviluppo psichico. Ho ancora vivo il ricordo del congresso a
lui dedicato a Firenze quattro anni fa, in cui i numerosi relatori
venuti da tutto il mondo, ed in primis la figlia M. Harris
Williams, vollero, lui presente, affrontare la vastità dei
contributi che la sua opera ha apportato in questo
campo. Meltzer ha sottolineato da vero umanista
l'importanza della creatività e della capacità estetica per lo
sviluppo della mente umana: <<Sembra in qualche modo giusto
che la mente debba scoprire la propria bellezza solo dopo aver
scoperto la bellezza della natura e delle opere dell'uomo che
portano testimonianza di essa e la celebrano. A questo riguardo lo
sviluppo del senso estetico dell'individuo rispecchia l'evoluzione
della specie, nel suo trasformare le armi in strumenti, nel suo
graduale muoversi dall'antropomorfismo alla comprensione della
natura, nel suo sviluppo ancora più lento dal possedere e sfruttare
al senso di responsabilità per il mondo>> (da D. Meltzer &
M. Harris Williams, The Apprehension of Beauty", 1988). Partendo
dall'opera della Klein. di Bion e della Segal, egli hatto fa
risalire l'origine della capacità estetica ad un'epoca ben anteriore
alla comparsa della posizione depressiva (come veniva sostenuto
dalla Segal), ma addirittura a prima della nascita, seguendo in
questo Bion. La creatività viene ricondotta da Meltzer alla
interiorizzazione di una figura genitoriale "combined in
loving and constructive intercourse", che è la fonte <<di
ogni successiva conquista creativa, senza la quale (figura) non ci
può essere alcuna fantasia di autentica
creazione-riparazione>> (in N. Glover, "Psychoanalytic
Aesthetics: the British School", 1998, The Human nature Review). Il
concetto di 'conflitto estetico', lascito inestimabile di Donald
Meltzer, viene ad essere geneticamente ricondotto alla lotta
tra il senso estatico, da un lato, che il bambino piccolo
sperimenta di fronte al bell'aspetto esteriore (disponibile
ai suoi sensi) della madre e, dall'altro, il senso di sconforto
enigmatico che egli sperimenta rispetto al mondo interno della
madre, che dev'essere ricostruito ricorrendo all'immaginazione
creativa. Ma questo conflitto, che può assomigliare a quello
concernente l'oggetto assente, per Meltzer si riferisce all'oggetto
ancora presente, anzi precede il primo: "il periodo di massima
beatificazione tra madre e bambino si presenta molto precocemente,
tanto presto da poter essere offuscato da vari gradi di depressione
post-partum nella madre e...dalla reazione del piccolo nei confronti
dell'impatto estetico".
Un ultimo ricordo di Meltzer, e della sua capacità
di coniugare arte e psicoanalisi, fecondando i rispettivi ambiti, è
ancor vivo nella mia memoria: l'immagine del suo sguardo
appassionatamente interessato alle opere che, tutti noi
partecipanti a quell'indimenticabile congresso di Firenze, fummo
invitati ad ammirare nella visita guidata allo splendido Corridoio
Vasariano.
Giuseppe Leo |
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6.07.2004
RIVISTERIA : un'occhiata alle
riviste in libreria
|
"La perdita - lutti
e trasformazioni": è il titolo del n.17
(69/2004) della Rivista di Psicologia Analitica (Nuova serie)
(Dirett.: Marcello Pignatelli). La presentazione di Barbara
Massimilla introduce il tema della perdita e del perdersi, per cui
<<dimensione fisica e psichica sono inelluttabilmente
intrecciate nella realtà della perdita che non dà scampo
all'essere>>. Dall'indice:
Pia De Silvestris, "La perdita e i suoi
destini";
Lella Ravasi, "Per sempre gli anni...per sempre
l'amore...per sempre le ore";
Andrea B. Baldassarro, "Pensare (al)la perdita. Un
percorso di pensiero e di esperienza";
Livia Crozzoli Aite, "Perdonare la
morte";
Marcello Pignatelli, "Saper perdere";
Piergiorgio Giacché, "Perdere un
amico";
Foto: Carmelo Bene
Romano Màdera, "Quando l'oscurità dell'anima vuole
essere pensata";
Gianni D'Elia, "Dall'Italia persa";
Manuela Fraire, Rossana Rossanda, "Perdere cosa,
perdere cosa?";
Christiane Veschambre, "Perdere il
vantaggio";
Antonino Lo Cascio, "Perdere per ritrovarsi: una
ricostruzione tendenziosa di un impossibile itinerario
formativo";
Aldo Carotenuto, "Sessualità, perdita,
fantasia";
Costanza Jesurum, "Mitzvà".
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"Psiche". Rivista
di cultura psicoanalitica (Dir. Lorena Preta).
Il n. 1 del 2004 della rivista si intitola
"Contaminazioni profonde", e ci ha davvero interessato
(nell'autentico spirito della rivista Frenis Zero) constatare
quanti prestigiosi contributi 'Psiche' ha raccolto in questo numero
nel sondare quei terreni 'contaminati' in cui la psicoanalisi si
espone sul confine con le altre scienze. <<Favorire un
processo di contaminazione>> afferma la Preta
nell'editoriale <<non significa annullare le differenze,
anzi è solo dalla loro esaltazione che si può generare quella giusta
alternanza degli opposti, necessaria alla formazione di un composto
nuovo ed originale>>. E poco più oltre:<<In
questo senso la psicoanalisi più di tutte si è trovata ad interagire
con altri campi del sapere, con una sua modalità specifica, adatta
alla formazione stessa del pensiero psicoanalitico fin dalle
origini. La psicoanalisi non è forse nata dalla medicina e dalla
psichiatria del suo tempo? Non ha forse usato la filosofia, la
mitologia e la letteratura come strumenti essenziali della sua
ricerca? Eppure queste filiazioni, queste discendenze, queste
interazioni sono state portate avanti dalla psicoanalisi in una
maniera peculiare, per cui gli oggetti stessi della sua ricerca sono
stati allo stesso tempo gli strumenti del suo operare teorico e
pratico>>.
Dall'indice:
Mauro Ceruti, "Tra scienza, mito e spiritualità:
contaminazioni tra le esperienze umane";
Sophie de Mijolla-Mellor, "Le interazioni della
psicoanalisi";
Lucio Russo, "Contaminazioni,
costruzioni";
Franco F. Orsucci, "Contaminare con metodo.
Filosofia della natura e conoscenza interdisciplinare";
Giulio Giorello, "Contaminazione";
Sylvie Faure-Pragier, Georges Pragier,
"Propagazione, contaminazione o cattura? I modelli scientifici in
psicoanalisi";
Mauro Mancia, "Coscienza e inconscio, sogno e
memoria: possibili contaminazioni tra neuroscienze e
psicoanalisi";
Cosimo Schinaia, "Fisica e psicoanalisi: un incontro
fertile";
Alain J.-J. Cohen, "L'Io lacaniano nell'era
digitale";
Vittorio Gregotti, "Contaminazioni, un dialogo tra
differenze";
Stefano Levi Della Torre,
"Sconfinamenti".
|
"Il sogno della
farfalla" (n.2/2004) Rivista di Psichiatria e di Psicoterapia
(Dirett.: Andrea Masini) contiene, tra i vari articoli, importanti contributi su Arte
e Psichiatria. In particolare, Gioia Piazzi ha tradotto in italiano
un articolo di Ferdinando Barison, Art et schizophrenie,
apparso nel 1961 su "Evolution psychiatrique" (XXVI, 1, pp.
69-92). L'articolo è preceduto da una 'Premessa' di Francesca
Fagioli.
A seguire, lostesso numero contiene l'articolo di
Anna Maria Panzera "L'intero che la natura nega. Il manierismo nella
storia dell'arte tra imitazione e ribellione".
|
"Il Cormorano.
Filosofia, Letteratura, Psicoanalisi, Arte, Sociologia" (Ediz. Centro Ricerche Scienze Umane, Direttore: Germano
Beringheli). Il numero di gennaio 2004 (Anno
III, n.2) contiene l'editoriale di Anna Panepucci che focalizza nel
<<recuperare (...) le radici umanistiche di ogni conoscenza
e riagganciarle, inclusa la tecnologia, a questo grande
processo>> come <<uno degli obiettivi>>
della rivista. Dall'indice:
Massimo Morasso, "Lettera a Scardanelli";
Elio Gioanola, "Poesia e malattia mentale: Maria
Marchesi";
Anna Disabato, "Riflessioni sul tempo
vissuto";
Eugenio Borgna, "L'esperienza del tempo";
Elisabetta Traverso, "Il gioco della
sabbia";
Afro Somenzari, "Chez Pinelli";
Michel David, "Narciso e il diario
psicoanalitico";
Corrado Pampaloni, "Ho organizzato un incontro tra
il medico e il guaritore";
Franco Rossi, "Il guaritore nella
foresta". |
La rivista"Davar" (edizioni
Diabasis) ha dedicato il primo numero al tema delle
"Solitudini".
Anna Giannatiempo Quinzio nel suo editoriale afferma
che <<il termine ebraico davar può significare
contemporaneamente "parola" e "cosa", e a questa inscindibile
appartenenza vuole ispirarsi la rivista. La "parola" dovrà dare
ragione di un contenuto, la "forma" di un'aderenza alla realtà. Si
privilegerà soprattutto, sulle orme di autori moderni e
contemporanei, l'esperienza esistenziale dell'uomo di oggi così che
il lettore possa non sentirsi estraneo, ma coinvolto egli stesso nei
temi che di volta in volta verranno scelti, e in essi ritrovare e
ripensare quelle domande radicali che spesso è difficile farsi e
quelle attese che è sempre più assurdo
sperare>>.
Questo primo numero intitolato "Solitudini" contiene
i seguenti articoli:
Erri De Luca, "La solitudine
dell'angelo";
Lope de Vega , "Alle mie solitudini vado" ( a cura
di Justino Lopez y Garcia-Plaza);
Mariangela Gisotti, "Leopardi: la solitudine immensa
e dolce";
Massimo Iiritano, "Il mare assoluto della
solitudine. Un percorso kierkegaardiano";
Rogerio Miranda de Almeida, "Nietzsche e il pathos
della scrittura";
Giuseppe Garrera, "Desolazione della
paideia";
Albert camus , "L'artista in prigione" (a cura di
Lorenzo Chiuchiù);
David Micheletti, "Dianoia, ovvero il dialogo che
l'anima conduce con se stessa. Su Il dialogo della salute di
Carlo Michelstaedter;
Roberto Bertoldi, "Essere nel golus: la
testimonianza di Franz Rosenzweig";
Léon Bloy, "Sono solo" ( a cura di Giancarlo
Marinelli);
Gianni Garrera, "Musica della soffocazione.
Anacoresi animale e circense in Kafka";
Lorenzo Chiuchiù, "L'eterna pecca del diamante. Una
lettura di Una solitudine troppo rumorosa di Bohumil
Hrabal;
Nicola Baldoni, "La madre, il figlio. Una
lettura di La cognizione del dolore di Carlo emilio
Gadda;
Ilaria Strinati, "Artaud tra follia e ribellione.
Eliogabalo o l'anarchico incoronato";
Massimo Santamicone, "Inferno. Solitudine e protesta
in August Strindberg";
Paola Bianchini, "Emily Dickinson: il custode di
un'assenza";
Francesca Brencio, "Il peso insopportabile. Arthur
Rimbaud". |
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Editor : Giuseppe Leo |