TORINO FILM FESTIVAL - 30ª EDIZIONE QUARTET di Dustin Hoffman con Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly, Pauline Collins e Michael Gambon ha aperto la 30ª edizione del Torino Film Festival Quartet di Dustin Hoffman è il film che ha aperto il 23 novembre, all’Auditorium del Lingotto, il 30° Torino Film Festival. A settantacinque anni, Dustin Hoffman esordisce alla regia con una commedia piena di humor, tenerezza, malinconia, eccentricità, dove il rap si mescola con Mozart e l'arte e la musica curano i disastri e le paure della vecchiaia. Sceneggiato da Ronald Harwood (Il servo di scena, Il pianista, Lo scafandro e la farfalla) dalla sua commedia, Quartet ha la vitalità dell'intelligenza e l'armonia del quartetto del Rigoletto che lo conclude. Guidano il concerto cinque magnifiche "prime donne": Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly, Pauline Collins e Michael Gambon. A Beecham House, una casa di riposo per cantanti lirici e musicisti immersa nella campagna inglese, si prepara come ogni anno il grande spettacolo per l'anniversario della nascita di Giuseppe Verdi. Tutti gli artisti residenti tornano sulla scena per raccogliere fondi per mantenere Beecham e, tra gorgheggi e capricci, rinascono ansie da prima donna, rivalità tra istrioni, isterismi. Qualcuno si sente male, qualcuno beve di nascosto, qualcuno rifiuta di cantare. E, ad aumentare la confusione, arriva una nuova pensionante: la diva della lirica Jean Horton, che ritrova Reggie, Wilf e Cissy, gli altri componenti di un quartetto leggendario. Reggie è il suo ex marito e il quartetto si sciolse quando divorziarono. Quartet è distribuito in Italia da Bim ed è programmato in sala nel 2013. Film di chiusura :1° dicembre, Multisala Reposi, Torino La politica, le marce antinucleari, le discussioni su sesso, religione e moda uniscono Ginger e Rosa, le due amiche adolescenti nate il giorno della bomba di Hiroshima e cresciute inseparabili nella Londra degli anni '60; ma una crisi affettiva minaccia di dividerle. Elle Fanning e Alice Enghert, circondate da un supporting cast eccellente (Christina Hendricks, Alessandro Nivola, Annette Bening), trasmettono energia e dubbi nella bella storia di maturazione e inquietudini firmata da Sally Potter: dopo lavori "teorici" come Orlando e The Gold Diggers, la regista britannica torna agli anni della sua adolescenza con un'intensità vitale e partecipe. Londra, 1962. Ginger e Rosa sono nate il giorno della bomba su Hiroshima e sono cresciute Inseparabili in un’epoca di grandi cambiamenti. La politica, le marce antinucleari, le discussioni su sesso, religione e moda le uniscono, ma una crisi affettiva minaccia di dividerle. Sally Potter firma un coming of age intenso, ironico e vitale. Con Elle Fanning, Christina Hendricks, Alessandro Nivola, Annette Bening. I dati definitivi confermano il successo della manifestazione: l'incasso complessivo ha superato i 218.000 Euro con un incremento di oltre il 16% rispetto allo scorso anno,portando a circa 76.000 il numero di ingressi nelle 11 sale del Festival, malgrado nella prima giornata le sale cinematografiche operative fossero solo 3 rispetto alle 10 del 2011
30° TORINO FILM FESTIVAL - GRAN PREMIO TORINO
30° TORINO FILM FESTIVAL - TORINO 30 È riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva del festival, che ha presentato sedici film di nuova produzione, inediti in Italia. Come sempre incentrato sul cinema "giovane", il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema "del futuro", rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze. Nel 2011, Á Annan Veg di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson (Islanda) ha vinto come Miglior film, 17 Filles di Delphine e Muriel Coulin (Francia) e Tayeb, Khalas, Yalla di Rania Attieh e Daniel Garcia (UAE/Libano) hanno ottenuto ex æquo il Premio speciale della giuria, Renate Krössner per Vergiss dein Ende di Andreas Kannengliesser (Germania) ha vinto il Premio per la migliore attrice, Martin Compston il Premio per il miglior attore per il film Ghosted di Craig Viveiros (UK). AM HIMMEL DER TAG / BREAKING HORIZON di Pola Beck (Germania, 2012, DCP, 86’) Lara ha ventisei anni, è inquieta e insoddisfatta e passa le notti in giro per locali con la sua amica Nora. Ma un giorno si accorge di essere rimasta incinta, dopo un incontro occasionale, e deve decidere se tenere o no il bambino. Dramma tutto al femminile, dai toni asciutti e misurati, che racconta di solitudine, maturità e maternità senza sottrarsi al dubbio, al dolore, alla tenerezza. ARTHUR NEWMAN di Dante Ariola (USA, 2012, DCP, 101’) Insoddisfatto, divorziato, con il figlio adolescente che non vuole nemmeno incontrarlo, un uomo decide di cambiare vita, di botto. Compra una falsa identità e scompare. Sulla strada, incontra una ragazza con un sacco di problemi. Colin Firth ed Emily Blunt nella storia amara, pietosa e a tratti divertita di un'avventura esistenziale che tutti abbiamo avuto la tentazione di vivere. Dirige l'esordiente Dante Ariola. AZ DO MESTA AS / MADE IN ASH di Iveta Grófová (Repubblica Ceca/Slovacchia, 2012, DCP, 84’) per Premio Cipputi. Dorota vive in un paesino della Slovacchia con la famiglia e fa progetti con il fidanzato. La mancanza di lavoro la costringe a cercare fortuna in Repubblica Ceca, dove la attendono i turni in una fabbrica tessile e la rinuncia a tutti i suoi sogni. Sospesa tra ostinazione a non mollare, rassegnazione e qualche speranza, l’opera prima della documentarista Iveta Grófová affronta senza sconti un tema di stringente attualità. CALL GIRL di Mikael Marcimain (Svezia/Irlanda/Norvegia/Finlandia, 2012, DCP, 140’) Stoccolma, 1976: due quattordicenni ospiti di un istituto per minori vengono reclutate in un giro di prostituzione frequentato da politici e diplomatici. Ispirato a uno scandalo realmente accaduto, un film che è insieme dramma personale e thriller politico, e che guarda all’estetica vintage di La talpa e al rigore morale di Tutti gli uomini del presidente. Pernilla August scatenata nella parte della maîtresse. I.D. di Kamal K.M (India, 2012, DCP, 90’) per Premio Cipputi. Una donna parla al telefono mentre un operaio le tinteggia il salotto. L’uomo ha un malore. La donna ignora la sua identità e decide di scoprirla per restituire dignità a un volto senza nome. Viaggio affannoso nella megalopoli indiana e riflessione morale sull’immigrazione clandestina e sul dramma dei lavoratori anonimi e dimenticati che popolano strade e cantieri, vittime di una modernità senz’anima. THE LIABILITY di Craig Viveiros (UK, 2012, DCP, 92’) Un diciannovenne viene spedito dal patrigno malavitoso a far da autista a un sicario silenzioso e meticoloso, per imparare i rudimenti del mestiere: ma le cose non vanno lisce. Noir-pulp laconico e crepuscolare, venato da un black humor tutto british, e con finale aperto a una paradossale speranza. Enormi Tim Roth (l’imperturbabile killer) e Peter Mullan (il perfido patrigno). Dal regista di Ghosted, in concorso nel 2011. UNA NOCHE di Lucy Mulloy (Cuba/UK/USA, 2012, DCP, 90’) Lila si veste come un ragazzino ed è scontrosa, Elio è pieno di vita: sono fratelli, legatissimi, e vivono all’Avana. Quando Elio diventa amico di Raul, comincia a progettare la fuga; insieme vogliono raggiungere Miami attraverso l’oceano. Una storia di formazione ostinata e dolorosa, segnata dalla voglia di libertà e girata in una Cuba sensuale, che oscilla tra morbosità e vitalità, dall’esordiente Lucy Mulloy. NOI NON SIAMO COME JAMES BOND di Mario Balsamo (Italia, 2012, HDCam, 73’) Due amici e un viaggio che è rimasto indelebile nei loro ricordi: natura, gioventù, il mito di James Bond. Ora, dopo molti anni e una malattia che entrambi si sono lasciati alle spalle, è giunto il momento di fare i conti con il presente: quindi, telefonano a Sean Connery. Con ironia e senza compiacimento, scritto e interpretato da Mario Balsamo con Guido Gabrielli, un film che è un romanzo autobiografico, un gesto rabbioso di rivolta, una pubblica confessione. PAVILION di Tim Sutton (USA, 2012, HDCam, 72’) Frammenti di vita di teenager americani, tra i boschi lussureggianti dello stato di New York e le desolazioni lunari dell’Arizona, skate e primi amori, gite al lago e corse in BMX. Semplice e imponente, ipnotico e impressionista, un’opera prima ultraindipendente girata da Tim Sutton con una consapevolezza, una spontaneità e una libertà non comuni. Echi di Gus Van Sant in una vera ode all’adolescenza. PRESENT TENSE di Belmin Söylemez (Turchia, 2012, DCP, 100’) per Premio Cipputi Giovane donna sola, divorziata e senza lavoro si finge esperta nella lettura dei fondi di caffè e viene assunta in un locale. Predicendo il futuro alle clienti darà voce alle proprie frustrazioni, in un toccante incrocio di solitudini al femminile. Elegia silenziosa che racconta per indizi il sogno di riscatto della donna turca e lo sforzo di dare una direzione precisa al proprio nebuloso destino. SHELL di Scott Graham (UK, 2012, DCP, 87’) Padre e figlia gestiscono una pompa di benzina in un posto remoto delle Highlands scozzesi. Pochi incontri, molti silenzi, sguardi impietriti dal passare del tempo, attrazioni inconfessate. La ragazza sogna la fuga ma anche questo semplice desiderio sembra irrealizzabile. Un film doloroso e lieve, concentrato sui personaggi. Con una protagonista che non si dimentica e un paesaggio capace di ipnotizzare. SMETTERE DI FUMARE FUMANDO di Gipi (Italia, 2012, HDCam, 68’) "Devo pensare alle cose che mi piacciono. Non devo pensare al cinema". Questo sembra essere il mantra di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, dopo le fatiche del suo esordio cinematografico, L’ultimo terrestre. Da quaranta sigarette a zero, in un acido, ironico, anarchico diario pubblico, pensato come una scommessa e girato come un combattimento. Indefinibile e vulcanico, proprio come il suo autore. SU RE di Giovanni Columbu (Italia, 2012, 35mm, 87’) La Passione di Gesù, dall’Ultima Cena alla Crocifissione, raccontata attraverso una lettura Sinottica dei quattro Vangeli. L’opera seconda di Giovanni Columbu, autore di Arcipelaghi, rielabora la storia sacra per dargli un nuovo senso, individuale e collettivo. Un film schietto, duro e coinvolgente, sospeso tra digressioni teologiche e spirito popolare, tra sincera compassione e infuocata pietà. SUN DON’T SHINE di Amy Seimetz (USA, 2012, HDCam, 82’) Lui, lei, un’auto e una corsa contro il tempo. La fuga ansiogena di una giovane coppia che si deve liberare del fardello fisico e metaforico della colpa prima che sia troppo tardi. Nel paesaggio selvaggio della Florida, un noir on the road che guarda a Malick e Cassavetes, nervoso e tagliente, allucinato e onirico, scritto e diretto dall’attrice indie Amy Seimetz, esordiente nella regia. TABUN MAHABUDA / THE FIRST AGGREGATE di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag (Mongolia, 2012, DCP, 90’) per Premio Cipputi. Uno stuntman torna in città appena guarito da una brutta ferita alla testa e tramite una donna ottiene finalmente una parte da protagonista in un film incentrato su un attore. Laconica storia di corpi come involucri da abitare, spiriti e contatti umani insondabili, osservati con sguardo straniato ma anche benevolo, con rigore e intensità secondo la lezione del taiwanese Tsai Mingliang. TERRADOS di Demian Sabini (Spagna, 2011, DCP, 76’) per Premio Cipputi Una Spagna inedita, tutta vista dall’alto delle terrazze sui tetti dove Leo, un avvocato disoccupato da cinque mesi, passa le giornate insieme ad altri amici che hanno perso il lavoro. Fumano, chiacchierano, scherzano, sempre più disorientati e sconnessi dal mondo. Demian Sabini, regista e protagonista, racconta la situazione terribile in cui versa la Spagna con un tono solo apparentemente scanzonato. FESTA MOBILE Personaggi stravaganti o eccessivi, figure umanissime o stilizzate, idee di generi e linguaggi si rincorrono e si alternano nella Festa mobile 2012, come sempre una carrellata libera sulle invenzioni, gli autori, le cinematografie che ci hanno colpito durante l’anno e che, speriamo, colpiscano anche gli spettatori. Davanti a tutti, i magnifici istrioni che bisticciano, si vogliono bene o si detestano nella casa di riposo per cantanti lirici che fa da sfondo all’opera prima dell’esordiente fuoriclasse che apre il festival: Quartet, diretto da Dustin Hoffman e interpretato, tra gli altri, da Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly e Pauline Collins. Intorno a loro, alla rinfusa, Anna Karenina e i suoi amori nella versione pop del romanzo di Tolstoi diretta da Joe Wright e scritta da Tom Stoppard, i mille volti di Graham Chapman e degli altri Python nella biografia bugiarda creata dai disegni di 15 diversi studi di animazione in A Liar’s Autobiography, Amleto che divaga, irridente e insanguinato, nella rilettura shakespeariana scritta e interpretata da Filippo Timi e girata in 3D da Felice Cappa, Biancaneve e i nani toreador nella fiaba trasformata in mélo (muto e in bianco e nero) da Pablo Berger in Blancanieves, la disarmante Ruby Sparks, ragazza ideale inventata da uno scrittore in crisi, nel nuovo film dei registi di Miss Little Sunshine, il sornione accademico sloveno Slavoj Žižek che in The Pervert’s Guide to Ideology ci racconta tutto su cinema e ideologia, le due famiglie (una israeliana e una palestinese) che si studiano e si sfidano per tentare di amarsi e comprendersi in Les fils de l’autre di Loraine Levy, Iggy Pop che in Etoile du jour di Sophie Blondy fa l’angelo custode in moto e il vero pastore che a Natale porta le pecore in Piazza Duomo a Milano (L’ultimo pastore di Marco Bonfanti). Temi ostici, come il desiderio sessuale di un paraplegico, vengono trattati con la tenerezza della commedia (The Sessions di Ben Lewin, con Helen Hunt) e banali fatti di cronaca si trasformano in viaggi oscuri nelle nostre realtà parallele (i rom di Dimmi che destino avrò di Peter Marcias); il coreano Jong–Bin Yoon fa un gangster film alla Scorsese (Nameless Gangster) e gli indie Shari Berman e Robert Pulcini dirigono Kristen Wiig e Annette Bening in una slapstick comedy al femminile (Imogene); e mentre a Londra negli anni Sessanta Ginger & Rosa crescono discutendo di marce antinucleari e tagli di capelli (nel film di Sally Potter), nell’Irlanda del nord lo sfaccendato Terry Hooley inventa quasi per caso l’etichetta discografica del punk (in Good Vibrations di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa) e una donna oscilla tra Ira e servizi segreti (in Shadow Dancer di James Marsh, il regista di Man on Wire). Il mondo in un pugno di film, con il segmento classics, dove si riparla di Sorpasso e Furio Scarpelli, di Rossellini/Bergman e Una voce umana, di Francesco Pasinetti e, soprattutto, di una persona cui vogliamo tutti bene, Morando Morandini, che si racconta in Morando’s Music di Luigi Faccini. 28 HOTEL ROOMS di Matt Ross (USA, 2012, HDCam, 82’) Lui e lei si conoscono in un hotel. Passano la notte insieme: il primo di 28 appuntamenti adulteri e clandestini, che vedranno crescere le complicazioni, montare le gelosie, complicarsi i legami. L’impossibilità del sesso senza implicazioni e le ipocrisie dei sentimenti raccontate attraverso un flusso di parole leggere e pesanti, in una serie di non-luoghi algidi. Esordio nella regia dell’attore Matt Ross. AMLETO2 di Felice Cappa (Italia, 2012, DCP, 90’) Irridente e istrionico, Amleto siede sul trono in abiti femminili. Con lui, un ragazzo e una ragazza, che il principe tocca e accarezza, abbandonandosi a un flusso verbale travolgente. Monologo o non monologo? Uffa! Shakespeare e Petrolini, sangue sulla scena, la regina a gambelarghe, Ofelia e Lucio Battisti. In 3D, lo spettacolo cult scritto e interpretato da Filippo Timi. ANNA KARENINA di Joe Wright (UK, 2012, DCP, 130’) Sontuoso, folle, supremamente kitsch, l'adattamento letterario che non ci si aspetta: la storia tragica dell'eroina di Tolstoi chiusa nello spazio di un palcoscenico che si allarga e deforma a dismisura inglobando strade di Mosca e balli a palazzo. Tra Baz Luhrmann e Ken Russell, un'operazione pop diretta da Joe Wright e scritta da Tom Stoppard (Shakespeare in Love), con Keira Knightley, Jude Law e Aaron Johnson. BEOM-JOE-WA-EUI-JEON-JAENG/NAMELESS GANGSTER: RULES OF THE TIME di Jong-Bin Yoon (Corea del Sud, 2012, DCP, 133’) Costruita con uno stringente andirivieni temporale, un'epopea gangster con un grande ruolo non scontato per la star coreana Choi Min-sik (da applauso) nei panni di un doganiere corrotto nel mondo della malavita degli anni 80. Dal regista di The Unforgiven, un successo enorme in patria, dove l’hanno paragonato ai gangster movie di Martin Scorsese (primo fra tutti Quei braviragazzi). Non a torto. BLANCANIEVES di Pablo Berger (Spagna/Francia, 2012, DCP, 104’) In Spagna, negli anni Venti, Carmen è la figlia di un ex torero, che si è risposato con l'ambiziosa Encarna. Per sottrarsi alla tirannia della matrigna, Carmen fugge con un gruppo di nani toreador. La storia di Biancaneve trasformata in uno spettacolare mélo muto e in bianco e nero da Pablo Berger, che coltivava il progetto da molti anni ma è riuscito a realizzarlo solo dopo il successo di The Artist. COMO ESTRELLAS FUGACES / LIKE SHOOTING STARS di Anna Di Francisca (Italia, 2012, DCP, 98’) Un compositore, stufo di accettare lavori di cui si vergogna, va in visita da un amico in un villaggio spagnolo dove vorrebbe ritrovare la serenità e inventarsi un’occasione per incontrare la figlia che vede raramente. Ma non riesce a sottrarsi alla richiesta di dirigere un coro di dilettanti. Commedia agrodolce con Miki Manojlovic, Maribel Verdù e Neri Marcorè nel ruolo di un barbiere spagnolo. COULEUR DE PEAU: MIEL / APPROVED FOR ADOPTION di Jung e Laurent Boileau (Francia, 2012, 35mm, 75’) Il piccolo Jung, coreano, viene adottato a sei anni da una coppia belga che ha già quattro figli. Per lui, dopo l’orfanotrofio, inizia una nuova vita fatta di contraddizioni e ribellioni per arrivare all’accettazione di sé. La vera storia di uno dei due registi diventa film d’animazione con inserti in live action e filmini familiari in Super 8. Premio del pubblico al Festival di Annecy 2012. DE JUEVES A DOMINGO / THURSDAY TILL SUNDAY di Dominga Sotomayor (Cile/Olanda, 2012, DCP, 96’) Padre, madre e due figli in viaggio in macchina attraverso il paesaggio maestoso del Cile settentrionale. Le dinamiche familiari viste dal punto di vista dei ragazzi, narrate mettendo la macchina da presa alla loro altezza, osservando il mondo degli adulti dalla loro prospettiva. Un’opera prima che sotto una superficie placida nasconde sottili increspature e psicologie essenziali e precise. DIMMI CHE DESTINO AVRÒ di Peter Marcias (Italia, 2012, DCP, 80’) Un commissario di polizia disilluso, una comunità rom ai margini della società: il presunto rapimento di una donna fa avvicinare due mondi distanti. Dalla Sardegna, un dramma di volti e di corpi inconsueto nel panorama italiano, con una capacità di raccontare che si apre a squarci documentaristici imprevedibili. Il commissario interpretato da Salvatore Cantalupo (Gomorra, Corpo celeste) è un poliziotto che non si dimentica. L’ÉTOILE DU JOUR / THE STAR OF THAT DAY di Sophie Blondy (Francia, 2012, DCP, 80’) Invidie, gelosie e meschinità in uno scalcinato circo, popolato da bizzarri personaggi: un romantico clown (Denis Lavant), la sua amata (Natacha Régnier), una zingara visionaria (Béatrice Dalle), un malvagio direttore (Tchéky Karyo). A vegliare su tutto l’angelo custode interpretato da Iggy Pop. Dedicata a Guillaume Depardieu, l’opera seconda di Sophie Blondy omaggia Fellini e rievoca Carax. LE FILS DE L’AUTRE / IL FIGLIO DELL’ALTRA di Lorraine Lévy (Francia, 2012, 35mm, 105’) Joseph, un giovane israeliano, fa gli esami del sangue per entrare nell’aviazione. Ma c’è qualcosa di strano. La madre, medico, decide di andare a fondo e scopre che la notte della sua nascita Joseph è stato scambiato con Yacine, figlio di una coppia palestinese. I ragazzi s’incontrano, la vita delle due famiglie è scombussolata. Interpretato da Emmanuelle Devos, un intenso squarcio storico e culturale. GINGER & ROSA di Sally Potter (UK, 2012, DCP, 89’) Londra, 1962. Ginger e Rosa sono nate il giorno della bomba su Hiroshima e sono cresciute inseparabili in un’epoca di grandi cambiamenti. La politica, le marce antinucleari, le discussioni su sesso, religione e moda le uniscono, ma una crisi affettiva minaccia di dividerle. Sally Potter firma un coming of age intenso, ironico e vitale. Con Elle Fanning, Christina Hendricks, Alessandro Nivola, Annette Bening. GOOD VIBRATIONS di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa (UK, 2012, 35mm, 97’) Autentico footage e finzione si mescolano per raccontare la vera storia di un'icona della musica nordirlandese degli anni 70: Terry Hooley. Il suo piccolo negozio di dischi diventa quasi casualmente la culla del punk in una Belfast devastata dalla guerra civile. La sua etichetta discografica è lo spiraglio di luce capace di regalare speranza in tempi bui. Il potere della musica emerge con leggerezza e ironia. IMOGENE di Robert Pulcini e Shari Springer Berman (USA, 2012, DCP, 103’) Il fidanzato upper class la lascia, e Imogene, convinta di aver fatto strada a Manhattan, capisce di non aver concluso niente e tenta il suicidio. Presa in custodia dalla mamma, si ritrova nella provincia cheap da cui viene. Dai registi di American Splendor, una slapstick commedy al femminile, con Kristen Wiig (Bridesmaids), Annette Bening e Matt Dillon (che, come il vino buono, migliorano sempre). A LIAR'S AUTOBIOGRAPHY - THE UNTRUE STORY OF MONTHY PYTHON'S GRAHAM CHAPMAN 3D di Bill Jones, Jeff Simpson e Ben Timlett (UK, 2012, DCP, 85’) Basata sulla falsa autobiografia del Python Graham Chapman (morto nel 1989), ecco la storia, delirante, della sua vita, ricostruita attraverso il lavoro di quindici diversi gruppi di animatori in un collage surreale e irresistibile: dalla scuola di medicina, al coming out, al suo rapimento da parte degli alieni. Partecipano Cleese, Gilliam, Jones e Palin, nella parte di se stessi e di molti altri. THE PERVERT’S GUIDE TO IDEOLOGY di Sophie Fiennes (UK, 2012, DCP, 134’) Tra gli zombie di Essi vivono di Carpenter, con Julie Andrews nei prati di Tutti insieme appassionatamente, nel Korova Milk Bar di Arancia meccanica: Slavoj Žižek, accademi co istrionico e controverso e appassionato di cinema, torna sei anni dopo A Pervert's Guide to Cinema, per raccontarci il messaggio ideologico esplicito e, spesso, implicito di film insospettabili. Con spezzoni magnifici. È già cult.QUARTET di Dustin Hoffman (UK, 2012, DCP, 95’) In Inghilterra, in una casa di riposo per cantanti lirici e musicisti, si ritrovano amici, ex colleghi, ex rivali, ex coniugi. Dustin Hoffman esordisce nella regia con una commedia piena di humor, rimpianti, battibecchi, eccentricità, scritta da Ronald Harwood (Il servo di scena, Il pianista, Lo scafandro e la farfalla). Guidano il concerto quattro istrioni strepitosi: Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly e Pauline Collins. RUBY SPARKS di Jonathan Dayton e Valerie Faris (USA, 2012, DCP, 104’) Ha avuto successo al primo romanzo, ma ora Calvin è bloccato. Finchè un giorno, finalmente, crea un personaggio: la ragazza dei suoi sogni, Ruby Sparks, che una mattina, all'improvviso, diventa viva. Con lo scatenato Paul Dano e l'imprevedibile Zoe Kazan (nipote di Elia, anche sceneggiatrice), una commedia acutissima sui rapporti tra i sessi, diretta dalla coppia Dayton&Faris di Little Miss Sunshine. RUFUS STONE di Josh Appignanesi (UK, 2012, HDCam, 30’) Un uomo torna in un villaggio dell'Inghilterra meridionale per vendere una casa. Adolescente, fuggì a Londra a causa del perbenismo gretto e dell'intolleranza degli abitanti, lasciandosi dietro un caro amico. Diretta da Josh Appignanesi (il regista di The Infidel) e realizzata nell'ambito di un progetto di ricerca sulla vecchiaia nelle comunità rurali, una storia di affetti, sogni spezzati e solidarietà. THE SESSIONS di Ben Lewin (USA, 2012, DCP, 95’) A causa della poliomelite, un uomo ha passato quasi tutta la vita in un polmone d'acciaio. E' diventato poeta e giornalista, ma ha un desiderio: perdere la verginità. Con l'aiuto di un prete non bigotto, si rivolge a una terapista sessuale. Ispirati a una storia vera, gli incontri tenerissimi di due corpi e due sensibilità, orchestrati da Ben Lewin, scrittore e regista, e interpretati da John Hawkes e Helen Hunt. SHADOW DANCER di James Marsh (UK, 2012, 35mm, 100’) La sorella di un bambino ucciso dall’esercito inglese durante una manifestazione in Irlanda del Nord entra nell’Ira ma si fa catturare. Un ufficiale dei servizi segreti le offre protezione in cambio del tradimento dei suoi ideali. Ruvida e tesa spy-story, è il primo film di finzione del documentarista James Marsh, autore di Man on Wire e Project Nim, con Clive Owen e Andrea Riseborough. SILENT YOUTH di Diemo Kemmesies (Germania, 2012, HDCam, 73’) Due ragazzi s’incontrano e si piacciono, ma sono imbarazzati, si guardano e non sanno cosa dire. L’inizio di una storia d’amore? Facce spigolose poco stereotipate per un coming (out) of age che cresce a poco a poco, fra silenzi e timori, incertezze e paure con tenerezza e sincerità. Quando il cinema queer è bello perché non strepita e non proclama, ma racconta una vicenda semplice e quotidiana. L’ULTIMO PASTORE di Marco Bonfanti (Italia, 2012, DCP, 73’) per Premio Cipputi.Renato Zucchelli fa il pastore per passione e vocazione. La vita solitaria sugli alpeggi, i prati di periferia, la bizzarra famiglia che vive ai margini della città. Quando gli chiedono di far vedere le pecore ai bambini di una scuola elementare, il ciclopico pastore scende con il suo gregge a Milano e si presenta in piazza Duomo. La realtà supera la finzione nel ritratto di un mondo sospeso tra modernità e tradizione. WHISKY GALORE! / WHISKY A VOLONTÀ di Alexander Mackendrick (UK, 1949, 35mm, 82’) Gran Premio Torino_Ken Loach. Alla fine della guerra, in pieno razionamento, una nave diretta in America con un carico di whisky si incaglia al largo delle coste scozzesi. A corto di "acqua della vita", gli abitanti decidono di recuperare con ogni mezzo (e illegalmente) il prezioso nettare. Commedia Ealing autarchica ed esilarante, diretta da Alexander Mackendrick, uno degli "inventori" del genere, ideale antenata di The Angels' Share. festa mobile classics VIVA LA MUERTE di Fernando Arrabal (Francia, 1971, DigiBeta, 90’) L’ESTATE DI BRUNO CORTONA di Gloria De Antoni (Italia, 2012, DigiBeta, 45’) Le spiagge di Castiglioncello a cinquant’anni da Il sorpasso. Malinconico documentario della coppia di autori e conduttori televisivi De Antoni-De Fornari (già fiori all’occhiello dell’innovativa Rai3 di Guglielmi): un pellegrinaggio sui luoghi culto del film, con interviste alle comparse e dietro le quinte amatoriali in 8mm. Bagliori lontani di una stagione gloriosa e di un paese dissolto nell’aria. MORANDO’S MUSIC di Luigi Faccini (Italia, 2012, DigiBeta, 42’) Nella sua bella casa viva e vissuta, all'edicola e al bar all'angolo, intento a scrivere sulla sua fidata Everest (rigorosamente manuale) o a chiacchierare con la faccia tragica e comica di Buster Keaton, Morando Morandini ci racconta la sua giornata, la sua storia, le sue delusioni e i suoi amori. Cortese, ironico, franco e appassionato, in un ritratto senza ombre né reticenze diretto da Luigi Faccini. PASINETTI AVREBBE CENT’ANNI FURIO SCARPELLI: IL RACCONTO PRIMA DI TUTTO di Francesco Ranieri Martinotti (Italia, 2012, DigiBeta, 65’) Il lascito umano e professionale di un gigante del cinema italiano, lo storico sceneggiatore (in coppia con Age) di oltre cento film chiave della commedia all’italiana, da I soliti ignoti a L’armata Brancaleone, da I mostri a La famiglia. Il figlio Giacomo dischiude il retrobottega del padre (il disegno, lo studio del dettaglio), con la testimonianza degli allievi Paolo Virzì e Francesca Archibugi. MANILA PALOMA BLANCA di Daniele Segre (Italia, 1992, 35mm, 90’) per Premio Maria Adriana Prolo alla Carriera 2012. Carlo (Carlo Colnaghi) ha alle spalle una carriera d’attore e vari ricoveri in ospedali psichiatrici. Vive di espedienti, frequentando balordi e ripensando alle occasioni perdute. Intanto conosce Sara, benestante, che lo spinge a lavorare a un testo teatrale. Ma non c’è salvezza per un uomo alla deriva e senza pelle. Un cortocircuito tra realtà e finzione nel secondo lungometraggio di Daniele Segre. VIAGGIO IN ITALIA di Roberto Rossellini (Italia, 1954, 35mm, 97’) Coniugi inglesi in profonda crisi di coppia arrivano a Napoli e la visitano in solitudine, ma alla fine del viaggio si sentono cambiati e forse pronti a riavvicinarsi. Rovine e scorci etnografici tanto vividi ed esatti quanto simbolici e interiori, la potenza del documento e l’astrazione dello sguardo. Rossellini in stato di grazia, forse il suo capolavoro (in una copia restaurata). Allora solo la critica francese lo riconobbe. O QUE ARDE CURA/AS THE FLAMES ROSE di João Rui Guerra da Mata (Portogallo, 2012, HDCam, 27’) Interpretata da João Pedro Rodrigues (il regista di O fantasma e Morrer como um homem) e diretta da João Rui Guerra de Mata, una rilettura del monologo di Cocteau: un uomo parla al telefono con l'amante che l'ha lasciato mentre in tv e alla radio scorrono le immagini e la cronaca dell'incendio che nel 1988 devastò interi quartieri di Lisbona. UNA VOCE UMANA di Roberto Rossellini (Italia, 1948, 35mm, 30’) LA LUNGA ESTATE DI HERMANN HESSE di Werner Weick (Svizzera, 1986, video, 52’) per Premio Gli occhiali di Gandhi. Nel 1919 Hermann Hesse attraversa una profonda crisi personale e artistica. Trova pace nel Canton Ticino, a Montagnola, dove si trasferisce e dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Il documentarista Werner Weick firma un ritratto del grande autore tedesco utilizzando inedite foto d’epoca, i ricordi dei figli Bruno e Heiner e le testimonianze di amici, ma soprattutto dando voce alle sue pagine. RAPPORTO CONFIDENZIALE Le paure che ci tormentano, i luoghi che ci inquietano, le figure, più o meno realistiche, attraverso le quali esorcizziamo i nostri incubi, e le passioni, più o meno colpevoli, alle quali ci abbandoniamo per compensare la nostra endemica insicurezza. Non siamo sicuri del nostro lavoro, del nostro futuro, della nostra sessualità, della sopravvivenza del nostro pianeta e di quanto possiamo fidarci di amici e vicini. La paura circola dappertutto e spesso si accompagna, inevitabilmente, ai sensi di colpa. Come accade sempre nei periodi di crisi, il cinema reagisce; e se non lo fa, come in passato, con l’esplosione di un genere popolare dominante, semina però indizi e suggestioni trasversali: per esempio, il senso di intrappolamento, di "conto alla rovescia", di incubo claustrofobico che accomuna generi come l’horror e il thriller a storie ambientate in contesti quotidiani e realistici. Un luccicante Natale suburbano popolato di zombie (in Christmas with the Dead, tratto da un racconto di Joe Lansdale, anche produttore) e un ufficio surreale nel quale un impiegato licenziato si ostina a tornare ogni giorno (in Wrong di Quentin Dupieux), un alinconico sobborgo giapponese evacuato per l’esplosione di un reattore atomico (in The Land of Hope di Sion Sono) e un’isoletta messicana che pare popolata di soli bambini (in Come Out and Play di Makinov), un robot "badante" che, in un futuro molto prossimo, accudisce un vecchio ladro in pensione (in Robot & Frank) e le scatenate drag queens che popolano il carcere nel quale si trova rinchiuso un discografico losangelino (in K-11 di Jules Stewart, la mamma della Kristen di Twilight), i casermoni opprimenti dell’edilizia popolare britannica (nel thriller ad altissimo tasso ansiogeno Tower Block e nell’horror Citadel) e lo scorcio dei Pirenei nel quale all’improvviso orologi, cellulari e auto si bloccano (in Fin di Jorge Terragrossa), la fuga nell’alcol, nel cibo, nel sesso (nelle commedie Smashed e Thanks for Sharing), la fuga nella musica (la dj di The Lords of Salem di Rob Zombie). Prendi un taxi e il tassista è un maniaco (Chained di Jennifer Lynch); vendi hamburger e un poliziotto telefona dicendo che sei una ladra e devono perquisirti (la cameriera di Compliance); vai in gita a un ipermercato finlandese e ti ritrovi in trappola tra i cannibali (i turisti russi di Shopping Tour): questi sono solo alcuni dei luoghi e dei personaggi inquietanti che popolano Rapporto Confidenziale 2012. BOBBY YEAH di Robert Morgan (UK, 2011, HDCam, 23’) Come se Svankmajer avesse aiutato Lynch a dirigere un episodio di Wallace & Gromit: un corto favolosamente ripugnante, incubo surrealista con pupazzi in stop-motion che bisogna vedere per crederci! CHAINED di Jennifer Lynch (USA, 2012, DCP, 98’) Una donna e il suo bambino un giorno prendono un taxi per tornare a casa. Ma hanno scelto il tassista sbagliato: infatti l’uomo li tramortisce e li porta nella sua casa isolata, dalla quale non usciranno più. Passano gli anni e il bambino cresce, incatenato. Vincent D’Onofrio, Eamon Farren e Julia Ormond sono i protagonisti del nuovo incubo di Jennifer Lynch (figlia di David), molto maturata dai tempi di Boxing Helena. CHRISTMAS WITH THE DEAD di Terrill Lee Lankford (USA, 2012, HDCam, 88’) Calvin festeggia il Natale con la moglie e la figlia quando, tra le decorazioni e le luci, si affacciano volti lividi e figure barcollanti. Natale in casa Lansdale: da un racconto di Joe Lansdale (anche produttore), una storia di zombie sceneggiata dal figlio Keith e diretta da T. L. Lankford. Girato sotto casa (a Nacogdoches, Texas), con un piccolo budget, uno sberleffo eccentrico che ricorda La notte del drive-in. CITADEL di Ciaran Foy (Irlanda, 2012, DCP, 84’) Dopo che tre ragazzini aggrediscono e uccidono la moglie, un giovane sviluppa una grave agorafobia paranoica. Sono guai quando gli incappucciati tornano per minacciare lui e la figlia. Un horror irlandese ansiogeno e dalle atmosfere malate e squallide, inno metaforico al superamento di paure metropolitane ed esistenziali, che non dimentica le esigenze del genere e strizza l’occhio ai fan di Silent Hill. COME OUT AND PLAY di Makinov (Messico, 2012, DCP, 95’) Una coppia di turisti americani in attesa di un bambino in fuga romantica su un’isoletta messicana: un paradiso di sole, mare, luce, con tanti bambini e nessun adulto. Diretto da Makinov, il regista russo che si nasconde dietro l’anonimato, il remake di un cult spagnolo del 1976: Ma come si può uccidere un bambino? di Narciso Ibanez Serrador. L’ossessione dell’Altro personificato dall’infanzia. COMPLIANCE di Craig Zobel (USA, 2012, DCP, 90’) Una telefonata di un sedicente poliziotto accusa una giovane cameriera di fast food di essere una ladra. L’impostore convince la direttrice e i dipendenti a diventare carcerieri e poi aguzzini della ragazza. Riflessione scomoda e tagliente sull’idiozia e sul pecoronismo, sulla fiducia cieca di fronte all’"autorità", sulla facilità con cui rinunciamo ai nostri diritti. L’orrore dell’"eseguivo solo degli ordini". FIN di Jorge Torregrossa (Spagna, 2012, DCP, 90’) Alcuni amici che non si vedono da vent’anni organizzano un weekend in una località sperduta dei Pirenei. Mentre la rimpatriata si trasforma in un inquietante ritorno al passato, gli orologi e i cellulari si bloccano, le auto non si avviano. Jorge Torregrossa esordisce nel lungometraggio con un’incursione nel filone "fine del mondo", intrecciando antichi sensi di colpa e minacce apocalittiche. Ad alta tensione. K-11 di Jules Stewart (USA, 2012, DCP, 87’) Dopo una notte di bagordi, un discografico finisce in carcere. Per di più, nell’ala destinata a gay, trans e pedofili. Da incubo ad occhi aperti a lotta per la sopravvivenza, tra secondini sadici e queen bees in tacchi a spillo e look fetish. Esordio di Jules Stewart (la tatuatissima mamma della Kristen di Twilight), un prison movie che gioca con il trash e se ne frega della correttezza politica. KIBOU NO KUNI/THE LAND OF HOPE di Sion Sono (Giappone, 2012, DCP, 133’) La famiglia Ono vive in pace nella sua piccola fattoria a Nagashima. Un giorno, un terremoto fa esplodere il reattore della vicina centrale nucleare e tutti gli abitanti sono costretti all’evacuazione. Sion Sono riflette sulle conseguenze umane del disastro di Fukushima con uno stile piano e sofferto e immagini di sapore documentaristico. Nessun effetto speciale, ma uno sguardo intimo e una desolazione infinita e commovente. THE LORDS OF SALEM di Rob Zombie (USA/UK/Canada, 2012, DCP, 101’) A Salem, nel Seicento, si fronteggiavano streghe e inquisitori. A Salem, oggi, il soprannaturale passa attraverso la musica heavy metal e le interviste trasmesse di notte da una radio. Finchè la dj mette sul piatto il vecchio vinile di un gruppo sconosciuto, The Lords. Allucinato e claustrofobico, il nuovo film di Rob Zombie spiazza i fan e conquista nuovi ammiratori con un’atmosfera cautamente costruita e ossessiva. MANIAC di Franck Khalfoun (Francia, 2012, DCP, 89’) Dal regista di -2 Livello del terrore, e prodotto dall’enfant prodige del nuovo horror Alexandre Aja, il remake del celeberrimo e omonimo gore anni 80 di William Lustig (qui anche coproduttore): quasi tutto in soggettiva, con l’angelico Elijah Wood nel ruolo che fu del laido e indimenticato Joe Spinell, un pugno nello stomaco con punte di feticismo selvaggio che lasciano allibiti. Spettatori avvisati. ROBOT & FRANK di Jake Schreier (USA, 2012, HDCam, 89’) In un futuro molto vicino, un anziano ex ladro di gioielli vive solo e sta perdendo la memoria. Il figlio gli impone una "badante": un robot programmato per prendersi cura delle persone. Frank è recalcitrante ma piano piano fa amicizia con Robot. Con Frank Langella, Liv Tyler, Susan Sarandon e James Marsden, una commedia malinconica sui disagi e i disastri della vecchiaia, sulla paura e l’attrazione della tecnologia. SHOPPING TOUR di Mikhail Brashinsky (Russia, 2012, DCP, 70’) Dalla Russia con poco amore: una comitiva di russi in gita consumistica in Finlandia avrà qualche sorpresa dentro un ipermercato. Tra loro, una madre e il figlio adolescente che tentano di rinsaldare un rapporto in crisi. Un horror in stile found footage (ma con un ultimo "scarto" filmico geniale), in equilibrio perfetto fra splatter e sarcasmo, dove i rituali della società fanno più ribrezzo di un arto mozzato. SMASHED di James Ponsoldt (USA, 2011, DCP, 85’) Kate e Charlie sono una coppia di alcolisti, apparentemente felici. Lei insegna alle elementari e vuole disintossicarsi, mentre il marito non ha nessuna intenzione di rinunciare alle sue cattive abitudini. La dipendenza come ossessione sociopatica è raccontata con toni quasi da commedia, senza retorica e falsi moralismi. Con Mary Elizabeth Winstead (Scott Pilgrim vs. the World) e Aaron Paul (Breaking Bad). THANKS FOR SHARING/TENTAZIONI (IR)RESISTIBILI di Stuart Blumberg (USA, 2012, DCP, 110’) Adam, Mike e Neil frequentano un gruppo di sostegno per sex addicts. Mentre i primi due stanno superando la "malattia", il giovane Neil ci ricasca continuamente. Ma le delusioni della vita sono una trappola per tutti. Dal regista di The Kids Are All Right, una commedia amara sulle compensazioni nevrotiche che ci regaliamo e che ci intrappolano. Con Mark Ruffalo, Tim Robbins, Gwyneth Paltrow e Josh Gad. TOWER BLOCK di Ronnie Thompson e James Nunn (UK, 2012, DCP, 87’) Un palazzone popolare di East London in via di demolizione; gli ultimi inquilini stanno per andarsene, ma si ritrovano presi di mira da un cecchino che, dall’esterno, li fa fuori uno a uno. Secco, teso, spietato: dalla Gran Bretagna un film a cavallo tra thriller e horror che guarda al ruvido entertainment del cinema di genere anni 70 senza tralasciare la dimensione politica né lo spessore psicologico dei personaggi. V/H/S di Radio Silence, David Bruckner, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Ti West e Adam Wingard (USA, 2012, DCP, 116’) Un gruppo di sbandati entra in una casa abbandonata per rubare un certo videotape. Per trovarlo, devono guardarli tutti. Horror found footage a episodi girato nello stile dei vecchi nastri vhs, drop-out e "tremolii" compresi. Fra creature alate, lune di miele tragiche e party al sangue, alcuni giovani filmmaker omaggiano un’epoca e uno strumento tecnologico superato. Tra loro, Joe Swanberg, Ti West e Adam Wingard. WRONG di Quentin Dupieux (USA, 2012, HDCam, 94’) Un uomo si sveglia e scopre che il suo cane è stato sequestrato, poi va a lavorare in un ufficio dal quale è stato licenziato mesi prima: è l’inizio di una serie di situazioni sempre più paradossali. Dopo Rubber, Quentin Dupieux (aka Mr. Oizo) dirige un film (in) acido, sospeso tra noir e commedia, tra David Lynch e i fratelli Marx. Dietro le quinte del teatro dell’assurdo, ci parla di solitudine e alienazione. TORINO XXX Il Torino Film Festival compie trent’anni. |
S’inaugurò il 25 settembre del 1982, ideato e diretto da Ansano Giannarelli e Gianni Rondolino: si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani e si concentrava soprattutto sulla cultura, le storie e i linguaggi dei giovani. Giovani cineasti e giovani spettatori, in un arco che, a 360 gradi, copriva paesi, identità, idee, stili diversi. Il festival è stato il punto di partenza di moltissimi cineasti, ed è restato un momento di scoperta, riflessione, analisi e curiosità anche quando, dalla sedicesima edizione, ha cambiato il proprio nome in Torino Film Festival. Da Torino sono passati, citando alla rinfusa, i primi film di Jane Campion, Atom Egoyan, Alexander Payne, David Gordon Greene, Tsai Ming-liang, Wong Kar-wai, Jafar Panhai, Olivier Assayas, Laurent Cantet, Leos Carax, Matteo Garrone, Daniele Vicari, Michael Winterbottom, Takeshi Kitano, Stanley Kwan. E, anche negli ultimi anni, sono continuate le conferme di autori che hanno esordito al Tff e si sono poi affermati nei circuiti internazionali, da Pablo Larrain a Pietro Marcello a Debra Granik. Per il suo "compleanno", il festival presenta i nuovi film di alcuni di questi autori. 11.25 JIKETSU NO HI, MISHIMA YUKIO TO WAKAMONOTACHI / 11/25 THE DAY MISHIMA CHOSE HIS OWN FATE di Koji Wakamatsu (Giappone, 2012, DCP, 120’) Fedele e articolata ricostruzione degli eventi che, nel 1970, hanno portato al suicidio rituale e "politico" dello scrittore Yukio Mishima. Il penultimo film del grande Koji Wakamatsu, scomparso poche settimane fa, ancora una profonda, spassionata dissezione della storia del Giappone, l’altra faccia di United Red Army, secondo capitolo di un dittico ideale. Un film essenziale e complesso, morbido e tagliente. A suo modo, enigmatico. BAAD EL MAWKEAA / AFTER THE BATTLE di Yousry Nasrallah (Egitto, 2012, 35mm, 122’) Dopo gli scontri del 2/2/2011 in piazza Tahir, una benestante e illuminata rivoluzionaria e un cavaliere povero e manipolato stringono un forte legame. Yousry Nasrallah (al Tff nel 2004 con La Porte du soleil) racconta la primavera araba con uno stile nervoso e diretto, debitore sia del documentarismo che del neorealismo di stampo rosselliniano, e con uno sguardo rigorosamente dall’interno. CASA DOLCE CASA di Tonino De Bernardi (Italia, 2012, DigiBeta, 120’) A Parigi, un pusher (Lou Castel) legge Marx e muove "roba" a livello globale, mentre una donna in nero (Joana Preiss), inquieta e inquietante, va tra strade e appartamenti, e una spacciatrice col cuore a pezzi (Catherine Libert) non si dà pace... Tonino De Bernardi, storica presenza underground del Tff, in un noir cavernoso ed en plein air, di ombre e di furie quiete. Con Ghezzi "Mr. Hyde" e Abel Ferrara in concerto. FINAL CUT - LADIES AND GENTLEMEN di György Pálfi (Ungheria, 2012, DCP, 85’) Film di montaggio composto da scene tratte da circa 500 film della storia del cinema, per lo più classici, assemblati in modo da creare anacronistici (e irresistibili) intrecci sentimentali fra le icone di celluloide di tutti i tempi. L’amore sub specie cinematografica. L'eccentrico regista ungherese Pálfi (Huckle, al Tff 2002, e Taxidermia) ha lavorato più di tre anni al banco di montaggio. Produce Béla Tarr. HOLY MOTORS di Leos Carax (Francia, 2012, DCP, 115’) L’enfant terrible del cinema francese (Boy Meets Girl, al Tff del 1984, Rosso sangue, Gli amanti del Pont-Neuf) torna con un film folle e inconcepibile già cult, dove c’è dentro tutto e niente, classico e moderno, finzione, disperazione e ricordo, passato presente e futuro. Alla fine, vince il cinema. Con l’attore feticcio Denis Lavant, Michel Piccoli, Eva Mendes e la principessa del pop Kylie Minogue. NO di Pablo Larraín (Cile, 2012, 35mm, 115’) Cile, 1988. Pinochet indice un referendum per prolungare la sua dittatura. Le opposizioni ottengono il diritto di replica in spazi tv. Un pubblicitario (Gael García Bernal) dalle idee rivoluzionarie prova a rinnovare il linguaggio politico attraverso ottimismo e leggerezza. Pablo Larraín, vincitore del Tff 2008 con Tony Manero, dirige un affresco libero e lucidissimo sulla macchina del consenso. STARLET di Sean Baker (USA, 2012, DCP, 103’) Dopo essersi conosciute per caso, una ventunenne senza radici né bussola e un’anziana bisbetica stringono un insolito rapporto d’amicizia. Sean Baker torna a Torino dopo Prince of Broadway (premio della giuria al Tff 2008), con un film essenziale e sincero sull’incastro commovente di due solitudini. Bravissime le protagoniste: Dree Hemingway (figlia di Mariel) e l’85enne esordiente Besedka Johnson. TERRA DI MEZZO di Matteo Garrone (Italia, 1996, 35mm, 78’) La giornata degli immigrati nell’Italia degli anni 90, in tre episodi: le prostitute nigeriane alla periferia di Roma, gli albanesi sul ciglio della strada, un benzinaio egiziano abusivo. Esordio rivelazione di Matteo Garrone, che capisce gli umili e filma già a metà fra documentario e senso pittorico dell’inquadratura. Artigianalmente autoprodotto e completato grazie al Sacher d’oro 1996. Fu il primo premio Cipputi del festival. WHAT RICHARD DID di Lenny Abrahamson (Irlanda, 2012, DCP, 87’) La vita quotidiana di alcuni ragazzi della buona borghesia irlandese. Il più brillante e invidiato è Richard: bello, atletico, realizzato. Quando a una festa accade l’impensabile, il suo mondo rischia di andare in pezzi. Per difendersi non resta altro che mentire. L’aspro ritratto di un gruppo di privilegiati si trasforma a poco a poco in un incubo. Dal regista di Garage, vincitore del Tff 2007. TFFdoc Dai Lumière a Méliès, fin dalle sue origini il cinema si è confrontato con il reale e l'immaginario, tra documentario e finzione. L'idea di creare all'interno del Tff una sezione interamente dedicata al cinema documentario non è però la banale replica di questa dicotomia... In TFFdoc si rischia (e si spera) di essere sorpresi! Grazie alle tre aree in cui è divisa la sezione scoprirete che il documentario e la finzione non sono così lontani e che ogni film proposto si situa tra i due poli cercando di farli andare in cortocircuito. Nei due concorsi, internazionale.doc e italiana.doc, troverete opere prime che arrivano dall'Italia, dalla Corea, dalla Tailandia, dalla Francia; tematiche importanti (Fukushima due anni dopo, le miniere sarde, la gentrification, la primavera egiziana, la migrazione, il passaggio all'età adulta, la morte e l'elaborazione del lutto) e storie personali in cui forti sono però le aperture verso il mondo; registi giovani, altri che confermano i cammini intrapresi e autori affermati, fino al film di chiusura dei concorsi, l'atto d'amore che Julien Temple dedica alla sua città natale: London –The Modern Babylon (di fresca nomina per l'European Film Awards). Nello spazio fuori competizione, che abbiamo chiamato documenti, il documentario si espande e deborda dallo schermo a tracciare percorsi solo apparentemente divisi. Alcuni film riflettono su come il cinema possa raccontare la cronaca politica e i movimenti sociali attraverso un caleidoscopio di punti di vista e di formati: Occupy Wall Street colto in 3D da uno dei maestri dell'avanguardia statunitense, Ken Jacobs; il pre-elezioni russe del film collettivo di un gruppo di studenti della Scuola di Teatro e Cinema Documentario di Marina Razbezhkina e Mikhail Ugarov; la lunga lotta dei ribelli contro la dittatura siriana messa in rete con immagini captate dai cellulari e analizzata dal regista teatrale libanese Rabih Mroué e dall'italiano Antonio Martino; la crisi greca filmata in Super 8 e 16mm nei 12 corti del programma curato da Vassily Bourikas; il G8 di Genova dai video di documentazione raccolti per i processi, a Black Block, fino a Diaz in un incontro con Carlo A. Bachschmidt. Due autori che amiamo molto, João Pedro Rodrigues e Ben Russell, si guardano allo specchio attraverso i loro due film corti, sovvertendo le regole del documentario; trasformando un "rituale" in un film horror e lasciandosi andare alla vertigine dell'eterna giovinezza. E a proposito di vertigini: un eccentrico ricordo di Carmelo Bene attraverso le rushes di Nostra Signora dei Turchi, le immagini delle prove del Macbeth raccolte da Ferruccio Marotti in Concerto per attore solo e un incontro con Luca Buoncristiano e Mario Masini, coordinato da Fulvio Baglivi, dal titolo Materiali da distruzione, dimostrazione di come il lavoro di Bene sia l'orizzonte impossibile e pericoloso a cui il cinema italiano dovrebbe sempre guardare. Così come il cinema italiano molto deve a Franco Maresco, a Torino per narrare con Tatti Sanguineti gli ultimi 20 anni della Sicilia (e dell'Italia) attraverso Cinico Tv e Belluscone, l'ultimo film che Maresco sta terminando e mostrando alcune immagini in anteprima assoluta. L'era berlusconiana e le tracce potenti che ha lasciato nell'immaginario saranno analizzate anche attraverso altri sguardi: quelli delle autrici del libro Lo schermo del potere, Alessandra Gribaldo e Giovanna Zapperi, della studiosa Liliana Ellena e della regista Alina Marazzi.Infine una proiezione speciale: Anija – La nave di Roland Sejko, film epico e insieme intimo, in grado di ridare volti e corpi all'epopea degli sbarchi albanesi in Puglia negli anni 90. ITALIANA.CORTI Il concorso è riservato a cortometraggi italiani inediti, caratterizzati dall’autonomia e originalità di linguaggio. La selezione di quest'anno è particolarmente significativa della volontà da parte del festival e dei suoi autori di considerare il "corto" come una forma specifica di cinema, capace di confrontarsi appieno con la sperimentazione, la narrazione, la documentazione e l'animazione. Nel 2011 sono stati premiati Via Curiel 8 di Mara Cerri e Magda Guidi (Miglior cortometraggio) e Occhio di vetro, cuore non dorme di Gabriele di Munzio (Premio speciale della giuria). cosmogonie RITRATTI di {movimentomilc} (Italia, 2012, MiniDV, 11’). L'emigrazione come un viaggio, scelta o costrizione. Il viaggio che scardina chiusure e isolamenti. Ritratti di donne, interlocutrici privilegiate come riferimento per una vita possibile. SPIRITI di Yukai Ebisuno e Raffaella Mantegazza (Italia/Honduras, 2012, Blu-Ray, 24’) Esiste un luogo tra le montagne dell'Honduras dove i riti e le preghiere scandiscono il trascorrere del tempo. Spiriti sono le voci degli antenati e il coraggio di una piccola comunità indigena che preferisce continuare a prendersi cura della Terra piuttosto che venderla. MICHELE NELLA TERRA di Grazia Tricarico (Italia, 2012, DCP, 35’) Sulle tracce dell’oracolo del Gargano: facce, corpi, luoghi e odori misteriosi. Un mondo primitivo in cui religione e magia si fondono alla ricerca di una dimensione sovrannaturale. UN MONDO MEGLIO CHE NIENTE di Cobol Pongide e Marco Santarelli (Italia, 2012, Blu-Ray, 39’) Un esploratore spaziale approda su un pianeta un tempo abitato presumibilmente da umani. Inizia un lavoro di esplorazione, diventando la sentinella di quel disabitato e incantato mondo: "Ho assecondato un lato del mio carattere: prendermi cura delle cose che qualcuno, come voi, aveva gettate. Io sono fatto così; ed esser così è meglio ch’esser niente".ma l’amor mio non muore IN NESSUN LUOGO RESTA di Maria Giovanna Cicciari (Italia, 2012, DigiBeta, 11’) Il fumo che fuoriesce dalle rocce del vulcano e si disperde, senza forma; nei paesi abbandonati, solo alcune tracce rimandano a una presenza umana; i corpi dell’antichità sono "addormentati"; quelli dei vivi, invece, vagano indolenti. Un viaggio nella Calabria grecanica in Super 8. IF I MAKE IT, I WIN di Roberto Ferri (USA/Italia, 2012, DigiBeta, 13’) Un giovane regista è alle prese con i permessi per girare il suo film, uno dei più famosi pugili della storia del cinema veglia benevolo e uno dei più importanti artisti del Novecento guarda da un vetro rotto. Storia di un incontro impossibile. NITRO ÉTUDE #1 di Pietro Balla (Italia, 2012, DCP, 32’) Tre abbandoni: una giovane attrice abbandona il suo regista pigmalione; un operaio abbandona lo stesso regista, con cui ha realizzato un documentario; un grande marchio di automobili si impegna per rendere ancora più merdoso a una nazione intera questo passaggio storico. IL FIRMAMENTO di Fabio Badolato e Jonny Costantino (Italia, 2012, DigiBeta, 19’) "Il firmamento in primo piano, come una grande macchina scenica: enorme, pulsante e vivo… Nei momenti di silenzio, quando lui e lei smettono di parlare, il firmamento si percepisce acusticamente in tutta la sua inconcepibile estensione, come un enorme organismo che respira" (da Il Firmamento di Antonio Moresco). ONDE Mai come quest'anno in transito nella varietà di formati, linguaggi e tecnologie che la ricerca del cinema contemporaneo immancabilmente attiva, la sezione Onde dà il suo contributo al XXX Torino Film Festival con una selezione che coniuga la scoperta di nuove prospettive dello sguardo e l'attesa di narrazioni che si spingano al di là delle facili certezze. Partendo dall'esperienza di un maestro purtroppo scomparso come Stephen Dwoskin, di cui presentiamo il film testamento, Age Is..., Onde ritrova l'entusiasmo di Ken Jacobs per l'immagine che riscopre la sua inesausta vitalità, e si spinge nell'Omaggio a Miguel Gomes, che racconta il cinema sempre imprevedibile di quello che è considerato il nuovo maestro della tradizione portoghese. Il cartellone di Onde, del resto, è segnato quest'anno da una particolare attenzione per il cinema lusitano (Sandro Aguilar e Basil da Cunha), così come per quello francese (Antoine Barraud, Sébastien Betbeder, Claire Doyon e Medhi Meddaci). Ma è in realtà l'Europa in sé a confermarsi territorio di giovani sensibilità spinte in avanti (dal finlandese Matti Harju allo spagnolo Victor Iriarte, alla islandese Katrín Ólafsdóttir). Il cinema statunitense, poi, si conferma capace di una inesausta giovinezza di ricerca con i film di Zach Weintraub, Cory McAbee, Lee Isaac Chiung e Danielle Lessovitz. Un solo contributo – ma di rilevante valore – dall'Asia, con il cinese Zhou Yan. Infine il cinema italiano, che quest'anno è presente in Onde con l'esordio in apnea sull'amore di Alessandro Scippa, la persistenza degli antichi gesti di Carlo Michele Schirinzi e l'Omaggio a ZimmerFrei che racconta lo sguardo sui luoghi di questo collettivo artistico bolognese apprezzato nei festival di tutto il continente. FIGLI E AMANTI La nascita di una passione, il colpo di fulmine, la visione di un film che ha scatenato una vocazione, il debito che il cinema di oggi paga al cinema del passato e ai suoi maestri. A tutto questo è dedicata la sezione Figli e Amanti che, quest'anno, mette in coppia un regista e un attore che hanno lavorato insieme e che insieme commenteranno un film che li ha particolarmente uniti. Si inizia lunedì 26 novembre con Francesca Comencini e Filippo Scicchitano che propongono The Wild Bunch / Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah. Giuseppe Piccioni con Margherita Buy presentano Gloria di John Cassavetes. Pappi Corsicato e Alessandro Preziosi dialogheranno intorno al film del regista tedesco Max Ophuls, Lettera da una sconosciuta. Daniele Vicari e Michele Riondino discuteranno di Badlands / La rabbia giovane di Terrence Malick. Infine Marco Tullio Giordana e Pier Francesco Favino concludono con un film italiano, Il bell’Antonio di Mauro Bolognini. SPAZIO TORINO Il concorso presenta i migliori cortometraggi realizzati da cineasti nati o residenti in Piemonte, un’area geografica da sempre caratterizzata da un’intensa attività cinematografica. Nel 2011 è stato premiato Se davvero, prenderò il volo di Filippo Vallegra. TORINOFILMLAB i film Il TorinoFilmLab nasce nel 2008 dal desiderio di affiancare al Torino Film Festival un’officina dedicata ai filmmaker emergenti. In questi cinque anni di attività ha sostenuto 20 progetti di cui 13 sono già andati o stanno per entrare in produzione. I progetti sostenuti dal TorinoFilmLab, una volta completati, sono presentati in un’apposita sezione del Torino Film Festival, che quest’anno include i seguenti titoli: Djeca /Buon anno Sarajevo, Kebun Binatang / Postcards from the zoo, Leones / Lions, Nahrani me z Besedami / Feed me with your words, Wadjda, Yek Khanévadéh-E Mohtaram / A Respectable Family. JOSEPH LOSEY Andrea Forzano, Victor Hanbury, Joseph Walton: chi sono costoro? Tre registi che, tra il 1952 e il 1956, firmarono tre film. In realtà, tre registi falsi, inesistenti; tre nomi rubati da Joseph Losey (al figlio del padrone degli studi, a un produttore e alla bisnonna paterna) per firmare i propri film negli anni in cui, messo sotto inchiesta dalla Commissione per le attività antiamericane del senatore McCarthy, era stato bandito da Hollywood, dall’America e persino dal proprio lavoro. Esule in Inghilterra, senza un soldo, senza nome, Losey, che aveva lavorato con Brecht e iniziava ad affermarsi tra gli autori emergenti della Hollywood impegnata, riuscì a sopravvivere senza rinunciare al suo mestiere; e quando, a metà degli anni Cinquanta, riacquistò il proprio nome, firmò subito una serie di thriller di impressionante vigore: L’alibi dell’ultima ora, L’inchiesta dell’ispettore Morgan, Giungla di cemento. Come altri registi americani suoi contemporanei, Losey lavorava sui generi, amava il noir come specchio della società, usava la fantascienza per costruire favole profetiche (Hallucination) e il mélo per ritrarre rapporti senza speranza (Eva). E quando incontrò lo sceneggiatore ideale (Harold Pinter), realizzò tre capolavori del cinema moderno: Il servo, L’incidente e Messaggero d’amore. Negli anni Sessanta e Settanta veniva paragonato spesso ad Antonioni e a Bergman, per il malinconico disincanto e la lucidità con cui rappresentava il presente. Ma più che a loro, forse, andrebbe accostato a Orson Welles, per il girovagare inquieto, per i tanti (troppi) progetti non realizzati, per l’ossessione del tempo, dello spazio, degli specchi, dei doppi, che incombe sulle sue immagini e sulle sue storie. E l’ossessione dei nomi, nomi perduti o presi in prestito, come i suoi, o nomi disgraziatamente condivisi, come quello di Mr. Klein, uno dei suoi ultimi, giganteschi personaggi. Il Torino Film Festival ha presentato tutti i lungometraggi di Joseph Losey e alcuni dei film pubblicitari e dei documentari realizzati negli anni Quaranta e Cinquanta. Saranno presenti a Torino Patricia Mohan Losey, vedova dell’autore e sua collaboratrice durante la seconda parte della sua carriera (tra l’altro, è stata cosceneggiatrice di Les routes du Sud, Don Giovanni e Steaming), e Marek Losey, il nipote, a sua volta regista, del quale viene presentato il lungometraggio d’esordio, The Hide, del 2008. PREMIO CIPPUTI i film Concorrono al Premio Cipputi, 8 film presentati nelle sezioni TORINO 30, FESTA MOBILE e TFFdoc_italiana.doc. PREMI GRAN PREMIO TORINO 30° TORINO FILM FESTIVAL temi ricorrenti Claustrofobia. CHAINED di Jennifer Lynch, V/H/S di Radio Silence, David Bruckner, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Ti West, Adam Wingard, TOWER BLOCK di James Nunn, Ronnie Thompson, CHRISTMAS WITH THE DEAD di Terrill Lee Lankford, CITADEL di Ciaran Foy, K-11 di Jules Stewart, COMPLIANCE di Craig Zobel, SHOPPING TOUR di Mikhail Brashinsky, COME OUT AND PLAY di Makinov, THE HIDE di Marek Losey, 28 HOTEL ROOMS di Matt Ross. Coming of age. AM HIMMEL DER TAG / BREAKING HORIZON di Pola Beck, CALL GIRL di Mikael Marcimain, THE LIABILITY di Craig Viveiros, UNA NOCHE di Lucy Mulloy, SHELL di Scott Graham, GINGER & ROSA di Sally Potter, RUFUS STONE di Josh Appignagnesi, SILENT YOUTH di Demo Kemmesies, PUDE VER UN PUMA / COULD SEE A PUMA di Eduardo "Teddy" Williams, LEONES di Jasmin Lopez, WADJDA di Haifaa Al Mansour, TCHOUPITOULAS di Bill e Turner Ross, DEMAIN C LOIN di Jean Baptiste Saurel e Pierre-Emmanuel Urcun, COULEUR DE PEAU: MIEL / APPROVED FOR ADOPTION di Jung e Laurent Boileau, DE JUEVES A DOMINGO di Dominga Sotomayor, LE FILS DE L’AUTRE/ THE OTHER SON di Lorrain Lévy, CHAINED di Jennifer Lynch, ROBOT&FRANK di Jake Schreier, CITADEL di Ciaran Foy, JUEGO DE NIÑOS / COME OUT AND PLAY di Makinov, MOTHER di Vorakorn Ruetaivanichkul, NAHRANI ME Z BESEDAMI / FEED ME WITH YOUR WORDS di Martin Turk, KEBUN BINATANG / POSTCARDS FROM THE ZOO di Edwin, NADEA E SVETA di Maura Delpero. Corpi / Sessualità. 28 HOTEL ROOMS di Matt Ross, RUFUS STONE di Josh Appignagnesi, SILENT YOUTH di Demo Kemmesies, THANKS FOR SHARING di Stuart Blumberg, K-11 di Jules Stewart, THE INTERNATIONAL SIGN FOR CHOKING di Zach Weintraub, AM HIMMEL DER TAG / BREAKING HORIZON di Pola Beck, ARTHUR NEWMAN di Dante Ariola, CALL GIRL di Mikael Marcimain, I.D. di Kamal K.M, NOI NON SIAMO COME JAMES BOND di Mario Balsamo, SMETTERE DI FUMARE FUMANDO di Gipi, SU RE di Giovanni Columbu, TABUN MAHABUDA/THE FIRST AGGREGATE di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag, THE SESSIONS di Ben Lewin, V/H/S di Radio Silence, David Bruckner, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Ti West, Adam Wingard, L’UOMO DOPPIO di Cosimo Terlizzi. Dipendenze. SMETTERE DI FUMARE FUMANDO di Gipi, IMOGENE di Robert Pulcini, SMASHED di James Ponsoldt, THANKS FOR SHARING di Stuart Blumberg, MANIAC di Franck Khalfoun, STARLET di Sean Baker, TABU di Miguel Gomes. Incroci di culture. COULEUR DE PEAU: MIEL / APPROVED FOR ADOPTION di Jung e Laurent Boileau, DIMMI CHE DESTINO AVRÒ di Peter Marcias, LE FILS DE L’AUTRE/ THE OTHER SON di Lorrain Lévy, RUFUS STONE di Josh Appignagnesi, K-11 di Jules Stewart, SHOPPING TOUR di Mikhail Brashinsky, BAAD EL MAWKEAA / AFTER THE BATTLE di Yousry Nasrallah, DJECA / BUON ANNO SARAJEVO di Aida Begic, I DON’T SPEAK VERY GOOD, I DANCE BETTER di Maged El Mahedy, LA CHICA DEL SUR di José Luis Garcia, ZIMA, UHODI! / WINTER, GO AWAY! di AA.VV., ISQAT AL NIZAM - AI CONFINI DEL REGIME di Antonio Martino, THE PIXELATED REVOLUTION di Rabih Mroué. Lavoro. AZ DO MESTA AS / MADE IN ASH di Iveta Grófová, CALL GIRL di Mikael Marcimain, PRESENT TENSE di Belmin Söylemez, SHELL di Scott Graham, TABUN MAHABUDA/THE FIRST AGGREGATE di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag, TERRADOS di Demian Sabini, WADJDA di Haifaa Al Mansour, WRONG di Quentin Dupieux, I.D. di Kamal K.M, COMPLIANCE di Craig Zobel, LEVIATHAN di Lucien Castaing-Taylor, L’AMORE E LA FOLLIA di Giuseppe Casu, NADEA E SVETA di Maura Delpero. Letteratura. ANNA KARENINA di Joe Wright, BLANCANIEVES di Pablo Berger, COULEUR DE PEAU: MIEL / APPROVED FOR ADOPTION di Jung e Laurent Boileau, A LIAR’S AUTOBIOGRAPHY – THE UNTRUE STORY OF MONTY PYTHON’S GRAHAM CHAPMAN 3D di Bill Jones, Jeff Simpson & Ben Timlett, SU RE di Giovanni Columbu, 11.25 JIKETSU NO HI: MISHIMA YUKIO TO WAKAMONO-TACHI di Koji Wakamatsu, LEVIATHAN di Lucien Castaing-Taylor, Véréna Paravel, CHRISTMAS WITH THE DEAD di Terrill Lee Lankford, THE CAT THAT LIVED A MILLION TIMES di Kotani Tadasuke. Musica. GOOD VIBRATIONS di Lisa Barros D’Sa, COMO ESTRELLAS FUGACES di Anna di Francisca, Glenn Leyburn, LONDON THE MODERN BABYLON di Julien Temple, ETOILE DU JOUR / THE STAR OF THE DAY di Sophie Blondy, QUARTET di Dustin Hoffman, INVISIBLE di Victor Iriarte, THE LORDS OF SALEM di Rob Zombie, PARALLAX SOUNDS di Augusto Contento. Potere. CALL GIRL di Mikael Marcimain, THE LIABILITY di Craig Viveiros, BEOM-JOE-WA-EUIJEON- JAENG / NAMELESS GANGSTER: RULES OF THE TIME di Jong-Bin Yonn, COMPLIANCE di Craig Zobel, SHADOW DANCER di James Marsh, NO di Pablo Larrain, THE PERVERT’S GUIDE TO IDEOLOGY di Sophie Fiennes, ZIMA, UHODI! / WINTER, GO AWAY! di AA.VV., ISQAT AL NIZAM - AI CONFINI DEL REGIME di Antonio Martino, THE PIXELATED REVOLUTION di Rabih Mroué, BLANKETS FOR INDIANS di Ken Jacobs. Viaggio. ARTHUR NEWMAN di Dante Ariola, UNA NOCHE di Lucy Mulloy, NOI NON SIAMO COME JAMES BOND di Mario Balsamo, SUN DON’T SHINE di Amy Seimetz, JUEGO DE NIÑOS / COME OUT AND PLAY di Makinov, CRAZY & THIEF di Cory McAbee, LONDON THE MODERN BABYLON di Julien Temple, A ÚLTIMA VEZ QUE VI MACAU / THE LAST TIME I SAW MACAO di Joa~o Rui Guerra da Mata e Joa~o Pedro Rodrigues, DE JUEVES A DOMINGO di Dominga Sotomayor, NAHRANI ME Z BESEDAMI / FEED ME WITH YOUR WORDS di Martin Turk, TCHOUPITOULAS di Bill e Turner Ross, ANITA di Luca Magi, LEVIATHAN di Lucien Castaing-Taylor, SPEAK VERY GOOD, I DANCE BETTER di Maged El Mahedy, WHAT IS THIS FILM CALLED LOVE? di Mark Cousins, ANIJA / LA NAVE di Roland Sejko. COLOPHON ASSOCIAZIONE CINEMA GIOVANI 30° TORINO FILM FESTIVAL
Nato dal desiderio di affiancare al Torino Film Festival un’officina dedicata ai filmmaker emergenti, il TorinoFilmLab è un laboratorio internazionale che, attraverso attività di training, development e funding, sostiene giovani talenti di tutto il mondo impegnati nella realizzazione del loro primo o secondo lungometraggio. Creato nel 2008 grazie al sostegno della Città di Torino, della Regione Piemonte, e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il TFL è promosso dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Film Commission Torino Piemonte. Varie delle sue attività di Training sono sostenute dai programmi MEDIA e MEDIA Mundus dell’UE, e il Meeting Event è supportato da MEDIA Promotion. Dal 2008 il TorinoFilmLab ha premiato 20 progetti, di cui 13 sono già andati o stanno per entrare in produzione. Tra quelli già completati e premiati nei festival più prestigiosi del mondo ricordiamo: - Agua Fría de Mar di Paz Fábrega (Costa Rica), 120.000 Euro, Tiger Award al Festival di Rotterdam 2010 - Le Quattro Volte di Michelangelo Frammartino (Italia), 150.000 Euro, proiettato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2010 e vincitore del premio Europa Cinemas Label al Miglior Film Europeo; è stato venduto in oltre 40 Paesi - Postcards from the Zoo di Edwin (Indonesia), 180.000 Euro, selezionato in concorso ufficiale alla Berlinale 2012 - Children of Sarajevo di Aida Begic (Bosnia-Erzegovina), 100.000 Euro, Menzione Speciale della Giuria in Un Certain Regard a Cannes 2012. Nel corso del 30° Torino Film Festival si è tenuto il 5° TorinoFilmLab Meeting Event (25-27 novembre) e che ha coinvolto oltre 150 professionisti tra sceneggiatori/registi, produttori, sales agents, distributori e altri professionisti di tutto il mondo. Un incontro di tre giorni che è insieme una presentazione pubblica dei progetti sviluppati, un mercato di co-produzione internazionale e un’occasione per premiare i progetti migliori con fondi di produzione. Il Meeting Event è il momento conclusivo di vari corsi avanzati del TorinoFilmLab svoltisi durante tutto l’anno: Script&Pitch, dedicato allo sviluppo delle sceneggiature e rivolto a progetti alle fasi iniziali della loro stesura, FrameWork, incentrato sulle strategie di co-produzione e finanziamento e rivolto a progetti che hanno già un produttore, e il nuovo AdaptLab, incentrato sull’adattamento cinematografico di romanzi. Si concludono durante il Meeting Event anche il programma Writer’s Room, rivolto a produttori, story architect, game designer, scrittori, registi interessati a sviluppare "in squadra" un progetto transmedia – cioè ideato per essere fruito attraverso piattaforme multiple (cinema, televisione, videogiochi, internet, social network…) –, e quello dedicato all’elaborazione di strategie di audience engagement, Audience Design. 11 progetti in fase di sviluppo avanzato o di pre-produzione, e in cerca di co-produttori, si contenderanno vari Production Awards di valore tra i 50.000€ e 200.000€. I premi saranno assegnati da una giuria internazionale composta da Alberto Barbera (Italia), direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino e della Mostra del Cinema di Venezia, Aida Begic (Bosnia-Erzegovi a), regista e Alumna del TorinoFilmLab, Vânia Catani (Brasile), produttrice, Karel Och (Repubblica Ceca), Direttore Artistico del Karlovy Vary Film Festival, Aditya Assarat (Thailandia), regista e sceneggiatore. Saranno assegnati tra questi progetti anche un Audience Award e un PostProduction Award. Saranno presentati anche 8 progetti di adattamento tratti da libri di scrittori italiani e sviluppati da sceneggiatori europei durante i tre workshop della prima edizione del programma AdaptLab. Al Meeting Event saranno inoltre presentati il progetto di lungometraggio The Space Within di Umesh Kulkarni (India), invitato come Special Guest, e 2 progetti cross-media sviluppati all’interno di The Pixel Lab: Zeru, prodotto da Laurent Nègre (Francia/Svizzera) e Loud prodotto da Aneta Lesnikovska (Macedonia/Olanda). TORINO FILM FESTIVAL Ufficio Stampa Studio Sottocorno via Plinio, 33 20129 Milano tel. (+39) 02. 29.41.92.83 studio@sottocorno.it press@torinofilmfest.org |
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