LA PANTOFOLA SPAIATA, di Italo Calvino.
Un brano di letteratura in cui un fatto banale fa riflettere il protagonista sull'ordine che regna nell'universo.
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          In viaggio in un paese dell'Oriente, il signor Palomar ha comprato in un bazar una paio di pantofole. Tornato a casa, prova a calzarle: s'accorge che una pantofola è più larga dell'altra e gli cade dal piede. Ricorda il vecchio venditore seduto sui calcagni di una nicchia del bazar davanti a un mucchio di pantofole di tutte le dimensioni, alla rinfusa; lo vede mentre fruga nel mucchio per trovare una pantofola adatta al suo piede e gliela fa provare, poi si rimette a frugare e gli consegna la presunta compagna, che lui accetta senza provarla.
       "Forse adesso", pensa il signor Palomar, "un altro uomo sta camminando per quel paese con due pantofole spaiate". E vede una smilza ombra percorrere il deserto zoppicando, con una calzatura che gli sguscia dal piede a ogni passo, oppure troppo stretta, che gli imprigiona il piede contorto. "Forse anche lui in questo momento pensa a me, spera di incontrarmi per fare il cambio. Il rapporto che ci lega è più concreto e chiaro di gran parte delle relazioni che si stabiliscono tra esseri umani. Eppure non ci incontreremo mai".
Decide di continuare a portare queste pantofole spaiate per solidarietà col suo compagno di sventura ignoto, per tener viva questa complementarietà così rara, questo specchiarsi di passi zoppicanti da un continente all'altro.
       Indugia nel rappresentarsi quest'immagine, ma sa che non corrisponde al vero. Una valanga di pantofole cucite in serie viene periodicamente a rifornire il mucchio del vecchio mercante di quel bazar. Nel fondo del mucchio resteranno sempre due pantofole scompagnate, ma finché il vecchio mercante non esaurirà le sue scorte (e forse non le esaurirà mai, e morto lui la bottega con le sue merci passerà ai suoi eredi e agli eredi degli eredi), basterà cercare nel mucchio e si troverà sempre una pantofola da appaiare a un'altra pantofola. Solo con un acquirente distratto come lui può verificarsi un errore, ma possono passare secoli prima che le conseguenze di questo errore si ripercuotano su un altro frequentatore di quell'antico bazar. Ogni processo di disgregazione dell'ordine del mondo è
irreversibile, ma gli effetti vengono nascosti e ritardati dal pulviscolo dei grandi numeri che contiene possibilità praticamente illimitate di nuove simmetrie, combinazioni, appaiamenti.
       Ma se il suo errore non avesse fatto che cancellare un errore precedente? Se la sua distrazione fosse stata apportatrice non di disordine ma d'ordine? "Forse il mercante sapeva bene quel che faceva", pensa il signor Palomar, "dandomi quella pantofola spaiata ha messo riparo a una disparità che da secoli si nascondeva in quel mucchio di pantofole, tramando da generazioni in quel bazar".
       Il compagno ignoto forse, zoppicava in un'altra epoca; la simmetria dei loro passi si risponde non solo da un continente all'altro, ma a distanza di secoli. Non per questo il signor Palomar si sente meno solidale con lui. Continua a ciabattare faticosamente per dar sollievo alla sua ombra.
La pantofola spaiata
(da Palomar, di Italo Calvino)

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