L'ITALIANO TENDE A MODIFICARSI: INSEGUIAMOLO
di Claudio Marazzini

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L'uso medio porta nella lingua caratteristiche moderne, contrapposte a quelle più paludate usate dalle persone colte, senza differenze geografiche notevoli. Nasce così un neoitaliano.
Il linguista Francesco Sabatini, attuale presidente dell'Accademia della Crusca e dell'Asli, l'associazione che riunisce gli studiosi di lingua italiana in Italia e nel mondo, in un articolo molto noto tra gli specialisti, scritto anni fa, ha definito le caratteristiche di quello che ha chiamato con successo "l'italiano dell'uso medio", cioè un italiano moderno, informale, contrapposto a quello paludato tradizionale, un italiano usato anche dalle persone colte, non solo dagli ignoranti, e usato senza differenze geografiche notevoli, a Torino come a Roma o a Palermo.
In pratica, si tratta del neoitaliano, una lingua che si caratterizza per l'adozione di alcune forme un tempo condannate severamente dalla grammatica normativa e dalla scuola. In questo neoitaliano si ritrovano le seguenti caratteristiche:
1 - lui e lei sono usati come soggetti.
2 - gli è generalizzato anche nel valore di le e di loro.
3 - Si adoperano le forme 'sto e 'sta.
4 - Si adopera il tipo ridondante a me mi...
5 - Ricorrono costrutti preposizionali con il partitivo alla maniera francese: "aveva degli amici".
6 - Si usa il ci attualizzante: "c'hai".
7 - Ricorre la dislocazione a destra e a sinistra, con ripresa del pronome atono. Es.: "Il libro l'ho letto con attenzione".
8 - Ricorrono anacoluti tipici del parlato: "Giorgio, non gli ho detto nulla".
9 - Ricorre il che polivalente con valore finale, temporale, consecutivo: "l'inverno che non faceva freddo...".
10 - Ricorre cosa interrogativo al posto di "che cosa".
11 - Ricorre l'imperfetto al posto del congiuntivo e del condizionale nel periodo ipotetico dell'irrealtà: "se lo sapevo, non ci venivo".
Benché alcune di queste caratteristiche siano state respinte da altri studiosi come eccessivamente legate a un uso particolare e popolare della lingua (così il tipo n. 4), in linea di massima si ammette che sono tratti assai tipici dell'italiano parlato di oggi. Gli insegnanti che leggono queste righe non ne traggano però la conclusione che non si devono più correggere queste forme. Alzare bandiera bianca sarebbe un comportamento giusto? Non ricaviamo deduzioni indebite. Le correzioni possono essere apportate serenamente, se si tratta di lingua scritta, e anche se si tratta di indicare alternative proprie del parlato formale elegante che la scuola ha pur il compito di insegnare.
Il linguaggio scritto
La scuola, infatti, non è il semplice notaio dell'uso corrente, come può essere invece la televisione. Va da sé, tuttavia, che gli elementi sopra indicati vanno sicuramente imponendosi, e non di rado fanno capolino anche nel linguaggio scritto. Sarà facile sentire qualcuno che parla così in pubblico, ad esempio nella maggior parte delle trasmissioni televisive, dove l'"informalità" domina come stile indiscusso e totalitario, quasi che non esistesse assolutamente mai una qualunque alternativa al parlare "da amicone", unica forma ammessa per rivolgersi ai propri simili di fronte alla telecamera. Di recente, e in particolare in un articolo pubblicato negli Studi di lessicografia italiana del 2000 (vol. XVII, pagg. 279-319), il linguista Lorenzo Renzi, ben noto per la grande grammatica di consultazione ( Il Mulino), ha indicato nuovamente la serie aggiornata di quelle che gli paiono le Tendenze dell'italiano contemporaneo. Alcuni dei "cambiamenti in corso" indicati da Renzi non fanno che riproporre le categorie dell'italiano dell'uso medio di Francesco Sabatini, confermando l'analisi condotta dallo studioso. Alcune categorie e alcuni dei fenomeni individuati, però, risultano nuovi, e possono attirare la nostra attenzione. Eccone l'elenco:
1 - Ricorrono nel nuovo italiano le espressioni: "È che... non è che...".
2 - Il congiuntivo entra effettivamente in crisi in certe particolari situazioni. La crisi non si manifesta nella frase principale, dove forme quali "Che sia malato? Che sia andato via?" sono assolutamente solide. Anzi, si manifesta a volte la tendenza all'uso meridionale del congiuntivo passato al posto di quello presente: "Lo dicesse lui!" (Michele Santoro, 25.1.2000) per "Lo dica lui". La crisi del congiuntivo si manifesta invece nella subordinata, nei tipi come "Voglio che venite", con tono assai più colloquiale rispetto a "voglio che veniate".
3 - Il pronome lui si usa anche per l'inanimato, perché esso viene avvertito come troppo aulico, fuori registro. Es.: "La collezione di quadri fu esposta al museo. Vi si aggiunse un intero numero del giornale a lei [non ad essa] dedicato".
4 - Si affermano nuove forme di superlativo, in parte costruite con super- e iper-, mega- ecc., tipiche anche del linguaggio della pubblicità e di quello giovanile. Un'altra nuova forma di superlativo che va affermandosi è quella del participio passato: "sono stato delusissimo".
5 - "Da subito" assume il valore di "subito".
6 - "Buona giornata" si diffonde largamente al posto di "buon giorno".
7 - "Dai!" è diventato interiezione di meraviglia, e non più di incoraggiamento.
8 - "Non esiste!" ha assunto il significato di "è assurdo".
9 - Nella lingua colta non si usa più tradurre (come si è fatto per secoli) i nomi di battesimo stranieri davanti ai cognomi.
10 - Renzi ha anche individuato tra le innovazioni una piccola serie di anglicismi sintattici, pochi di numero, ma forse più significativi dei tanti prestiti lessicali a cui ci hanno abituato le revisioni periodiche dei vocabolari. Tra questi anglicismi ricorderemo: "giorno dopo giorno", verosimilmente costruito sull'inglese day after day; "grazie di non fumare", costruito su thank you for...
11 - Renzi attribuisce anche significato alla diffusione di forme come tossicodipendente, in cui il determinato precede il determinante, contrariamente alla struttura tradizionale dell'italiano, in cui nei composti c'è prima il determinante e poi il determinato: "spaccalegna". Erano già di questo tipo i latinismi come nullatenente e oviparo.
12 - Per questa stessa ragione, Renzi ritiene che la forma e-book o e-libro non sia adatta all'italiano e sia destinata a non diffondersi. Però di fatto la parola e-mail si è già diffusa, forse senza che il parlante si rendesse conto che si trattava di un composto.
Lo stesso Renzi, da linguista esperto, fa notare che il suo lavoro di ricognizione non va confuso con una proposta di tipo normativo, sia a favore sia contro alle innovazioni registrate. Se mi permettete una piccola giunta, ecco un altro caso, legato all'ultima frase che ho scritto, in cui si sta affermando una forma nuova nell'italiano attuale, una forma a cui però né Sabatini né Renzi hanno prestato attenzione: si tratta dell'uso correlativo di sia... che..., al posto del tradizionale "simmetrico" sia... sia... Ormai si trova sia... che... in articoli e libri scritti da gente autorevole, e non ci si fa caso, quasi come non si fa alcun caso al partitivo alla francese (mentre altri tratti dell'italiano "medio", da a me mi fino al c'ho..., in realtà, fanno ancora un po' impressione a molti italiani).

Questo articolo è stato preso dal sito:
vai al sitohttp://www.stpauls.it/letture03/0204let/0204le80.htm

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