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AREE PROTETTE REGIONALI  

 

 

 

Prima dell’istituzione dei parchi nazionali previsti dalla legge 394/91, la Campania era una delle regioni più arretrate per ciò che riguarda la tutela delle aree a forte valenza naturalistica. Per rendersi conto della gravità di questo deficit basta considerare che esisteva una sola area protetta posta sotto l’egida regionale, quella di Decimare nel territorio di Cava dei Tirreni, tra l’altro tenuta nel più completo abbandono.

All’epoca le sole aree protette situate nella Regione erano quelle gestite dal WWF.

La disattenzione dell’Ente Regione per queste problematiche trova conferma anche nella mancata redazione dei piani paesistici prescritti dalla legge 431/85, omissione protratta nel tempo al punto che si è dovuto registrare l’intervento sostitutivo del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.

Per completezza di esposizione vanno ricordate anche le aree sottoposte a tutela con i decreti ministeriali emanati in applicazione della legge Galasso: ben cinque in tutta la Regione.

L’emanazione della legge quadro sulle aree protette ha indubbiamente segnato una svolta definitiva e importante della politica di protezione del territorio e ha inevitabilmente prodotto effetti anche nella nostra Regione. L’applicazione diretta della normativa ha portato all’istituzione del parco nazionale del Vesuvio e del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

La Regione, con la legge 1.9.93 n. 33, emanata ai sensi dell’art. 22 della legge 394/91, ha istituito le seguenti aree protette regionali:

1)      Riserva naturale Foce Sele – Tanagro;

2)      Parco regionale dei monti Picentini;

3)      Riserva naturale lago Falciano;

4)      Parco regionale del Partenio;

5)      Parco regionale dei Campi Flegrei;

6)      Parco regionale del Taburno;

7)      Parco regionale di Roccamonfina – Foce del Garigliano;

8)      Parco regionale del Matese;

9)      Riserva naturale Foce Volturno – costa di Licola;

10)  Riserva naturale monti Eremita – Marzano.

Per la verità occorre precisare che la legge 33 prevede l’istituzione anche del parco regionale dei monti Lattari; per motivi a tutt’oggi sconosciuti, però, questa realizzazione non è avvenuta.

Con vari decreti, emanati il 26.7.95 per ciascuna delle aree, la Regione ha istituito ufficialmente le aree protette regionali, stabilendo il loro perimetro provvisorio e fissando le norme provvisorie di salvaguardia. Con altrettanti decreti emanati il 16.3.99 le aree protette sono state definitivamente istituite.

Per effetto di ciò è possibile ora affermare che una buona parte del territorio regionale è sottoposta alla tutela prevista dalla legge quadro sulle aree protette. Le associazioni venatorie, che hanno impugnato dinanzi al TAR i decreti del 1999, sostengono che si è andati ben oltre il limite del 30% del territorio. Tale affermazione è infondata.

Occorre piuttosto dire che si è sicuramente fatto un deciso passo in avanti e ciò deve costituire un vanto per le amministrazioni regionali di centro-sinistra. Infatti sia i decreti del ’95 che quelli del ’99 sono stati emanati da giunte formate dai partiti di quest’area. Senza questi strumenti operativi la legge 33 sarebbe rimasta sulla carta.

Non si può però tacere il fatto che a distanza di un anno dall’istituzione definitiva e di ben sette anni dalla legge istitutiva, le aree protette regionali non sono ancora operative. Anzi della normativa riguardante le aree protette sono in vigore solo le disposizioni inibitorie, mentre tutto ciò che concerne l’attività di tutela attiva e di valorizzazione delle risorse è fermo al palo. Tale stato di cose è determinato sostanzialmente dall’assenza degli organi di gestione individuati dalla legge 33, primo fra tutti il presidente. Tale omissione, che di fatto paralizza la vita delle aree protette e le costringe al rango di mere entità geografiche, deve essere imputata al Presidente della Giunta regionale, atteso che l’atto di nomina è di sua esclusiva competenza. Da qui discende la mancanza di tutti gli altri organismi, necessari per il coinvolgimento delle comunità locali nell’attività di gestione delle aree protette.Su questo versante il primo atto che il nuovo Presidente della Regione dovrà adottare dovrà per l’appunto essere la nomina dei presidenti degli Enti di gestione delle aree protette. L’esperienza insegna che la fase di avvio è la più difficile; le procedure per la composizione degli organismi gestori sono lunghe e laboriose. Ciò rende ancora più pressante la necessità che si proceda quanto prima all’insediamento del primo degli organismi gestionali, dal quale dipende l’istituzione degli altri.

La conferma dell’importanza di tale esigenza viene dall’esperienza quotidiana. La vita delle aree protette esistenti nel nostro paese è davvero difficile perché non sempre quel che viene teorizzato sulla loro utilità trova il consenso delle popolazioni locali, le quali invece assumono spesso atteggiamenti di forte avversione a tali istituzioni. Le vicende dei due parchi nazionali esistenti nella Regione sono a tale riguardo significative: sono partiti tra mille difficoltà e pochissimo consenso, ma non appena i ruoli istituzionali sono stati affidati a soggetti stabili, che partendo anche dalle questioni quotidiane, quali il reperimento della sede, hanno consentito all’Ente Parco di acquistare visibilità e di conquistare un ruolo tra i soggetti protagonisti della gestione del territorio, l’area di avversione al Parco ha cominciato a erodersi.

I parchi nazionali operano in un contesto particolare, caratterizzato dalla presenza del Ministero dell’Ambiente (il presidente del parco è di nomina ministeriale), e fruiscono anche dei vantaggi che indubbiamente tale rapporto crea. Le aree protette regionali invece fanno al momento la figura della Cenerentola della situazione. Si può addirittura affermare che nessuno si è accorto della loro istituzione, salvo i pochi addetti ai lavori. Le misure di salvaguardia vengono ignorate a causa della mancanza dei soggetti preposti al loro rispetto.

La Regione dovrà accompagnare la nascita delle aree protette regionali con un’armonica politica di sostegno economico, al fine di favorire l’attuazione pratica dei primi provvedimenti. E’ necessario che l’avvio dell’attività nelle aree protette avvenga nel modo migliore possibile: solo così si potrà conquistare la fiducia delle popolazioni locali e far sì che queste vedano nel Parco un loro alleato, un soggetto con il quale creare un rapporto di collaborazione.Sotto tale profilo appare chiaro che solo fornendo agli Enti parco le necessarie risorse di mezzi e di uomini sarà possibile facilitare l’avvio delle attività.

(gruppo aree protette)

 

 

 

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