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I GRUPPI DI LAVORO
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L'EMERGENZA RIFIUTI IN CAMPANIA.
DAI MEGA-INCENERITORI ALLA
DIFFERENZIAZIONE DEGLI SMALTIMENTI. PROPOSTE PER IL GOVERNO E IL
SUPERAMENTO DELL'EMERGENZA 1.
UN INCENERITORE PER TUTTI I RIFIUTI (O PER OGNI LUOGO) Si
aggira ancora per la Provincia di Salerno lo spettro del termodistruttore:
la macchina mostruosa voluta da Rastrelli, destinata a divorare l'intera
produzione di rifiuti solidi delle quattro Province di Salerno, Benevento,
Avellino e Caserta. E'
compresa e condivisa dai Democratici di Sinistra l'inquietudine che
l'imminente realizzazione del termodistruttore genera nelle popolazioni
dell'area più direttamente interessata. Il
pensiero debole della politica locale non riesce ad allontanare, malgrado
le solidarietà e gli impegni cento volte espressi, lo spettro; semmai a
farlo rotolare da un luogo all'altro: dalla zona industriale di
Battipaglia all'area protetta del Sele di Persano o alle golene del
Tanagro a Buccino. Spostare
da un luogo all'altro della Provincia il mostro non è la risposta giusta. Quel
termodistruttore a Battipaglia è un'offesa grave a un territorio che ha
un bisogno disperato di recuperare una qualità della vita fino a oggi
negata ai suoi abitanti. Il suo trasferimento (o il trasferimento di una
fase di processo - la produzione di CDR) sulle rive di un fiume protetto
è l'esatto contrario di ciò che la legge e il buon senso chiedono per il
contenimento dell'impatto ambientale. I
Democratici di Sinistra si affiancano perciò alle popolazioni di Serre di
Campagna, degli Alburni, di Buccino che protestano contro l'ipotesi di
insediare il termodistruttore nell'area di Persano o sulle rive del
Tanagro. I
Democratici di Sinistra ritengono necessaria e ormai indifferibile una
radicale revisione del sistema di smaltimento di RSU configurato nella
proposta FISIA-ITALIMPIANTI. L'inceneritore
previsto da Rastrelli a Battipaglia è dimensionato per il trattamento di
2.600 T/g di rifiuti, cioè per l'intera produzione delle quattro Province
di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta. L'emergenza
rifiuti nella regione Campania è dovuta al fatto che ora il 100% dei
rifiuti va in discarica. Non vi sarebbe emergenza se, come avviene in
altre Regioni, le discariche controllate ricevessero il 50 o il 60% della
produzione e il 20% almeno alimentasse la raccolta differenziata e il
riciclaggio. Abbiamo
quindi al più bisogno di bruciare il residuo 20 o 30%, il che significa,
per la Provincia di Salerno, costruire un impianto di portata complessiva
non superiore a 200 T/g. che, per parlare anche dell'economia di scala
della gestione, resta comunque di dimensioni nettamente superiori alla
dimensione media di tutti gli impianti attivi in Italia. E'
ancora possibile invertire la rotta, per risolvere il problema dei rifiuti
senza penalizzare eccessivamente l'ambiente e le popolazioni. E' ancora
possibile superare l'emergenza e la pratica del commissariamento. I
Democratici di Sinistra ritengono che tra i primi obiettivi del nuovo
governo regionale vada iscritta la revisione del piano di smaltimento di
RSU, con la previsione di centrali di trasformazione di minore dimensione
e di minore impatto sull'ambiente delle aree interessate, all'interno di
un sistema di smaltimento articolato che privilegi la raccolta
differenziata e il riciclaggio dei rifiuti. 2. EMERGENZA
SENZA FINE La
legislatura regionale che ora si conclude è stata attraversata per intero
dall'emergenza rifiuti, che è solo una delle numerose e gravi emergenze
che investono la Regione Campania. Praticamente
durante l'intera legislatura si è fatto ricorso a poteri commissariali,
ai quali è stato affidato il compito di rimuovere le condizioni
dell'emergenza. Poteri che di anno in anno sono stati prorogati, per
ultimo fino al dicembre 2000. Dopo
circa quattro anni di commissariamento la situazione attuale presenta
esattamente le stesse condizioni di gravità dell'emergenza originaria,
riassunte nei seguenti punti: a)
indisponibilità di nuove aree di stoccaggio dei rifiuti e prossimo
esaurimento di quelle già individuate; b)
inesistenza di impianti di trattamento di qualsiasi tipo (incenerimento,
CDR, compostaggio); c)
Inconsistenza della raccolta differenziata e del riuso della materia prima
seconda, in primo luogo per la mancanza dei recettori finali (l'industria
di trasformazione) delle frazioni separate, ma anche per il mancato avvio
di forme efficaci di separazione "a monte" o "a valle"
dei rifiuti solidi urbani. Il
bilancio dell'azione commissariale, a quattro anni dal suo avvio, è
dunque nettamente negativo, anche se, data la complessità delle scelte
tecnologiche e ubicazionali relative allo smaltimento dei rifiuti e la
consistenza degli impatti ambientali e sociali derivanti, sembrano ancora
lontane le condizioni per il ritorno delle competenze ai poteri normali. Nella
definizione dei sistemi di smaltimento l'azione commissariale è andata
ben al di là del mero fronteggiamento dell'emergenza. Il piano di
emergenza è diventato piano di smaltimento tout-court, sistema
onnicomprensivo e onnivoro di eliminazione dell'intera massa di rifiuti
prodotti nella regione, attraverso incenerimento a recupero energetico. Ciò
ha portato di fatto ad allontanare, piuttosto che ad avvicinare, le
condizioni per il ritorno alla normalità e per il superamento
dell'emergenza. La
soluzione - due immensi termodistruttori per l'intera produzione di
rifiuti della Campania - semina inquietudini, raccoglie contestazioni,
genera perplessità nello stesso mondo scientifico. E' talmente difficile
superare l'impatto sociale di ogni possibile localizzazione dell'impianto,
che la scelta del sito - caso unico in Italia nella realizzazione di opere
pubbliche - viene affidata alle ditte concorrenti. La
gara è stata espletata già 14 mesi fa. Tra ricorsi al TAR, valutazioni
di impatto ambientale e manifestazioni di piazza, la realizzazione del
progetto è ancora lontana; e intanto le discariche si avviano ad essere
colme. La procedura fino ad oggi seguita si rivela come un inestricabile
"pasticcio". Si è già stabilito (Commissione VIA) che
l'impianto non potrà essere localizzato esattamente come previsto
nell'offerta dell'impresa. Si è già delegato il Commissario di Governo a
rilocalizzare l'impianto (e quindi a stravolgere le condizioni del bando
di gara). Resta da dichiarare la necessità di una radicale revisione del
progetto e della procedura prescelti. E' necessario e urgente ripartire
con nuovi progetti e una nuova procedura di attuazione. 3. CONDIZIONI
PER IL SUPERAMENTO DELL'EMERGENZA Innanzitutto
le idee chiare: per superare l'emergenza e il ricorso a proroghe
indefinite dei poteri commissariali bisogna uscire dal vicolo cieco
dell'ostinazione a cercare un'attuazione improbabile di un progetto
irrazionale. Bisogna
rinunciare all'idea che lo spostamento di un impianto o di una fase di
processo da un'area ad un'altra sia una soluzione del problema. E'
necessario invece rendere la raccolta differenziata immediatamente
operativa, impegnando rapidamente le risorse finanziarie che a tale scopo
sono state messe a disposizione del Commissario di governo in epoche
successive. Occorre
infine riconsiderare l'ipotesi della termodistruzione come momento
significativo ma secondario all'interno di una strategia articolata di
smaltimento e riuso dei rifiuti, finalizzato essenzialmente
all'assorbimento di picchi emergenziali della produzione di rifiuto. E
infine per il ritorno alla normalità dei poteri è necessario un
intervento di ingegneria istituzionale. La legge regionale che disciplina
lo smaltimento dei rifiuti, la n. 10 del 1993, precede di ben quattro anni
il decreto legislativo "Ronchi" e viaggia su direzioni del tutto
diverse. La costituzione di ben 18 consorzi di bacino sul territorio
regionale è oggi incompatibile con i livelli di organizzazione
territoriale previsti dal D. Lg.vo e in parte dallo stesso piano di
smaltimento, identificati nell'ambito provinciale. Questi consorzi di
bacino sono destinati ad essere, come di fatto sono nella maggior parte
dei casi, strutture di modesta efficacia. (gruppo rifiuti) |