Giovanotto, a Cuneo lo ricordano già smanioso di fare
strada. Frequenta il Country club, allora luogo dincontro
della Cuneo bene. È un po playboy, un po
gigolò. Ma il nomignolo che gli sibilano alle spalle,
quando passa sotto i portici di corso Nizza, è «Tribüla»:
si dice di uno che fa fatica, che si arrabatta. Ma il «Tribüla»
ha fretta di arrivare. Diventa lassistente, il factotum,
il faccendiere di un finanziere locale, Attilio Dutto,
che tra laltro aveva rilevato la Paramatti vernici (ex azienda
di Michele Sindona). Ma alle 8 di un mattino fine anni
Settanta, Dutto salta in aria insieme alla sua auto: gran finale
libanese per un piccolo uomo daffari cuneese. La verità
su quel botto del 1979 non si è mai saputa; in compenso
sono fiorite leggende di provincia, secondo cui a far saltare
in aria il finanziere era stato il clan dei Marsigliesi... Di
certo cè solo che il «Tribüla»,
dopo quel botto, sparisce da Cuneo. Ricompare a Milano. Casa in
piazza Tricolore, molta ricchezza esibita, cattivo gusto profuso
a piene mani. Occupazione incerta. Frequenta agenti di cambio
e remisiers, bazzica la Borsa, si dà arie da finanziere.
Riesce a convincere il conte Achille Caproni (erede della
famiglia che aveva fondato la Caproni Aeroplani) a rilevare la
Paramatti. Diventa consulente della Cgi, Compagnia generale industriale,
la holding dei conti Caproni. Risultati disastrosi: la Paramatti
naufraga nel crac; la Cgi viene spolpata, il pacchetto azionario
venduto allEfim (cioè allo Stato), le società
del gruppo subiscono fallimenti a catena, gli operai sono messi
in cassa integrazione, banche e creditori sono lasciati con un
buco di 14 miliardi. Per un certo periodo, però, Briatore
si presenta in pubblico come discografico, gira per feste e salotti
con Iva Zanicchi al seguito. Il «Tribüla»
continua faticosamente a inseguire il grande colpo, a sognare
il grande affare. Intanto però trova una compagnia da Amici
miei con cui tira scherzi birboni ai polli di turno. Cè
un finto marchese, Cesare Azzaro, che si ritiene il miglior
giocatore di carte del mondo. Cè un conte vero, Achille
Caproni di Taliedo, rampollo della famiglia che ha fatto volare
gli aerei italiani. Cè un avvocato dal nome altisonante.
Adelio Ponce de Leon. E uomini dello spettacolo e della
tv, Pupo (al secolo Enzo Ghinazzi), Loredana Berté,
Emilio Fede, al tempo - erano i primi anni Ottanta - al vertice
della sua carriera in Rai, vicedirettore del Tg1 e conduttore
del programma Test. Lambiente è una sorta di laboratorio
dell«edonismo reaganiano»: soldi, affari, gioco,
belle donne. Luoghi dincontro, case e bische clandestine
a Milano e Bergamo, le ville del conte Caproni a Vizzola Ticino
e a Venegono, hotel e casinò in Jugoslavia e in Kenya.