Italianzi v Russia

Firma il libro degli ospiti

[HOME]

Considerazioni di un italiano nostalgico

   Tutto iniziò nel febbraio del '96 quando arrivai a Mosca per motivi di studio. Rimasi un mese alla Lomonosov, l'università statale di Mosca, ed era quella la mia prima visita in un Paese dell'est. All'epoca, prima di partire, nella mia testa c'erano le immagini di un recente tentato colpo di stato a Mosca e naturalmente tutti quei miti sulla Russia precedenti la caduta del muro di Berlino.
    A Mosca trovai uno spettacolo imprevisto. La grande potenza imperialista era una nazione in forte crisi economica. Gli enormi edifici pubblici testimoniavano un tempo di lontano splendore, ma ora avevano un aspetto cupo. Chissà da quanto tempo non si eseguivano opere di manutenzione. La gente che incontravo era pacifica, cordiale, colta e con  problemi economici. Quale guerra avrebbe mai potuto combattere la gente che ho visto? Possibile che in occidente abbiamo avuto paura di loro? Chi c'era dietro quell'esercito che presidiava l'Europa dell'Est ed occupava l'Afganistan?
    La patina del passato visibile sugli edifici si scorgeva anche nell'abbigliamento. Gli abiti erano austeri e con colori non così vivi come siamo abituati da noi. Gli occhiali erano fatti con pesanti montature. Per le strade circolavano auto che dai noi avrebbero ricevuto sguardi di scherno. Quasi sembrava che decine di anni fa ad un certo punto il tempo avesse smesso di scorrere. Anche le visioni della miseria qui erano diverse e se possibile più desolanti. Certo i poveri non mancano da noi  e nemmeno alle porte del Vaticano, ma tra la neve ed il ghiaccio hanno un aspetto che difficilmente si dimentica.
     Non sono mai riuscito a spiegarmi come si potesse vivere a Mosca con quei prezzi così alti e gli stipendi in proporzione inversa. Pochi, per lo meno invisibili agli occhi di uno straniero, i negozi per gente normale, mentre tantissimi quelli per facoltosi. Lo stesso vale per gli alberghi. Se ne cerchi qualcuno con degli standard occidentali accettabili si deve essere pronti a pagarlo come se fosse di lusso. Il target è esclusivamente lo straniero benestante. Tutto è tarato per la sua carta di credito ed i suoi gusti meglio se perversi perché rendono di più.
    Che cosa fosse successo nella capitale dell'impero sovietico non riesco ad immaginarlo e stento a credere che ci fosse mai stato un impero. I media offrono tante analisi con i soliti protagonisti più o meno noti, ma della gente che ho incontrato io non c'è traccia nelle loro elucubrazioni. Che ruolo ha svolto durante la dissoluzione del sistema? Ne ha svolto uno? Già, forse non appare perché non ne ha svolto nessuno e si è ritrovata catapultata in una nuova situazione determinata, come tutte le altre in passato, da lotte di potere al vertice.
    Sta di fatto che qui, in un brevissimo intervallo di tempo, è stato necessario inventarsi un lavoro, uno stile di vita, e addirittura cambiare morale pur di sopravvivere. Gli anziani e i pensionati sono stati le prime vittime sacrificali del nuovo sistema. I giovani non se la sono cavata a poco prezzo. In linea con le mode occidentali impartite dai soliti media spregiudicati, hanno imparato che il proprio valore e dignità coincide con quello che si possiede. Tanti hanno così trovato nella criminalità e nella prostituzione delle fonti insperate di facile guadagno. Si sono formate rapidamente delle cosche mafiose che nulla hanno da invidiare a quelle del grasso occidente e alle quali contendono il mercato del crimine su ogni prodotto.
    La Mosca che ho conosciuto nel '96 e che ho rivisto ai primi del '97 era un gigantesco cantiere a cielo aperto 24 ore al giorno. Si aveva fretta di cancellare le tracce di un passato di cui si temeva la risurrezione. Molti i nuovi edifici. Tante le chiese ricostruite. Per far loro posto non si esitava a smantellare le costruzioni esistenti, case o piscine pubbliche o semplici strade. La storia si ripete visto che a sua volta il regime sovietico per lo stesso motivo aveva costruito proprio su quelle chiese. I monumenti simbolo del comunismo avevano subito la stessa sorte ed erano stati rimossi ed ammassati lontano dal centro in posti che i giovani mi invitavano a non visitare.
    Di recente qualche statua è ritornata al suo posto. I nuovi governanti hanno commesso tanti errori e non sono riusciti a tener lontano gli ectoplasmi del passato. E' evidente che la democrazia del presente appare canzonatoria rispetto alla tirannide che ti garantisce la sopravvivenza. Sono tantissimi i delusi di questa variante russa della democrazia che rimpiangono l'antico regime dopo aver brindato alla sua fine. D'altra parte quale credibilità riuscirà mai ad avere un governo cosiddetto democratico che non riesce a pagare gli stipendi perché non è in grado di far pagare le tasse a chi ha i soldi?
    Voglio riferire una mia sensazione. Le disparità sociali tra i ricchi ed i poveri fa serpeggiare un senso di normale risentimento verso la ricchezza altrui di tipo diverso da quello occidentale. Qui noi non vorremmo l'impoverimento del nostro fortunato ricco vicino ma piuttosto anche la nostra ricchezza. Desiderio onesto ma ingenuo  perché alla ricchezza di uno deve necessariamente contrapporsi la povertà di altri (è semplice termodinamica prima ancora che economia). Lì invece si è poco interessati alla propria ricchezza ma quanto invece a poter vedere in miseria l'altro che si è arricchito ingiustamente. In pratica il desiderio di livellamento non è verso l'alto ma verso il basso. Questa sensazione mi è stata confermata diverse volte, forse non tante da poterne fare statistica, ma è pur sempre una sensazione troppo forte per trascurarla.
    Mi è stata raccontata una storiella. Due contadini russi meritevoli di una ricompensa al cospetto del padrone per esprimere un desiderio da realizzare si pronunciarono così: il primo volle una vacca per averne latte tutti i giorni, il secondo chiese che gli venisse uccisa la vacca al collega. Una storiellina simile esiste nella mia terra: il primo contadino desiderava il doppio di quello che avrebbe scelto l'altro; il secondo, roso dall'invidia, chiese di farsi togliere un occhio!
    Forse la mia è qualcosa di più di una semplice sensazione e può trovare una collocazione coerente nella storia di questa nazione. La secolare dominazione degli zar prima e soprattutto il regime comunista dopo, hanno inculcato l'idea della ricchezza come fatto anomalo, sconveniente e addirittura illegale. Mentre da noi la ricchezza è visto come segno di capacità e successo, e in alcune varianti del cristianesimo protestante come segno del favore divino, qui è vista con distacco e sospetto. Come sarà mai possibile far attecchire il capitalismo in una società che in fondo si vergogna del denaro?
    Ecco perché i primi ad avvantaggiarsi delle nuove regole furono quelli senza scrupoli. Costoro, i nuovi russi, trovarono un terreno fertilissimo da cui riuscirono a tirar fuori rapidamente delle fortune. Ora si circondano di guardie del corpo, vestono made in Italy, e viaggiano in auto di grossa cilindrata.
    "I russi sono gente naiva. E' fondamentalmente buona, semplice e non cinica. Non è tagliata per gli affari" mi diceva un amico ucraino conoscitore dell'animo russo. Come si fa a non dargli ragione alla luce dei fallimentari risultati economici ottenuti a dispetto degli ingenti aiuti internazionali? Quale risultato hanno ottenuto questo tipo di aiuto se non quello di minare la libertà del popolo russo?
    Il problema non sta nel portafoglio ma nella testa. Azzardo un parallelo con la situazione politica della mia regione. Un italiano di Calabria non è stato mai abituato a far dipendere la propria vita dalle conseguenze dirette delle proprie azioni politiche o economiche. C'è sempre stato qualcuno che ha deciso per lui nel corso dei secoli. I compiti che gli venivano assegnati erano semplici, modesti, ripetitivi ma gli garantivano una vita sicura (guerre a parte di cui comunque gli erano sconosciute le ragioni) e senza preoccupazioni per quel prolungamento del presente che chiamavano futuro per farglielo sembrare diverso. E' nato, vissuto e alla fine sepolto in una terra che era di qualcun altro e su cui lui non aveva nessun diritto. Nei secoli si è trovato suo malgrado in rivolte e rivoluzioni, a talune ha anche partecipato attivamente, ma puntualmente i padroni di prima si rifacevano il trucco, cambiavano bandiera, e ritornavano più forti ad impartire ordini e a decidere il suo destino. Dopo secoli il nostro uomo si è rassegnato e ha tentato di convivere col potere cercando di non farsi male e di ottenerne qualche vantaggio. E' nato così il mito del posto sicuro e del clientelismo spinto fin nelle cose più elementari. Quali investimenti potrebbero sradicare una simile inerzia mentale oramai assorbita nel DNA e tramandata geneticamente? Chiamatela mentalità mafiosa ed insultatela quanto volete, spiegate al nostro uomo fino alla nausea che questo suo atteggiamento gli si ritorce contro, ma non vi ascolterà perché non si fida. Ancora si sente un ospite senza diritto sulla terra su cui cammina ed aspetta con fatalismo l'accadere degli eventi.
    Possiamo a questo punto chiederci quale classe politica potrà mai portare al governo un simile popolo. Basta leggere i quotidiani per saperlo e sghignazzare alla fine. Nessuna meraviglia dunque se in Calabria fondi destinati allo sviluppo rimangono inutilizzati e rispediti al mittente. Quale cervello calabrese potrebbe mai concepire un piano di investimento diverso da quello di mettere i soldi in banca per vivere di rendita? o al massimo investirli in case e terreni? E se diventa difficile spendere i soldi degli altri figuriamoci i propri! Se dunque è stato difficile installare il capitalismo nella minuscola Calabria in un contesto europeo e capitalistico mi chiedo come sarà mai possibile tentare di installarlo in Russia dove ogni attività è stata da sempre centralizzata, sorvegliata e nello stesso tempo scoraggiata e punita ogni forma d'iniziativa privata?
    Non so se la situazione è senza speranza in Russia, nel sud Italia e dovunque nel mondo altri ti impongono repentinamente di assumere uno stile di vita che non ti appartiene. La termodinamica ci condanna, però, ad un futuro incerto ed estremamente pericoloso per tutti. Gli eventi degli ultimi anni ci hanno insegnato che su questo pianeta non esistono confini nazionali entro cui possa essere risolta una crisi senza provocare degli scossoni all'intero pianeta. In questa situazione, l'augurare al glorioso popolo russo di riuscire finalmente a trovare un equilibrio ed un governo che lo rappresenti senza farlo soffrire, non deriverebbe da un sentimento altruistico ma invece da uno profondamente egoistico.

novembre 1998