In varie parti della penisola i sarti si sono riuniti in corporazioni, ma non se ne ha notizia prima della seconda metà del XIV secolo: a Milano sono stati conservati gli statuti dell'associazione (PARATICO), confermati da Gian Galeazzo nel 1492.
L'associazione era retta da 12 scolari, detti rettori, eletti a vita. Il numero degli scolari era scelto in relazione alle 6 porte della città, ad ognuna delle quali venivano assegnati 2 rettori, ad eccezione di Porta Romana con 3 e Porta Nuova con uno.
Le funzioni di sovrintendenza erano affidate ad un abate, eletto dapprima annualmente il giorno della Candelora e, dopo il 1615, ogni due anni, insieme ad un canevario, cui spettava il compito di amministrare i beni.
L'associazione veniva completata con l'elezione di un priore e di un procuratore, nominati ogni tre anni.
Non era comunque sufficiente dichiarare la propria capacità ad esercitare il mestiere per poter far parte della corporazione, ma era necessario sostenere un esame davanti all'abate e a due maestri. Superato l'esame, il nuovo sarto aveva l'obbligo di prestare giuramento e di pagare una tassa per l'iscrizione. Una volta diventato maestro, non gli era consentito di aprire bottega prima di due anni.
Come ogni corporazione a carattere religioso, anche quella dei sarti aveva l'obbligo di andare in processione nei giorni di festa.

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