A Roma la confraternita dei sarti nacque nel 1575, seguita dall'Università dei sartori, che potevano fregiarsi di uno stemma estremamente semplice: un paio di forbici aperte, incorniciate da uno scudetto triangolare col vertice a tre punte.
Il lavoro dei sarti era molto apprezzato e godevano di particolare ammirazione quelli che, grazie all'abilità e all'esperienza, riuscivano a prendere le misure soltanto con lo sguardo.
Benché fosse una professione ben pagata, un documento del 1865 parla di una mancia di 50 baiocchi al sartore dei Palazzi Apostolici.
Tralasciando il gesso sapone sul tavolo della bottega ed il ferro da stiro scaldato sulla stufa di ghisa, per venire ai giorni nostri, bisogna dire che la figura del sarto tradizionale è tramontata, cedendo il passo a quella del designer, o creatore di mode.
Oggi il sarto deve ricercare nuovi spazi, alla luce di una nuova concezione che vede il cliente essere considerato un patrimonio stabile della sartoria, al quale bisogna essere sempre vicini, fornendo nuovi servizi (riparazioni, tecniche di trattamento, etc.) in tempi rapidi, possibilmente in giornata.

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