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La ferrata di Tenda è una di quelle occasioni per passare una piacevole giornata sulle Alpi Marittime. Tenda è in territorio francese, ma in verità è passata alla Francia solo dopo il 1947. Non c'è quindi alcuna difficoltà, in quanto tutti capiscono l'italiano e le lire sono accettate come moneta di scambio tanto quanto i franchi.

La Val Roia ha un fascino particolare. E' un territorio abitato fin dalla più remota antichità come testimoniano le grandiose incisioni rupestri del Monte Bego. Importanti reperti e vestigia di queste antiche e misteriose popolazioni liguri sono molto ben conservate ed esposte nel Museo etnografico di Tenda. Da San Dalmazzo di Tenda si dirama la Valle delle Meraviglie, un territorio punteggiato di splendidi laghi che fu la culla o il luogo sacro di questi popoli primitivi dediti alla caccia, all'allevamento e alle prime rudimentali coltivazioni sui terrazzamenti in pietra. La Valle Roia è anche stata nei secoli terra di confine e di passaggio. Non è quindi difficile scorgere le testimonianze del passato tra l'architettura di paesi arroccati sulla montagna come Saorge, o indovinare che questa valle fu teatro di guerre e invasioni camminando tra fortificazioni militari sparse un po' dappertutto. Non potendo competere col comprensiorio sciistico di Limone o con il richiamo turistico della Costa Azzurra, a Tenda hanno puntato su un turismo un po' alternativo a quello solito. Non si è investito per costruire strutture in grado di accogliere e divertire masse di persone, ma valorizzando le proprie peculiari caratteristiche storiche e ambientali. Di questa cura ve ne accorgerete girando per le viuzze del paese, ammirando la bellissima chiesa. O scoprendo alla Maison della Montagne che arrampicata, mountain-bike, escursionismo, parapendio, ecc. non sono sport praticati solo dagli specialisti del luogo, ma attività organizzate e promozionate tanto da renderle accessibili ad ogni tasca e ad ogni età.

La ferrata è uno di questi investimenti. Sulla cresta calcarea che sovrasta il paese a Ovest, già dal paese vedrete un'insolita quanto spettacolare passerella che unisce due pinnacoli divisi da un profondo intaglio. Qui la ferrata non arriva in punta a montagne famose, come in Dolomiti. Ma semplicemente permette anche a chi ha poca confidenza con il vuoto di provare per un giorno emozioni indimenticabili, di accarezzare uno di quei sogni ad occhi aperti vissuti ammirando l'arditezza e la verticalità di certe pareti di roccia. Dal paese occorre reperire a circa metà dell'abitato una stretta stradina in notevole pendenza. Nei pressi del cimitero si abbandona la macchina. Una curiosa, alta ed esigua stele di mattoni è ciò che resta della Torre dell'Orologio. Qui sorgeva un poderoso complesso di fortificazioni che dominava il paese, minato e distrutto nei secoli passati. Lasciate il vostro obolo di 6000 lire o 20 franchi alla ragazza nel gabbiotto di legno all'inizio del sentirero, che affitta anche dell'attrezzatura se avete bisogno (in bassa stagione rivolgersi alla Maison della Montagne). Da qui, con un quarto d'ora di cammino, si accede alla base della ferrata costruita dalle guide alpine della valle. Occorre essere equipaggiati obbligatoriamente con un imbrago e due longe di sicurezza. La longe è uno spezzone di corda di un paio di metri, legata da un capo in vita sull'imbrago e dall'altro ad un robusto moschettone. Ogni ferrata che si rispetti ha infatti una robusta corda d'acciaio, fissata ogni 5-6 metri alla roccia, che segue tutto il percorso. Moschettonando questa corda avremo sempre la sicurezza di restare vincolati alla parete anche in caso di caduta. Il problema grosso è che anche un volo di soli 5 metri, se non è arrestato gradualmente, produce una notevolissima energia che metterà a dura prova le resistenze di moschettone, corda, imbrago e non ultimo del nostro corpo. La corda della longe non è sufficiente per diminuire con l'allungamento uno choc, nè tantomento si può dissipare l'energia del volo con la frizione che la corda fà normalmente in uno dei freni adottati nelle progressioni in cordata. Per ovviare a questo sulla longe si può inserire un dissipatore, che non è nient'altro che una piastrina attraverso cui viene fatta passare la corda. Se la corda viene sollecitata, questa piastrina crea una frizione attraverso cui passa un piccolo lasco di corda, di modo che l'arresto sia più dinamico e meno violento. Se poi volete il massimo della sicurezza, non resta che farvi accompagnare come nella normale progressione in cordata da una persona esperta. Il piacere della giornata potrebbe infatti esaurirsi nei tentativi di dipanare grumi di corda o di trovare le giuste misure e la corretta esecuzione del sistema longe-imbrago.

La ferrata inizia abbastanza facilmente su delle placche appoggiate che portano in cresta nei pressi di una minuscola cappella. Una modesta discesa verso destra ci inoltra brutalmente a contatto del vuoto di una parete strapiombante. Tenendo saldamente tra le mani le maniglie d'acciaio infisse nella roccia con pochi metri di traverso arriviamo sull'aerea passerella che vedevamo dal paese. L'attraversamento è certo meno problematico di un ponte di corde tibetano, ma non meno emozionante... Provocando un paio di sobbalzi a metà metterete a dura prova il sangue freddo dei vostri compagni! Il percorso in cresta continua ancora facilmente per sentiero finchè un cartello preannuncia che alla vostra sinistra c'è una variante "aerienne". La via in cresta è molto panoramica e abbastanza facile, ma se fin'ora non vi siete ancora spaventati o divertiti abbastanza seguite senz'altro quest'indicazione. Ci si inoltra allora su delle cenge a mezza costa che portano ad una grande caverna, che i panelli d'indicazione indicano come un luogo usato da rifugio per i valdesi durante le persecusioni o da lazzareto nelle pestilenze. Di qui la ferrata si inoltra senza esitazioni nel bel mezzo di una parete verticale e strapiombante, alta circa duecento metri. Il gioco con il calcare, il vuoto, il sole e i profumi delle erbe aromatiche mediterranee si fà veramente accattivante. Un viaggio nella dimensione verticale che appaga, senza stress. Si finisce su una cresta panoramica e il ritorno a valle è per comodo sentiero. Indispensabili un litro d'acqua e 4 ore di tempo, oltre all'imbrago e alle longe. Come optionals aggiungere una bella visita al museo e un classico pastis con menta o un "panaché". Senza far troppo tardi, che di notte, sovente, il tunnel è chiuso per lavori.

Eugenio Testa

 

 

 

Notizie utili

Località di partenza : Rifugio Guide del Cervino (mt. 3470):- il rifugio si raggiunge partendo da Cervinia (AO) utilizzando le funivie che salgono alla Testa Grigia / Plateau Rosa- telefono: 0166 - 948369- è posto a pochi metri di distanza dalla stazione della funivia del Plateau Rosa che parte da Cervinia (AO), evitando cosí all'escursionista la necessità di superare fin dal primo giorno notevoli dislivelli; il trattamento è in genere buono e le camerette, tutte a quattro posti, sono accoglienti.

Equipaggiamento: la salita ad un Quattromila si svolge in un ambiente severo, con difficoltà che sono soprattutto legate alla presenza di ghiaccio, crepacci e alla possibilità di repentini cambiamenti meteorologici, assai insidiosi. Indispensabili quindi, per motivi di sicurezza, corda, piccozza e ramponi ed un abbigliamento adeguato alla quota (tra cui scarponcini ramponabili, giacca a vento, pantaloni da ghiacciaio); è utile essere dotati di frontalino luminoso.Guide alpine L'escursionista che si avvicina per la prima volta ai Quattromila non ha generalmente l'esperienza necessaria per affrontare in sicurezza il ghiacciaio; sarà d'obbligo in questo caso non rischiare di avventurarsi da soli su quelli che spesso appaiono soltanto come morbidi pendii di neve ma che in realtà nascondono varie insidie: la presenza di una guida alpina è quindi indispensabile per godere pienamente l'ascensione. Per reperire una guida è possibile rivolgersi ai gestori dei rifugi o al seguente numero telefonico:Società Guide del Cervino, Cervinia, 0166 - 948169

Periodo consigliato: generalmente dal 1 luglio al 15 settembre; si dovrà comunque sempre valutare la fattibilità della salita in relazione agli andamenti stagionali; le guide alpine ed i gestori dei rifugi possono in questo senso dare utili indicazioni.

Cartografia: esistono numerose carte delle zone interessate dagli itinerari descritti; si possono ad esempio ricordare quelle 1 : 50000 (n.5/Cervino-Matterhorn-Monte Rosa) e 1 : 25000 (n.108) dell' Istituto Geografico Centrale di Torino