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antistene web design - 2001


Questa ricerca ha radici che crescono fin da quando ero bambino. Collezionavo francobolli, mi appassionava l'idea di ottenere qualcosa di bello staccandoli ed asciugandoli da buste e cartoline senza valore. Quando andavamo in villeggiatura a San Remo, nell'appartamento della nonna, io e i miei fratelli rovistavamo nei bidoni della spazzatura. Prima di tornare nelle città i villeggianti buttavano un sacco di cose ancora utili; una volta, tutti fieri, abbiamo riportato a casa un rossetto, della cipria e delle scatole di tonno. Ora tra i miei luoghi preferiti, ci sono i mercati delle pulci dove c'è da frugare tra tanta roba, e dove si possono fare delle scoperte. Ma mi affascinano anche quelle piccole discariche abusive, ai limiti dei centri abitati, immerse nel verde della campagna dove la gente abbandona le cose che non servono più. Quando vado in montagna raccolgo erbe officinali e quelle pietre che dopo un po' di tempo ti chiedi cosa avevano di così bello da essere conservate. Anche passeggiando sulla spiaggia si trova della roba da portarsi via: conchiglie, legnetti levigati dall'acqua con forme strane o gli scarti degli uomini che il mare non vuole più. Mi piace leggere Secondamano dove c'è da "scavare" tra gli annunci, ma mi piace soprattutto scoprire: uno dei miei sogni era fare l'archeologo, quello che scava, setaccia e scopre centimetro per centimetro qualcosa di addormentato e sconosciuto. In questo stesso modo io fotografo, vado alla ricerca di cose che la gente non guarda neppure più. Tento anche di mostrare altri modi di vedere, cerco di ottenere immagini originali, mai viste, e quando ci riesco è come la scoperta di un isolotto dove piantare la mia bandiera.
Questo libro è fatto di tutte queste cose.
Una parte delle foto proviene dai cassetti dei mobili, dove molte famiglie conservano ammucchiate le immagini della loro storia (anche la mia famiglia ha dei cassetti pieni di foto sciolte una sopra l'altra, da quelle che ci inviano i clienti dell'albergo a quelle del matrimonio di papà e mamma). Altre foto provengono dagli album delle guide, altre mi sono state spedite in seguito agli annunci che ho lanciato, altre si trovano appese ai muri dei salotti o appoggiate sui comodini delle stanze da letto. 400 foto ricordo. Come quelle che potreste farvi scattare con lo sfondo della Tour Eiffel, durante una visita a Parigi. Solo che qui non si tratta della solita gita della domenica, bensì di un viaggio interiore, di un pellegrinaggio. I volti degli alpinisti ritratti esprimono delle sensazioni di felicità, di entusiasmo di paura, di stanchezza e d'altro ancora; ma tutti ti dicono "ce l'ho fatta". Tutti, forti e deboli sono inquadrati nello stesso spazio circostante la croce, con il medesimo fondale. L'unica differenza è data dal punto di ripresa, dall'obbiettivo e dalla luce. Anche se il punto di ripresa è limitato dallo spazio, non esiste un'immagine uguale all'altra. In quasi tutte le fotografie si può notare la corda, quasi come un cordone ombelicale tra fotografi e alpinisti che si alternano nei loro ruoli. Con queste foto, ho cercato di mostrare attimi di uomini che si fanno ritrarre vicino ad una croce, dopo aver conquistato la montagna più bella del mondo.

Ludovico Bich

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L'autore
Ludovico Bich

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