Richard Wagner

Compositore tedesco (Lipsia 1813 - Venezia 1883), figlio di un modesto impiegato statale, ne rimase orfano a sei mesi; la madre, poco tempo dopo, sposò un vecchio amico di famiglia, L. Geyer, di cui Wagner, si dice , sia figlio. La famiglia si trasferì da Lipsia a Dresda, dove Richard iniziò i primi studi, le materie che lo attrassero di più furono il greco, il latino, la storia e la mitologia, senza prestare attenzione alla musica. Nel far ritorno a Lipsia, con la famiglia, W. proseguì gli studi filologici; fin quando, dopo l'ascolto della Settima e Nona Sinfonia, nonché dell'ouverture Egmont di L. van Beethoven, si svegliarono i suoi interessi per la musica, e cominciò a prendere lezioni private di musica. Nel 1830 fu ammesso alla Thomasschule di Lipsia, dove, cento anni prima, aveva insegnato J.S. Bach; si iscrisse poi all'università come studente di musica; prese lezioni di contrappunto dall'organista T. Weinlig, ma la sua formazione musicale fu, essenzialmente, autodidattica. Agli anni trenta appartengono le sue prime composizioni, tra cui una Sonata per pianoforte, dedicata a Weinlig, pubblicata nel 1831, altri pezzi per pianoforte, alcune ouverture da concerto e la Sinfonia in do maggiore. Ma il teatro attrae tutto il suo interesse, e, al 1832, risale il primo abbozzo di un'opera, Le nozze, rimasta incompiuta, mentre nel 1833 completò la sua prima stesura d'opera, Le fate, derivata dal La donna serpente di C. Gozzi. Nel 1834, grazie al fratello tenore, riuscì a trovare un impiego come maestro di coro e ripetitore presso il teatro di Würzburg; negli stessi anni iniziò l'attività di critico musicale. Nel 1835 portò a termine l'opera Il divieto d'amare o La novizia di Palermo tratta da Misura per misura  di W. Shakespeare. In quello stesso anno assunse l'incarico di direttore d'orchestra al teatro di Magdeburgo, dove nel 1936 riuscì a far mettere in scena Il divieto d'amare, in un unica rappresentazione. Da Magdeburgo si trasferì a Königsberg, dove ottenne un posto come direttore d'orchestra, e dove si sposa con Minna Planer. Nel 1837 i Wagner si trasferiscono a Riga, dove, come direttore d'orchestra, diresse nel locale teatro opere di W.A. Mozart, G. Spontini,C.W. Gluck, E.N. Méhul, L. Cherubini e V. Bellini, e cominciò a scrivere testo e musica della sua nuova opera, Rienzi, l'ultimo dei tribuni, che proseguì, dal 1839, e concluse a Parigi, ove rimase, vivendo a stento, per due anni e mezzo. Qui iniziò la stesura del L'olandese volante, che offrì al direttore d'orchestra L. Pillet, che acquistatolo, ne affidò la realizzazione musicale al compositore francese P. Dietsch, che lo musicò come Il vascello fantasma, da qui il doppio titolo con cui l'opera è conosciuta. Umiliato e risentito W. portò a termine L'olandese volante per proprio conto in sei settimane tra l'agosto e il settembre 1841. Nel frattempo inviò la partitura del Rienzi al re di Sassonia, chiedendone l'esecuzione al teatro di corte di Dresda, dove il direttore del teatro, il consigliere Winkler, amico del patrigno, accolse favorevolmente la sua richiesta; l'opera andò in scena nell'ottobre del 1842, se pur la rappresentazione dell'opera durò oltre sei ore, fu un successo, e W. fu proiettato al centro dell'attenzione di tutta la Germania, che attendeva un'operista degno di raccogliere l'eredità del grande C.M. von Weber. Nel 1843 fu la volta del L'olandese volante , che non riscontrò il favore del Rienzi; gli fu affidata la direzione del teatro di corte sassone. Nel 1845 portò a termine il Tannhäuser, rappresentato dopo qualche mese con successo modesto. Fino al 1848 si dedicò alla lettura e riproposta di opere di grandi autori tedeschi; a Berlino incontra F. Liszt, che ammirò le sue opere, e tra i due musicisti si stabilì un'amicizia che durerà nel tempo. Nello stesso anno W. porta a termine il Lohengrin, nel frattempo, accostatosi alle idee liberali e progressiste, fece parte della rivoluzione fallita del 1849, e per fuggire dalla repressione del Governo, raggiunge Weimar, dove Lizst lo aiutò materialmente a raggiungere Zurigo, dove W. rimase per circa dieci anni dedicandosi all'esposizione delle sue teorie estetiche: 1849 - L'arte e la rivoluzione; L'opera d'arte dell'avvenire; 1850-51 - Opera e dramma; 1851 - Una comunicazione ai miei amici; e lavori di carattere più polemico come nel 1850 -Il giudaismo nella musica. Intanto Liszt patrocinò la messa in scena del Lohengrin a Weimar, da lui personalmente diretto e l'opera fu accolta trionfalmente; lo stesso Liszt portò all'amico parte dell'incasso; così le sue opere ripresero a girare trionfalmente in tutta la Germania, nonostante la condanna politica del compositore. In questo periodo portò avanti il componimento del L'anello del Nibelungo, sagra scenica in tre "giornate" e una "vigilia", destinato a distinguersi e a distaccarsi nettamente da tutti i comuni avvenimenti musical-teatrali fino ad allora concepiti. I testi dei quattro drammi furono portati a termine tra il 1851 e il 52, già abbozzata nel 1848 - Morte di Sigfrido, divenuta poi Crepuscolo degli dei; la musica L'oro del Reno tra il 1853 e il 54; La Walkiria tra il 1854 e il 1856. Nel 1856 iniziò la stesura di Sigfrido, che interruppe al secondo atto nel 1857. A Zurigo W. entrò in relazione con il ricco finanziere O. Wesendonk, che gli fu prodigo di aiuti economici; con Mathilde, moglie del finanziere, ebbe una relazione amorosa, e per questo lasciò la composizione del Sigfrido dedicandosi anima e corpo alla composizione del Tristano e Isotta; la relazione fu scoperta dal marito di Mathilde e W. dovette riparare, nel 1858, a Venezia. Tra Venezia e Lucerna, nel 1859, l'opera fu conclusa. Tornato a Parigi per sfuggire ai creditori, grazie all'appoggio della principessa Metternich, rappresentò il Tannhäuser  nel 1861 con un clamoroso fiasco, dovuto alla critica parigina ed ai membri dell'influente Jockey Club. Abbandonata Parigi si trasferì a Vienna, dove visse tra il 1862 e il 64. Volendo far rappresentare il Tristano e Isotta, si inimicò persino il più influente critico viennese, che reputò l'opera troppo difficile per essere cantata; intanto inizia la lavorazione de I maestri cantori di Norimberga, iniziata nel 1862 e terminata nel 1867. All'inizio del 1864 dovette lasciare Vienna per l'insostenibile situazione debitoria creatasi. In un albergo di Stoccarda fu raggiunto dal segretario del governo bavarese, che lo invitava a Monaco presso il diciannovenne re Luigi II, che pagò tutti i debiti del compositore e promosse la prima esecuzione del Tristano e Isotta, nel 1865. Suscitò l'ostilità della corte l'eccessivo interesse del re per W.; le spese esagerate costrinsero W. a ritornare in Svizzera. Nel frattempo aveva intrecciato un rapporto amoroso con Cosima Liszt, figlia di Franz e moglie del pianista e direttore d'orchestra H. von Bülow. Cosima si unì a W., portandosi le figlie e trasferendosi a Triebschen, ove il compositore completò I maestri cantori di Norimberga, rappresentata nel 1868, tramite re Luigi II. Nel 1869 Cosima ottenne il divorzio e si unì in matrimonio con W. nel 1870, rimasto vedevo nel 1866. Nello stesso anno dedicò alla moglie una delle sue opere strumentali più belle, Idillio di Sigfrido. Nel 1871 portò a termine L'anello del Nibelungo e il Sigfrido; nel 1874 - Il crepuscolo degli dei. Tra gli anni settanta risale l'amicizia di W. con il giovane filosofo F. Netzsche, allora professore di filologia classica a Basilea. Attratto dalla musica e dalle teorie wagneriane di rigenerazione morale attraverso il teatro drammatico, Nietzsche dedicò a W. la sua prima importante opera filologico-filosofica, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, 1872. L'amicizia tra i due dura fino alla costruzione del teatro di Bayreuth, nel 1876. Negli anni settanta, raggiunta una popolarità incontrastata, W. cercò di realizzare la creazione di un teatro particolare per la rappresentazione delle sue opere ed in particolare per L'anello del Nibelungo, che riuscì con l'aiuto di amici benestanti e particolari sottoscrizioni appositamente fondate, e soprattutto con l'aiuto del re di Baviera, Luigi II. Come sede fu scelta Bayreuth, in Franconia, dove W. si trasferì con la famiglia e, nel 1876, terminata la costruzione, fu inaugurato il festival di Bayreuth con L'anello del Nibelungo, sotto la direzione di H. Richter, che si risolse in un clamoroso fiasco commerciale, aggravato da alcuni concerti tenuti da W. a Londra. Dal 1877 al 1882, W. si dedicò alla sua ultima opera, Parsifal. In quegli anni venne spesso in Italia per motivi di salute, soggiornando a Sorrento, Napoli, Ravello e Palermo, dove concluse il Parsifal, rappresentata per la prima volta a Bayreuth nel 1882, fu replicata per quindici volte. Nel settembre W. tornato a Venezia, vi morì dopo pochi mesi per un attacco cardiaco.

La produzione teatrale di W., dall'abbozzo incompiuto dell'opera Le nozze, 1832, alla stesura definitiva del Parsifal, 1882, abbraccia un arco di tempo di cinquant'anni, dove si assiste alla completa maturazione artistica e creativa di W., ed anche allo sviluppo e alla definizione critica di quegli ideali estetici che costituiranno la sostanza intellettuale di tutta l'attività del compositore. La ricchezza degli interessi culturali, la spregiudicatezza, l'insuperata capacità di sintesi di elementi di diversa provenienza, il completo rifiuto di qualsiasi forma di routine operistica, fanno di ciascuna opera wagneriana una sorta di problema artistico a parte, in cui le esperienze dei lavori precedenti sono recuperate o superate a seconda dei bisogni espressivi, mai subordinati a necessità contingenti, W. non compose mai su ordinazione. Le prime due opere complete di W., Le fate e Il divieto d'amare, scritte a poco più di vent'anni, possono essere considerate come utili esercizi d'apprendistato. Lo stesso W. vi si riconobbe debitore al melodramma italiano e francese contemporaneo, e attualmente la critica è quasi unanime nel riconoscervi scarsa personalità creativa. Nel Divieto d'amare l'imitazione donizettiana è molto evidente. Sebbene modellato sugli esempi del grand-opéra parigino di Meyerbeer e Spontini, il Rienzi, scritto tra il 1838 e il 1840, segna un deciso passo avanti nell'affermazione della personalità creativa wagneriana; opera di grandioso effetto spettacolare, contenente tutti gli ingredienti più tipici del grand-opéra(balletti, marce, cori), essa procurò a W. la popolarità desiderata, ma non segnò affatto, per il compositore, un punto d'arrivo. Quanto il Rienzi fosse stato semplicemente, per W., un momento di passaggio lo testimonia eloquentemente l'opera che il compositore portò a termine pochi mesi dopo, L'olandese volante, 1841. Scritto in un tempo insolitamente breve per W., essa segna il completo distacco dai moduli del grand-opéra utilizzati nel Rienzi, e l'avvicinamento alla tradizione romantica tedesca di Weber, A. Lortzing e Marschner. Stilisticamente assai più personale e convincente del Rienzi, L'olandese volante presenta anche alcuni tratti drammatici e musicali che W. sviluppò poi nelle sue opere future: drammaticamente, è qui centrale il motivo della maledizione e della redenzione, mentre nel tessuto musicale dell'opera fa la sua comparsa il Leitmotiv, il Tema Conduttore destinato a caratterizzare un personaggio o una situazione. Significativo è anche, dal punto di vista musicale, il tentativo di progressivo superamento delle forme chiuse operistiche qui operato da W. Tale processo di superamento delle forme tradizionali del melodramma si fa ancora più accentuato nel successivo Tannhäuser, 1843-45, opera che già si accosta al "dramma per musica" così come W. lo concepì all'epoca dell'Anello del Nibelungo. Sebbene non privo di qualche disuguaglianza nella costruzione, Tannhäuser è forse l'opera più felice e ricca di spunti musicali suggestivi della giovinezza wagneriana. Il tema della redenzione, unito a quello del perenne contrasto tra spirito e sensualità, è qui centrale. Musicalmente, il processo di armonica fusione tra parola e suono, tra orchestra e canto, è spinto molto più avanti che nell'Olandese volante; straordinaria è l'ouverture, dove sono riassunti tutti i tempi principali del dramma, che costituisce anche la prima pagina sinfonica scritta da Wagner. Il Lohengrin, 1846-48, sembra invece nuovamente rifarsi ai moduli del grand-opéra; il mito della redenzione si colora di connotazioni simboliche, e Lohengrin può così essere definito "il poema delle più remote origini umane". Musicalmente presenta ancora numerosi elementi tradizionali: arie, recitativi, ensembles e cori risultano però fusi in una concezione unitaria, che fa dell'opera uno dei capolavori assoluti della produzione wagneriana. Se il Lohengrin costituisce il momento estremo di spettacolarizzazione della concezione teatrale del compositore, L'oro del Reno, 1853-54, vigilia alle "tre giornate" dell'Anello del Nibelungo, rivela un mondo musicale completamente opposto. La grandiosità, il virtuosismo, la brillantezza del Lohengrin sono messi da parte per lasciare il posto a una sorta di declamato continuo, in cui il dato musicale appare completamente subordinato alla parola. Tale rigorosa concezione risulta tuttavia notevolmente allentata nella successiva Walkiria, 1854-56, in cui l'iniziale vicenda amorosa di Siegmund Sieglinde ha suggerito a W. alcune delle sue pagine più intensamente espressive. La stesura del Sigfrido, iniziata nel 1856 e interrotta al secondo atto nel 1857, fu poi ripresa dodici anni dopo, nel 1869, per essere ultimata nel 1871; nell'opera non è però dato rintracciare fratture stilistiche di sorta. Il primo atto di questa seconda giornata della Tetralogia rileva un aspetto umoristico, a tratti anche piuttosto grossolano, che è nuovo per W,; ma il resto dell'opera contiene pagine che possono essere poste al vertice della produzione wagneriana. L'opera conclusiva dell'Anello del Nibelungo, cioè il Crepuscolo degli dei, 1869-74, si riaccosta a quel grand-opéra da cui W. aveva cercato di distaccarsi; la ricchezza dell'invenzione musicale, l'intensa drammaticità, la virtuosistica utilizzazione dei Leitmotive, fanno del Crepuscolo degli dei il vero culmine musicale dell'Anello. Nei dodici anni intercorsi tra l'abbandono della stesura del Sigfrido e la sua ripresa, W. compose due opere, Tristano e Isotta, 1857-59, e I maestri cantori di Norimberga, 1862-67. Il contrasto di queste due opere tra loro, e tra loro e l'Anello del Nibelungo, non potrebbe essere maggiore. Tristano e Isotta, sarebbe dovuta essere un'opera di facile esecuzione, destinata a procurare al suo autore rapidi guadagni, che alleviassero la sua difficile situazione economica; essa divenne invece una delle opere più originali e avveniristiche di tutta la letteratura musicale dell'Ottocento, punto di partenza per tutte le rivoluzioni linguistiche del secolo successivo. La straordinaria novità nella musica e la sua incomparabile bellezza fanno di questa partitura un unicum all'interno della stessa produzione wagneriana. Del tutto opposto è invece il carattere dei Maestri cantori di Norimberga, 1862-67, abbandonato il mondo del mito e delle leggende medievali, W. crea qui una commedia di carattere borghese ambientata nella Germania del XVI sec. Musicalmente l'opera mostra una scrittura schiettamente diatonica, (passaggio diretto del suono da un grado all'altro della scala fondamentale, composta da cinque toni e due semitoni) in opposizione all'esasperato cromatismo (tecnica musicale che fa uso di una serie di note distanti un semitono l'una dall'altra) del Tristano; l'umorismo e la bonarietà che spirano da questa partitura non potrebbero formare maggior contrasto col cupo senso di morte dell'opera precedente. Conclude la mirabile parabola creativa di W. il Parsifal, 1877-82, ancora una volta ispirata alle leggende medievali, è nuovamente celebrata l'idea della redenzione, centrale in tutta la produzione wagneriana: attraverso la rinuncia a ogni egoismo, infatti, Parsifal è destinato alla redenzione dell'umanità. L'opera utilizza un linguaggio in cui l'idea stessa di tensione appare abolita; ricco di atmosfere magiche e sognanti, che susciteranno l'ammirazione di C. Debussy, pervaso da un profondo misticismo, Parsifal è opera non meno avveniristica del Tristano e Isotta, e fornì molti spunti di riflessione ai compositori postromantici. Per volontà di W., fu eseguita fino al 1914, quando vennero meno i diritti d'autore, esclusivamente a Bayreuth.