Sappiamo
benissimo quanto sia difficile per il comune cittadino fronteggiare lo strapotere
di Telecom Italia in un tribunale. Leggi e regolamenti cavillosi, quando non
addirittura apertamente vessatori nei confronti dell'utente, lo pongono
in una posizione di obiettiva imparità.
Soprattutto per l'impossibilita' di fornire prove certe al giudice.
L'abbonato non ha alcun controllo sulla linea telefonica, non ha una seria
documentazione del traffico, non puo' verificare in alcun modo la correttezza
degli addebiti. In queste condizioni affrontare una causa legale si rivela
un'impresa temeraria.
Senza contare che mettersi contro gli "avvocati-dobermann" di Telecom
Italia, assoldati per escogitare tutti gli ostacoli e cavilli possibili per
trascinare una causa per anni e anni, significa essere veramente dei
coraggiosi, se non addirittura degli incoscienti. Tuttavia questi coraggiosi
esistono, come esitono altrettanti giudici coraggiosi che hanno dato torto
al potentissimo gestore telefonico monopolista.
Ecco alcune sentenze
favorevoli all'utente, in cui si ribadisce che il principio dell'onere della
prova spetta a chi pretende dei pagamenti, e non il contrario.
Deve essere quindi Telecom Italia a dimostrare l'esattezza degli addebiti.
Sentenza del Giudice
di pace di Ancona del 24 giugno 1996
Sentenza del Pretore di Roma del 20
agosto 1996
Sentenza del Giudice di pace di Sassari
del 17 luglio 1998
Sentenza del Giudice di Pace di Camposampiero
del 24 agosto 1998
Sentenza del Giudice di pace di Gualdo
Tadino del 13 gennaio 1999
Sentenza del Tribunale
di Roma 22.9.2000 - causa Telecom Italia contro Striscia la Notizia - Lorenzo
Filippi
Un interessante articolo di Sergio Palmieri sul diritto di difesa
dell'utente pubblicato sul Corriere Giuridico n. 10/1997
Diritto di difesa e tutela dell'utente
dei servizi di pubblica utilita': un'equazione ancora irrealizzata