Cenni
storici
Non
sembra possano esserci dubbi sull’etimologia del composito nome di
Poggio Mirteto, ove “Poggio“ deriva dal latino podium e sta per
luogo elevato, con un’aggiunta di di significato alto-medivale,
quando podium venne ad assumere il valore di “luogo elevato adatto
alla difesa”, corrispondente al primo livello di strutturazione
urbanistica ai fini difensivi e militari, cui seguirono i castra e i
castelli più muniti ed anche con capacità offensive, oltre che
difensive.
Quanto
alla seconda parte del nome, Mirteto, il riferimento è Myrtetum che
equivale a luogo ricco di mirti. Oggi
i mirti sono
scomparsi dalla zona, anche se sono ancora abbondanti gli altri
arbusti tipici della macchia mediterranea, soprattutto nei versanti
esposti a mezzogiorno; in ogni caso, nonostante le ricerche fatte,
ormai del mirto è rimasta solo la memoria conservata nel nome della
città e alcuni esemplari piantate nelle aiuole centrali di Piazza
Martiri della Libertà.
Fra
i numerosi abitati dispersi sulle colline della Sabina meridionale,
Poggio Mirteto è certamente il più importante non solo per
dimensione urbana e per abitanti ma anche per il rilievo delle
attività economiche e per il primato culturale che ha saputo
guadagnare. Non è esagerato indicare in Poggio Mirteto il centro di
vita più intenso e significativo della zona della provincia di
Rieti che va sotto la denominazione di Bassa Sabina.
Come
vuole la tradizione, in parte confermata dall’indagine
archeologica, gli abitanti dei diversi castra costruiti tra i secoli
IX e X, sotto l’incalzare di terribili eventi, abbandonarono le
loro disagevoli e insicure sedi e conversero sul Poggio dei Mirti”
dando corso alla fondazione della città. Gli abitanti di Monte
Luco, a nord est di Monte San Cosimo, essendo divenuto angusto il
territorio da loro abitato, si spinsero verso la collina di San
Valentino e poi, verso quella ancora più bassa detta dei Mirti
dalla abbondanza delle odorose piante da mirto, dalla quale pianta
poi sarebbe derivato Poggio Dei Mirti e Poggio Mirteto. Lo stesso
avvenne per il castrum Limisanum, coincidente con l’attuale
località di Rimisciano, con il castellum in Vulpianum o
Vulpinianum, corrispondente all’attuale località di Volpignano.
Montorso, sembra sia stato l’ultimo e più recente (1400
circa)caso di immigrazione in massa nella città o meglio fuori
dalla cerchia delle mura originali, tanto che l’accettazione degli
esuli è probabile che venne condizionata alla costruzione a loro
carico di una nuova cinta.
Mirteum
è ricordato per la prima volta nel 988 in un documento dell'Abbazia
di Farfa. Solo nel Chronicon Farfense, all’anno 988, vediamo
ricordata la località “Mirtetum”, all’anno 1024 notiamo un
“Casalis ad Mallia Valla et ad Mirtetum” e all’anno 1015
”……alias res prope Casalem criptule et in Mirteto…”. Nei
testi farfensi redatti da Gregorio di Catino la cui ultima opera, il
Floriger è databile al 1130 ca., non vi è alcuna citazione
riguardante Poggio Mirteto, se ne deve quindi dedurre che fino a
quell’anno Poggio Mirteto non esisteva ancora quale castello o
città.
La
prima citazione sembra essere quella offerta da alcuni documenti
della chiesa romana di S. Andrea de Aquariciariis datati 1294 in cui
sembra potersi attribuire la fondazione ad un Riccardo di Pietro di
Giaquinto, appartenente ad una famiglia imparentata con gli Orsini e
che comunque fu signore della città oltre che di Selci, Gavignano e
Collenero. Da questa fonte Poggio Mirteto appare già del tutto
strutturata e munita di torri e porte.
D’altra
parte nel manoscritto di Cerchiachiara
è riportato un atto dell’anno 1340 nel quale è nominato
come testimone tale Giovanni Fisiraga “de Podio de Mirtetis”.
Da
quanto sopra, rilevando che nel 1132 Poggio Mirteto non è ancora
citata da Gregorio da Catino, che nel 1294 la città appare già
fondata e strutturata e che tra il 1341 e il 1343 (secondo
successive testimonianze) la città vanta numerose chiese e cappelle
e illustri cittadini, sembra potersi dedurre che la città venne
fondata in una data non di molto superiore al 1250, forse fra il
1260 e il 1280.
Sempre
ai fini della data da attribuirsi alla fondazione della città va
inoltre notato che la collegiata di S. Paolo coeva all’abitato fu
per secoli l’unica parrocchiale di Poggio Mirteto, risulta quindi
di estrema importanza la data incisa su una delle due campane fuse
per il campanile di S. Paolo (attualmente) collocate sulla Torre
dell’Orologio entro la cerchia urbana) che riporta l’anno 1290 e
quindi, considerando l’usanza secondo la quale le campane venivano
generalmente fuse in loco a campanile ultimato e che il campanile di
norma veniva innalzato dopo la conclusione della fabbrica della
chiesa per la quale saranno occorsi alcuni decenni, tutto ciò
sembra costituire ulteriore riprova che l’origine della città sia
da porsi intorno al
1250-1260.
Successivamente,
Poggio Mirteto fu in possesso della potente famiglia Farnese, per
essere poi infeudato dalla Camera apostolica agli Orsini, ai Mattei,
ai Bonaccorsi e tornare, infine, sotto la giurisdizione dello stato
pontificio che ne fece un capoluogo distrettuale e sede di un
giudice avente gli stessi poteri del pretore nell’ordinamento
giudiziario italiano. Nel 1837 ebbe da Gregorio XVI
il titolo di città e nel 1841 fu proclamata sede vescovile
immediatamente dipendente alla santa Sede, titolo, quest’ultimo
mantenuto anche in seguito alla soppressione della diocesi attuata
nel 1925 da Pio XI, il quale stabilì che il vescovo di Sabina fosse
detto anche vescovo di Poggio Mirteto. |