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Morfologia vegetale.
La Morfologia vegetale prende in considerazione ogni aspetto della forma e della struttura della pianta e delle sue parti, con riferimento ai rapporti tra le parti stesse e tra esse e l'intero organismo.
E’ suddivisa in Morfologia esterna, che studia macroscopicamente la forma esteriore della pianta e, quindi, l'origine, la posizione e disposizione dei suoi membri morfologici (radice, fusto, foglia);
e Morfologia interna, o anatomia vegetale, che ne studia la struttura interna, con l'ausilio del microscopio e con svariati metodi appropriati, estendendo l'indagine ai particolari della specializzazione e della distribuzione dei tessuti e dei tipi cellulari.
Specialmente al livello cellulare e subcellulare non è possibile scindere nettamente gli aspetti morfologici da quelli fìsiologici.
Compito della Morfologia vegetale è, altresì, quello di riconoscere le omologie e le analogie degli organi della pianta, e le loro metamorfosi e adattamenti, precisandone il valore morfologico.
Particolarmente significative sono, in questo senso, le modificazioni a carico della foglia e del fusto in relazione alla comparsa degli organi sporiferi e sessuali (sporangi, gametangi, strutture fiorali).
Nella Morfologia vegetale rientrano i fenomeni morfogenetici, lo studio dei primi stadi di sviluppo dei singoli, la comparazione fra le piante attuali e le forme estinte, l’embriologia.
I risultati della Morfologia vegetale sono di valido aiuto in molti problemi di sistematica, palcobotanica, ecologia, fisiologia.
Un campo del tutto nuovo della Morfologia vegetale si è aperto con la possibilità di estendere l’indagine oltre i limiti risolutivi del microscopio ottico, con la microscopio elettronica, mediante la quale è stata scoperta una quantità di strutture di dimensioni comprese tra il micron e poche decine di angstrom (di grandezza, perciò, variabile da 1 a circa 400 volte), e sono stati rivelati ulteriori interessanti particolari anatomo-istologici immediatarnente al di là della risoluzione del microscopio ottico, e scoperti numerosi organelli e ultrastrutture fino al livello delle grosse molecole.
A quest’ultimo livello ogni distinzione tra forma e funzione non ha senso; e le immagini fornite dal microscopio elettronico mostrano non soltanto le strutture, ma anche il loro stato fisiologico.
La biologia moderna, invertendo il processo storico di analisi che parte dai livelli macroscopici per raggiungere quelli più fini dell'organizzazione, tende a ricondurre i problemi che si pongono ai diversi livelli dell'organizzazione a questioni di strutture e di attività delle molecole. Ciò, in ultima analisi, al livello delle membrane citoplasmatiche, consiste essenzialmente nella creazione e nel mantenimento di campi elettrici e nella separazione di elettroni e protoni sui due lati delle membrane stesse, che formano l'impalcaltura fondamentale asimmetrica e anisotropa della cellula e dei suoi organuli.
La biologia molecolare mira a dare una interpretazione unitaria dei fenomeni vitali e a spiegare la Morfologia come il risultato ultimo dello svolgersi di quei fenomeni.
In realtà il processo classico di analisi, consistente nel prendere in considerazione la forma degli organismi e nel descriverla, non ha perso la sua importanza, anche perché scopo fìnale della biologia è di comprendere i meccanismi attraverso i quali, partendo dalle interazioni fra molecole, si realizza la determinazione della forma.
Nel concetto di Morfologia, che si occupa dello studio spaziale delle parti dell'organismo, deve essere incluso quello di organizzazione.
Poiché la fìsiologia prende in considerazione il lavoro della forma e le modifìcazioni che essa subisce nel tempo, è evidente che forma e funzione non vanno trattati come termini antitetici, ma che rappresentano due aspetti di una unità, la quale può essere considerata staticarnente come forma e dinamicamente come funzione.
Ciò implica che la Morfologia può considerarsi come una sezione nel tempo della organizzazione biologica; e la fisiologia come l'integrale dei vari assetti morfologici del vivente nel tempo.

La Morfologia esterna si sviluppò lentamente dal Rinascimento fìno al sec. 19, in confronto, per es., alla sistematica, essendo i botanici interessati più che altro al lavoro minuzioso, ma necessario, della descrizione dei diversi organi nei vari gruppi sistematici.
Nel sec. 19, ad opera di R. Brown, A.-P. De Candolle, A. Braun, W. Hofmeister, A. W. Eichler, L. Celakovsky, J. Velonovsky, ecc., la Morfologia ebbe un maggiore impulso (teoria della metamorfosi degli organi, applicazioni della teoria dell'evoluzione, omologia degli organi riproduttivi delle Cormofite, ecc.).
La Morfologia è ancora in continuo sviluppo, in particolare per quanto riguarda l'interpretazione morfologica dei singoli organi, per la quale sono state emesse diverse teorie che sono ancora in esame (teoria del corpus e tunica, primordio del fiore, ecc.).
Per quanto si riferisce all'anatomia, dopo le osservazioni necessariamente superficiali da parte degli antichi, il suo sviluppo cominciò con l'invenzione del microscopio composto;
nel 1665 per la prima volta il fisico inglese R. Hooke vide al microscopio, in sottili fette di sughero e di midollo di sambuco, piccole cavità, cui diede il nome di cellule;
il merito principale va a Malpighi che di questa disciplina va considerato come il padre.
Di poco posteriori sono gli studi di N. Grew.
Dopo un primo periodo che arriva fìno al 1840 circa, durante il quale gli studi anatomici essenzialmente descrittivi portarono all'acquisizione delle più fondamentali conoscenze sulla struttura dei vegetali,
cominciò un secondo periodo caratterizzato dall'applicazione del metodo ernbriologico che condusse a importanti reperti, essenziali spesso per la comprensione della struttura, dell'accrescimento, della riproduzione e, talora, della sistematica stessa delle piante.
Coi 1860 comincia un terzo periodo durante il quale il metodo embriologico fu ampliato ed esteso a numerosi problemi della Morfologia e della sistematica. Si pervenne così a considerare le ricerche anatomiche non più come fine a sé stesse, ma associate strettamente alla genesi e alla struttura dei tessuti, iniziandosi così un ramo nuovo, l'anatomia fisiologica.
Attualmente l'anatomia è una scienza in parte sperimentale;
associandosi alla paleontologia, ha contribuito alla conoscenza di problemi filogenetici;
applicata alla patologia, ha dato origine all'anatomia patologica èd ha assunto fondamentale importanza nello studio della farmacognosia.

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