G. Ungaretti
Transport G. Ungaretti IMPRESE FASCISMO

 

GIUSEPPE UNGARETTI.

Alla fine degli anni 20 ci fu la prima espressione delle nuove tendenze, in opposizione alla massiccia e retorica politica culturale del fascismo, il capostipite di questa di questa nuova poesia veniva individuato in G.Ungaretti.

È considerato uno dei maestri dell'ermetismo e tra i più grandi poeti del nostro tempo. Nacque nel 1888 da genitori lucchesi ad Alessandria d'Egitto ove compì gli studi medi e inferiori. Durante la guerra del 1915-18 combatté come fante nelle trincee del Carso, lasciando una compiuta testimonianza delle sofferenze fisiche e morali subite nella raccolta di poesie Il porto sepolto. Seguì alla fine della guerra Allegria di naufragi, un'altra raccolta di liriche su quei terribili e dolorosi mesi di guerra. Nel 1919 si trasferì a Parigi, ove venne a contatto con i poeti dell'avanguardia francese, tesi a ricercare nuove forme poetiche e un linguaggio essenziale e limpido, libero da regole grammaticali e sintattiche e da esigenze di rima.

Si trasferì a Roma ove visse tra angustie. Negli anni trenta pubblicò Sentimento del tempo. Nel 1936 si trasferì in Brasile, ove insegnò letteratura italiana all'università di San Paolo. In questo periodo gli mori in età giovanissima A figlio: restano testimonianze strazianti della sua tragedia di padre nella raccolta di liriche Il dolore. Nel 1942 ritornò a Roma, chiamato a tenere la cattedra di letteratura italiana all'università. Morì a Milano nel 1970.

Tra le sue opere ricordiamo: Un grido e paesaggi, Il deserto e dopo e Il taccuino del vecchio. La sua opera, raccolta ora nei due libri di Vita di un uomo, è intessuta di motivi autobiografici; ma l'essenzialità del verso, il linguaggio primitivo e staccato dalla tradizione letteraria la rendono sorprendente e affascinante.

Il termine ermetismo fu poi impiegato a indicare quella poesia fiorita in Italia fra le due guerre, che più propriamente, dovrebbe essere detta <<poesia pura>>. Emblema della solitudine morale dell’uomo in un mondo esterno e violento, la poesia ermetica, che valutava il valore allusivo della parola e l’esperienza eccezionale dell’empito lirico, si rifaceva ad archetipi specifici e a poeti simbolisti.

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