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Kippur il giorno dell'Espiaznione

In questo giorno il popolo è invitato a prendere coscienza delle sue infedeltà alla Legge e all' Alleanza . E' un giorno talmente solenne da interdire qualsiasi attività e ci si astiene dal mangiare per ventiquattro ore.
Il rito è descritto nei particolari in Lv 16 , ed è la combinazione di due cerimonie. Il Sommo sacerdote, e solo lui (in questo giorno egli può entrare nel Santo dei Santi, oltre il velo e pronunciare il nome di JHWH) offre un toro in sacrificio per sé e per tutti i leviti. Ne asperge il sangue oltre il velo, sul trono di Dio. Poi offre un capro per i peccati del popolo, aspergendone il sangue allo stesso modo.
Nell'ambito di questo rito espiatorio (che comprende la totale distruzione della vittima, che significa l'offerta di sé e la remissione dei peccati) vi era anche il rito del capro per Azazel, cioè per il male che abita il deserto, il demonio. Il Sommo sacerdote imponeva le mani su di lui confessando tutti i peccati del popolo, che venivano caricati su di lui. Poi veniva spedito nel deserto, fuori da Gerusalemme.
Nel giorno del Kippur, il Sommo sacerdote asperge col sangue della vittima il Santo dei Santi, realizzando in pieno la visibilità della comunione di vita rinnovata.
D'altro canto resta il capro espiatorio: egli viene caricato dei peccati del popolo e disperso a morire nel deserto. Nella sua impurità egli non può essere sacrificato come offerta, ma solo allontanato. Se l'animale ucciso richiama la distruzione del peccato e la comunione ristablita, il capro non ucciso deve manifestare davanti al popolo le conseguenze del peccato sull'uomo: la sua totale impurità che lo rende indegno di far parte del popolo.
La lettera agli Ebrei rilegge in chiave cristiana il senso dei sacrifici giudaici ed anche il rito del giorno del Kippur.
Riferendosi al fatto che solo in questo giorno il Sommo sacerdote entra nel Santo dei Santi, egli vede (9, 11) in Gesù colui che vi entra definitivamente non più col sangue di vitelli e capri ma con il proprio, infinitamente più efficace.
Ma l'offerta di Gesù non è come quella passiva di un animale: è volontaria, caratterizzata dall'obbedienza al Padre. Così anche noi, avendo ricevuto una volta per sempre il suo stesso spirito di dono, d'amore, d'obbe-dienza, siamo capaci (con lui) di aprire anche noi al Padre tutta la vita nelle sue dimensioni, nei suoi doni, nella memoria degli atti di salvezza, come dono davvero a lui gradito, avendo così sicuro accesso alla comunione definitiva col Padre.

 


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