La morte di chi si accosta al Signore è un'idea molto ricorrente nella Bibbia che deriva da una precisa esperienza di Dio: la sua totale alterità e il fatto che Dio non può essere manipolato dall'uomo. Dio è così altro dall'uomo, così diverso da costituire per l'uomo stesso una minaccia. Tale minaccia si delinea come paura (reazione normale davanti a ciò che non si può comprendere e controllare). Questo perché l'alterità di Dio nella Bibbia riguarda soprattutto la sua santità; entrare in diretto contatto con la santità di Dio, con la sua essenza, distrugge l'uomo, così lontano da questa santità e così diverso. Quest'idea della trascendenza assoluta di Dio è espressa in moltissimi testi: colui che, ad es., tocca indebitamente l'Arca del Signore, o entra indebitamente nella Dimora del Signore, muore e la sua morte deve servire agli altri da monito, cioè per ricordare questo pericolo, affinché non si dimentichi che Dio non è manovrabile come una qualsiasi creatura.

Nasce allora la necessità di entrare in contatto col Signore. Ma qui entra anche qualcosa di paradossale: è questo totalmente altro, trascendente, Santo, minaccioso che crea l'uomo. Da questo Dio viene la vita. Allontanarsi da Dio, nella Bibbia, significa morire (es. le conseguenze del peccato originale) Anche nei testi riassunti di Nm, abbiamo visto che ciò che causa la morte d'Israele davanti ai suoi nemici, è l'essere lontano da Dio, cioè il non credere che Dio sia con il popolo, che da Dio viene la vittoria e, quindi, vita per il popolo. Allora, come superare questo paradosso? L'uomo ha bisogno di essere a contatto con Dio per vivere, ma entrare in contatto con la trascen-denza di Dio fa morire!