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Home > Pentateuco > Gn 12,1-4: Abramo


Gn 12, 1-4: Abramo
Cfr. Gn 12, 1-4
v. 4 una partenza innaturale (cf. 11, 26. 32)
11,26 Terach a 70 anni genera Abramo
11,32 Terach muore a 205 anni, 135 anni dopo
12,4 Abramo parte a 75 anni, 60 anni prima della morte di Terach.
E' solo alla morte del padre che il primogenito (Abram) riceve doppia eredità e lo statuto di capofamiglia, con tutte le prerogative (professione paterna,...). Di fatto, però, Abramo si mette al di fuori di questo. Nel testo si vuol sottolineare che la partenza che qui viene chiesta ad Abramo si connota come totale esposizione; Abramo non acquisisce lo statuto di primogenito, di capofamiglia, nella comunità paterna, ma acquista lo statuto dello straniero, dell'immigrato, che non può reclamare alcun diritto riguardo alla terra e all'eredità. Si vuol sottolineare inoltre l'assoluta novità e imprevedibilità della chiamata di Dio.

Analisi del testo
v. 1 - “Dio disse... ti mostrerò”: le congiunzioni sembrano esplicative e le espressioni che si susseguono sono un restringersi verso un punto cruciale, da un ambito più generico a uno più preciso:
“Dalla tua terra, dalla tua patria, dalla parentela”, nel senso di generazione: sembra far riferimento al legame di generazione (rapporto d'amore e protezione), di consanguineità. “E dalla casa di tuo padre”: casa è sinonimo di famiglia. Facevano parte della famiglia le mogli, le vedove dei propri figli, gli servi, gli stranieri; gli orfani e le vedove godevano della protezione della famiglia. I membri della famiglia hanno l'obbligo di aiutarsi e proteggersi a vicenda. A causa di questa forte solidarietà, è strano aspettarsi che qualcuno lasci la famiglia.
“Verso una terra”: Abramo è colpito nelle sue radici più profonde. Al di sopra di lui non vi è più nessun punto di riferimento, se non Dio stesso. Egli deve andarsene dalla sua terra perché una terra (che sarà sua) gliela darà Dio. Abramo deve smettere di avere una patria, di avere sicurezze assolute; deve mettersi in una situazione di disagio per affidarsi totalmente e faticosamente a Dio, alla sua sola parola.
E' il dramma della fiducia che in Abramo si incarna:
- egli non parte per possedere (in 12, 7 il possesso è per la discendenza; nel c. 23 egli possiede davvero solo un sepolcro);
- l'obbedienza e la fiducia sono la causa della partenza di Abramo.

vv. 2-3 - La partenza, che non ha senso per Abramo, avviene perché si attui una promessa che coinvolga tutta l'umanità segnata dalla maledizione.
- I primi uomini furono cacciati dalla terra (Adamo dal Paradiso, Caino ramingo senza potersi mai fermare) a causa della loro disobbedienza. Abramo, acquisisce lo status di fuggiasco, lontano dalla sua terra, da innocente. Egli obbedisce alla voce del Signore.
- Abramo ha assunto la posizione più povera e precaria. Si trova in una situazione di maledizione; ma entra nella maledizione dell'umanità in obbedienza e, così facendo, lui migrante precario senza passato e senza futuro (né padre, né figlio), diventa condizione di benedizione in un continuo crescendo: lo benediranno tutte le razze della terra.
- Abramo è la risposta alla maledizione dei primi capitoli della Genesi:
1) dopo il c. 3: maledizione del suolo e cacciata di Caino dalla terra c. 12: possesso di una terra;

2) dopo il c. 3: dolore nel dare la vita e maledizione dell'uomo c. 12: discendenza numerosa; benedizione di tutti gli uomini;

3) dopo il c. 3: l'episodio di Babele. Gli uomini voglio farsi un nome, farsi come Dio, cercarsi una stabilità permanente c. 12: Dio stesso fa un nome ad Abramo, il quale aveva rinunciato al nome del padre e, in tal modo, ad ogni stabilità.

Abramo si è fidato della Parola di Dio, credendo che questa sia per la vita. Nella sua situazione egli benedice, dice-bene, loda Dio, dice che è buono. A causa sua tutti coloro che sapranno credere alla bontà di Dio, anche attraverso le apparenze della maledizione, saranno benedetti.

 


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